Five O' Clock

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Horus Sekhmeth
view post Posted on 3/2/2015, 18:08 by: Horus Sekhmeth
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Horus R. Sekhmeth

~
BKGhiFR
Poteva dirsi soddisfatto della risposta ricevuta?
No.
Nascosto dalla tazza, intento a bere un altro goccio di tè, dimezzandolo, Horus arricciò le labbra, socchiudendo appena gli occhi e metabolizzando con quel gesto le nozioni che aveva appena appreso. Sì, certo, immaginava che sarebbe stata una notizia fin troppo straordinaria sapere che Peverell si trovasse proprio nei paraggi della Mahoutokoro, così come deduceva che l'uomo si trovasse più in Cina che in Giappone, testimoniato dai piccoli indizi di parole e servizio da tè disseminati in quella stanza e infine da quella confessione (che procurò ad Horus una certa soddisfazione nell'avere un ulteriore aggancio e un'altra informazione da aggiungere al suo archivio). Eppure, la risposta non lo soddisfò. Certo, Albus c'era andato per vie quasi filosofiche, in continui paragoni fra Oriente et Occidente, citando giustamente come causa principale la posizione Cina contro Giappone. Era risaputo quel conflitto che si ergeva tra ambo le parti, come un gigantesco muro. Il Giappone doveva molto alla Cina, ma, a differenza della Corea che era uno Stato confinante con la potenza sinica, la posizione insulare del Paese del Sol Levante era stato fondamentale per mantenere quelle ispirazioni storiche, artistiche, militari, politiche e linguistiche al loro posto: ispirando, non forgiando. In passato due volte e poco più la Cina aveva tentato l'attacco, fallendo miseramente. Il Giappone era indipendente, un Paese chiuso benché volesse dimostrare il contrario, forte di un nazionalismo senza pari; consci di ciò, decisamente la sconfitta di Mahoutokoro era costata parecchio, non solo in termini umani, ma anche in orgoglio.

« Immagino, effettivamente, la barriera culturale e geografica che separa i due Paesi. Una volta qualcuno mi aveva accennato i vari scontri al riguardo. » Convenne il ragazzo, appuntando velocemente giusto qualche parola chiave sul suo taccuino. « E sì, professore, vi seguo. » Aggiunse, puntando il freddo sguardo in quello dell'uomo. Percepiva un certo pizzicore, in quelle parole, quasi egli lo reputasse uno sciocco, dando per scontato che certe cose non le conoscesse (Dante, ad esempio?). Certo, certo, quella era una precisazione retorica, era ovvio che Horus seguisse e non fosse così sprovveduto —altrimenti non sarebbe andato ad impelagarsi con Peverell, uno dei docenti più temuti in un confronto diretto—, eppure quella fastidiosa impressione rimaneva e si insidiava. Albus Peverell lo riteneva uno sciocco, uno studentello qualunque, un giornalista da quattro zellini, una mente mezza vuota e mezza piena, come tanti?
Sì, Horus, quel Sekhmeth, seguiva: e lui, seguiva il filo del suo discorso? Si era disarticolato egregiamente, Horus dovette ammetterlo, piegando leggermente il capo per scrutare ulteriormente il suo interlocutore. Tuttavia, ciò che seguì, lo stupì più di quanto Horus stesso avesse immaginato, e allora sì, che dovette ammettere a se stesso di essersi sicuramente perso un pezzo. Cosa intendeva Peverell con: "Il succedersi di tale eventi è abbastanza frequente, tale da non destare eccessivo clamore"? Discretamente, Horus si morse l'interno della guancia per frenare la lingua che, irriverente, era pronta a saettare come quella di un serpente.

« Perdonate la mia arroganza, professore, ma da alcune vostre parole quasi si potrebbe evincere che per voi radere al suolo una Scuola, uccidendo e ferendo numerosi minori, uomini e donne, con dei grossi golem runici (che se mi permette una parentesi, erano una leggenda degna dei tempi dei miei antenati e di Atlantide stessa), è un evento normale, in Oriente. » Un pungolo; le labbra di Horus si incurvarono in un tenue sorriso, gli occhi fissi.
« Il problema è che, certamente, come dite voi, il Ministero della Magia Britannico, e non solo, raramente avrebbe scoperto la cosa prima tramite Voi che attraverso i vari sistemi di sicurezza internazionali, spie e via discorrendo.» *E non è questo ciò che ho chiesto.* « Com'è vero il ritardo di informazioni tra Giappone e Cina. Il problema, è che la strage di Mahotokoro è stato solo la sublimazione di una serie di attentati accaduti proprio in Cina e nel Medio-Oriente. Stragi, sangue e villaggi devastati che fin da subito lasciavano adito a fin troppe voci. E di certo, concorderete con me, in quelle località, le tradizioni folkloristiche e leggendarie avranno avuto un largo margine, al di sopra della censura. La gente mormora e poco importa se i giornali e le autorità dicano di no. » Un altro momento di pausa, un altro sorso, e riprese la parola, riappellando alla mente nomi e circostanze ripassati qualche giorno prima, ma che ormai aveva imparato a memoria per tutte le volte che le aveva lette tempo addietro, nella speranza e nel tentativo di raccapezzarci qualcosa in quel marasma, prima del fatidico Viaggio. « Anche se un po' vecchiotto, rimane un must e avrete sicuramente letto l'articolo del Profeta di Mrs. Iggulden, sull'Epilogo della battaglia del 21 ottobre. » Sì, no? Non poteva saperlo con certezza, lo sperava, ma da qualche parte nella borsa aveva qualche ritaglio accuratamente preparato per l'occasione, nel caso a Peverell sfuggisse qualche cosa. « Fra le vittime degli attacchi, c'erano molti Sigillatori dello Stato Magico Cinese. » Tacque. « Non dubito che le cose non abbiano cercato di esser state nascoste, eppure trovo alquanto difficile che dei giornalisti siano riusciti a sapere determinate cose e voi, essendo nell'epicentro, per quanto la Cina sia grande e quasi un continente a se stante, ne foste completamente all'oscuro. » Dove voleva andare a parare, non ne era propriamente sicuro. Era certo che la risposta di Peverell non l'aveva affatto soddisfatto e, anzi, aveva lasciato una sorta di amaro, un'espressione esposta dall'uomo decisamente aperta a incomprensioni di sorta, ambigua.
« Per questo professore, proprio non capisco cosa ci sia di così normale, sforzandomi ad avere una mente asiatica, in sterminii del genere. Permettemi di riformulare la mia domanda: Cosa avete pensato, essendo nel pieno fulcro degli attacchi, al riguardo? C'erano certo connessioni fra Hogwarts e Mahoutokoro e gli attacchi in Oriente, questo sicuramente è stato assicurato dopo e voi stesso mi avete detto che non potevate immaginarlo. Eppure, non avete provato nulla, al riguardo? Per voi era una banalità orientale da non tenere in conto? Anche con l'idea che una Magia Superiore, dimenticata da tantissimi anni, possa aver fatto la sua comparsa in ere così moderne? » Camminava sul filo del rasoio, eppure non c'era rancore, accusa o amarezza in Horus, né nelle sue parole. E questo era chiaro dal tono serafico utilizzato. Era una pura, scremata curiosità, incurabile certo. Horus era avido di sapere, a prescinder eda che parte esso provenisse: più conosceva, più si sentiva completo. E in questo caso, voleva assolutamente sapere, al di là dello sciocco giornale: era una cosa personale, oramai. La logica lo tormentava, la ragione bussava e chiedeva spiegazioni per far collimare l'idea, l'analisi di quell'uomo, e le voci su quella magia runica potentissima che conservava, in una stilla nel suo petto e appesa al collo. Doveva sapere!

The Time you enjoy wasting is not wasted time.»

 
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