| Silente, lesta come l'ombra di un gatto, si era fatta avanti una nuova inattesa domanda. Quanto era davvero inattesa? Quanto era in realtà sempre semplicemente stata nascosta dietro un dito, che improvvisamente era stato scostato quasi involontariamente, per ammonire una fastidiosa mosca dal proseguire in quella sua inutile e disturbante attività. E ora che si era infine rivelata in tutta la sua magnitudine si trovavano spiazzati? Esisteva davvero una risposta? L'aveva già preparata, quando la Grifondoro aveva accostato l'uscio? Ancora prima, quando aveva scritto il gufo? O era una semplice e sconstata considerazione, che risaliva a una storia ben più vecchia, di anni addietro? C'era soluzione apparente al giallo? Perchè non avrebbe dovuto, dopo tutto? Non era un segreto. O meglio, non c'era motivo perchè dovesse esserlo. Avrebbe portato in dote qualche inatteso problema? Avrebbe addirittura potuto ambire a risolverne qualcuno? In cora si sarebbe concretizzato tutto quello? In fondo, a essere veramente onesti, avrebbe anche potuto sostenere che aveva voluto lui tutto quello? Un eccesso di generosità nei propri confronti? Era legittimo credere che tutto avrebbe seguito un sentiero già tracciato? E ancora prima, quel sentiero era davvero già stato tracciato? Una pia illusione, l'ennesima, di un povero Vecchio? Eppure, la questione restava sul tavolo, tale e quale: come risolverla? Ancora una volta, le doveva una risposta. O qualcosa che ci andasse vicino, senza sfiorare una verità troppo scomoda? La vera domanda era quella, o dietro il garbo di una giovinetta c'era solo un invito alla meritata pensione? Che ci faceva un vecchio, in una scuola? Con che pretesa, dopo tanti anni, era ancora lì? Era un'alternativa, sì, ma era altrettanto certo che nessuno suo studente si sarebbe spinto a tanto, eppure...
Un'altra ottima domanda. Diciamo... molteplici? Tutti noi siamo chiamati a ricoprire una serie di ruoli, volenti o nolenti, siamo personaggi di una Storia più grande di noi, in cui abbiamo l'onore di poter prendere parte. In qualità di storico il mio obiettivo è di trasmettervi un minimo di entusiasmo per un campo della conoscenza incredibilmente vasto, e ricco, che se ben arato può ancora dare soddisfazioni, anche in chiave presente. Ciò nonostante, non faccio spesso mistero del fatto, che una conoscenza meramente nozionistica non mi affascini più di quel tanto per uno dei miei studenti, quindi in qualità di storico il mio obiettivo non è paradossalmente esigere che conosciate per filo e per segno il manuale, per quanto possa aiutare in certe circostanze, non lo nego.
E fuori uno. Quanti ne rimanevano?
In qualità di vostro professore, ho invece l'ambizione di spingervi a ragionare, e consegnarvi al mondo, al termine dei nostri sette Anni, in grado di compiere un ragionamento di senso compiuto, sufficientemente solido da reagire e adattarsi in ogni circostanza che lo richiedesse. La miglior alleata di un mago, come scoprirà, è la comprensione di quanto lo circonda, prima ancora di tutto il resto. E, probabilmente appartenendo a ben altra generazione rispetto alla vostra, o a quella di molti dei miei colleghi, temo di non essere comprensibilmente in maggioranza nel ritenerlo. Da qui l'importanza capitale che attribuisco alle nostre lezioni, di sola teoria come giustamente mi faceva notare. Sette anni di teoria, per poche ore la settimana, dovrebbero essere controbilanciate sufficientemente da interi decenni di pratica, non trova? Forse addirittura si potrebbe osservare che la teoria sia ancora troppo poca, ma non voglio infierire eccessivamente.
E fuori due. Sorrise alla sfumatura ironica che man mano il discorso aveva preso. L'accusa tacita che dopotutto Storia fosse eccessivamente teorica, e che non prevedesse un minimo di pratica, era davvero sostenibile in quella chiave? Certo, era una semplice chiave di lettura, che si prestava a mille strali, e non poche obiezioni, ma pur sempre un libero punto di vista. Eccessivamente pro domo sua? Forse. Ma giocare sporco era pur sempre ancora lecito. Almeno pensarlo, sicuramente.
In qualità di preside, invece, ho dei doveri che mi impongono di pensare effettivamente anche ad altro. Un professore è libero di pensare al proprio corso, di ritenerlo al di sopra di tutti gli altri per importanza, e pretendere il massimo impegno da parte vostra, un preside deve invece soppessare il peso che effettivamente debbano avere i singoli corsi, all'interno del quadro generale. Voi siete nostri ospiti per ricevere un'istruzione adeguata, qualcosa che non va contro i miei obiettivi di professore, semplicemente è complementare. Devo quindi assicurarmi che ai miei sforzi di spingervi a pensare liberamente, ma in maniera efficace, vadano a sommarsi un minimo sì di nozioni da parte dei miei colleghi. Se un eccesso di nozionismo è inutile, e anzi controproducente, è altresì inutile saper sempre individuare la migliore delle possibili soluzioni, ma essere incapaci di realizzarla. Mi segue? Sono quasi certo che uno studente del III Anno, sufficientemente sveglio, potrebbe facilmente mettere in scacco uno dei nostri fantomatici e stoici Auror, senza troppi problemi.
E fuori tre. Quanto era poi il caso che proseguisse l'elenco? In fondo lo scopo era stato raggiunto. Non era necessario andare oltre, e scomodare... il troppo.
Ci sarebbe altro, ma non è importante, penso che abbia comunque capito il senso del discorso. Atene si inserisce in tutto questo, è una parte pratica del corso di Storia, come le dicevo. Con il vantaggio, rispetto al mondo fuori dai nostri cancelli, di essere una simulazione, se mi passa il termine, attentamente controllata, che non può scappare troppo oltre i limiti prefissati. Abbiamo avuto degli infortunati, certo, ma nulla che fosse mai irreparabile. Quanto sarà in grado di offrire penso siano le circostanze a determinarlo, le esigenze dettate dal momento, dal Gruppo, e soprattutto da lei stessa. Esistono molti idealtipi dell'Ateniese medio, dire a priori quale sia meglio e quale peggio probabilmente sarebbe semplicistico. In fondo, davanti a un problema non c'è un'unica soluzione, proprio come davanti a una domanda non esiste un'unica risposta, non crede? Ma questo ovviamente ha dei limiti. Pensa di poterli intuire? O se vuole, quale crede sia il suo miglior pregio?
L'eterno ritorno? Ciclicamente il discorso tornava sui suoi passi, così come era iniziato, così trovava una sua conclusione. Qual era quella conclusione? Dietro cosa si nascondeva? Si nascondeva poi davvero? Era nascosta, ma in piena vista. Mai altro luogo sarebbe stato più perfetto, e più sicuro. In fondo di grosse balle non ne erano state raccontate, o sbandierate, erano semplici verità. Intuitive? Probabilmente sì, non certo segreti di stato, trattati a porte chiuse, nelle segrete stanze. Eppure... La conversazione proseguiva tra uno sguardo beffardo, e un sorriso ironico, un tono tra l'amabile e il divertito. Chi era davvero il più giovane e chi il più vecchio dei due? Come doveva suonare, sentirsi dire da un proprio professore, che dopo tutto i dettagli di certe faccende non erano poi così importanti? Aveva detto quello, dopo tutto, no? Non aveva capito davvero, l'aveva frainteso, o semplicemente aveva detto quello? Ma in tutto quello, era davvero la parte più... inusuale? O c'era dell'altro?
Le dedico invece un Undicimillesimo innevato, o millesimato? Era un po' che aspettava.
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