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Le vacanze erano passate in fretta per fortuna. Non che la Grifondoro non apprezzasse stare a casa sua, con Cam e Mitchell che non la smettevano mai di parlare: ok, quella era una delle cose che decisamente apprezza meno di loro, ma stare in compagnia dei suoi zii non era un peso per Emma. Mai. Però non poteva fare a meno di rendersi conto che quando si trovava ad Hogwarts, si sentiva veramente se stessa. Lì non doveva necessariamente fingere di essere contenta, perché non c'era nessun zio che le avrebbe chiesto del suo broncio. Non doveva per forza spolverare quando non ne aveva voglia, e cosa molto più importante: poteva esercitarsi con le pozioni senza che Mitchell desse di matto per gli effetti collaterali che spesso si manifestavano. Fortunatamente tutte cose poco gravi, almeno per il momento. Quando quella mattina si alzò dal letto, il suo primo pensiero fu controllare che Peter stesse bene, con la curiosità di vedere a che punto fosse con la sua nuova ragnatela. Ormai si era affezionata a quel ragnetto, così, quando aveva dovuto abbandonare il castello per le vacanze estive, lo aveva messo in una piccola teca e lo aveva portato a casa con sé. Sarebbe stato rischioso lasciarlo lì, qualche elfo domestico avrebbe potuto ucciderlo facendo le pulizie prima del rientro degli studenti al castello. Così, dopo essere tornata ad Hogwarts, lo aveva lasciato libero sulle pareti della sua stanza, e ogni mattina controllava con interesse i progressi che il piccolo ragno faceva con la sua ragnatela: era un gran lavoratore quel cosino munito di sei zampette, c'era da ammetterlo.
Quel sabato la Grifondoro avrebbe dovuto cominciare il suo nuovo lavoro. Ebbene sì: aveva lasciato i colori fastidiosamente pastello di Mielandia, le risate sguaiate ed irritanti dei mocciosetti che andavano lì con l'intento di masticare un sacco di zucchero; per cominciare a lavorare nel famigerato, tetro e pericoloso negozio di Magie Sinister, che si trovava nel vicolo buio, squallido e losco di Nocturn Alley. Ma ovviamente la questione non la preoccupava più di tanto. La cosa che la metteva a disagio era il pensiero di dover condividere del tempo con Draven. Sapeva bene che il Serpeverde lavorava lì già da tempo, e che il posto che si era liberato era stato lasciato vacante da Casey: insomma, le notizie si spargevano molto velocemente tra le mura del castello, i pettegolezzi erano all'ordine del giorno, non c'era mica da meravigliarsi se tutti sapevano gli affari degli altri. Emma ormai era consapevole del fatto che Shaw non sopportasse la sua compagnia: dopo quello che era successo a Londra era un dato di fatto approvato dalla scienza, come avrebbe detto Mitchell. Il Serpeverde l'aveva lasciata lì, sola su quel marciapiede, senza il tempo di controbattere, dopo che lei lo aveva aiutato a sfuggire dalle grinfie della sua molesta madre. Almeno lui ce l'aveva una mamma, quell'ingrato. Mica come Emma, che non sapeva nemmeno che voce aveva la sua, fino a quando non aveva acceso quella lanterna magica sulla torre di Astronomia. Aveva potuto tenere Cornelia davanti a sé solo per pochi minuti; aveva anche provato a toccarla senza successo, perché ovviamente il suo corpo era inconsistente. Strinse i pugni a quel ricordo, così forte da farsi male ai palmi con le unghie. Camminava veloce, il mago la stava probabilmente aspettando: le istruzioni del preside Peverell erano state più che chiare, quindi doveva per forza raggiungere il negozio in sua compagnia. Si chiese se il ragazzo sapesse che la sua nuova collega fosse proprio lei.
Ma perché Draven… per tutte le bacchette!? Sapendo che non la sopportava, automaticamente sentiva di non sopportarlo a sua volta, come a voler per forza ricambiare. Raggiunse il punto di incontro come da istruzioni, e scorse la figura del ragazzo che era di spalle, non poteva ancora vederla, ma la sua giornata stava probabilmente per peggiorare. Esitò un attimo prima di palesarsi davanti al mago, pensando a cosa potesse dirgli: ma tanto non avrebbe trovato mai le parole giuste per lui. Non ne aveva. Soprattutto a quell'ora della mattina. Si incamminò diretta verso l'uscita, superò la sua posizione di qualche passo scendendo un paio di gradini, e prima che lui potesse dire qualcosa, lo anticipò.
Immagino che per te sarà difficile da digerire - sentenziò mentre gli dava ancora le spalle -
sono la tua nuova collega - lo informò prima di voltarsi per guardarlo finalmente in faccia. Quando i suoi occhi si posarono su di lui, notò la brioche di zucca che aveva in bocca. Lo stomaco della strega brontolò sonoramente a quella vista, ricordandole che non aveva fatto nemmeno colazione quella mattina.
Lo sguardo corrucciato della Grifondoro manifestava tutto il suo risentimento nei confronti del Serpeverde, ma in cuor suo Emma sentiva di avercela con Draven meno di quanto avesse voluto. Le dispiaceva il fatto che lui non sopportasse la sua compagnia tanto da scappare lontano da lei a gambe levate. E pensare che quel giorno a Londra non lo avrebbe costretto a fare nulla di brutto, le era venuta l'idea di portarlo in una libreria babbana, la sua preferita. Ma Draven aveva preferito scappare.