Il Platano Picchiatore continuava a dondolarsi assonnato nel giardino di Hogwarts. Non v'era volatile il cui, seppur minimo, peso gravasse sull'albero, tanta era la paura. Eppure, chissà se il Platano, in realtà, non desiderasse solo abbracciare quegli uccellini che, involontariamente, tramortiva e lasciava a terra. Anche l'albero più violento poteva solo volere un po' di affetto. A quello ci pensava la Luna. A volte corpo misterioso, altre rassicurante e romantico, faro di luce nel buio.
Quella sera, la Luna non era un faro. Gettava una luce quasi malata, opaca sulla scuola. Un giallo quasi marcescente, itterizia lunare. Era la Luna dell'incertezza, del pericolo, del mistero. Dei passi falsi che non potevano essere fatti. Nel corridoio del Quarto Piano si stava giocando una partita a scacchi, nonostante alcuni pezzi ancora non fossero stati avvertiti del fatto.
Oliver esitava nell'aprire la porta. Eppure, cosa lo tratteneva? Le scartoffie lo attendevano. La chiave era ormai stata trovata, era questione di secondi prima che l'ufficio fosse aperto. A qualche metro da Oliver, Mitchell si trovava ancora nascosto nell'aula vuota. Non poteva rimanere con le mani in mano, il tempo per gli indugi era terminato. Ogni secondo che passava sarebbe stato sempre meno facile riuscire a mettersi in salvo, senza bruciare la propria copertura.
La Luna illuminava l'aula. Agli occhi di Mitchell risaltavano solo pochi oggetti, che incameravano la luce lunare per rispedirla alle iridi del Corvonero. Sulla cattedra, un mappamondo che, dall'aspetto, dava tutta l'aria di essere non poco impolverato. I banchi, le sedie, un paio di queste fuori posto. Tre libri impilati disordinatamente su un banco. A quel punto, era fondamentale l'arte di arrangiarsi. Essendo vuota, l'aula era stata svuotata da tutto il materiale che poteva essere risultato utile in altri frangenti: quello era tutto ciò che era rimasto. E, a quel punto, a Mitchell era richiesto qualcosa di decisivo, o la situazione si sarebbe complicata ulteriormente. Qualcosa di drastico, di strategico, di valido. Era pur un Mago, no?
Il percorso di Oliver sembrava invece molto più placido di quello dello studente Corvonero. Nessun intoppo, solo noia. Ordinaria amministrazione. Ma era palese che, in quella notte così particolare, nessuno si potesse esimere dal cadere nei tranelli del Fato. Come tutti sapevano, il Castello era costellato di finestre, alcune anche aperte. E chissà cosa fu, a spingere il Doxy sopravvissuto a rientrare nell'edificio. Da un altro spiffero, la creaturina svolazzò dentro, al caldo. Che fosse la temperatura, la ragione? Di certo non sarebbe il Doxy non sarebbe rientrato dalla stessa finestra dalla quale era uscito: il ricordo dell'assassino del suo amico era ancora vivido. Ma la voglia d'esser più che dispettoso non era di certo svanita. Pertanto, una volta superato l'ostacolo della finestra, iniziò a svolazzare a gran velocità lungo il corridoio del Quarto Piano, arrestandosi a pochi metri da dove stazionava Oliver.
Fu un attimo. Improvvisamente nella mente della creatura balenò l'idea di andare a vedere cosa avesse tanto da frugare il Caposcuola nella tasca. In men che non si fosse detto, il Doxy svolazzò fino alla tasca del Grifondoro, tuffandovisi. Quando capì quale fosse l'oggetto della ricerca, vistolo afferrato dalla mano del giovane, si incaponì. Voleva quella chiave, gli era dovuto.
Non passarono che pochi attimi, che il Doxy strappò la chiava dalla mano di un Oliver che nemmeno aveva visto la creatura entrare nella sua tasca, finché questa non ne uscì svolazzando a qualche metro dal suo volto, agitandosi su e giù, a destra ed a sinistra, con la chiave in mano, beffarda.
Doveva riprendere la sua chiave. Ma il Doxy non sarebbe certo stato fermo, lì a negoziare. Anche per il Caposcuola era giunto il momento di dare una svolta alla serata. Nulla sarebbe andato come pianificato. La calma non apparteneva a quella sera.
Il dado era tratto, ognuno dei due giovani aveva qualcosa con cui confrontarsi. Era giunto il momento di mostrare di che pasta fossero fatti.
Mitchell Lacroix PS: 117/131 PC: 83/88 PM: 80 Exp: 5 | | Oliver Brior PS: 139 PC: 84 PM: 100 Exp: 10 | | Doxy PS: 30 PC: 40 PM: 50 | |