La Tana della Volpe, Abitazione dell'Auror Aiden Weiss

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view post Posted on 22/10/2018, 05:09
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Si era ripromesso di non contattare l'Auror per nessun motivo al mondo: forse intimorito per un'esperienza difficile, particolarmente intensa che avevano involontariamente - non troppo, forse - vissuto insieme; forse per la consapevolezza di dover ripristinare una tessitura di maledizioni, aspettative e risposte ancora aperte; forse per semplice timore di presentarsi come un Augurey del malaugurio, tutto sommato, Oliver aveva ben deciso di interrompere ogni comunicazione epistolare. Ad eccezione delle sporadiche conversazioni di informazioni, riunioni e programmi futuri del Comitato di cui entrambi facevano parte, per di più come attivi portavoce, il Caposcuola in effetti non aveva più sentito Aiden, il Signor Volpe, l'Auror in incognita. Si era rivelato a lui come un amico fraterno, una persona di fiducia, la stessa che Oliver aveva apprezzato pienamente, non senza una stilla di timore per un futuro in parte già scritto, in ampia parte già più confuso e pericoloso di quanto non potesse ritenersi. Allo scoccare di un giorno qualsiasi, tuttavia, più di un segnale era stato carpito dal Veggente: abituato com'era allo scorrere incessante ed imprevisto del suo Dono, non aveva dato peso a quella simbologia in larga considerazione occulta, fin quando la Visione lo aveva colto pienamente, andando a segno, interrompendo ogni altro pensiero associato. Ricordava l'impatto del cristallo contro il pavimento, le mani tremanti, infine lo sguardo disperso per un secondo. E la carta, rubata dal mazzo di carte francesi di Timothy, si era presentata al suo sguardo come la più triste delle consapevolezze. In Guferia, di corsa, aveva ritrovato la sua civetta e dopo averle legato alla zampa sinistra una missiva scritta alla buona, in fretta e furia pochi attimi prima, l'aveva spinta lontana nei cieli più azzurri, a dare sconforto ad un uomo buono, ad una persona che voleva bene. Era quello il suo compito, era il Veggente, il Messaggero, il Giustiziere di un tempo che conosceva, ma di cui non aveva controllo. Sospirò mestamente, sussurrando una sola preghiera alla figura già distante della sua civetta. «Veloce, Lady. Ancor più veloce.»

Aiden Weiss
Tana della Volpe, Hogsmeade
A te la scelta di quando arriva la lettera.


 
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view post Posted on 22/10/2018, 16:50
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese



[Elijah]
Lancillotto mulinò l’aria con la coda in un vortice di peli colorati, entusiasta e grato ad Elijah per avergli concesso un pezzo di quel bocconcino. Non appena vide il pezzo di muffin avvicinarsi con aria invitante, il cane si passò la lingua sul muso, pregustando l’imminente sapore di quella delizia; spalancò le fauci e con delicatezza si richiuse, evitando di azzannare Elijah o sarebbe stato sgridato dal padrone, per poi ringraziare il giovane ospite con delle leccatine sulle dita nella speranza di raccogliere ogni briciola di muffin.
«Lancillotto!» esclamò Aiden in risposta. «Anche a volte lo chiamo Biscotto.» Il cane si girò verso il proprio padrone, scodinzolando. Per lui quella parola era magica in tutto e per tutto, come se fosse ben consapevole che cosa fossero. Non era un caso che Lancillotto rispondesse per lo più con il soprannome, ma era ovvio che Aiden volesse evitare di chiamarlo troppo spesso in quel modo o non avrebbe più risposto al vero nome che gli aveva dato. «No, non credo. Ho una gatta anch’io e si è abituato a lei. Temo sia solo per via dei dolci: il cibo lo fa uscire di testa.» Si protese verso il cane e gli concesse una piccola grattatina dietro l’orecchio, facendolo mugolare.
Il fulvo ridacchiò alle parole di Elijah mentre continuava la razione di coccole a Lancillotto, il quale si era sistemato davanti a lui a pancia in su, scodinzolando e lanciando versi di puro godimento. Era proprio un ruffiano quel cane, ma almeno non stava elemosinando altri muffin. Per un po’ sarebbe sicuramente stato occupato.
Con una mano sola Aiden riuscì in ogni caso a godersi la birra, portandosela alle labbra in una poderosa sorsata: se fosse andato avanti così l’avrebbe finita in pochi minuti ma la sete, dopo tutto quel lavoro, pareva incontrollabile oltre che implacabile. «Sei? Cielo, per fortuna ne ho soltanto due, così come due fratelli.»
Osservò Elijah provvedere nel reperire i bicchieri con un semplice Incantesimo di Appello e la cosa lo fece sorridere: lo avrebbe fatto lui stesso se solo non avesse entrambe le mani occupate. Da una parte la sete non gli dava tregua, dall’altra Lancillotto che non gli avrebbe permesso di smettere proprio adesso, pena una serie infinita di ringhi d’ammonimento.
«Non è difficile, vedrai...» disse con una nota divertita. Tagliare la legna era come allacciarsi le scarpe alla mattina, non c’era nulla di più facile nel sistemare un tronco di legno sul ceppo per poi abbatterlo con un colpo d’ascia; forse, pensandoci bene, l’unica cosa davvero essenziale era la mira se non si voleva far finire la lama affilata proprio su uno dei piedi.
Emise un grugnito alle parole di Elijah, annuendo pianissimo. Ricordava sia l’assenza del Serpeverde e di Sophie alla festa di Beltane, sia di aver visto Sophie in compagnia di un’altra persona alla Festa di Fine Anno ad Hogwarts. Dopo svariati mesi dalla rottura con Daphne, Aiden era riuscito a mettersi il cuore in pace, nonostante la scelta di non volerne più sapere dell’amore. Amare qualcuno per lui era impossibile: era giunto alla conclusione che non facesse per lui, che non poteva esserci nessuna donna nel suo cuore tanto da rischiare ogni giorni la possibilità di portare il velo del lutto per una sua morte prematura in missione. La vita dell’Auror era la più dura in assoluto, Aiden era come un soldato e ogni giorni doveva affrontare i rischi del mestiere, avere una famiglia sarebbe stato un impegno gravoso e difficile da rispettare, non sapendo se sarebbe mai riuscito a tornare a casa. Un po’ come suo padre: Charles Weiss, infatti, non aveva mai più fatto ritorno a casa e il mistero della sua morte restava ancora irrisolto.
«Sono la persona meno adatta con cui discutere di simili argomenti...» mormorò con una nota amara, le labbra distese in una smorfia colma di dolore e tristezza. «Però posso dirti che è come stare camminare in uno spazio privo di gravità, come se attorno a te non ci sia nulla se non lei. Questo è quello che provai e che ora non proverò mai più. Ho il cuore a pezzi, Elijah, non ritornerà mai integro come prima.» Trasse un lungo sospiro e tracannò il resto della birra, mettendo da parte la bottiglia vuota e afferrando il bicchiere di idromele che il ragazzo gentilmente gli offrì. «E l’abbandono? Come reputi l’abbandono invece?» Volse lo sguardo sul Serpeverde, gli occhi blu accesi da una scintilla rabbiosa, ma non destinata a lui; no, non era per Sullivan quella rabbia ma per Daphne, per il ricordo che lo aveva spinto con violenza in quella spirale dolorosa che con tanta fatica si era lasciato alle spalle. Aiden era curioso di sapere la prospettiva del suo giovane amico e compagno di bevute su quel dettaglio, sperando di trovarvi una sorta di conforto. Trovava anche quello come qualcosa di imperdonabile quanto il tradimento stesso?
Sentire il nome di Daphne provocò nel fulvo uno spasmo involontario, come se qualcuno si fosse divertito a dargli la scossa elettrica. Dal canto suo, Weiss sembrò voler affogare quella reazione con l’alcol: si portò il bicchiere alle labbra e si scolò alla goccia l’idromele. Il sapore fu dolce e alcolico allo stesso tempo e la cosa gli infuse un certo piacere: trovava conforto nell’alcol anche se era sbagliato, ma era così, lo aiutava a distrarsi e a dimenticare.
«Molto buono!» disse, per poi riempirsi un secondo bicchiere. Aveva eluso la domanda per qualche minuto, ma sapeva di dover una risposta ad Elijah, anche perché se non avesse risposto affatto sarebbe stato come affermare che non gli era passata affatto. Sospirò. «Sì. Lei.» mormorò rauco. «Daphne Woods. Sembra tu la conosca...»


▽▽▽




[Oliver]
Il fulvo diede l’ultima pennellata di uovo sullo strudel di mele e cannella, per poi ammirare quell’opera d’arte fatta solo ed esclusivamente da lui. Era la prima volta che provava a preparare lo strudel tutto da solo, seguendo la ricetta di zia Clarisse, e non poteva che esserne fiero: aveva un aspetto gradevole, molto simile a quelli che di solito preparava la mano esperta di sua zia, e anche da crudo gli veniva voglia di sbranarselo a morsi. Eppure, nonostante la fame e i respiri pesanti di Lancillotto seduto davanti al forno, si convinse ad infornare in dolce; persino il cane sembrava dell’opinione che lo strudel fosse destinato ad avere un ottimo sapore, ma non osò sbavare sul pavimento o si sarebbe beccato un calcio nel didietro dal proprio padrone.
«Se non mi avveleno da solo e se fai il bravo, forse un pezzettino te lo concederò. Ma senza panna!»
Il cane emise un suono per nulla convinto, guardando con aria contrita il proprio padrone. Insomma, seriamente? Senza panna? Se solo avesse avuto l’uso della parola probabilmente avrebbe speso ben volentieri qualche parolina con i suoi caro padrone, ma qualcosa attirò l’attenzione del canide, che si rizzò in piedi con le orecchie tese.
Una civetta candida come la neve si posò sul davanzale della finestra che dava sulla cucina, picchiettando sul vetro con il becco, come se - in un modo molto educato - stesse in un certo senso bussando. Lancillotto scattò per primo mentre Aiden era intento ad infornare il dolce, alzandosi sulle zampe posteriori e fissando il volatile con aria incuriosita; abbaiò contro quell’ammasso di piume bianche, trovandole davvero attraenti quanto quelle a cui era solito giocarci. Non era un mistero infatti che Lancillotto preferisse acchiappare i corvi piuttosto che i conigli come Aiden voleva che imparasse a fare, ma anche i gufi gli piacevano e Merlino ormai aveva imparato a non volare mai troppo basso: pena la morte istantanea tra il cane e la gatta.
L’Auror scostò il cane e aprì la finestra, per poi invitare la civetta a salirgli sulla mano. «Guarda un po’ chi abbiamo qui, una cara conoscenza. Ciao Lady! Vieni, sistemati pure vicino a Merlino e fate merenda insieme. Noci per tutti, spero ti piacciano!» Non aveva faticato molto a riconoscere la civetta di Oliver, anche se era da parecchio tempo che non lo andava a trovare per consegnargli la posta del Grifondoro. La fece accomodare sul trespolo vicino alla propria civetta, la quale si appollaiava sulla struttura in rare occasione, possibilmente per mangiare; poi passò alla lettera e la lesse con calma e attenzione. Se Oliver aveva impiegato tanto tempo per scrivergli dopo il loro ultimo incontro, allora dedusse che si trattava di qualcosa di davvero importante, qualcosa che andava ben oltre i consueti scambi postali a nome del Comitato.
Si grattò la barba con aria pensierosa, per poi mordersi un labbro e volgere lo sguardo sul mobile vicino alle scale: lì, in quella vista, giaceva un piccolo specchio ovale, lo stesso tipo di specchio che aveva donato ad Oliver per il suo compleanno e che serviva a mettere in contatto i possessori di tali oggetti. Si domandò dunque perché il Caposcuola non l’avesse usato, temeva forse di vedere il volto stanco e provato dell’Auror?
Con un sospiro profondo il fulvo avrebbe lasciato Lady a rifocillarsi come si deve, mentre lui - con crescente desiderio di voler studiare le espressioni di Oliver, come se si aspettasse in un’anticipazione - andò verso lo specchio e lo afferrò con entrambe le mani, portandoselo all'altezza del viso. «Oliver, mi ricevi?»

@Oliver: Attivazione dello specchio. In attesa di risposta.
 
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view post Posted on 23/10/2018, 04:58
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Aveva le mani piene di terriccio e nessuna intenzione apparente di ripulirle. L'odore bagnato di erba e di terra, insieme, era quanto di più bello potesse esserci in quella giornata ormai in conclusione e la lezione del Professor Black, a ben vedere, non era ancora terminata del tutto. Si lasciò andare così ad un sospiro, il sole che rivestiva la sua figura stanca, temprata dal tempo, per gli ultimi raggi concessi; non faceva freddo, non più del dovuto, e la radura era tanto viva quanto sorprendentemente pacata. Gli ultimi Horklump erano stati cacciati, rinvenuti ed infine sistemati nelle teche di legno che il Docente aveva procurato loro, mentre in lontananza Oliver già adocchiava un'altra curiosa creatura alla ribalta, verso quella che a tutti gli effetti risultava essere una fuga degna del miglior corridore. Sorrise, deliziato e divertito insieme ad accorgersi di un Asticello in solitaria, con le zampette lunghe e sgraziate, librandosi come un rametto qualsiasi al calare del giorno. Diretto al limitare della Foresta Proibita, fu proprio lì che lo stesso Caposcuola scattò a sua volta, con ogni probabilità più interessato a prendere parte ad una gara improvvisata che ad acciuffare per davvero il malcapitato. Era quasi certo di permettere al Guardiano dei Boschi di allontanarsi, subito dopo, ma prima il desiderio di correre, di spingersi oltre ogni limite, di far zampillare quella scintilla di adrenalina ed attivismo mai sopita del tutto, quello rappresentava in ogni caso la sensazione che stava ricercando. Recuperò alla buona la borsa a tracolla poco distante, incurante delle zolle di terra bagnata che macchiavano pantaloni, divisa e palmi aperti di entrambe le mani; spiccò un salto in avanti, sulla scia della campanella in lontananza dal castello, a riprova del fatto - ironia della sorte, al punto giusto - della fine del corso di Cura delle Creature Magiche. Con un saluto e un sorriso cordiale in direzione del Professore, finalmente fu verso l'Asticello che si concentrò il suo percorso; ma aveva compiuto forse un paio di metri, più o meno, quando una Voce lo spinse bruscamente a fermarsi. Si guardò indietro, dapprima confuso, poi preoccupato. Non era poi al di là del confine della Foresta, non avrebbe violato quella regola, non come Caposcuola... non in pieno giorno, tutto sommato. Ma quando attutita la voce riprese la conclusione di una domanda, al seguito del proprio nome appena ascoltato, Oliver comprese che si trattasse al volo di un prezioso manufatto che portava sempre con sé. Si piegò rapidamente sulle ginocchia, ignorando a malincuore l'Asticello. *Che tu possa avere vita lunga, disgraziatello* fu il suo unico augurio, mentre le mani battevano l'una contro l'altra, rimuovendo gli ultimi strati di terra incrostata. Aprì di seguito la borsa, sfilandone un contenitore in pelle che scattò al solo leggero contatto dell'indice e del pollice. Al suo interno due frammenti, uno più elaborato dell'altro, ma entrambi in vetro nitido e perlaceo, si rivelarono come unici superstiti di un tesoro apparentemente astratto. Sollevò il primo, sedendosi nel frattempo sul manto erboso e vivo di rugiada, concedendosi una pausa prima di rientrare al castello; posizionò meglio lo Specchio Comunicante, leggermente imbarazzato alla constatazione - in ritardo - di aver potuto risparmiare alla sua civetta un intero viaggio fino al Villaggio di Hogsmeade, così come a lui di evitare di scrivere su lettera qualcosa di così importante. Tuttavia, Oliver lo sapeva, una parte di sé aveva già scartato quell'eventualità in modo del tutto autonomo: l'idea di parlare di persona, fin dal principio, faccia a faccia con Aiden, in effetti, lo metteva a disagio; non per via dell'altro, al contrario l'Auror era sempre stato al suo fianco, gentile e premuroso come pochi altri. A ben vedere, però, Oliver temeva segretamente ancora di poter essere letteralmente allontanato di scatto dall'altro, per via di chi fosse per davvero, per via di cosa potesse rivelare ancora una volta. Era più facile essere amici con persone poco complicate, lo sapeva anche lui. Sistemato il frammento, al seguito di un ultimo bagliore solare, il volto dell'Irlandese gli apparve in parte, e tuttavia nitido. Oliver accennò ad un sorriso a sua volta, riflettendosi sul vetro incantato. «Ho appena perso un Asticello, ma sì, ti ricevo forte e chiaro.» Lasciò correre un attimo di pausa, prima di corrucciare la fronte in una domanda già di per sé palese. «Hai ricevuto la lettera oppure Lady si è dispersa per strada?»

Perfino nel mondo dei maghi sentire voci non è un buon segno.




@El, scusa, vado via presto :fru:
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 4/11/2018, 14:36






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Elijah Sullivan
Prefetto Serpeverde - 17 anni

Elijah amava decisamente più i gatti, ma doveva riconoscere che quella palla di pelo, che rispondeva al nome di Lancillotto, non era affatto male come animale da compagnia. Stava guadagnando la sua simpatia a pieni voti. Era certo che con lui vicino Aiden non si sentisse mai solo.
- Ma lo sai che sei un bel tipo? Non ho difficoltà ad immaginare come mai Red ti chiama Biscotto.
Staccò un pezzo consistente di dolcetto e lo lanciò lontano dal tavolo, facendo attenzione che atterrasse nel prato e non vicino agli alberi. Preso dalla foga mangereccia, chissà dove si sarebbe potuto andare a schiantare quel goloso di un cane.
- Sì, sarà divertente aiutarti. Dovrò togliermi la divisa, però, meglio facilitare i movimenti.
Se per l’irlandese non era un problema si sarebbe liberato di tutti gli indumenti superflui, restando solo in pantaloni e T-shirt. Considerando che avrebbe sudato, meno roba aveva addosso e meglio era. Ritenne che non sarebbe stato affatto opportuno togliere la maglia, non trovandosi a casa propria. Lui si era presentato lì per caso, non voleva correre il rischio che si presentassero altre visite inattese. Non che si vergognasse, tutto il contrario, ma gli era stato insegnato che il decoro era la prima cosa.
- Io ho sei sorelle e un fratello – arricciò vistosamente il naso a quella dichiarazione. Prese la birra e bevve di nuovo un bel sorso abbondante. Ma sì, birra, idromele, e chissà cos’altro. Era un problema? Direi proprio di no – diciamo che io e lui sopravviviamo, o meglio cerchiamo di sopravvivere.
Si schiarì la voce – Posso fumare? - una piccola deviazione alla conversazione per poi tornare dritto sull’argomento.
-Mio fratello è il maggiore. Dopo di lui viene una sorella, altre due sorelle gemelle e un’altra sorella. Ci sono poi io e altre due sorelle più piccole di me. Le ragazze sono tutte Corvonero e noi maschi siamo Serpeverde. Buffo, no?
Si strinse nelle spalle, facendo cadere gli occhi sul ceppo di legno e la legna pronta da sistemare. Fece un ghigno, la mano afferrò il bicchiere con l’idromele e lo svuotò di colpo. Caspita se era buona quella roba!
- Come camminare su una nuvola dimenticando il mondo...
Gli occhi chiarissimi di Elijah andarono a cercare il cielo sopra a Hogsmeade. Lo scrutarono, come se potesse suggellare le sue parole o dare credito ai suoi pensieri.
Era come un mondo tutto nuovo che gli orbitava intorno ma continuava a restargli distante e sconosciuto. Tornò a guardare Aiden con estremo interesse.
- Mai dire mai, amico, il definitivo non esiste. C’è sempre una strada che ti permette di andare avanti, ed esce fuori dal bosco proprio quando credi di esserti perso per sempre.
Non che fosse un esperto, ma il suo carattere gli imponeva di non accettare mai una resa. A terra, a pezzi, ma sempre pronto a ripartire. Era un qualcosa a cui il suo Ego non poteva e non voleva rinunciare.
- L'abbandono è un male necessario quando ti rendi conto di non amare la persona che hai accanto. Restare insieme in quel caso sarebbe sbagliato, sia per chi si impone un amore inesistente, sia per chi vive un amore effimero – afferrò lo cherry e se lo versò. Era fermamente deciso ad assaggiare immediatamente quella sostanza ed inserirla nel suo piccolo inventario personale - Se invece l'abbandono nasce da altre motivazioni, come paura o altro, beh, allora non lo comprendo, Red. Se si tratta di un gesto da vigliacchi, allora lo condanno su tutta la linea.
Avvicinò il bicchiere al viso, muovendo leggermente lo cherry in esso contenuto. L’aroma di ciliegia cominciò ad invadergli le narici ed il Serpeverde sorride deliziato. E andiamo a mischiare il terzo ingrediente della loro personale Pozione Esplodente. Non aveva idea in quali condizioni sarebbero stati di lì a poco, ma gli importava zero. Voleva dividere quei momenti conviviali con Aiden e tutto il resto era solo un contorno.
- L'ho conosciuta quando avevo undici anni e poi l'ho rivista per caso un paio di volte. L'ultima poco tempo fa. Mi ha parlato di un suo ex e di te e, a a casa mia, due più due fa quattro, Red. Sei davvero sicuro che sia una cosa finita per lei?

 
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view post Posted on 6/11/2018, 15:23
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese



[Elijah]
Il cane scodinzolò a seguito della frase di Elijah, come se avesse capito il senso di quelle parole e l’avesse, in un qualche modo, apprezzato. Emise un piccolo verso giocoso e appoggiò appena il muso su un ginocchio del Serpeverde, in attesa di un altro assaggino, gli occhi imploranti come quelli di un dolce cucciolo al quale non si poteva di certo dire di no. Poi scattò come una molla quando il braccio di Elijah scattò verso il giardino, lanciando un pezzo di muffin; le fauci di Lancillotto accolsero quella delizia con estrema gratitudine, dopo essersi spaparanzato sul letto d’erba.
«Ti conviene, sì. Questo tipo di attività fa sudare parecchio, ma se avessimo un pubblico femminile a guardarci sicuramente riceveremo urla di apprezzamento!» ridacchiò.
L’Auror prese la bottiglia di cherry e se la studiò tra le mani prima di versarne una dose più che abbondante nel bicchiere: per più di una volta pensò che Elijah lo volesse viziare a puntino e il bello era che ci stava riuscendo alla grande. La birra era ottima e l’Idromele fuori di testa, non si sarebbe di certo stupito se lo cherry non fosse stato da meno. «Fuma pure. Il posacenere è sul davanzale dietro di te.» E gli indicò proprio dove poteva trovare l’oggetto in questione, piuttosto che riversare le ceneri della sigaretta sull’erba.
«Immagino però che tu e tuo fratello avrete un bel da fare nel proteggere l’onore delle vostre sorelle.» Sorrise in modo gentile. Lui e gli altri suoi fratelli avrebbero persino sollevato mari e monti pur di tenere al sicuro le loro sorelline, persino Richard che solitamente era talmente egoista da pensare solo ed unicamente a sé stesso, avrebbe rotto il muso a chiunque si fosse avvicinato troppo a Lena e Ophelia. «Sai, quando avevo più o meno la tua età ruppi il naso ad un ragazzo perché voleva allungare troppo le mani su mia sorella Lena. Mi sono beccato una bella punizione per quel gesto, ma almeno ho tolto al ragazzo la voglia di riprovarci ancora.» raccontò brevemente. Il ricordo del rumore del naso spezzato quel giorno, quasi ben undici anni prima, ancora risuonava nelle sue orecchie e riscoprì la soddisfazione e orgoglio che aveva provato in quel determinato episodio. Non che amasse la violenza, ma era fiero di sé stesso e del suo magnifico operato da buon fratello maggiore; questo affinché fosse ben chiaro quanto ci tenesse alle proprie sorelle.
«Non è poi così buffo. Io e i miei fratelli siamo stati tutti in Casate diverse, tranne Samuel e Lena che sono stati Corvonero. Ma per la prima volta nella storia della mia famiglia, c’è stato almeno un membro per ogni Casata. Solitamente ci sono stati dei Grifondoro e tutti con un passato da Auror.»
Sospirò profondamente, conscio che da un lato Elijah aveva ragione o almeno dal messaggio che ne dedusse tra le righe. Tuttavia Aiden percepiva chiaramente che non fosse ancora giunto il momento di abbassare le proprie barriere difensive, che non si sarebbe aperto facilmente e volentieri all’amore dopo quanto aveva passato, temendo di sperimentare ancora una volta lo stesso tipo di dolore, che fosse per un rifiuto o un altro abbandono. Chiudersi a riccio era stata la sola cosa che aveva potuto fare, per sopravvivere, per impedire che le sue stesse emozioni lo soggiogassero a tal punto da ucciderlo.
Non sperava più nell’amore perché sentiva di non meritarselo, di non essere portato a vivere felice con una donna al suo fianco. Persino l’immagine di Brianna, quella bambina che aveva visto in sogno e che aveva subito sentito come sua, stava lentamente sbiadendo. Aiden era sempre più consapevole che non sarebbe mai riuscito ad avere una famiglia sua e questo, in primis, a causa della sua professione della quale non poteva fare a meno e che quindi non vi avrebbe mai rinunciato.
«Sarebbero bastate poche parole, una lettera, per non lasciarmi solo e senza una spiegazione. Mi sarei accontentato di un “E’ finita. Non ti amo più.”, e invece niente! Almeno mi sarei messo il cuore in pace molto prima, sentendomi meno morto di come mi sento ora.» ammise, il tono traboccante di dolore. Non avrebbe pianto, su quello ne era sicuro perché quelle ormai le aveva esaurite tutte e non ne avrebbe più sprecate per una donna come Daphne.
Assaporò lo cherry in quelli che furono secondi d’oro, in cui non parlò ma si limitò ad ascoltare il resoconto di Elijah: conosceva Daphne, si erano visti più di una volta e tra l’altro, l’ultimo incontro, era avvenuto non molto tempo addietro. Si domandò perché lei si fosse presa la briga di parlare proprio con Elijah di lui, di quanto avessero condiviso e - forse - delle ragioni che l’avevano spinta a lasciarlo. La sola idea che qualcun altro fosse a conoscenza di una simile verità e lui no, che ancora barcollava nell'ignoranza, lo mandava in bestia; però, dato che si trattava di Elijah e quindi un amico, Aiden lasciò correre.
«Lei è morta per me! Le sue possibilità le ha bruciate tutte, quindi sì, è finita! Se non per lei come ha voluto farmi credere, lo è per me. Le avevo dato il mio cuore e lei ci ha giocato come una bambola di pezza, quindi a maggior ragione non voglio più saperne di Daphne Woods.»


▽▽▽




[Oliver]
Attese qualche secondo così da regalare ad Oliver del tempo per accorgersi che lo specchio era attivo e che potesse recuperarlo senza troppi problemi, ovunque lo avesse riposto.
Poi, dopo quelli che parvero lunghi istanti, l’Auror vide l’immagine del Caposcuola apparire sulla sua visuale, in maniera piuttosto nitida. La prima cosa che Aiden si ritrovò a fare nel notare il riflesso degli occhi verdi del ragazzo, nonché suo amico, fu quello di indagarne i lineamenti: voleva constatare che stesse bene e che fosse in ottima salute. Dopo l’esperienza a Cork per il fulvo fu naturale cercare di scorgere possibili indizi di un malessere nel volto giovane del Grifondoro e non si pentì minimamente nel sembrare eccessivamente premuroso.
«Un Asticello?» domandò incuriosito, incurvando appena un labbro in quella che poteva sembrare una sorta di smorfia tra il confuso e il divertito. «C’è una fuga di Asticelli lì a scuola per caso?» La battuta che fece doveva semplicemente servire a smorzare la tensione che sentiva crescergli nel petto in maniera repentina e incontrollata. C’era questo istinto costantemente vivo nel fulvo che lo indusse a temere che fosse successo qualcosa, o peggio: che potesse accadere qualcosa.
«Lady è qui con me, si sta giustamente rilassando.» Annuì piano e poi si voltò quel tanto per assicurarsi che la civetta di Oliver fosse ancora sul trespolo a sgranocchiare la merenda che le aveva gentilmente offerto. «Ho pensato di darti la risposta inaugurando lo specchio.» Seguì una breve pausa, poi sospirò. «Questo weekend non sarò di servizio. Se per te va bene, potremmo vederci vicino alla Stamberga, verso sera.»
Più di un pensiero nacque nella mente di Aiden, ma ancor più di timori.
Cosa poteva esserci ancora in gioco?

 
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view post Posted on 8/11/2018, 10:41
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Non riuscì a fare a meno di seguire con lo sguardo il giovinastro furfante: aveva imparato da tempo e non senza una discreta esperienza in materia, vuoi per passione e vuoi per studio, che le creature magiche non fossero poi chissà quanto timide di natura, non tutte perlomeno. La fuga dell'Asticello era stata di gran lunga una delle cose più divertenti in assoluto, a dare lustro ad una giornata di per sé poco entusiasmante. Mentre il Guardiano spariva del tutto, in definitiva dissolvendosi quasi tra l'intricata e disordinata geometria degli alberi al limitare della Foresta Proibita, il ragazzo si premurò di concentrarsi sul discorso ormai in atto. Inclinò distrattamente lo Specchio Comunicante prima in un lato e poi in un altro, come a sfidare la magia di cui era temprato; apprezzava quel manufatto forse più di quanto non avesse mai lasciato intendere, ed anche se ne aveva fatto minimo, quasi invano utilizzo, non aveva mai smesso di portarlo con sé, in borsa, in tasca, in ogni posto che aveva raggiunto fino a quel giorno. La coppia di specchi, l'uno per Aiden, l'altro per Sirius, era per lui come un porto sicuro: si scoprì quasi curiosamente deliziato da quella considerazione, amare e lasciarsi amare forniva una via di fuga ancor più liberatoria di quella appena compiuta dall'Asticello. Con un cenno del capo in direzione del frammento che conteneva il volto familiare dell'Auror, quindi, Oliver rispose alla prima domanda dell'altro.
«Sono più veloci degli Ippogrifi, lo giuro!» fu il suo rapido commento; al calare della sera Hogwarts iniziava a mutare in colori, sfumature e aspettative e più notava gli studenti dirigersi di gran passo al portone d'ingresso del castello, più cresceva al contrario in Oliver il desiderio di trattenersi ancora un attimo all'esterno; magari avrebbe fatto un salto al Lago Nero, rivedere Kàhla era quanto di più bello potesse essere in programma per lui. «Lady e giustamente sono due parole che non vanno mai d'accordo, ma ti ringrazio, davvero. Anzi, se la vuoi tenere per qualche giorno, è tutta tua.» Non l'avrebbe permesso, gli fu chiaro l'istante dopo aver pronunciato quelle parole; e si chiese ancora una volta se quella raffica di batuttine, forse anche poco inerenti all'intera faccenda, altro non rappresentasse che una personale possibilità di non toccare il vero e proprio motivo di quella chiamata all'appello. Alla fine sospirò, accennando ad un sorriso di circostanza. Aveva scritto lui ad Aiden, non avrebbe potuto fare altrimenti: e il Mago era stato ancora una volta gentile a non ignorarlo, a dispetto dei loro trascorsi. «Aggiudicato, Aiden. Sabato sera alle sette vicino alla Stamberga, se per te va bene allora. Io...» Lo specchio parve muoversi leggermente, oscurando per un attimo il volto del ragazzo. Quando tornò in posizione fissa, perfettamente visibile anche dalla sua parte, riprese la frase con un certo imbarazzo. «Io ci sarò.» Concluse così la conversazione breve, attendendo un'eventuale conferma dell'altro e riponendo, ad un saluto ultimo e fugace, lo Specchio Comunicante ancora una volta nella borsa a tracolla. Lo attendeva un discorso non così piacevole.

Perfino nel mondo dei maghi sentire voci non è un buon segno.




@ciao ciao belli! :fru:
 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 14/11/2018, 16:41






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Elijah Sullivan
Prefetto Serpeverde - 17 anni

Era probabile che l’alcolico intruglio iniziasse a fare effetto. Non era affatto ubriaco, molto ancora avrebbe dovuto buttare giù per esserlo. Era però sacrosanto che stesse iniziando ad avere una visione diversa della cose.
- Urla di apprezzamento? Credo anche di più, Red.
Oramai era cosa certa. Lui e Aiden insieme erano una forza, ma da brilli diventavano leggermente letali. Una voce dall’alto gridò che era davvero ora che accadesse, almeno per quanto riguardava il Serpeverde. Immaginò la scena e sghignazzò leggermente, senza nemmeno prendersi il disturbo di non farsi notare.
Seguì i movimenti di Aiden mentre studiava con attenzione la bottiglia di cherry sapientemente selezionata da Daniel. In effetti era ora di riempire di nuovo il bicchiere e il bis di idromele era il suo prossimo obiettivo.
- Grazie – si alzò con un movimento fluido. Sebbene il posacenere fosse lì quasi a portata di mano, non utilizzò l’incantesimo di Appello per recuperarlo. Fece un ghigno compiaciuto quando prese coscienza di riuscire a mantenere la posizione eretta alla perfezione. Non aveva giramenti di testa, sbandamenti o vista alterata. Non sapeva per quanto sarebbe durata, ma aveva intenzione di godersela al meglio.
Si mise di nuovo a sedere e, mentre lo faceva, recuperò le sigarette. Ne prese una a caso e la mise tra le labbra. Fece scattare la rotellina dell’accendino con il pollice, rilassando la schiena contro la sedia. Stava davvero come un Re in quel momento.
Il primo tiro fu una vera delizia. L’aroma del tabacco si unì alla perfezione a quello dello cherry, creando un connubio pazzesco. Era un dolce amaro così piacevole che il Serpeverde fece un secondo tiro per verificare di non essersi sbagliato.
- Uhm, no, direi di no. Mia sorella maggiore, Eva, ha come unico scopo nella vita quello di mettere su famiglia, ma se provi a infilare il naso nelle sue cose diventa peggio di una iena. Lei può impicciarsi dei fatti nostri, ma guai se la questione viaggia sul binario di ritorno.
Senza indugi, decise che l’idea dell’idromele andasse concretizzata quanto prima. La sinistra afferrò il collo della bottiglia, lasciando che Elijah ne potesse versare il contenuto senza complimenti.
- Poi ci sono le gemelle – il bicchiere era quasi pieno e si voltò a guardare Aiden – una lavora alla Gazzetta, e sarebbe da proteggere chi prova ad avvicinarsi a lei, credimi – un sorriso sghembo non lasciò dubbi sul motivo di così poca apprensione – l’altra è un Medimago.
Gli occhi si sposarono sull’idromele che ondeggiava leggermente nel bicchiere – Con quella nata prima di me non vado molto d’accordo. Lei vive di apparenze e io non condivido.
Fece finalmente un sorso abbondante – Le altre due sono più piccole di me. Una è entrata a Hogwarts quest’anno e la piccola sta ancora a casa, e non voglio nemmeno pensare ad un’eventualità del genere, Red.
Il sorriso del ragazzo si allargò a dismisura quando l’Auror confessò di aver rotto il naso ad un tipo. Cavolo! Quello era sempre stato il suo biglietto da visita prima di imparare a controllarsi. All’epoca non esisteva nulla che riuscisse a renderlo più appagato del crack del setto nasale che si spaccava.
- Nella famiglia di mia madre sono tutti Serpeverde, dal primo all’ultimo. Mio padre era un Corvonero e così mio nonno. Mia nonna paterna era una Tassorosso. I colori verde-argento sono quelli che prevalgono – concluse con una certa soddisfazione. Sebbene in lui albergasse il gene dei Corvonero, era tremendamente fiero di essere un adepto di Salazar.
- Si, una lettera è perfetta – disse senza espressione prima di un altro sorso di idromele. Fumò per qualche istante in silenzio. Fissò l’irlandese negli occhi e allungò il bicchiere verso di lui – Brindo a te, Red, non pensarci più. Aprì piuttosto quella bottiglia con l'etichetta verde.


 
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view post Posted on 28/11/2018, 10:42
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese



«Hai ragione: ci ridurrebbero alla pari di due mummie essiccate!» si corresse con una nota carica di sarcasmo stemperato da sano e genuino divertimento, il tutto accompagnato da un sorrisetto furbo. Aiden sapeva perfettamente cosa avrebbero potuto fare le donne davanti a due esemplari di maschio davvero affascinati, mezzi nudi e tonici, oltre che sudati: le peggiori fantasie avrebbero preso il volo, per poi essere trasformate in fatti nel giro di qualche millesimo di secondo. Il fulvo, però, disapprovava quel tipo di donna che con facilità si lasciava andare agli istinti insiti nel proprio corpo in cerca di puro appagamento; no, lui preferiva di gran lunga le donne con carattere, con una testa sulle spalle e che sapevano tirare fuori i momenti di intimità in momenti ben precisi. Era un vero peccato che non ne avesse trovata una simile al posto di Daphne, forse a quel punto non sarebbe arrivato a tanto, sacrificando la possibilità di avere una famiglia tutta sua.
Per quanto lo cherry fosse buono, Aiden preferiva di gran lunga la birra e l’idromele: fu proprio quest’ultimo che scelse ad occhi chiusi e mano tesa dopo aver svuotato il bicchiere. Afferrò la bottiglia dopo Elijah e imitò il gesto che l’amico aveva intrapreso pochi attimi prima, riempiendo il proprio bicchiere quasi fino all’orlo. Non era la prima volta che eccedeva nell’alcol e talvolta era quasi una benedizione avere una bevanda stordente a portata di mano e aiutarlo in quell’impresa titanica nell’azzerare le proprie emozioni.
Come Occlumante Apprendista si stava rivelando un tantino deludente, forse perché stava vivendo una particolare fase della propria esistenza dove gli era impossibile gestire il flusso di pensieri ed emozioni che si affollavano come delle gigantesche costruzioni di mattoncini colorati; eppure il rosso sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto riprendere il controllo di sé o sua madre si sarebbe rifiutata di proseguire quel loro addestramento insieme.
Ascoltò con vivido interesse quel quadro generale delle sorelle di Elijah e sorrise di sorpresa nell’apprendere che una di loro era Medimago. «Pure Sam è Medimago! Anche tua sorella lavora al Quarto Piano?» Sam non aveva scelto la carriera da Auror, certo, ma cercava di porre rimedio cercando di salvare più vite possibili a causa di maledizioni, danni da incantesimi o altre cose di questo genere. Per lo meno era stato saggio nel scegliere una strada perpendicolare a quella dell’Auror, magari curando proprio quest’ultimi quando venivano feriti nelle missioni.
Sospirò sommessamente e fece tintinnare il proprio bicchiere con quello di Elijah alla proposta del brindisi. Almeno riuscì a sorridere, appena, ma ci riuscì comunque. «Non a me, ma al nostro spirito forte e fiero! Possa non crollare mai! Cheers, mate!» Dopodiché si scolò tutto d’un fiato l’idromele. «Uhm...» mugolò estasiato, mentre lo sguardo cadde sulla bottiglia descritta da Elijah e con l’etichetta verde. «Cosa sarebbe?» Prima di affaccendarsi a stapparla, il rosso si concesse un morso ad un muffin. Era sublime e non lo nascose: chiuse gli occhi e si beò di quella delizia come se avesse raggiunto il Nirvana. Finalmente! Ora la propria golosità poté ritenersi soddisfatta.



 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 9/12/2018, 17:23






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Elijah Sullivan
Prefetto Serpeverde - 17 anni

Alla battuta di Aiden sulle mummie essiccate, Elijah esplose in una risata fragorosa. Era evidente che quella miscela esplosiva che avevano in corpo cominciasse a fare effetto. Non era ubriaco, ma poteva affermare che cominciava a vedere il lato divertente anche nell’ascia piantata poco lontano. Era un brutto segno? Decisamente si!
- Non permetterei a nessuna di avvicinarsi se non voglio – buttò giù un sorso abbondante di quello che aveva nel bicchiere. Strano, come non ricordasse cosa fosse. Beh, poco importava.
Fece un ghigno pensando a quello che era successo al campo di Quidditch con Nieve. Lì Elijah lo voleva, eccome se lo voleva. La Grifondoro non aveva dovuto faticare più di tanto. Erano stati i protagonisti di un gioco che avevano guidato entrambi e nessuno dei due sembrava esserne uscito scontento.
Guardò l'ex Grifondoro e provò ad immaginarlo in una situazione simile.
Era certo che un uomo come Aiden avesse sempre avuto un sacco di ragazze che gli morivano dietro, soprattutto quando frequentava la scuola - Sicuramente a scuola avevi un sacco di ammiratrici, vero?
Sebbene il buon senso gli imponesse di tacere, l'atmosfera conviviale gli suggeriva di prendere la strada opposta.
Chissà cosa avrebbe detto sua madre se l'avesse visto in quel momento. Stava bevendo e fumando senza preoccuparsi dell'etichetta. Dell'eti-cosa? Fece un ghigno. Si figurava perfettamente il volto arcigno di sua madre mentre lo sguardava con disprezzo. Non era una cosa nuova, ma in quel caso avrebbe avuto un senso.
Non pago dei guai che già aveva in corpo, afferrò la bottiglia di idromele e ne versò nel bicchiere una quantità che si avvicinava moltissimo al “forse è un po' troppo”. Quando aveva deciso di scendere da Aiden con alcool e dolcetti, aveva imposto a se stesso che l’unica regola era che non c’erano regole. Il giorno successivo non aveva ronde, ragion per cui poteva permettersi di concedersi un piccolo strappo alla regola. Era con un amico e nessuno l’avrebbe visto infrangere i confini del buongusto.
- Mia sorella...a che piano sta mia sorella? - la difficoltà che aveva nel mettere in connessione i cavetti del cervello, lo fece sorridere di nuovo – Hannah, sì, sta al terzo piano. Si occupa degli avvelenamenti – si grattò il mento – è il terzo piano, giusto?
Sollevò il bicchiere e brindò a quello che Aiden aveva proposto. Aveva ragione da vendere. Niente e nessuno li avrebbe schiacciati. Ci voleva ben altro per due come loro.
- Se non ci è riuscita lei a spezzarmi in due, non ci riuscirà niente e nessuno.
Il riferimento a sua madre era chiaro, ma Weiss non era a conoscenza della complicata storia personale del giovane Serpeverde.
Alla domanda del Rosso strizzò gli occhi. Avvicinò il viso alla bottiglia e rimase a guardarla per un paio di minuti in silenzio.
- Boh…credo sia una birra con l’etichetta verde.
Eh, certo! Ci voleva una scienza per arrivare a quella conclusione. Il Serpeverde però tirò fuori quella perla senza nemmeno pensare. Era evidente che fosse una birra, il resto non aveva l’etichetta verde.


 
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view post Posted on 23/12/2018, 17:57
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese



Aiden si sentì vicino ad Elijah quando esordì che non si lasciava avvicinare se non lo voleva. Anche lui, fin da quando il proprio corpo aveva iniziato a mostrare i primi segni di una virilità sempre più prossima a renderlo un uomo, non aveva mai concesso a nessuna ragazza di avvicinarsi a lui a meno che non lo volesse o fosse troppo ubriaco per ribellarsi. Tutte le sue esperienze passate con il gentilsesso erano sempre stato controllate e ridotte al minimo, da una semplice camminata a braccetto a qualche pomiciata. Non era mai andato oltre, non aveva seguito i suoi fratelli in tal senso.
Fece una smorfia alla domanda del suo giovane amico. «Molte sì, ma nessuna di loro è mai stata degna del mio cuore. E io non sono un uomo che si lascia andare con la prima che incontra...»
Percepì la lingua pizzicare, come se quelle parole avesse il vago retrogusto della menzogna, e in un certo senso lo era! L’abbandono dell’unica donna che era riuscito ad amare, l’aveva spinto - inconsapevolmente e vittima dei fumi dell’alcol - tra le braccia di un’altra donna, una sconosciuta. Si era lasciato andare con lei, con Charity, ma senza trovare il tanto sospirato conforto. La mente gli aveva giocato un brutto tiro ed impedendogli di vivere a pieno la sua prima volta, tant’è che si lasciò andare una seconda volta.
Era caduto nel baratro, si era convinto che giacere con una donna senza provare sentimenti non gli fosse piaciuto affatto, che ne fosse rimasto disgustato per non cedere ulteriormente in futuro; invece, nonostante quelle insistenti negazioni, l’amara verità cercava di rivoltarsi contro di lui, inducendolo a confessare che in realtà gli era piaciuto. Tuttavia, la propria moralità e desiderio di controllo assoluto, lo spinsero ad adottare quella linea di difesa e fino a quel momento non aveva percepito alcun interesse a voler intrattenersi con le donne.
Tornò alla realtà e fissò Elijah confuso.
«Credo di sì. Non me ne intendo molto del San Mungo!» E rise per sdrammatizzare quel suo piccolo attimo smarrimento.
«Credo che ritornerò sull’Idromele per ora.» annunciò sfregandosi le mani con bramosia.



 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 29/12/2018, 09:42






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Elijah Sullivan
Prefetto Serpeverde - 17 anni

L'idromele era davvero in grado di far svanire tutti gli orrori della sua vita in un dolce oblio? Esisteva qualcosa di così potente da cancellare gli anni vissuti con un colpo di spugna? Non ne era affatto certo perché se fosse esistito si sarebbe stato buttato in esso anima e corpo. Aveva sperato molte volte di prendersi una sbornia colossale, di quelle che ti riportano a casa camminando sui gomiti, ma non ci era mai riuscito. Si era sempre fermato prima, vuoi per coscienza o per decoro, senza mai decidere di andare fino in fondo. Aveva fatto bene oppure aveva sbagliato tutto? Era anche quella una cosa che meritava di essere vissuta? Aveva mille domande in testa in quel momento, ma di risposte nemmeno una.
Fissò il bicchiere sul tavolo, come se fosse lontano anni luce. Il liquido ambrato brillava di una luce incredibilmente bella. Era come se gli dicesse di avere fiducia. Ma in cosa? Nella vita? Poteva dire di essere soddisfatto della sua? No, non lo era. Nell'amicizia? Forse lì qualcosa di buono c'era anche se non ne era poi tanto sicuro. Nella famiglia? Bella prova, certo, lì sì che era lontano anni luce. E poi? Cosa altro c'era in cui avere fiducia?
L'amore? Il Serpeverde fece un sorriso tirato, amaro. No, l'amore non esisteva, almeno non per lui. A lui quel lusso non era concesso, lui era solo un'anima maledetta. Elijah aveva raggiunto la consapevolezza di non essere in grado di amare. Aveva tre anni quando in lui si era rotto qualcosa e non esisteva nessuno in grado di rimettere insieme i pezzi. Non avrebbe mai trovato una ragazza in grado di farsi carico con lui dei suoi tormenti e accettarli. E come avrebbe potuto se anche lui faceva fatica ad accettare se stesso? No, era solo un'illusione, una bella illusione da cancellare. Doveva mettersi davanti allo specchio e accettare ciò che lo aspettava: il vuoto.
- Red, la mia vita fa schifo - confessò ormai in balia del mix etilico
- sì, é così
Si accese una nuova sigaretta e l'aconito gli afferrò immediatamente i sensi, cullando il dolore come un'esperta nutrice. Teneva gli occhi fissi sul bicchiere e non si avvide nemmeno di Lancillotto che era tornato nella speranza di un nuovo dolcetto. Tutto era una nebbia inconsistente, come se qualcuno stesse cancellando ciò che lo circondava. Solo Aiden e la sua ritrovata forza interiore sembravano avere un senso in quel momento. Lo guardò mentre godeva dell'ennesima dose di idromele. Elijah stava male e forse, per una volta, aveva bisogno di sentirlo davvero il peso del suo destino.

 
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view post Posted on 31/1/2019, 14:19
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Aiden Weiss

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Si versò l’ennesimo bicchiere di idromele. Non gliene importava di ubriacarsi come quella volta ai Tre Manici di Scopa, era in compagnia di Elijah dopotutto, un ragazzo, e al quale non avrebbe mai riservato determinate attenzione. In un certo senso il Serpeverde godeva di una notevole immunità, visto che era molto giovane ed era suo amico; non si sarebbe mai permesso di molestare una persona amica, specialmente se del suo stesso sesso. Al massimo si sarebbero spalleggiati nei deliri alcolici.
Fece roteare il liquido nel bicchiere, mentre lo sguardo era fisso sul suo giovane amico e, di tanto in tanto, si godeva l’aroma che l’idromele emanava: aveva un buon profumo dopotutto. Studiò con attenzione - quella che gli restava - i lineamenti del ragazzo, che agli occhi dell’Auror ormai brillo parvero piuttosto tesi. Che fosse turbato per qualcosa? Più lo fissava, più iniziava a sospettare che qualcosa tormentasse il Serpeverde e le parole che alla fine pronunciò, in una sorta di confessione, furono una conferma.
Reclinò appena il capo di lato, confuso, incapace di formulare un pensiero costante e con un senso logico, mettendo da parte il bicchiere.
«Ne vuoi parlare?» chiese con un certo tatto. In quel momento comprese di dover smettere di bere e cercare di essere un buon amico che sapeva ascoltare e non giudicare. Glielo doveva, in un certo senso, dato che Elijah aveva scelto di prendere l’iniziativa di andarlo a trovare.
Tuttavia non mise fretta al ragazzo e nemmeno si mostrò pretenzioso nel ricevere una risposta affermativa. Semplicemente rimase immobile, vigile e disposto a dare ad Elijah il proprio supporto.



Scusami se ci ho messo tanto e ho scritto poco. Mi farò perdonare :flower:

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 15/2/2019, 12:29






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Elijah Sullivan
Prefetto Serpeverde - 17 anni

Il fumo della sigaretta lo avvolse. Una parte di lui aveva bisogno di sparire dal mondo, come se non fosse mai entrato a farvi parte davvero. Non era quella la soluzione, perché non c’erano risposte ai suoi problemi, comportavano unicamente accettazione. Fece un respiro profondo e guardò Aiden senza espressione in seguito alla sua domanda. Come poteva rispondere? Cosa poteva rispondere? C’era davvero una risposta sensata da dare? Battè le palpebre un paio di volte e rovesciò la testa indietro. Aveva bisogno di pensare, forse.
- E’ tutto così maledettamente privo di senso, e vuoto.
L’acool lo stava trascinando in un baratro che non gli era mai appartenuto ed Elijah non aveva la forza di remargli contro. Era più facile abbandonarsi, per una volta, a quello che provava davvero, aprendo quella porta nera dietro cui nascondeva tutti gli orrori della sua vita. Tirò su con il naso e fece un altro sorso di ciò che aveva nel bicchiere. Lo fissò, non ricordava nemmeno cosa fosse l’ultima cosa che si era versato e non gli importava. Se si trattava di qualcosa di forte e in grado di fargli dimenticare tutto, allora andava più che bene.
Sentì un colpo sulla coscia e vide Lancillotto che cercava di sedurlo per avere un altro dolcetto. Le labbra di tesero in un sorriso amaro. Chi stava meglio di lui? Si accontentava di avere la sua razione di muffin e poi di sarebbe messo a fare un pisolino senza alcun rimpianto o rimorso.
Lo accontentò. Un dolce venne diviso in parti uguali e una delle due metà finì tra i denti dello sfacciato scodinzolante. L’altro pezzo lo lanciò sul tavolo, a metà tra lui e l’Auror. Magari sarebbe stato mangiato in seguito, quando l’idromele avrebbe reclamato qualcosa di solido nello stomaco.
- Cosa esiste nella mia vita di concreto? - strizzò gli occhi, cercando di mettere a fuoco Aiden – nemmeno la mia famiglia, nemmeno mia madre.
La sigaretta arrivò alla bocca senza che il Serpeverde se ne rendesse conto. L’aspirò con calma, ma non si sentì rilassato come accadeva di solito.
- Parlavi di donne, d’amore… - fece una smorfia – a me è qualcosa che non è stato mai concesso, a nessun livello. Io non sono capace, Red, e nessuna mai mi accetterà per quello che sono.
Rise appena, abbassando la testa.
- In fondo non siamo poi così diversi, amico. Siamo entrambi condannati a vivere nel nostro limbo.
Il motivi erano diversi, certo, ma il risultato era esattamente lo stesso.
Schiacciò la sigaretta nel posacenere, lasciando che il filtro si contorcesse sotto al suo indice.
- Com’era quella cosa della legna? - chiese farfugliando mentre si alzava dalla sedia con gli occhi fissi sul ceppo – mi insegni?


 
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view post Posted on 26/2/2019, 16:06
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Aiden Weiss

▵ Auror ▵ Ex Grifondoro ▵ 27 anni ▵ Irlandese



L’ennesimo campanello di allarme si accese e Aiden si fece ancora più attento, nonostante l’alcol stesse cercando di distoglierlo dai propri buoni propositi; ma lui era un dannato Irlandese, poteva reggere e - in un certo senso - doveva farlo ad ogni costo. La prima frase che uscì dalle labbra di Elijah aveva turbato il fulvo, anche se evitò di mostrarlo in maniera plateale, ammesso e concesso che il potere alcolico non lo stesse invece facendo apparire come una sorta di pesce lesso. Eppure si impegnò tanto per rimanere serio e composto mentre osservava il ragazzo allungare un metà dolcetto a Lancillotto.
Si grattò la barba folta e rossiccia con aria pensierosa, mentre provò a mettere in moto i neuroni. Poi incrociò lo sguardo di Elijah e gli sembrò di vedere l’ombra della sofferenza, di malessere che il ragazzo non vedeva l’ora di spurgare dal proprio corpo; oppure gli sembrò di percepire una simile sensazione nelle sue parole, ma non poté esserne certo. Maledì se stesso per aver bevuto più del dovuto, rendendolo incapace di aiutare il Serpeverde al pieno delle proprie facoltà. Dovette tuttavia sforzarsi, così tentò di organizzare un discorso obiettivo e sensato.
«Purtroppo non tutte le famiglie sono perfette. Però… una cosa nel corso degli anni l’ho imparata. Se volessi dare qualcosa di più concreto nella mia vita, allora inizierei a cercare quel qualcosa affinché sia mio e mio soltanto.»
Un esempio lampante? La sua casa, la Tana della Volpe era stata una delle prime cose concrete che aveva ottenuto dal suo rientro dall’esilio. Si era rimboccato le maniche e aveva trovato il proprio pezzo di terra su cui vivere, sentendosi in pace con se stesso e vivendo secondo uno stile di vita che rispecchiava la sua indole. Solitario e semplice, l’Auror viveva infatti nel boschetto poco fuori Hogsmeade in una struttura in pietra e legno, sopravvivendo con quanto la Natura aveva da offrirgli.
In cuor suo sperò vivamente che Elijah capisse quanto aveva detto.
Il ritorno sull’argomento dell’amore e delle donne, riportò Aiden ad uno stato di totale sofferenza, perciò sospirò profondamente. «Le donne sono creature complicate...» mormorò, tamburellando le dita sul tavolo. «Ma sì, è vero. E’ sempre difficile essere capiti e accettati così come siamo… A volte mi domando se possa mai esistere una donna adatta a me, ma poi riconosco che nessuna vorrebbe un testone come me.» Soffocò una risata amara. «Ci ho rinunciato, alla fine. La vita amorosa non è per me e forse è meglio così. Una vedova e un orfano in meno...»
Grugnì confuso, colto totalmente alla sprovvista, quando Elijah nominò la legna. Batté più volte le palpebre finché non capì che si stava riferendo al tagliare la legna con l’ascia.
«Ah sì, certo!» Si alzò a sua volta e inizialmente traballò nel dirigersi verso il ceppo. «Suderemo come matti, meglio togliersi la maglia.» spiegò, sfilandosi a sua volta la canottiera. Il corpo muscoloso e tatuato, coperto da un corto strato di peli sul petto, si tese quando Aiden afferrò l’ascia con entrambe le mani e la sfilò dal ceppo sul quale era stata conficcata.
Afferrò un pezzo di legno e lo sistemò, per poi passare l’arma affilata ad Elijah. «Cerca sempre di tenere i piedi ben piantata a terra quando la sollevi. Se ti sbilanci e cadi all’indietro… beh, è un casino! Presa ben salda sul manico, se ti si sfila dalle mani e ti finisce sul piede poi sarà il Preside a tirarmela addosso!» Si passò una mano tra i capelli e li tirò all’indietro. «Prova a prendere confidenza con il peso dell’ascia prendendo prima la mira. E vai con calma, senza fretta, quando ti senti pronto.»

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 17/3/2019, 16:36






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Elijah Sullivan
Prefetto Serpeverde - 17 anni

Sorrise.
- Sì, una famiglia che sia solo mia. Ci ho pensato tante volte, Red – gli occhi de Serpeverde si persero per un attimo a guardare le mosse curiose di Lancillotto – Credo che sarebbe bello ed io non farei mai ai miei figli quello che è stato fatto a me.
Fece un respiro profondo e scosse la testa. Era un pò come il cane che si morde la coda o la storia della coperta corta. Lui parlava di famiglia, di figli in un lontano futuro, ma tutto questo era impossibile se non ci fosse stata al suo fianco una compagna pronta a dividere con lui la vita.
- Sono molto più che complicate, ma io credo che sia un complicato bello, un qualcosa che mi sto sforzando di capire in qualche modo.
Aiden affermava che ormai ci aveva rinunciato e questa cosa non gli piaceva affatto. Ma in fondo non era la stessa cosa che, forse in modo diverso, stava facendo anche lui? Avevano davvero un sapore diverso le sue convinzioni? L’acool gli stava annebbiando il cervello e non era più certo di nulla in quel momento.
- Come mai sei così convinto di dover morire giovane? Non mi sembra che sia una prerogativa degli Auror.
Strizzò le palpebre con forza, cercando di rimettere al posto giusto i fotogrammi del suo incontro con Killian. In lui non aveva visto nessuna delle preoccupazioni di Aiden. Forse tutto dipendeva dalla poca confidenza che aveva con l’Ispettore, ma al primo sguardo il Serpeverde li leggeva in modo completamente diverso.
Accolse con gioia l’invito di Aiden e si liberò della maglietta. Elijah aveva perennemente caldo e l’alcool stava decisamente peggiorando il suo livello di tolleranza. Lasciò che il vento fresco gli accarezzasse i muscoli e si sentì subito meglio. Il fisico del giovane Serpeverde si era sviluppato in fretta, sia in altezza che in volume. Molto probabilmente dipendeva da una predisposizione genetica, ma gli allenamenti di Quidditch agli ordini di von Kraus avevano fatto il resto.
Afferrò l’ascia che il Rosso gli porgeva e la strinse tra le mani con decisione come era solito fare con la mazza da Quidditch. Con il passare del tempo aveva imparato a non considerarlo solo un semplice strumento di gioco ma un’estensione di se stesso, la parte più violenta e solida del suo braccio. La sollevò all’altezza delle spalle un paio di volte per valutarne la consistenza. Era pesante, ma nulla che le sue braccia non fossero in grado di gestire. Osservò il pezzo di legno che Aiden aveva posizionato per lui. Era solido come un Bolide, ma non andava solo colpito e indirizzato dove voleva che arrivasse. Quel coso andava spaccato, così come si distrugge qualcosa che detesti, come se fosse il volto di sua madre.
Strinse gli occhi, osservandone le venature perfette che disegnavano il legno come se una mano esperta avesse tracciato dei segni perfetti con una matita perfettamente temperata. Fece girare il manico dell’ascia tra le mani, cercando di prendere un minimo di confidenza con quello strumento. Contrasse i muscoli delle braccia e del petto, sollevandola e abbassandola ancora un paio di volte. Sì, ora si sentiva pronto perché aveva capito cosa legava quel gesto a quello che lui faceva abitualmente con le sue mazze. Non era solo la forza fisica che dominava quel movimento. Era la rabbia a farla da padrona per lui, ce l'aveva nel sangue. Elijah condiva con la sua rabbia interiore ogni gesto che richiedeva l’uso della potenza fisica. Sollevò l’ascia così come aveva detto Aiden e la scaricò contro il ciocco di legno. Riuscì a dividerlo anche se non in modo perfetto. Storse il labbro a sinistra. Non poteva dire di essere soddisfatto del risultato raggiunto. Lui puntava alla perfezione, sempre.
- Vorrei riprovare. Se posso.


 
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