Five O' Clock

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Ignotus Albus E. Peverell
view post Posted on 27/2/2015, 01:37 by: Ignotus Albus E. Peverell
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Un bivio.
Una diramazione.
Un crocicchio, si sarebbero incontrati lì l'ormai celebre carretto, con il suo oltremodo nobile carico, ed il vile villano? Era quello il punto d'incontro fissato biecamente dalla lungimiranza della Tuke, perchè tutto riprendesse, ripercorrendo il sentiero tortuoso di due Storie che in apparenza nulla avevano di che spartire, proiettandosi nelle inesplorate sponde del futuro, ormai prossimo? O avrebbe evitato l'imboscata, scansando le domande, evitando i problemi, trincerandosi dietro quella piuma, in quella loro non intervista, risoluti nel voler portare sino in fondo quella farsa, proseguendo imperturbabili? Com'era destino che proseguisse l'avventato incedere del giovane, ebbro di conoscenza, come un turista perduto lungo la Via della Seta in cerca di una locanda, o un ignaro conquistador che movesse i primi passi dalle coste della Libia, avventurandosi nel deserto, certo di procacciarsi acqua, in un secondo momento? Era già tutto scritto, o non lo era? Avrebbe reagito alle provocazioni, non le avrebbe colte, le avrebbe ignorate volontariamente, o involontariamente? Avrebbe rincarato la dose? Gli assi principali erano due, il Cardo ed il Decumano di quell'improvvisato edifizio difensivo, che parola dopo parola, sembrava ora un'imprendibile roccaforte, arroccata su un'invincibile montagna, ora un mite fortino, di pianura, di una landa pacificata da ormai secoli, deposito di granaglie, e rifugio dagli sprovveduti briganti, mezzo per guadagnare tempo prima che le coorti di stanza giungessero in soccorso. Ora era tutto chiaro, lapalissiano, nella sua quasi banale franchezza, ora terribilmente oscuro e contorto, ermetico nell'essenza del suo significato primigenio, così distante ed abilmente celato, quasi da sfuggire allo stesso oratore. Per quanto fosse scontato, se non triviale, il chi fosse Giocasta, Hogwarts, era già più controverso risalire alla vera identità di Laio, e di Edipo. Il Vecchio era davvero vecchio, ed il Giovane, era il giovane, o i ruoli apparentemente chiari erano in realtà scambiati? Chi cercava cosa? Perchè qualcosa stavano cercando, a patto che qualcuno sapesse qualcosa. E se nemmeno Giocasta, fosse stata veramente lei? Se vi fosse stato un inganno? Eppure, era veramente anche quello un inganno? Hogwarts aveva mai confermato di esserlo? E se fosse stata Tosca? Meno, ma anche più, metaforica. Altrettanto efficace, e molto simile nell'idea, ma allo stesso tempo, diversa in quanto potesse davvero rappresentare? Chi era chi? Chi era Tiresia? Chi era il cieco, l'ipovedente, unico in realtà in grado di vedere oltre gli inganni intessuti dall'abilità divina della Tuke? C'era soluzione? Come l'avrebbero trovato? Avrebbero trovuto? E se fosse sempre stato lì? Minerva?
Come poteva?
Eppure, allo stesso tempo, poteva.
Sembrava farlo. Sembrava che già lo stesse facendo. L'ambiente cambiava, mutava al suo tocco, ne bastava la presenza, per rendere la stanza più accogliente, il clima più disteso, l'atmosfera più calda di quanto già non fossero. Qualcosa che il semplice caminetto, ed il fuoco, invitato a dimorarvi ogni giorno dell'anno, sembravano non essere in grado di adempiere sino in fondo. Pur sempre di fuoco andava trattandosi, ma ad un livello superiore, una comprensione dello stesso elemento portata all'ennesima potenza, e personificata, nelle piume di una fenice, qualcosa che solo in quel caso, più unico che raro, era possibile campionare. Ci sarebbe stato tempo per il resto, forti di quell'inedita Tiresia, avrebbero svelato gli enigmi? Avrebbero forse infine anche scoperto chi erano veramente?
Certo, si sarebbe presupposto, forse anche a buon diritto, che presto o tardi avrebbe ben deciso di tornarsene da dov'era venuto, eppure, essere lì, a contatto con quell'inaspettato ed inatteso Tiresia, sembrava d'inesauribile conforto, oltre a non costituire un impedimento a nulla che non fosse e fosse in programma. Una grattatina qui, un ricambio là, una strusciata discreta sulla manica lilla, sul dorso della mano. Le fenici soffrivano il solletico? Da quanti anni si conoscevano? Ben più di mezzo secolo, probabilmente più di tre volte l'esistenza dello stesso giovane ospite, e probabilmente anche di più, anzi, indubbiamente di più. Eppure, come poteva esserci una fine? I vizi di un'intera esistenza, un'implacabile spettatrice, un immortale Minosse, marmoreo nel giudizio, più definitivo della morte, più effettivo nella sua glaciale immediatezza. Uno sguardo. Perchè in fondo, dopo tanto tempo, quella tacita benevolente approvazione suonava come qualcosa di necessario, se non obbligato. Tutti avevano qualcuno cui rendere conto, era solo questione di individuare quando farlo, e quando volerlo farlo, di conseguenza, chi fosse questi.
Tacitamente, attendeva la reazione del Giovane, aveva ormai percorso quasi per intero la circonferenza del trespolo, dal dargli le spalle, poteva ora scrogerlo distintamente, sopra l'ala destra di Minerva, altrettanto interessata da quell'inattesa visita, ma abituata, forse rassegnata, al continuo andirivieni che Hogwarts sembrava volesse sempre rappresentare. Entrambi lo osservavano, due punti di vista differenti l'uno divergente dall'altro di quella che aveva tutta l'aria di essere una yarda, il Vecchio quasi chinato, il capo raccolto, lo scrutava di sottecchi, da sopra le lenti cristalline, due punti di fuga decisamente diversi se si fosse voluta valutare la prospettiva. Il suo Maestro fiammingo che si intrallazzava con solerzia di tanto in tanto a ritrarre gli inconsapevoli ospiti avrebbe trovato quella nuova posa decisamente più interessante della ormai plastica e ritrita scrivania, con conseguente mezzobusto, ma di buon grado si adattava alle circostanze, complimentandosi ora, ed ora, per la trovata, lagnandosi per quell'eccesso di sfrenato manierismo che di tanto in tanto sembrava prendesse il sopravvento, prevalendo su quel coacervo di forze indomate che si annidavano in quelle stanze.
Aveva scelto Tosca?
Sì, aveva scelto.
Poteva dirsi sorpreso? Stupito? Era abbastanza sicuro ci sarebbe stato, era stato un patto tacito, un accordo, aveva lanciato il sasso, ci era stato, aveva rincarato la dose, ora era tempo di proseguire sul sentiero già tracciato. Ed il prosieguo della confessione, quell'intervista che non era un'intervista, pur essendolo. Il tutto aveva del comico, per molti versi, e lo sapeva. E se banalmente si fosse inventato una credibile scusa? Un'intervista doveva essere concordata, ed era lecito rifiutare, avrebbe tranquillamente potuto declinare l'invito, che sarebbe saltato l'intero piano? Non era importante, non era accaduto. Eclettismo, era quella la soluzione? Ed altro, annuì divertito, l'arricciarsi delle labbra, l'incresparsi del candore della barba. Aveva ragione?


Ah! Il fascino misterioso della vulgata? Ho sempre pensato che un qualche fondo di verità anche le voci debbano pur averlo, non trova Mr Sekhmeth? Noi Peverell siamo equamente divisi tra Tassorosso e Serpeverde, da quando il Cappello è entrato in servizio, ormai qualche secolo fa, ma non mi sbilancio sul futuro. Mio padre era Serpeverde, ho sempre sperato di assomigliare a mia madre, son certo sarebbe stata un'ottima Tassorosso, ma non è dato saperlo. Ha ragione, eclettismo, ostinazione, perseveranza, aggiungo io eccentrismo, versatilità, passione, ed anche le malelingue, perchè no? Buonismo, avanzi, fondi di barile, credo che involontariamente abbia centrato al cuore l'intera questione, guidato dal Caso: il compromesso. Non lo trova qualcosa di tanto straordinario, da essere sufficiente?

Sì, forse, così era un po' criptico?
Eppure era tanto entusiasta, e divertito, quasi commosso, dal tiro mancino della Tuke, che il tutto assumeva un che di straordinario. Era destino che andasse così, in fondo. Doveva andare così. Eppure, forse, si rendeva necessario qualche chiarimento? Giusto per rendere partecipe il Giovane della bellezza del Disegno? Se nulla accadeva per caso, doveva essere vero sino in fondo. Nessuna eccezione poteva essere tollerata.


Mi spiego meglio.
Quando avevo pressapoco i suoi anni, molto tempo fa quindi, mi sono a lungo interrogato sul perchè le Case dovessero essere Quattro, in un Medioevo che tanto peso, e rilevanza dava ai simboli. Quattro suonava così sbagliato, da dovervi essere obbligatoriamente una spiegazione. Tre sarebbe stata la perfezione, o sette, ma Quattro aveva tutta l'aria di una beffa. Poi sono giunto alla stupefacente conclusione che in fondo fossero proprio Tre, più un Compromesso, che consentisse l'esistenza delle Tre, la loro condizione d'equilibrio, mi segue? Riesce ad immaginare la paradossale ipotesi di una Hogwarts a tre gambe, adamantine e fulgide, uno Smistamento, ed una fila di Studenti al termine del quale riprendono i bauli, e ritornano a Londra? Il Buonismo di Tosca, e l'Eclettismo di Tassorosso, per dirla con parole sue, sono la condizione necessaria alla sopravvivenza di Hogwarts stessa nei secoli, il Compromesso che rende possibile la Magia, che altrimenti avrebbe cessato di esistere prima ancora che Grifondoro venisse sepolto. Senza equilibrio, non esiste Magia, capisce? Il duro lavoro non è innaturale, certo, ma per fare cosa? Non avrà pensato che il Cappello le consigliasse di studiare più dei suoi vicini di Smistamento, no? I Fondatori sapevano che il Castello fosse, e sarebbe stato strettamente intrecciato ad una moltitudine di Profezie dell'Albero, e che quindi fosse indispensabile garantirne la sopravvivenza, come argine del Caos, Tassorosso era una delle risposte trovate al problema, in un tempo infinitamente più saggio, e nobile del nostro. I Tassorosso inconsapevolmente lo sanno, lo hanno sempre saputo, sono la progenie di Tosca, una donna, anche questo non è casuale. Trova così umiliante essere considerato uno scarto?
Come vede, qualche risposta, a modo mio, gliela sto dando.


L'adamantina armatura dei Tre, sfumava innanzi alla poliedria del Quattro.
La divina potenza costringeva il resto a piegarsi, innanzi alla sua primigenia forza distruttrice. Aveva il diritto d'imporsi, e l'avrebbe fatto. Era destino che accadesse, sarebbe sempre stato. Doveva accadere. Se non fosse accaduto, cosa sarebbe successo? Il Caos. Ed ecco, la seconda via, percorsa in agilità la prima, con studiata calma e pacatezza, raggiungevano la seconda. Il giovane Tassorosso l'avrebbe imboccata? Avrebbe infine desistito? Optando per una seconda fuga, di comodo, una soluzione meno estrema, una domanda più opportuna, misurata nella forma, e nella sostanza? O era tanto ebbro, da caricare testa in avanti, zoccoli ardenti nel terreno, in cerca di quella famelica e famigerata risposta? Esisteva? Era nelle sue possibilità dargliela? La conosceva? Voleva la verità? O una rassicurante menzogna? Che si prestasse ad ogni uso, e costume? Eclettica al punto giusto da essere insospettabile.
Ed ecco il ricominciare, accompagnato da?
Denudazione?
Per quanto fosse preparato a molto, non tutto, ospite dopo ospite sembrava volessero fare a gara quanto a stramberie. Ma lo spogliarello sarebbe decisamente stato troppo. Che avesse colto? Si limitò al collo. E fece la sua comparsa una runa. Era una runa. Nessun dubbio. Quindi presumibilmente aveva anche ragione sul resto. Possibile?
Sorpresa, sconcerto. Corrucciato, scrutava la runa come a volerla dissuadere. Com'era possibile? Eppure...
Strappata al Golem, un cuore.
Un Golem runico.
Uno scherzo della natura.
Tramandare, c'era poco da tramandare.
Ben poco.


Ma che piacere, Hagalaz.
Se non fosse straordinariamente strano, avrebbe tutta l'aria di essere uno scherzo. In realtà, questo suo Golem con ogni probabilità ha ben poco a che fare con la tradizione, in quanto sono piuttosto certo non se ne fossero ancora visti di tal fatta. Come le dicevo poc'anzi, quasi per scherzo, in una querelle accademica, una gara d'ingegno, mi ero spinto ad ipotizzare con diverse riserve, la possibilità di combinare i Golem, con l'Arte delle Rune, lasciando irrisolti sul piano pratico una serie notevolissima di problemi, ma risolvendo, in via del tutto teorica, il principale. Come le ho già detto, e come ha avuto essenzialmente modo di toccare con mano, generalmente i Golem sono Armi di sfondamento, e difensive, a controllo remoto, letali contro i Demoni, incredibilmente refrattarie alla Magia. Il che poneva il problema che pensavo di aver risolto, essendo refrattarie, non sono nemmeno mai state in grado di controllarla, semplicemente si limitavano a respingerla, o non subirne danno. L'unica forma di Magia che mi sarei sentito di poter tentare per la sua intrinseca e diversa natura erano appunto le Rune, che andavano però in netto conflitto con gli unici altri due indispensabili elementi del Golem stesso, immagina quali possano essere? In tutta onestà pensavo fosse un conflitto tanto inconciliabile, da essere irrisolvibile il problema. Ma a quanto pare è stato risolto, con ottimi risultati.


Il che aveva anche immediate ripercussioni logiche, e pratiche.
Se Halagaz era il cuore, evidentemente il Golem ne aveva il potere?
Un Golem runico, era anche un Golem magico?
Scoperto il come, era replicabile?
Era ormai indubbia la fattibilità.


Immagino quindi, che se la Runa fosse il cuore che animasse il Golem, questi ne avesse anche il controllo, e quindi avesse per certi versi un più o meno limitato controllo su questo potere? Sarebbe la più immediata applicazione, la risposta al perchè risolvere una serie di infinite grane di un tema già collaudato e vincente del Golem, ed intentare una nuova strada. A meno che, certo, la cosa non fosse ancora in via sperimentale. Strapparlo è indubbiamente stato molto avventato da parte sua, non è molto saggio avvicinarsi così tanto, al più, il contrario, correre dalla parte opposta, se me lo consente. Allo stesso tempo sono piuttosto certo che quelli in Asia fossero Golem nella versione più nota e conosciuta, nonchè tradizionale, nessun geniale pasticcio runico.

Il che lo riconduceva ad un altro annoso dibattevole discutevole problema.
Cosa valesse davvero la pena studiare, e cosa no.
Si erano scornati per anni.
Ormai la frittata era fatta.
Ma non era mai troppo tardi per una parola.
Non sarebbe mai potuto esserlo.


Vede, Mr Sekhmeth, io tra le altre cose sono uno Storico, e sin qui nulla di strano. Ma l'intero impianto poggia su un inganno, una menzogna, che per il semplice fatto che crediamo e speriamo sia vera, non la rende tale, ovviamente. Il fatto che noi Moderni, o forse per certi versi dovrei osare il Voi, ma sarebbe un'altra Storia, viviamo in una serie di pregiudizievoli pregiudizi su tutta una serie di Dottrine, di fatto non le rende inesistenti. Bandire dai nostri programmi argomenti che oggi troviamo eticamente inaccettabili, non li rende meno validi o veri, di quanto non fossero ieri. Non trova? La Magia stessa oggi viene sempre più spesso divisa in Chiara ed Oscura, come se con assoluta certezza, lei potesse iniziare a selezionare i granelli di polvere della mia libreria, discriminandoli in virtù di un suo pregiudizio. Magia è Magia, l'obiettivo per cui decidiamo consapevolmente di impiegarla può essere terribilmente nobile, quanto oscuro, ma ciò non muta d'una virgola l'essenza più intima di Magia. Mi segue? Le Arti Oscure esistono, così come i Golem, crede che non studiarli li renderebbe meno veri? Ne ha avuto la riprova, per quanto sia assolutamente certo che tale variante fosse del tutto inedita. Vede Mr Sekhmeth, sono convinto da sempre che nulla sia veramente morto, per il semplice fatto che nessuno si ricordi che esista. La Storia è un forziere incredibilmente ricco, che attende di essere esplorato, ma non tollera essere saccheggiato, ci vuole rispetto, sympathy. Magari, tra qualche anno...

Sì, qualche anno.
Bisognava avere pazienza.
Quanto?
Non moltissimo.
Prima di poter fare a meno del Ministero, ed indagare personalmente su quanto fosse accaduto. E ritrovare quanto era andato perduto. Almeno scoprire cosa le era capitato.
Pazienza.
Qualche anno.

 
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