Appena oltre la coltre

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William Black
view post Posted on 31/1/2015, 13:11 by: William Black
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Serpeverde
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« La cosa importante è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo di esistere. Non si può fare altro che restare stupiti quando si contemplano i misteri dell’eternità, della vita, della struttura meravigliosa della realtà. È sufficiente se si cerca di comprendere soltanto un poco di questo mistero tutti i giorni. Non perdere mai una sacra curiosità. »


Fu un piacere ricevere la conferma che il docente non fosse troppo occupato per accogliere i nuovi arrivati nel suo ufficio. Del resto William non amava perder tempo - e questo si era anche capito. Il ruolo di prefetto non gli concedeva troppi spazi liberi così come doveva essere per Rose che, con buone probabilità, aveva anche meno tempo di quanto non ne avesse lui.
All'invito del professore ad accomodarsi, William rimase imperturbabile; si limitò unicamente ad un gesto del braccio sinistro, invitando la sua concasata ad accomodarsi in una delle due poltrone prima di lui. Fossero state sedie ne avrebbe volentieri spostata una per aiutarla ad accomodarsi ma, nel caso di poltrone, c'era ben poco da fare. Si sarebbe seduto anche lui, nella poltrona di fianco, osservando con cura i lineamenti del suo docente, sebbene vi si fosse già soffermato altre volte durante il corso delle lezioni. Black amava disquisire con gli adulti e, più anziani questi erano, più ne rimaneva affascinato. Del resto il tempo è parte integrante del bagaglio di esperienza di un uomo, sebbene non sempre una veneranda età fosse sinonimo di saggezza. Peverell aveva però l'aria di essere quel tipo di persona che ne aveva eccome di storie da raccontare, non solo quelle degli altri. Rimase incuriosito nell'osservarlo mentre agitava la sua bacchetta al fine di sigillare la propria scrivania, evitandosi così di dover rassettare tutto. Un incanto particolare quello, chissà quali altre applicazioni avrebbe mai potuto avere.

« Molto gentile. » Esordì atono all'offerta del professore. « Se l'orario non è scomodo accetterei volentieri del tè. Sebbene io sia nuovo nel castello le voci riguardo la sua cultura per questa bevanda non hanno tardato ad arrivare. »
Sorrise freddo, sebbene fosse sinceramente incuriosito dalla cosa. Gli sarebbe bastato spostare lo sguardo poco più a destra per notare una grossa teiera a fianco ad altre bevande più o meno note. Da ciò che aveva sentito in giro per i corridoi, la pratica del tè era come un rituale per il docente, una sorta di rito in un tacito accordo, lo scambio di informazioni e diletti di fronte una fumante tazza di tè aromatizzato o meno. La cosa gli riportò alla memoria un episodio in cui il giovane si intrattenne con un vecchio orologiaio magico: i suoi orologi promemoria erano conosciuti in tutta Londra. Quell'uomo era un gran chiacchierone nonché un'amante del lavoro manuale. Sebbene tutto ciò che facesse fosse fattibile anche per mezzo della bacchetta egli preferiva installare i suoi marchingegni manualmente. In un primo momento William ritenne fosse un'inutile perdita di tempo ed energie ma col tempo capì la passione che legava quell'uomo ai suoi ingranaggi e della spiritualità che quei gesti accompagnava. Se i suoi orologi magici erano di così alta qualità, probabilmente il motivo era anche quello. Perché dunque perdere l'occasione di una tazza di tè in compagnia di un uomo che - senza alcun dubbio - ne sapeva ben più di lui sull'argomento? Chissà che non ne avesse tratto una nuova lezione, anche da un'esperienza così abitudinale.

I convenevoli finirono presto, l'ora del pranzo non era poi così lontana, era interesse di tutti arrivare al sodo il prima possibile e, a quanto pareva, sia Rose che il professore si erano accorti della scarsa propensione del neo-prefetto a perdersi in minuzie.
*Grifondoro?*
Sebbene il primo pensiero fu quello di dare fuoco a librerie e arazzi dell'ufficio il ragazzo dovette mantenere la calma, limitandosi ad un sorriso stizzito. Non era gli era ancora del tutto chiaro se il professore lo avesse davvero scambiato per un Grifondoro - cosa assai improbabile - o se avesse voluto stuzzicarlo con il preciso intento di destabilizzarlo, prima di quella domanda che si poteva definire "la portata principale della conversazione".
« Immagino sia parte dell'astuzia Serpeverde quella di spendere il tempo concessoci per argomenti ben più interessanti di formali convenevoli. »
Incrociò le mani portandole al ventre mentre la gamba destra si accavallava sulla sinistra. Lo sguardo del giovane rimase fisso su quello dell'insegnante; questo avrebbe presto notato come il giovane William avesse sempre una risposta pronta per ogni frecciatina scagliatagli contro. Ma era giunto il momento di passare alle cose serie: Perché tanto curioso? Domanda lecita, Black non dovette riflettere troppo prima di plasmare la sua risposta a modo.
« Vede professore, sin dalle prime lezioni tenute qui ad Hogwarts ho sempre avuto l'impressione che queste non si limitassero unicamente ad infarinarci in merito all'argomento trattato. »
Si prese del tempo per riflettere su quanto aveva appena detto e su come aveva intenzione di continuare. Il concetto era ben chiaro in mente, andava solo esposto nel modo corretto.
« Difesa contro le Arti Oscure ci insegna ad affrontare le nostre paure, Trasfigurazione a guardare ciò che ci circonda da un differente punto di vista, Erbologia a sfruttare ciò che abbiamo a disposizione, Pozioni ci abitua alla metodicità e alla creatività. »
Era un ottima base da cui partire. Era sua intenzione porre delle colonne portati prima di enunciare il motivo di base. Del resto, non aveva ancora detto perché, dei corsi a disposizione, lui avesse scelto proprio quello di storia.
« Mi è parso invece di notare - e mi corregga se vado in errore - che Storia si premuri di insegnarci a filosofeggiare, analizzare i contenuti studiati e rielaborarli in chiave moderna. In parole povere ci insegna a riflettere, ponderare, ci spinge a ricercare il perché di certi avvenimenti e a comprendere come questi potessero essere evitati e se fosse più o meno giusto farlo. »
Si interruppe, era soddisfatto di quanto aveva appena detto, glielo si leggeva in volto. Avrebbe potuto frenarsi al finire di quella frase ma il giovane aveva anche un buon esempio da portare e un buon filosofo avrebbe di certo apprezzato una metafora.
« Ricordo ancora con piacere la lezione riguardante Atlantide. E' stato molto accurato nello spiegarci come si sia arriti all'inabissarsi dell'isola ma è stato volutamente evasivo circa il perché. » Sorrise, non voleva insinuare che avesse spiegato male la lezione, questo era palese. « Eppure il ragionamento è venuto da sé: l'ingordigia dell'uomo, la volotà di questo nel cercare un potere sempre più grande, una situazione politica sempre più favorevole. Atlantide era un paradiso naturale, ricco, florido. Chi la abitava viveva nel lusso ma non fu sufficiente. Bastò una piccola scintilla ad accendere il loro la fiamma della rivoluzione, il tarlo del dubbio. L'uomo - per sua natura - non si accontenterà mai dei suoi averi, ne vorrà sempre di più e io questo l'ho capito riflettendo sulla sua lezione, porsi dei limiti al fine di non giungere all'inesorabile autodistruzione. Immagino fosse questo il fine ultimo, o almeno lo spero. »
Spostò il bacino sulla punta della poltrona, adesso era il suo turno di fare le domande. Non era solo una questione di essere o meno ammessi al corso, Rose aveva apertamente chiarito quanto fosse necessario anche capire se partecipare ne valesse davvero la pena.
« Ciò che mi chiedo è dunque se la Scuola di Atene sia anche questo o se sia un mero club del libro. »



Edited by William Black - 31/1/2015, 13:39
 
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