Avvertimenti dal Futuro, Cluny, Atene IV Incontro

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view post Posted on 12/3/2015, 15:02
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Recinto degli Ippogrifi, Durmstrang

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Un appartamento a Londra, 9 Ottobre, sera.

"Mi dispiace, Coffee, ma tu proprio non puoi venire con me, stavolta".
Il grande gatto abissino che troneggiava sulla poltrona preferita della sua padrona espresse il suo disappunto con un sonoro e interrogativo "miao", accompagnato da un mezzo giro dell'orecchio destro, dopodiché saltò senza troppi complimenti sullo zaino di pelle marrone scuro davanti alla sua padrona, piantandole in faccia i suoi occhi ambrati. Perché no? sembrava chiederle.
Aquileia sospirò.
"Anche se a volte mi viene il dubbio, non credo di volerti perdere nei meandri del tempo, piccolo marrano ruffiano. Perciò, aria!" lo prese in braccio e lo spedì in modo affettuosamente autoritario di nuovo sulla poltrona. "..e lasciami fare le valigie!".
Il micio si stese di nuovo sulla sua postazione, un po' scocciato un po' rassegnato, mentre Aquileia volgeva di nuovo lo sguardo al suo zaino, facendo rapidamente mente locale su quanto disposto per il viaggio. Una mantellina di lana cotta, uno scamiciato pesante e un paio di pantaloni di tessuto abbastanza spesso riempivano il fondo della borsa, affiancati da una sottile risma di pergamene e una piccola penna di fwooper recuperata da uno dei cassetti del vecchio studio di suo papà. Là dentro vi aveva anche trovato una vecchia bussola, che ora riempiva la tasca davanti dello zaino. Era un esemplare grosso come un orologio da tasca, non magico, che più che altro lei si portava dietro come portafortuna durante i suoi viaggi, e a cui era molto affezionata. Un bel ricordo dei suoi primi anni da domatrice.
Le sue iridi chiaroscure si posarono sull'orologio a pendolo della stanza.
*Le 19:45*. Era ora di andare. Afferrò la sua lunga mantella nera di lana pesante e se la avvolse sulle spalle, chiudendo i due alamari sotto la gola. Indossò veloce il suo cinturone, chiudendo la grande fibbia di metallo scuro e sistemando la bisaccia che era cucita sul cuoio.
Coffee, in tutto questo, aveva definitivamente rinunciato a convincere la sua padrona a portarlo con sé, e la guardava dalla poltrona con sguardo sornione, ma tradendo la sua seccatura con rapidi scatti della punta della sua coda.
"Ciao, permalosone" lo salutò la ragazza dandogli un buffetto sulla testa, prima di avviarsi verso il centro della stanza e smaterializzarsi verso i cancelli di Hogwarts.

***

Hogwarts, ore 19:57.

Il cortile era vuoto, illuminato dalla morbida luce delle torce e delle lanterne che creavano fantastici giochi di luce sulle mura della Scuola, mentre le stelle dominavano incontrastate e fulgide il cielo. La ragazza si muoveva con disinvoltura tra quelle vecchie mura che anni prima avevano fatto parte della sua vita, e ad ogni passo riscopriva ricordi e dettagli che le sembravano dimenticati. Le faceva uno strano effetto tornare ad Hogwarts di sera, molto diverso da quando, poco tempo prima, aveva varcato il grande portone per dirigersi nello stesso ufficio dove ora quell'avventura avrebbe avuto inizio. Tanto era stata inaspettata quell'occasione, tanto ora era colma d'attesa e di curiosità quella serata. Non sarebbero stati troppi, i partecipanti, ma comunque in numero non trascurabile, Peverell non aveva mancato di metterla al corrente di tutti i dettagli che aveva ritenuto necessario svelarle. E d'altronde, un'avventura non sarebbe definibile come tale senza una bella dose di adrenalina, e questo lei lo sapeva bene. Sorrise.
Giunta nel grande atrio d'ingresso, si diresse senza esitazioni verso la scalinata che conduceva al primo piano. Come la volta precedente, si fermò in una accennata riverenza davanti alla dama cinquecentesca che la osservava con sussiego da uno dei grandi quadri alle pareti, per poi percorrere i pochi passi che la separavano dall'uscio dell'ufficio di Peverell. Era socchiuso, ovviamente. Del resto, il Professore aspettava visite, quella sera. Parecchie visite.
Bussò un colpo, più per abitudine che per annunciarsi, sapeva benissimo che non ce n'era troppo bisogno, e subito aprì la porta.

*Merlino ballerino, sembra che tu sia l'ultima, Leia*.
"Salve a tutti" disse semplicemente, facendo scorrere rapidamente le sue iridi chiaroscure sugli studenti già presenti. *Undici* contò mentalmente. Non conosceva nessuno, ovvio... ma avrebbero avuto tempo. Infine, il suo sguardo trovò il professor Peverell, nella sua spessa tunica blu notte, in assorta riflessione davanti alle finestre multicolori. Un sorriso si disegnò sul suo viso, mentre socchiudeva di nuovo la porta, osservandolo, affiancato dalla stavolta fulgida e bellissima fenice. Arrivò giusto in tempo: senza ulteriori esitazioni, Peverell cominciò a parlare e diede ufficialmente inizio alle danze.
Una breve introduzione, un veloce riepilogo dei dettagli già noti. Aquileia fece un cenno col capo nel momento in cui il Professore la presentò, sorridendo divertita all'immediatamente successiva sua affermazione.
*Gli Evocati*. I suoi occhi bicromatici sfrecciarono nuovamente sui loro volti, su cui dietro l'accenno di perplessità spuntava comunque una certa curiosità. *Qualunque cosa abbia in mente, ci sarà da divertirsi*. Eccolo lì, il suo lato temerario e spericolato, che si faceva di nuovo vedere. A volte, faceva fatica a credere di essere stata smistata nella casata della cara vecchia Rowena. Là dentro erano tutti così perfetti e tranquilli, con le loro divise belle ordinate, mai una piega, il naso ficcato in voluminosi tomi di qualsivoglia materia. Lei, invece, passava la maggior parte del tempo al recinto degli ippogrifi, o in giro per il giardino a rincorrere puffskein. Maniche sempre arrotolate, cravattino perennemente molle, calze una più bassa dell'altra, e scarpe regolarmente sporche di terra. Menomale che era brava con gli incantesimi casalinghi.
Un movimento al centro della stanza la riscosse dai suoi pensieri. Un grosso e prezioso libro, posto su un robusto leggio, si stava aprendo.
Era cominciata.
Dalle multicolori immagini e misteriose scritte di quel libro, emersero...
*dei tentacoli?!?*. La ragazza fece istintivamente per indietreggiare, ma subito si controllò. Dannata vecchia paura degli avvincini, non era ancora sparita. Fortunatamente era riuscita a trattenersi: che figura ci avrebbe fatto, lei, un'Auror, a lasciarsi prendere dal panico così su due piedi, e soprattuto per un qualcosa di così... *Beh, Leia, dei tentacoli che emergono da un libro non sono propriamente definibili come "BANALI", ma comunque è chiaro il discorso*.
Si lasciò catturare da quell'espediente così eccentrico quanto il suo ideatore, e subito un vortice di colori la avvolse, portando via i contorni di ogni oggetto e persona che le stava intorno, e conducendola nei meandri del tempo e dello spazio, fino alla loro destinazione.

***

Nei pressi dell'abbazia.

*PEVERELL. Quando torniamo ti porto in sala interrogatori e ti restituisco TUTTA la nausea di questo dannato viaggio!*.
Aquileia si mise a sedere, la vista ancora non del tutto nitida, su quello che al tatto della sua mano sinistra sembrava un tappeto di foglie secche, mentre la destra si muoveva ad abbracciare il suo stomaco, che evidentemente non aveva affatto gradito quel bel viaggetto. *E ti faccio anche barba e capelli a suon di Diffindo. Toh.*.
Meglio alzarsi e fare due passi, avrebbe smaltito prima la nausea. *E lo spirito di rivalsa, merlino ballerino*. Così, non troppo stabilmente, si alzò.
Lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi era di una bellezza mozzafiato. Si trovavano in alto, su di un colle esposto ad un vento leggero e fresco. Le iridi chiaroscure, stupite davanti a quella meraviglia, si spostavano dagli imponenti affioramenti rocciosi, muovendosi lungo il manto scuro della foresta e seguendo il suono fragoroso di un fiume, per poi ritrovarsi a guardare le lontane distese di campi illuminate dal giorno. Un giro su se stessa che la fece meravigliare completamente, tanto che la nausea sparì all'istante.
*Ok, professore imbizzarrito, ritiro tutto quello che ho detto. Per ora.*.
Mentre sorrideva ancora, i suoi occhi inquadrarono quella che da lontano sembrava essere una piccola città in costruzione. Sugli svariati edifici, circondati parzialmente da mura, ne svettava uno più grande di tutti gli altri. L'architettura aveva qualcosa di rassomigliante a quella delle cattedrali. *Argani?!...uhm...se abbiamo fatto davvero un salto di 700 anni, allora è stato all'indietro*.
I ragguagli non si fecero attendere troppo. E così, Cluny, anno 1307, quindi Basso Medioevo, parecchio basso. Quella era effettivamente una cattedrale, che a quanto pare sarebbe stata l'obiettivo della spedizione. *Jacques De Molay*, aveva letto qualcosa su di lui l'ultima volta che era andata a trovare sua sorella, nella sua casa a Parigi. Se non ricordava male, sarebbe morto sul rogo più o meno una decina d'anni dopo. *Il Bello sta arrivando*. Non si chiese nemmeno per un istante cosa volesse veramente dire quel messaggio; l'eccentricità di Peverell andava presa a piccole dosi, e per il momento, la logistica della spedizione era la cosa più importante a cui pensare. *Soprattutto con undici ragazzini da tenere d'occhio*.
Mentre si sistemava in spalla il suo zaino, che, ora, somigliava più ad una grossa bisaccia, il suo sguardo si mosse in direzione della grande fenice. Dopo il panorama e l'avvincente background storico, ecco la terza cosa positiva di quella spedizione: avrebbe passato un bel po' di tempo vicino a quell'esemplare magnifico. Cosa poteva chiedere di meglio?
Lisciandosi la camicia (che, aveva potuto constatare, si era allungata quel tanto che bastava da ricoprirle mezza coscia, fermata dal cinturone che non aveva cambiato sostanzialmente aspetto), si allontanò di due passi dal gruppo dei ragazzi, aspettando rispettosamente che scegliessero il loro capo spedizione, ma comunque restando in ascolto, mentre i suoi occhi studiavano i tre sentieri menzionati da Peverell.
*Non quello a Nord*. Guardò in direzione degli affioramenti rocciosi, dopo un rapido sguardo al cielo per individuare la posizione del sole. Il sentiero opposto, ugualmente largo, a Sud, sembrava più comodo rispetto a quello stretto che dava direttamente ad Ovest. E che dava nella foresta prima dei campi. *Chissà cosa ci sarà, lì dentro*. Curiosità: la ragiona per cui lei avrebbe preso proprio quel sentiero. Ma non era compito suo scegliere. Una delle ragazzine, a quanto pare, aveva avuto la sua stessa idea, ma saggiamente aveva lasciato l'ultima parola al capo spedizione. Non le restava che aspettare che tutti esprimessero un'opinione, e che il boss eletto si pronunciasse in merito.

Dunque, intanto scusate l'infinita lunghezza del post, ma per motivi di connessione non sono riuscita a postare al primo, e l'ho riunito al secondo :asd:

STATISTICHE DI PARTENZA IN FIRMA. Man mano, posterò quelle aggiornate.

EDIT: chiedo scusa alla Tuke, ma ho fatto acquisti in data successiva a questo post, e le mie statistiche attuali si sono modificate. Per correttezza, qui considero quelle che avevo PRIMA del potenziamento:

SALUTE: 161
CORPO: 122
MANA: 122


NON CI SARANNO ULTERIORI MODIFICHE AI MIEI POST, COME DA REGOLAMENTO GDR.

Abiti: camicia lunga, cintura sul cui fianco è cucita una piccola sacca, pantaloni, soprabito di lana, mantella, stivali neri in cuoio. Un cambio per ogni pezzo, a parte la mantella, la cintura e le scarpe.
Oggetti magici: Bacchetta (nella manica sinistra della camicia), spettrocoli (nello zaino).
Oggetti NON magici: qualche foglio di pergamena e una penna (nello zaino), una bussola (nella bisaccia cucita alla cintura), anello al pollice destro.


Edited by Aquileia Goodheart - 13/3/2015, 14:44
 
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view post Posted on 12/3/2015, 18:51
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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«Meglio così.» Indirizzò un sorriso ad Eloise che si era appena aggiunta a loro mentre rispondeva alla sua collega; era rimasta sorpresa di scoprire che i Tassorosso costituivano un terzo di quel club "esclusivo", a pari merito con i loro coinquilini dei sotterranei.
*Cosa non si fa per abbandonare l'umidità anche solo per poche ore, uh.*
Stava giusto per fare un commento sulla questione, quando una voce la colse di sorpresa: gelida ed atona, cozzava irrimediabilmente col messaggio asciutto ma cortese. Corrugò appena le sopracciglia chiedendosi allora perché diamine quel ragazzo l'avesse avvicinata, la sua parlantina al solito agì prima del buon senso.
«Non si direbbe.» Non era irritata o altro, solo incuriosita da quel contrasto tra il linguaggio verbale e quello corporeo e di sicuro se l'aveva notato era stato perché l'altro voleva che lei lo notasse. Quindi perché non parlare chiaro da subito? O si trattava solo di falsa cortesia, regole d'etichetta, cose così?
*Allora avrebbe potuto sforzarsi un po' di più.* Le labbra si stirarono arcuandosi un poco all'insù, l'ombra del divertimento nel pallido rosa. «Sei qui per puntarmi di nuovo la bacchetta contro? O hai finalmente trovato qualcuno di più interessante?» Sulla scia delle sue stesse parole, le iridi cerulee fecero il giro della sala come a cercare il nuovo possibile bersaglio di William e quando incontrò lo sguardo di Arya le ricambiò il guizzo di intesa per poi tornare al ragazzo; difficilmente si dimenticava di chi la faceva sentire alta, letteralmente parlando, e difficilmente dimenticava chi le puntava la bacchetta contro.
Poco dopo fu lo stesso professore a prendere parola dato che non sembrava esserci più alcun motivo per indugiare ulteriormente, corrugò un po' la fronte al "gioco di parole" che aveva usato per comunicare loro il tempo in cui sarebbero giunti, medioevo certamente, intorno al milletrecento; non era una grande esperta di storia, anzi, ma qualcosa di quel periodo la conosceva anche dai manuali di storia.
*Cosa ci sarà mai da sapere, arriveremo in tempo per il lento declino dell'Europa medievale, non è meraviglioso?*
Spontaneamente lo sguardo corse alla fantomatica Auror solo per scoprire che in effetti era un volto conosciuto anche se di fatto non ricordava in quali occasione l'avesse già vista, sapere che sarebbero stati accompagnati la tirava su e al tempo stesso l'affossava; Peverell prevedeva grandi pericoli?
*Ma l'hai appena detto tu.*
Non ebbe comunque modo di porsi troppe domande, perché la loro passaporta - il libro che faceva mostra di sé al centro della stanza - si aprì, inglobandoli nel suo moto vorticoso, familiare ma non per questo piacevole.

*Non avrei dovuto mangiare le carote.* Fu il suo unico pensiero mentre il mondo ancora le ruotava intorno capovolgendo cielo e terra e l'erbetta le inumidiva il mantello; attese qualche istante prima di alzarsi e quasi inciampare in quel groviglio di stoffa che era sicura di non aver indossato prima di partire. *Cambio di abbigliamento, appunto.*
A tastoni cercò il suo zaino - adesso bisaccia in cuoio - solo per controllare che tutto fosse come l'aveva lasciato e poi se la mise a tracolla; il mantello non aveva subito grandi cambiamenti se non per la foggia evidentemente più grezza, la lunghezza e la presenza di un cappuccio che prontamente calò sul capo una volta rialzatasi.
Erano finiti su un'altura che dominava su una foresta che si ingentiliva solo sul versante ponente del sole per poi cedere il passo ai primi segni di civilizzazione; in lontananza si sentiva il roboante scrosciare dell'acqua, sulla sua sinistra. Sud immaginò, servendosi ancora una volta della posizione della stella morente.
L'anziano mago appoggiato al suo fedele bastone identificò quel luogo come Cluny e l'imponente architettura dietro di lui, che rifulgeva in lontananza accarezzata dagli ultimi raggi, un'abbazia in costruzione; si poteva già ben intuire la possanza di tale edificio, nonostante di fatto fosse ancora un cantiere aperto.
Lo scopo era raggiungere la cattedrale, rintracciare De Molay e riferirgli un criptico messaggio.
*Il Bello sta arrivando.* Sapere che quel "bello" avesse la prima lettera maiuscola avrebbe aiutato non poco, ma non si poteva avere tutto no? Se non altro l'ordine dei Templari le era più o meno noto, anche se per la maggior parte si trattava di leggende postume alla sua abolizione: la natura bivalente, religiosa e militare, aveva sempre avvolto i Templari di un'aura di mistero.
Ignorava tuttavia le circostanze in cui l'ordine venne soppresso, o quanto meno non ricordava, e ciò evidentemente rendeva la sua comprensione più difficoltosa.
Venne strappata alle sue considerazioni quando Eloise le porse la spilla da appuntare. Le venne quasi da ridere guardando Elhena.
«Ed io che ero così contenta di lasciare sul letto la mia.» Ringraziò la primina e soppesò l'oggettino sul palmo prima di appuntarlo, la sua importanza era fondamentale poiché poteva rappresentare la sua ancora di salvezza.
In ogni caso, dovevano iniziare scegliendo sia un Capo Spedizione - il cui compito non le era totalmente chiaro - sia la direzione da intraprendere; la prima scelta non sembrava proprio una scelta, fra tutti i presenti Niahndra aveva una chiara idea di chi avrebbe seguito con più facilità. Si avvicinò automaticamente a Sekhmeth, adattandosi alla suola scomoda di quei vecchi stivali stringati, e sbuffò divertita sentendo le parole di un ragazzino dai capelli corti (
Versus). «Sentito? Sembri ok.» Il tono poteva lasciar intendere un "probabilmente lo odierai, ma mi sa che ti tocca", accompagnato da un'alzata di spalle.
Solo allora si concentrò sui due tragitti da intraprendere, Ovest o Sud, celerità o comodità. Il primo istinto fu di protendere per la comodità, dato il cospicuo numero di studenti sotto il terzo anno - o almeno intuiva - ma visto il calare della notte, non era forse meglio affrettarsi per recapitare quel messaggio il prima possibile?



Statistiche
Punti Salute: 147
Punti Corpo: 98
Punti Mana: 109
Punti Exp: 25.5
Attivo
Bacchetta.
Abito X
Mantello invernale nero.
Bisaccia incantata con Verto Plumeus.
Avversaspecchio da tasca, nella bisaccia.
Mantello cinese, nella bisaccia.
Cappello della Nebbia, nella bisaccia.
 
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view post Posted on 12/3/2015, 22:40
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Poco a poco, tutti i pezzi presero posizione sulla scacchiera. Lo sguardo smeraldino del giovane osservò senza farsi troppi scrupoli i volti dei nuovi arrivati, riconoscendo subito il volto della Caposcuola Rose, affiancata dall'altro Prefetto, Von Eis, con cui aveva avuto il piacere di condividere un ballo alla fine del suo primo anno. Fu piacevolmente colpito nel constatare come lo squadrone Serpeverde fosse al completo. Sebbene avesse mosso i primi passi ad Hogwarts nel più totale disinteresse per la lotta tra casate, un po' perché Prefetto un po' perché competitivo, si era affezionato ai suoi colori, arrivando al punto di portare con fierezza la nomea di adepto di Salazar. A compiacerlo, inoltre, era il risultato ottenuto nei punteggi relativi alla Coppa delle Case. Pensando a ciò, il giovane d'istinto si trovò a sorridere a Von Eis, a cui aveva promesso quel risultato di vittoria proprio in quella sala da ballo. William, presuntuoso ed egocentrico, si riteneva infatti l'artefice del vantaggio Serpeverde, considerandosi un ottimo leader, colui che aveva spronato le matricole a dare il massimo, grazie alle sue continue ronde in sala comune e biblioteca.
Fu poi il turno di quel ragazzo stravagante che al ballo aveva issato la Coppa delle Case a nome dei Tassorosso. Aveva imparato a conoscerlo, il caposcuola della casata di Tosca. I suoi occhi - proprio come quella volta - ricaddero irrimediabilmente sui suoi capelli, frutto di una moda che non aveva mai capito. In genere, chi li portava a quel modo, non amava molto la compagnia delle persone, né l'essere al centro dell'attenzione.
* Perché mai un taglio così appariscente, dunque. * Si chiese, senza tradire la sua proverbiale indifferenza con le espressioni del viso, che rimanevano marmoree, immutabili. Del resto, indifferente in proposito lo era sul serio. Come volesse apparire, come volesse portare i capelli, erano solo fatti suoi.
L'ultima a fare il suo ingresso fu un'altra delle donne che aveva conosciuto al ballo, la bionda che si era fermata a disquisire con la Lancaster, nonché la ragazza dallo sguardo particolare, così come lui la ricordava. Solo in seguito scoprì la sua professione di Auror, informazione che decise di tenere bene in caldo, qualora si fosse rivelata utile.
Chiusasi la porta dell'ufficio, prima ancora che il docente iniziasse il suo monologo, il giovane Black scattò una foto mnemonica sul volto di ognuno dei presenti. Quella era l'élite di Hogwarts, giovani di cui doveva guardarsi, colori che più di altri brillavano tra gli astri della scuola. Sentì una strana sensazione infiammare il suo stomaco, qualcosa che difficilmente riusciva a catalogare nell'albo delle emozioni. Era in parte turbato e spronato dall'elevato numero di "giovani promesse" che riempivano la sala e allo stesso tempo era pronto a dare il massimo al fine di primeggiare, distinguersi anche tra le stelle più brillanti. E' facile spiccare tra un branco di idioti ma quelli, decisamente, non lo erano - almeno agli occhi di Peverell. L'idea di schiacciare il loro genio lasciando ergere il suo sopra tutti gli altri era un'idea fin troppo accattivante. le sue pupille si alzarono, quasi nascondendosi dietro la testa, di fronte all'idea di metterli in ridicolo. Questa non era una semplice Giornata della Pozione, qui - virtualmente - andavano messe in pratica tutte le nozioni finora imparate, arricchendole con l'astuzia e l'improvvisazione. Come aveva detto il professore di Storia, era principalmente uno sforzo mentale e William, in quei giochi, si sentiva come un bimbo sulla sua giostra preferita.

Tutti, chi più chi meno, erano degni della sua attenzione. Più di tutti, però, Black aveva avuto il piacere di palesarsi di fronte a Niahndra, la prefetta Tassorosso. Fu il ricordo della loro ultima conversazione ad accendere in lui il desiderio di mettersi in mostra. A differenza della ragazza, William non aveva abbandonato l'idea di primeggiare, di distinguersi. Entrambi si erano fermati a parlare di questo e ora lui sentiva di aver preso il percorso giusto. L'aveva conosciuta prima ancora di mettere piede a Hogwarts e ora le cose erano piuttosto cambiate. Era diventato Prefetto Serpeverde in pochissimo tempo, si era distinto per una media scolastica impeccabile, per essere uno studente brillante e ora anche un Evocato. Seppur non fosse ancora abbastanza, William sapeva che tanto bastava a renderlo un ragazzo sopra la media. Tutto ciò che voleva, dunque - perché infondo si trattava pur sempre di un bambino egocentrico - era esibire la sua "fama" di fronte a quella ragazza che gli aveva suggerito come muoversi, come agire.

« Sei ingiusta. » Proferì inclinando leggermente il viso, esibendosi in un espressione curiosa, quasi volesse carpire informazioni solo osservando il suo gioco di sguardi e le sue espressioni. « Pensavo solo fosse piacevole ritrovare un volto familiare tra una folla di sconosciuti, più o meno.. » Nel pronunciare l'ultima frase il giovane puntò lo sguardo su Prefetto e Caoscuola della sua casata, del resto era ovvio pensare che le conoscesse entrambe.
Avrebbe continuato quel gioco di frasi cordiali e toni glaciali per ore se il professore non avesse deciso di tagliare corto, dando inizio a quello che, in fondo, era il vero motivo per cui Black si trovava lì.
Settecento anni erano un bel viaggio, il ragazzo non si aspettava nulla di meno. Sorrise cogliendo immediatamente il gioco di parole mentre il suo sguardo danzava tra la fenice che doveva essergli da guida, la giovane Auror e - ovviamente - il libro, indiscusso protagonista. Quando questo si aprì il giovane cercò di prepararsi psicologicamente a qualsiasi cosa potesse accadere. I tentacoli di polvere che ne uscirono lo turbarono ma i giovane si costrinse a rimanere imperturbabile, eretto con fierezza nella sua posizione a braccia conserte mentre veniva avviluppato da quella forza magica. Avvertì nausea, confusione, la testa iniziò a girare e improvvisamente si ritrovò ad affrontare un viaggio empirico che, come estasi siderale, illuminò mente e corpo del giovane finché questo non si trovò in ginocchio su un colle. Spalancò gli occhi, non vi era modo di preparare il proprio raziocinio a nulla di ciò, era in un altro luogo, in un altro tempo. Si guardò attorno osservando i colori sgargianti, ben diversi dal grigiore povero di saturazione degli ambienti di londra. La natura sembrava fresca, candida, ricca ancora della sua semplicità, neanche il buio della sera poteva corrompere il suo vigore.
Le sue considerazioni vennero interrotte dal discorso di benvenuto del docente di storia, accompagnato dall'arrivo di una ragazzina, pronta a consegnargli una spilla. William la ringraziò sfoggiando un tono capace di delineare un calore appena accennato prima di fare come consigliatogli, appuntando la spilla alla cappa. La scelta del capogruppo era il passo successivo, un compito assai semplice solo nel caso in cui avesse potuto pensare a se stesso. L'adepto di Salazar non era certo il tipo di persona da voler stare alle dipendenze di nessuno. Aveva imparato ad accettare i suoi obblighi nei confronti della Caposcuola solo conoscendola, trovando in lei un lato fascinoso, legato probabilmente ad una visione delle cose a suo modo intrigante. Ad ogni modo, in quella condizione era tutto diverso, se non poteva essere lui la guida, avrebbe preferito un individuo dotato di grande esperienza, qualcuno le cui nozioni scolastiche fossero elevate a tal punto da garantirgli delle posizioni ferree, delle decisioni inopinabili. Poteva basarsi solo su quello, non poteva dire di conoscere nessuno e, ammesso il contrario, non si sarebbe comunque fidato di altri se non di sé. Dunque, osservando i presenti, la scelta ricadde sul ragazzo più grande, Nathan era il suo nome, sebbene Black non ne fosse informato. Rose era una studentessa del terzo anno come lui, Von Eis era del secondo anno e quel ragazzo rosso - che stava già riscuotendo voti - proprio non lo convinceva.

« Se dobbiamo muoverci con cautela avremo bisogno di tempo. Sebbene il sentiero a Sud mi sembra più agevole, ci permetterebbe di muoverci con maggiore rapidità. »
Sebbene amasse imporre il proprio punto di vista, il suo tono lasciava trasparire più l'idea di un consiglio. Erano un gruppo numeroso, muoversi tra le fronde degli alberi in 12 non sarebbe stato affatto semplice. L'ora era già tarda, dovevano fare in fretta o avrebbero fallito la missione. Percorrere un sentiero forse più lungo ma più agevole avrebbe permesso loro di spostarsi con tutta tranquillità, pronti anche ad accelerare il passo. Erano tutte congetture ma gli sembrava la scelta più adatta a quella situazione. Fosse stato solo, o in compagnia di un massimo di due persone, avrebbe anche lui optato per il sentiero ad Ovest.
« Professore, mi perdoni, consegnato il messaggio sarà nostro dovere usufruire delle spille per tornare alla base o osservare gli accadimenti scaturiti è parte integrante della lezione? »
Disse poi, questa volta spostando lo sguardo verso il docente. Il messaggio doveva pure avere una sua utilità, certo non era detto servisse a scatenare qualcosa nell'immediato ma vi era anche questa ipotesi. Se così fosse stato, William era curioso di scoprire quali fossero i frutti del suo operato.



Punti Salute: 130
Punti Corpo: 80
Punti Mana: 80
Esperienza: 8

Inventario:
- Bacchetta: Legno di Pioppo, crine di Therstal e frammento di ametista, 13 pollici, rigida.
- Cappa Nera con tasca interna per quattro fiale
- 1 Fiala di Decotto al Dittamo
- 1 Fiala di Pozione Rinvigorente
- 1 Fiala di Mors Aparentis
- 1 Fiala di Pozione Scioccante
 
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view post Posted on 13/3/2015, 10:40
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VII Anno

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Il gruppetto era finalmente al completo, primini, Prefetti e due Caposcuola, dodici menti, ognuna con qualcosa di interessante da esporre. Nathan a prima vista doveva essere il più grande, ma era un fattore di poco conto per lui, non si sarebbe messo a capofila come in una gita fuori porta, né tanto meno aveva voglia di fare da balia ai più piccoletti; se il Prof. Peverell li aveva scelti, sicuramente sapevano badare a se stessi. Poteva essere un paradosso che un Vampiro Mangiamorte fosse proprio uno di quei dodici viaggiatori, chissà se l’esperienza di Albus l’aveva illuminato su un possibile cambiamento del ragazzo - e non solo nella stazza - in fondo erano passati quanti? 5 anni? Un occhio esperto come il suo, non si poteva mai sapere con certezza fin quanto in profondità vedesse la realtà delle cose. Sta di fatto che non aveva intenzione di mordere nessuno, per quella notte aveva un compito ben preciso, portare a termine il viaggio del Club e apprendere più cose possibili, chissà se erano presenti Vampiri anche a quel tempo…
Brevi e freddi sguardi fra i presenti, non ebbe tempo di analizzare bene ogni volto che numerosi tentacoli, partoriti dal libro al centro dell’ufficio, trasportarono l’intero gruppo sul luogo dell’esplorazione, esattamente nell’anno 1307. Vicini e col Prof. Peverell a far da capitano, la combriccola ascoltava attentamente le istruzioni, stava andando tutto esattamente come l’ultima volta, uno spostamento magico indietro nel tempo e l’ignoto da esplorare. Un solo obiettivo da portare a termine, riferire un messaggio al Gran Maestro dell'Ordine Templare, Jacques De Molay, di sicuro persona importante e autorevole, e quindi non proprio un tizio da incrociare facilmente in mezzo al bosco. Il luogo indicato dal Prof. era la cattedrale, distante da dove il gruppo era collocato, dovevano raggiungerla senza farsi scoprire, trovare il Gran Maestro e riferirgli tale messaggio: il Bello sta arrivando. Cosa c’era oltre quelle semplice parole? Qual era il vero obiettivo del Prof Peverell?
Il tutto appariva abbastanza fattibile, almeno a parole, Nathan non aveva idea di cosa avrebbero incontrato lungo il cammino, o di quali poteri potessero usufruire eventuali nemici a quel tempo, comunque quei dodici non erano certo degli sprovveduti, teste ben pensanti e braccia forti avrebbero completato la missione con successo. Intanto mentre il prof dava le ultime direttive, il ragazzo afferrò la spilla donatagli da una ragazza del gruppo, quell'oggetto rappresentava il suo “mezzo di fuga sicuro” per così dire, bastava strapparla dalle veste per poter tornare a casa.
“Non andate a Nord. Sarà anche bene che iniziate a riflettere su chi sarà il Capo Spedizione”
Tre sentieri che spezzavano il fitto oceano verde, il Nord non dovevano considerarlo, la strada ad Ovest sembrava il primo passo verso la loro meta, ma anche piuttosto stretta a prima vista, e in fine vi era il sentiero Sud. Fosse stato per lui, sarebbe già partito in avanscoperta con la bacchetta sguainata, ma non era solo, e l’importante era che dovevano rimanere uniti. Per unire un po’ le opinioni di tutti, e in fine prendere la giusta decisione, servisse uno che potesse assumersi il ruolo di “Punto di riferimento” e fra tutti l’unico che un po’ gli ispirava era il caposcuola Sekhmeth.
Facendo alcuni passi in avanti si avvicinò a lui, mettendoglisi di fianco. Gli rivolse uno sguardo freddo e indagatore, l’aveva visto poche volte in giro per i corridoi, ma se era il Caposcuola da così tanto tempo doveva pur valere qualcosa. Era alto quasi quanto il Grifondoro, la sua pelle molto chiara, in netto contrasto con il rosso dei capelli, e un segno distintivo si faceva strada sotto l’occhio sinistro; voglia, cicatrice o quel che era, attirò per pochi istanti le iridi gelide di Nathan e uno strano calore attraversò il suo cuore spento. Riportò poi distrattamente lo sguardo su Peverell, esclamando poche semplici parole: “Per me Sekhmeth può assumere questo ruolo” sperando che la sua analisi puramente visiva e di sensazioni non si fosse rivelata totalmente errata. Era ormai tempo di salutare il buon saggio Storico della Magia ed incamminarsi, accordi fra di loro? Dividersi? Ovest o Sud? Muoversi anche con una certa celerità, prima che il sole facesse di nuovo capolino, non certo un’esperienza piacevole per il giovane Scott..



♦ Punti Salute: 249
♦ Punti Corpo: 253
♦ Punti Mana: 271
♦ Punti Esperienza: 41.5

Bacchetta magica
Anello dei Gemelli: Lo mette in comunicazione verbale con Zoey
Anello Difensivo
Ciondolo della Fenice
Mantello della Disillusione
*Spilla del gruppo

 
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view post Posted on 13/3/2015, 11:45

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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Sala Comune Grifondoro.
Era tardi. Riusciva soltanto a pensare a quello, mentre separava i due primini che aveva sorpreso a litigare e quasi sull'orlo di azzuffarsi quando era scesa in Sala Comune.
Odiava arrivare in ritardo, e questo probabilmente influenzò la sua reazione: in altre situazioni, avrebbe lasciato correre con un ammonimento, ma non stavolta. I due primini subirono la sua sfuriata, e, umiliati e mortificati, vennero lasciati in Sala Comune con la minaccia che la professoressa Bennet sarebbe stata presto messa al corrente di quanto avvenuto.

- Finiremo di fare i conti quando sarò tornata. - , promise, lanciando ai due ragazzini un'ultima occhiataccia.
*Sempre ammesso che io torni.*
Il ché non era certo scontato.
D'altronde, era lei che era andata a cercarsela; quantomeno, avrebbe dovuto rispettare gli orari stabiliti.
Rigirò l'anellino che le aveva donato Nathan poco tempo prima; sapeva per certo che anche lui ci sarebbe stato, e anche Arya, e aveva letto i nomi di alcune sue conoscenze, come Elhena, una Grifondoro con cui però non aveva ancora mai parlato, ed Emily. La carissima Emily.
Sorrise a denti stretti; non moriva certo dalla voglia di rivederla.
Scese le scale facendosi coraggio; quell'esperienza, tuttavia, non poteva essere così pessima. E comunque non poteva tirarsi indietro, soltanto per una giornata non iniziata nel migliore dei modi.


Ufficio di Peverell.
Non ebbe bisogno di bussare; trovò la porta socchiusa; arrossì. Con tutta probabilità era l'ultima ad essere arrivata.
*Beh, certo, Zy, generalmente, quando qualcuno dà un orario preciso, viene rispettato. Non arriva con un quarto d'ora di ritardo. Non vale la regola del "I tipi tosti arrivano sempre per ultimi.*, le sussurrò, sarcastica ed odiosa come sempre, la vocina della sua coscienza, ciliegina sulla torta di un inizio giornata pessimo.

- Buongiorno. - , disse, schiarendosi la voce, visibilmente in imbarazzo. - Scusate il ritardo, ho dovuto risolvere una questione con due primini prima di venire qui. -
Salutò con una mano Elhena, sorrise ad Arya, e poi individuò Nathan; camminò verso di lui e gli si mise accanto, sorridendogli. Le infondeva sicurezza averlo vicino, sin da quella notte sulle rive del lago, quando aveva iniziato a guardarlo con altri occhi.
Sorrise anche ad una ragazzina che non aveva mai visto, che le stava porgendo una spilla. La ringraziò, mimando la parola "grazie" con le labbra.
Notò anche la presenza di una ragazzina dai capelli corti; aveva tutta l'aria di essere un maschiaccio, ma aveva capito chi fosse. Si voltò verso di lei, e le porse la mano.

- Ciao. Tu devi essere Versus. Non abbiamo mai avuto modo di scambiare qualche parola. A ogni modo, io sono Zoey. - le sorrise brevemente, e poi tornò al fianco di Nathan; il professor Peverell, stavolta senza vestaglia e spolverino, stava iniziando a parlare.
Una breve introduzione sul luogo dove erano diretti; Abbazia di Cluny. Borgogna. La Fenice accompagnatrice. Una giovane donna, un Auror del Ministero, con loro. L'invito a prepararsi.
Istintivamente, a quelle ultime parole, strinse la mano di Nathan, mentre un grosso volume, antico e visibilmente ingiallito, si apriva su una pagina.
Socchiuse gli occhi; li riaprì, quando avvertì il sole sulla sua pelle. Era - lei come tutto il resto del gruppo - a terra, nel bel mezzo di una radura, circondata da alberi e altre espressioni varie della Natura.
Era il tramonto, a giudicare dalla luce che si espandeva all'orizzonte.
Giusto il tempo di posare gli occhi su una cinta di mura e una cattedrale in lontananza, che il professore ricominciò a parlare.
Spiegò che erano nel 1307. Suolo cristiano.
Storse il naso. Il suo popolo non era mai andato particolarmente d'accordo con i Cristiani, e non certo per colpa dei cherokee. Era giusta che una pagana camminasse su suolo sacro?
Jacques de Molay, Gran Maestro dell'Ordine dei Templari; cosa dovevano fare?

- ...la vostra missione è raggiungerlo, con discrezione, e riferirgli un messaggio. -

Con discrezione, questo era ovvio; non volevano certo che quella missione si trasformasse in una tragedia.
"Il Bello sta arrivando"; semplice all'apparenza, semplice da ricordare, il messaggio era quello. Quattro parole, che celavano qualcosa che il Gran Maestro conosceva e che, magari si aspettava.
Stavano per rivelare qualcosa sul futuro? Probabile. Per sua esperienza personale, sapeva molto bene che il futuro era un questione complicata, sia quando era un'incognita, sia quando si avevano i mezzi per predirlo. Una scocciatura, il più delle volte. Questo, però, non lo disse.
Si rialzò, togliendo fili d'erba dalla sua casacca leggera di manifattura nativo-americana.
Guardò Nathan, chiedendosi a cosa stesse pensando; lo scoprì quando il ragazzo parlò. Sekhmeth come capo spedizione.
In silenzio, i grandi occhi neri andarono a scrutare l'alto ragazzo dai capelli rossi, Caposcuola Tassorosso, che conosceva di vista, con il quale tuttavia non aveva mai parlato. Non lo conosceva, ma chissà perché, le sembrava che fosse la persona più adatta ad assumere quel ruolo.

- Sono d'accordo con Nathan. - annuì, seria. - Voto anche io per Horus. -
Quindi, adesso avevano qualche istruzione e informazione in più: sapevano dove erano, in quale anno si trovassero, cosa dovevano fare, chi dovevano cercare, e sapevano anche che non dovevano andare a Nord, verso l'Oceano.
Quindi, bisognava soltanto iniziare a muoversi e ad agire, in qualche modo.
Guardò Nathan, accigliata.

- Fa' quel che vuoi, ma non lasciarmi sola. - sussurrò al ragazzo; poi il suo viso perse ogni traccia di durezza, e sorrise, dolcemente. La sua mano tornò a cercare quella del Grifondoro, e poi si voltò verso gli altri, osservandoli uno ad uno.
Dividersi? Creare un gruppo compatto? La seconda opzione non sembrava un'idea ottima. Forse in due gruppi avrebbero fatto più in fretta.
Osservò Arya, e le sorrise, incerta. Si era decisa a partecipare, alla fine. Ma con Emily presente, dubitava che sarebbe corsa da lì e avrebbe fatto gruppo con lei.
Beh, l'importante era che non le accadesse nulla; c'erano persone a cui teneva molto lì presenti - Arya, Nathan, Elhena - e voleva soltanto saperle non in pericolo. Per il resto, quel che sarebbe stato, lo avrebbe accettato.


• Punti Salute: 123
• Punti Corpo: 74
• Punti Mana: 84
• Punti Esperienza: 14.5

OGGETTI:
• Anello Gemello: la mette in comunicazione verbale con Nathan.
• Bacchetta, nella borsetta di cuoio cherokee che ha con sé.
• Ciondolo raffigurante il Triscele al collo, semi-nascosto dalla casacca, dono di sua nonna.
(• Spilla del gruppo.)

 
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view post Posted on 13/3/2015, 14:44
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The Past, like the Future, is indefinite and exists only as a Spectrum of possibilities.



Uno dopo l'altro, gli Evocati riempirono l'Ufficio che, ad Emily, sembrò improvvisamente più piccolo. Per tal ragione, la Serpina indietreggiò ancor di più contro la parete, incrociando le braccia al petto, alternando, di tanto in tanto, lo sguardo argenteo dal libro che sostava al centro della stanza all'ingresso.
Non conosceva personalmente buona parte dei presenti ed almeno un paio di volte si domandò cosa avesse spinto Peverell ad estendere l'invito ad alcuni di loro. Curiosità di sorta, pensieri utili per ingannare l'attesa, presto spazzati via dall'arrivo del suo Prefetto al quale rivolse un beffardo sorriso. Armato di sguardo serio, emanava sicurezza da tutti i pori; una parte di Lei voleva sentirsi fiera mentre un'altra, così come era accaduto durante il loro primo incontro, avrebbe voluto spazzare via quell'espressione perennemente presuntuosa che predominava sul suo viso, con un calcio dritto sugli zigomi.
Prima ancora che gli occhi scuri del ragazzo potessero posarsi sul suo di volto, incrociandone le iridi chiare, la figura di un altro studente attirò, completamente, la sua attenzione. Scorse i sorrisi increspare le labbra del Caposcuola Sekhmeth alla vista del gruppetto di Tassine - sconosciute - ma fu soltanto quando lui le rivolse lo sguardo che Emily avvertì lo stomaco contorcersi per poi collassare su sé stesso. Lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi, incapace di giudicare se ciò che provava in quel momento fosse una scarica di adrenalina improvvisa, dovuta al nervosismo, o una totale ed imprevista mancanza di forze. Non che non avesse pensato di poterlo rivedere lì, tra gli "Eletti" ma, man mano che l'Ufficio si andava riempendo, le speranze che lui non vi facesse capolino andavano crescendo sempre di più e, con esse, la calma.
Più volte le era capito di incontrarlo, di sfuggita, nell'Ufficio dei Caposcuola o tra i corridoi - avrebbe giurato di averlo visto, qualche giorno prima, allontanarsi dal Bagno dei Capi proprio mentre lei v'entrava, decisa a rilassarsi tra bolle di sapone al profumo di Zenzero - ma, in quei rari momenti, poteva tranquillamente decidere di allontanarsi, facendo finta di non aver notato la sua presenza. Cosa che, ovviamente, non credeva possibile durante le ore che avrebbero presto passato chissà dove a fare chissà cosa rischiando chissà che.
Non che ignorarlo fosse la scelta più saggia ma, almeno, rappresentava una sorta di difesa dall'irritazione scaturita dal pensare che fosse l'unica, dei due a sentirsi in quel modo.
*Non potrebbe andare peggio*
Frase che Emily, spesso e volentieri, pensava proprio nel momento in cui il peggio stava per arrivare. Arte divinatoria? Forse soltanto Sfortuna: come se già non si odiasse abbastanza per le confuse emozioni provate, la Dea Bendata aveva deciso di deriderla un po' di più spingendo Horus a posizionarsi contro la parete opposta alla sua in modo che nulla e nessuno potesse intralciare il loro contatto visivo.
La giovane Rose inspirò profondamente e, dal canto suo, non distolse lo sguardo dal ragazzo, regalandogli la medesima freddezza che nulla aveva a che fare con il loro surreale incontro avvenuto al Ballo d'Estate.
Si chiese se anche Lui pensasse a Lei più volte di quante, in realtà, desiderasse. Si domandò se anche Ra giustificasse quei pensieri in qualche modo, con motivazioni discutibili ma sufficientemente credibili.
Oppure, semplicemente, non gli importava nulla?
*Forse hai un ricordo distorto di quell'Evento*
Si disse mentre cercava su quel volto candido e perfetto - nonostante la voglia visibile sotto il ciuffo di capelli vermigli - qualcosa che potesse rimandarla a quella notte lontana, che potesse farle capire che no, non era tutto frutto della sua immaginazione e che sì, anche lui si sentiva confuso, con il nervosismo che cedeva, spesso e volentieri, il posto alla voglia di rincontrarlo, di parlargli.
Eppure ricordava benissimo il suo volto così vicino, le sue labbra che avrebbero quasi sfiorato le sue mentre lei avvertiva il bisogno di spingerlo via e, al contempo, di stringersi ancora di più al suo petto per salvarsi dagli Abissi dai quali Lui l'aveva trascinata via.
Lasciandosi trasportare da cui ricordi e dalla confusione che questi evocavano, quasi si dimenticò che non fossero i soli presenti in quella stanza e che, con molta probabilità, qualcosa di molto più importante stava per avvenire, qualcosa che richiedeva la sua massima attenzione.
Inclinò di poco il capo verso sinistra, senza tuttavia interrompere il contatto visivo col Tassino: cosa diamine voleva?
Fortunatamente la voce del Professore la richiamò alla realtà, ricordandole il motivo per il quale si trovasse lì e quando questi prese a parlare, la mente di Emily tornò nuovamente serena, appena agitata per quanto stava accadendo certo, ma fondamentalmente concentrata, lontana da distrazioni.
Peverell sorrise e seguendo il suo sguardo, Emily si ritrovò a fissare il prezioso Libro, fonte - e probabilmente causa - di quella Missione. Corrugò appena la fronte, muovendo il primo passo verso il volume, curiosa di comprenderne quel misterioso arabesco di simboli che s'intravedeva da quella distanza ma, prima ancora che la sua mente potesse partorire una qualsiasi domanda circa la natura di quell'immagine, ecco che l'Ufficio andava trasformandosi in una fastidiosa centrifuga di colori accesi e suoni per lo più fastidiosi e la Caposcuola si ritrovò, ben presto. a imprecare contro il proprio baricentro.
Barcollò, poggiando il piede sinistro all'indietro convinta, per un attimo, di potersi poggiare alla parete alle sue spalle per non cadere. Tuttavia l'Ufficio era svanito ed Emily maledì le sue doti di equilibrista eccelsa per non esser riuscita a restare in piedi. A causa dell'improvviso cambio di luogo e delle modalità in cui questo era avvenuto, si ritrovò riversa sul fogliame umido.
Poteva almeno aspettare che qualcuno rispondesse sì.
Farfugliò in relazione all'ultima domanda rivolta dal docente, ben sicura di non poter essere udita visto il bassissimo tono con cui si era lasciata andare a quella piccola imprecazione contro il terreno.
Si rialzò immediatamente e ke iridi argentee scattarono veloci sui concasati: sembravano apposto, chi più chi meno. Sorrise appena in direzione di Meredith e compì alcuni passi, misurati e lenti per evitare di cadere a gamba all'aria dopo il "trasloco" temporale, verso la ragazzina, affiancandola in silenzio. Fun in quel momento che si rese conto che gli abiti dei presenti avevano, per così dire, subito un tocco di stile.
Non avendo ancora il coraggio di abbassare lo sguardo su sé stessa, la Serpina prese a studiare l'ambiente circostante, illuminato, ancora per poco, dal Sole che andava spegnendosi oltre l'orizzonte. E fu proprio in quella direzione che la giovane Rose volse, in principio, la sua attenzione: un climax di mura edifici in costruzione su cui la vista s'andava muovendo con lentezza, notando cose del tutto fuori dal comune - se si restava ancorati al presente o a quel che era, in quel momento, il futuro - apprezzando sempre di più il panorama man mano che la Cattedrale prendeva ad essere fulcro centrale della visione.
Uno stile architettonico che Emily aveva sempre apprezzato, che l'aveva sempre attratta ma, in quel momento, non ancora completo.
Una leggera folata di vento, la costrinse a serrare le braccia sul petto rabbrividendo di poco e si rese conto che la sua morbida giacca di velluto era stata sostituita da qualcos'altro, più ruvido ma, sicuramente, più caldo.
Finalmente si decise ad abbassare il capo e dare un'occhiata agli indumenti non ancora identificati che il Libro del Tempo aveva deciso di donarle. Una tunica verde smeraldo le copriva interamente la parte superiore del corpo, stretta alla vita da una cintura di pelle marrone. Ai lati delle braccia, Emily notò - felice - dei ricami dorati e rosso sangue. I comodi pantaloni che aveva acquistato per la spedizione, erano stati sostituiti da calzoni di tela nera, sottile, lunghi fino alle caviglie e stretti. Muovendo di poco le spalle, avvertì le boccette delle pozioni premere, al sicuro, contro la parte laterale del seno: evidentemente indossava ancora il gilet di pelle intrecciato oltre la schiena.
Per completare il tutto, Emily portò la sinistra alla bacchetta ancora al riparo nel cinturino di pelle stretto al bacino, scostando il lungo mantello di tessuto nero, fortunatamente sprovvisto di ornamenti o frange, e con un'apertura laterale che poteva esser chiusa sulla spalla destra per mezzo di un fermaglio argentato.
Quando il Professore riprese la parola, sovrastando il dolce e non molto lontano fragore di acqua che s'infrangeva contro possenti rocce, ls Caposcuola l'ascoltò, visibilmente interessata.
L'Abbazia di Cluny, Jacques De Molay... *L'ultimo Maestro dell'Ordine dei Templari*, ricordò prima ancora che Peverell avvalorasse le sue tesi.
Aveva letto di quell'uomo, tempo addietro, quando le Leggende sui Templari aveva conquistato il suo interesse e, se ricordava bene, quel poveraccio non avrebbe avuto lieta fine.
Era quello il "bello" di cui il Docente di Storia andava parlando? Osservando la sua figura serafica, bastone alla mano e splendida Fenice sulla spalla, Emily si chiese quale fosse il motivo principale per cui li aveva condotti lì. "Recapitare un messaggio"; non potevano esservi metodi più semplici del mandare dodici persone, suggerendo loro di non dividersi per giunta, all'interno della costruzione con l'alta probabilità di far scattare l' "Allarme generale", fallendo miseramente?
E poi cosa avrebbe pensato lo stesso Jacques nel vedere poco meno di dieci persone (la Serpina confidava nella perdita di qualcuno lungo la strada) vestite alla meno peggio secondo i modelli del tempo, sbucare dal nulla soltanto per cantargli in coro un messaggio che probabilmente l'avrebbe spinto a cacciarli fuori a pedate?
Bisognava essere attenti, cauti e dare l'impressione d'esser tutto fuorché una minaccia: esperire degli abiti del Basso Medioevo poteva risultare anche interessante, ma non lo stesso si poteva dire dei metodi di tortura messi in atto nelle prigioni.
*Cos-*, alle parole "Capo" e "spedizione", la giovane Rose si maledì per non aver pensato a qualcosa di tanto ovvio. A chi regalare il suo voto dunque? Non si fidava dei presenti, non li conosceva e, quindi, immaginò di non poter basare la sua decisione su questo, andando, piuttosto, per esclusione. Prendendo in considerazione soltanto le persone di cui sapeva, almeno, il nome, partì dall'eliminare dalla lista: William (troppo superbo), Nathan (vero che aveva deciso di mettere in disparte l'argomento "fiducia" ma non era così stupida), Arya (avrebbe passato il tempo a discuterci e la brutta esperienza alla Stamberga le aveva insegnato che il gioco di squadra non funzionava tra loro), Zoey (le sembrò la persona meno adatta per ricoprire il ruolo di Leader) e così via.
*No, mi rifiuto*, pensò imbronciata per poi rendersi conto che non fosse il caso di comportarsi come una bambina capricciosa che avrebbe fatto di tutto, in quel momento, eccetto che dar soddisfazione ad Horus.
Emise un sospiro sonoro eppur contenuto e rivolse lo sguardo al Tassino per la prima volta da quando avevano abbandonato l'Ufficio e solo quando avvertì i suoi occhi metallici sui propri, prese la parola.

Sekhmeth.
Asserì con tono freddo.
Per esclusione.
Aggiunse, articolando quelle parole con il lento muoversi delle labbra, quasi in un sussurro, in modo che solo lui avesse potuto comprendere. Prima di voltarsi in direzione dei sentieri indicati, escludendo il Nord, assumendo per buono il consiglio di Peverell, abbozzò un impercettibile sorriso divertito.
Opterei per il Sud, probabilmente il sentiero ci consentirebbe di giungere all'Abbazia senza passare per il mezzo, bensì lateralmente, senza correre oltremodo il rischio di essere scoperti.
Proferì a voce alta ma misurata, in modo che tutti i presenti potessero udirla. Le iridi argentee studiarono ancora una volta la via da lei scelta, cercando di immaginarne la direzione e l'arrivo oltre quella distesa di verde ed alberi, per poi posarsi sul volto dell'attraente Auror posto a difesa del gruppo, immaginando che fosse la persona più adatta a dare indicazioni simili se solo avesse potuto avere voce in capitolo fin dall'inizio.


Punti Salute: 143
Punti Corpo: 93
Punti Mana: 91
Punti Esp.: 16,5


Tunica
Mantello
Emily indossa un morbido gilet, stretto al petto ed intrecciato alla schiena, di pelle nera, flessibile e nascosto da una tunica smeraldina, le cui tasche contengono:
~ Fiala di Decotto al Dittamo
~ Fiala di Pozione Rinvigorente
~ Fiala di Pozione Mors Aparentis
Aderenti ma comodi pantaloni neri.
Poco visibile risulta essere il finissimo Diadema di Veela argentato [conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico - difatti invocando il suo potere, blocca l'avversario in Quest per un turno, utilizzabile una sola volta per Quest], nascosto dai capelli sciolti che ricadono principalmente sul lato sinistro del viso.
La bacchetta (Legno di Salice, Crine di unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida) è riposta nel centurino di pelle legato alla vita.

 
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view post Posted on 13/3/2015, 16:41
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Piano piano l’ufficio si era popolato, e se fossero andati avanti di quel passo presto non ci sarebbe stato più spazio per contenerli tutti. I volti che si facevano avanti erano tutti sconosciuti, eccezion fatta per Horus. Lui ed Elhena sembravano proprio i tipi adatti a quel tipo di avventure. Avesse saputo prima che ci sarebbero stati tutti e tre i suoi boss, avrebbe rotto le scatole per avere più informazioni.
Quando il professore iniziò a parlare si raccolsero in un rispettoso silenzio, ma quella che sembrava un’ordinaria introduzione fu interrotta da un “fra 700 anni” buttato a caso in mezzo a una frase. Sapeva che sarebbero andati in Francia, ma... anche un viaggio nel tempo? Questa le giungeva nuova. Il gufo che aveva mandato a casa parlava di un “viaggio stratosferico – non letteralmente – per l’Europa”, e ora Eloise si sentiva in colpa: forse avrebbe dovuto avvisare che avrebbe potuto incidere da lontano sulle loro vite presenti. Sempre che il viaggio si svolgesse nel passato.
I viaggi nel tempo l’avevano sempre interessata, anche se quando pensava a tutti i paradossi che potenzialmente si sarebbero creati le sembrava di impazzire. Aveva letto una quintalata di libri a riguardo e l’idea di essere in procinto di intraprenderne uno le diede un brivido di piacere.
Il volume, apparente protagonista di quell’incontro, si spalancò. Eloise allungò il collo per osservare meglio e vide che dall’interno ne uscivano tentacoli di polvere, uno per ognuno dei presenti in quella stanza. Prima di poter afferrare la bacchetta o reagire in qualunque modo, venne afferrata per la vita e risucchiata in un vortice indistinto che la fece sbatacchiare in una dimensione indistinta e irriconoscibile.
In un attimo si ritrovò distesa a terra, faccia in giù, la gamba che formava uno strano arco. Automaticamente la mano corse al sacchettino di spille appeso al suo fianco e, non appena constatò che era lì, Eloise si concesse il lusso di respirare. Qualcosa di pungente era a contatto con la sua faccia, qualcosa che odorava di bosco. Aprì gli occhi, mise a fuoco e vide un piacevole letto di foglie, su cui era atterrata senza alcuna grazia. Indolenzita, si tirò in piedi, cercando di capire chi era e cosa ci faceva laggiù.
“Sei Eloise Lynch, e ora dovresti essere in Francia con i tuoi compagni di scuola, alle soglie di un’avventura che ti condurrà chissà dove.” Con la mano fece cadere le foglie che le erano rimaste attaccate ai vestiti, e solo allora si rese conto del fatto che erano cambiati.
«Ma perché devono avere tutti questo vizio del cambio d’abito?!»Esclamò al mondo. L’ultima volta che era successo, all’Halloween precedente, era finita male, con più di una persona stesa a terra, stecchita.
In quel momento, il comodo abbigliamento a cui aveva pensato a lungo, era stato sostituito da un paio di morbide brache marrone scuro di tela sottile che le arrivavano fino alle caviglie, sotto le quali portavano delle calde calze di maglia di lana. Sopra, portava una camicia di lana completamente coperta da una tunica di verde, anch’essa di calda lana, provvista di cappuccio. Le brache erano tenute su da una cintura in pelle con due piccole borse appese, una contenente la bacchetta, e l’altra le spille. Ai piedi portava degli stivaletti di cuoio con stringhe, alti fino alle caviglie. A completare il tutto, guanti di pelle tagliati a metà dita, alti fino al gomito.
Sapeva di dover dire addio anche alla sua giacca impermeabile e, quando prese lo zaino per controllare, si accorse che si era trasformato in una bisaccia. Come previsto, la giacca era un mantello lungo e scuro, senza maniche.
Finalmente si concesse il lusso di guardarsi attorno. L’ambiente l’affascinava e la distesa boschiva a perdita d’occhio la faceva sentire a casa. Gli odori e i rumori, però, appartenevano ad altri tempi, e i dettagli in lontananza parevano urlare un’unica informazione: Medioevo! Prima di poter carpire altre informazioni, il professore si mise a parlare.
Una missione, dunque. Sembrava pane per i loro denti, ma chissà cos’avrebbero dovuto davvero affrontare da quel momento in avanti. Non vedeva l’ora di mettersi sul sentiero.
Quando Peverell citò le spille, si mise ad armeggiare con la sua nuova borsa e, una volta aperta, iniziò la distribuzione. Così avrebbe avuto modo di osservare per bene i suoi compagni e, forse, memorizzare i loro visi.
Come lei, avevano tutti un abbigliamento consono all’epoca, così non c’era modo di distinguere di che Casata fossero. Questo aspetto le piaceva, almeno non ci sarebbero stati pregiudizi di sorta. Si disse che entro fine avventura avrebbe dovuto indovinare la Casata di appartenenza di ognuno di loro.
Iniziò dai più facili: Niahndra ed Elhena.
«Mi spiace, Niah, ma almeno questa volta ne abbiamo tutti una...» Le rispose sorridendo.
A seguire, il ragazzo accanto a lei, dai lunghi capelli scuri. Era strano vedere un ragazzo con i capelli lunghi, ma dopo averli osservati qualche secondo concluse che le piacevano. La seguente, per antitesi, era una ragazzina dai capelli corti. Poteva anche sembrare un maschio, ma se avesse dovuto esprimersi avrebbe detto che era una ragazza. A seguire, la donna-Auror, con cui cercò di non incrociare lo sguardo, perché ci aveva visto qualcosa di strano, e poi una ragazzina più bassa di lei che afferrò quasi brutalmente la spilla, e che la congedò con un grazie secco. In seguito, altre due ragazze, chiaramente più grandi, che aveva sicuramente visto in qualche altra occasione, e che forse ricoprivano qualche carica all’interno di Hogwarts. Fu il turno di Horus, a cui sorrise mostrando i denti, e poi di un tizio parecchio inquietante, che nemmeno la ringraziò. Accanto a lui, una ragazza più grande dall’aria simpatica, a cui sorrise in risposta al suo silenzioso grazie.
Aveva finito il giro, quindi prese l’ultima spilla e l’appuntò sulla tunica verde, soddisfatta di quella piccola missione che aveva compiuto. Fece un sospiro, iniziando a pensare al da farsi, mentre gli altri si esprimevano sulla scelta della strada da prendere e sul capo-spedizione.

«Da qualsiasi parte andremo, dobbiamo fare attenzione, perché fra qualche anno inizierà la caccia alle streghe...» Disse sospirando...«Sì, Horus va bene. E il sentiero a Ovest sembra più diretto, anche se entra nel fitto del bosco...»Concluse, aspettando che i restanti esprimessero una loro opinione. Avere il suo Caposcuola alla guida l’avrebbe sicuramente rassicurata. E allora sarebbe stato lui ad avere l’ultima parola.


Statistiche
Punti Salute: 102
Punti Corpo: 53
Punti Mana: 55
Punti Esperienza: 3.5
Attivo
Bacchetta
Sacchetto in velluto
Spioscopio
Spettroccoli
Spilla


 
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Horus Ra Sekhmeth ♦ ScheduleOutfit Medievale
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Il tempismo del professor Peverell, una volta tanto fu a dir poco provvidenziale. Quando gli occhi di Horus avevano incontrato quelli di Emily, il suo stomaco e i suoi nervi avevano vacillato a tal punto, da rischiare di mandare alla malora tutta la cautela fino a quel momento accumulato e spingendolo ad avanzare verso di lei, chiedendole qualsiasi, stupida cosa. Invece, l'arrivo del docente catalizzò tutta la sua attenzione dalla Serpeverde a lui ed Horus gliene fu grato. Dinnanzi ad un antico e meraviglioso tomo —dal quale proveniva una strana aura di misticismo magico—, Ignotus diede loro il benvenuto, dando il La per l'inizio del loro viaggio. Mai Horus avrebbe immaginato ciò che di lì a poco li avrebbe aspettati: quando il docente se n'era uscito con la fantomatica risposta vecchia di settecento anni, aveva appena inclinato il capo incuriosito, chiedendosi se non fosse stata una delle sue solite iperbole senza né capo né coda. Immaginava un viaggio, sebbene gli sfuggisse il luogo e di certo aveva sempre creduto che fosse ambientato nello stesso anno in cui stavano vivendo, ecco. Fu, tuttavia, costretto a ricredersi quando, allungando appena un passo verso il tomo magico, si accorse che dalle antiche e incartapecorite pagine fuoriuscivano veri e propri tentacoli di luce, visualizzando strani e misteriosi svolazzanti arabeschi a decorazione della carta.
*Oh... no no no! E invece sì: fu un principio simile a quello delle Passaporte ad accoglierli pochi istanti dopo —ben lungi dall'esser tutti quanti preparati come invece aveva auspicato l'arzillo vecchiardo—, trascinandoli in un tunnel di cromie confuse, suoni distorti e un vago senso di nausea che sopraggiunse repentina in quel breve (ma indubbiamente intenso) vorticare. Un attimo dopo, ancor prima che i più se ne rendessero conto, lo strano gruppo si ritrovò ad atterrare sulla morbida erba di un colle, dolcemente spazzato da una leggera brezza serale. La prima cosa che colpì Horus, prima di poter mettere a fuoco il panorama, fu l'odore: l'aria non era mai stata così meravigliosamente incontaminata. Fu chiaro, quando infine il ragazzo si osservò le gambe, che la Magia che avevano appena vissuto e che li aveva catapultati fin lì, a chilometri di distanza (e secoli!) da Hogwarts ,andava ben oltre quanto tutti loro avevano pronosticato. Alzandosi in piedi, Horus notò che la divisa che indossava aveva lasciato il posto ad un completo tipico del quattordicesimo secolo: la camicia era stata sostituita da una maglia di pelle di daino invecchiata, allacciata sul davanti da piccoli alamari; una tunica color ardesia, in cotone grezzo, aveva sostituito la giacca, arrivando poco oltre la metà delle cosce. Un paio di comode brache (nella cui tasca sinistra era al sicuro la bacchetta), invece, di un grigio una tonalità più scura della tunica, rivestivano le sue gambe, mentre stivali di cuoio tenevano al caldo e al sicuro, i suoi piedi. Infine un mantello di lana grezza, non troppo dissimile a quello che aveva indossato soltanto pochi attimi prima, copriva in gran parte la sua alta figura. Tastò con le mani (su cui scoprì di indossare dei mezzi guanti di pelle e un paio di semplici bracciali di cuoio) le due cinture che indossava (entrambe di pelle e cuoio intrecciati, chiuse da una fibbia di ferro e con il classico nodo alla medievale), assicurandosi di avere ancora il Pugnale Normanno, cautamente assicurato da un robusto cordino alla cintura più bassa, e la Sacchetta Medievale (nella cintura più alta e laterale) che, essendo più o meno di quel periodo, non era stata mutata dalla Magia. Appurato che tutto fosse al suo posto, il Caposcuola individuò dapprima i presenti, intenti a studiare i nuovi abiti (e ridendo alla battuta della piccola Lynch sui cambi di abiti di quei tempi) e poi il magnifico panorama che si apriva innanzi a loro. Horus avrebbe voluto avere mille paia d'occhi (e migliaia di ore di tempo) per poter saziarsi della vista di quel luogo. Alle sue orecchie giungeva il lontano, ma roboante scrosciare delle acque di un fiume, mentre un'immensa distesa di alberi racchiudeva campi ed edifici in costruzione; all'orizzonte, splendida ed imponente, si stagliava una cattedrale, sul cui tetto i caldi raggi del sole al tramonto lanciavano splendide lingue di fiamma. Assottigliando lo sguardo per metterla a fuoco al meglio, Horus poté individuare i pinnacoli e e le appuntite torrette, tipiche di uno stile tardo romanico. Sentì il cuore battere forte nel petto e un'euforia senza pari: non amava particolarmente i Cristiani e la loro religione, ma aveva sempre dovuto ammettere quanto grandi fossero le loro antiche costruzioni religiose, squisitamente gotiche o rigidamente romaniche, poco importava,le aveva sempre trovate affascinanti, come del resto, la loro arte. Ben presto, però, le parole di Peverell richiamarono il gruppo all'attenzione ed Horus, suo malgrado, fu costretto ad abbandonare quello splendido panorama per dedicare il suo sguardo ad una, non tanto altrettante piacevole alla vista, figura. Lì per lì, preso dalla scoperta del momento, il Tassino si era quasi dimenticato sia del contesto, sia del docente. Ma da come egli appariva, tuttavia, Peverell sembrava esserne avvezzo a quel tipo di viaggio, in piedi e allegrotto, col suo bastone e la fantastica Fenice sulla spalla, come se fosse in procinto di prender una scorciatoia che porta ai funghi, per una briosa scampagnata. Il sospetto che l'uomo e Lysander si conoscessero insorse in Horus con una consapevolezza mai provata prima: troppe inquietanti somiglianze. Incuriosito, infine, Horus rimase in silenzio, ascoltando con attenzione e sforzando nel frattempo la mente e i ricordi, scavando nelle memorie del passato per ricercare indizi e informazioni su ciò che l'uomo andava loro raccontando sul contesto di quel luogo e della loro missione.
*"Il bello sta arrivando.."* Corrugò le sopracciglia, portandosi pensieroso una mano alle labbra finché non giunse l'illuminazione.
Jacques de Molay era l'ultimo maestro dei Templari, l'Ordine di monaci guerrieri al servizio della Santa Chiesa e poi condannati per un complotto, dal papa Clemente V e...

« Il re di Francia, Filippo IV, il Bello. Ma certo. » Mormorò, tra sé e sé, mentre seguiva con lo sguardo i sentieri che Peverell indicava loro e rimuginando sul messaggio che avrebbero dovuto consegnare al Templare.
Che diamine aveva in mente il professore? Questo non avrebbe salvato in nessun modo De Molay, destinato a morire in rogo, almeno un decennio dopo, certo, ma comunque condannato. E come diamine avrebbe potuto prenderla De Molay, nel vedere un gruppo spaiato di ragazzini che giungevano i serata al suo sospetto e che sembravano conoscere il tormentoso rapporto fra l'Ordine ed il Re di Francia? Sospirò piano, coinvolto da quei pensieri e bersagliato da mille e più domande che avrebbe voluto rivolgere al docente e che, invece, preferì tenere per sé. Il suo istinto gli disse chiaramente che avrebbero sicuramente compreso, una volta giunti a destinazione.

« Mademoiselle Lynch vi distribuirà delle spille, che vi prego di appuntare al bavero, il Libro ha già provveuto a stregarle ulteriormente, con un utile incantesimo di richiamo. Strappatele dalla veste per tornare da dove siamo arrivati, qualora il pericolo fosse estremo. Come già vi dicevo Minerva vi seguirà per conto mio, così come Mademoiselle Goodheart, il mio consiglio è di non dividervi, e raggiungere la Cattedrale, senza destare allarmismo, e senza innescarne le difese. Sono presenti Tre entrate utili alla Cattedrale, tre come i sentieri che lasciano questo colle, ma vi metto in guardia sul fatto che in realtà uno dei sentieri non porti affatto nella direzione auspicabile, quindi non andate a Nord. Sarà anche bene che iniziate a riflettere su chi sarà il Capo Spedizione, potreste essere discretamente occupati a breve. Ottimo, ed ora le domande, sempre che vi siano. » Seguendo il continuo e il probabile epilogo della spiegazione, Horus cercò con lo sguardo l'Auror a cui erano stati affidati: la trovò non troppo lontana dal professore: una donna giovane, dai particolari occhi eterocromi, che per un istante gli ricordò la Lancaster. *Le fanno con lo stampino le Auror?*
Quando la testolina rossa di Eloise Lynch si avvicinò per consegnargli le spille, con dipinto sul volto un sorriso davvero adorabile, il Tassino le sorrise apertamente di rimando, ringraziandola e prendendo la splendida spilla che gli veniva porta, appuntandosela poi sulla tunica sotto il mantello. Ma fu quando venne citato un probabile Capo Spedizione che Horus si ritrovò a sussultare e imprecare fra sé e sé. Ignotus intendeva dire che li avrebbe mollati lì, alla mercé di qualsiasi diavoleria medievale? Bel professore, si ritrovò ad esclamare in cuor suo, mentre con lo sguardo cercava disperatamente qualcuno a cui appioppare il suo voto. Individuò Elhena e Niahndra e fu quasi per pronunciare uno dei loro nomi, reputandole perfette per il luogo, che una piccola fanciulla dai capelli corti gli si avvicinò e gli disse un flemmatico: "Tu mi sembri ok"
« Sentito? Sembri ok. » Voltandosi appena (o meglio, abbassando lo sguardo), Horus notò Niahndra alzare le spalle in un chiaro gesto eloquente che voleva significare solo una cosa: Ti tocca, ciccio.
« No, ehi, ma cos... » Ma Niah e la ragazzina non erano gli unici a volergli affidare quel ruolo. A loro si unì ben presto Scott (che ricordava essere il "gigantesco" Portiere Grifondoro e che ora, con somma soddisfazione, aveva raggiunto in altezza) che, con un gelido sguardo (la sua carnagione era sempre stata albina? O anche lui era stato vittima della stessa maledizione che aveva colpito Horus?) diede la sua approvazione; in seguito ci furono Lesnicky, Lynch, e... Rose. Horus si voltò di scatto verso di lei, osservandola pronunciare il suo nome con espressione atona, ma fu il leggero muoversi delle sue rosee labbra ad aggiungere quel che lo fece sorridere ironico.
*Ma guarda...*
In ogni caso, era un complotto, senza dubbio, convenne. Sospirò, guardandosi intorno e, infine, annuì. Una parte di lui si sentiva onorata per quella fiducia che molti di loro gli avevano concordato (o magari, nominandolo solo per sbolognargli l'incarico), ma dall'altra gli sembrava un'egregia scocciatura e l'idea di collaborare non gli era mai piaciuta granché.
« E sia, sarò il vostro Capo Spedizione. Mi auguro che non dobbiate pentirvene. » *E neanche io* « A questo punto nominerei un Vice, per sicurezza... » Sapeva già chi nominare, sebbene sapesse che fosse una grandissima idiozia e che persone di cui si fidava maggiormente come la Attwater o Niah avrebbero potuto ricoprire molto meglio quel ruolo. Ma ahimè, il suo Cuore era un ignorante egoista e l'Orgoglio era, se possibile, ancora più stupido. « Rose. Se non ti dispiace, gradirei il tuo aiuto. » Le disse. Sebbene il tono fosse freddo e fin troppo formale, non poté frenare l'angolo della bocca incurvarsi in un'espressione sardonica. Quando fu sicuro che lei lo guardasse, si avvicinò di un passo (con la scusa di portarsi in testa al gruppo) e le sue labbra si mossero silenziose, ma ben comprensibili alla Serpina: « Per esclusione. Ovviamente. » *Ovviamente.*
Rimase dunque in silenzio per qualche secondo, osservando attentamente l'orizzonte e i due sentieri e decidendo il da farsi, conscio anche delle impressioni pronunciate dagli altri. I suoi occhi saettarono dal terreno, al sole, in procinto di tramontare e, nervosamente, si morse un labbro.
C'erano due papabili soluzioni, se si escludeva il Nord: Ovest, e Sud. Quello a occidente era senza dubbio il percorso più corto, ma la strada s'infittiva nel bosco, venendo inghiottito letteralmente dalla vegetazione. Probabilmente, se fossero arrivati all'alba e avendo davanti ore di luce, Horus avrebbe scelto quella strada: protetta, lontana da sguardi indiscreti, in un certo senso sicura (e questo tipo di scelte, le aveva imparate a proprie spese). Ma doveva valutare che tra loro c'erano dei ragazzini inesperti, come la fanciulla di poco prima o un'altra ragazzina dal viso un po' anonimo, poco più in là. Il sentiero di Sud era più ampio, sicuramente più lungo, ma in ogni caso più sicuro. O almeno, così sembrava. Avrebbe volentieri rischiato con l'Ovest, ma i boschi potevano essere pieni di banditi, nonostante tutto, più del sentiero che sembrava il principale e ficcarsi nella vegetazione, senza luce e punti di riferimento era un rischio troppo alto da correre, almeno in gruppo.
Horus si voltò, dando le spalle al panorama e voltandosi verso i presenti.

« Andremo a Sud. Per quanto Ovest sia più veloce, la Notte sta calando e queste strade possono essere piene zeppe di banditi. Tuttavia non escludo che potremmo trovare problemi anche sul sentiero a meridione. Ho delle raccomandazioni da fare a tutti voi, sebbene suppongo sappiate già ciò che sto per dire. » Un momento di silenzio, mentre i suoi occhi saettavano su quei volti più o meno conosciuti.
« La Magia, qui come ai nostri tempi, non è permessa. Ma mentre i nostri Babbani sono più stupidi e meno accorti, in questa Epoca la Magia è fortemente temuta ed è perciò vista in qualsiasi cosa che sia considerata "fuori dal consueto". Se qualcuno vi vedesse bere da una boccetta contenente un liquido colorato o vi vedesse mangiare delle erbe, potrebbe mettervi in pericolo allertando i pregiudizi e le accuse. È opportuno che ciascuno di noi se lo ricordi, soprattutto in sede santa. Non tirate fuori la bacchetta né una pozione né qualsiasi oggetto magico se non strettamente necessario e solo se siete assolutamente sicuri di non esser visti. Stiamo uniti e compatti, cercate di nascondere le borse e le bisacce sotto i mantelli e state all'erta: il sole sta calando e non è il caso di attardarsi sulle strade. Se qualcuno ci fermasse o ci chiedesse qualcosa, noi siamo in pellegrinaggio all'abbazia. Tutto chiaro? » Attese che chi volesse facesse domande al docente, ancora in silenzio e in procinto di lasciarli e, una volta che tutti avessero terminato e non ci fossero state obiezioni di sorta, si sarebbe avviato verso il sentiero di Sud, tirando il cappuccio sul capo per nascondere i capelli rossi e il viso, due particolarità che avrebbero senza dubbio attirato maldicenze, in quell'Epoca più che mai.

« The more you know about the past, the better prepared you are for the future


Statistiche:
♦ PS: 204
♦ PC: 186
♦ PM: 201
♦ Exp: 46,5

Equipaggiamento:
♦ Bacchetta: Nella tasca sinistra delle brache.
♦ Mantello della Resistenza: indossato
♦ Agganciata alla cintura superiore c'è una Sacchetta Medievale (con incanto estensivo irriconoscibile). Al suo interno ci sono:
– Mantello della Disillusione;
– Artigli di Drago Sminuzzati: Monouso. Protegge per due turni dall'attacco del nemico.
– Guanti Sostegno del Paladino: Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
♦ Pugnale Normanno: aggangiato nella cintura inferiore.
♦ Artiglio della Fenice: protegge parzialmente delle ferite. Usabile una volta a Quest. (al collo, indossato sotto la maglia).
♦ Una collana con la Runa Hagalaz: indossato e nascosto sotto la maglia.
♦ Girocollo con un ciondolo d'oro a forma di Ankh: indossato e nascosto dentro sotto la maglia.
• Anello della Gorgone: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. (Indossato al dito medio della mano destra).

 
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Arya Von Eis
view post Posted on 14/3/2015, 01:16




L’ufficio era, ormai, sovraffollato, non potevano mancare in molti, magari il docente attendeva solo il momento propizio per iniziare il suo discorso, o l’ultimo ritardatario, quello non mancava mai, un sospiro rassegnato, chiunque fosse dubitava fortemente potesse trattarsi di Zoey, da quel che sapeva era abbastanza precisina.
Fu la porta a darle un’ultima speranza, forse l’ultimo era arrivato, si voltò leggermente, giusto per vedere chi fosse, giusto per aver conferma del suo pensiero
*Oh perfetto, peggio di così poi* ovviamente, a fare il suo ingresso non era stata l’amica, ma quel belloccio di un Caposcuola *Non c’avevi altro da fare sta sera?*
Distolse l’attenzione dal ragazzo, tornando a concentrarsi sul professore, sperando che, qualsiasi cosa avesse in serbo per loro, iniziasse il prima possibile, così da finirla il prima possibile.
Non fu però il docente a proferir parola, ma una voce conosciuta alle sue spalle, si era fatta attendere, ma, alla fine, era arrivata anche Zoey, tentò di abbozzare una scusa, anche se, probabilmente, non era necessaria, le sorrise di rimando, pensando poi di avvicinarsi a lei, ma, qualcosa sembrava non tornarle, la Caposcuola Grifondoro si era infatti diretta spedita verso Nathan, ora, okey che appartenevano alla stessa casata, ma, cioè, si conoscevano? Decisamente sì a vedere come si comportava.

*Ecco sì, eccolo il peggio*
Non solo doveva passare la serata in compagnia di Sekhmeth, ora scopriva che la sua migliore amica faceva comunella col tipo misterioso sul quale si era ripromessa di indagare *Oh perfetto, veramente perfetto*
Indietreggiò di qualche passo, posando la schiena al muro e incrociando le braccia al petto, ascoltando il docente che, finalmente, si era deciso a degnarli di una qualche minima attenzione.
*No no, senta lei, vada la fenice, vada missnonmiricordogiàcomesichiama, ma lei che fa? Resta qua? E chi...*
Non ebbe il tempo di concludere il pensiero né tanto meno di rivolgere la domanda al professore, la stanza aveva iniziato a vorticare o forse era lei a vorticare, poco importava, già sapeva cosa significava, ormai era tardi, tardi per ripensarci, tardi per farsi venire i dubbi, tardi per restare lì, qualunque fosse la meta e il tempo, non avrebbe finito di formulare quel pensiero che, riaprendo gli occhi, avrebbe potuto notare il cambio di location e, avrebbe scoperto, non solo quello.
Il vorticare, il sentirsi sotto sopra, durò solo qualche istante, ma ciò le bastò per ritrovarsi distesa a terra e con lo stomaco in subbuglio, odiava quel tipo di trasporto, non ci si sarebbe mai abituata, soprattutto se fatto così a tradimento.
Qualche attimo e riuscì a ritrovare l’equilibrio, rimettendosi in piedi, decisamente si trovavano all’aperto, su quello non c’erano dubbi e, beh, che dire? Sul cucuzzolo della montagna? Già, più o meno, guardandosi intorno era chiaro fossero ben più in alto rispetto al resto, il resto che poi altro non era che boscaglia, boscaglia e, no spè, a ovest, oltre la boscaglia s’intravvedeva una parvenza di civiltà.
Ora le sorgeva un dubbio, qual’era la meta? Che diamine ci facevano lì? Ma il docente non li fece attendere troppo
*Che? 1307? E’ uno scherzo?* poi osservò i suoi abiti e quelli dei compagni di viaggio, forse no, non era uno scherzo, chi più, chi meno, vedeva ora le sue vesti leggermente più retrò, sembravano tutti dei piccoli Peverell *No no, spè, “Il bello sta arrivando”? Sta scherzando vero? Cioè, siamo qui per recapitare un messaggio assurdo a qualcuno che non aspetta visite, che se ci vedere prende e se ne va e che probabilmente prima tenterebbe di eliminarci? Oh beh, mi pare un piano geniale, un gufo? Una lettera? Un messaggio in una bottiglia? Non era più semplice, comodo e meno rischioso?*
Alzò gli occhi al cielo, evitando di commentare qualsiasi cosa, iniziava a pensare che al docente mancasse qualche rotella, ma forse le sfuggiva qualcosa, magari un senso c’era, doveva esserci.
*Niente allarmismi? Ma no, ma scherziamo? Una decina di ragazzini dalla dubbia provenienza, dopo il tramonto, ma no, che allarmismo e allarmismo, tutto nella norma no?*
La situazione stava diventando quasi comica, sul serio c’era qualche speranza di passare inosservati e di raggiungere la destinazione e recapitare il messaggio senza intoppi?
Ancora una volta evitò di esporre le sue perplessità, si limitò ad appuntarsi la spilletta al petto, una cosa almeno era sicura, potevano, in qualsiasi momento, decidere di tornarsene a casa, tanto valeva vedere come andava.
All’ultimo consiglio del professore storse leggermente il naso guardandosi intorno e osservando i volti dei suoi compagni, seriamente dovevano scegliere un capo spedizione? Cioè, di alcuni di loro nemmeno conosceva i nomi
*Assurdo*
La ciliegina sulla torta fu, ovviamente, il vincitore di quella votazione, quel bambolotto di Sekhmeth, no, non poteva crederci, cioè, non c’era speranza che qualcosa filasse dritto, fortunatamente o sfortunatamente, Cicciobello aveva nominato Miss Rose come vice, forse l’unica che avrebbe seguito, magari non senza obiettare, ma almeno non obiettando per il semplice gusto di farlo, ma, in ogni caso, iniziava a vederla tragica, lui non l’avrebbe ascoltato nemmeno per sbaglio, con lei erano più le volte che ci si scontrava che altro, insomma, la spedizione stava proprio partendo nel migliore dei modi.

-No, no, no, un attimo, lasciamo perdere che nemmeno so i nomi di tutti, lasciamo perdere che non posso dire di conoscere nemmeno la metà di voi, ma sul serio avete intenzione di lasciare ogni scelta a Sekhmeth? Cioè, capisco il capo spedizione e tutto, ma, non so come siate abituati voi, ma per quanto mi riguarda non ho intenzione di dire “si okey” senza discuterne-

Lo trovava veramente assurdo, indipendentemente da Horus, era assurdo, il capo spedizione poteva avere l’ultima parola, magari scegliere se proprio non si trovava una soluzione, ma da lì ad accettare ogni sua decisione come se fosse l’unica le pareva eccessivo

-Tu dici Sud- disse rivolta al ragazzo -Io dico Ovest, al momento è la via più illuminata, per quanto più tortuosa, senza contare che, la scomodità del sentiero potrebbe essere uno svantaggio per noi come per chiunque altro, quindi, magari, rischiamo meno incontri spiacevoli-

Doveva ammettere che odiava fare il bastian contrario, magari con Sekhmeth meno, ma, in ogni caso, ciò che stava dicendo non le pareva poi così assurdo, se doveva seguirlo, come minimo avrebbe dovuto convincerla che la sua idea fosse migliore, cosa probabilmente quasi impossibile data la sua testardaggine.



Statistiche
Punti Salute: 116
Punti Corpo: 66
Punti Mana: 66
Punti Esperienza: 9,5

Attivo
Bacchetta
Diadema di Veela (conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico, invocando il suo potere blocca l' avversario in quest per un turno, utilizzabile una sola volta per quest + statistiche)
Bracciale Celtico (solo statistiche)
Braccialetto di famiglia (puro valore affettivo)
Fiala Pozione Addormenta Draghi
Fiala Pozione Mors Aparentis

PS: per il cambio abiti direi che al massimo al massimo il vestito stile 1300 nasconde solo gli abiti di partenza, in sostanza, in caso di necessita se devo darmi alla fuga lo butto via e sotto ho i miei vestiti, sia mai che mi ritrovo a scappar da un drago presa peggio di un salame.
 
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view post Posted on 14/3/2015, 01:57
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

(Dante, Inferno I, 1-6)


Non era passato poi molto dall'ultima volta, il sopralluogo era stato la settimana precedente, ma era tempo di una nuova scampagnata. Più intrigante e dirimente il dove sarebbero andati gli altri, in fondo, non erano pochi, non erano nemmeno tutti pronti allo stesso modo, ma era anche vero, che il più delle volte l'apparenza era semplicemente destinata ad ingannare. L'apparentemente più preparato si sarebbe dimostrato come il meno? Forse no, ma probabilmente era vero che il meno preparato, si sarebbero dimostrato l'opposto. Del resto, se era una questione di pura e semplice intelligenza, o logica, il resto sarebbe pur sempre risultato mero orpello, decoro superfluo e sciocco a quanto in realtà di importante ci fosse, o meno. Eppure, sarebbero anche sopravvissuti tutti, ne era piuttosto certo, non era mai successo nulla. Non avevano nemmeno mai perso nessuno, il che per certi altri versi aveva del sorprendente. Che le spille funzionassero, o meno, era tutta un'altra Storia, ma se non erano mai servite, perchè iniziare?
Che fosse tutto?
Era un'ottima giornata, non faceva caldo, l'aria sembrava quasi voler spronare ad una camminata, perchè non assecondarla? Ormai era fatta. Erano in buone mani, male non avrebbero potuto fare, ed ottime piume, il che era di gran lunga rassicurante, avevano un obiettivo preciso, semplice, ed anche un orizzonte temporale ben scandito, non c'erano domande, sembravano non esservene. Era stato più esaustivo, e criptico, allo stesso tempo dell'Argan? O c'era dell'altro sotto? Che suonasse impertinente fare domande? Che colloqui lunghi l'inverosimile avessero ormai depauperato irrimediabilmente l'ugola della banda? Non avrebbero avuto molto di cui discutere, in effetti, e sembrava che la foresta, comunque la si volesse percorrere, non offrisse nei suoi molteplici formati luoghi per il dibattito, o l'incontro culturale. Che fosse tutta una finzione, abile, ed astuta?
E c'era anche aria di una decisione ormai presa, ormai prossima.
Ma ecco, le domande!
Come funghi, e ciliegie, una era destinata a tirare l'altra, ma non sarebbe stato saggio tirar notte. No, non con ogni probabilità.Poteva essere un problema? No. Sarebbe potuta essere una complicazione? Sì, quello sì. Una foresta di notte, era decisamente qualcosa di interessante. Quanto poi fosse proibita, probabilmente nessuno se ne sarebbe dato pena, perchè sarebbe dovuto andarvi, qualcuno, nella foresta, di notte? Ah! Sì, era il tramonto, ed erano tecnicamente già nella foresta. Ma era indubbiamente un dettaglio. Una semplice postilla.
Ma ecco, le domande, sì.


Assolutamente Mademoiselle King, siamo nel 1300, e le suggerisco anche di non voler darsi ad un eccessivo sperimentalismo, per così dire. Corre gli stessi rischi che correrebbe tra 700 Anni, qualcuno in più, qualcuno in meno, ma è in ottime mani. In realtà siamo nel 1300 della nostra linea temporale, una circostanza molto curiosa, e sappiamo anche con assoluta certezza che il messaggio di cui siete latori è arrivato, questa notte, al Gran Maestro, bisogna solo capire se lo consegnerete voi, o si dovrà scomodare il Sommo. In fondo, De Molay trascorrerà la nottata in preghiera, e siamo nel Medioevo, tutto può succedere.

Tornò a sorridere.
In fondo, aveva un che di ridicolo, tutto quello.
Quanto andava taciuto? Era abbastanza inutile confondere le idee.
E molto era pleonastico a sapersi. Filippo non l'avrebbero visto.
Era diverse miglia a Nord, con tutta l'intenzione di restarci, in pessimi rapporti con chiunque non fosse un suo diretto sottoposto, e francese. Bonifacio se l'era già vista brutta, ma il 1303 sembrava ormai acqua passata, la caccia ai Giudei era presto divenuta la moda, ed era già ormai quasi tramontata, era quasi tempo di lanciarne una nuova. Era decisamente bene stare lontani dal Bello, e 700 Anni erano un ottimo baluardo, come cinque giorni di marcia, da Parigi.


Il che ci porta direttamente alla questione di Mr Black, io ho un impellente impegno con la biblioteca del Monastero, non che vi sia fretta certo, ma tra 40 Anni scoppia la Peste, e tra 500 la Rivoluzione, sarebbe un imperdonabile spreco lasciar tutto alle fiamme. Ci vedremo in Cattedrale, gli inni sacri hanno il loro fascino, e l'edifizio stesso non è destinato a durare più di 500 Anni. Mentre, di male in peggio, tra meno di una settimana l'ira del Re di Francia si abbatterà su De Molay, e sul suo ordine, e non sappiamo domani dove sarà diretto, quindi, non avete molto tempo. Ma se Mademoiselle Attwater ha avuto modo di leggere il libro che le ho prestato, vi saprà sicuramente dire qualcosa di più, anche su Filippo il Bello, per quanto non sia indispensabile. Credo sia davvero tutto, non tardate, mi raccomando, avete un appuntamento con la Storia, che non potete mancare.

Infine la Fenice prese il volo, mentre il Vecchio si incamminava giù per il Colle.
Valicata la corona di Querce, ad un'andatura gaia, ed allegra, rapidamente l'ultimo capello bianco scomparve. Erano infine rimasti soli, almeno metaforicamente parlando. Avevano un chiaro mandato, realizzabile senza ricorrere a nulla di non convenzionale, ed era già tempo di mettersi in marcia. Le decisioni sembravano ormai fioccare, il valente Tassorosso constatò con una certa rassegnazione il dorarsi della spilla, e sponte sua assistettero all'argentarsi di una seconda spilla, della Serpeverde. Un'altra cosa era fatta, restava solo da prendere una chiara direzione. Con un misto di ironia, e sfrontatezza, avevano imboccato il sentiero opposto a quello del loro ormai remoto, e romito Commilitone, che però andava all'avventura con invidiabile pacatezza, cifra della veneranda età ormai raggiunta, mosso da quell'anelito libresco, che l'attendeva al termine del peregrinar vago.
Certo, avevano preso sentieri opposti, ma in fondo, entrambi portavano alla stessa meta.
Avevano davvero valutato al meglio ogni possibile aspetto?
Calata la notte, eclissato l'Astro, popolazione magica e non che fosse, era ipotizzabile si recasse ad abbeverarsi alla più prossima fonte d'acqua dolce: poco male, avrebbero avuto compagnia. Viaggiare in solitaria, era qualcosa di terribilmente noioso, a tratti sconfortante.
Per inerzia, come se in fondo vi fosse una Mano Invisibile posta da qualcuno a correggere e raddrizzare ogni distorsione, la Colonna era in marcia, sospinta avanti da quella Mano, già in procinto di abbandonare il sicuro rifugio offerto dal Colle, e la bellezza della sua vista. Li attendeva una lunga traversata, dov'era il pericolo? Quale natura poteva vantare? Le tenebre quanto avrebbero influito? Ed erano tanti, se forse sarebbero anche riusciti ad eludere la sorveglianza di qualche campagnolo non molto volenteroso, ed assonnato, era improbabile che eludessero le attenzioni di un'intera foresta. Poteva essere assimilata ad un'invasione? Era per certi versi un terreno diversamente sacro anche quello? Sarebbe stato difeso con la stessa strenua tenacia? C'era un'altra via? Oltre l'ormai nota corona di Querce, che incoronava di regale beltà il Colle, che ormai si accingevano ad abbandonare, la Storia già cambiava. Un unico sentiero discendeva dalla cima, erboso, e sterrato ma allo stesso tempo comodo a sufficienza, per non disturbare l'alacre andatura del Vecchio, ormai prossimo ad immergersi nell'Oceano Verde, dalla parte opposta, a quella che era stata invece scelta dalla Colonna. Il vecchio con passo sicuro ad Ovest, la Colonna a Sud. L'ultimo contatto visivo, ancora una volta, prima che la canuta figura ne venisse fagocitata senza tante Storie, ed anzi, con innaturale trasporto.
La pulizia quasi artificiale di un giardino domestico del Colle, lasciava già spazio alla massa informe e compatta dell'Oceano, con quell'insistente fragore dell'acqua che scorre, doveva esserci un torrentello nelle vicinanze, oltre al fiume. Era una foresta vecchia, terribilmente vecchia, un ricco sottobosco, che ricopriva le pendici dell'ermo Colle, cedeva presto il passo al resto di quel dipinto gotico, alberi ammassati gli uni sugli altri, retaggio di un pleistocenico Horror Vacui, licheni e barbe verdi che pendevano, ondeggiando alla brezza solitaria, dai tronchi massicci, ma allo stesso tempo slanciati degli alberi. Che alberi erano? Altre querce, probabilmente, imbastardite nel mezzo di altro, di tutto un po', come se quel singolare Artista non molto certo di cosa farne della tela, si fosse rivolto al grossista di fiducia, facendo incetta di verde, alberi, ed arbusti, e per timore di deludere i propri committenti riversasse l'intero contenuto della pesante sporta a casaccio sul disegno. Tre segmenti di una frastagliata concentrica muraglia verde, due sole entrate da quella posizione che erano andati occupando, da quel lato del colle, Sud, o Ovest.
Ed avevano scelto il Sud.
Nessuna voce di protesta, nessuna opposizione.
In fondo, cosa poteva cambiare? E la Serpeverde, più per disfida dell'autorità costituita, che non per altro?
Il dado era ormai tratto. Era davvero troppo tardi per ripensarci? Erano ancora in tempo? O aveva altro cui pensare?
Approssimandosi alla foresta non si sarebbe potuto definirla sino in fondo così sinistra, con un minimo d'intuito, morta, con un minimo di fantasia, o tremenda, con un minimo d'estro. Vuoi per il sostanziale contributo della brezza frizzante e leggera, che presto li avrebbe lasciati, vuoi per un insito sentore di gaiezza, che traspariva dagli alberi, dagli arbusti, dalla bellezza dei tronchi, e delle cortecce. Erano tutti lì, perchè volevano essere lì, ne erano contenti, si viveva bene, con reciproco beneficio. Le difese erano forti, ed un Bond era stato siglato, e che quell'alone sinistro non facesse parte di tutto quel gioco rialzista? Un tappeto ora verde, ora rosso copriva diversi metri del sentiero, forse un po' viscido per i più sensibili, forse non troppo, forse molliccio e soffice come neve, o sabbia, era già Autunno, per quanto ancora si ostinasse a sembrare verde, il verde ormai sembrava palese avrebbe perso la sua annosa battaglia, e già i caduti coprivano il terreno copiosi, tinti ed ombreggiati di un sanguigno rosso cremisi. Se l'insistenza della brezza abbassava la temperatura, v'era da scommettere che là dentro avrebbero sofferto di tutto, meno che il freddo. Rami, fronde, e foglie sembravano inglobare il pur ampio sentiero, oscurando il cielo, salvo in sfuggenti tratti, più errori, che non la norma, in qualcosa che di regole e norme sembrava infischiarsene ancora, ed ancora un'altra volta. Certo, si poteva affermare e sostenere di vedere qualcosa, ma sotto quel lussureggiante baldacchino la visibilità non era delle migliori, i dettagli si perdevano nella lontananza, e nella vaghezza, che gli spunti di una foresta potessero offrire. Un albero qui, uno là, una serie nota e ben distinta di alberi, certo. Eppure, vedere era così indipensabile? La luce avrebbe inevitabilmente attirato altri colleghi di sventura? O forse gli aguzzini? Ogni cosa aveva un prezzo, sarebbero stati disposti a pagarlo? La giovane Auror chiudeva la Colonna, il giovane Tassorosso l'apriva, e...
Il pericolo era in agguato.
Già in agguato.



Ottimo, siamo a posto. Praticamente iniziamo ora, terminati i convenevoli. Come da vostra scelta Horus, e come da sua scelta Emily. Avete anche scelto il sentiero Sud, che è anche il più complicato, per il relativo affollamento di variegata Fauna, sufficientemente assetata, ma non disperatevi, non sarebbe stata comunque una passeggiata. A fronte dell'ultimo post di Arya, dovreste essere molto convincenti, e tornare sui vostri passi, o convincerla più blandamente delle vostre ragioni (sia Horus che Emily propendono per il Sud, come altri). Vedete un po' voi. In generale, siete pregati di essere precisi, e puntuali in quello che scrivete, semplicemente per interesse vostro. La Tuke ha la tendenza a rigirare la frittata a proprio uso e consumo, dovreste quanto meno cercare di complicarle il lavoro, e rimandare l'inevitabile! A fronte del singolare assembramento di talenti cercheremo anche di darvi spago; per quanto la matassa si stia complicando, non poco, i prossimi post, quando l'azione si farà più viva, si faranno più ricchi di informazioni, che però non è detto tutti conoscano, prestateci un minimo d'attenzione. Ringraziando il cielo non siete una comitiva di Licantropi e Vampiri!
Preciso, in merito al libro di Gwen, "Apologia di un'Ingiustizia", che per quanto la Role fosse ambientata a Natale, avrebbe avuto più senso in On che fosse Giugno, e che essendo ora Ottobre potrebbe anche averlo ragionevolmente letto; e che per l'appunto l'ingiustizia, cui state cercando di porre rimedio, è proprio quella del Bello, su De Molay, quindi Gwen possiamo affermare possa saperla abbastanza lunga sul contesto storico in cui vi state muovendo, per quanto possa non aver afferrato interamente il senso del libro. Ma ciò non sarà un vantaggio nell'immediato, quindi torniamo al Sentiero Sud: diciamo che è ampio a sufficienza per tre persone a braccetto, ecco, ma almeno in questa prima parte gode di un generoso lussureggiante baldacchino frondoso. Le Statistiche di tutta la Banda son state aggiornate, anche a seguito degli ultimi sviluppi, come poc'anzi dicevo, iniziate ora. Al momento siete all'imboccatura del sentiero, e Leia è in retroguardia, ai piedi del Colle, quindi salvo stelle ed alberi non vedete nessuna costruzione in lontananza, et similia. Per vostra informazione il modello di base, con le giuste modifiche, della foresta, è la Fangorn di Tolkien, solo un po' più allegra, ed impertinente, come la zuccheriera. Siete ufficialmente nelle mani della Tuke, è davvero la mia ultima parola.


Elhena
Punti Salute: 143
Punti corpo: 100
Punti Mana: 99
Exp: 15
Versus
Punti Salute: 100
Punti corpo: 50
Punti Mana: 51
Exp: 2
Meredith
Punti Salute: 100
Punti corpo: 50
Punti Mana: 50
Exp: 1
Nathan
Punti Salute: 249
Punti corpo: 243
Punti Mana: 271
Exp: 41,5
Niahndra
Punti Salute: 147
Punti corpo: 98
Punti Mana: 109
Exp: 25,5
Emily
Punti Salute: 143
Punti corpo: 93
Punti Mana: 91
Exp: 16,5
Eloise
Punti Salute: 102
Punti corpo: 53
Punti Mana: 53
Exp: 3,5
William
Punti Salute: 130
Punti corpo: 80
Punti Mana: 80
Exp: 8
Arya
Punti Salute: 116
Punti corpo: 66
Punti Mana: 66
Exp: 9,5
Horus
Punti Salute: 204
Punti corpo: 186
Punti Mana: 201
Exp: 46,5
Zoey
Punti Salute: 123
Punti corpo: 74
Punti Mana: 84
Exp: 14,5
Leia
Punti Salute: 164
Punti corpo: 125
Punti Mana: 126
Exp: 28,5


Il 17 si prosegue.
Ma potete vantare nei miei confronti un credito di un giorno, qualora vi servisse in futuro!

 
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view post Posted on 14/3/2015, 21:29
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Le spille da appuntare sulla giubba, all'altezza del cuore, dove d'abitudine faceva bella mostra la P di Prefetto, la scelta del Capo squadra e la nomina del suo vice, il fatto che Peverell li avesse già abbandonati al loro destino, erano tutti segnali di come la missione fosse ormai entrata nel vivo.
*Non si torna indietro. Siamo in ballo, allora balliamo*
Quando l'ultimo filo di tramonto rossastro scomparve dietro l'irraggiungibile linea dell'orizzonte, la Tassa voltò il viso al Cielo i cui toni serali del blu viravano rapidamente al nero della notte. Ella, che non amava affatto il buio, sfiorò la propria bacchetta, infilata ora nella cintura che segnava l'inesistente punto vita, prima di nasconderla con il mantello, come suggerito - anzi, ordinato - da Horus.
"Credo che la spilla sarà il minimo dei problemi" rispose a Niah, con un mezzo sorriso e una punta di ironia nella voce. Quindi fece cenno ad Eloise di avvicinarsi. "Non ti allontanare!" si raccomandò. Poteva aver momentaneamente smesso i propri doveri di Prefetto, ma continuava ad essere preoccupata dell'incolumità di quella che era un'amica, prima ancora di essere una Concasata. "Non sappiamo cosa potrebbe succedere" insistette, a ribadire il concetto.
Del resto, se poteva affermare di fidarsi di Sekhmeth abbastanza da seguirlo lungo il sentiero a Sud, per quanto quello non fosse stato la sua prima scelta, lo stesso non si poteva dire della signorina Rose.

"Zoey, non è che presso i Cherokee ti hanno insegnato ad orientarti nella foresta?" domandò speranzosa, ansiosa di scoprire che almeno uno tra loro sapeva come muoversi in un simile contesto, onde evitare il rischio di girare alla cieca. Non che mettesse in dubbio l'investitura del proprio Caposcuola, ma era fermamente convinta che l'obiettivo sarebbe stato raggiunto con maggiore facilità se ciascuno avesse messo in comune le proprie conoscenze. Mettendo da parte egoismo e sogni di gloria, s'intende.
A questo proposito, essere chiamata in causa dal docente la colse di sorpresa, invadendole il petto con un'ansia appena mitigata dal senso di lusinga del poter rendersi utile.
"Apologia di un'ingiustizia" aveva fatto bella mostra sul comodino della Tassa per quasi un mese, spiccando con la sua copertina di cuoio e il titolo a svolazzi fra i più banali tascabili Babbani, d'abitudine impilati l'uno sull'altro vicino alla testata del letto. Se la ragazza ne aveva dapprima sfogliato qualche pagina, per curiosità e rispetto nei confronti del donatore, presto il volume l'aveva catturata abbastanza da perderci il sonno, per quanto lo stile arcaico di Peverell rendesse difficoltosa la lettura in certi punti nevralgici. Eppure, riga dopo riga, notte dopo notte, il segnalibro decorato a decoupage da viole secche si era spostato in avanti.
Si schiarì la voce per attirare l'attenzione dei compagni di viaggio.

"Filippo IV, detto il Bello, è il re di Francia. Forse le vicende che lo vedono protagonista, per quanto importanti per la Storia europea, sono marginali per il Regno Unito, di conseguenza scarsamente sconosciute in patria."
Si trattenne dall'aggiungere: soprattutto se siete Purosangue.
"Dunque, dovete sapere che Filippo il Bello e l'allora Papa Bonifacio VIII si consideravano entrambi la massima autorità in Terra. Lo scontro fu inevitabile, anche perché Filippo non era tipo da sottostare agli ordini altrui. D'altra parte, nemmeno Binifacuo era quello che potremmo definire un esempio di accomodanza."
Bonifacio, Celestino ... La mente tornò per associazione al colloquio avuto con Peverell, lo stesso colloquio che le aveva permesso di entrare negli Ateniesi.
"Se il Papa era il pastore della cristianità, Dio gli aveva concesso il potere su ogni fedele, re compresi. Bonifacio di ciò era convinto.
Fatto sta che re Filippo, intenzionato tra l'altro ad imporre il pagamento delle imposte anche agli ecclesiastici, nel 1302 convocò gli Stati generali e nel 1303 catturò il papà ad Anagni. La leggenda vuole che il pontefice mori poco dopo di crepacuore per lo schiaffo ricevuto da un esponente della famiglia Colonna. La decisione da parte di Bertrand de Got, divenuto Papa con l'appoggio del Bello, di trasferire la sede del Papato in Francia, segnò l'inizio della cattività avignonese."

Bene, per quanto rapidamente, le radici della vicenda erano state esposte. Elhena deglutì, guardandosi attorno per cogliere le espressioni dei compagni, prima di concludere.
"E arriviamo a noi. Filippo, ansioso di rimpinguare la casse dello stato, perennemente in rosso, è intenzionato a colpire l'ordine templare, facendo prigioniero de Molay, per mettere le mani sul loro oro. Sul loro fantomatico tesoro, per essere precisi" concluse, tacendo come la vicenda infine si evolse, con la cattura del Maestro templare, torturato perché rivelasse i segreti del proprio ordine, presto sciolto. Sciolto per le accuse di Filippo, le più inventate di sana pianta.
Dopotutto, se il loro compito prevedeva di avvisare il pio uomo dell'arrivo della minaccia, non c'era forse in quel gesto la volontà di cambiare il passato?
Accidenti, ancora le sfuggiva la piena comprensione della ragione celata dietro quell'impiantare profezie tanto caro al professore.

*L’ira si abbatterà. Già, un’ira terribile*
Si avviò lungo il sentiero che puntava a sud, uno dei punti della colonna aperta da Horus e chiusa dalla Goodheart. Per sicurezza, infilò la lunga treccia nel mantello, affinché da lontano il suo aspetto apparisse meno femminile. Poi controllò che la bisaccia fosse ben sistemata sulla spalla sinistra, in modo che non scivolasse, e che, soprattutto, fosse il meno visibile possibile. Al massimo avrebbe inventato di essere una viandante. Il suo bagaglio non era tanto assurdo, in fondo.
* Peccato che gli specchi moderni non sono ancora stati inventati * le ricordò una vocina.
Di nuovo represse l’istinto di accendere una qualsivoglia fonte di illuminazione, confidando nel chiarore di madamigella Luna e delle stelle, sue ancelle.
"Horus, aggiungerei un altro punto su cui fare attenzione" si permise di far notare, sorprendendo persino se stessa.
"Ecco ... siamo in Francia e parliamo tutti inglese. Già il nostro aspetto ci denota come stranieri. Stranieri sospetti perché i viandanti in quest'epoca non viaggiano di notte. La lingua non fa che confermare tale fatto."

 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 14/3/2015, 22:52




Rischi. Linea Temporale. Il Sommo. Medioevo. Peste. Rivoluzione.

Le parole del professor Peverell erano chiarissime, limpidi suoni nell'aria serale recepiti senza troppi problemi dalle orecchie di tutti, cionondimeno Meredith fece una certa fatica a comprendere alcuni di essi, mentre altri rimanevano più impressi, marchiati a fuoco nella sua memoria e nella sua impressione, dando vita a un animato circolo di emozioni e confusioni varie. Lei stessa si sarebbe aspettata un break-down, una ceduta, una crisi isterica o uno svenimento da parte del suo sistema nervoso, che tuttavia sembrò reggere il tutto con disperato ottimismo, merito soprattutto delle chiare e organizzate voci che provenivano dal resto del gruppo, assolutamente a suo agio in quella situazione. Era dunque una condizione normale, il viaggio nel Tempo? Di sicuro c'era che involveva meccanismi e conseguenze che la sua giovane mente non poteva comprendere: tanto valeva prendere il tutto per buono, come facevano a Matematica per certe dimostrazioni o assiomi semplicemente troppo complicati per il loro grado. Meredith osservò la fenice prendere il volo sopra di loro, e la lenta sparizione del professore, quindi si riavvicinò al resto del gruppo che nel frattempo sembrava aver preso una decisione. Erano volati nomi, "Horus" e "Sekhmeth", sconosciuti alla giovane Serpeverde, ma identificanti a quanto pareva un'unica persona, per la precisione il ragazzo dai capelli rossi e dalla curiosa cicatrice sull'occhio che aveva in quell'esatto momento preso la parola. Il suo discorso fu rapido e chiaro, e dal tono della sua voce fu chiaro anche a Meredith che avesse la stoffa del leader. Persino quando pronunciò la parola "banditi", lo fece con tale volontà e sicurezza in sé stesso che la ragazzina non temette nemmeno per un secondo, ma semplicemente si avvicinò con più decisione alla Caposcuola Serpeverde, ingenuamente convinta che la sua carica avrebbe protetto entrambe. Le raccomandazioni erano ben penetrate nel soffice terreno dell'incertezza:
Niente magia, niente pozioni, niente fuori dall'ordinario.
Stare uniti, e all'erta.
Lasciar fare tutto a quanti erano più esperti di lei e tenersi saldamente aggrappata alle chiappe di quanti potevano proteggerla.
L'ultima non era stata espressamente verbalizzata dal virtuoso Rosso, ma si era formata con chiarezza nella mente di Meredith a mano a mano che le parole di lui avanzavano. Alla sua richiesta di conferma da parte del gruppo la bambina annuì con forza, ma la sua neonata certezza venne rapidamente infranta dalla voce della Prefetta Serpeverde. Arya Von Eis, così si chiamava, era una ragazza dal carattere forte e decisamente non remissivo: vivendo in camera con lei e Rose la piccola aveva ben presto capito che tra loro non scorreva buon sangue, ed era rimasta sorpresa dall'autonomia che la Prefetta sembrava mostrare nei confronti della Caposcuola; da qui ad arrivare a immaginare che Von Eis si sarebbe messa contro l'intero gruppo, e nello specifico contro il Rosso dall'aria così certa, ne correva. Quanto diceva tuttavia non sembrava particolarmente sbagliato: certamente se i banditi avessero voluto attaccare qualcuno lo avrebbero aspettato sulla via larga e dall'aspetto sicuro, non nel viuzzo storto e malandato. Chi mai sarebbe passato da lì? D'altro canto in compagnia di un Auror, e di quei ragazzoni così massicci i Banditi non incutevano più tanta paura, anzi, se avesse dovuto preoccuparsi per qualcuno la sua pietà sarebbe andata perlopiù verso questi ultimi. Dunque, cosa bisognava fare? Sud? Ovest? Che poi, quale era sud, e quale era ovest? Si era persa qualcosa. A interrompere la sua confusione giunse tuttavia lo schiarirsi di voce di un'altra appartenente al gruppo, la ragazza dall'aria fiera, prima tra tutti loro a entrare nello studio. Anche in questo caso un sacco di parole chiare e precise che attrassero l'attenzione di Meredith e le chiarirono molto sul gran numero di nomi che era stato buttato nel cesto senza spiegazioni, ma ancora una volta: parole. Non avevano un piano, non avevano idea di cosa li aspettasse, né di come risolvere eventuali problemi senza l'ausilio della Magia. Per non parlare dell'ultima, ovvia problematica portata su dalla fiera giovane: la lingua. Nessuno di loro parlava francese, dunque non potevano contare su informazioni esterne. Erano terribilmente isolati, terribilmente avversati, terribilmente in pericolo. Quasi inconsapevolmente la piccola cercò la veste della Caposcuola con la mano, la trovò, e un fiotto di calore proveniente dal suo fianco sembrò rianimarla. Fu veloce a ritrarre le piccole dita, con uno
"Scusa." imbarazzato, ma quel breve contatto sembrava averle ridato coraggio. Si appuntò sulla casacca rossa che le sporgeva sul petto la spilla della Missione, e con sguardo a metà tra l'attento e il preoccupato si rivolse a Sekhmeth. Era da lui che il gruppo si aspettava una risposta, in lui che vedeva una guida. Potevano permettersi di frantumarsi, rompere una delle regole che sia il professore che il Capogruppo avevano ribadito? Gli occhi di Meredith si spostarono, ancora, su Von Eis. No, non potevano. Si fece coraggio, ispirò una boccata d'aria, parlò: "Non dovremmo preoccuparci dei banditi. Né di tenere... almeno una luce. Se anche incontrassimo qualche fuorilegge, la nostra... la vostra magia, è sicuramente superiore alle loro armi." Persino lei conosceva un paio di fatture che, se non altro, avrebbero potuto provvedere a tenere pugnali e lame di sorta lontane dal suo viso. Si guardò intorno, chiedendosi se qualcuno l'avrebbe ascoltata, quindi continuò: "E rischiamo di più non vedendo un quadrello o una freccia che arriva dal fogliame, che dovendo dare spiegazioni circa le nostre bacchette ai fuorilegge. Anzi, potrebbero addirittura spaventarsi per la nostra magia, e non attaccare... potremmo accendere qualche lumos, e spengerlo in prossimità della città. Nessun'uomo caro alla legge sarà fuori, col buio che avanza..." La sua voce si spense sul finire, le guance arrossirono, lo sguardo si abbassò temendo di incrociare quello dei ragazzi più grandi. "...ma dovremmo comunque seguire ciò che dice il Capogruppo." borbottò in conclusione. Su quell'ultimo punto, tuttavia, non c'era da discutere: era vero che buttarsi a capofitto dietro le decisioni del primo arrivato era cosa stupida, ma avevano bisogno di una volontà decisa e puntata se volevano risolvere qualcosa, e quella volontà doveva venire dalla figura più competente possibile. Chi, se non il Rosso in cui tutti avevano riposto fiducia, avrebbe potuto guidarli?

°Aggiunta all'inventario la spilla della missione.
EDIT: avevo scritto che "nessuno di loro parlava inglese". Scusate.


Edited by <BloodyClaire> - 14/3/2015, 23:18
 
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versus zero
view post Posted on 15/3/2015, 16:33




Aveva appena ricevuto la spilla da quella che il professore aveva chiamato “Mademoiselle Lynch”, una ragazza dall'aria simpatica che, come lei e quasi tutti, aveva scelto quel tale... Horus, Sekhmeth, ognuno lo chiamava in modo diverso. Almeno, finalmente, sapeva qualche nome, oltre a quello di Zoey. Quest'ultina era un volto già visto in sala comune e al dormitorio ma con cui non aveva avuto il piacere di parlare. A quanto parecùva lei la conosceva. Era arrossita leggermente quando le aveva stretto la mano nell'ufficio di Peverell, non se lo aspettava.
Si era sentita quasi rincuorata nel aver qualcuno di vagamente conosciuto in gruppo, anche se il sollievo durò poco, terminando appena la vide stringere (per la seconda volta) la mano del giovane moro leggermente cadaverico.

*Naaa. Lasciamo perdere, non faccio il candelabro.*

Pensò tra sé e sé mentre, con lo sguardo, si spostava dalla giovane con la carnagione abbronzata agli altri impegnati in varie discussioni.
Stava appuntando la spilla sulla camicia, ad altezza cuore, sotto quel indumento di lana, ascoltando quello che il giovane che le aveva ispirato fiducia più di tutti (le sue concezioni sull'aspetto esteriore erano particolari ma lasciamo stare), quando questo avvisò tutti dei probabili pericoli e delle cose da evitare.
Annuì facendosi seria, non c'era bisogno di rispondere in coro, alla fine ne andava della sua salute e integrità, meglio seguire chi avesse qualcosa in zucca.
Sì voltò verso una ragazza che sembrava voleva dir la sua senza tanti peli sulla lingua. La Grifondoro fece un mezzo sorriso, le piacevano le persone con un carattere forte e dirette.
Poi osservò allibita il professore che, con fare serafico, se ne andava da solo a salvare i libri dalla peste o dalle fiamme future, lasciandoli con un auror e una fenice a fare chissà cosa, con la missione di dire una frase assurda a chissà chi.

*Ma che diavolo...*

Sparito. Buona serata signor Peverell. Buon giretto. Li aveva avvisati che li avrebbe lasciati lì, in mani (e ali ) sicure. Tuttavia, vederlo andar via le procurò non poca ansia. Era l'unico con un vissuto non irrilevante, l'unico con cui avesse parlato. Che diamine.
Finalmente Mademoiselle Attwater (così l'aveva chiamata il docente) illustrò qualcosa di sintetico ma, per una buona volta, abbastanza chiaro anche per il suo cervellino non geniale (diciamo che non era tarda ma le sue scarse conoscenze non erano d'aiuto nei discorsi con gli adulti). Erano in Francia, in preda a qualche battibecco babbano. La storia babbana la annoiava, piena di ripetizioni, idiozie, assurdità ripetute nei secoli. Un vecchio morto con una sberla, un uomo che sarebbe finito in prigione. Ok.
Iniziarono i primi dubbi, le prime domande. Chi parlava il francese? Come evitare sguardi indiscreti?
Quella ragazzina che aveva già preso parola per fare una domanda al professore, decise di dire la sua come gli altri. La sua presenza la rendeva più sicura di sé, sembrava una primina, di conseguenza non era l'unica novellina.
Chi poteva dirlo però, tra i maghi l'apparenza ingannava più che con gli altri. Insomma, un piccoletto poteva spazzare via un energumeno. La magia non aveva pregiudizi su età o sangue. Anche se molti la pensavano diversamente.
Seguì ogni idea, nessuno era in torto ma, visto che non sapeva nemmeno dove fosse il sud, l'ovest (o tutto il resto), si avvicinò al suo “prescelto” seguendolo nella massa che si spostava con lui, verso il sentiero stabilito. Notò subito la boscaglia circostante che si faceva sempre più scura.
Sistemò la sacca davanti al corpo e dietro quella portò la mano verso la bacchetta, sentendosi più tranquilla solo dopo aver sfiorato quella decina di centimetri di Larice.
La notte stava arrivando, un gruppo pieno di ragazze in mezzo al nulla per una bella tratta.
Non sapeva molto sul medioevo. Da quel che le avevano detto, non era certo il periodo migliore della storia dell'uomo. Quella chiesa poi... non la ispirava granché.
Si chiuse un po' nelle spalle, che si erano fatte rigide appena aveva messo piede al limitare della radura del bosco. Non si vedeva nulla, solo qualche tronco e, tra le fronde, la luna e le stelle nitide come non mai.
Teneva i sensi all'erta, i nervi tesi. Il non veder nulla non le era mai piaciuto, però l'idea di iniziare un'avventura nel passato le dava la carica. Doveva godersi ogni momento e quello era il suo principale pensiero al momento, a parte qualche domanda su cosa avessero incontrato. Ogni tanto pensava alla chiudi fila, quella bionda doveva aver un coraggio da leoni. Era un auror, doveva essere un nomignolo che indicava qualcosa di importante. C'era tempo per far domande però, ora era meglio concentrarsi sulla via da percorrere.


Versus aggiunge la spilla all'inventario.
P.s. Non so perchè ho 2 exp! Da quel che ne so ne ho solo 1 xD
edit: sistemata grammatica indecente e svelato l'arcano. Mi accingo a sistemare la scheda (scusatemi ma non sapevo nulla a riguardo del +1!)


Edited by versus zero - 15/3/2015, 17:31
 
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view post Posted on 15/3/2015, 21:44
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VII Anno

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Finalmente anche Zoey si era unita al gruppo, lui sperava vivamente che quella buffa Grifondoro - diventata da poco sua Caposcuola! - fosse presente in quel viaggio avventuroso. Lei riponeva fiducia nella presenza del ragazzo, e lui la voleva al suo fianco, in ogni caso gli anelli gemelli avrebbero annullato un possibile perdersi nei meandri del bosco o delle antiche costruzioni. “Non lo farò.. Caposcuola” Rispose con enfasi nell’ultima parola, come a prenderla in giro, una del secondo anno con quel titolo sembrava così insolito che lo faceva sorridere.
Intanto le ultime direttive erano stato date, l’anziano docente stava per lasciarli al loro destino, affamato di leggere antichi libri e sacre scritture che lo attendevano chissà dove, pochi passi e il fitto bosco nel sentiero a Ovest lo inghiottì facendolo sparire totalmente dalla vista degli alunni. Per maggioranza Horus era stato scelto come Capogruppo, per il semplice fatto che serviva un capogruppo deciso da Albus, cosa diversa per il Vice du cui Nathan ignorava del tutto l’esistenza. “Rose?!? ..per favore” il ragazzo non poté che manifestare il suo disaccordo, va bene Horus o chi per lui, ma addirittura quella ragazza come seconda guida non aveva alcuna scelta logica, tranne il rapporto al di fuori delle attività scolastiche fra quei due. “Ho espresso la mia opinione sul Capogruppo, ma non seguirò mai una ragazzina alla sua prima uscita, che non sa difendere neanche se stessa.. voi fate un po’ come vi pare” Disse superando gli altri ragazzini del gruppo, posando gli occhi sulla ragazza dalla chioma vermiglia. Poi una voce ben udibile e fuori dal coro attirò ogni persona presente, forse anche l’Auror addetto alla sicurezza. Arya, ancora quella ragazza, e quella strana sensazione di diverso, che il Vampiro avvertiva ogni volta che si sfioravano anche per sbaglio. Faceva la voce grossa manifestando un astio verso il tassorosso scelto per la guida.. “Nessuno ha mai detto di seguire Sekmeth e pensare con la sua testa, serve un capogruppo, specialmente per quelli del Primo Anno, e anche per quelle che vogliono fare di testa propria come te. È la maggioranza del gruppo a prende la decisione finale, Horus può esprimere qual è secondo lui la scelta più giusta da fare, ma se tutti sono contro la sua opinione anche lui dovrà adeguarsi. Tu dici Ovest gli alti Sud, per quanto mi riguarda non mi sembra il caso di dover discutere già da adesso, se la maggior parte di noi va a Sud andremo lì..” Non era solito mettersi a parlare troppo, me se dovevano mantenere una certa unicità nel gruppo bisognava mettere in chiaro le cose fin da subito. Le parole del Capogruppo non si fecero attendere troppo, direttive sui rischi e accortezze da prendere che dovevano arrivare alle orecchie di tutti. L’ultima cosa che Nathan voleva era dover mettersi a difendere incauti e improvvisati eroi del gruppo. Il fatto di essere il più grande e il più forte dal punto di vista magico era come se lo mettesse nella condizione di dover guardare le spalle anche a tutti gli altri, ma non l’avrebbe fatto, dovevano capire il significato di quelle spedizioni e le possibili pericolosità in cui incappare.
“Un problema che ci siamo fatti anche durante l’ultimo viaggio, di cui a quanto pare sono l’unico qui che vi ha partecipato. La soluzione è che il problema non sussiste, il libro nell’ufficio di Albus ha omologato i linguaggi, non c’è da preoccuparsi” Rispose alla bionda Prefetta, che apparve davvero ben ferrata sulla Storia riguardo l’obiettivo del gruppo. Non restava che ascoltare altre voci fuori dal coro e le imminenti risposte del capogruppo e della sua “vice” sperando di non doversi alterare proprio durante le ore notturne..


♦ Punti Salute: 249
♦ Punti Corpo: 253
♦ Punti Mana: 271
♦ Punti Esperienza: 41.5

Bacchetta magica
Anello dei Gemelli: Lo mette in comunicazione verbale con Zoey
Anello Difensivo
Ciondolo della Fenice
Mantello della Disillusione

 
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view post Posted on 16/3/2015, 01:00
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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Nella mente di Eloise prese forma l’immagine di un’orda di ragazzini del futuro entrare in un’abbazia, interrompere le preghiere di questo De Molay e dirgli: “il Bello sta arrivando”. Quasi come una minaccia. In tutto ciò c’era un nonsoché di comico e non riuscì a trattenersi dal ghignare divertita. Probabilmente Peverell stava dando sfogo al suo lato più crudele.
Mantenendo il suo ruolo di Prefetto, Elhena si raccomandò con lei di non allontanarsi, ed Eloise, in tutta risposta, si portò una mano alla fronte, come un vero soldato.
«Va bene, capo!» E le rivolse un sorriso stiracchiato. Aveva ragione, lei era giovane e inesperta, e doveva fidarsi di lei. Ma la vedeva come una bambina? Non pensava che potesse cavarsela? Probabilmente faceva bene, rispose una vocina giudiziosa dal fondo del suo animo.
Le ultime parole che Peverell aveva speso prima di sparire all’orizzonte la fecero sentire scomoda. Aveva detto che per certo quel messaggio era arrivato – o sarebbe arrivato? – a De Molay. Sarebbero stati loro o meno a cambiare la storia – o a lasciarla tale? E se loro non avessero fatto quel bel viaggetto, chi avrebbe recapitato il benedetto messaggio? Le domande aumentavano nella sua mente, ma probabilmente era inutile stare a crucciarsi su quei se e quei ma.
Con l’approvazione generale, Horus era stato designato Capo Spedizione. E in men che non si dica aveva stroncato le proposte di andare verso il sentiero ovest, come aveva suggerito il suo Vice, una tale dall’aria conosciuta, di nome Rose. O era forse il suo cognome? Ai posteri l’ardua sentenza.
Il sentiero sud appariva certo più sicuro, ma molto spesso ciò che appare più sicuro si rivela più pericoloso. O era anche quello un inganno, forse? Magari era l’abitudine ad applicare quei ragionamenti il vero inganno, magari avevano scelto la strada più sicura. Una cosa era certa: lei non aveva abbastanza esperienza da mettersi a discutere. Il bosco la chiamava e, qualsiasi strada avessero scelto, sarebbe stata serena. Al contrario, una ragazza più grande trovò consono esprimere il suo dissenso.
In generale, Eloise era d’accordo con quanto detto da Horus. Tenere un basso profilo, non manifestarsi, conservare le bacchette al sicuro, e usarle solo in momenti di vera necessità. Le sembrava molto ragionevole, e non fece altro che annuire alle sue affermazioni. Non tutte le voci, anche questa volta, seguivano il coro.
La bambina che l’aveva ringraziata con quel tono brusco aveva proposto di usare il Lumos e di non preoccuparsi di eventuali incontri con i villici del tempo. Eloise aggrottò le sopracciglia, interdetta, soppesando la sua opinione. Dovevano rischiare l’oscurità e seguire ciò che Horus suggeriva o evitare eventuali pericoli illuminando la strada? Inspirando profondamente, si guardò intorno, osservando l’ingresso del sentiero che li attendeva, invitante. La risposta stava lì, nella natura.

«Secondo me il Lumos non serve... Dopo un po’ gli occhi si abituano all’oscurità.» Disse alla fanciulla, ragionando ad alta voce. Lo sguardo sondò il sentiero, e le sue certezze tentennarono.«Usando il Lumos si rischia di vedere ancora meno, perché ciò che non è illuminato dalla bacchetta sembra ancora più scuro... I rami sono fitti, ma il cielo è limpido stasera...» Concluse, facendo spallucce. Stasera, poi? Una banale e normalissima sera del 1307, se ne andavano in giro per i boschi francesi, saltellando nei loro vestiti medievali.
Si sistemò la bisaccia sulla spalla sinistra, tenendola a tracolla. Il mantello rimaneva là dentro: si stava ancora bene, ma presto le temperature sarebbero calate, e lei l’avrebbe conservato per i momenti di freddo intenso.
Nel frattempo, Elhena illustrava tutta la sua conoscenza riguardo a quell’epoca e agli avvenimenti storici di quei periodi. Con un sorriso, le sovvennero alla mente i momenti che avevano passato in Biblioteca, quando inseguivano Cad Goddeu e le informazioni nascoste nei tomi. E ancora una volta la compagna era in grado di mostrare notevoli capacità mnemoniche e deduttive.
Era interessante scoprire la nuova sfumatura che il Bello prendeva in quel discorso. Probabilmente, il messaggio da loro recapitato avrebbe fatto intuire la trappola a De Molay e gli avrebbe permesso di salvarsi da quella situazione. Ma il buono e generoso Peverell non avrebbe potuto trasportali direttamente in sua presenza? D’altro canto, in quel modo, dove sarebbe stata l’avventura?
Imboccò il sentiero seguendo tutti gli altri. Stava per obbedire a quanto detto da Elhena – non ti allontanare – ma la compagna partì in quarta per andare a scambiare delle parole con Horus, che apriva la strada, così lasciò perdere e rimase più indietro.
Camminando, si guardava attorno. Gli alberi che segnavano i confini laterali del sentiero sembravano creare una muraglia invalicabile. Il verde del fogliame stava iniziando a tendere al rosso dell’autunno, in un’incantevole commistione di colori. Eloise inspirò profondamente, riempiendosi i polmoni del profumo di terra e foglie secche, lo stesso che aveva sentito nell’esatto istante in cui era piombata in quel mondo, in quell’epoca. In lontananza, si sentiva il fragore di un ruscello, che ignaro della loro presenza continuava il suo percorso tra gli alberi. Realizzò che non avevano dietro alcun recipiente con dell’acqua, essenziale elemento delle scampagnate in mezzo ai boschi. A accompagnare quel rumore, c’era il calpestio dei loro piedi sul terreno, i loro respiri nell’aria, e qualche parola più o meno sussurrata.
Stava morendo dalla voglia di mettersi a chiacchierare con qualcuno, magari la ragazzina con i capelli corti, o magari Niahndra. Si morse la lingua, ricordando a se stessa di contenere la sua natura espansiva. Dopotutto, la loro era una missione, non una scampagnata per i boschi francesi. Certo era che avrebbe gradito un bel cestino da pic-nic.

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Bacchetta
Sacchetto in velluto
Spioscopio
Spettroccoli
 
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