Tè maledizioni e piramidi

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view post Posted on 17/2/2015, 16:55
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Quanto suonava come un congedo?
Lo era? Voleva esserlo? O non lo era? Avrebbe proseguito, imperterrita, con un'altra domanda? Aveva colto il monito, che per quanto non volesse esserlo, anch'esso, lo era? Essere e non essere si annidavano, ammantavano, celavano, prima di tornare a fare capolino, sotto una nuova foggia, quasi urlando allo scandalo, tra luci ed ombre, con l'abilità di Caravaggio. Erano lì, perchè avevano deciso di esserci, autonomamente da molto e molti, ma per quanto lo sarebbero stati? Il The li stava abbandonando, il tempo fuggiva via, tiranno malevolo, come piombo i granelli di sabbia cadevano, inesorabili, le ultime dita di infuso erano lì a tentarlo, in agguato, nel candore della ceramica macchiata di sedimenti di foglie e polveri, regno e delizia dei veggenti. La Giovane avrebbe infine gettato la spugna? Passato il testimone? Che ora poteva essersi fatta? L'ora di cena? Di già? No? C'era dell'altro? C'era dell'altro, era nell'aria, non se ne sarebbe andata così facilmente, una questione di naso, nulla che potesse confermarlo o smentirlo, nessuna verifica empirica, nulla di nulla che potesse essere portato innanzi ad un giudice, ma era certo di non sbagliarsi.
E come pietre giunsero le parole della Grifondoro.
Ed il silenzio.
Cos'era?
Un arrivederci?
Si era davvero sbagliato?
Il vento stava cambiando?
Era mutato l'indirizzo, sotto al suo naso, senza che neanche lo sospettasse, quanto era davvero invecchiato? Era davvero tempo della pensione. Nulla di male, certo, poteva anche succedere in fondo. Ma non era da lui, sbagliarsi così grossolanamente. Non era possibile. Combattuto con il complimentarsi con la Giovane per aver colto l'implicito insegnamento, ed una buona notte, o fare ammenda con l'altro sè stesso. Qualche anno prima non avrebbe mai sbagliato. Non era possibile. Era il migliore. Lo era stato. Non era più il burattinaio di un tempo? O lo era ancora?
Ma l'assoluzione giunse inaspettata, su ali angeliche, d'innocente rivelazione.
Non se ne stava andando.
E di converso, non era poi così vecchio?
O lo era comunque?
Lo era, o non lo era?
Era il momento di scoprirlo?
Atene, giungeva davvero così inaspettata?
O era stata nell'aria sin dall'inizio?
Bruciare qualche ciocco d'olivo di tanto in tanto lo metteva di buon umore, per quanto fosse decisamente uno spreco, anche gli olivi giungevano inspiegabilmente al canto del cigno, e l'aroma che diffondevano bruciando era più unico, che raro. Un'ottima ragione per farli mettere da parte. Nulla per caso. Atene?


Ah, sì, Atene!
Avverte questa piacevole fragranza nell'aria? Ho fatto aggiungere al fuoco, poco prima che giungesse, un ciocco di olivo, che bruciando libera questo classicheggiante e mediterraneo profumo. Ha mai raccolto olive in un oliveto? Un'esperienza sensoriale unica, da provare, certo, nella giornata giusta, se non vuole che sia la sua ultima azione, ma son quisquilie, così come la necessità di avere un minimo d'immaginazione, ma è già un buon inizio. Mi ricorda sempre Atene, il che mi spinge anche a domandarmi, e domandarle cosa sappia di questa nostra scuola. Non le negherò essere un'esperienza impegnativa, oltre che certo, poco ortodossa.


Annuì, tra il divertito, ed il compiaciuto.
Anche lì avevano ritrovato l'equilibrio.
Se Magia era equilibrio, com'era possibile sfuggire?
Tornò infine al The, quelle ultime dita, di infuso ormai freddo.
Come se il piacere potesse essere scacciato da un dettaglio così infimo.

 
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versus zero
view post Posted on 17/2/2015, 19:21




La domanda era già giunta al destinatario. Sbagliava o ne sembrava quasi soddisfatto?
Difficile, se non impossibile, era per lei immaginare cosa passasse per la mente di un adulto, figuriamoci di un mago esperto a lei praticamente sconosciuto.
Poteva comunque percepire che non era sgradita quella richiesta sebbene, sulle prime, non capisse a cosa l’uomo stesse facendo riferimento.
Olive, il profumo dell’ olivo tra le braci e la Grecia, non sapeva dire cosa conoscesse di meno.
Versus non ci aveva fatto caso e ora che il suo olfatto si era abituato all’odore di quella stanza, faticò a percepire un aroma particolare. Ci provò, inspirando un paio di volte l’aria in modo abbastanza impercettibile se non fosse stato per il naturale allargarsi delle narici.
Era vero, c’era qualcosa di diverso dal solito odore di mura antiche lì dentro, qualcosa di pungente e gradevole, quasi rilassante.
Non ne sapeva molto di aromaterapia ma suo padre faceva qualcosa del genere, a volte. Le saltò in mente una delle sue solite spiegazioni:
“Vedi Ver, allora tu prendi questo tabacco speciale, lo metti qui nel braciere. Poi inali e...”
Qui di solito appariva sua madre, furente, lanciando l’ennesimo bong fuori dalla finestra. La giovane si era sempre chiesta a che servisse veramente e non poche volte era quasi riuscita a scoprirlo, se non fosse stato per il terrore reverenziale che l’uomo provava per la moglie che gli impediva di spiegare certe cose non gradite alla donna.
Le olive le conosceva, anche qualcosa sulla Grecia, ma non era abbastanza da cimentarsi in un dialogo su quelle terre, non ne sarebbe uscita molto trionfante e non voleva ammorbare l’insegnante con la richiesta di un’altra spiegazione. Quelle piccole robe di diversi toni di verde non erano malaccio ma della Grecia preferiva una versione di kebab, una pietanza amata dai babbani, servita in un paesino poco lontano dal suo, in uno dei locali oppositi che si stavano diffondendo a macchia d’olio un po’ ovunque. Economici, abbondanti nelle porzioni, forse un po’ pesantucci per lo stomaco di una bambina, ma niente male. Ogni tanto vi si recava col padre ma, bando ai pensieri nostalgici.
Le era stata posta una domanda. Che ne sapeva, lei, di quella scuola nella scuola? Poco e niente a dire il vero.
Un avviso in bacheca, accanto a quello dei voti, letto di sfuggita ma che le era rimasto impresso. Stop.


E’ molto gradevole, non lo avevo mai sentito prima. Purtroppo non ho mai avuto la possibilità di far cose simili. Comunque, da quel che ho capito, è un gruppo culturale che ricerca il lato vero della storia, immagino che facciate ricerche o discussioni in merito. Per questo m’interessa, mi piace fare ricerche su quello che scopro o so.

Una piccola rivelazione, alla fine doveva pur farne per far capire alla persona con cui stava parlando che non era la solita bambina che agiva con motivazioni come: “C’è qualcosa di bello? Anch’io, anch’io!”
Ne era davvero interessata e il fatto che usassero metodi pochi ortodossi era palesemente una cosa non di suo interesse. Così aveva risposto con sicurezza, senza sembrar colpita dal sapere quel particolare. Anche la parte sull’impegno non la fece tornare sui propri passi, ne aveva in abbondanza visto che si cimentava solo in quello che stuzzicava la sua curiosità.
 
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view post Posted on 20/2/2015, 13:38
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Ah! La Grecia!
Due brevi soggiorni, nulla di più, in totale, quanto? Qualche mese, meno di un anno, il tempo delle Chimere, e di un negoziato, insomma, ben lungi dal poterne afferrare la vera essenza, ma sufficiente ad assaporarla, beandosene. Certo, un bel problema, la Grecia era ben lungi dal vantare un clima temperato, ma abilmente aveva evitato, più per caso che per volontà, l'estate, probabilmente, se era vero quanto andavano riportando, non sarebbe sopravvissuto. Ma Atene, nonostante la sua sozzeria, il Pireo, e gli altri ormai isolati villaggi, con la loro sparuta colonna, il loro capitello, mezzo sepolto, mezzo dimentico, vestigia di quanto era stato un tempo avevano ancora un certo fascino, che nulla poteva, con la Grecia Classica, che conosceva di gran lunga meglio, quante volte si era perduto a Corinto, o Atene? Difficile dire quanto vi si fosse trattenuto, il Tempo era qualcosa di così fraintendibile e labile, ma senza dubbio alcuno i mesi, se non gli anni. Tutte le strade sembravano portare lì, Atene, avvolta in quello strato poliedrico di significati, che tanto unica la rendeva. Atene era la Grecia, il Sapere, il Mondo Antico, una precisa coordinata geografica, ma anche la Scuola, un precipitato di sensi ed essenza che in quell'unica parola si condensava, addensandosi, quasi per scherzo, per gioco: Athens, by Raphael. Raphael come l'Arcangelo, quasi a volerne rimarcare ulteriormente il legame già solido con il divino, che l'Arte sembrava dovesse sublimare, portata all'ennesima potenza. Eppure, aveva trovato un'Ateniese? La commovente ingenua innocenza di una giovane Grifondoro di una decina scarsa di anni, innanzi all'inaudita potenza misterica incompresa, ed ineffabile anche per i più grandi, degli ultimi Anni, che chiamati alla prova dei fatti, in realtà, non erano più o meno degni, esperti, o edotti di tutti gli altri. Il che per certi era qualcosa di straordinario, e sconvolgente, com'era possibile? Anni di istruzione magica, gettati al vento? Che non fosse la soluzione? Che fosse tutto inutile? Una perdita di tempo? Meglio dedicarsi alla vite, ed alle patate? O la soluzione era un'altra, più pacata e misurata nella sua devastante rivelante portata: esploravano dimensioni diverse di Magia? Facevano discussioni, o ricerche? Per certi versi sì, ma era altrettanto sicuro che altri avrebbero detto no. Le premesse erano sempre giuste, del resto era lui stesso a metterle nell'aria, diffondendole ad arte, ai quattro angoli, le conclusioni non erano altrettanto, uno sgarbo a Lui, a quell'Ipse che tanto aveva rappresentato per tanti, per tanto tempo? Era davvero possibile che il sillogismo fallisse così miseramente, confrontato alla sua prima nuova prova? O c'era anche lì un'altra verità, celata?
Le doveva una risposta?


Ah! La riprova dei limiti dell'arte sillogistica, e della logica? In realtà, per certi versi ha ragione, ma credo di essere tra quei pochi a poterglielo confermare, giocando molto di semantica, secondo altri avrebbe torto, e sarebbe del tutto fuori strada. Apparentemente un dilemma inconciliabile, non trova? Come ho più volte avuto modo di confermare a diversi suoi colleghi, gli Ateniesi vivono il Passato, e quindi la Storia, in prima persona, quindi teoricamente conducono delle ricerche, anche molto approfondite, in un secondo tempo discutono di questi risultati, in compagnia. Ma temo che il tutto resti piuttosto distante dalla scampagnata per oliveti, di cui le narravo. Deve sentirsela, i rischi non mancano.

Sorrise, divertito, con ogni probabilità qualche altro avrebbe anche aggiunto molto a quella stringata descrizione, magari anche cambiandola drasticamente. Perché no, in fondo? Gli Ateniesi, sopravvissuti per miracolo, ad una serie di tiri mancini e gobbi della Tuke, affogavano poi i dispiaceri in un banchetto, tirandosi neri, fuori dalla cerchia delle mura, lieti di essersela cavata ancora una volta. In fondo, non era scontato. Lo era? Poteva esserlo? Lo sarebbe stato? Che margine c'era?
Qual era la verità?

 
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versus zero
view post Posted on 20/2/2015, 16:18




Il tè era terminato, sul fondo della tazzina s’intravedeva qualche rimasuglio, segno che era stato utilizzato un metodo tradizionale, che risparmiava quelle pregiate foglie da una fine orrenda o da trattamenti ignobili.
Forse una divinatrice ci avrebbe fatto caso, trattenendo quella preziosità per leggerne chissà cosa di Versus.
Lei, invece, si limitò a portare il piattino e la compagna sulla scrivania del docente, adagiandoceli con garbo.
Il suo futuro le era tanto ignoto che non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto dopo esser uscita da quella stanza. Non le interessava e, a dirla tutta, non aveva ancora pensato seriamente al suo cammino. Viveva la giornata, appassionandosi a qualcosa e fregandosene di altro.
In quel momento le sue attenzioni erano per le parole del professore, che tentava di capire mentre si tratteneva dal corrucciare troppo la fronte.

*Silloche… semantica… cavoli è più difficile che giocare a calcetto con quelle matte fissate con l’entrare nella Cardiff Met.*

Questo andava pensando, tra mille altre cose, mentre prendeva il discorso nella sua interezza per carpirne i vuoti.
Sarebbe stata degna di partecipare a una riunione di menti simili a quelle dell’uomo che aveva di fronte?
Erano tutti così brillanti (questo pensava di Peverell, dato che parlava in un modo per lei molto maturo e complicato)?
Non era un problema in quel caso, se erano migliori, poteva imparare qualcosa.
Era solo al primo anno, la scuola pullulava di gente mille volte più sapiente di lei in tutti i campi. Non per questo si sarebbe tirata indietro, anzi. Era un motivo per migliorarsi, curiosare tra club extrascolastici e strane compagnie in cerca di qualcuno non propriamente utile ma perlomeno mentalmente interessante.
Aveva torto o ragione? Che cosa facevano davvero gli Ateniesi?
Le sembrava una cosa losca da quel che poteva percepire dalle parole che le erano rivolte.
Quali rischi portava la cultura, sempre se davvero questa era l’unico fine di quella scuola.
Forse stava vagando un po’ troppo con la fantasia, di nuovo, com’era successo col giovane faraone e i demoni e mille altre cose.
Non era un problema rischiare la salute, alla fine anche l’attraversare il castello con quelle scale che si muovevano a random, era un’impresa pericolosa. Non per questo però se ne rimaneva chiusa in Sala Comune. Il mettersi in gioco le stuzzicava la curiosità, l’impegno. Non avrebbe mai esposto il suo vero io, piuttosto un braccio, ma non le dispiaceva l’idea di rapportarsi a gente diversa dal solito.
Metodi poco ortodossi, vivere la storia in prima persona. Che combinavano lì dentro? L’ultimo dubbio che le ronzava in testa, la stava facendo non poco intestardire a voler partecipare, per scoprire la verità vivendola e non continuando a chiedere in merito.


Confermo di voler far parte degli Ateniesi, i rischi li correrei anche rimanendomene a letto. No?
Posso sapere, in modo almeno vago, come vivete la storia?


Un chiaro riferimento a quei metodi poco ortodossi citati prima. Aveva così palesato la sua curiosità e il suo infischiarsene se rischiava la sua interezza morale, cosa di cui nemmeno ne era conscia dato che si limitava a far quel che gli pareva senza troppi ripensamenti, come una bambina che prende le caramelle da un vassoio senza troppi dubbi amletici.
Rubare? Non rubare? E se qualcuno ci rimane male? Questo è il problema.
Non per lei, al massimo la restituiva, era solo una caramella. Così raggiornava all'incirca. Doveva ancora percorrerne di strada prima di capire che non tutto era così semplice.
 
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view post Posted on 22/2/2015, 00:55
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Non si sarebbe lasciata convincere, ma anche quello faceva parte del gioco. Lo sapevano entrambi. Ma era doveroso offrirle la possibilità di tirarsi indietro. Perché no? Il dado era già stato tratto? Tutto era già stato scritto? Era ostinata, non avrebbe ceduto. Non avrebbe dovuto. Aveva trovato l'ardore di Grifondoro? Era lei? Il che li ricordava l'altra Serpeverde, si conoscevano per caso? La stessa sfacciataggine. Come si chiamava? Quanto era già passato? Quasi un mese? Forse meno, ma almeno indubbiamente un paio di settimane. Avrebbe cambiato idea? Sarebbe riuscito a fargliela cambiare? Voleva davvero farlo?
Era pretendere troppo da qualcuno che era appena arrivato, che non conosceva praticamente niente, e nessuno? O forse, in fondo, proprio perché non conosceva nulla, era anche quella meglio disposta ad accettare quanto avrebbero scoperto? Sette anni di istruzione magica erano un vantaggio, o uno svantaggio? Una zavorra, o un trampolino? Come si poteva non tenerne conto? Il candidato perfetto? Era davvero così? Aveva fatto anche di peggio. Non mancava molto, qualche giorno. Accettare?
Era vero? Correva rischi egualmente a letto? Si succedevano le invasioni, come le stagioni, ma erano due anni che la situazione si era assestata. I miracoli del buon The? Ancora qualche anno, era inevitabile, e sarebbe tornato a succedere qualcosa. Era una pia illusione pensare che un Vecchio potesse fare la differenza. Nessuno faceva miracoli, soprattutto in pensione. Aveva preso una decisione? Lo era davvero? Era curiosa al punto giusto, il resto sarebbe venuto da sé, e c'era chi si sarebbe anche potuto occupare di eventuali problemi. Minerva gliela avrebbe fatta pagare? No, probabilmente no.
Un accenno, voleva un assaggio? L'avrebbe avuto? Perché no?


Ma viaggiando nel tempo, mademoiselle Versus, ovviamente, come altrimenti? Le viene in mente un altro modo altrettanto efficace di conoscere la Storia, se non vivendola? Temo che andrà ad esporsi a notevoli rischi che il suo baldacchino, ed il suo dormitorio ancora non celino, ma se vuole provare, penso sia lecito. Un patto onesto direi, tra qualche giorno si terrà il I Incontro, se vuole può partecipare, e con comodo rifletterà sul se proseguire o meno, certo, sempre non succeda nulla prima. Il Tempo può essere terribilmente insidioso, non va preso sottogamba, non sarebbe né saggio, né utile. Abbiamo un patto?

Inaspettato, quanto ilare.
Un patto, onesto, del resto, aveva voluto tutto lei.
Aveva lui delle effettive, ed oggettive responsabilità?
Probabilmente qualcuna avrebbe anche potuto rintracciarla.
Ma era sicuramente piccola. Pressoché inesistente.
La Giovane voleva qualcosa, l'avrebbe ottenuto?
Lo stava ottenendo.

 
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versus zero
view post Posted on 23/2/2015, 21:16




Che l’esempio del letto fosse fuori luogo o insensato? Probabile, ma il cader dal baldacchino o il sbucciarsi le ginocchia giocando al parco erano tra gli unici pericoli reali che conosceva.
Ormai aveva parlato e le parole non potevano essere riportate indietro, purtroppo. Ad ogni modo, da come rispose il professore, capì che, per sua fortuna, non aveva esagerato con il suo insistere, quindi non c’era da assillarsi troppo per i suoi metodi.
La testardaggine era una cosa che proprio non riusciva a controllare. Ormai si era fissata col voler conoscere quel gruppo, quella scuola, qualunque cosa fosse. Era un po’ confusa ma, grazie a quelle idee vaghe, la sua curiosità era aumentata di molto rispetto a quando aveva letto il piccolo messaggio in bacheca.
Stava quasi per dimenticarsene e sarebbe stata una terribile perdita dato quello che stava intuendo vagamente.
Viaggiare nel tempo? Intendeva proprio quello o, forse, era un modo di indicare uno studio approfondito?
Avrebbe fatto una figura orribile chiedendoglielo? Era meglio attendere quell’incontro che stava nominando.
Sembrava che la richiesta fosse andata a buon fine, mancava il patto e avrebbe solo dovuto attendere qualche giorno.
A che serviva poi. Forse non era la sua immaginazione ma c’era davvero qualcosa di losco sotto.
La cosa le sapeva di... patto col demonio, quella roba che l’aveva tanto impressionata in qualche film horror babbano. Tutto quel nominare metodi strani e rischi poi... erano in una scuola, non doveva temere i docenti (o sì?) ma sapeva bene che era un posto un po’ particolare, da cui era uscita gente di ogni tipo, in cui accedeva ancora di tutto.
Una strana inquietudine si era impadronita di lei, all’improvviso.
Che stava per fare, perché si era intestardita così su una cosa che nemmeno conosceva davvero?
Cominciava a pensare di essersi comportata proprio come quelle bambine che disprezzava, che stressavano i genitori per qualcosa che nemmeno sapevano che forma avesse.
Un giocattolo a caso, un vestito qualsiasi. “Come i grandi, come i grandi!” Era così anche lei?
No, aveva una scusante, le era stata data l’opportunità di sapere le cose meglio di molti adulti, di interrompere quei suoi vaneggiamenti su fatti storici, in quel mix infantile di fantasie e fatti spiegati male da professori incompetenti.
Erano decisioni ben più serie che ridicoli capricci i suoi, almeno così pensava in quel momento.
Si alzò in piedi, quasi come quando si presentava di fronte ad una nuova classe. Le sue mani, fino a quel momento tenute ben serrate, si rilassarono, passando entrambe sui lati dei pantaloni. Stava nascondendo le tracce della sua inquietudine? Probabile. La destra si alzò andando verso il professore.


Io parteciperò conscia dei rischi. E’ un patto.

Stava usando un tono un po’ rigido, forse per sembrare più seria e sicura di quel che era, se non più matura. Aveva l’opportunità di capire davvero se era capace di far qualcosa di particolare, o doveva limitarsi a studiare sui libri scolastici come tanti altri.
Stava diventando una sfida personale e la cosa si notava dal fatto che non aveva fatto cenno al suo cambiare idea in base al futuro primo incontro.
La mano rimaneva comunque ben distesa e ferma verso il docente, così come il suo sguardo.

*Quando dai la mano a qualcuno, stringi forte e non abbassare gli occhi. Se no ti prendono per sfigata, ok?Ok, pà.*

Pensò ripassando a memoria quella stretta sicura.
 
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view post Posted on 26/2/2015, 01:25
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Avevano un Bond?
Peculiare, ma non troppo stupefacente, come nel corso del tempo il termine si fosse evoluto, fosse stato piegato, travisato. Deal e Bond erano andati assumendo sempre più connotazioni similari, quasi sinonimi? Per quanto non lo fossero. Erano state esaminate le clausole, forse non troppe, non troppo schiave del more, non troppo figlie di quel rigorismo nordico illuminista, ma pur sempre precise e ferree nei loro limiti, e nei loro campi d'applicazione. E per molti versi era anche un patto magico vincolante, forse stretto con una certa fanciullesca ingenua innocenza, dal canto suo non che avesse fatto molto. Eppure, il precipitare degli eventi sembrava voler ad ogni costo sancire il termine delle trattative, una fretta dannata, come nel timore che quella serie di fortunate coincidenze che avessero permesso il crearsi di quella solinga inaspettata finestra sulla Storia, potessero inaspettatamente chiudersi, serrarsi, e restare fregati, al di fuori. Sussisteva quel rischio? Presto o tardi sarebbe anche giunto il momento di dire no. Il tempo delle folle oceaniche era ormai passato, erano trascorsi gli anni, e non era più così giovane come avrebbe creduto in certi momenti.
Sorrise alla giovane, mentre improvvisamente, balzò in piedi.
La fine dei giochi?
La mano tesa, quasi fosse una sfida.
Come in fondo, lo era. Cos'altro, se non una sfida?
Certo, forse non quel genere di sfida, ma in fondo erano anche quelle buone maniere. Per quanto inaspettate, non ne mutava la più profonda essenza, non ne mutava il senso, la ragione, ed il fine. Evidentemente avevano maturato un accordo, ed avevano perfezionato il contratto, il loro Bond. C'era altro?
Si alzò a sua volta, issandosi sui braccioli, spingendo indietro il trono, lottando con il tappeto recalcitrante a lasciarlo andare. Ballava qualche spanna, e qualche decina di anni, ma un patto era pur sempre un patto. Aveva un che di universale. Un che di greco. Un che di latino. Tutto nasceva sempre lì. Distese il braccio, raggiungendo la mano già tesa, la presa calda e ferma, le dita lunghe ed affusolate, morbide, di qualcuno che in fondo più che scrivere non aveva mai fatto, che sapevano di inchiostro e pergamena. Che stretta sarebbe stata?
Inglese, nordica, o mediterranea?


Non stringa se non è convinta, può sempre rifletterci, e tornare anche semplicemente questa sera. Del resto, sarà un contratto magico vincolante quello in cui lei ha intenzione di imbarcarsi, son cose che succedono quando si entra in contatto con Artefatti magici incredibilmente potenti, ma in realtà non è nemmeno mia intenzione dissuaderla. Non è mai morto nessuno, e sarete sempre in ottime mani, Minerva si prende il compito di accompagnarvi in escursione, per mio conto.

Sembrava, ed era visibilmente divertito. Per cosa, non sembrava dato saperlo.
Del resto, non sembrava nemmeno troppo educato essere così sfacciatamente sardonicamente ironici, mentre si annunciava una mancata morte imminente ad una giovane Studentessa, pur Grifondoro che fosse. O v'era altro? In fondo, era vecchio, certo, ma non ancora completamente ammattito, o almeno c'era da augurarselo. Demostene, e Conone, cosa potessero azzeccarci in un tale frangente, era un mistero, eppure, era ormai qualche minuto che con una certa insistenza vi rimuginava con forza, quasi fosse impossibile mollare l'osso. Vi sarebbe riuscito?
Altrettanto balzanamente, gli apparve in mano un grosso orologio da taschino dorato, che studiò per qualche minuto con interesse, prima di tornare a farlo sparire. In fondo, si era anche fatta una certa ora. Era tempo di andare? Con un po' di fortuna sarebbero arrivati in anticipo.


Ironia della sorte, l'idea stessa di contratto è per molti versi classica, il che ci riporta nuovamente ad Atene, ed a Roma. Il che mi fa anche venire in mente un curiosissimo caso di un processo, ad Atene, curato da Demostene, il celebre oratore. Qualora non vi fosse altro, suggerirei di avviarci per la cena, ormai si è fatta una certa ora, e scendendo potrei narrarle questa Storia. Che ne dice? Ma prima, ho deciso di prestarle un libro, ormai è diventata una sorta di tradizione, e credo possa trovarlo interessante.

Fece scivolare sul piano della scrivania, avanti, la copia di un libro, di un formato non troppo ingombrante, rilegato in cuoio. Il frontespizio, non troppo sommessamente, ne recitava il titolo. Che fosse veramente tutto, o c'era altro? Una nuova sorpresa? Un nuovo imprevisto? Quanto era probabile? Sconsolato, il servizio da The, sembrava aver ormai colto il mutare della marea.



Ottieni: "I Segreti dei Progenitori: un Sapere Perduto?" di Ignotus Albus E. Peverell, che puoi aggiungere in Scheda.
Senza fretta, a te l'onere di concludere, penso...
 
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view post Posted on 6/3/2015, 12:04




Ed ecco che il professore stava per ricambiare quel modo quasi antico per assicurare agli altri la veridicità delle proprie parole. Non avrebbe cambiato idea quel giorno, al massimo si sarebbe intestardita maggiormente. Ormai era fin troppo curiosa di scoprire cosa le aspettava.
Un altro avviso e un’aggiunta. Stava per fare un patto vincolante, avrebbe avuto a che fare con… Artefatti magici? Non aveva idea di cosa fossero ma le suggerivano l’idea di qualcosa di utile e potente.
Una certa Minerva l’avrebbe condotta… dove? Erano sul serio viaggi nella storia, nel vero senso della parola?
Era una ragazzina, come non poteva esser attratta, seppur leggermente spaventata, da così tante incognite?
Non poteva per l’appunto, la sua parte curiosa era ormai caduta in trappola, allungò la mano verso quella che l’era stata offerta, stringendola in modo saldo (nei limiti di una bambina ovviamente).


Può dire a Minerva di considerarmi presente.


Una voce leggermente più decisa di prima e uno sguardo che non suggeriva altre emozioni se non una ferma decisione o una testardaggine quasi divertente.
Era fatta? Quel che sarebbe successo dopo quella stretta era tutto da vedere ma la momentanea paura provata poco prima stava già andando a scemare. Se era stata una stolta, troppo avventata o semplicemente mossa dall’inesperienza, lo avrebbe scoperto più avanti, durante il primo incontro.
Il suo interlocutore sembrava sereno, non seppe dire se fosse per il semplice divertimento nel vedere una del primo anno fare patti come una donna vissuta o fosse compiaciuto della sua fermezza.
Decise di scegliere la seconda opzione, forse per darsi un tono di maturità o per auto-elogio, aveva bisogno di sentirsi migliore di quel che era ultimamente. Complice di questo fatto era il suo scoprire che non era una schiappa in tutti i rapporti sociali o almeno non si sentiva pessima come le succedeva tra i babbani.
Non che ci avesse dato tanto peso, ma il non aver mai trovato nessuno che la elogiasse, se non i suoi genitori, le aveva fatto dubitare di se stessa in modo vago.
Il professore le offrì la possibilità di ascoltare una storia sull’Antica Grecia, un argomento che non conosceva in modo eccelso (come molti altri) e che per questo la incuriosì non poco. Anche il dubbio che quell’uomo potesse averci preso parte sul serio in uno di quei viaggi del passato s’insinuò in lei.
Il suo sguardo si fece curioso e più sveglio. Stava per rispondere in modo positivo quando il docente le prestò un libro.
Non le era mai successo che qualcuno di sconosciuto le desse qualcosa. Oltretutto, il regalo più “serio” che l’era mai stato dato era il suo basso elettrico appartenuto al padre. Quell’oggetto babbano (guadagnato dopo un anno di studi privati e richieste di un passaggio di proprietà insistenti che convinsero l’uomo a privarsene), giaceva al sicuro a chilometri di distanza. Il piacevole ricordo di quel momento le tornava spesso in mente, soprattutto quando sentiva maggiormente la mancanza della musica babbana e del totale e rilassante estraniamento provato durante le esercitazioni musicali.
Il libro le suggeriva l’idea che l’uomo l’avesse presa sul serio, una conferma alla sua credenza. Senza far troppi complimenti, sorrise, assumendo un’espressione tra il sorpresa e l’interessata, allungando le mani sul tomo in cuoio.
Sembrava uno di quei libri costosi, rilegati a mano come si faceva anni indietro. Che conteneva? Forse notizie su quel che avevano affrontato in quel pomeriggio che, ormai, stava giungendo al termine.
“I Segreti dei Progenitori: un Sapere Perduto? Di Ignotus Albus E. Peverell” le diceva il frontespizio che stava osservando.
Era stato lui a scriverlo? Era uno scrittore? C’era da aspettarselo da un uomo che condivideva l’ufficio con i libri ma non era sempre un suggerimento da seguire senza ulteriori indagini.


La ringrazio! Lo tratterò con cura, non si preoccupi. Comunque sì, mi farebbe piacere ascoltare il suo racconto.

Disse quasi raggiante portando con cura il tomo verso di sé. Lo avrebbe tenuto spesso con sé in quei giorni, curiosa com’era di conoscerne il contenuto. Mentre attendeva che il professore procedesse con lei verso l’uscita, si guardò più attentamente attorno, notando i dettagli degli arazzi, i tomi sparsi e il camino citato poco prima in cui ardeva il ramo di ulivo. Atene, Roma, viaggi nel tempo.

Professore, lei l’ha visto il processo? Con i suoi viaggi nella storia intendo.


Una domanda fatta quando l’avrebbe raggiunta, per scoprire se davvero i viaggi erano quelli che aveva inteso e anche per sapere com’erano le persone nei tempi antichi.


Ed eccomi prima del previsto. Ce l’ho fatta. Non c’è bisogno che Peverell risponda, Versus scoprirà il resto strada facendo, presumo. Grazie della role e... del libro ovviamente!
 
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22 replies since 3/2/2015, 11:10   226 views
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