Tè maledizioni e piramidi

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versus zero
view post Posted on 3/2/2015, 11:10




Maledizione di Tutankhamon. No, non era un’imprecazione, Versus si era addormentata con il libro di Storia della Magia in faccia e quella era stata l’ultima parola che aveva letto. Aveva avuto strani sogni, con piramidi, mummie e una bacchetta che funzionava come un fucile babbano, roba da maghi alle prime armi.
Si era svegliata confusa, stranita e con un leggero mal di testa, chiedendosi che cosa ci fosse stato nel succo di zucca la sera prima.
Aveva aperto un occhio, lentamente, per poi prendersi un colpo a causa di quella presenza voluminosa che le occupava la vista. Levato il grosso volume dalla faccia, lo aveva appoggiato sul comodino accanto al letto, sopra ad altri libri che s’impilavano in una sorta di torre di Pisa cartacea. Si era poi massaggiata le tempie chiedendo a Merlino come avrebbe retto altri sette anni così.
Finalmente il suo cervello tornò attivo e presente. Attivo per modo di dire, senza colazione rimaneva in una sorta di trance che la faceva apparire come uno zombie. Solo una volta arrivata in Sala Grande, con tanto di divisa messa a casaccio, si era ricordata la sua missione. Doveva andare dal professor Peverell per chiedere delucidazioni su quella maledizione. Ne era rimasta colpita e leggermente affascinata e voleva sapere di che tipo d’incanto si trattasse.
Nei suoi deliri prima del collasso da sonno, aveva immaginato di castare qualcosa di simile contro quelle persone che la svegliavano alla mattina presto, divagazioni di una mente giovane che non aveva ancora ben chiaro cosa potesse comportare un incanto simile. Rimaneva però in lei il timore di disturbare un uomo che probabilmente aveva di meglio da fare. “Quando ti presenti in casa altrui porta con te qualcosa”. Le parole della madre tornarono per una buona volta utili. Quella strega pretendeva troppo, la voleva come una ragazzina ben comporta e educata, magari con tanto di vestaglia da signora? Andiamo, non sarebbe mai stata così.
Mentre s’ingozzava di donuts e succo di frutta, il suo corpo riprese vita e, finalmente a mente lucida, comincio a pensare seriamente al da farsi.
*Biscotti? Non è un bambino. Vino? Dove lo trovo… Che fanno gli inglesi di solito? The? E se non è inglese? Magari è Gallese come me…*
Così andò pensando per un’oretta, prima di dirigersi a lezione. Le sue preoccupazioni furono soppiantate dalla concentrazione necessaria a seguire le parole dei docenti e dal prendere appunti. Tornata in Sala Grande, alla fine del solito sontuoso pasto, le saltò in mente un’idea. Poteva scendere dagli elfi in cucina (era permesso? Boh, lo avrebbe scoperto dopo) e chiedere qualcosa per il professore. Approfittando della folla che intasava i corridoi, finse di seguirne il flusso per dirigersi al cuore da cui provenivano tutti i deliziosi manicaretti. Vi era un via e vai allucinante e solo dopo qualche minuto un lavoratore indispettito per la sua non richiesta presenza le disse che l’uscita per i dormitori era dietro di lei. C’era da dire che aveva usato un fare gentile per dirle di levarsi dalle scatole.


Scusate non voglio disturbarvi, mi servirebbe qualcosa di adatto per il professor Peverell e penso che voi siate i migliori in cucina. Prometto che vi ripago.

Piccola adulatrice faccia da schiaffi! Le andò bene, l’elfo, emozionato per tanta educazione e gentilezza, si dileguò tra la massa di gente intenta a pulire stoviglie e preparare pietanze per la cena, comparendo poco dopo con una bustina di nokch’ a ujon un tè coreano molto pregiato.

No…nok come si pronuncia?!? E se mi chiede qualcosa a riguardo?

Così l’elfo impiegò quasi dieci minuti per spiegarle che era un tè verde che “parlava da se” (bel modo per sbolognare una spiegazione, le andò bene così). Sistemate le sue cose e abbozzato i compiti, alle quattro di pomeriggio decise che era un orario abbastanza decente per disturbare qualcuno. Così, leggermente in ansia, la Grifondoro si diresse all’ufficio del professore. Arrivata alla porta, bussò una volta attendendo qualche cenno di vita dall’altra parte. Sacchetto con bustine di the alla mano, sperava che l’elfo non l’avesse mandata sulla cattiva strada per vendicarsi del disturbo. Si sistemò velocemente la divisa e via, massimo veniva cacciata fuori che era mai.
 
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view post Posted on 4/2/2015, 01:17
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Era saltata una parte della lezione, la seconda metà, per permettere a Grifondoro e Serpeverde di raggiungere una qualche stramba attività di Pozioni. Se non era una richiesta strana quella, ne sarebbe corso. Perdere un'ora di Storia, per una qualche cosa su una Pozione. Il Ministro non poteva giostrarsi le sue Pozioni, nelle sue ore? Ma avrebbero recuperato, quindi in realtà non poteva lamentarsi. Aveva semplicemente un'ora, e qualcosa di più, prima di recarsi a cena. Era decisamente qualcosa. In fondo, di tanto in tanto, un'ora libera poteva anche concedersela. Con tutti alle Pozioni, la cerchia di potenziali pretendenti si restringeva a quasi nessuno, il che era sicuramente una benedizione. La lunga veste verde smeraldo, sembrava voler incarnare quella solinga e solitaria speranza di quel pomeriggio, una tazza di The non troppo distante quasi a testimonianza del tempo libero, dedicato alla riflessione, così come l'enorme volume spalancato sulla scrivania, accanto ad un bacile antico, di pietra, dal vorticoso argenteo liquido. Pensieroso, l'Anziano Mago guardava lontano, fuori dalla finestra, il parco.
Vicino, eppure così distante.
Si avvicinava fine Ottobre, quanto poteva mancare ormai? Il I era già passato. Venti giorni. Aveva un articolo da ultimare, una serie di richieste ancora da rifinire, una proposta da avanzare, un'idea bislacca, certo, ma era anche quella una carta da giocare, non poteva tirarsi indietro. Non da quella partita. Con che faccia avrebbe potuto? Con che coraggio? Il senso di colpa l'avrebbe ucciso? Eppure, non aveva colpe. Gli incompetenti erano altri, li avrebbe portati a processo, avrebbero dovuto, la pena capitale, la tortura, come avevano potuto? Era semplicemente intollerabile. Inaccettabile per un Paese civile. Eppure era successo. Avevano consentito che accadesse. Aveva chiarito la sua posizione, più immacolata di quella di un bambino. Così doveva essere, e così sarebbe rimasto.
Tornò alla scrivania, rabbuiato, un filamento di liquido setoso argenteo che pendeva filaccioso dall'estremità di una sottile asticella di legno, prima di scomparire a sua volta all'interno del bacile di pietra. Un susseguirsi rapido di immagini, confuse, indistinte, prima di tornare nuovamente alla finestra. Una macchia rossa, vivace, lesta ed agile danzava nel cielo, quasi a dar sfoggio della sua abilità, quasi a voler distrarre il Mago dalla tenebrosità di quei pensieri. Di qualcuno doveva pur essere colpa.
Ed ecco, qualcuno era già arrivato.
Un collega?


Avanti!

 
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view post Posted on 4/2/2015, 13:41




Durante la breve attesa stava ripassando a memoria il da dirsi e il da farsi. Era la prima volta che andava di sua spontanea volontà da un professore. Fino a quel giorno si era limitata a parlare a quelle figure (ai suoi occhi autoritarie) solo nelle interrogazioni.
Le lezioni babbane non erano mai riuscite a farle sorgere altre domande se non: “Dovrebbe interessarmi?”.
Infatti, sebbene avesse sempre mantenuto un comportamento rispettoso, non era mai riuscita a vedere gli insegnanti se non come rompiscatole che assegnano compiti inutili.
Da quando era ad Hogwarts, invece, le lezioni la prendevano a tal punto che prima di accingersi a consegnare un compito, provava a fare ricerche extra per migliorare le sue conoscenze e i suoi elaborati.
Erano pochi gli argomenti che non la coinvolgessero e anche la figura del docente era cambiata ai suoi occhi. Quei maghi erano pozzi di sapere, che le avrebbero insegnato ad usare meglio le sue vere capacità: quelle magiche.
Aveva già capito che un mago senza conoscenze poteva lasciare la sua bacchetta al dormitorio o tornarsene direttamente alla vita babbana e lei non ci teneva, non dopo aver assaggiato le possibilità che davano certe abilità.
Ed ecco che una voce le concesse il permesso di accedere a quell’ufficio mai visto prima se non dall’esterno e di sfuggita (con porta chiusa quindi le sue conoscenze a riguardo si limitavano al portone).
Fece il suo ingresso con calma, rimanendo stupita nel costatare che la stanza era ben illuminata. Si era immaginata uno stanzone buio pieno di grossi e polverosi volumi con tanto di gufo rinsecchito in un angolo.
Invece la stanza aveva strette ma alte finestre che si susseguivano una accanto all’altra su una parete illuminando vari arazzi che non ebbe il tempo di ammirare e una magnifica fenice sulla destra della scrivania. Dietro di essa un uomo anziano ma dallo sguardo sveglio. Cose tipiche tra i maghi che risentivano meno del passare del tempo (i birbanti a volte baravano con delle pozioni ma non si dice in giro).


Buongiorno signor Peverell. Scusi il disturbo ma mi serviva un'informazione per terminare i compiti dell'ultima lezione.

Dare del lei era abbastanza difficile, in quel paio di anni nella scuola babbana non pretendevano tanto quindi si era dovuta esercitare con la madre man mano che si avvicinava il giorno tanto atteso della consegna della lettera (una cosa non sempre certa ma cui ogni figlio di mago veniva preparato, nel suo caso di strega ma il succo del discorso resta quello). Ricordandosi del suo “dono”, sollevò il sacchetto leggermente.

Le ho portato del nokch-a-ugion, spero le piaccia, mi han detto che parla da sé.

Aggiunse pronunciando quel nome con non poca fatica ma, per sua fortuna, senza storpiarne troppo la pronuncia. Il peggio era passato (per lei ora l’uomo poteva reagire come gli pareva, l’ansia stava tutta nell’accedere ad una stanza sconosciuta appartenente ad un uomo che conosceva solo di vista e per le lezioni svolte).
 
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view post Posted on 5/2/2015, 12:16
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Chi potesse essere, era come al solito un mistero.
Per quanto avesse smesso di dare e concedere appuntamenti, sembrava che non avessero perso la voglia di vederlo. Una stazione ferroviaria? Qualche mese, ed avrebbe buttato giù una parete, chi se ne sarebbe accorto? Una sala d'aspetto, ben arredata, Lysander avrebbe fiutato sicuramente l'affare, ci sarebbe stato, ad un buon prezzo. Ecco, la Tuke aveva il buon senso di aspettare che ne uscisse uno, prima di far giungere l'altro, era già qualcosa. Per quanto, certo, le visite di coppia avessero iniziato a tirare a loro volta. Avevano tutti un problema? Che avessero davvero sprangato la Biblioteca? Si era già occupato del Custode? Probabilmente no, se ne sarebbe ricordato, in fondo, non fosse stato altro, per la doverosa pulizia, per l'impiccio, le macchie sul tappeto. Il problema era che gli sovvenisse nei momenti meno opportuni. E non era propriamente un'occupazione degna del grande pubblico, qualcuno avrebbe potuto fraintendere, la Maggioranza avrebbe approvato, certo, non v'era il minimo dubbio, ma qualcuno no. A qualcuno doveva pur garbare quell'indisponente presenza, altrimenti perchè era presente? Evidentemente quel qualcuno era uno stupido. Un beota. Non c'era dubbio, alcuno.
Una giovane Grifondoro, del I Anno, si rivelò essere l'inattesa ospite. Naturalmente non tutti dovevano partecipare a quelle Pozioni supplementari, ed evidentemente la giovane non ne faceva parte. L'aveva già vista a lezione, sì, era difficile che al I Anno si concedessero il lusso di saltarne troppe, in fondo le apparenze contavano ancora, e lo spettro di una terribile vendetta era sempre in agguato. Cosa voleva? Perchè qualcosa doveva pur volere? Non c'erano fogli, che avesse una domanda?
Richiuse l'atlante, lo spostò di lato insieme al Pensatoio, mentre a poco a poco la confessione si faceva largo, cedendo il passo ad un sorriso divertito. Signore. Un appellativo quanto meno singolare, andava eccepito. Che avesse del fegato? O fosse semplice tensione della prima volta?


Ah! Mademoiselle Zero, prego, si accomodi.
Non l'aspettavo, ma immagino di poterla aiutare.


Accennò alla coppia di poltrone, con la destra tesa. Tanto valeva stare comodi, per quanto ogni volta si iniziasse da una semplice innocente domanda, sembrava destino che tutto si protraesse almeno sino all'ora di Cena. Il che in fondo non era un male, certo. Che avesse appena trovato qualcosa a cui pensare? Un'utile dilettevole distrazione?
Il sacchetto, un dono.
Un The verde.


La ringrazio per il gradito dono, ma non era necessario. Se ha un problema, ed è nelle mie possibilità aiutarla, ha fatto bene a passare. Posso offirle io qualcosa, piuttosto, prima che mi esponga il punto? Qualcosa da bere?

Un tono cordiale, affabile, un loquire particolare, un po' antiquato, un verbosismo singolare, normanno a tratti, una serie di accenti e pause impreviste, inattese, e proseguiva tranquillo, tra un rotacismo e l'altro. Quante volte si era già svolta quella scena? Recuperò con fare pratico la tazza abbandonata a sè stessa, riportandola in area utile, perchè ritornasse alle luci della ribalta. Lui, almeno, aveva già deciso. Non che fosse stata una decisione particolarmente sofferta, in fondo.



Per la verità la Fenice è fuori dalla finestra, ma poco importa!
 
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view post Posted on 5/2/2015, 20:33




Ed ecco che, con parole più o meno adeguate, si era presentata al “cospetto” del professore. Doveva avvisarlo? Probabile. Tuttavia, che ne sapeva una bambina di undici anni di tutta la prassi per chiedere due cose a un docente? Certamente qualche purosangue meglio “addestrato” di lei, avrebbe trovato un modo migliore per importunare un docente. Lei, tuttavia, era abituata ad andare direttamente dalla persona che reputava più idonea a risolvere i suoi problemi, presentandosi con fare educato ma senza tante cerimonie. Era una stolta? Forse, ma avrebbe imparato col tempo tutte le varie prassi dei vari casi.
Prese quindi posto, sedendosi a gambe unite e appoggiandosi con le mani alle ginocchia, la posa più da “dolce” donzella che le riuscisse, senza sforzarsi troppo di adottare un portamento a lei estraneo.


La ringrazio ma non voglio disturbarla oltre.

Il suo stomaco, però, la pensava diversamente e, notando la tazza davanti a lei, decise che un “no” così deciso fosse fin troppo maleducato, anche per lei. Il suo corpo, che avrebbe volentieri fatto merenda a quell’ora, decise di farle rimangiare le parole.

Se però ha del tè già pronto, lo accetto volentieri.

Disse, indecisa se esporre subito il problema o attendere che l’uomo le desse il “via”. Aveva fretta? No. Che aveva mai da fare una bambinetta se non i compiti? Decise di attendere. Se chi le aveva appena parlato, aveva fretta l’avrebbe già cacciata fuori senza tante cerimonie.
Perché non aveva fatto come tutti, dirigendosi in biblioteca? Difficile dire se era pigrizia o c’era dell’altro. La verità era che si vergognava a chiedere all’addetto incaricato un libro su una maledizione specifica, sembrava una cosa ambigua, losca. Non che fosse normale pensare qualcosa di simile di una bambina, ma quel castello aveva visto piccoli geni diventare in pochi anni tremendi assassini. Così le aveva raccontato sua madre mentre lei, estasiata, pensava a quante cose si potessero imparare in quell’edificio. Rimaneva sempre un po’ dispiaciuta per quegli individui che per servire LeiNonSapevaChi erano schiavizzati dal male (concezioni erronee magari e di parte, ma i pargoli prendono per vero quello che sentono dagli adulti, soprattutto se spiegato con tanto di particolari). Ad ogni modo, lei non voleva esser paragonata a simile gente. Chiedere al professore, forse, sarebbe stato meno difficoltoso, soprattutto perché era stato lui a introdurre quelle cose e quindi, sperava, le avrebbe riservato un’attenzione meno maliziosa. Tutte congetture e supposizioni di una mente inesperta ovviamente.


Pardon avevo seguito la descrizione dell'ambiente nel topic apposito, lasciamo stare la fenice.
 
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view post Posted on 6/2/2015, 20:49
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Timida, giovane, a disagio.
Per quanto fosse una giovane Studentessa, del Grifondoro, non si poteva certo affermare avesse le sembianze o il comportamento della classica rampolla Aristocratica Purosangue, probabilmente non era nessuna delle due cose. Ma quanto poteva importare, in fin dei conti? Non era nemmeno Scozzese, su quello non poteva sbagliare, aveva un certo infallibile naso, era del Sud, Inghilterra, Galles, ne aveva per certi versi anche le sembianze, quasi l'odore, oltre che la cadenza. Per quanto ci si potesse lavorare, era difficile sbarazzarsi della propria origine, era un marchio di fabbrica, restava impresso, a fuoco. E così iniziava il solito gioco, un garbato rifiuto, un altrettanto garbato invito a rifarsi avanti, una timida apertura, la proposta ufficiosa, ed ufficiale, l'accettazione tacita, una profusione di ringraziamenti, ed avanti con il posto. In fondo era divertente, aveva un che di rassicurante, dava il tempo a tutti di riordinare le idee, di farsi un'idea di chi avessero vicendevolmente davanti, senza la necessità di dover imporsi con la sciabola e lo spingardino in pugno. Era una soluzione diplomatica, frutto di anni di esperienze, a modo proprio fungevole, ed utile allo scopo. Che fosse in fondo quello il problema? Che fosse proprio lì che nascesse la necessità di una Sala d'aspetto?
Certo, non v'era la rassicurante presenza di Minerva, abbastanza suggestiva da catturare parte di quell'attenzione supplementare che sarebbe stata di troppo, ma di orpelli non si poteva comunque ne mancassero. Era vecchio, eccentrico, amava circondarsi di quanto di bello il Mondo avesse da offrire, ed era un collezionista, piuttosto geloso. Si sedette a sua volta, improvvisamente allegro, tornando circa all'altezza degli occhi della giovane. Non era proprio così, ma quanto meno il delta era andato notevolmente riducendosi, il che poteva comunque aiutare.
Ci voleva poco a ritrovare il buon umore.
Era ora del The.


Nessun disturbo, si figuri, per un buon Inglese è sempre l'ora del The. Non dovrebbe mai dimenticarlo, è quello che ci distingue da orde di barbari, e coloni, ancora oggi. Pensi, qualche anno fa, ormai diversi per la verità, mi trovavo a Boston, per una colazione di lavoro, chiedo del The come avevo sempre fatto nei precedenti incontri, mi portano il necessario per una prima colazione, all'alba di mezzogiorno. Non lo trova ridicolo?

Sorrise, accennando al servizio da The cinese, bianco e blu, che sino a quel momento sembrava averli osservati paziente, da parte, sulla scrivania. In fondo, se era sempre l'ora del The, era anche una buona abitudine, essere sempre pronti. Che The sarebbe stato, se ogni volta fossero seguiti infiniti penosi preparativi? E cerca le foglie, l'infuso, le tazze, l'occorrente, l'acqua. Nono, non era proprio il caso.

Ottimo, ora mi scuserà, ma le mostro come fare.
L'importante è essere chiari, e precisi, e non dare adito a fraintendimenti!
Una tazza di The, ed un cucchiaino di zucchero.


Detto fatto, la tazza reduce del pomeriggio già sembrava voler tornare sui propri passi, incontro alla Teiera, già a sua volta in movimento, forte del suo nuovo alto uffizio, sbuffante, avvolta in spirali di vapore, risvegliate dall'improvviso movimento, quasi inaspettato, ormai impigrita, dalle lunghe ore di pace. Compiuta la delicata missione, mentre già si avviava a tornare nella sede originaria, già la spavalda e barazzina zuccheriera, animata da un nuovo anelito di vita, era partita, menando l'argenteo cucchiaino per l'aere, quasi volesse smuovere i destini del Mondo, diretta alla tazza, ed alla bevanda. Zuccherare, aveva una missione precisa. Se non fosse stata precisa, sarebbe anche stato meglio, in fondo!
Un'altra cosa era fatta?


Eccellente, immagino che per quanto piacevole, non sia solo il The a portarla da me, sbaglio? Cosa posso fare per lei, mademoiselle Zero?

Un tono pacato, affabile, quasi sulfureo, tra le spirali di vapori, che si levavano dalla tazza, innanzi il Vecchio mago, mentre il vapore acqueo si condensava sulle lunghe dita incrociate, a mezz'aria, sulla scrivania, sopra la medesima tazza. L'attesa. Cosa spingeva una giovane Grifondoro, prima di Cena, nel suo Ufficio?

 
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versus zero
view post Posted on 7/2/2015, 16:27




Quel posto la incuriosiva, soprattutto quel libro messo in bella mostra che riusciva a intravedere con la coda dell’occhio sinistro. Voleva anche osservare gli arazzi, ne era semi circondata dopotutto. Tuttavia cimentarsi nell’arte del guardarsi attorno sarebbe parso come una sorta di demenza a qualcuno che non era lì come custode di un museo ma come insegnante cui volgere una domanda.
Così Versus si limitò a guardare il suo interlocutore e quello che aveva davanti. Era palesamene la scrivania di qualcuno che amava la lettura e… il tè, senza dubbio.
Barbari, coloni, non era certa di aver afferrato il vero senso del discorso ma vagamente le ricordava quello di un Cofi.
“Cofis” era il nomignolo che si davano gli abitanti di Caernarfon, una graziosa cittadella fornita di tutto e di un leggero turismo. Graziosa per occhi esterni, il forte nazionalismo che vi albergava era qualcosa d’intollerabile per lei, che nello “straniero” ci vedeva solo qualcuno d’interessante e non come qualcosa da “chiudere fuori dalle porte del proprio paese”. Il ridicolo era comunque molto soggettivo, a lei bastava un panino con crema al cioccolato e marshmallow cotto sulla fiamma del fornello di casa ed era felice come una principessa quando riceve il centesimo pony. Chi era lei per dare torto a qualcuno che probabilmente ne sapeva più di lei di come ci si comporta tra adulti?


Immagino non avesse idea di cosa fosse un tè all’inglese.

Si limitò a rispondere con un tono tranquillo, con naturalezza. Alla fine manco lei lo sapeva. Ognuno a casa sua fa come vuole e se non si è invischiati con persone che seguono con cura certe tradizioni, si finisce con l'esserne completamente alieni. Osservò il servizio che le ricordò qualcosa visto in un film babbano ambientato ai tempi che furono, beata ignoranza anche volendo non avrebbe saputo vedere la bellezza di certe cose. Caratterialmente era molto: dammi un contenitore in cui si possa bere e sono a posto.
Ed ecco che il professore si accinse a mettere in moto tutto il servizio mentre la Grifondoro si faceva più in avanti per osservare meglio. Una lezione? Per lei era qualcosa di simile. Per una mente curiosa e ancora ben capiente ogni cosa era registrata nel dettaglio e stampata su uno dei foglio bianchi sparsi per la giovane mente.
Così lo imitò rivolgendosi a quegli instancabili servitori.


Una tazza di thè e un cucchiaino e mezzo di zucchero, grazie.

Una volta che il procedimento si concluse, prese la sua tazza e un piattino tra quelli disponibili portandosi in una posizione più eretta con la schiena. Reggendo la base circolare con una mano, ci appoggiò la tazza, rialzando lo sguardo verso il docente. Era giunto il momento della domanda. Un minuscolo momento per riordinare le idee e cercare un modo per chiedere quella cosa che le aveva tormentato i sogni.


A lezione ha accennato la Maledizione di Tutankhamon, in cosa consiste il demone guardiano? Ha davvero una forma. E poi… com’è possibile che sia evocato senza che qualcuno legga i geroglifici o casti l’incanto?


Ferma, ferma, una cosa alla volta. Si fermò. Non aveva chiesto quelle cose a lezione per non interromperlo e perché presa dal resto del racconto. Una volta riordinati appunti e idee era stata assalita dalla curiosità. Quel demone era come quello dei film horror che vedeva col padre nelle sere noiose, oppure era un qualcosa d’incorporeo? E poi quei geroglifici, non aveva ancora studiato le rune quindi non capiva come il tutto fosse possibile, la genialità degli egizi l’aveva notevolmente colpita. Presa com’era dalla bramosia di conoscere altro si era dimenticata le titubanze iniziali.
 
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view post Posted on 8/2/2015, 15:46
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Mentre iniziava a sorseggiare il The, era già arrivato il turno della giovane perchè replicasse. Moderazione, certo, in fondo, se lo sarebbe aspettato. Per quanto potesse spararla grossa, dove si sarebbe dovuto spingere? Difficilmente gli avrebbe dato sfacciatamente torto, o almeno avrebbe tentato di non farlo. Sfociare in rissa, con qualcuno che non conosci, difficilmente era considerato un ottimo biglietto da visita, per quanto, certo, rimanesse indiscutibilmente memorabile. Ma probabilmente la via da percorrersi era un'altra. Cosa poteva volere? Perchè qualcosa doveva pur volere, per essersi spinta sin lì, per essersi procurata il The. Il The era filato liscio, nessun colpo di testa, un'altra cosa fatta, e mentre tornava a scrutarla pensieroso, la teiera compiva la sua ultima giravolta, tornando ad insediarsi assisa, sul vassoio. Certo, non poteva pretendere che la giovane fosse edotta sui più segreti ed arcani misteri dell'Arte del The, probabilmente era una semplice bevanda, probabilmente aveva sentito voci di corridoio sulla doverosa accettazione di quell'offerta, e forse non le piaceva nemmeno il The? Faceva anche quello parte del gioco, voleva una risposta, no?
Ed ecco la domanda.
Quasi non si strozzò con il mitico infuso, prima di rimettere la tazzina al suo posto. Tombola? Demone guardiano? Non si poteva certo negare la giovane non avesse intuito per la questione più spinosa, che avrebbero trattato nel corso dell'Anno. Ecco. Ma a domanda diretta, non poteva nemmeno alzarsi, ed andarsene. Per quanto la cosa non fosse nemmeno delle più pulite certo, l'aveva nominata del resto... Perchè non leggere semplicemente la Bath? Doveva supporre l'avesse già infruttuosamente fatto?
Cautela, qualche capello ritto, piedi di piombo, ed un certo garbo.


Ha sicuramente scelto un argomento... peculiare, per così dire.
Devo supporre abbia già letto il Manuale? A volte le parole della Bath possono essere d'aiuto, anche se forse non per questo particolare aspetto. Diciamo essere un argomento delicato, ecco, ma già che ci siamo, immagino non vi sia nulla di male nel chiarire un poco il quadro.


Da dove partire?
In fondo il Corso era di Storia.
Ecco, lì sarebbe rimasto.
Era anche quello un ottimo punto.


Dunque, come immagino sappia il valore dei Geroglifici si spinge oltre la più semplice scrittura non magica, e si avvicina al sistema runico, che avrà modo di studiare più in dettaglio tra qualche anno. Per ragioni di tempo non possiamo soffermarci troppo, nel corso delle ore di lezione, su molti aspetti che son certo siano comunque di notevole interesse. Allo stesso tempo la sua domanda si intreccia strettamente ad una questione un poco più complessa, il Demone, creature che per l'epoca erano relativamente comuni, in particolare nell'area mediorientale, della Mezzaluna fertile. Posso chiederle cosa sappia del faraone in questione?

Il più delle volte si finiva con il discutere di Tutankhamon, per quanto non si potesse certo affermare avesse notevoli meriti, anzi. Semmai l'opposto, per ovvie ragioni. Ma non c'era fretta, con una certa calma, vi sarebbero anche arrivati. Quanto erano già avanti? Quanto indietro?

 
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versus zero
view post Posted on 10/2/2015, 11:41




Aveva portato la tazza alle labbra, inclinandola leggermente per testare se la bevanda fosse ancora caldissima o meno. Non poteva certamente fare come a casa propria, quando calcolava la temperatura del suo latte e cioccolato con la punta del dito. Era ancora ignorante sulle giuste etichette ma almeno a quello ci arrivava, senza bisogno di particolare istruzione in merito. “Tutto perfettamente bevile” fu il verdetto, quindi sorseggiò giusto quel poco che le fu possibile fare prima di ricevere la risposta. Ascoltò tutto con attenzione sebbene le sue idee e i suoi dubbi non ne furono soddisfatti, bensì confusi. La successiva domanda, inoltre, la colse un po’ alla sprovvista. Nella sua mente, ogni quesito posto da un professore assumeva l’aspetto di un quiz, di un test, qualcosa per cui sarebbe stata etichettata a vita. Una visione dell’insieme che fino a quel giorno le aveva imposto una certa freddezza, se non un certo distaccamento da quelle figure.Non si dilungava mai troppo nelle discussioni, limitandosi a parlare giusto quel poco che le permetteva di dare, a chi le cercava, quelle risposte. Spesso non erano domande fine se stesse ma proprio una scusante per far conversazione, intrecciare un dialogo o via dicendo. Cose che lei non reputava possibili con gli adulti, se non con il padre.
Che ne poteva sapere una undicenne su quel faraone? Ovviamente, quelle due informazioni presenti nella parte di testo utile e connessa alla lezione svolta. Aspettò però a rispondere, cercando nella sua mente qualcos’altro. Rapidi i suoi pensieri si spostarono alle lezioni svolte nella scuola babbana. Quelle informazioni approssimative, spesso erronee e fatte di fretta che venivano propinate dal docente di storia e di scienze. Niente di confrontabile alla cultura di un coetaneo purosangue, che aveva avuto la possibilità di conoscere certe cose in modo migliore, più completo e reale. Mummie, piramidi, accenni alla politica. Alle scuole primarie non ci si sbilanciava troppo e più che nozioni, nelle giovani menti rimanevano immagini connesse in modo ordinato ma spesso fuse a divagazioni dovute all’immaginazione fervida di alcuni elementi. La tv babbana poi contribuiva non poco a fare confusione. Per sua fortuna non seguiva le ore di religione, altrimenti avrebbe avuto una visione dell'insieme ancora più caotica e sconnessa, se non delirante e priva di senso. In quella frazione di secondo, sorseggiò altro tè con fare assorto.Poi ritornò alla realtà, guardando l’uomo davanti a sé.


Tutankhamon era un giovanissimo faraone del Nuovo Regno. Riportò il potere a Tebe dove tentò di ricostruire i templi. Però non riescì a concludere molto perché morì giovane. Sulle sue vere origini non so molto, il volume non gli da molta importanza e il mio docente babbano ci ha dato tante possibilità e la tv babbana molte altre. So che adorava Amon. Dicono sia morto per omicidio o infezione. Penso la prima perché un mago non sarebbe mai morto per così poco. No? La cosa più importante che conosco su di lui è la maledizione che ha castato sulla sua tomba. Perché un demone? E… perché è morto così presto se era un così abile e potente veggente?

Parlò nel modo più riassuntivo possibile, come suo solito e probabilmente aveva trascurato molti dettagli ma non conosceva poi chissà cos’altro. Tutte le nozioni che aveva in merito ruotavano attorno a quelle frasette ripetute quasi a pappagallo. Metodo molto in voga nella scuola babbana dove più che scoprire le vere abilità di qualcuno si puntava a insegnare a fingersi interessati e a ripetere il meglio possibile una spiegazione, magari fingendo di metterci del proprio rigirando in modo astuto le parole di altri. Questo non sempre ed ovunque ma era comunque molto frequente. Purtroppo.Per questo ora aveva tante domande, era la prima volta che le veniva permesso di sapere altro.
 
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view post Posted on 12/2/2015, 00:56
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Un esame?
Potenzialmente ogni giorno era un esame, anche versare il succo di zucca al commensale vicino era un esame, come ne sarebbero usciti? Non erano destinati a finire, come avrebbero potuto? Una volta giunti al dies fatalis, indubbiamente sarebbero seguiti altri esami, forse il più accurato e mai intentato, Minosse, e poi un'altra serie ancora, infinita, che si succedeva, interminabile, qualunque fosse stato il destino riservato da quel Giudice sordo alla peccaminosa tentazione umana della corruzione, e delle influenze, che tarde, cercavano rimedio là dove non ve n'era. Sulla base di cosa stabilire la dannazione eterna, prima del tempo? Limitarsi ad una quieta indifferenza? Vi sarebbe mai stata soluzione? Sulla base di cosa giudicare la colpevolezza, o l'innocenza? Era l'intenzionalità sufficiente, o doveva seguire il fatto? L'esame dei fatti, avrebbe mai potuto estraniarsi dal contesto, dal soggetto, e dalle sue intenzioni? Che intenzioni aveva la giovane Grifondoro? L'avrebbero guidata alla meta, o si sarebbe smarrita nei meandri della Storia? C'era una qualche soluzione pronta, veloce, efficace nella sua semplicità disarmante? Sarebbe mai stato il banale, il semplice, allo stesso tempo interessante? Dove iniziava l'uno, e terminava l'altro? Come destreggiarsi nella selva di difficoltà che l'interessante poteva celare abilmente, prima di inghiottirti?
Mentre sorseggiava il The, parve essere la volta della Giovane, qualcosa doveva pur sapere in fondo, se si era spinta sin lì, con una domanda, no? Ed in effetti qualcosa sapeva, non molto magari, ma era prevedibile andasse altrimenti? Non era un altro esemplare Africano, non mostrava nessun particolare legame con quei luoghi, perchè avrebbe dovuto dimostrare particolare familiarità con Akhenaton, e la sua eresia? Che lo conoscesse? Magari nemmeno l'aveva sentito, perchè scomodarlo? Per complicare il quadro? Era tutta una semplice questione eristica? O c'era altro? Se volevano capire qualcosa, tanto valeva prendesela con calma. Come era quasi sempre dimostrato.
Annuì, abbassando la tazza a sua volta.
Che fosse la sua volta?


Ottimo, direi che stiamo parlando della persona giusta. Come giustamente faceva presente, con Tutankhamon assistiamo al ritorno della centralità tebana, con tutte le sue conseguenze. Come probabilmente avrà già sentito dire dobbiamo al padre del giovane Faraone, Akhenaton, buona parte dell'instabilità del periodo successivo, prima del ritorno alla tradizione. Il tutto potrebbe essere una Storia indiscutibilmente interessante, ma temo ci allontanerebbe dalla sua domanda. Le confesserò di non essere un esperto del periodo egizio, e temo il faraone in questione copra una parentesi talmente esigua dello stesso, da essere quasi stucchevole la retorica che se ne è creata intorno, ma immagino che se questa possa aiutare nel far sapere qualcosa a molti, che altrimenti l'avrebbero sicuramente ignorato, debba comunque essere ritenuto un tentativo encomiabile, non trova?

Proseguiva tranquillo, pacato, non c'era fretta in fondo.
Ed era anche importante che non si perdesse per strada la giovane ospite.
Ripercorrevano l'esigua esistenza dell'infante faraone per una sua domanda!


Ad ogni modo, non abbiamo notizie rilevanti sull'esistenza di questo giovane, era figliastro di un eretico, colpito da una damnatio memoriae, che voleva essere dimenticato da tutti, con una certa fermezza. Ed è vero, è morto molto giovane, probabilmente intorno ai vent'anni, in circostanze non molto chiare, ma non è affatto strano. Sul tavolo si dibatte da diverso tempo, di una serie piuttosto ampia di cause, lei citava l'omicidio, probabile, l'infezione, altrettanto probabile, ma ci sono anche l'incidente, la magia, possiamo sicuramente escludere la vecchiaia. Esistono anche malattie magiche, che dovrebbe tenere in considerazione, e capacità divinatorie tanto pronunciate, ma magari non controllate, potrebbero anche essere portate sul banco degli imputati. Ovviamente potremmo verificare come sia effettivamente morto, ma temo sarebbe lungo, anche in questo caso non abbiamo una data precisa, l'anno dovrebbe essere il 1323, ma anche in questo caso, sarei non troppo ottimista, c'è sempre di mezzo la spinosa questione dello 0. Ma, mi segue?

Sì, ecco, il solito cavillo. 1323, tutto da verificare.
E sarebbe anche potuto non essere simpatico trascorrere uno o due anni aspettando che il giovane decidesse infine di tirare le cuoia, per una qualche misteriosa causa, e se se lo fossero persi? Ricominciare da capo il gioco? Certo, avrebbero saputo meglio, e più precisamente la data, ma ne valeva davvero la pena? Quanti erano vissuti in anche soltanto 4000 anni di Storia? Quanti erano stati più interessanti di quel disgraziato giovane?


Vede, io non sono un Veggente, ma in linea generale è meglio non sopravvalutarli, per quanto potente, potrebbe non aver visto, o non aver voluto vedere la sua morte, o peggio, potrebbe anche essere morto vedendo la sua morte, per ironia della sorte? Una morte magari particolarmente cruenta, da essere prevista non dev'essere sicuramente un bello spettacolo, anzi, potrebbe essere stato uno shock eccessivo per la mente di un giovane di vent'anni, ci aveva pensato? Le suggerisco di rivolgersi al collega di Divinazione, potrebbe sicuramente essere più esaustivo del sottoscritto sull'argomento. Ma ecco che arriviamo al punto che sollevava, il Demone.
Immagino non sappia molto a riguardo, di recente i Demoni, creature magiche in un certo senso, vengono associati a branche della Magia Oscura, per quanto qui in Occidente se ne vedano sempre meno, e sempre meno Maghi si arrischino ad invocarne i servigi, considerata l'estrema difficoltà dell'impresa, e le conseguenze catastrofiche in caso di fallimento. All'epoca, i servigi dei Demoni erano qualcosa di molto più abitudinario, e con il tempo si arrivò alla pratica di lasciarli a custodire le tombe di personaggi di un certo riguardo, avendo caratteristiche decisamente migliori di guardiani umani, per così dire. Intravede qualche vantaggio, molto banale?


In fondo, nulla di trascendentale.
O era osare troppo?
Un minimo d'inventiva doveva essere come chiedere un minimo di saggezza ad un tricentenario, anche solo per semplice trascorrere degli anni era inevitabile che qualcosa filtrasse, in un caso, nell'altro, il non sapere molto, essere elastici, ed alieni da indottrinamenti potevano essere le chiavi di volta di quelle che erano e non erano intuizioni geniali, talvolta, e già meno, delle altre. Normale amministrazione?

 
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versus zero
view post Posted on 12/2/2015, 15:51




Il professore iniziò la sua spiegazione, forse con un linguaggio un po’ altolocato ma appartenente a qualcuno abituato a parlare a ragazzi di ogni età e provenienza. Versus dovette comunque concentrarsi su ogni sua parola, non era abituata a conversare con qualcuno con un’esperienza di vita talmente vasta. Che fosse per merito o esperienza poco importava, anche una bambina come lei riusciva a capire di non trovarsi più con professori di massimo quarant’anni o appena laureati come capitava nelle scuole babbane.
Era di fronte a qualcuno di più importante, difficile stabilirne l’età.
“Più è vecchio più trattalo bene”, uno degli insegnamenti della madre, un po’ grezzo ma cui dava retta. Succedeva raramente ma, per cose che non fossero vestiti e gioielli (che non apprezzava), le dava spesso retta.
Certo, seguire il filo logico non fu impresa facile, spesso dovette accontentarsi di intuire il significato di una parola dal contesto e dal resto della frase. Non voleva interrompere ogni tre secondi quindi prese appunti mentalmente.
Si limitò ad annuire, lo sguardo fisso e concentrato sulla figura che aveva davanti, la mano destra stretta in un pugno quasi avesse tra le dita la sua penna di corvo. Un po’ le dispiacque non avere con sé il kit da scrittura, molte cose le avrebbe perse nel tempo, altre invece le sarebbero rimaste.
Il discorso proseguiva e man mano che procedeva, Versus vide quella figura antica perdere non poco fascino. Era solo uno sbarbatello che aveva esagerato con l’utilizzo dei propri poteri?
Se lo era immaginato molto diversamente, complici le storielle babbane infondate e la sua fantasia.
Peccato, avrebbe trovato altre figure incredibili nel corso della sua vita, era appena agli inizi, non c’era da abbattersi.
Ed ecco un’altra domanda, posta diversamente questa volta. Le sue conoscenze teoriche poco servivano a dare risposta al suo interlocutore, doveva basarsi sulla fantasia? Poteva? Vide la cosa come una sfida a tirar fuori il meglio dalla sua mente che spesso divagava. Per lei esisteva solo quello che poteva vedere, ne conseguiva che la realtà fino a prima dell’arrivo a Hogwarts l’era sempre sembrava molto noiosa. Per questo motivo la sua mente si era abituata a perdersi in immagini surreali.
Tra quelle immagini, però, qualcosa di vero c’era, lo stava scoprendo in quei mesi nella scuola di magia.
I vantaggi di un demone. Che ne sapeva lei dei demoni?
Iniziando dal principio, dai racconti di come sua madre e suo padre si erano conosciuti, roba molto noiosa e romantica (per lei, in realtà fu abbastanza neutro come incontro), Venz adora le figure demoniache e i riti babbani insensati. Difficile dire se fosse quel che s’intende in modo dispregiativo “satanista” o solo un bamboccio che si divertiva a fare lo stregone. C’era poca differenza in certi casi, ma lei non era abbastanza matura da pensare a queste cose.
Film, cartoni animati, libri con immagini di diavoletti e via dicendo, i dischi in vinile, i poster. Le carte da gioco del padre, i demoni erano nell’immaginario babbano quei mostri cattivi antropomorfi o terrificanti che adoravano il caos e la violenza. Invocati in cambio di qualcosa di vitale importanza (anime, sacrifici e bla blablà…), aiutavano il “padrone” in qualcosa. Corna, ali, forconi, spade…
Versus s’immaginava tutto questo mentre con un paio di sorsi dimezzava il contenuto della sua tazzina da tè.


Io non mi avvicinerei a un demone, magari lo usavano per spaventare gli intrusi, sembrare forti. Agli occhi dei babbani sono esseri imbattibili e terrificanti. Forse anche per i maghi inesperti.

Le saltò in mente un altro dubbio insinuatosi man mano che il docente ne parlava e che prese forma mentre pensava a quelle figure.

Ma… sono solo proiezioni o hanno forma? Da dove vengono?

Chiese, secondo lei l’inferno non esisteva. Dalle lezioni di scienze aveva capito che al centro della terra vi era solo il suo nucleo. Sopra al cielo vi erano le stelle e le nuvole erano troppo leggere per fare da letto a ipotetici angeli. Si può affermare che la sua maestra non si era fatta scrupoli ad abbattere ogni fantasiosa conoscenze, provocando la gioia di sua madre e la rivolta di quelle credenti. Qualcosa di divertente per il padre che se la rideva a tavola nell’ascoltare la moglie lamentarsi del bigottismo di certi individui. Lei non ci aveva capito molto, ma a quanto pareva molti ci tenevano alle loro fantasie, come lei ci teneva al suo stereo.
Tralasciando questi fatti mondani, la giovane non si spiegava da dove arrivassero certe forme, incanti? Erano masse di energia condensate dalla magia? Domande, tante. Forse troppe o pochissimo tempo. Avrebbe dovuto completare gli studi e probabilmente avrebbe avuto altri quesiti. Alla fine si dice che non si smette mai di imparare, meglio così.
 
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view post Posted on 13/2/2015, 19:59
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Forse non era propriamente il migliore, ed il più semplice degli argomenti.
Poteva concederglielo. Del resto, non aveva scelto lui, anzi, si era presentata lei, e scagliata da un'arco, come una freccia di mirabile foggia, si dirigeva con una certa ondivaga ostinazione, verso una qualche meta. Dove voleva arrivare? C'era davvero una meta? O semplicemente erravano, per il piacere di farlo? In fondo, non era nulla di disdicevole. Poteva una Studentessa approdata ai piaceri del Castello da poche settimane, essere già cosciente della propria meta, e dirigervisi con caparbia efficacia? Era pretendere troppo? Il costo opportunità di non farlo, era talmente basso, che forse non era nemmeno opportuno porsi il quesito? Voleva davvero sapere qualcosa? Un tranello? Era un campo minato? Non un passo falso. In una direzione, nell'altra, avanti, o indietro, ovunque era il posto giusto per sbagliare. Il che non era accettabile. Era sempre quell'annosa questione della parola data, del resto. Ma era anche quella un'altra eccezione? Iniziavano ad esservi forse troppe eccezioni. Dopo la prima, la strada sarebbe sempre stata più in discesa, a caracollo verso la disfatta. Prima che non fosse troppo tardi. Gli piaceva parlare, per il piacere anche solo di sentire la sua voce, come in diversi sostenevano? Poteva anche darsi, purchè servisse a qualcosa. O no?
Quindi, il demone, i demoni, certo la deterrenza era un'ottima ragione, ma prima ancora c'era qualcosa d'altro, più semplice, e banale ancora. In fondo, una tomba era pur destinata all'eternità, il che poneva innanzi a precisi vincoli temporali e materiali, che era bene risolvere, prima che non fosse troppo tardi. Ed i tombaroli non erano mai mancati, evidentemente. Gli Egizi non erano mai stati stupidi, e sapevano il fatto loro quanto a Magia, evidentemente avevano trovato diverse soluzioni, che altri non avrebbero trovato, forse dispendiose, ma sicuramente efficaci.
Sorrise alla giovane, prima di riprendere.


Sì, direi che la deterrenza possa essere una delle risposte, ma prima ancora di questa, qualcosa di molto più scontato, e banale. Quanto pensa che potrebbero durare un manipolo di guardie, rinchiuse in una tomba, a sorvegliarla? Immagino non molto, un Demone non avrebbe di questi problemi, o comunque li avrebbe sicuramente in un arco temporale incredibilmente più lungo, ed a fronte del fatto che come saprà una tomba, è una dimora per l'eternità, e che per la religione egizia fosse indispensabile restare così come sepolti, capirà la rilevanza che essere ben difesi potesse assumere, no? Evocare un demone guardiano rispondeva almeno in parte a questo primo problema, oltre al fatto, evidentemente, come diceva lei, che sapendo esserci uno o più demoni di guardia, probabilmente almeno una parte dei ladri meno esperti si sarebbero tenuti alla larga, avendo cara la vita. Esistono diverse classi di Demoni, in cui è bene non imbattersi. Ma intravede qualche altro problema di urgente risoluzione per un Faraone desideroso di ricongiungersi con gli Dei, la cui risposta potevano essere tali creature? Sempre qualcosa di molto semplice, non si preoccupi.

In fondo, era molto semplice, e c'era almeno un'altra annosa questione da risolvere, che non sarebbe mai potuta essere vinta in sicurezza. Poi, con un minimo, se ne sarebbero potute trovare molte altre, ma forse non era poi così importante. O lo era? Che progettasse di intrufolarsi in una tomba? Che fosse figlia di tombaroli? Tombaroli inglesi? Non se ne vedevano da almeno... quanto? Qualche secolo? Poteva anche essere comprensibile, erano argomenti interessanti, con i dovuti distinguo, levando quella patina di gratuita beata ignoranza moderna che sembrava doverli sempre contaminare. Ma non era un problema trascendentale, non lo sarebbe stato. Concludere in fretta, per tornare ai sollazzi del The? Era un programma anche quello.

Un demone è la concentrazione di una qualche forma di energia, o essenza, proveniente da un altro luogo, di cui in realtà ignoriamo quasi tutto, sappiamo solo per necessità logica che esista, il che può essere di conforto. Dipende dalla classe di appartenenza di un Demone il cosa e come possa farlo, ma generalmente possono assumere la forma e le sembianze che preferiscono, e possono indubbiamente essere materiali al pari mio, o suo, possiamo interagire con un demone, anche senza saperlo, per certi versi, da qui l'interesse nel richiederne i servigi. Se non potessimo entrarvi in contatto, capisce bene che buona parte della loro funzione di Guardiani verrebbe a cadere. Come le dicevo poc'anzi, i geroglifici si legano a stretto contatto con la sepoltura, e con i Demoni, legandoli vicenevolmente. Riesce ad immaginare il perchè della necessità di tale legame?

Ed un'altra era fatta.
Tornò sollevato al The.
Un ottimo inizio, un'eccellente fine!

 
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versus zero
view post Posted on 13/2/2015, 22:37




Spesso non c’era bisogno di far troppo domande per aver tante risposte. Mentre il professore parlava, infatti, molte cose si chiarirono in automatico. Aveva pensato troppo in grande, in modo troppo fantasioso, ma sarebbe stato strano se non triste che una ragazzina della sua età non usasse un po’ di fantasia per condire il tutto.
Forse lei aveva esagerato, aveva pensato chissà cosa su quel faraone morto chissà come.
I demoni, semplici surrogati di guardie low cost. Qualcosa di terrificante certo, ma era la comodità, alla fine dei conti, ad averli spinti a tanto? Tutto qui? E lei che aveva immaginato lotte di maghi oscuri contro mummie e demoni. Un bel casino, forse doveva mangiare meno prima di recarsi a letto. I suoi sogni le avevano un po’ confuso la giovane mente e le nozioni erronee babbane avevano pensato a completare quel quadro.
Altre due domande, la conversazione si faceva impegnativa o almeno così la vedeva lei, non abituata com’era a dire la sua riguardo cose che richiedevano un minimo di rielaborazione personale fatta al momento.
Questa volta ebbe il tempo di riflettere con più calma, il professore fece delle aggiunte come per suggerirle altro.
Avevano affrontato il tema dello spaventare gli intrusi e della necessità di utilizzare un essere con una vita lunga e che non avessi bisogno di nutrimenti o altri generi di sostentamento. Che mancava?
Si dice che i bambini riescano a pensare nel modo più semplice possibile, trovando la soluzione più ovvia e immediata e spesso corretta in pochi attimi. Probabilmente Versus era una bambina complessata o con qualche disturbo o semplicemente stava crescendo perché di altre motivazioni così semplici non né trovò.


Qualcuno che si assicurasse che il lavoro fosse fatto come si deve o… un tramite con gli dei?

Una risposta nemmeno così assurda, l’era balzata in mente ricordandosi gli interni delle piramidi, a volte erano disegnate delle porte, dei portali tra i due mondi che l’anima avrebbe attraversato senza più tornare indietro, per la fortuna di coloro che aveva il cuore debole. La prima era un po’ più grezza. Se si pensa a quando un faraone era rinchiuso in un sarcofago magari voleva esser certo che non lo buttassero nel primo fosso in un atteggiamento di rivolta.
Non era certa di aver indovinato la risposta ma non erano in un programma televisivo con quiz a premi, quindi prese la cosa più sul “se sbaglio massimo mi spiega”.
Mancava l’ultimo quesito, lei di domande non ne aveva più, era soddisfatta se così si può dire, la sua ricerca si era rivelata più approfondita e interessante del previsto. Non aveva intenzione di disturbare oltre un uomo che era stato così cordiale e disponibile, non era una gentil donzella perfettamente educata ma su cose basilari come il rispetto per il prossimo ci arrivava bene o male.


Per evitarne fughe o tradimenti? Una volta morti non si ha la possibilità di controllare le guardie, credo.

Una risposta semplice, per una volta. Se avevano già parlato della durata, ad altro non riusciva proprio ad arrivarci. Stava facendo le cose più grandi di quel che erano? Non poteva saperlo ma era meglio prendere come serissimo un argomento magari semplice e banale che cadere nello sbaglio di fare l’opposto, meglio andare sul sicuro con gli sconosciuti.
 
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view post Posted on 15/2/2015, 01:45
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Per molti versi voleva essere un pomeriggio piacevole, ed in fondo per altri versi lo era anche. Certo, non come avrebbe preventivato sarebbe andato, ma anche quello faceva parte del gioco. La giovane Grifondoro sembrava risoluta nello stargli dietro, lo si intuiva dallo sguardo che ce l'avrebbe fatta, o che quanto meno avrebbe tentato, e non era impossibile riuscirci in tutta onestà. L'argomento non era certo semplice, non era banale, andava oltre le conoscenze di buona parte dei suoi colleghi degli Anni più avanzati, ma l'aveva scelto, o forse era stata scelta? Una serie di coincidenze sempre più casuali lo stavano sempre più tentando, nemmeno avesse deciso di ritirarsi per i fatidici quaranta giorni nella landa desertica, nemmeno metaforicamente era intenzionato a farlo, e non l'avrebbe fatto, eppure, con una certa insistenza la Tuke stava tornando a bussare alla sua porta? Lasciarla semplicemente fuori, facendo orecchie da mercante? Disinteressarsi a tutta la questione? In fondo era vecchio a sufficienza, da poter accampare qualche scusa di comodo, qualche non ricordo ben piazzato, qualche vaghezza e qualche giro di parole, di cui era indiscutibile Maestro, e l'avrebbe scampata ancora per qualche tempo. Certo, rimandare l'inevitabile. Prendere bastone, e mantello, e risalire qualche rampa, sino al solito Ufficio? Non se doveva aspettare, quello no, però, in fondo, un The meno imprevisto del precedente, non l'avrebbe mandato a quel Paese, le avrebbe esposto la situazione, ed un caro saluto. In fondo, se il Castello aveva deciso sponte sua di divenire improvvisamente il porto di mare che non era mai stato, era anche legittimo aspettarsi che qualcosa potesse sfuggire al controllo, e di conseguenza che qualcosa andasse fatto, e che qualcuno si ponesse qualche domanda di troppo. Non era un suo problema, in fondo. Non lo sarebbe diventato. Non sarebbe ricominciata quell'annosa questione, era in pensione, deciso e risoluto a rimanerci. Aveva fatto a sufficienza. Poggiò divertito la tazzina sul piano ligneo, lucidato, divertito, osservando la Giovane, intrecciando le lunghe dita affusolate. L'avrebbe lasciata concludere, due domande erano state poste, presumibilmente avrebbe tentato di rispondere ad entrambe. Avrebbe atteso entrambe, non avevano fretta, del resto. Erano abbastanza precise, forse non alla sua portata? Che non avesse l'estro che si convenisse ad un'undicenne? Che non fosse all'interno della campana, ma finita per tiro mancino della Tuke nelle code, della distribuzione? Era possibile? Non lo era? Uno scherzo?
Sorrise, forse non era proprio così, ma era comunque un buon tentativo. Come avrebbe potuto redarguirla per aver fallito un salto nel vuoto? Certo, tutto era possibile, ed avrebbe anche potuto, ma con ogni probabilità non era lo scopo del tutto, miravano ad altro. Il che sembrava anche volerlo prendere a gomitate con una certa risolutezza, suggerendogli qualcosa che sembrava non volesse cogliere. Il The gli aveva dato al cervello? I riflessi non erano più quelli di una volta, in fondo, l'esercizio non era nemmeno dei migliori, certo, v'era sempre la possibilità che un volume sfuggisse alla presa, ma più di quel tanto la varianza non aveva deciso di andargli incontro, nessuno compiva miracoli con il poco a disposizione. Era un dato di fatto! La giovane quanto ci era andata vicino? Vi era andata? Le aveva semplicemente scambiate? Distrazione, caso, pura fortuità? V'era una qualche verità da svelare, o era tutto un semplice truisma? Spaccare il capello in dodici, per il gusto di farlo, o perchè c'era un motivo alla base? Qual era la cagione alla base di tutto?


In parte, immagino ci abbia preso. Vede, la corruzione è un problema antico come il Mondo, e corrompere delle Guardie di una Valle in mezzo al deserto, le lascio immaginare quanto potesse essere difficile, se i tesori in palio, sotto i loro piedi, potevano tranquillamente essere leggendari. Oltre al fatto, non scontato, che morto un Faraone, e fattone un altro, non è detto che questi non ordinasse di andare ad ispezionare qualche tomba, particolarmente nota per opulenza, o magnifici artefatti. Le dinastie si succedono, i tesori cambiano di mano, è sempre stato. Un Demone molto difficilmente può essere corrotto, solo distrutto, seguirà gli ordini fintanto che non avrà la presunzione che chi glieli abbia dati sia morto, o li abbia ritirati, e calcolare il passare del tempo in una tomba non è la più semplice delle attività, come immagino intuirà anche lei. Tra le altre funzioni, di cui abbiamo discusso a lezione, i Geroglifici rendevano la tomba un eccellente campo di contenimento, all'interno del quale il Demone era libero di agire sui ladri, all'esterno della quale non poteva spingersi. Mi segue? Evidentemente sto cercando di semplificarle un argomento anche piuttosto complesso, ma di per sè l'idea alla base è relativamente semplice, e mira a risolvere una serie di problemi pratici, in prima istanza.

Il che lo portava direttamente ad un'altra questione di stretta attualità.
In fondo, tanto valeva passarvi, non era affatto scontato che fossero in chiaro su quel punto.
E considerando tutto, l'attualità, era meglio evadere anche quel punto d'agenda, per sicurezza.


In realtà, mademoiselle Versus, ci sarebbe anche un'altra questione, di cui mi sembra giusto renderla attenta. Di per sè, come avrà imparato in questi pochi giorni qui con noi, ad Hogwarts, Magia può essere molte cose, ma essenzialmente è uno strumento per fare alcune cose, avaloriale, neutro nel giudizio, nel suo stato di natura. Semplicemente è una forza, una sostanza, quindi di per sè la Magia Oscura non esiste, possono essere molto oscuri i fini cui si presta Magia. Ciò nonostante, alcune particolari branche hanno smesso di godere del favore dei più, divenendo spesso appannaggio di pochi, da lì ad essere bollate come Arti Oscure il passo è breve, e temo che la Demonologia rientri in pieno tra le Arti Oscure, comunemente definite, che non godono nemmeno del favore accademico del Castello. Quindi, per quanto io non vi trovi nulla di male nelle sue domande, altri potrebbero fraintendere, ecco, e considerando la stretta attualità, le consiglio una certa prudenza. Capisce cosa voglio dirle?

Tanto valeva essere franchi.
Al resto avrebbe pensato lei.
In fondo, non era stupida.
Si sfilò infine gli occhiali, al culmine di quello che parve uno sforzo notevole. Stretti nella destra, in controluce, la lente sinistra rivelò un sopracciglio bianco, che aveva tanto disturbato la messa a fuoco, l'operazione non troppo inusuale sembrava essere stata sufficiente a scomodarlo, e convincerlo a lidi migliori, meno indiscreti. Certo, non si poteva affermare vedesse molto, ma fintanto che tutto era fermo, ed il silenzio imperante, non era nemmeno necessario sapere dove fosse la Giovane, in fondo, di fronte a lui, e piuttosto remota l'ipotesi che prendesse, e se ne andasse d'improvviso. Una pulita? Non era un'idea così insensata, in fondo.

 
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versus zero
view post Posted on 16/2/2015, 18:44




Aver ragione, anche solo in parte, era molto più di quel che si aspettava. Alla fine non si reputava questo gran genio, non per modestia quanto più per i dati di fatto che le avevano fatto sempre credere di essere una normalissima ragazzina senza un lume particolare.
Nella scuola babbana non aveva mai rischiato di essere tra i migliori, anzi. Era sempre tra quelli che si salvavano con una sufficienza abbastanza regalata. Non era stupida, solo che non si applicava in cose che non le interessavano.
Invano sua madre le ripeteva di metterci un minimo d’impegno, la materia grigia l’aveva, anche una bella memoria, ma proprio non le andava giù di far quello che non le piaceva. Apprendeva solo quello spiegato in classe, a causa del suo orecchio che, comunque, non poteva totalmente isolarsi, le letture e le ricerche erano sempre state dedicate al mondo della musica, l’unico elemento babbano ad aver fatto breccia nella sua svogliatezza.
Si può quindi dire che non avesse perso nulla col cambio di scuola, anzi, ci aveva solo guadagnato in interesse e impegno.
Prima dell’arrivo di quella lettera, l’unico elemento per cui si sentiva diversa o speciale erano stati quegli avvenimenti dati, secondo le spiegazioni di sua madre, dal suo essere una maga.
Cosa cui non aveva dato molto peso, stranamente, forse perché non si reputava una maestra in tali arti o forse perché la madre non le aveva mai illustrato o mostrato quella parte di mondo magico di cui sarebbe stata parte.
Solo ricordi, vaghi, poco emozionanti e, spesso, poco credibili. In quei giorni stava finalmente capendo le parole della strega e il mondo stava diventando più interessante, così come lo studio di certe discipline.
Ad ogni modo, quel che non era ancora cambiato era il suo lato infantile, un qualcosa che le impediva di pensare a certe cose o di ragionare in modo maturo o malizioso. Erano ancora cose lontane da lei, eppure, aveva pensato al doppio significato delle domande da porgere al professore, cosa dovuta al fatto che mai si era permessa di far qualcosa di simile.
Anche gli ultimi quesiti trovarono risposta, così come il suo timore iniziale trovò fondatezza nell’ultima frase del professore. Aveva intuito giusto. Era stata fortunata o, inconsciamente, molto furba ad aver chiesto quelle cose proprio a lui e non, magari, a qualche mago che maliziosamente l’avrebbe inquadrata come una giovane già in procinto di incamminarsi sulla via oscura.
Niente di più lontano dalla realtà, i suoi fini erano tutti dovuti a una grande curiosità in merito e non era ancora abbastanza adulta da capire come la magia usata per i peggiori scopi potesse diventare dannosa.
Annuì. Sì, avrebbe dovuto stare più attenta a quel che chiedeva e a chi, quella volta le era andata bene, ma non sempre tutto andava così liscio nella vita. Fece caro quel consiglio, aggiungendolo al suo bagaglio mentale ancora molto libero e ricettivo.
Doveva dirlo o no che si era rivolto a lui proprio intuendo qualcosa di simile? Meglio di no, avrebbe mostrato troppo di se stessa. Una cosa contro il suo carattere. Sorrise lievemente, non un sorriso beota ma quasi complice.


Sì, immagino di aver compreso tutto, la ringrazio.

Alla fine era lì solo per quello: una ricerca atta a fare un bel compito.
Ne era davvero sicura? Perché si sentiva come insoddisfatta?
Non era l’aver perso un po’ di fantasie nel scoprire la realtà, anzi il problema era proprio l’aver saggiato per la prima volta qualcosa di extra a delle mere lezioni.
La verità, quella l’aveva colpita, il scoprire cosa ci stava dietro, come funzionava davvero il mondo (non tutto ovviamente, solo quello inerente a quel discorso fatto) senza più storielle per bambini infanti o idiozie da televisione e film vari.
Un nuovo desiderio si fece largo in lei, voleva saper dell’altro, conoscere persone cui chiedere senza paura di etichette varie. Non amava esser bollata con qualcosa di sbagliato. Come quel marchio che le affibbiavano i suoi coetanei cofis “strana” solo per gli abiti che indossava. “L’abito non fa il monaco... a meno che sia diverso da quello degli altri”. Ecco, sì, le frasi di suo padre le trovava più utili rispetto a quelle dell’elemento materno della famiglia.
Il professore sembrava un elemento quasi affidabile in caso di necessità o... di un buon tè.
Ed ecco che le venne in mente una cosa letta un paio di giorni prima, in bacheca, qualcosa che le aveva messo solo una vaga curiosità ma cui non aveva più fatto mente locale. Stava per finire nel dimenticatoio ma quel desiderio di conoscenza l’aveva arpionato e portato a galla. Gli Ateniesi, cercavano le verità nella storia, o aveva capito male?
Un sorso di tè quasi per prendere coraggio, la tazza era ormai svuotata.


Professore, vorrei far richiesta per entrare nella Scuola di Atene, lì potrò far certe domande sulla storia senza che mi si guardi di traverso. O sbaglio?

Via, lanciata, la domanda ora attraversava l’aria dritta come una freccia verso il suo interlocutore. Nessun preavviso, nessuna connessione, l’aveva enunciata con calma ma decisione. Era stato abbastanza impulsivo da parte sua ma la curiosità la spingeva a far cose simili a volte.
 
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