Avvertimenti dal Futuro, Cluny, Atene IV Incontro

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view post Posted on 16/3/2015, 12:36
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Serpeverde
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Avere un appuntamento con la Storia, così come il professore aveva appena proferito, a William sembrò un'idea assai affascinante e, al contempo, una sfida stimolante. Sebbene non avesse ricevuto una risposta apertamente chiara alla sua domanda, si convinse che il gruppo avrebbe dovuto osservare gli avvenimenti futuri dal vivo, una volta consegnato il messaggio. Certo, la storia era già stata scritta, ma se avevano un compito in quella vicenda - e non dovevano semplicemente limitarsi a guardare lo svolgimento dei fatti - allora qualcosa andava modificato o la storia andava riscritta, esattamente grazie alle azioni di quel gruppo di studenti. Paradossalmente, Peverell forse era già a conoscenza degli esiti poiché lì, in quell'epoca, quei ragazzi ci erano già stati. Sorrise a quel pensiero e con naturalezza il diverbio di opinioni tra lui e la sua caposcuola nell'ufficio del docente tornò vivo nei suoi ricordi.
Horus - come era facile intuire dall'andazzo generale - fu eletto capogruppo quasi all'unanimità. Black storse il naso nel vedere Rose porgli anche il suo voto. Da quel che aveva potuto intuire di lei, sembrava una particolarmente propensa a lavare i panni sporchi in famiglia; nel contesto, credeva avrebbe risposto la sua fiducia su Arya o su di lui, qualcuno che fosse Serpeverde, almeno. Il caposcuola Tassorosso doveva essersi dimostrato già in passato un grande leader se era riuscito ad accaparrarsi così tanti voti, anche da persone non provenienti dalla sua casa oppure, doveva esserci qualcos'altro sotto, qualcosa di cui William preferì non immischiarsi.
Del fatto che Sekmeth, tutto sommato, fosse un buon leader il giovane ne ebbe presto conferma. Dal suo discorso sembrò particolarmente adatto a quel ruolo e - sebbene avesse preferito non stare agli ordini di nessuno se non ai propri - trovò rincuorante l'idea di non dover fare da balia a nessuno. Il vice da lui scelto fu Rose, altra decisione che Black in quel momento non poteva comprendere. Eppure, nell'ignoranza, ritenne preferibile avere come vice lei, piuttosto che un altro Tassorosso. Almeno in lei nutriva un minimo di fiducia, qualcosa che forse avrebbe riposto soltanto in Von Eis, seppur non con le stesse dosi.

La meta sembrava decisa, sia capogruppo che vice erano - come lui - propensi ad andare a Sud. Eppure, di discussioni ne crebbero più del previsto, fattore che li costrinse a rallentare. Il problema della luminosità gli parve una questione assurda. Il sole era calato e il buio li avvolgeva ma non era notte fonda e gli occhi avevano già cominciato ad abituarsi. William ci vedeva abbastanza bene ma, qualora fosse stato necessario usare delle luci per proseguire, potevano benissimo usare delle torce come i babbani. Davvero quei ragazzi erano tanto viziati da aver bisogno della magia per ogni minima cosa? Ben più interessante si rivelò il problema del linguaggio a cui venne però presto data spiegazione. A quanto pare, stavano già parlando francese. William non trovò questa informazione particolarmente eccitante, fu solo lieto di aver scongiurato il problema ancor prima di vederlo nascere. La questione più complicata, indubbiamente, fu quella che scatenò la sua prefetta, testarda e irritata - o così sembrava - da Horus. Lei preferiva andare ad Ovest, così come pochi altri. Il ragazzo dalla mastodontica altezza, a sua volta, sembrava invece voler aprire un dibattito per ogni decisione, lasciando che le scelte venissero scelte democraticamente, tramite voto.
*A che diavolo serve un capogruppo, allora?* Tenne il pensiero per sé, di discussione ve ne erano già abbastanza, inimicarsi qualcuno in quel momento si sarebbe rivelato particolarmente stupido.

« Credo vi sia sfuggito che il tempo ci è nemico. » Si decise infine a parlare. Sfoggiando quel classico tono saccente e di superiorità che tanto lo contraddistingueva. Il suo sguardo severo si posò prima su Arya, poi sul ragazzo più grande e infine scivolò verso tutti gli altri, chiudendosi come in un cerchio nuovamente sulla prefetta Serpeverde. « Mentre voi state qui a "disquisire" su chi sia il capogruppo più adatto, su quale percorso sia meglio intraprendere o se è il caso di aprire un sondaggio ad ogni bivio, De Molay fa il suo ingresso in cattedrale e non aspetterà certo noi. » Era sinceramente stanco di tutti quei discorsi. Con le mani afferrò il cappuccio della capa e si coprì il capo, pronto a partire. « Eleggere una guida significa non dover perdere tempo a discutere per ogni singola scelta. Se non vi sta bene, nessuno vi costringe a restare. Avete sentito, no? La spilla ce l'avete tutti. Strappatela e sarete nuovamente al sicuro. Volete andare ad Ovest? Fatelo. Per quanto mi riguarda ne basta uno per riportare il messaggio e - dovendo muoverci con cautela - non ho intenzione di star qui a discutere con voi di ogni idiozia che vi passa per la testa. »
Che William fosse un tipo secco e pratico ormai a Serpeverde lo sapevano anche i i quadri. Ora, di certo, lo avrebbero capito anche tutti gli altri. Non aveva alcuna importanza che a creare problemi fosse la sua compagna prefetta, la missione era chiara e - per quanto ne sapeva - l'avrebbe svolta anche in solitario qualora fosse stato necessario.
Si voltò e iniziò a dirigersi verso Sud. Neanche lui, in realtà, aveva intenzione di seguire incondizionatamente tutte le decisioni del Tasso ma, finché le sue idee coincidevano con quelle di Black, avrebbe continuato a muoversi all'interno di quel gruppo. Se Peverell aveva condotto lì delle matricole evidentemente si fidava di loro e della loro capacità di ragionare. Le spille erano anche un'ottima assicurazione. Non attese nessuno, semplicemente andò a Sud noncurante della discussione. Perdere altro tempo era fuori questione. Qualora l'intero gruppo avesse cambiato idea e si fosse diretto ad Ovest, William avrebbe continuato per la sua strada.

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Punti Salute: 130
Punti Corpo: 80
Punti Mana: 80
Esperienza: 8

Inventario:
- Bacchetta: Legno di Pioppo, crine di Therstal e frammento di ametista, 13 pollici, rigida.
- Spilla della Scuola di Atene.
- Cappa Nera con tasca interna per quattro fiale.
- 1 Fiala di Decotto al Dittamo
- 1 Fiala di Pozione Rinvigorente
- 1 Fiala di Mors Aparentis
- 1 Fiala di Pozione Scioccante
 
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view post Posted on 16/3/2015, 16:17
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Horus Ra Sekhmeth ♦ ScheduleOutfit Medievale
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*E ti pareva.*
Indeciso fra l'esser divertito o scoraggiato, Horus osservò la testa del docente sparire, ben presto, verso il percorso di Ovest, dopo aver dato qualche ultima direttiva. La sua splendida Fenice, a quel gesto, aveva lasciato le spalle sicure del suo padrone e si era librata in aria, per tenerli sempre sotto il suo vigile occhio. L'idea che il docente avesse bellamente sfruttato quel viaggio per farsi un tour delle biblioteche medievali da un lato lo faceva divertire, pensando che fosse proprio il vecchiotto svitato che la gente tendeva a definire. Dall'altra, com'era del resto normale, la mancanza di un professore, di una figura di riferimento che si intendeva di viaggi del tempo come quello, lo faceva sentire spaesato. Eppure, era ormai il Capospedizione e a testimonianza di ciò, Horus si accorse che la spilla che aveva appuntato era, effettivamente, mutata di colore divenendo di un caldo dorato e decretando, una volta per tutte e che lo volesse o meno, il suo ruolo. Un ruolo che, a quanto sembrava, non andava bene a tutti: udendo la voce della Prefetta Serpeverde irrompere con una certa verve (nel senso letterale del termine) nel piccolo silenzio che seguì, Horus si voltò lentamente, guardandola con freddezza, senza nessuna espressione in viso. Il modo in cui si era accanita e il tono utilizzato, fu giudicato dal ragazzo come patetico e inequivocabilmente, un angolo della bocca si incurvò in un'espressione ironica. Poteva davvero essere così scema da non capire cosa voleva dire "voto"? Prima ancora che potesse risponderle, ci fu un conseguente battibecco, intervallato solo da Elhena che raccontava al resto del gruppo i retroscena fra de Molay e Filippo il Bello. La domanda che lei, infine gli porse, lo lasciò dubbioso per qualche istante. Effettivamente, lì per lì, non aveva stupidamente calcolato che il francese e l'inglese non erano assolutamente compatibili, ma a risolvere quel dubbio intervenne, prontamente, Nathan Scott che, dopo un preambolo assurdo —che Horus considerò incoerente con quanto affermò, a ragione, poco dopo— diede loro il sollievo di sapere che il Libro aveva, tra le tante altre cose, uniformato forse il problema più grande. Sfortunatamente il via del dibattito era stato dato e non bastarono le parole di uno per chiudere il discorso: quasi tutti espressero paure e pensieri, consigli e quant'altro a cui si risposero l'un l'altro. Horus era rimasto in silenzio per quei pochi minuti, in attesa, mentre ascoltava i vari pareri e le accuse e polemiche, chiedendosi se fosse all'asilo o davvero in una missione scolastica e decidendo, infine, la via migliore per dir loro di smetterla di rimbeccarsi a vicenda. Certi atteggiamenti, trovò, erano davvero infantili e non tanto le titubanze espresse da chi, effettivamente, poteva permettersi quel comportamento, ma da persone che potevano definirsi più mature. Infine, dopo essersi schiarito la voce, rivolto verso tutti i presenti, decise di parlare chiaramente al fine di evitare, da quel momento in poi, discussioni di sorta riguardo quei problemi che erano, in fondo, marginali rispetto al resto della loro missione.
« Più o meno vi siete risposti a vicenda e non vorrei ritornarci su. Ma, devo spendere due parole riguardo tutte le questioni emerse, mettendo le cose in chiaro una volta per tutte. » Voltandosi verso la Von Eis, il cui nome gli sfuggiva in continuazione, Horus assunse un'espressione seria. « Capospedizione non vuol dire dittatore » *Come cavolo ti chiami.* « ...Von Eis. Neanche io conosco il nome di tutti quanti voi, ma il mio ruolo è stato scelto dalla maggioranza e così, anche tu, avendo taciuto il voto, hai inevitabilmente contribuito alla mia nomina. Ciò che io decido non è altro che un insieme delle nostre opinioni, che valuto e pondero ascoltando il parere di tutti, senza che perdiamo tempo a discutere su ogni stupidaggine. Io non comando nessuno a bacchetta e se ci sono delle titubanze sul mio operato tutti possono esprimerle. Dici Ovest? Tendenzialmente hai ragione, ma il fatto che sia così tortuoso, il percorso, potrebbe confonderci come chiunque altro e farci perdere ancor prima di capire da che parte sia la direzione giusta: zigzagare fra gli alberi non è il massimo quando si è da soli, figuriamoci in gruppo. La maggioranza, tuttavia, propende per Sud, che sia o meno rischiosa anche questa strada, sembra anche essere quella con più punti di riferimento, al di là del cielo. Se il Fato vorrà tenderci qualche trabocchetto stiamo pur certi che lo farà. Il tuo collega » *Nomi, dannati nomi* « Black è stato esaustivo al riguardo, sebbene non condivida tutto, è chiaro che De Molay non ci aspetta. E... Scott. » Questa volta i suoi occhi si posarono su quelli altrettanto glaciali del Grifondoro. « Grazie per la fiducia, ma credo che le tue stesse parole possono essere applicate a te riguardo Rose. Se hai dato fiducia a me, come Capospedizione, ti prego di darla anche al mio giudizio nella scelta del mio Vice, che come me, è solo un supporto, non dei protettori o delle guide insindacabili. Vorrei che una cosa fosse chiara a tutti voi: nessuno è costretto a rimanere qui. Se non volete rimanere, se qualcuno di noi vi sta sulle scatole, siete liberissimi di strappare la spilla e tornare a Hogwarts. Ma siamo un gruppo e volenti o nolenti dobbiamo collaborare tra di noi, al fine di riuscire nel nostro compito. Se qualcuno di voi prova a mettere a repentaglio gli altri facendo qualcosa di stupido, andandosene a zonzo per fatti propri, facendo di testa propria solo per orgoglio o ripicca » *Perché per quale altro motivo voialtri dobbiate prendervela così tanto se non per motivi personali ignoti, eh, Von Eis?* « dovrà risponderne ad Hogwarts —se ci arriva— e al sottoscritto. Liberi di andarvene ora salvi da futuri rodimenti o orgogli feriti, liberi di restare qualora lo desideriate, per un compito affidatoci, per l'esperienza che avremo o anche solo per la sciocca adrenalina di fare qualcosa di nuovo. Che sopportiate o meno il dover lavorare in gruppo, non permetterò a qualcuno di andarsene da solo, rischiandosi di perdersi e facendoci perder tempo con un recupero, quando io ho la responsabilità di coordinarci tutti quanti. Prendete ora la vostra decisione, non penso che qualcuno se ne rammaricherà eccessivamente, se deciderete di tornare. » Si rivolse a tutti, guardandoli uno ad uno, utilizzando un tono calmo e pacato, ma deciso. Non aveva la minima intenzione di essere un dittatore e essere "capo" di quella spedizione lo rendeva soltanto un giudice che avrebbe soppesato la bilancia dei consigli e dei pareri, ma d'altro canto doveva possedere quella certa predisposizione a dire chiaramente le cose come stavano, non imponendosi con prepotenza, quanto più con diplomazia. Il modo in cui la Prefetta lo aveva attaccato, quando per prima poteva esprimere un voto contrario e quando la maggioranza aveva espresso chiaramente il proprio pensiero riguardo il Sentiero da prendere, lo aveva trovato assolutamente ridicolo e ingiustificato, ma anche provvidenziale per mettere in chiaro la questione. Gli venne, vagamente, in mente ciò che era accaduto in quell'avventura onirica ad Halloween: il modo in cui lei lo aveva guardato con rancore e freddezza, nonostante prima di allora Horus potesse giurare di non aver mai fatto niente di male alla ragazza e, anzi, avendola trattata con gentilezza quelle poche volte in cui si erano incontrate, era stato esaustivo: aveva potuto ricondurre il tutto soltanto ad una vaga... malsopportazione nei suoi confronti forse per la presenza di Emily, che nel corso di quell'evento, aveva rivelato un profondo rapporto con la Serpeverde. *In ogni caso qualunque problema abbia con me... cazzi suoi e se li tenga per sé.*
« Detto ciò, Eloise ha ragione. Se abbiamo bisogno di luce, useremo delle torce, un Lumos ci metterebbe in ogni caso a rischio, per quanto svelti siano i nostri riflessi, e ci confonderebbe soltanto. Al momento, comunque, direi che il problema non sussiste, il cielo è abbastanza sgombro e abbiamo ancora i riverberi della luce del sole del crepuscolo. Tanto per darvi un'idea, a sud proviene il rumore del corso d'acqua che, se è un fiume come penso, ci aiuterà ad orientarci in quanto sappiamo tutti che i centri abitati sorgono attorno a fonti d'acqua. Basterà, dunque, seguire il percorso più vicino al fiume, per riuscire a ritrovare la strada. Inoltre, se proprio siamo in difficoltà, credo che molti di noi abbiano l'utile Incanto Quattro Punti: male che vada, essendo il nostro obiettivo verso nord-ovest, possiamo utilizzare questo, che del resto, non è niente di plateale e che verrà utilizzato da qualcuno che sarà opportunamente coperto e circondato dal gruppo. Come ho già detto: se qualcosa deve accadere, accadrà; possiamo cercare di evitare il possibile ed essere preparati, ma finché non ci muoviamo non sapremo niente e potremo dire "adieu" a De Molay. Quindi vista la scelta della strada lunga, direi di darci davvero una mossa, prima che la luce ci saluti del tutto. Andiamo. »
Non aveva idea se qualcuno se ne sarebbe effettivamente andato, tornandosene ad Hogwarts, ma Horus non aveva la minima intenzione di fare la balia né ai primini, né tantomeno ad individui che dovevano possedere la maturità di non piazzare storie per una semplice spilla. Era chiaro a tutti che si sarebbe valutata ogni opzione, quindi c'era poco da recriminarsi. Con la coscienza pulita, il Tassorosso si incamminò, in silenzio, mentre i suoi occhi, attenti, si posavano sul paesaggio che si apriva innanzi a loro: la macchia sembrava eterogenea e ammassata alla bell'e meglio, quasi con casualità, dalle mani di Madre Natura. Tuttavia, una volta entrati e alzando il viso sulla volta, sopra di loro, Horus poté chiaramente scorgere sprazzi di cielo meravigliosamente stellato, oltre le cupe fronde degli alberi, mentre riportando lo sguardo innanzi a sé, tra tronchi maestosi e cespugli selvaggi, il terreno sembrava esser stato battuto più volte. L'utilizzo di torce, al momento, non era un'impellente bisogno e i sensi erano tutto ciò che dovevano rimanere all'erta. Il Medioevo, si sapeva, Alto o Basso che fosse, non era proprio uno dei periodi più sicuri e ogni pericolo poteva starsene in agguato, sia dietro l'innocuo cespuglio di un viottolo allegro e ben curato, sia dietro il grosso albero tronco dall'aspetto grottesco, di una foresta intricata. Attentamente, Horus tese le orecchie alla ricerca del roboante rumore, seppur lontano, del fiume. Dall'alto del colle aveva potuto osservare, più o meno, i punti di riferimento: dai campi in fondo alla macchia d'alberi, alle guglie e ai tetti dell'Abbazia, calcolando, più o meno, la rotta da seguire che sarebbe potuta essere più o meno dritta, evitando svolte e scorciatoie per quanto possibile. Certo, una volta dentro la ricca foresta, così piena di elementi fuorvianti, tutto poteva variare e i riferimenti divenire quasi inesistenti, sostituiti da altri, ma perlomeno, ora che erano all'inizio, Horus poteva contare sulla memoria visiva, sulla logica, e sulla chiara osservazione dei punti cardinali sicuri, come l'ovest (il loro obiettivo finale), ove il sole era tramontato, oltre le montagne, il nord, indicato dal professore, e il sud, il loro sentiero. Inoltre, sebbene il Tassino conoscesse soltanto la metà di loro soltanto a metà, e sebbene nutrisse per meno della metà di loro, metà della stima che meritavano, doveva sempre contare che qualcuno si orientasse meglio di qualcun altro. In fondo non erano soli, nonostante i dissapori, potevano ancora agire collaborando. *O meglio. Il fine giustifica i mezzi, ecco tutto.*


« The more you know about the past, the better prepared you are for the future


Statistiche:
♦ PS: 204
♦ PC: 186
♦ PM: 201
♦ Exp: 46,5

Equipaggiamento:
♦ Bacchetta: Nella tasca sinistra delle brache.
♦ Mantello della Resistenza: indossato
♦ Agganciata alla cintura superiore c'è una Sacchetta Medievale (con incanto estensivo irriconoscibile). Al suo interno ci sono:
– Mantello della Disillusione;
– Artigli di Drago Sminuzzati: Monouso. Protegge per due turni dall'attacco del nemico.
– Guanti Sostegno del Paladino: Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
♦ Pugnale Normanno: aggangiato nella cintura inferiore.
♦ Artiglio della Fenice: protegge parzialmente delle ferite. Usabile una volta a Quest. (al collo, indossato sotto la maglia).
♦ Una collana con la Runa Hagalaz: indossato e nascosto sotto la maglia.
♦ Girocollo con un ciondolo d'oro a forma di Ankh: indossato e nascosto dentro sotto la maglia.
♦ Spilla dorata donata da Eloise Lynch: appuntata sotto la clavicola destra, nascosta sotto la tunica.
• Anello della Gorgone: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. (Indossato al dito medio della mano destra).

 
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view post Posted on 16/3/2015, 19:53
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The Past, like the Future, is indefinite and exists only as a Spectrum of possibilities.



Quando il suo Prefetto, Von Eis, aveva preso la parola, intavolando un discorso che, in quel momento, non avrebbe fatto altro che rallentarli, Emily fu tentata d'andarle incontro e strozzarla con la collana che lei stessa le aveva regalato.
Le iridi argentee si posarono, inequivocabilmente su di lei nell'esatto momento in cui la sua voce attirò l'attenzione della Serpina - impegnata, fino a pochi istanti prima, a trovare le motivazioni che avevano spinto Horus a decretarla suo Vice - stringendola a voltarsi verso la ragazza.
Inarcò di poco le sopracciglia, sperando ch'Ella incrociasse il suo sguardo leggendovi disappunto e contrarietà.

Per l'amor del Cielo, cammina.
Fu l'unica che riuscì a dire prima che un'altra voce, questa volta maschile, la conducesse a pensare che, effettivamente, erano in troppi. Che questo fosse parte della missione? Se il numero dei presenti fosse stato più ridotto, probabilmente sarebbero stati in marcia già da tempo.
La giovane Caposcuola decise di ignorare, quasi del tutto, le parole del Grifondoro: di persone come lui, il Mondo ne era pieno. Inoltre la sua considerazione non la tangeva più di tanto, se voleva rendersi ridicolo con opinioni di tal genere, facesse pure, per quanto le riguardava, poteva anche tornarsene ad Hogwarts.
Indugiò sul suo viso per qualche secondo: inevitabilmente, lo sguardo chiaro scivolò sulla stretta che lo legava a Lesnicky e l'angolo delle sue labbra rosee si piegò verso l'alto in modo sardonico.

Immagino tu l'abbia scelto per il suo aspetto fisico. *Considerando che quando apre bocca, spara idiozie*, ma questo, Emily, ebbe il buon gusto di non aggiungerlo.
Fortunatamente, qualcuno di gran lunga più saggio e per cui valesse la pena prestare attenzione, li costrinse nuovamente tutti al silenzio. Dopo le risposte e gli avvertimenti dovuti, anticipato dalla meravigliosa Fenice, Peverell decise di allontanarsi.
Per un attimo, la Serpina lo invidiò, tentata di seguirlo soltanto per visitare la Biblioteca di cui andava parlando ma la prospettiva della missione, spense quel desiderio così come era nato; ed inoltre, in quanto Vice, non poteva di certo lasciare il bel gruppetto ed andare a fare una scampagnata tra i boschi - anche se, dopo i lunghi discorsi che seguirono la dipartita del Docente, sembrava un'opzioni di gran lunga preferibile.
In seguito a tal frivolo pensiero ed al notare la sua spilla colorarsi d'argento, Emily ripensò alla scelta fatta da Horus.
[color=]Per esclusione, ovviamente[/color], aveva detto ma lei c'avrebbe scommesso la Bacchetta che non era così, non si sopravvalutava così tanto da sperare che il Tassino si fidasse di lei.
Glielo avrebbe comunque chiesto, non in quel momento certo, ma magari a fine missione.
*Giusto per avere una scusa e parlargli, non è così Claire?*
Ignorò la vocina masochista e cercò di concentrarsi sulla voce di Elhena - *la giornalista, come ho fatto a dimenticarmene* - che, ovviamente, diede ragione alle sue precedenti teorie su De Molay.
Prima ancora che Emily potesse comprendere che la Tassorosso aveva portato a compimento quell'esaustiva nota storica, sentì la stoffa del proprio mantello premerle contro il collo, chiaro segno che qualcuno aveva deciso di stringerne la stoffa con un gesto improvviso.
*Uh?*, abbassando il capo verso destra ed individuando la piccola mano della Serpina al suo fianco, le labbra della Caposcuola si aprirono in un sorriso sincero, come di pochi se ne potevano leggere sul suo volto.
Scusa, aveva mormorato poi.

Andrà tutto bene, la rincuorò con parole percettibili ad essa e ad essa soltanto in modo che il gesto di Meredith di poco prima, passasse il più inosservato possibile.
Felice di constatare che le bastò poco per darsi coraggio, udì il suo discorso in parte corretto ma siccome non rivolto a lei, Emily preferì tacere, con l'ombra dell'ultimo sorriso ancora rivolto alla concasata.
Per un attimo, finalmente, vi fu silenzio e fu quasi sul punto di prendere la parola per incitare tutti a darsi una mossa e non perder tempo ma, prima William poi Horus, sembravano aver compreso le sue intenzioni. Black fu abbastanza esaustivo ma il Tassino aveva deciso di esplicitarsi in un discorso più lungo ma non per questo, meno necessario.
Erano solo all'inizio ma avevano già perso tempo prezioso e per tale motivo, la giovane Rose decise di restare in silenzio, così come aveva fatto durante quel via vai di battibecchi ed opposizioni infantili.
Prima di mettersi in cammino, attese che buona metà del gruppo s'avviasse al seguito del Capo spedizione. Lei si sarebbe portato al centro della fila, così da tenere la situazione maggiormente sotto controllo, anche se non voleva né impartire ordini né, tanto meno, fare da badante.
Con un ultimo sguardo all'orizzonte ed alla loro meta, individuò le figure dei Serpeverde, sperando di aver vicino almeno la più piccola di loro. Per il resto, soprattutto in quanto adepti di Salazar, ognuno di loro avrebbe saputo come cavarsela con le proprie forze.
In principio, il sentiero le parve comodo, morbido al passo ed abbastanza illuminato ma erano soltanto all'inizio del pendio ed Emily sapeva bene che la probabilità di andare incontro a pericoli di qualsiasi sorta, erano direttamente proporzionali alla distanza che li superava dalla posizione iniziale.
Per quel momento, dunque, avrebbe seguito le direzioni scelte dal collega il cui capo rossastro, per via della statura superiore a molti dei presenti, era purtroppo ben visibile anche dalle retrovie.
Grata alla chiusura laterale del mantello che, in tal modo, andava a coprire il fianco sinistro, si sentì libera di poggiare la mano sull'impugnatura della sua arma di Salice e ciò fu l'unica cosa di cui ebbe bisogno per sentirsi al sicuro.


Punti Salute: 143
Punti Corpo: 93
Punti Mana: 91
Punti Esp.: 16,5


Tunica
Mantello
Emily indossa un morbido gilet, stretto al petto ed intrecciato alla schiena, di pelle nera, flessibile e nascosto da una tunica smeraldina, le cui tasche contengono:
~ Fiala di Decotto al Dittamo
~ Fiala di Pozione Rinvigorente
~ Fiala di Pozione Mors Aparentis
Aderenti ma comodi pantaloni neri.
Poco visibile risulta essere il finissimo Diadema di Veela argentato [conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico - difatti invocando il suo potere, blocca l'avversario in Quest per un turno, utilizzabile una sola volta per Quest], nascosto dai capelli sciolti che ricadono principalmente sul lato sinistro del viso.
La bacchetta (Legno di Salice, Crine di unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida) è riposta nel cinturino di pelle legato alla vita.
La spilla color argento è stata accuratamente appuntata sulla tunica color smeraldo, sul lato destro del petto.


 
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Arya Von Eis
view post Posted on 17/3/2015, 21:25




Il docente non si perse in troppi convenevoli, dopo essersi sincerato delle scelte del gruppo, forse per evitare che perdessero tutta la giornata su quel colle, si era dileguato, inghiottito dagli alberi.
Ovest, lui aveva scelto ovest, anche questo poteva pur significare qualcosa, non lo credeva poi così masochista da percorrere il sentiero più pericoloso, ma nemmeno la decisione del professore sembrò far avere ripensamenti al resto del gruppo.
Si era opposta alla decisione di Horus e di chi, con lui si trovava d’accordo, ma forse a tutti era sfuggito un piccolo dettaglio, malgrado la sua antipatia per il ragazzo, non voleva contraddire ogni sua scelta, semplicemente avrebbe gradito non dover prendere per oro colato tutto ciò che diceva, non lo riteneva uno stolto, anzi, era convinta fosse anche tra gli studenti più svegli di Hogwarts, ma non amava le imposizioni.
Vero che la maggioranza era propensa per il Sud, ma qualcuno aveva anche espresso la volontà di andare ad Ovest e non pareva essere stato minimamente considerato, non diceva di dover perdere ore su ogni scelta, ma almeno considerare le varie opzioni sarebbe stata cosa gradita.
In ogni caso, prima ancora che il resto dei compagni aprisse bocca, già aveva deciso di chiuderla lì, probabilmente fu lo sguardo rivoltole da Emily, prima ancora della sua esortazione a procedere, a farla desistere dal suo proposito di fare il bastian contrario.
Non avrebbe seguito Horus, ma non sarebbe nemmeno andata contro la sua Caposcuola, almeno non senza un valido motivo e questo non per la sua carica e il suo essere un gradino più in alto, ma per il semplice fatto che in lei riponeva una certa fiducia e, malgrado tutto, ne avevano passate abbastanza insieme da poter essere quasi certa che dividersi sarebbe forse stato un errore.
Ricambiò dunque lo sguardo annuendo impercettibilmente col capo, come a volerle dire “Okey, ma sia chiaro che è solo perchè sei tu” e si impose di non ribattere nel caso in cui il tassorosso avesse deciso di darle corda.
Purtroppo, come forse poteva essere prevedibile, c’erano forse troppi galli in quel pollaio, vero, lei era stata la prima ad opporsi, ma stava pur sempre esprimendo quello che era il suo pensiero sulla direzione migliore da prendere, non aveva di certo l’intenzione di atteggiarsi a prima donna come altri invece, almeno a parer suo, stavano facendo.
In ogni caso non prestò particolare attenzione a ciò che dicevano, l’unica cosa importante era che, favorevole o contraria, la direzione era stata scelta e, almeno per il momento, avrebbe seguito il resto del gruppo.
Non s’interessò nemmeno particolarmente al “luce sì/luce no”, non faceva molta differenza, avrebbe visto anche al buio, quindi lasciò che altri decidessero sull’opzione migliore.
Sembravano dunque pronti a partire, nel frattempo avevano ricevuto anche qualche nozione storica da una delle presenti, delegata appunto dal docente ad illustrare loro la situazione generale, oddio, non che alla fine dei conti tutte quelle nozioni fossero indispensabili per la missione che li attendeva, ma era pur sempre qualcosa di inerente al corso di storia no? Era dunque inevitabile imparare qualcosa di più e non eseguire semplicemente.
Dissipate le varie diatribe, forse, finalmente intrapresero il cammino, inizialmente pensò di restare in coda al gruppo, poi si ricordò dell’auror che li accompagnava, di certo non li avrebbe persi di vista, ciò significava che no, niente coda del gruppo, a quel punto un posto valeva l’altro.
Cercò dunque di avere a tiro sia la Caposcuola che Zoey, non voleva di certo mettersi né accanto all’una né all’altra, ma, almeno, voleva averle abbastanza vicine nel caso ci fossero stati problemi o nel caso necessitasse di un guinzaglio per evitare di sbranare qualcuno.
In silenzio si unì alla marcia, poteva sentire l’acqua scorrere e anche il resto dei suoni che riempivano il silenzio della boscaglia, qualsiasi cosa quel luogo nascondesse, non si sarebbe lasciata cogliere impreparata, pronta a cogliere qualsiasi cosa fuori dal normale, a differenza del resto del gruppo, poteva contare su qualche piccolo vantaggio e, in quel momento, le sarebbe forse tornato più che utile, orecchie tese e attenta a scrutare nel buio, avrebbe proseguito così fino alla meta, sempre prestando attenzione a non perdere la lucidità necessaria a mantenere celata la sua natura.
In caso di intoppi, beh, ci avrebbe pensato al momento, inutile fasciarsi la testa prima di rompersela, al momento, l’importante, era non farsi cogliere impreparati e raggiungere tal De Molay prima che se ne andasse.



Statistiche
Punti Salute: 116
Punti Corpo: 66
Punti Mana: 66
Punti Esperienza: 9,5

Attivo
Bacchetta
Diadema di Veela (conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico, invocando il suo potere blocca l' avversario in quest per un turno, utilizzabile una sola volta per quest + statistiche)
Bracciale Celtico (solo statistiche)
Braccialetto di famiglia (puro valore affettivo)
Fiala Pozione Addormenta Draghi
Fiala Pozione Mors Aparentis
 
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view post Posted on 17/3/2015, 21:57

In a coat of gold or a coat of red, a ℓισи ѕтιℓℓ нαѕ ¢ℓαωѕ.

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Peverell non si era neppure ancora allontanato, che subito iniziarono i battibecchi.
Sospirò; l'aveva messo in conto, dopotutto. Sapeva bene che in un gruppo così nutrito di studenti di diverse Casate era impossibile trovarsi di comune accordo su qualcosa.
Nathan contro Emily, Arya contro Sekhmeth, un ragazzo che non aveva mai visto, probabilmente appartenente a Serpeverde, che interveniva, quasi annoiato da quegli scontri, rimarcando che in quel modo si stava soltanto perdendo tempo.
Si trovò d'accordo con lui, malgrado non le piacesse il suo atteggiamento arrogante; annuì nella sua direzione, non appena ebbe finito di parlare, come a dire che sì, aveva ragione.
Nel frattempo, la Rose le aveva lanciato una frecciatina, più diretta a Nathan che a lei, in realtà; si limitò ad alzare gli occhi al cielo, senza replicare. Gentile e amichevole quanto le tempeste di ghiaccio in Oklahoma, come sempre. Quasi non le dispiacque che Nathan le avesse parlato a quel modo; in fondo, ogni tanto c'era bisogno di qualcuno che la riportasse tra i comuni mortali.
*Insomma sono tutti dei gran simpaticoni, questi Serpeverde.*, non poté fare a meno di pensare. Questo le ricordò che c'era una Serpeverde di cui si fidava, ed era in quel gruppo.
La cercò con gli occhi, e quando credette di aver intercettato il suo sguardo, le fece cenno di raggiungerla. Voleva averla vicina; conosceva la natura di Arya, e non le pareva una buona idea che si arrabbiasse. Magari poteva aiutarla a mantenere la calma.
Preoccupata particolarmente per la sua migliore amica - pensava infatti di essere l'unica all'interno del gruppo a conoscere la sua natura - ascoltò poco dei discorsi e dei battibecchi su quale fosse la cosa migliore da fare.
Sud, ovest...davvero? Era davvero necessario mettersi a litigare sulla direzione da prendere? E perché non dividersi in due gruppi, allora?
Si rivolse ad Elhena - la quale aveva dato una chiara spiegazione dettagliata della storia - che le aveva chiesto se sapesse orientarsi nella foresta. Da brava cherokee, lo sapeva fare di certo...ma con gli alberi della riserva.

- Potrei provarci, Elhena, ma non sono sicura che riuscirei a riconoscere la vegetazione, e senza neppure un punto di riferimento, finirei per perdermi alla fine. - concluse, rassegnata. Si stava pentendo di non aver dato più ascolto agli insegnamenti degli anziani della riserva. Le sarebbero serviti di certo, in quell'occasione.
Le cose, nel frattempo, non stavano prendendo una bella piega; di quel passo, avrebbero finito per scannarsi tra loro, ben prima di arrivare da De Molay.

- Pace, ragazzi. - , intervenne, tranquillamente, cercando di non innescare altre reazioni violente. - Sono d'accordo con...Black, se non ho capito male?, per quanto riguarda i battibecchi. Scontrarci tra noi non servirà a nulla, se non a dividerci e a distoglierci dall'obiettivo. Personalmente, mi trovo d'accordo con Arya, ma come ha detto Sekhmeth, siamo un gruppo e dobbiamo collaborare, che ci piaccia o no. Penso che tutti avessimo messo in conto un'eventuale collaborazione nel momento in cui abbiamo deciso di unirci alla spedizione. Perciò, penso che adesso sia il momento di mettere da parte astio e ostilità e affidarci alle decisioni del Capospedizione. Se è stato eletto quasi all'unanimità, dev'esserci un motivo. - , asserì, lanciando un'occhiata al Caposcuola Tassorosso dai capelli rossi e la carnagione diafana che aveva sempre considerato una della figure più enigmatiche e a suo modo affascinanti di Hogwarts. Tuttavia, il modo in cui si era rivolto ad Arya non le era piaciuto, e si domandò quali precedenti ci fossero dietro.
*Dopo, Arya. Un giorno mi racconterai perché sembri detestarlo tanto.*
Strinse ancora la mano di Nathan, e poi guardò Arya, sorridendole; era ora di mettersi in marcia. Da quel momento, non avrebbe contestato più nulla.
Si allontanò per un momento dal Grifondoro, e si avvicinò ad Arya, abbastanza da poterle parlare senza essere sentita.

- Mi chiedo quanto tu possa reggere prima di sbranare qualcuno. - , disse divertita, in tono scherzoso. - Comunque, credo sia meglio se stiamo vicine. In fondo posso vantarmi di essere l'unica a conoscerti davvero. -
Concluse, e poi tornò al fianco di Nathan, senza però perdere di vista l'amica.
Si trattava soltanto di collaborare e di saper trovare dei punti in comune che mettessero d'accordo tutti - o quasi.
E in quello, era sempre stata piuttosto brava.


• Punti Salute: 123
• Punti Corpo: 74
• Punti Mana: 84
• Punti Esperienza: 14.5

OGGETTI:
• Anello Gemello: la mette in comunicazione verbale con Nathan.
• Bacchetta, nella borsetta di cuoio cherokee che ha con sé.
• Ciondolo raffigurante il Triscele al collo, semi-nascosto dalla casacca, dono di sua nonna.
(• Spilla del gruppo.)

 
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view post Posted on 18/3/2015, 00:10
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Abbandonate Ogni Speranza, O Voi Ch'Entrate

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Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;

e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.

(Dante, Inferno XXVI, 121-126)


L'ammutinamento?
La lingua, la foresta, i banditi, il resto?
Il quadro si andava delineando, vuoi per le sempre prodighe per quanto criptiche parole di colui che ormai era uccel di bosco, vuoi per il contributo di questo e quella, vuoi per qualche buona intuizione di quello. Risultava inutile, se non controproducente angustiarsi prima del tempo per quello che sarebbe potuto, o meno, accadere, in un tempo ancora molto vago, ed altrettanto indefinito. Certo, una foresta sarebbe pur sempre potuta pullulare addirittura di banditi, ma per quanto alle prime armi, un Mago sarebbe comunque stato un avversario all'altezza di un qualsiasi tagliagole. Quanto era lecito doverli temere? Quanto era lecito preoccuparsi di quanto avrebbero potuto pensare dei delinquenti, fuori dalle leggi degli uomini, e di Dio? Avrebbero incontrato davvero qualcuno? Era una possibilità, a quanto la quotazione? Per non parlare del problema annoso, se non irrisolvibile della lingua. Chi avrebbe potuto sostenere, ed affermare, a buon diritto, di conoscere il Normanno, o il francese del XIV secolo, senza colpo ferire? Sarebbe stato quanto meno strano, se non singolare, anche all'interno di un consesso di illustri saggi ed esperti. Ma era inutile preoccuparsi anche di quello, l'esperienza del Grifondoro sembrava essere risolutiva. Se era stato così una volta, perché non sarebbe dovuto riaccadere? Restava la questione, irrisolta, del come procedere? Erano lì, immobili, all'imboccatura del sentiero Sud, ormai da diversi minuti, a dibattere del più e del meno, mentre già la cortina stellata avanzava, ed il Carro d'Apollo portava a termine il suo quotidiano peregrinare. Il dado era stato tratto, una decisione era stata presa, che fosse tempo di vincere le ultime resistenze, e gli ultimi timori, e muovere il primo passo?
La foresta era ancora quella, solo le ombre si erano ulteriormente allungato, proiettandosi ancora più lontano, arrivando a lambire le pendici del Colle. Il cielo incendiato di una luce cremisi, le nubi all'orizzonte purpuree, rosse di fuoco celeste, sospinte più ad Ovest dalla brezza solitaria. Un buon Medioevale, superstizioso al punto giusto, e pronto a cogliere i segni che il Sommo in ogni momento fosse ispirato a dare, vi avrebbe indubbiamente letto sangue, copioso, versato, o pronto ad essere versato. Ma non era una novità. Gli infedeli erano alle porte, ogni giorno era quello giusto per imbracciare le armi, e riportare la Pace, anche in quell'angolo di Mondo. Ma era un'altra Storia. Da cielo qualcuno li osservava, la nobile ombra si perdeva tra gli intricati graticci e rami del baldacchino della foresta, senza però rendere meno viva quella rassicurante presenza. Che l'Aureo avesse davvero posto la parola fine all'annoso dibattito? Eppure, qualcosa di tanto arcano, ed imperscrutabile bolliva in pentola, le montava nell'animo, le infervorava l'essenza, un istinto primordiale, animalesco, che sembrava spingere la giovane Serpeverde a voler ancora una volta approfondire ulteriormente la conoscenza di quel suo lato più ferino. Dire che non era ancora spuntata la luna, non era notte, che fosse Luna Piena? Che razza di giorno era? Il malessere diffuso del salto temporale sembrava ormai, ed era, un lontano ricordo, sostituito da un'inedita inebriante sensazione di... forza? E la foresta l'attirava, con le sue malie la stregava, la convinceva ad avvicinarsi, a varcarne la sacra soglia, ad immergervisi.
Erano sulla soglia della foresta, quando infine, il Serpeverde prese la tanto vituperata iniziativa.
Aveva ragione la Grifondoro? Che dovessero, in fondo, collaborare?
Che fosse quella la chiave? Lo sarebbe stata?
Dietro all'iniziativa del Serperverde.
La Colonna dietro di lui.
Era iniziata?


Da quella parte onde non ha riparo
la picciola vallea, era una biscia,
forse qual diede ad Eva il cibo amaro.

Tra l’erba e ‘ fior venìa la mala striscia,
volgendo ad ora ad or la testa, e ‘l dosso
leccando come bestia che si liscia.

(Dante, Purgatorio, 97-102)




Stavano varcando una soglia che aveva un qualcosa di sacro, un qualcosa di ancestrale.
Da quanti anni erano lì quegli alberi? Per quanto ancora sarebbero stati lì? Erano ancora lì? Caesar era passato di lì? Quanti sarebbero passati di lì, prima che sparissero? Erano già divenuti un ricordo, o si levavano ora ancora più alti e fieri, abbracciando anche quelli che erano ormai stati rivelati essere i tristi resti della un tempo gloriosa Abbazia? Quanto poteva l'umana perfidia, innanzi alla bellezza di quel Tempio che senza apparente sforzo Natura aveva sapientemente, con pacata diligenza, innalzato, nel corso dei secoli? Chi era stato lì, prima dei Monaci? Sino a dove si poteva risalire la Storia, prima di trovare solo Natura? Era un viaggio nella palingenesi della Magia nordica? Cosa ne era rimasto? La Tradizione era ormai morta, e defunta? O ne rimanevano delle tracce, da seguire, solo abilmente celate? Il Serpeverde nella sua irruenza parve risolutivo, tanto quanto il ben più maturo ed esperto Aureo, che ora lo seguiva d'appresso, e con essi, il resto della fortunata fiumana. Come colonne, corinzie nella loro bella decorazione floreale, così viva e curata, i tronchi si susseguivano, fiancheggiando il sentiero, guardie d'onore, di quella che aveva l'aria di essere un'ampia strada, comoda, invitante, a tratti accogliente. Gli alberi si facevano da parte per cedere loro il passo, abbracciandoli, concedendo loro lo spazio necessario, e sufficiente ad avanzare in quell'apparente tronfia sicurezza, che la luce del tramonto potesse infondere. Era tutta una montatura? Un complotto? Ordito con abilità? O semplicemente era tutto frutto del caso? Risvegliata dal suo letargico svogliato far nulla, un'allegra diabolica famigliola si stava già industriando da diversi lunghi istanti, da quando il vociare, ed l'insistente calpestio avevano insistito per riportarli alla vita. Potevano vantare una lunga esperienza in accoglienza, stritolamenti e soffocamenti erano quel qualcosa all'ordine del giorno, ma del resto, in un qualche qual modo si doveva pur ammazzare il tempo, e gli infingardi invasori, che saltuariamente tentavano la sorte, avventurandosi in quelle lande. Il tappeto ora verde, ora rosso, coperto di foglie morte, irrorato a fior di superficie dalle colossali radici di quegli altrettanto titanici tronchi, poteva anche vantare una ben più sinistra, viscida e molliccia presenza, tentacoli, riversi nelle foglie, caduti sonnolenti, dopo l'ultima titanica erculea fatica, ora nuovamente in attività. Prendevano le misure, con la discrezione che il tempo, e la pazienza che solo un vegetale avrebbe mai potuto vantare, di quella sventurata Colonna di invasori. A quando risalivano quella coppia di castori? Tre albe prima? I campagnoli erano sempre i peggiori, per quanto si sforzassero, non c'era verso di prenderli, era quasi inutile provarci, nonostante la centenaria esperienza. Ma quelli non erano topi, il calibro, il peso, le dimensioni, era tutto un altro affare.
Per quanto variegate, eclettiche, di ogni genere, sorta, età ed esperienza, sembrava che un'allegra famigliola di Tranelli del Diavolo, sotto i piedi degli avventurieri, andasse aldilà delle possibili eventuali previsioni di ipotetici scenari d'attacco. Il Pericolo era già lì, tra loro, si muoveva al passo, studiando e fiutando ognuno dei ventiquattro obiettivi, in fondo, erano in tanti, erano una macchina letale ben oliata, pronta ad attaccare.
E via!
L'attacco era partito. Tentacoli spessi come gomene, elastici come bambù, senzienti come macachi giapponesi, nella penombra offerta dal sentiero, e dal riparo offerto dalle fronde, in perfetta sincronia si avvinghiarono alle caviglie degli sventurati, iniziando a risalire lungo gli stinchi, fortunatamente coperti, ora dal cuoio, ora dalla lana. Ondeggiando come serpenti a sonagli, quasi a voler prendere meglio la mira, trascinando a terra una parte delle vittime, chi in ginocchio, chi scompostamente sul sentiero riverso, chi imperturbabile ancora si levava in piedi, con i tentacoli avvinghiati, colti da un apparente crescente stupore. Cos'era quell'essere? Che decidesse a sua volta di gettarsi a terra per non destare eccessiva attenzione, che resistesse, e da lì iniziasse la ribalta? Allo stesso tempo, la ringalluzzita Serpeverde viveva qualcosa di simile, pochi metri distante, lungo la linea di quel fronte così strambo. Il Tranello sembrava esitante e sorpreso allo stesso tempo, incerto sul da farsi, chi era? Avvertiva una certa affinità, che non avvertiva con il resto della comitiva. Che l'apparenza ingannasse? Era già striciato sopra il ginocchio, ma la Giovane era ancora in piedi, i tentacoli esercitavano una discreta pressione, nel dubbio di voler o meno proseguire l'attacco. Certo, la stava stritolando, ma poteva essere l'occasione di ribaltare la situazione, sfruttando quell'inspiegabile esitazione.
Altrove, la situazione non era delle più rosee. Tentacoli ovunque, accorrevano in gran numero da ogni parte e direzione, da entrambi i lati del sentiero, quasi fosse stata un'imboscata, sapientemente organizzata sin dall'inizio. In testa al gruppo lo spavaldo Serpeverde, ed il diplomatico Tassorosso, a stretto giro con la Tassorosso che sembrava saperla piuttosto lunga su tutta quella Storia, la Attwater. Che la sapesse altrettanto lunga su portenti e rimedi per Tranelli e Diavolerie varie? Subito dietro, venivano il Grifondoro, tutt'ora in piedi, la Caposcuola di cui sembrava intercettare il favore, e la Serpeverde irruenta. Ancora più indietro, l'Argentea, che aveva preventivamente lasciato scorrere una parte della comitiva, tenendosi a metà colonna, nelle prossimità delle più giovani di Grifondoro, e Serpeverde. Chiudevano la Colonna, le ultime due Tassorosso, in compagnia della giovane Auror. Non sembrava contasse più di quel tanto la posizione, o la compagnia in quei momenti di triste sventura, dovevano rimediare un piano. Era ormai nota la minaccia, almeno alla maggioranza. Che anche i più giovani avessero maturato la più corretta consapevolezza, e si orientassero al migliore dei propositi? O il panico li avrebbe fregati tutti? Chi in ginocchio, chi a terra, sotto il peso di quel mare crescente di tentacoli, che lesti e letali avanzavano a vista d'occhio, appariva evidente come non mai fosse ormai trascorso, e tramontato il Tempo delle chiacchiere.
I due meno ordinari del gruppo, se vi avessero prestato attenzione, in quei momenti concitati, avrebbero anche scorto al lato nord del sentiero, movimenti impercettibili per altri nel basso sottobosco, una coppia di esseri, troppo bassi per essere individuati con sicurezza, avvicinarsi con fare furtivo. Che stessero in realtà partecipando ad una festa, organizzata, senza saperlo? Erano capitati nel bel mezzo del più noto e rinomato pijama party della Borgogna, e dell'intera Francia, senza essere stati invitati, e nell'inconsapevolezza di tale grande onore? La coppia di minuti invitati, iniziò a sgignazzare di gusto, lasciando che la risata fanciullesca si librasse alta intorno, tra gli alberi. Che si stessero divertendo di gusto? O c'era altro, ed era ben peggio? Certo, la risata non avrebbe avuto effetto immediato, ma già di lì a qualche minuto potevano scommettere avrebbe iniziato a sortire i primi effetti. Che poi nel tergiversare dei concitati eventi la recepissero come tale, o altro, non sembrava contare più di quel tanto per Magia, ma sarebbe stato forse utile per preparare un'efficace difesa, ed una valida risposta. Che fare? Era evidente non avessero più tempo, e dovessero agire, in maniera altrettanto coordinata, come l'allegra famigliola di Tranelli era riuscita a fare. Certo, non potevano vantare la stessa centenaria esperienza, il medesimo affiatamento filiale, ma dovevan fare del vizio, virtù, per cavarsi in fretta dall'impiccio. Prima che si avvitasse. Prima che la famigliola si facesse davvero diabolica, una volta ripresa la mano, o meglio, il tentacolo. Era quindi opportuno seguire quanto era stato insegnato loro, per alcuni, anni prima, in tempi non sospetti, o improvvisare una nuova strategia? Chi aveva scritto il Manuale aveva mai avuto a che fare con un Tranello del Diavolo? E con un'intera Colonia?



Baldi fanciulli, si aprono le danze. Avete una prima gatta da pelare, ed è consigliabile farlo con celerità, prima che ci prenda gusto. Abbiamo cercato di tener conto di quanto avete precisato voi, quelli che l'hanno fatto, e di non complicare eccessivamente la cosa per non impantanarci sin d'ora, quindi tenetevi le triadi come sono. Cosa accada ai singoli Avventurieri al primo assalto del Tranello, se cadono in ginocchio, a terra, sdraiati sulla schiena, o non so che altro, lascio a voi deciderlo, sta di fatto che siete tutti a mezza altezza, e con qualche doloretto per il principio di stritolamento. Tenete conto dei Danni che avete ricevuto dai vostri personali Tranelli, nella narrazione delle vostre epiche gesta. L'unica eccezione sono Nathan, in piedi prima che decida il da farsi, ed Arya, veda lei. Le statistiche generali di Arya subiscono anche un ritocco al rialzo, in On le sensazioni descritte. Sempre questi due potrebbero avvertire la presenza nel sottobosco di due Erkling, possono percepirne la risata, ma non ancora individuarli con precisione, sempre che trovino il tempo di una bella osservazione panoramica. Dal prossimo turno, salvo nuovi arrivi, avrete anche una grassa risata con cui fare i conti. Meredith ed Eloise sono le uniche a non avere le conoscenze teoriche per riconoscere il Tranello, agiscano di conseguenza, con una certa coerenza. Nel momento in cui reagiste, occhio a cosa scatenate, come potete vedere dalla mappa, voi siete esattamente nel mezzo di un notevole groviglio di tentacoli, e non dovete uccidervi tra voi, evidentemente. I tentacoli raggiungono il sentiero da fuori il sentiero, dove sono presenti i quattro ceppi, ma è abbastanza preciso nella Mappa. Credo non vi sia altro.


Tranello 4
Punti Salute: 190
Punti corpo: 170
Punti Mana: 130
William
Punti Salute: 110/130
Punti corpo: 80
Punti Mana: 80
Horus
Punti Salute: 195/204
Punti corpo: 186
Punti Mana: 201
Elhena
Punti Salute: 128/143
Punti corpo: 100
Punti Mana: 99
Tranello 3
Punti Salute: 200
Punti corpo: 190
Punti Mana: 115
Nathan
Punti Salute: 239/249
Punti corpo: 243
Punti Mana: 271
Zoey
Punti Salute: 105/123
Punti corpo: 74
Punti Mana: 84
Arya
Punti Salute: 125/130
Punti corpo: 75
Punti Mana: 73
Tranello 1
Punti Salute: 140
Punti corpo: 120
Punti Mana: 80
Emily
Punti Salute: 133/143
Punti corpo: 93
Punti Mana: 91
Meredith
Punti Salute: 87/100
Punti corpo: 50
Punti Mana: 50
Versus
Punti Salute: 85/100
Punti corpo: 50
Punti Mana: 51
Tranello 2
Punti Salute: 165
Punti corpo: 150
Punti Mana: 100
Niahndra
Punti Salute: 133/147
Punti corpo: 98
Punti Mana: 109
Eloise
Punti Salute: 90/102
Punti corpo: 53
Punti Mana: 53
Leia
Punti Salute: 152/164
Punti corpo: 125
Punti Mana: 126
Erkling 5
Punti Salute: 60
Punti corpo: 50
Punti Mana: 130
Erkling 6
Punti Salute: 50
Punti corpo: 60
Punti Mana: 170


Ora, la Mappa aggiornata, che è stata benedetta anche dalla Prima Grafica, ormai lievito a quattro piedi da terra. C'è una leggera imprecisione nella Legenda, confido Niah vorrà perdonarmi, ma mi son distratto, e fregato tutto da solo.



L'altra Grafica incaricata, invece, temendo la Tuke, ha prodotto un Capolavoro, Avete ufficialmente le vostre spille. Quelle di Bronzo, e che son destinate a rimanere tali, sono vostre, e restano vostre, quella argentata e dorata durano lo spazio dell'evento, quindi non affezionatevene troppo. Comunque complimenti a Nih, fantastica opera! A proposito di Capolavori, dovete la faccia della Tuke, a Mya, che offre anche consulenza di vario genere, nel tendervi sinistre feste d'accoglienza, ed eccentrici Pijama Party. Un altro trionfo della tecnica!



Il 22 si procede.
Giacchè l'avete domandato, chiarisco che la scadenza va intesa come il 22 Marzo, ore 23 circa, avete sempre quindi circa 3-5 giorni, pieni. Qualora faceste prima, avanzeremo prima. Considerando la natura della risposta attesa, è raccomandabile rispondere, in questo caso!
Vi ricordo anche che avete un credito di: 1 Giorno.

 
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versus zero
view post Posted on 18/3/2015, 12:09




Un tramonto vermiglio faceva da cornice alla boscaglia . Suo padre ne sarebbe uscito con qualcosa come: "Satana sta passeggiando sul ciglio del mondo." Magari con quella faccia strana che aveva ogni tanto quando fumava quella roba dall'odore acidulo che sua madre aveva bandito dalla casa.
Versus fece un mezzo sorriso, un po' gli mancavano entrambi, chi più chi meno.
Ora doveva concentrarsi sulla missione, non poteva certo perdersi tutto il viaggio perché in balia di ricordi e fantasie.
La strada era buia, niente lampioni, niente indicazioni, solo un sentiero immerso in una boscaglia ancora ben delineata, grazie alla luce delle stelle che pian piano aumentavano, quasi a fare strada alla combriccola. Certo, lei non sapeva orientarsi con quelle cose, quasi rimpiangeva di non essersi iscritta agli scout nelle varie estati passate coi suoi genitori invece che coi coetanei.
Le era andata bene lo stesso, diciamo benone. Quello era il periodo dove più andava d'accordo con la madre che li conduceva in viaggi abbastanza divertenti nei luoghi della sua infanzia.
Ecco, lo stava facendo di nuovo. Non era meglio provare a comunicare con qualcuno di presente?
Ovvio che sì, alla fine erano in viaggio insieme. Nel tempo, certo, ma pur sempre di viaggio si trattava, sebbene rischiassero incidenti di origine ancora ignota.
Si stava guardando attorno, c'era quella rossa dagli occhi verdi che le aveva dato la spilla. Sembrava simpatica ma dov'era finita?
La stava cercando con lo sguardo quando qualcosa, qualcuno, difficile dirlo, l'acciuffò per una caviglia. Chi era l'idiota che si metteva a far gli sgambetti al buio? Sembravano tutti così adulti ed invece... no, non era uno della combriccola ad averle tirato un tiro mancino.
Non fece in tempo a capire cosa le stesse succedendo, l'ultima cosa che vide furono i suoi compagni di viaggio che ruzzolavano o volava via come... lei sì.
Sentì una pressione alla gamba che diventava sempre più dolorosa e distesa, poi venne sollevata in aria. Quasi non si strappo' l'arto ma per fortuna (o sfortuna dipendeva dai punti di vista) quel non sapeva cosa, l'aveva riportata velocemente a terra.
Un'altro colpo alla schiena, questa volta violento, le portò via l'aria dai polmoni di colpo.
Con quello che somigliava ad un colpo di tosse sforzato, uscì anche un lamento.
La vista le si era leggermente annebbiata, certo col buio poco cambiava, però i suoi occhi puntati verso il cielo vedevano solo una matassa nera e poi riecco le stelle. Non era svenuta, ottimo.
Distesa a terra pancia all'aria non ebbe tempo di riprendersi. Qualunque cosa fosse le stava avvolgendo anche l'altra gamba. Provò a scalciare, imprecando a denti stretti non per una qualche forma di contegno ma perchè stava ancora riprendendo aria o almeno ci stava provando.
Più si muoveva più il nemico la stritolava.
I suoi occhi, abituati a quella scarsità di luce furono aiutati dai suoi sensi fatti leggermente più svegli a causa dell'adrenalina, che iniziava a circolarle nel corpo dopo lo spavento.
E così vide, o almeno intravide, l'aggressore. Sembrava una corda scura, tentacolosa.
Qualcosa di viscido che le procurò un disgusto immane.
Era un'imboscata? Qualcuno li stava catturando? Provò a liberarsi con le mani ma peggiorò la situazione.
E poi eccolo, il ricordo di una lezione abbastanza recente.
Quella roba schifida, che voleva stringerla fino a portarle via la vita altro non poteva essere che...


Il sole gli fa male! Schifo maledetto!

Urlò, non per dire agli altri quello che aveva scoperto, quanto per darsi coraggio. Non sapeva nemmeno dove fossero gli altri, sentiva dei tonfi attorno a sè e qualche voce ma era talmente concentrata su se stessa da non percepire nient'altro. Magari qualcuno la poteva udire ma non poteva saperlo. Non avrebbe aspettato un eroe, anche perchè aver qualcosa di simile attorno alle gambe le provocava un certo ribrezzo e disagio.
Cosa poteva fare? Quello era palesamente un Tranello del Diavolo. Lo sapeva, lo aveva appena studiato, aveva fatto ricerche in merito per rispondere ai compiti inviati poco prima di partire.
Eppure la sua mente non collaborava. Fuoco, fiamme, luce e il sole. Perchè doveva andarsene a dormire proprio in quel momento quel maledetto?
Non poteva usare il fuoco, a parte il fatto che conosceva solo qualche incanto debolissimo per delle fiammelle, era un'idea assurda visto che avrebbe rischiato di darsi fuoco da sola.
La luce, sì. Sapeva ben tre incanti ma non era nella posizione di poter pensare con lucidità.
Un giorno, forse, avrebbe avuto tanta esperienza da poter concedersi il lusso di elaborare una strategia, un qualcosa.
In quel momento riuscì solo ad infilarsi una mano sotto la giacca. La bacchetta era la sua unica arma.
Il contatto col larice infondeva fiducia, quel tipo di legno avrebbe potuto aiutarla a scoprire di non essere poi così schiappa. Era prefetto no? Se ne dimenticava spesso in quei giorni ma qualcosa doveva pur valere.
Non erano questi i suoi pensieri però, voleva della luce. Pregare il sole non sarebbe servito. Pregare non serviva mai da quel che ne sapeva. Come quella volta a lezione, dove aveva sperato di non scontrarsi con un molliccio gufo. Le era andata persino peggio.
Strinse la bacchetta nel pugno e la estrasse, giusto in tempo per scoprire che il tranello l'aveva raggiunta ai fianchi, la stava stritolando ma, sebbene piccola ed inesperta, non avrebbe ceduto.
Levarsi la spilla e scappare già all'inizio del viaggio era un'idea che le era passata appena ricevuto il colpo alla schiena, ma era svanita in fretta. Un po' di orgoglio ne aveva. Che i Grifondoro la stessero contagiando? Forse.
Tese il braccio verso il basso, dove il tranello l'aveva ormai completamente avvolta. Tenendolo teso puntò il suo catalizzatore magico.
Nella sua mente poteva vederla, una luce intensa, come quella del sole in una giornata estiva.
Non amava il sole estivo e nemmeno il caldo eppure in quel momento lo avrebbe preferito. Doveva solo portarlo fuori dalla sua mente, l'incanto era semplice, come la sua formula.
Doveva solo puntarlo in un punto preciso e non a caso e così fece (il bacino), quasi sfiorando la pianta.


Vai all'inferno, diavolo.
Lumos Maxima.


Una voce decisa, un po' rotta date le circostanze. Le piaceva dare soprannomi a tutto, anche ai nemici. Forse era un modo per rendersi più spaccona di quel che era, ogni tanto il suo lato strafottente faceva la sua comparsa, sopratutto se odiava qualcuno. Chissà se avrebbe funzionato, non era lei a decidere alla fine no? Sembrava che la magia collaborasse solo quando le andava di farlo. Lo avrebbe fatto questa volta?



Punti Salute: 85/100
Punti Corpo: 50
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Punti Esperienza: 1

Inventario:
- Una targhetta di metallo (stile militare) con le sue generalità, attorno al collo. E’ nascosta dalla camicia, tranne la catenella che s’intravede. (Nessun potere)
- La Bacchetta magica, trattenuta in modo saldo dal laccio in cuoio dei “pantaloni”.
- Una sacca di pelle, sulla spalla destra, contente un cambio leggero (Maglia e pantaloni modificati in qualcosa di simile a quelli che indossa) e il mantello arrotolato (rimasto praticamente invariato).
- Gli abiti che indossa (Completo medioevale di lana e lino da uomo con stivaletti in cuoio.)
- Spilla del gruppo.
 
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*Peccato*

Pensò Elhena nell'udire la risposta alquanto negativa della Grifondoro. Aveva sperato in un aiuto extra, specialmente dopo che Peverell aveva deciso di abbandonarli al loro destino, ma come sottolineato da Horus esistevano numerosi altri modi per orientarsi: il fiume - la Tassa tese le orecchie a captare lo scroscio impetuoso dell'acqua - il punto dove era tramontato il Sole, le stelle. Come ultima risorsa rimaneva l'incantesimo Guidami. Semplice, veloce e non eclatante. I Babbani lo avrebbero scambiato per rabdomanzia. Probabilmente.
L'importante era prestare attenzione all'ambiente circostante, per cogliere quelle minime caratteristiche del paesaggio in grado di distinguere una via dall'altra.

*Sassolini di Pollicino*
Così era arrivato il tempo di mettersi in marcia, dopo numerosi battibecchi, normali in un gruppo tanto variatamente assortito, composto da persone dai diversi ideali, che in altro contesto si sarebbero limitate ad un saluto di circostanza, freddo ed educato. La necessità li avrebbe spinti a collaborare, ma date le esperienze pregresse la Tassina non avrebbe messo la mano sul proverbiale fuoco.
Si mosse guardinga, a passo svelto, le falcate ampie, ruotando di tanto in tanto la testa per controllare Eloise, rimasta indietro. L'andatura di Elhena aveva la tensione della marcia, acquisita ora dopo ora nelle interminabili ronde per i corridoi del castello. Le dita sfioravano la spilla, unica sicurezza immutabile in quel frangente. I polpastrelli tracciarono il contorno della Fenice bronzea, soffermandosi sulla superficie lavorata del metallo.
Aggrottò la fronte per la baldanza, a suo parere eccessiva, sbandierata dal Serpeverde, Black.

*Questo non è il tuo palcoscenico. Non è il palcoscenico di nessuno*
Davanti a lei la familiare chioma rossa di Sekhmeth faceva rivivere reminiscenze di un altra Foresta e un'altra mussione.
*Speriamo che questa sia più fortunata*
Errore. Grave, gravissimo errore. Tanti anni trascorsi ad Hogwarts, nel mondo della magia, dove in un secondo tutto poteva cambiare, e ancora non aveva imparato che il Destino si attacca come una sanguisuga al primo pensiero positivo, ribaltando la realtà a suo piacimento. Non sfidare la Sorte! È lei ad avere in mano le forbici pronte a chiudersi, con uno schiocco, sul filo della tua Vita.
Nella fattispecie, dopo aver mosso gli alberi, come paesani che si aprono a ventaglio di fronte alla corte del re, abile tentatore che sparge dolciumi sulla via che conduce al forno della strega, colpì con liane letali.
Si avvinghiarono alle caviglie, per fortuna parzialmente protette dal cuoio, salirono a stringere i polpacci. Fastidiose, dolorose, non ancora mortali. Era innegabile tuttavia che bisognasse agire prima che la loro morsa provocasse qualche danno permanente.
Che poi bisognava anche capirle, povere piantine, calpestate. Avevano diritto di essere offese. Peccato che la loro reazione fosse alquanto esagerata.

*Cominciamo bene*
Elhena perse l'equilibrio, nonostante i tentativi di rimanere in piedi usando le braccia come bilanciere, e cadde all'indietro. Nel farlo, scorse, pur ribaltato, quanto accadeva dietro di lei. O, avrebbe desiderato aiutare gli altri, ma se non badava prima a se stessa, la situazione sarebbe solo peggiorata. Come una persona che non sa nuotare che si tuffa per salvare chi sta annegando.
*Il tranello del Diavolo. Lo hai studiato tempo fa *
Già, era passato molto tempo, ma la ragazza ancora ricordava quali erano i punti deboli di quella pianta che, se ben affrontata, poteva essere sconfitta. Al massimo inebetita quel tanto da liberarsi.
Luce e calore.
Sfilando la bacchetta di ciliegio dalla cintura in vita dove era infilata, la puntò contro le liane attorno alle gambe, tracciando due semicerchi consecutivi, il primo verso destra e il secondo verso sinistra.

"Lacarnum inflamare"
Se l'incantesimo fosse andato a buon fine, fiamme blu avrebbero iniziato a divorare allegramente il Tranello.
*Ecco l'inganno della via larga*
Era consapevole del rischio di bruciarsi, poiché il fuoco sarebbe passato in fretta dal vegetale ai suoi pantaloni, ma confidava nella lana e nel suo essere un materiale ottimo per spegnere le fiamme, qualora ce ne fosse stata la necessità.
Durante tutta l'operazione si sforzò di mantenere il corpo rilassato, nonostante un'istitiva rigidità dei muscoli.
La bacchetta di ciliegio era in mano, pronta ad essere nascosta sotto al mantello al minimo segnale di presenza estranea. Eppure, in tutta onestà, chi mai tra i villici si sarebbe avventurato nel bosco dopo l'arrivo della notte? La notte era il regno degli spiriti, della magia. Di notte ci si chiudeva in casa, si sbarrava l'uscio, si accendeva semmai un cero alla Madonna e ai santi (chi se lo poteva permettere) e si sprofondava nei sogni.



Statistiche
Salute 128/143
Mana 99
Corpo 100
Esperienza 15

Equipaggiamento
Bisaccia contenente: galeone ES, specchio comunicante, Avversaspecchio, mantella di lana e lanterna magica.
Bacchetta di ciliegio
Spilla della Scuola di Atene
Stivali in cuoio alla caviglia, canzoni di lana, giubba di lana stretta in vita da una cintura, mantello di lana.
 
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view post Posted on 19/3/2015, 01:21
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Al concludersi del suo discorso, William rimase qualche secondo immobile, dando le spalle al gruppo, curioso di sentire la replica del fantomatico capogruppo così come di chi già si era espresso. Non volle darlo a vedere, tenendo il volto chino, oscurato dal cappuccio della cappa; eppure avrebbe volentieri sorriso nel constatare che - tra quegli studenti - vi era qualcuno d'accordo con lui. Indubbiamente immaginava anche di aver costretto più di uno a storcere il naso di fronte alla sua affermazione. il Serpeverde non era tipo da usare mezze misure o da sfoggiare diplomazia, al contrario del capospedizione. Le cose le diceva così per come le pensava, senza prestare troppa attenzione ai suoi toni arroganti o agli insulti velati che gli sfuggivano di bocca, felini. Si incamminò subito dopo, al concludersi del discorso di quella ragazza che il giovane non aveva mai visto né sentito ma che, a quanto pareva, concordava con lui. Tutti, alla fine, si erano convinti a percorrere il sentiero a sud e William, partendo per primo, capeggiava la spedizione. *Rosso di sera..* Pensò tra sé, canzonando il proprietario della bottega in cui lavorava, Zarathustra. "Rosso di sera, bel tempo si spera", detto che il giovane, prima di avere a che fare con quel vecchio stravagante, non aveva mai avuto il piacere di sentire.Ci pensò non appena vide, scendendo dal colle, il cielo infiammarsi di colori caldi e accesi. Il calare del sole regalava un gioco di luci fuori dal comune, qualcosa che era sempre più raro vedere dopo settecento anni. Che fosse l'inquinamento da metropolvere per cui veniva costantemente accusato il ministero o l'inquinamento aereo babbano con cui - sempre il ministero - si difendeva, poco importava. Di certo, non aveva mai visto un cielo così limpido, dei colori così chiari, variopinti. Trovò quella visione affascinante, quelle sfumature di rossi, gialli, verdi si amalgamavano con un equilibrio tale che era difficile credere non vi fosse dietro la mano di un'artista. I suoi occhi chiari parvero divampare della medesima luce a quella visione mentre sentiva alle sue spalle il lento avanzare dei suoi compagni di sventura. Già sventura, perché tra la luce ormai quasi inesistente del tramonto, tra le ombre delle fronde degli alberi secolari e il suolo colmo delle secche e rosse foglie tipiche dell'autunno, una svenuta li attendeva, un tranello ben studiato dalla natura stessa che - appena presentatasi in tutto il suo splendore - non vedeva l'ora di mostrare l'altra faccia della medaglia.
Rapide, come serpi, i tentacoli strisciarono tra le gambe del giovane attanagliandolo in una stretta infernale, diabolica. William non ebbe neanche il tempo di capire cosa si stesse muovendo tra i suoi piedi che si ritrovò afferrato per le caviglie e sbattuto violentemente al suolo. Avvertì una forte fitta alla schiena che lo costrinse a spalancare occhi e bocca nel tentativo di prendere l'aria appena perduta. Nel tentativo involontario di dimenarsi e di rialzarsi, allargò le braccia e sollevò il capo sforzando gli addominali. Il risultato fu disarmante, nuovi tentacoli lo afferrarono per i polsi e per il collo stringendo maggiormente la loro morsa, fino a sollevarlo dal suolo, tenendolo a mezz'aria, con lo stomaco verso l'alto. Nuovi tentacoli lo strinsero all'altezza della vita, bloccando quasi completamente ogni sua tentativo di riprendere fiato. In quel momento venne colto da una rabbia improvvisa, scaturita dal dolore che provava a causa dell'avvilupparsi di quelle viscide serpi della natura. Il viaggio era appena iniziato ed erano già stati attaccati, sì ma da cosa? Fu questo il suo secondo pensiero (poiché il primo fu solo un superfluo moto di rabbia indistinta), riacquistata lucidità e concentrazione il ragazzo si rese conto di essere stato intrappolato nella morsa di alcuni tentacoli verde scuro. Fu nell'esatto istante in cui riconobbe la pianta che la sua rabbia scemò rapidamente, lasciando spazio ad una tranquillità - per quella situazione - parecchio inusuale. La mente razionale del giovane funzionava in maniera schematica, quasi inumana. Memore della lezione di Erbologia del primo anno, riconosciuto il Tranello del Diavolo, Black sapeva di non avere nulla da temere, qualora fosse riuscito a calmarsi. Si costrinse a rallentare i battiti del cuore, rimanendo completamente immobile e riassestando la pressione sanguigna prendendo grosse boccate d'ossigeno. L'aveva studiato due anni addietro ma il ricordo era cristallino nella sua mente: il tranello del diavolo viveva all'ombra e in presenza di umidità, detestava per tanto sia il calore che la luce. Prima di tutto, però, era necessario liberarsi e per fare ciò, pensare subito di impugnare la bacchetta era un rischio. Una volta caduti nel tranello, più ci si muoveva, maggiore era la presa delle piante sulla preda. Affinché la pianta non avvertisse alcuna minaccia bisognava rimanere assolutamente immobili e calmi e questi si sarebbero ritratti di propria spontanea volontà.
Fu in quel momento che William intuì di non avere la stoffa del capospedizione. Non si curò minimamente di avvisare i suoi compagni del pericolo, si limitò unicamente a pensare a se stesso. Mettersi a sbraitare su come risolvere la situazione avrebbe potuto mettere ulteriormente in allarme la pianta, rischio che il prefetto preferì non correre. Prima si sarebbe liberato, poi si sarebbe vendicato e infine, qualora fosse stato necessario, avrebbe prestato soccorso ai suoi compagni. Fu proprio tra quei pensieri che egli sentì urlare la formula del Lumos Maxima. Una voce femminile, evidentemente di un'idiota, visto che non si era presa la briga di avvisare prima di castare l'incanto. Voleva forse accecarli tutti? Al sentire la parola "Lumos", nel dubbio, Black pensò bene di serrare gli occhi. Non poteva sapere verso dove sarebbe stato scagliato l'incanto e, di certo, prevenire era meglio che rimanere accecati.

Quando riaprì gli occhi la luce doveva ormai essersi estinta e, a rigor di logica, i tentacoli della pianta avrebber dovuto essersi ritirati - non tanto per la luce quanto più per il suo rimanere immobile e concentrato. Qualora fosse riuscito a liberarsi il giovane, sdraiato al suolo con la schiena sul fogliame, avrebbe impugnato la bacchetta e seguito i tentacoli in ritirata verso il nucleo centrale della pianta. Solo allora si sarebbe deciso a disegnare due semicerchi, il primo verso destra, il secondo verso sinitra, in direzione della pianta.
« Lacarnum Inflamare. » Avrebbe pronunciato infine tenendo salda la bacchetta e visualizzando nella sua mente l'immagine del fuoco che nasceva direttamente sul nucleo della pianta, infiammandola. Oh, si sarebbe vendicato del torto subito. Si era sentito umiliato nell'essere stato sottomesso da una stupida pianta. Il suo umore era nero come la pece, se qualcuno - a fine vicenda - avesse osato ribadire quanto il sentiero ad Ovest fosse stata una scelta più saggia, di sicuro avrebbe usato nuovamente il Lacarnum per la prima volta su un essere umano.



OT: Qualora non si intuisse nel testo, il tranello attaccato è il numero 4.

Punti Salute: 110/130
Punti Corpo: 80
Punti Mana: 80
Esperienza: 8

Inventario:
- Bacchetta: Legno di Pioppo, crine di Therstal e frammento di ametista, 13 pollici, rigida.
- Spilla della Scuola di Atene.
- Cappa Nera con tasca interna per quattro fiale.
- 1 Fiala di Decotto al Dittamo
- 1 Fiala di Pozione Rinvigorente
- 1 Fiala di Mors Aparentis
- 1 Fiala di Pozione Scioccante
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 19/3/2015, 19:27




"Andrà tutto bene."



Quelle parole le erano rimaste nel cuore, il calore del sorriso della Caposcuola sembrava aver fatto breccia nelle insicurezze e nelle paure. Cosa aveva da temere? Era in compagnia di numerosi maghi, abili nella Magia quanto intelligenti. La sicurezza che permeava quei volti, la decisione dei loro movimenti e delle loro parole la contagiò rapidamente: si ritrovò quasi a sorridere mentre, ascoltate le ultime raccomandazioni del Capospedizione, si incamminavano giù per il largo sentiero. Si mantenne vicina ad Emily, scrutando ora il cielo sempre meno rosa, sempre più scuro, ora la vegetazione che li circondava. Tutto era pervaso da un'aura di mistero, di oscuro presagio, quasi stessero solcando strade proibite di un bosco vivo, che li scrutava con i suoi mille occhi. Non poteva immaginare che presto il bosco si sarebbe manifestato, e in forma ben più diabolica di quanto qualunque fiaba potesse averle fatto immaginare. Stavano difatti camminando a gruppo sparso, le scarpe poste con attenzione lungo il pendio della collina, quando i primi gemiti e fruscii invasero l'aria. La piccola intuì immediatamente che qualcosa non andava, immaginò un ostacolo, o che qualcuno fosse inciampato, ma la realtà la colpì con la rapidità di una biscia prima che potesse anche solo reagire. Avvertì qualcosa di freddo e estremamente viscido sfiorarle la caviglia destra e si spostò all'indietro con un sussulto, ma i suoi tempi erano fin troppo lenti per quel silente predatore: un altro tentacolo, dalla superficie innaturalmente liscia, l'aveva già afferrata per l'altra estremità così che quando provò a muoversi e scappare non potè che cadere sull'umido tappeto di foglie, battendo violentemente il petto e il lato sinistro del viso. Fu fortunata a non incontrare pietre o sassi che potessero ferirla, tanto che paradossalmente la sua prima attenzione andò alla borsa, scossa e possibilmente danneggiata dall'urto col terreno. La stava giusto tastando con la mano destra, aggrappandovisi come cercando un sostegno all'incertezza della situazione, quando avvertì chiaramente nuove viscide estremità avvolgersi attorno a entrambe le sue caviglie, legandole assieme e tentando di proseguire sulle sue gambe; fu allora che gridò. Fu un grido acuto ed estremamente lungo, che coprì alle sue orecchie le urla dei compagni impegnati nella battaglia, ma riuscì ugualmente a udire nel crescente buio una sorta di risatina straordinariamente ottimista, più probabilmente proveniente dalla sua testa piuttosto che dalla natura che li circondava, e ammutolì. Per un lungo attimo fu paralizzata da una sensazione estremamente insolita, specialmente per quella situazione: era felice. Voleva risentire quel suono cristallino scaturito dalle profondità del suo cervello, ma questo sembrava essere sparito, sostituito dalle urla indistinte e dai fragori della battaglia. Istantaneamente tornò alla reale condizione, provò a divincolare i piedi e artigliò con la mano sinistra il terreno, cercando di liberarsi da quella morsa più forte e più ampia ogni istante che passava; fu palesemente inutile, così come lo furono i suoi tentativi di guardare chi o cosa la stesse attaccando, essendo caduta di faccia e bloccata a terra dal peso dei vestiti e della borsa. Fu però in quest'ultima che trovò una speranza: il manico della bacchetta, che per insolito caso si trovava proprio nella tasca destra dello zaino (ora borsa a tracolla), andò a sfiorarle la mano artigliata che dopo appena un istante riconobbe la gentilezza del Fato. Quell'arma non amata, quello strumento guardato con mistero e sospetto, ora poteva essere la chiave della sua salvezza. La afferrò, strappandola letteralmente dalla tasca nella quale si trovava, e di nuovo provò a girarsi nel tentativo di avere un chiaro tiro sulla cosa che le teneva stretta le gambe. Provò a torcersi una, due volte, infine desistette, abbandonandosi sul terreno e spostando lo sguardo dinanzi a sé nella disperata ricerca di un appiglio. Non fu un appiglio che trovò, ma qualcosa di ugualmente interessante: dinanzi a lei, a pochi passi dal confine del vialino, si stagliava nella luce del tramonto una sagoma mostruosa e multiforme: sembrava quasi che la piovra gigante (che talvolta aveva avuto la fortuna di veder nuotare dinanzi alle finestre della Sala Comune) residente nel Lago Nero fosse stata trascinata sin lì e piantata, sottosopra, nel nudo terreno. Non riuscì, complice il buio, a delineare esattamente il numero dei tentacoli, nè le reali dimensioni della creatura; e in alcun modo le venne da pensare come fosse improbabile che un mostro che si trovava dinanzi a lei la stesse afferrando per le gambe, alle sue spalle: semplicemente, agì. Nessun incantesimo elaborato, nessuna esecuzione particolarmente pensata, solo per caso la sua mano stringente la bacchetta volò avanti, puntata verso il Mostro, con una certa somiglianza al movimento che l'incantesimo chiedeva. Per quanto riguardava la formula, né il caso né la mente si impegnarono in raffinatezze:
"EXPELLIARMUS!" Un grido di disperazione, gli occhi che già si inumidivano di innocente pianto, l'unica arma a disposizione puntata alla meno peggio verso quell'intricarsi di liane e tentacoli e movimenti sinuosi. Certo, se avesse riconosciuto nel pericoloso nemico un Tranello del Diavolo, riguardo al quale aveva fatto persino una ricerca scolastica nell'ambito degli incantesimi Lumos, certamente avrebbe agito con più freddezza e più precisione. Sfortunatamente quelle liane non erano il loro unico nemico: confusione, disorganizzazione, il velo della notte che impalpabilmente li copriva. Erano forti e sicuri, potevano provare a sconfiggere quel misterioso nemico semplicemente sparando e sperando, ma mancavano dell'affiatamento o della capacità comunicativa necessaria a coordinarsi. Ciascuno, in quel groviglio, combatteva una solitaria battaglia.

Meredith King
Ps: 87/100 (Urto col terreno, pressione sulle caviglie)
Pm: 50
Pc: 50
Exp: 1

Inventario:
- Bacchetta in legno di Acacia, crine di unicorno, 9 pollici e mezzo, rigida [impugnata];
- Fiala di Decotto al Dittamo [dentro lo zaino, avvolta in un fazzoletto preso alla mensa];
- Mantello Invernale nero [ben ripiegato dentro lo zaino];
- Guanti di protezione in pelle di drago [nella tasca laterale sinistra dello zaino];
- Un semplice sacchetto di pelle, vuoto [alla cinta].

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//OFF: Ho considerato che i tentacoli avvolgessero meno Meredith rispetto a quanto gli altri hanno descritto, in quanto è abbastanza lontana dal "ceppo" che la attacca, e questo è inoltre il più giovane e (credo) meno esteso. Per quanto riguarda l'azione, Meredith è caduta di faccia in direzione del ceppo numero due, che ha di fronte: una volta notatolo lo attacca col primo incanto che le passa per la testa, senza nemmeno eseguirlo alla perfezione a causa della fretta e del panico.
 
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view post Posted on 20/3/2015, 23:24
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VII Anno

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Difficile da ammettere ma molti caratteri in quel gruppo erano simili, almeno su alcune sfaccettature. Si scontravano, volevano avere l’opinione giusta, l’ultima parola, e allo stesso tempo fregarsene degli altri. Anche altri, come lo stesso Nathan, si sentivano chissà chi, era inevitabile uno scontro verbale e comunque cercare di uniformare il gruppo alle decisioni finali. La brigata in fine, come deciso sin dal Capogruppo, prese il percorso a Sud cercando di limitare ulteriori discussioni e di raggiungere per tempo la cattedrale prima di fallire la missione. Sbuffò alle parole di Sekhmet, non che gli interessasse ciò che pensava, aveva fatto quella scelta perché andava fatta e sotto le direttive del Prof., quando mai lui ascoltava qualcuno o si prendeva la briga di guidare un gruppetto di primini o altre persone più grandi (almeno di età)? Sta di fatto che la struttura del Club di Atene si fondava sul lavoro di gruppo, e se aveva scelto di essere un Ateniese non poteva partire in quarta e fare tutto da solo. Squadrò la rossa, Vicecapo, dopo la sua frecciata a Zoey *Poveraccio quello che sceglierai tu* Pensò vedendola sorpassarli, persona più azzeccata fra i Serpeverde non era presenta al Castello, prima o poi il ragazzo avrebbe provato qualche maledizione su di lei, dopo tutto le loro strade erano molto vicine, aveva diretto lui il suo avvicinamento alle forze oscure, insieme ad un’altra ragazza del gruppo. Per adesso l’unica nota positiva era Zoey, quella ragazza era in grado di calmarlo molto, bastava stringerle la mano e il suo calore gli sfiorava il freddo dell’anima. In realtà, ad uno come lui, non gli faceva molto piacere la cosa, anzi lo spaventava, il non riuscire a scegliere di far del male a qualcuno, non aveva potere su Zoey, non poteva farle del male come un Vampiro, né fregarsene come con le altre ragazze passate, Caroline e via discorrendo. Abbozzò un lieve sorriso quando la giovane caposcuola gli strinse la mano, prima di parlottare con quella strana ragazza, e le sensazioni che gli infondeva. Si conoscevano? Interessante, grazie a Zoey poteva scoprire molto su di lei, chi fosse veramente. Nathan la fissò per alcuni secondi, e più i suoi occhi gelidi si posavano su di lei e più avvertiva una sensazione diversa, il suo profumo era particolare, una strana alchimia che non aveva mai sentito con nessuna prima d’ora *Chi diavolo sei, veramente* quei suoi pensieri profondi vennero spezzati in pochi attimi, quando la totalità del gruppo cadde in una trappola della foresta. Una comitiva di Tranelli del Diavolo, piante studiate i primi anni di scuola, e piuttosto problematiche anche per un mago come lui. Quel cumulo di tentacoli erano stranamente potenti, non li ricordava proprio così *Devo essere capitato fra le grinfie di Tranello piuttosto cresciuto* Sentì chiaramente la forza stringerli le gambe e salire lentamente fino alla vita, la resistenza del Vampiro era alta, non aveva le caratteristiche di tutti gli altri semplici maghi del gruppo, per questo rimase in piedi senza esser trascinato dalla pianta; ma non fu il solo anche Arya resistette a quella morsa *Non ci posso credere* Una ragazzina così giovane restava in piedi dove le altre cadevano. Tralasciò per il momento quel dettaglio non di poco conto, per concentrarsi sulla dannata pianta, sperava che almeno gli altri fossero stati attenti in classe. Neanche il tempo di stringere la bacchetta con una voce alle sue spalle gridò un incanto piuttosto ostico per lui. *Dannazione!* "Non lanciate Lumos in massa! Volete abbagliare tutto il bosco e farci scoprire?! " Gridò, coprendosi il viso con la lunga manica nera del vestito. Quel che diceva era piuttosto plausibile, anche se il reale motivo era ben altro, lui odiava la luce, terribilmente. *Ci penso io a te* Pensò prima di lanciare un incanto così potente, da essere sconosciuto anche all’Auror di Scorta.
Liberò la mente dalle discussioni passate, e da quella forza che gli stava opprimendo le caviglie, come insegnato a scuola doveva prima mantenere la calma, far desistere il tranello, e poi contrattaccare. Ma stavolta invece di un banale fuocherello lui voleva che quella forza stesse dalla sua parte, voleva liberarsi del Diavolo mettendolo al suo servizio, per poi farlo ritirare nella foresta e farsi proteggere da eventuali fiamme o raggi di luce fin troppo indesiderati. Iniziò quindi col concentrarsi sull’elemento terra avendo ben chiaro in mente quello che voleva far fare alla pianta, liberarsi da quella presa e farsi proteggere da quei tentacoli. Con la bacchetta ben salda effettuò un movimento fluido del polso, creando un semicerchio perfetto da sinistra verso destra..
Verdatio!
Dopo aver pronunciato la formula chiaramente senza particolari accenti o inflessioni, mosse la bacchetta in un movimento dal basso verso l’alto. Il tranello colpito sarebbe stato quello più vicino (numero 3) a lui ed a altri suoi compagni..


♦ Punti Salute: 239/249
♦ Punti Corpo: 253
♦ Punti Mana: 271
♦ Punti Esperienza: 41.5

Bacchetta magica
Anello dei Gemelli: Lo mette in comunicazione verbale con Zoey
Anello Difensivo
Ciondolo della Fenice
Mantello della Disillusione

 
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view post Posted on 21/3/2015, 01:02
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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Quella camminata nel buio stava esercitando il suo fascino sulla giovane Lynch, che si guardava attorno, estasiata dall’ambiente circostante. Un fitto sottobosco li circondava, quasi isolandoli dal mondo esterno, come se tutto ciò che stava fuori non avesse importanza. Quegli alberi sembravano essere non solo vivi, ma attivi, sembravano comunicare tra loro e percepire la loro presenza, reagendo al loro passaggio. Piano piano rimase in fondo alla fila, sentendo alle sue spalle la presenza dell’auror che li scortava. Guardandosi attorno, si avvide del fatto che anche Niahndra era poco lontana: sarebbe stata ben protetta se fosse successo qualcosa.
Il terreno sotto i suoi piedi era umido e scivoloso, e questo aveva un “nonsochè” di strano. Quel tipo di vegetazione non sembrava emettere così tanta umidità, e l’ambiente era piuttosto ventilato, benché stessero discendendo dall’altura. Non erano certo nella foresta amazzonica! Eloise non se ne curò, presa com’era a ciò che stava sopra e attorno a lei.
Nuovamente, il suo sguardo cadde sulla ragazza dai capelli corti, e questa volta cedette alla tentazione di avvicinarsi. Si ripropose di parlare piano e di non iniziare a rompere l’anima a tutta la comitiva, consolandosi con il pensiero che un normale gruppo di pellegrini avrebbe sicuramente scambiato qualche parola.
Ritornando al soggetto delle tue attenzioni, considerò che era quasi sicura che non fosse una Tassa, poiché non l’aveva mai vista in Sala Comune. Certo, non era una garanzia, ma un minimo di conoscenza dei volti ce l’aveva, soprattutto dei più giovani della Casata. “Se non indovini la Casata corretta, andrai a riempire il bagno delle ragazze di Pallottole Puzzole...”, si disse, mettendo in atto l’ennesima scommessa con se stessa. Pessimo vizio, quello.
Affiancò la compagna, e iniziò a parlarle a voce bassa.
«Non trovi che sarebbe meglio scambiare due chiacchiere men...»Neanche il tempo di finire la frase, neanche il tempo di venir rimproverata per aver fatto casino, che sentì qualcosa strattonarle la gamba, per poi avvinghiarsi ad essa. Un momento dopo, qualcosa di analogo le afferrò il braccio.
Il cuore iniziò a batterle all'impazzata, più per lo spavento che per il potenziale pericolo che avrebbe dovuto affrontare. Odiava essere presa di sorpresa, odiava le persona che la spaventavano nel buio, e questo venir afferrati era di pessimo gusto, chiunque ne fosse l'artefice.
Eloise tentò di divincolarsi per liberare il corpo dalla presa, che non sembrò fare altro che stringersi sulla sua pelle all’aumentare dei suoi movimenti. Un movimento brusco le fece perdere l’equilibrio, causando una caduta di faccia sul terreno. “Di nuovo...”, si disse la rossa rassegnata. Sperando di essersi liberata con quel colpo, si mosse, ma nuovi tentacoli le strinsero la vita.
In quel momento un pensiero la colpì. “...più vi muoverete, dibattendovi, più lei stringerà e la morte per soffocamento sarà inevitabile”. Da dove giungevano quelle parole? Non erano forse da una delle ultime lezioni di Erbologie? Non era forse l’ultimo compito che aveva eseguito prima di partire?
Senza avere tempo di apprezzare la praticità e il tempismo di ciò che imparavano durante le lezioni, Eloise si mise a pensare al modo per liberarsi da quella scomoda situazione. Era il Tranello del Diavolo, ti lasciava andare quando stavi immobile, odiava la luce e il calore. Nel mentre, la pianta la sollevò, facendola arrivare a mezzo metro da terra.
“Eloise: devi immobilizzarti, non farti prendere la panico”. Si afflosciò, evitando di porre resistenza a qualsiasi movimento, a qualsiasi desiderio di quella pianta infernale. Se l’avesse lasciata andare, avrebbe cercato di evitare – o almeno attutire – lo schianto con il terreno con un rotolamento qualsiasi.
Al suono di quel “Lumos-“ si coprì gli occhi. Sapeva che un Lumos normale sarebbe stato inutile davanti a quel mostro, e qualsiasi altro tipo di incantesimo della luce avrebbe potuto danneggiarle la vista, anche solo temporaneamente. Le palpebre serrate, un braccio a coprire: avrebbe fatto del suo meglio. Qualora avesse percepito una diminuzione di intensità luminosa, avrebbe riaperto gli occhi, con l’intenzione di castare un incantesimo similare lei stessa.
A fermare quell’idea sarebbe stato il grido di quel ragazzo inquietante: “non lanciate Lumos in massa!”, aveva detto. Forse aveva ragione, forse avrebbe avuto senso evitare l’accecamento dei compagni e l’invio di un messaggio di avvertimento a tutta la foresta. Avrebbe deciso così di puntare sul vantaggio del calore.
Avrebbe voluto saper accendere un fuoco, ma non conosceva incantesimi per generarlo dal nulla. Cosa fare, allora? A suo favore, calcolati i vincoli e i rischi che la bloccavano, c’era solo un’opzione. Quali elementi giocavano a suo vantaggio? Si trovava in una foresta: rami secchi ne avrebbe trovati di certo! Ne avrebbe afferrati un paio e, presa la bacchetta dalla piccola bisaccia in cui era riposta, avrebbe pronunciato:
«Ardesco!» puntandola verso il legno, con l’obiettivo di fargli prendere fuoco. Poi, con un lancio forte e deciso, li avrebbe scagliati contro i tentacoli più vicini (1).
L’impresa appariva complicata.



Statistiche
Punti Salute: 90/100
Punti Corpo: 53
Punti Mana: 55
Punti Esperienza: 3.5
Attivo
Bacchetta
Sacchetto in velluto
Spioscopio
Spettroccoli
 
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view post Posted on 21/3/2015, 02:15
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The Past, like the Future, is indefinite and exists only as a Spectrum of possibilities.



<i>Le lunghe ombre del sole che tramontava avevano cominciato a svanire ma la visibilità non era ancora del tutto compromessa dal lento arrivo del buio.
Gli alberi costeggiavano il loro sentiero, troppo ampio, troppo comodo, troppo sicuro.
Troppo strano.
Per la prima volta Emily si ritrovò a chiedersi se, effettivamente, avessero scelto la strada più opportuna. Lo scrosciare dell'acqua l'avvertiva che non poco lontano doveva esserci un fiume o, per lo meno, un torrente e se v'avessero incontrato delle creature in procinto di abbeverarsi? Considerando che la notte era ormai vicina, sarebbe stata ipotesi più che plausibile. E se non fossero state del tutto innocue? Tuttavia, il sentiero ad Ovest, ne era certa, li avrebbe maggiormente esposti a sguardi indiscreti e tra bestie e persone ignoranti, la Serpina sapeva chi preferire.
Si decise ad abbandonare simili pensieri, la scelta era stata fatta, lei era una dei primi ad aver optato esattamente per quella direzione e non aveva senso rimurginarci su.
Iniziò a concentrarsi sui suoni provenienti dalla foresta e scoprì che non era molto meglio del lasciarsi abbracciare dal proprio flusso di pensieri. Tutt'intorno v'era quiete, eccezion fatta per i passi, più o meno silenziosi, dei compagni di viaggio. Ogni tanto si voltava indietro, verso la ragazzina dai capelli corti e la sua Concasata, e fu proprio in uno di questi momenti che le iridi argentee si posarono sulla fanciulla alla sua sinistra; aveva il cappuccio calato sul capo ma il suo profilo, vista la vicinanza, era ben visibile. Sapeva di chi si trattasse anche se non avevano mai avuto modo di presentarsi ufficialmente, dopotutto, un Caposcuola aveva l'obbligo di conoscere, quanto meno, i nomi di ogni Prefetto e ciò, con l'aiuto delle lezioni di Astronomia seguite insieme ai Tassorosso, spinsero la giovane Rose a farsi un'idea della silenziosa pellegrina al suo fianco.
*Alestine*, pensò errando miseramente. C'era vicina tuttavia, se avesse urlato questo nome, almeno c'era un'alta probabilità che lei si voltasse.
Tale occasione si palesò prima del previsto: nell'esatto momento in cui Emily ritornava con lo sguardo davanti a sé - infastidendosi leggermente nel mettere a fuoco le figure di Zoey ed Arya che camminavano l'una accanto all'altra - si ritrovò ad arrestare il proprio cammino, abbassando il capo verso il terreno e non più per osservare il magico gioco di colori offerto dalle foglie cadute sul manto umido.
Aveva urtato qualcosa e ne aveva sentito l'immediato ritrarsi sotto la suola della scarpa; prima ancora di poter capire di cosa si trattasse, i due tentacoli che aveva accidentalmente calpestato, avvinghiarono la sua esile caviglia costringendola a piegare il ginocchio verso il basso.
L'istinto di divincolarsi fu forte, avanzando col piede destro di mezzo metro e facendo forza sulla gamba, tirar via il sinistro dall'ostacolo. Eppure Emily restò immobile, lasciando che il Tranello stringesse con forza la caviglia destra e permettendo ai suoi prolungamenti, le sue armi, di strisciare al di sopra dei pantaloni neri, intorno al polpaccio fino ad arrivare all'altezza del ginocchio con una velocità impressionante. Questione di secondi in cui Emily non seppe dire se si sentisse stupidamente calma o saggiamente spaventata. Ogni cosa che aveva affrontato, fino a quel momento - in particolar modo quanto accaduto nella Stamberga Strillante - le aveva insegnato a mantenere il sangue freddo, portando alla luce uno dei suoi difetti più grandi: l'istintività. Inoltre, non si poteva dire che fosse un vero e proprio attacco a sorpresa: qualcosa, prima o poi, sarebbe successo. Succedeva sempre, chi eran loro per credere di poter attraversare una foresta, all'approssimarsi della notte, uscendone indenni e senza nemmeno un graffio?
Cadde con le ginocchia su quel mare di tentacoli che, ormai scoperti, iniziarono ad aggrovigliarsi tra di loro, raggiungendo presto tutti i presenti. La Serpina si voltò alle sue spalle, cercando la sua concasata, le aveva promesso che tutto sarebbe andato bene ed Emily tradiva davvero raramente la parola data. Nel compiere quel semplice movimento, voltando di poco il busto, poggiò una mano a terra per non perdere l'equilibrio, mossa spontanea quanto stupida: la destra venne presto stretta anch'essa in una morsa e fu in quel momento che capì.

Chiudete gli occhi e non agitatevi!
Urlò mentre si costrinse a non guardare la più piccola dei Grifondoro che veniva issata in aria. Individuato il pericolo, ben presto, il primo idiota di turno, avrebbe provato ad accecare tutti senza avvertimento alcuno.
Gli occhi chiari si mossero rapidi mentre tentava di non muoversi più del necessario nonostante la morsa che diventava sempre più dolorosa. Il ginocchio destro cedette ancora un po' di più e la fanciulla fu costretta a piegarsi su un fianco ma la sofferenza fisica provata in quel momento venne liquidata dalla messa a fuoco dell'obiettivo o, per meglio dire, dei due obiettivi e seppe di dover mantenere, quanto più possibile, la calma.
Fu facile arrivare alla bacchetta - sempre a portata di mano al di sotto del lungo mantello (anch'esso prigioniero del Diavolo) - e puntarla contro il ceppo vicinissimo a lei. Aveva individuato anche l'altro e prima di evocare il suo turbine di luce, si rivolse alla Tassorosso verso cui aveva mostrato tacito interesse in precedenza.

Alla tua sinistra, ore otto!
Proferì con voce alta, smorzata dall'ennesima, dolorosa stretta, con gli occhi chiusi dal momento in cui aveva individuato l'esatta posizione verso cui dirigere il suo legnetto di salice. Col polso leggermente alzato, enunciò la formula:
Lucis Ambitus!
Col senno di poi avrebbe giustificato quell'incanto col non voler dar fuoco ai presenti o, nella migliore delle ipotesi, accecarli, costretta poi a farvi da guida.
Sperò dunque nel suo vortice di luce in grado di avvolgere il Tranello, costringendolo, confuso ed infastidito, alla ritirata e confidando che la Tassina si occupasse dell'altro poco lontano.



Il Tranello del Diavolo preso di mira da Emily è, ovviamente, il numero 1.

Punti Salute: 133/143
Punti Corpo: 93
Punti Mana: 91
Punti Esp.: 16,5


Tunica
Mantello
Emily indossa un morbido gilet, stretto al petto ed intrecciato alla schiena, di pelle nera, flessibile e nascosto da una tunica smeraldina, le cui tasche contengono:
~ Fiala di Decotto al Dittamo
~ Fiala di Pozione Rinvigorente
~ Fiala di Pozione Mors Aparentis
Aderenti ma comodi pantaloni neri.
Poco visibile risulta essere il finissimo Diadema di Veela argentato [conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico - difatti invocando il suo potere, blocca l'avversario in Quest per un turno, utilizzabile una sola volta per Quest], nascosto dai capelli sciolti che ricadono principalmente sul lato sinistro del viso.
La bacchetta (Legno di Salice, Crine di unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida) è riposta nel centurino di pelle legato alla vita.

 
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view post Posted on 21/3/2015, 11:53
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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*Cominciamo bene*.
Aquileia si voltò verso il gruppetto di studenti, non appena Peverell finì di ragguagliarli su quanto dovevano dire e fare (per quanto ancora molte questioni rimanessero oscure), e si aggiustò il suo zaino - no, la sua bisaccia, sulla spalla destra, con un sospiro, accompagnato da una eloquente inarcata del suo sopracciglio destro. Erano lì da dieci minuti, e già alcuni di loro avevano iniziato a battibeccarsi l'un l'altro. Non sapeva se tutte quelle frecciatine erano da imputare ad una reciproca, benché cordiale (o almeno così sperava) antipatia, oppure alla competizione tra casate che si perdeva nella notte dei tempi, ormai, ma di sicuro non era la cosa più utile da assecondare, in quel momento. Cosa fare, interromperli? Beh, questo no. Dopotutto, nonostante le frecciatine, stavano facendo esattamente ciò che dovevano fare, e cioè eleggere un capo spedizione, con relativo vice. Meglio lasciarli sbollire. D'altro canto, si prese tempo per osservare attentamente ognuno di loro, cosa che finora non era riuscita ancora a fare. Il gruppo era parecchio eterogeneo, e sopra tutti, ai suoi occhi erano spiccati il ragazzo dai capelli rosso vivo, che guardacaso era stato appena eletto capo spedizione (uno che sembrava convinto del fatto suo e con un certo polso, il che le fece pensare che, nonostante le frecciatine, quei ragazzini avessero fatto una buona scelta), un altro ragazzo, che doveva essere probabilmente del settimo anno a giudicare dalla fisionomia, con una pelle incredibilmente pallida (e non seppe perché, ma le corse una specie di brivido su per la schiena), e una giovane ragazzina piccina, dai begli occhi azzurri grandi e vivaci, che riconobbe come la garzona del Paiolo Magico, sorridendo leggermente. Osservava attenta il resto dei ragazzini, mentre con la coda dell'occhio cercava la grande fenice di Peverell, lasciando che, infine, decidessero per il sentiero da seguire, sempre senza farsi mancare qualche piccolo battibecco. *Mi sa che avremo tempo per renderci conto che sono altre le cose per cui preoccuparci* pensò, meditabonda, osservando il sentiero verso Sud - quello verso cui le opinioni di tutti si stavano concentrando, e che a quanto pareva, sembrava essere la scelta definitiva. Stava quasi per muoversi verso uno di loro - un giovane dai capelli lunghi e neri, lo sguardo glaciale *un Serpeverde, mi ci gioco la mantella* che aveva avuto la bella pensata di iniziare ad andarsene per i fatti suoi, infischiandosene bellamente del resto del gruppo, ma quando si avvide che si dirigeva proprio verso il sentiero che avevano scelto tutti gli altri, benestare del capo spedizione compreso, si rese conto che non ve ne era necessità. Si sistemò la mantella e la bisaccia, controllò con un gesto rapido il suo alloro, ben custodito nella manica sinistra della camicia, e si incamminò finalmente per il sentiero scelto, chiudendo vigile la fila, mentre a intervalli regolari sorvgliava la posizione della grande fenice.
Il bosco, c'era da dire, era tutt'altro che invitante. Ormai il sole stava calando, la luce cominciava ad essere scarsa, anche se non assente, e la prospettiva di una camminata notturna in una foresta come quella di certo non la spaventava, ma preoccuparla, questo sì. Il giovane rosso capospedizione aveva ragione: non sarebbe stata una buona idea utilizzare troppa magia, anche se per difesa; lì, nel Medioevo cose del genere erano viste nel peggiore dei casi come manifestazioni di una qualche entità infernale, e non sempre sarebbe bastato un semplice incantesimo Freddafiamma, per evitare uno sgradevole trapasso. In più, nella sua testa, era ben piantata l'equazione "Foresta notturna = Creature magiche pericolose", cosa che magari a lei poteva relativamente andare anche bene
(*beh, oddio, con le dovute eccezioni*), ma a quei ragazzini sicuramente avrebbe potuto causare qualche problema. C'era solo da sperare di non incontrare qualche bestiaccia fastidiosa.
Camminava lentamente, chiudendo la fila, osservando attentamente l'ambiente intorno a lei, con occhio vigile. Con piacere, notò che si era ritrovata vicino a due giovani ragazzine, e una di loro era proprio la piccola garzona del Paiolo.
"Scusami" si rivolse a lei, gentilmente. "Tu lavori al Paiolo, vero? Mi sembra di averti già incontrata proprio lì" le disse, affabile. L'altra non l'aveva mai vista, doveva essere probabilmente del secondo anno al massimo, a giudicare dai lineamenti. Stava per rivolegere la parola anche a lei, quando, all'improvviso, sentì una stretta alle caviglie.
Si fermò all'improvviso, tentando di indietreggiare, ma senza riuscirci.
*Cosa diavolo è???*. La cosa si muoveva veloce, sinuosa, rapida e apparentemente letale, intorno alle sue caviglie, risalendo su per le gambe e imprigionandogliele in una morsa stretta che non lasciava via di fuga, assicurata da numerosi rami. Sì, erano rami, non poteva sbagliarsi, sentiva la scabrezza di quella specie di tentacoli sulla pelle anche da sopra i vestiti. E lì capì: il Tranello del diavolo. Non fece in tempo a scostarsi, la pianta era troppo veloce e la avvolse fino a sotto la vita, facendole perdere l'equilibrio. *NON REAGIRE* si impose immediatamente, lasciandosi portare da quei rami. Mentre cadeva, l'unico gesto che fece fu quello di sollevare istintivamente le braccia per tenersi in equilibrio e non capicollare faccia a terra - sarebbe stato infinitamente peggio avere quel Fastidio vivente del regno vegetale in viso, o sul collo. Atterrò sulle ginocchia, punto piuttosto doloroso, ma riuscì a tenersi dritta, mentre alle sue orecchie arrivavano le voci - chi spaventato, chi sorpreso - degli altri ragazzini. *Ce ne sono altri*. Si voltò verso le due ragazzine di fianco a lei, anche loro meze atterrate dal Tranello. "Non agitatevi, state più ferme che potete" disse istintivamente, con la voce più calma che riuscì a trovare, mentre la sua mano sinistra estraeva la bacchetta dalla sua manica, cercando con gli occhi dove fosse il ceppo da cui venivano i rami. Voleva castare un incendio, ma sarebbe stato troppo pericoloso, avrebbe corso il rischio di lasciarci le penne, o di sacrificare uno dei ragazzini. *D'accordo, ti sistemo lo stesso, dannata erbaccia*. All'improvviso, sentì in un lampo qualcuno che urlava «Lumos-». Si coprì immediatamente gli occhi, ben conscia che un semplice Lumos non bastasse contro il Tranello, aspettandosi invece un Lumos Maxima, come effettivamente sentì. Odiava perdere la visuale in un momento del genere, era uno degli svantaggi peggiori. *Spero per te che sortisca l'effetto desiderato, altrimenti quando mi rialzo ti faccio le terga nere a suon di bacchetta, chiunque tu sia!*.
Quando si fosse resa conto di poter aprire gli occhi in sicurezza, lo avrebbe fatto. Bacchetta ben stretta nella mano sinistra con presa salda, avrebbe seguito rapidamente con lo sguardo i tentacoli, riconoscendo il ceppo da cui provenivano. Il suo polso si sarebbe mosso: un primo semicerchio verso destra, un secondo semicerchio verso sinistra, con gesto preciso e veloce. Poi, rafforzando la presa sulla bacchetta, con il gesto autoritario della domatrice che impone un ordine alla sua creatura, avrebbe puntato il bersaglio (ceppo numero 2), pronunciando con voce chiara, sicura, decisa, come un'imposiszione: "Lacarnum Inflamare!", sperando che quella dannata pianta si decidesse a capire che aveva fatto la scelta sbagliata.

STATISTICHE:
Punti Salute: 152/164
Punti corpo: 125
Punti Mana: 126
 
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view post Posted on 21/3/2015, 15:45
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Andato. Non che ci sperasse troppo, in effetti, ma le sembrava comunque strano ritrovarsi senza una figura autorevole.
Non perché non si sentisse in grado, affatto, bensì perché erano tanti, troppi, e per quanto la presenza di un "primus inter pares" servisse proprio a questo, sarebbe stato difficile riuscire a mettere d'accordo tutti fino alla fine dell'allegra scampagnata; Horus possedeva di certo il carisma e la maturità giusta per accattivarsi gli studenti, tuttavia rimaneva di fatto uno studente a sua volta, qualcuno da contestare facilmente. Il che, per come la vedeva lei, era decisamente un bene dal momento che denotava un certo spirito critico indispensabile per il formarsi di teste pensanti, ma fino ad un certo punto: in alcune occasioni era doveroso ridimensionare il proprio "ego" - inteso veramente come "io" - in favore di una più armonica collaborazione.
*Ossia: smettete di commentare a ca**o.*
Dopo i primi undici secondi e mezzo smise di ascoltare l'inutile battibeccare, girandosi invece a scrutare il sentiero a meridione in modo da farsi un'idea generale dell'itinerario che avrebbero dovuto seguire una volta inoltratisi nel fitto boscame; secondo quanto riferito da Elhena, il messaggio che avrebbero dovuto consegnare non risultava più così criptico: di certo il De Molay avrebbe inteso il pericolo celato in quelle poche parole.
«Vogliamo muoverci?» Parole borbottate a mezza voce, coperte da uno sbuffo e dalla stoffa del cappuccio calato sul volto; poi, finalmente, il fuoco parve venir soffocato da un discorso che ipotizzava potesse essere riassunto con un "nessuno vi obbliga a stare qui, ma se ci state non rompete i boccini". Aveva una sua logica, l'importante era non fermarsi.
Alla testa di quella lunga fila svettava il Caposcuola, a poca distanza lo seguivano il secondo energumeno e la Lesnicky, anche Elhena era vicina, ma non sembrava avere al suo fianco la piccola Eloise che invece era rimasta indietro; Niahndra si fece sorpassare dalla maggioranza dei presenti per raggiungere la rossa primina, proprio davanti all'Auror che riconobbe solo dopo che questa le ebbe rivolto la parola.
«Non si sbaglia, Miss. Lavoro lì.» Un breve sorriso le increspò le labbra pallide e fu grata del cappuccio che le adombrava lo sguardo: quegli occhi la calamitavano tanto da sfiorare quasi la maleducazione. «Ha una buona memoria.»
Probabilmente fu quell'attimo di distrazione a fregarla, probabilmente se non si fosse girata avrebbe potuto avvertire quel sospetto formicolio nel terreno di qualcosa che allungava i propri tentacoli, probabilmente così non avrebbe perso di vista Eloise, superandola e trovandosi più avanti di quanto preventivato.
Un grido le perforò le orecchie (Meredith) nel momento stesso in cui la gamba destra venne arpionata da un lungo tentacolo e tirata in avanti mentre il resto del corpo si sbilanciava all'indietro; istintivamente poggiò a terra la mano mancina per garantirsi l'equilibrio, ma subito quei possenti filamenti le legarono anche il secondo arto bloccandole i movimenti quanto più lei tentava di divincolarsi.
*Fermati. Pensa.* Assecondare quelle catene vegetali fu doloroso e difficile, eppure necessario se avesse voluto trovare un modo per liberarsi e soprattutto sufficiente libertà per raggiungere la bacchetta legata alla cintura sotto al mantello. Il pensiero corse di nuovo alla Lynch. *Prima tu, poi lei. Non puoi aiutarla legata come un salame.* La primina era abbastanza esperta da riconoscere un Tranello del Diavolo? Confidava in una risposta positiva.
In ogni caso non passarono che un paio di secondi, tempo sufficiente perché tutti questi pensieri si affollassero dietro le sue palpebre fulmineamente, ed una volta stretta in mano la bacchetta si mosse a cercare qualcosa da colpire. Qualcosa di sensato possibilmente, perché sarebbe stato inutile iniziare a lanciare incantesimi a caso.
*'ndo cacchio sei?*
«Alla tua sinistra, ore otto!»
*Scus-- ah.*
Per quanto possibile compì una torsione col bacino verso sinistra in modo da puntare un ceppo poco dietro di lei, origine dei suoi mali.
Un semicerchio verso destra ed un secondo nella direzione opposta, poi la bacchetta tornò a puntare il suo obbiettivo.
«Lacarnum inflamare.» Nonostante la generale (e forzata) rilassatezza del suo corpo, la voce non uscì blanda o timida, tutt'altro, ben evidente l'intenzione di rendere pan per focaccia a quel piccolo Diavolo.
*Ricordami di ringraziarla, chiunque fosse.* Sempre se fosse rimasta intera.

Qualcun altro aveva usato il suo incanto, mentre altri avevano puntato ad incantesimi di luce; una studentessa dietro di lei doveva aver castato un Lumos Maxima e con tutta se stessa Niahndra sperò che sia il cappuccio che la sua posizione (non se la trovava di fronte, infatti) l'avrebbero preservata da un eventuale accecamento.



Statistiche
Punti Salute: 133/147
Punti Corpo: 98
Punti Mana: 109
Punti Exp: 25.5
Attivo
Bacchetta.
Abito X
Mantello invernale nero.
Bisaccia incantata con Verto Plumeus.
Spilla appuntata.
Avversaspecchio da tasca, nella bisaccia.
Mantello cinese, nella bisaccia.
Cappello della Nebbia, nella bisaccia.
 
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