| Nella quiete notturna del Castello, Hogwarts aveva perso parte della sua magia. Ora, sola con Mike in quel lungo corridoio tappezzato di ritratti e quadri, illuminato debolmente dalle torce - che crepitavano rompendo il velo di silenzio - e del quale non si vedeva davvero la fine, un brivido le corse lungo la schiena. Rabbrividì appena, stringendosi nelle spalle e sperando che il ragazzo non si accorgesse di quel gesto improvviso. Senza saperne la ragione, aveva iniziato a realizzare quanto accaduto quella sera. Quel brivido inaspettato era partito dalla nuca ed aveva scosso il suo corpicino da cima a fondo e, al pari di un terremoto, l’aveva riportata alla realtà. Gli scherzosi battibecchi, le premure di Mike - e le sue bugie - sembravano appartenere ad un’altra persona. Ora, con quella nuova sensazione sulla pelle, aveva iniziato a capire la portata immediata di quanto accaduto quella sera. Guardandolo negli occhi per un fuggevole momento, scorse in lui la preoccupazione e la premura che da lì in poi le avrebbe riservato, se possibile ancor più amplificata; se prima di quella sera aveva cercato di esserle amico, consigliandola ed ascoltandola, da lì in poi la sua presenza sarebbe stata ancor più costante. Si sentì pervadere da una nuova emozione e, questa volta, non seppe identificarne la natura: erano giunti sin lì mano nella mano, il suo palmo piccolo stretto a quello di Mike. Percepiva la pressione delle sue dita sull’anello dei Gemelli Weasley, lo stesso che lui le aveva regalato proprio in quello stesso sotterraneo; inaspettatamente, ebbe l’istinto di ritrarre la mano, sciogliendo la stretta che la teneva ancorata a lui. Forse, dopotutto, era presto per lasciarsi andare totalmente a quel sentimento covato nel silenzio di un dormitorio, nell’isolamento di un maniero di campagna o di un abbaino nel centro di Londra. Aveva pensato molto a lui, forse troppo, ed aveva sperato che la sua fervida fantasia non avesse inventato gran parte delle sue reazioni alle sue parole o ai suoi gesti. Ora che si trovavano lì, nella semioscurità di un corridoio sotterraneo mentre tutti dormivano o studiavano rintanati in un angolo delle proprie Sale Comuni, aveva la sensazione di vivere un momento che non aveva desiderato davvero. Deglutì a fatica, immaginando solamente la crescente ansia ed il calore che dal collo saliva alle sue guance. Perché mai avrebbe dovuto agitarsi tanto? In fondo, per tutta l’estate, non aveva desiderato altro se non scoprire i reali sentimenti di Mike e, adesso che li conosceva, ne era terrorizzata. Quella, si disse, era una prova che forse non avrebbe superato. Sarebbe stata in grado di essere partecipe ed affettuosa a sufficienza? La risposta, per quanto potesse sembrare assurdo, era che non lo sapeva affatto. Giunti a quel punto non le restava che attendere e scoprire come sarebbero andate le cose, nel bene e nel male. Certo era che, in tutto quel guazzabuglio di pensieri, non aveva udito una sola parola del Serpeverde. Si era limitata ad annuire meccanicamente, finché una voce fuoricampo non aveva interrotto il momento.«Per l’amor del cielo, ragazzo!» sbottò una figuretta, appartenente al ritratto alle spalle di Mike. Un giovane cavaliere, dall’armatura scintillante e lo sguardo fiero, reggeva la visiera dell’elmo, strabuzzando gli occhietti dipinti ad olio. Dal canto proprio, la Tassorosso non avrebbe saputo se ridere - mettendo Mike ancor più a disagio - o scappar via, per nascondersi dal probabile chiacchiericcio dell’indomani sull’intera vicenda. I ritratti, si sapeva, avevano la tendenza a spettegolare troppo.«La fanciulla è davanti a te! Lasciale un po’ di respiro! Sir Morrigan al suo servizio, milady!»Un sorriso sincero increspò le sue labbra, scacciando via quasi del tutto ogni preoccupazione. Era come se, ai suoi occhi, quel cavaliere l’avesse tratta in salvo da una situazione particolarmente spinosa e le avesse evitato una scomoda forma di disonore.«G-grazie, Sir. Direi che il giovanotto se la sta cavando egregiamente.» rispose, nascondendo a fatica una risatina imbarazzata. Quella serata, per un motivo o per l’altro, se la sarebbe ricordata per tutta la vita.«Ehm...sì, ci vediamo qui domani.» aggiunse poi, distogliendo lo sguardo dal cavaliere e portando le iridi grigie su quelle scure di Mike. Nonostante qualche perplessità, gli permise di cingerle il corpo in un abbraccio che, per le sue insicurezze, aveva tutta l’aria di essere una piccola gabbia in formato umano. Quell’idea, benché le sue fossero buone intenzioni, non riusciva a scivolare via e, anzi, si artigliava a lei con tutta la forza che fosse riuscita a scovare. D’altro canto, Mike era lì di fronte a lei, in carne ed ossa, a differenza di quelle che - l’avrebbe capito solamente in seguito - erano le paure lecite di una ragazzina.«Milady, io insisto! La scorterò alle vostre stanze!»«Sir Morrigan è stato chiaro.» mormorò, lasciando che fosse il suo sorriso intimidito a scusarsi al posto suo per quell’interruzione imbarazzante. Sollevandosi in punta di piedi, i palmi ancorati alle braccia del giovane Prefetto, la Tassorosso gli baciò teneramente la guancia. Un ultimo sguardo e, finalmente, si sarebbe diretta alla propria Sala Comune. Naturalmente scortata dal prode cavaliere impiccione e dalla scomoda mole di paure immotivate. Perdonami, non ho saputo resistere al mio ardente sarcasmo. Dai, però: non è finita così male
|