| Ascoltava con aria concorde, leggermente pensieroso ma attento alle reazioni e alle parole della ministeriale. Rimanere uniti ed impegnarsi, cercare collaboratori tra esseri e creature. Così dovevano agire i maghi se volevano tornare a vivere dove e come volevano, senza paura che un branco di scimmie bulleggiasse il figlio o facesse del male al proprio animale domestico, solo perché magici e molto più incredibili di quel che era concesso ai non maghi. Annuiva e ogni tanto gli sfuggiva mezzo sorriso, sembrava compiaciuto da quel discorso, anche se i suoi pensieri camminavano su un'altra via, non troppo distante da renderlo distratto. “Benissimo, sarebbe perfetto. Un tè e quattro chiacchiere e vi ascolterò entrambi volentieri. In un ambiente più calmo si potrà discutere meglio.” Sorrise cordiale, curioso di scoprire al più presto e di persona qualcosa di più sul conto di quel giovanotto, a quanto pareva, carismatico e pieno di iniziativa. Si fece poi attento a ogni minino dettaglio, incamerando ogni parola sugli Auror e sul livello di conoscenze della donna. Divenne leggermente perplesso quando si arrivò a quel Mr. Mistero. “Che nomignolo curioso. Mostra il suo volto? Od è uno di quegli amanti del turbante?” Era strano che qualcuno rivelasse quell’impiego, mostrasse il volto ma non dicesse il suo nome. Poteva darne uno falso, forse non glielo aveva mai chiesto, oppure era un incapace. Non dire il nome con intenzione attirava l'attenzione, rivelava che aveva qualcosa da nascondere. Probabile avesse qualcosa in faccia o mutasse l'aspetto. Magari voleva solo darsi un alone intrigante per attirare le donne. Restava il fatto che un nome alla gente bisognava darlo o la segretezza andava in bocca al cavolo zannuto. Si irrigidì nel sentire paragonare le sue amate Sfingi a quel ammasso di letame vivente privo di poteri. Deglutì mandando giù parole non consone, mantenendo un atteggiamento composto, facilitato da quella velata critica che la maga rivolse alle scimmie sottosviluppate. Sorrise, concentrandosi su quella frase con tutto l’autocontrollo che aveva imparato ad avere di fronte a sconosciuti. Erano ignoranti, mentalmente inferiori, per nulla paragonabili a quelle nobili fiere, ma questo non lo poteva dire. Sospirò, scacciando pensieri che avrebbe scaricato al nulla una volta tornato a casa. “I babbani si basano su quelle conoscenze primitive rimaste ai tempi in cui convivevano coi maghi. Col tempo si son fatte confuse e sempre meno realistiche. Inoltre hanno iniziato ad aggrapparsi a cose da loro create e quindi sotto il loro controllo, come quelle rombanti e quella roba che mettono sulle strade. Hanno smesso di immergersi nella natura e, anche quando lo fanno, sembrano rifiutarsi di osservare quello che hanno davvero attorno, concentrandosi sul cielo, sulla strada o su strani aggeggi rettangolari, che fissano mentre camminano.” Non sapeva bene cosa combinassero quegli strani umanoidi quando si sedevano a gambe incrociate per terra, rimanendo fermi per ore, mentre le creature magiche la piantavano a due centimetri da loro. Poi si rialzavano parlando di verità scoperte o cose assurde. Non provava pena quindi li aveva trovati semplicemente patetici. Aveva visto anche qualcuno andare a sbattere contro i pali mentre fissava quella robaccia squillante. Rimase sul vago, dicendo semplicemente una cosa risaputa. Una constatazione dei fatti che poteva sembrare una giustificazione al loro comportamento e alla loro ignoranza. “Per certi maghi le creature sono allo stesso livello degli oggetti per pozioni, ingredienti e merce di scambio. Spesso è dovuto a cattiva educazione, ingordigia od ignoranza.” Probabile che la maggiorparte fosse feccia simile ai babbani se non sangue marcio direttamente. Un cenno di assenso alla domanda sul suo stabilirsi a Londra. “Il Ministero è qui, quindi…” Alzo i palmi al cielo, tenendo le braccia ai lati del corpo, come a dirle: “Mi tocca star qui”. Un sorriso vagamente amaro e comprensivo, quasi comprendesse quel discorso. Tante cose gli erano mancate, così come certe persone e persino paesaggi e pietanze. Il richiamo della Scozia era onnipresente e pressante, a combatterlo c'erano sogni, progetti e una volontà che si era fatta via via più forte e matura. “La prima casa resta quella dei migliori ricordi, vero? Si può viaggiare per decenni per tutto il mondo ma si sente sempre il richiamo del posto dove si è cresciuti.” Osservò vagamente le gabbie distanti, spostando il piede da una gamba all'altra. Si riportò alla nuova conoscenza, rivolgendo le iridi nere anche alla Jarvey e alla borsa, per poi cercare quelle di lei. “È stato un piacere conoscervi, tutti e tre, vi spedirò il mio portalettere tra tre giorni, in ufficio, così potrete aggiornarmi sull’incontro. Ora vi lascio alla vostra passeggiata, buona serata!” Così tentò di congedarsi con un cenno cortese del capo, con l’intenzione di allontanandosi verso la sezione tre dello zoo, prima di far ritorno al proprio appartamento.
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