♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
Do you ever feel out of place, like somehow you just don't belong? « Leah Rose Elliott; Tassorosso; Scheda »
Forse non era stata poi una così pessima idea. La ragazza sul palco, tale Violet Qualchecosa (nell'imbarazzo non aveva capito bene il cognome), era stata oltremodo gentile ed accogliente. Le aveva sorriso e l'aveva invitata a sedersi, così Leah era scivolata fino a una delle sedioline, trovandone una in ultima fila, ben lontana dal palcoscenico. Gli altri non l'avevano nè additata nè gridato alla maleducata... quindi la sua entrata in scena era stata decisamente sottotono. Bene, era quello che sperava. Quanto al resto, però, decisamente non era quello che si era aspettata. Pensava di trovare una mezza dozzina di ragazzi attorno ad un tavolo a mangiare dolcetti e chiacchierare di musica, scambiandosi idee e canzoni e titoli... e magari strimpellando e canticchiando anche qualcosina, okay, era pur sempre un club di musica... ma a quello non era preparata. Non si aspettava un palco, sedie e cibo... sì, okay, il cibo c'era, ma pareva del tutto secondario. Tanto più che non aveva fatto in tempo a sedersi che una ragazza era salita sul palcoscenico, imbracciando una chitarra e dicendo che sapeva perfino suonare un paio di flauti Babbani - qualunque cosa essi fossero. L'arpeggio della chitarra fece scendere il silenzio nella stanza, e Leah si concesse di guardarsi intorno per un attimo, consapevole che in quel momento gli sguardi di tutti erano calamitati dalla Corvonero sul palcoscenico. C'era un'altra Tassorosso, anche se non si ricordava il suo nome... poi Violet, che l'aveva accolta, una Serpeverde e un'altra che portava i colori di Corvonero. I maschi erano due, entrambi Grifondoro. Leah trasalì quando si accorse di conoscere il ragazzo in fondo alla sala... era il Grifondoro ricciolino dell'orto delle zucche, Oliver! Avvampò violentemente, come se il giovane potesse sapere che lei era lì un po' anche per merito suo, e si affrettò a girarsi. Lui sembrava non averla vista, o almeno non riconosciuta, e Leah sperò che potesse continuare su quella strada. Dedicò la sua attenzione al palco, dove la voce dolce della ragazza stava accompagnando il suono della sua chitarra. Non era niente male, davvero niente male. E le parole di quella canzone erano così evocative! Leah pensò che forse, da qualche parte, lo Spirito di Tosca, o di Priscilla o di chissà chi stessero operando per lei. Ogni strofa di quella breve esibizione la spingeva ad avere coraggio. La folla che gridava il suo nome. Un sogno che coltivava da bambina, quando cantava armata di una spazzola, in piedi sul letto, gridando fino a farsi venire la voce rauca. Un sogno che coltivava ancora, anche se dietro a una porta chiusa a chiave chiamata imbarazzo. Però... però in quel momento le sembrava che essere andata a quell'incontro era stata una buona idea. Forse era davvero il primo passo per uscire dal suo sciocco bozzolo di timore. Applaudì anche lei, sinceramente ammirata. Non aveva fatto in tempo però a godersi la sensazione di coraggio che si stava costruendo nella sua mente che sul palcoscenico si precipitò proprio Oliver, il Grifondoro dell'orto delle zucche, con la sua chitarra. Con lui salirono Violet, armata di violino, ed Helen con il flauto. Leah si dispose ad ascoltare con interesse: sapeva quanto Oliver fosse bravo, ed era certa che l'avrebbe stupita. Un minuto dopo dovette realizzare che se la bravura di Oliver le era nota, quella delle due ragazze che lo accompagnavano non lo era affatto. E il mix delle tre cose era esplosivo. Le loro voci che si alzavano e si abbassavano e la musica dei loro strumenti semplici ma perfettamente affiatati le mozzò il fiato in gola. Decisamente, se quello era il livello, lei non poteva competere. E non si riferiva solo alla bravura tecnica - che era notevole, naturalmente - ma alla capacità di andare in sintonia, al sincronismo... alla capacità di coordinarsi e all'innegabile feeling tra loro, e non solo tra Oliver ed Helen, più palese... ma fra tutti e tre, fra le loro voci che si accavallavano e si sovrapponevano, che si rincorrevano come le onde sulla riva e che rendevano l'esibizione ancora più coinvolgente. Era ovvio che erano abituati a stare insieme, a chiacchierare e a condividere qualcosa che andava oltre quella canzone. Lo stomaco le si strinse. Non aveva fatto bene ad andare a quell'incontro. Le aveva ricordato che lei cantava a squarciagola nella sua stanza, fino a perdere la voce... ma da sola. Sempre da sola. Godendo della sua stessa voce, della sua estensione, dei suoi vibrati... ma senza confrontarsi e senza condividere con nessuno quella sua passione. Da qualche anno aveva tagliato fuori anche suo padre. La canzone continuava, con un perfetto mischiarsi di strumenti e di voci, lasciando il pur sparuto pubblico in reverente silenzio. Leah si costrinse a trasformare l'invidia in una più salutare ammirazione e a sorridere, tenendo il tempo con il piede per cercare di non mostrare quanto fosse tesa e a disagio. Alla fine dell'esibizione accentuò il sorriso e si prodigò a battere le mani, riversando in quell'applauso la sua agitazione. Era sicura, ma proprio certa più di quanto non lo fosse mai stata, che lei non avrebbe mai e poi mai cantato su quel palco. Andare a quell'incontro era stato uno sbaglio, adesso ne era sicura.
Non so se ci fosse un ordine preciso per la risposta. Nel caso posso cancellare il messaggio. c:
♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥