| La già labile difesa della ragazza fu completamente disintegrata dall'urlo rabbioso di Sigfrid. Aquileia non ebbe possibilità di rendersi conto che il mangiamorte era uscito dalla sua testa, che un violentissimo schiaffo sul viso la scaraventò a terra. Un dolore lancinante si irradiò dalla sua spalla fino al collo dopo la caduta, il braccio compresso dal peso del suo corpo e dal bordo della sedia. La sensazione del sangue sulla sua pelle fu completamente inghiottita dal dolore e dal panico, da quello squarcio nella sua testa e nella sua anima che il mangiamorte stava riuscendo ad aprirsi. Come nell'aria si poteva percepire il sapore della rabbia di Sigfrid, nel respiro veloce e convulso della ragazza si poteva chiaramente percepire il suono del terrore. Gli occhi serrati e le labbra distorte in una smorfia di dolore, Aquileia cercava di muoversi, ma senza riuscirci. Niente, niente era come se lo era aspettato. Brendan l'aveva messa in guardia riguardo a quella forza assassina, ma nessun avviso, nessuna descrizione, e nemmeno nessun allenamento per quanto stancante fosse, si avvicinavano anche solo lontanamente a ciò che Sigfrid le stava facendo ora, al modo in cui le stava invadendo e strappando la mente. La voce dell'uomo, se così lo si poteva ancora chiamare, era talmente cupa da farle vibrare il petto, e per un momento, nella mente di Aquileia si delineò chiaramente, quasi come un'ancora di salvezza, l'idea della resa. Per un momento, tutto quel dolore, quella sofferenza, quel panico, quel terrore, le suggerirono tutti insieme che forse Sigfrid e Medea avevano ragione. Che forse, se avesse parlato, sarebbe stato più facile, meno doloroso. Che li avrebbero lasciati andare, che comunque lei e Brendan si sarebbero salvati. Che non avrebbero infierito ulteriormente su altri innocenti. Che non avrebbero infierito ancora *su di me*. Sigfrid stava già intuendo quale fosse il loro piano, già una volta era riuscito a carpire le informazioni che gli servivano. A cosa valeva resistere? E ad un tratto, la voce di Medea, paradossalmente, la riscosse, fornendole l'appiglio per riprendere il controllo di sé. «Nulla di nuovo, Sigfrid. Tutto qui quello che sai fare?». Il respiro le si fermò per un momento, e sul volto di Aquileia, ancora rivolto al suolo, si disegnò un accennato sorriso. *E così, nemmeno tu sei infallibile*. Aveva funzionato. Era riuscita ad intrappolarlo nel suo ricordo, impedendogli di proseguire. Quella certezza, pur senza dissimulare completamente il terrore, bastò per restituirle il minimo controllo necessario per sostenere ancora una volta quella lotta. Non sapeva quanto avrebbe retto ancora, soprattutto in quelle condizioni, ma ora sapeva, di per certo, di poter dare filo da torcere a quel bastardo. Il mangiamorte si avventò di nuovo verso il suo viso sporco di sangue, e le sue iridi chiaroscure si fissarono in quelle di spillo di lui. Vicini, troppo vicini; praticamente impossibile sfuggire al loro sguardo. Aquileia costrinse i suoi muscoli a fermare gli spasmi e si aggrappò con tutte le sue forze alla certezza di quel precedente tentativo riuscito, prima che la biglietteria si dissolvesse nuovamente, inghiottita dal nero di quello sguardo.
E la corrente di ricordi riprendeva, come un fiume. Nuovamente, la ragazza tentava di imbrigliare le immagini, di trattenerle, di arrestarle per fermare quella folle corsa, cercando di focalizzare e mantenere l'attenzione su di un solo ricordo, uno qualsiasi, per frapporlo tra la sua mente e la spietata irruzione di quell'uomo, usandolo come barriera. Il suo respiro si era fatto nuovamente affannoso, e il suo corpo fremeva sotto il peso dello sforzo, che intensificava il già presente dolore. Stavolta, la rabbia del mangiamorte faceva da catalizzatore al suo incanto, rendendolo più potente, forte e spietato, iniziando già a compromettere, senza che lei potesse ancora accorgersene, i suoi già miseri tentativi di difesa. I suoi occhi si chiusero di nuovo, mentre cercava di ridisegnare l'immagine del ricordo che aveva usato poco prima per fermare Sigfrid. *Concentrati, concentrati, resisti, ragazza, forza!!!!!*. Il camino, la notte, il silenzio, la tensione... ma ora era così difficile, così lontano, così sfocato, quella rabbia era così forte e crudele, e quello sguardo così penetrante da esserle visibile anche nella sua mente, che nuovamente, gli sforzi della ragazza non valsero a trattenere la morsa di Sigfrid, e l'ultima immagine a cui si aggrappò fu la pergamena bianca di sua sorella, prima che proprio quel particolare conducesse Sigfrid verso un altro, pericoloso, ricordo.
Intorno a lei prese forma un salotto, piccolo ma arredato con molto gusto. Sul divanetto rosso sedeva una ragazza, il viso pensieroso coperto dai lunghi capelli biondi. Sul tavolino, una tazza di tè, ormai freddo. «E' una cosa più grande di voi, lo sai, vero?». Le iridi chiaroscure di Aquileia, in piedi, nervosa, si posarono in quelle di ghiaccio della sorella. «E cosa dovremmo fare, secondo te? Io sono ancora viva, mentre loro credono il contrario. Questo basta per garantirgli un funerale. Non abbiamo scelta». Iridia guardò la sorella senza rispondere, per poi alzarsi. «Vi costruir----» La ragazza scosse la testa, cercando di dissolvere dalla sua mente l'immagine di quel ricordo. Non doveva, non poteva lasciarlo proseguire. Si sforzò di cancellare quelle immagini dalla sua testa, si sforzò di concentrarsi su qualcos'altro, qualunque cosa, per portare via il mangiamorte da quel ricordo. Ma la forza di quell'uomo era ben maggiore di quel tentativo così misero, e la stanza, dopo pochi istanti in cui sembrò sparire, si riformò di nuovo, più nitida di prima, vanificando tutti i suoi sforzi per tenere nascoste quelle informazioni. «...costruirò una passaporta. Farò in modo che sia di sola andata e che si disattivi subito dopo il primo viaggio. In questo modo, se mai la trovassero, non potranno seguirvi. Dimmi...che oggetto vuoi». La lei stessa del ricordo si accomodò su di una poltrona, apparentemente più calma di prima. «...sceglilo tu. Un oggetto che io possa riconoscere immediatamente, ma non dirmi qual è. Se mi prendessero...lo scoprirebbero subito». Iridia guardò verso la porta del ripostiglio, tristemente pensierosa. «D'accordo. Avrai quello che mi chiedi. Farò sapere a Brendan dove sarà, ma solo tu saprai riconoscerla. Leia...vedi di... restare viva.». Aquileia guardò la lei stessa del passato sorridere amaramente e riprendere la mantella. Sapeva dove si sarebbe diretta: da Hazel, per concordare l'altra parte del piano. In quel momento, vicino a lei, percepì chiaramente una presenza estranea a quel ricordo; una figura che, in qualche modo, sembrava stringerle il collo, anche se non riusciva a percepirne chiaramente le mani. Si voltò, trovandosi di fronte, di nuovo, al sorriso assassino del mangiamorte. Ci era riuscito, era davanti a lei, che si prendeva gioco della sua debolezza, e che già pregustava il piacere della prossima frustata, come se lui stesso fosse stato padrone indiscusso di quei ricordi. Davanti a quel sorriso, qualcosa cambiò dentro di lei. Il dolore e la paura iniziarono a lasciare il posto a qualcos'altro, qualcosa di cui proprio il mangiamorte si stava servendo. «Focalizza quello che senti e usalo come un'arma». E quello che lei sentiva in quel momento, era furore. Furore allo stato puro. Un furore tale da distruggere tutto ciò che le fosse capitato tra le mani; una forza distruttiva che avrebbe usato per disintegrare le immagini di quel ricordo. Le sue braccia inconsistenti scattarono verso il collo altrettanto inconsistente del mangiamorte, tentando di afferrarlo e stringerlo in una morsa feroce, mentre lei si concentrava su ciò che voleva vedere: la stanza intorno a loro che crollava, si disfaceva, esplodeva sotto l'effetto di quella rabbia assassina, che lei cercava di rendere ancora più forte di quella del mangiamorte, riversandogliela addosso senza pietà, e che piano piano si trasformava in odio allo stato puro. Un odio che al momento giusto, lei scaraventò addosso a quella figura, attraverso le sue braccia e il suo sguardo, per cacciarlo di nuovo fuori dalla sua testa. SALUTE: 81/161 CORPO: 117/122 MANA: 122/122
Chiedo scusa per l'immenso ritardo! Sono tornata, più attiva che mai
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