Se la Città è santa, Giudea, Atene VI Incontro

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view post Posted on 18/3/2018, 17:50
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18 Anni ▴ Cielo di Mercurio ▴ V anno

Amber S. Hydra

PS: 216/216 ▾ PC: 195/195 ▾ PM: 199/199


S
i erano divisi da pochi minuti, ed Amber non era ancora riuscita a scacciare la sensazione fastidiosa di aver già perso metà del proprio gruppo. Dovevano dividersi per coprire un raggio più ampio e mettere appunto le giuste strategie... e lei lo sapeva, eppure non riusciva a convincersi che fosse del tutto la soluzione migliore. Aveva ricambiato lo sguardo eloquente di Elhena poco prima cercando poi di trasmetterle più sicurezza di quanta non albergasse realmente in lei. Sapeva che l' ex collega era una combattente capace, non che una veterana degli eventi di Peverell, e forse averla accanto avrebbe reso meno incerti i suoi passi. L'atmosfera polverose che si respirava non era delle migliori, e lei non si era aspettata che lo fosse. Si accertò solo che le compagne d'avventura stessero al passo, lungo la strada che le avrebbe condotte verso il secondo punto più strategico. Inspirò a pieni polmoni l'aria satura di polvere, ricordando a se stessa come dovesse crederci davvero per potersi inserire all'interno di quel contesto. Erano stati catapultati (quasi letteralmente) poco accanto al vivo dell'azione e quello sembrava l'unico momento utile per convincersi di essere davvero una dei ribelli. Non c'era modo di meditare a lungo, e lei non avrebbe perso istanti preziosi a chiedersi cosa ci facessi lì. Non nascose alla vista le scene più strazianti che avrebbe incontrato lungo il percorso verso la prima delle tante tappe del viaggio nella Storia. Ispezionò attentamente i tratti di mura che le si stagliavano innanzi, per capire fino in fondo in che momento preciso fossero capitate. Qualcosa le era parso chiaro fin da subito, ma il più lo capì fuori dal rifugio. Non aveva mai preso alla leggera le battaglie di cui spesso aveva letto, sapendo con fin troppa precisione quanto anche solo una vita avesse un inestimabile valore. Era superiore al banale dolore dovuto, si, ma non poteva ignorare come la storia finisse sempre per ripetersi. Stavano osservando gente già morta, o perfino nemmeno esistita realmente, ma non per questo meno importante. Non pietà o buon cuore, ma semplice e viva empatia (ben nascosta nel tempo) verso colore che aveva perso qualcuno di inestimabile valore a causa di una guerra di cui certo non avrebbero voluto farne parte. Ed un pensiero meschino apparve proprio in quegli attimi; almeno loro sapevano per quale ragione i loro cari erano morti e chi li aveva uccisi. Senza che se ne accorgesse, lo sguardo perse di luminosità ed un'espressione seriamente incattivita prese il posto di quella più neutrale mostrata in quei primi passi.

«Non dovranno entrare, per nulla al mondo» Espresse quel pensiero a voce alta, caricandolo con tutta la sicurezza che poteva trovare in sé, nata dal desiderio di privare ai Romani la gioia di una vittoria. Di privarla a William, soprattutto. Lui, più di tutti, non meritava ( a detta di Amber ) di avere una nuova vittoria su di lei, prima che sui Ribelli. Non l'avrebbe sopportato. Sapeva di non dover portare con sé un carico così personale, ma era certa che quell'innocente pensiero avrebbe motivato le sue azioni più di qualsiasi altro combustibile mentale. Fu la domanda diretta di Nieve a interrompere il flusso di pensieri e la sua mano stretta introno al polso. Come finiva la storia? Forse era meglio non saperlo. Lo sguardo di Amber passò rapido sul gesto e poi sulla ragazza, e nessun sorriso rassicurante fece capolino. «Si, io lo so e-... » Ma non finì la frase, benché l'eloquenza della propria espressione già potesse far intuire alla Grifondoro come si sarebbe conclusa la chiacchierata, perché proprio Nieve corresse il tiro. «In questo mondo possiamo riscrivere la storia. Dobbiamo» Si corresse anche lei, imprimendo forza in quell'ultima affermazione. Prima che potessero giungere laddove deciso, un piccolo gruppo andò loro incontro. Una rapida occhiata alle compagne accanto a lei, e le voci degli uomini la raggiunsero. Davide, Gabriele, Giuda e Giovanni. I loro nomi vennero impressi nella memoria della giovane, così come l'informazione che vi erano degli stregoni e dunque la magia non era un elemento strano all'interno del contesto. Era un bene, non avrebbero dovuto mascherare eccessivamente le loro azioni. «Amber» disse portando una mano al petto, ed immaginando che poi ognuna potesse presentarsi da sola. «Immagino che i civili siano stati evacuati. Siamo arrivate il prima possibile, da quanto va avanti?» Si riferiva ovviamente all'assedio, benché ricordasse come la storia aveva fatto il suo corso, voleva capire per quanti mesi i ribelli erano rimasti a difendere Gerusalemme, così da calibrare le proprie intenzioni anche in funzione di quelle informazioni. Le venne spontaneo scusarsi per il ritardo, benché non avesse avuto voce in capitolo su quel punto fin dalla partenza. Indagatrice, osservò le truppe a loro disposizione, e per un attimo il suo cuore mancò un battito, quando vide quegli strani essere armati fino ai denti. Erano simili a quelli che aveva affrontato in Messico, ma era possibile che quella fosse la versione più "buona" degli stessi? C'era da fidarsi? Di certo Amber non si sarebbe lasciata sedurre dall'idea che non vi fosse niente di losco in agguato, troppo a lungo si era convinta che maghi e babbani fossero gli unici presenti. Era il libro di Peverell a generare quegli orrori? «Dove sono i rifornimenti dei romani, quali sono i loro punti deboli?» Chiese agli alleati nella speranza che qualcuno avesse potuto dare loro una visuale maggiore, o anche solo poche informazioni essenziali. «I nostri già li vedo. Dovremmo rimediare anche a quelli»

Quello che gli invasori avevano lasciato al primo passaggio era ancora lì, pronto ad essere sfruttato a loro vantaggio. Si concentrò su un oggetto in particolare. Un Balista ancora sufficientemente ben messa all'interno delle mura. Senza remore puntò la bacchetta contro quell'arnese bellico e senza temere ripercussioni, appurato che gli stregoni erano effettivamente accettati, si concentrò. C'erano ancora pietre che volavano sopra le loro teste, ma sapeva che finché non cadevano sulla sua, poteva ancora concentrarsi. Anni di esercizio e studio sarebbero stati d'aiuto in quella situazione, ed era anche per scoprire se aveva ragione, che aveva accettato di prendere parte a quella spedizione. Forse quella balista non avrebbe fatto la differenza, ma il suo piano avrebbe preso forma un po' alla volta, ed entro la fine di quella battaglia i romani non avrebbero nemmeno sfiorato il Tempio e ciò che lo circondava. Seguì i tratti del macchinario, memorizzò i punti in cui il legno veniva spezzato dalle funi e si concentrò sulla perfetta replica che avrebbe dovuto farne. *Geminio* la formula risuonò nella sua mente, e la bacchetta rimase puntata sul preciso macchinario. Se tutto fosse andato come sperato sarebbe apparsa una seconda balista identica alla prima in tutto e per tutto. Due erano meglio di una, e se fossero divenute più grandi sarebbe stato meglio ancora! Per quello indicò a Mary di eseguire un determinato incanto su un'altra balista: ognuna avrebbe pensato alla propria. «Bene, tienilo a portata di mano» rispose poi, ricordando la funzione di quel particolare oggetto.


In sunto = Un po' di "sane" preoccupazioni su quanto in procinto di fare, con un'aggiunta di desiderio di tenere i Romani fuori dai piedi e quel pizzico di sprezzante fastidio nei confronti di William (sia mai che non sia così! ♥) Reazione all'incontro con umani e stregoni ed alla vista degli Algidi, di cui personalmente si fida poco. Breve dialogo con Nieve. Dialoga e chiede informazioni ai suoi alleati. Prova a castare un Geminio su una balista interna alle mura. (una di quelle non prese di mira da altri eventuali incanti). Indica a Mary di eseguire un altro incanto su un'altra Balista.

Danni subiti
//
Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Spilla Luna Calante
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla (contiene):
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Soporifera (x1)
- Intruglio Confondente (x1)

 
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_fango
view post Posted on 18/3/2018, 17:55




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Uno a uno nuovi e vecchi volti cominciarono a entrare nell'ufficio del Preside, facce viste per i corridoi del castello o nel giardino; e tra quelle un'identità sconosciuta, un uomo sulla trentina dai capelli rossi, rapido ad avvicinarsi a Peverell e dai lineamenti marcati, forse un'altra guida? Avrebbe potuto prenderlo come un'offesa personale, ma non era quel genere di persona: era invece ben felice di potersi dividere i compiti con qualcun'altro, considerato come erano andate le cose l'ultima volta. Fu l'uomo per primo a presentarsi, porgendo con semplicità una mano che Ethan afferrò senza esitazione.
"Carter" rispose, accompagnando alla semplice informazione un sorriso tirato, eppure per quanto possibile cordiale. L'aspetto e lo strano cognome dell'uomo lo identificavano con alta probabilità come irlandese, il suo odore raccontava di una persona pulita, ma non rivelava la particolarità del suo mestiere. Il breve contatto si concluse così come era iniziato, Weiss doveva aver intuito che il Guardacaccia non era una persona particolarmente loquace, e aveva intuito bene. L'arrivo degli ultimi studenti e l'inizio del monologo introduttivo del professor Peverell li tolse dall'imbarazzo di doversi ulteriormente conoscere.
Ogni volta che sentiva il vecchio professore parlare di storia desiderava di esser stato - a suo tempo - più attento nella materia. Il nome della città santa rievocava per lui giusto qualche nozione biblica, quello dell'impero romano l'immagine di un impero fortemente militarizzato ed espansivo. Le uniche informazioni utili che poté trarre da quel discorso furono che Weiss era un ex studente - prevedibile - e che questa volta il gruppo sarebbe stato diviso in due, con ciascuna parte a supportare un diverso fronte di quella guerra. Le sue labbra si serrarono al pensiero di cosa gli studenti avrebbero potuto vedere nel corso di quell'escursione nel tempo: la guerra non era cosa particolarmente duttile, cambiavano le armi e le maledizioni, ma il sapore di fondo era sempre il solito. Comprendeva perché il Preside volesse esporre i suoi alunni a un qualcosa di simile in un ambiente controllato, era certo che l'interesse storico contasse, seppur secondario, eppure non riusciva del tutto ad accettare quella cosa come "giusta". Continuava forse a sottovalutare quei giovani? Lui, a quell'età, sicuramente non avrebbe sopportato di vedere in prima persona gli orrori di una guerra. Ma aveva accettato quell'incarico, avrebbe svolto il suo compito finché possibile. Ebbe giusto il tempo di ascoltare le ultime parole del professore - notando con piacere come questa volta il suo nome fosse stato azzeccato - e di dare una sbirciata alla mappa sulla sua scrivania cercando di memorizzare il corso delle mura dell'antica città, prima che la magia si compisse ancora una volta: una pagina veniva aperta, il potere del libro scatenato, la realtà alterata. Qualche istante e l'ufficio non fu altro che una memoria del futuro.

Si ritrovo straordinariamente in piedi - una cortesia del professore? - in un altro luogo, in un altro tempo. La sua mente accelerò istantaneamente ogni processo nel tentativo di star dietro al repentino cambio di input: la luce era decisamente diminuita, gli odori cambiati del tutto, e una cacofonia di rumori stridenti aveva appena accolto il loro arrivo in una piccola stanza disadorna e dal basso soffitto, forse un magazzino di vasi. Mentre le sue pupille si dilavano e gli occhi correvano al resto del gruppo - ora dimezzato - nel tentativo di capire con chi il fato l'avesse accoppiato, un improvviso tonfo proveniente da sopra il soffitto stesso fece sobbalzare l'intera comitiva, ora sommersa da una pioggia d'intonaco e polvere. "State tutti bene?" chiedeva una voce preoccupata, proveniente dalla giovane ragazza bionda che pochi minuti prima Peverell aveva appuntato caposquadra. "Mademoiselle Hydra", un nome del genere era difficile da scordare; ancor più se appaiato alla tempra e attitudine al comando che la giovane sin dai primi istanti aveva mostrato: aveva capito tutto, o perlomeno molto più di lui, già dava comandi e divideva il gruppo in due diverse squadre così da poter difendere una più ampia area, con la flemma di uno stratega d'altri tempi. Era probabile che Peverell stesso avesse educato in privato lei e l'altro caposquadra - il giovane ombroso che aveva partecipato all'escursione dell'anno prima - ma la cosa non dispiaceva Ethan nemmeno un po': e se anzi difficilmente avrebbe accolto la proposta di dividere ulteriormente il gruppo, l'idea di lasciarne metà sotto l'occhio attento di quella astuta diciottenne non sembrava preoccuparlo più di tanto. Proprio in quell'istante lo sguardo di lei si volse nel suo, e per un brevissimo flash rivide una Suzanne molto più giovane guardarlo nello stesso modo, ma con significato ben diverso. Miss Hydra gli stava concedendo fiducia - per quello lasciava a lui metà del gruppo - ma c'era qualcosa di più, una velata minaccia che non riusciva del tutto a cogliere, una tacita richiesta di rispetto e impegno verso un compito che evidentemente doveva starle particolarmente a cuore.
"Tranquilla." Una sola parola a colmare quanto lo sguardo non poteva dire, prima che gli occhi volgessero alla meta designata dalla loro stratega.

Il viaggio, per quanto breve, fu ricco di sorprese. Si ritrovarono a camminare in una vera e propria città fantasma, popolata solo da manipoli di combattenti e da strane creature ombrose, probabilmente evocate da qualche mago dell'epoca e impegnate a pattugliare le colossali mura esterne. Grosse pietre - simili a quella che doveva aver colpito l'abitazione nella quale erano apparsi - solcavano continuamente il cielo abbattendosi a casaccio sulla città o infrangendosi su invisibili barriere magiche tese a mezz'aria, facendo rovinare piogge di pietrischi sui ribelli. Osservando una di queste pietre - particolarmente più grande delle altre - precipitare da qualche parte sulla città di mezzo, Ethan si chiese quale contenuto informativo avrebbe potuto trarre uno degli studenti dall'esperienza di essere colpito e ridotto in poltiglia da uno di quei macigni. Probabilmente il professore non ci aveva pensato, e tuttavia per l'intero tragitto nessuno di quei proiettili giunse anche solo vicino al colpirli. Il suo sottogruppo era composto da due giovincelli castani, non più che sedicenni, e una signorina dall'aspetto leggermente più maturo, il viso ovale circondato da una cascata di capelli rossi. Non erano un manipolo di agguerriti mercenari ma sembravano cavarsela, se si ignorava la smorfia disgustata e prossima al vomito sul volto di uno dei due ragazzini; pensare di affidare a loro la difesa dell'intera fortezza Antonia era tuttavia un piano di dubbio successo, specie se si considerava che l'accesso più rapido al Tempio si trovava a pochi passi dalla stessa.
"Mi devo allontanare per un po'" enunciò con voce chiara ai tre ragazzini quando la meta fu ormai a meno di due minuti di cammino. Lo sguardo del Guardacaccia passò sui due giovani prima di fissarsi negli occhi della ragazza; probabilmente l'avrebbero preso come un tradimento, un vero e proprio abbandono, ma per quanto continuasse a pensarci quella era l'unica soluzione plausibile per garantire un minimo di sicurezza all'intero sottogruppo. "La fortezza è affiancata da ambo i lati da porte, è probabile che i romani puntino a quelle per entrare. Mi assicurerò che almeno una delle due sia sigillata a dovere, così che non possano accerchiarci. Voi dirigetevi dove stabilito e cercate di non esporvi troppo fino a che non sarò tornato." Una spiegazione sommaria e rapida, ma non poteva permettersi di più: se fosse giunto alla porta quando gli arieti erano già in posizione, quel suo sforzo sarebbe stato del tutto inutile. La mano stentò per qualche istante a trovare la bacchetta nei nuovi abiti adatti all'epoca che il libro gli aveva affibbiato - facendolo somigliare a un ridicolo beduino del deserto - quindi trovatala la puntò a buona distanza dal palmo della propria sinistra, concentrandosi su uno dei giganteschi lumaconi che trovava talvolta nel giardino di Hogwarts al mattino dopo una nottata di intensa pioggia; la sua scarsa immaginazione delineò le linee curve del guscio, il corpo viscido e le corna vibranti nell'umidità dell'alba, quindi cercò di proiettarle nella realtà, la mano che già provava a stringere la figura eterea: "Limacasortia*". Una volta che la bavosa creatura fosse stata effettivamente nel suo palmo ne avrebbe picchiettato il guscio un paio di volte con la bacchetta così da farla ritrarre, prima di porgerla alla giovane dai capelli rossi. "Tienila in tasca, dovrebbe essere abbastanza terrorizzata da non provare a uscire. Se scompare, saprete che mi è successo qualcosa mentre provavo a sigillare l'accesso alla città. In tal caso, cercate un posto al sicuro e restateci." Un ultimo sguardo ai tre giovani e si sarebbe voltato, dirigendosi a passo svelto (per quanto l'ampiezza della veste lo consentisse) verso la sua nuova, provvisoria meta.


Sunto: Ethan si presenta brevemente a Aiden, riflessioni su war never changes, si ritrova nel passato, wow Amber è proprio matura, si dirige col suo sottogruppo verso la meta. Quando sono ormai davanti ad essa comunica agli altri che si deve allontanare per sigillare una delle porte adiacenti alla fortezza, cerca di evocare una grossa Chiocciola (* il nome latino specifico per la chiocciola non c'è, ho usato quello generico per la lumaca) e la dà a Thalia. Buon compleanno.
Poi si dirige verso una delle porte inciampando negli abiti da beduino.



Ethan Carter
PS: 184
PC: 148
PM: 117

EXP: 27.5

Inventario:
- NUOVO Vestiario (CLICK) negrezza non inclusa.
- Bacchetta di Castagno, nucleo in Unicorno (tasca della veste)
- Stivaletti Lewam Markis (ai piedi)
 
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view post Posted on 19/3/2018, 23:03
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Abbandonate Ogni Speranza, O Voi Ch'Entrate

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I tempi della difesa erano iniziati.
Per quanto si volesse girarci intorno, erano tutti o quasi in una situazione incresciosa. Tra l'incudine e il martello, nel dubbio sul quando sarebbe calato, ma nella certezza che presto o tardi un martello si sarebbe abbattuto. I Ribelli, bersagliati come a un novello poligono di tiro, sembravano essere il piattello di una nuova sinistra disciplina olimpica, i Romani, una mandria di sciacalli pronti a libarsi dei poveri resti di quanto sarebbe rimasto. Eppure, se l'erano cercata loro, no? Era Roma ad essere nel giusto, a pretendere di ripristinare la legge, a seguito di quella che era stata una grave inadempienza di un intero popolo sottomesso. Il perdono non era più contemplato, sarebbe arrivati sino alla fine. Se quella era l'intenzione dei primi, ancora più granitica e convinta era l'idea che si erano autoimposti all'interno delle mura. Sarebbero morti comunque, tanto valeva... vendere cara la pelle. L'approntamento delle difese proseguiva alacremente, sotto il nuovo impulso degli ultimi arrivati. Se la sarebbero cavata? Sarebbe bastato? Le Ballistae si moltiplicavano, l'ultimo Profeta che in quelle terre aveva mostrato un certo feeling con la moltiplicazione, pur non essendo certo un grande matematico, non aveva fatto una bella fine, ma non sembrava che quelle giovani menti fossero ancora oppresse da tali pensieri. Nuove squadre di artiglieri si presentavano a ricevere in dote le armi, che silenziosamente mettevano in funzione sotto lo sguardo interessato dei presenti. Certo, erano artiglieri improvvisati, probabilmente servi che avevano semplicemente per una vita assistito alle operazioni senza mai svolgerle di persone, ma dopo tutto non serviva nemmeno chissà quale mira. Si trattava unicamente di passare le mura, e sperare di trovare qualcosa. Nulla di impossibile, visti i numeri. Intanto una nuova vita era sbocciata, un padre non troppo affettuoso (J) aveva già affidato la pargoletta, e se l'era filata. Era quella la guerra? Le intenzioni dei pochi rimasti erano chiare, tirarsi dietro la porta, sprangarla, ma non appartarsi saggiamente in una qualche cantina a montare la guardia alle provviste, caso mai qualche bifolco avesse ceduto a qualche tentazione del ventre. In quello non sembravano degni discepoli del loro dissolto mentore. Erano quindi iniziati i lavori di alta carpenteria, per sigillare il pertugio. Mastro muratore per l'occasione non meno che un Serpeverde, armatore un secondo Serpeverde, e alla betoniera una Tassorosso. Una triade agguerrita dalle idee almeno apparentemente chiare. In effetti i detriti presenti e sparsi a casaccio si stavano gonfiando, restava da definirsi se il peso specifico della pietra restasse inalterato, o inavvertitamente risultasse diluito e spalmato sulla nuova superficie di gran lunga più estesa. Eppure il Serpeverde (Z) ce l'aveva fatta. Era ora il turno della Tassorosso (T), la 'calcina' avrebbe attaccato? Con una certa ritrosia, rampicanti robusti e non certo molto belli stavano emergendo dal terreno, accogliendo a braccia spalancate pietre e macerie sempre più grosse. Se c'era il cemento, mancava ancora l'armatura, sarebbe riuscito nel suo intento il terzo (M)? Anche in quel caso sembrava di sì, mentre la pietra si scuriva velocemente, nemmeno il sole la stesse abbronzando rapidamente, una quarta mano era all'opera (Y3). Mentre il resto degli uomini era all'opera muovendo e spostando pietre e macerie per metterli in linea e proseguire nell'opera, vapori sulfurei si levavano dalle pietre già inglobate in quella muraglia. La componente metallica ridestata dal Serpeverde, si stava ora velocemente fondendo, collandosi con le pietre vicine. Un muro largo, alto e spesso in rapida crescita ostruiva ora completamente il passaggio, quasi fosse esso stesso un essere vivente. Stava crescendo? Come avrebbero fatto a raggiungere il Guardacaccia, e come avrebbe fatto quest'ultimo a ritrovare il resto del gruppo era però un bel mistero. Uno di quelli destinati a non essere risolti. Ecco invece che un leggero contatto con la Grifondoro (N) batteva un colpo, che la Tassorosso potesse ritenersi soddisfatta? I lavori procedevano alacremente, e le prime informazioni si riversavano come un mare impetuoso sulle spiagge della Bretannia.


Tutto si può fare giovin Signore, è solo una questione di tempo. Non ne abbiamo più moltissimo prima che sfondino, dobbiamo quindi scegliere semplicemente a cosa dare priorità, è improbabile che avremo il tempo di concretizzare tutte le idee. Comunque sì, Aronne (Y4) eseguirà le riparazioni, dovremmo poter contare su una decina di statue in poco tempo.

Intanto, mentre anche le riparazioni ricevevano impulso, il non più giovanissimo Guardacaccia risaliva una scala infinita, immerso nella cupa tenebra, intervallata di tanto in tanto da tristi pianerottoli, dove una torcia gli dava un caldo benvenuto. Era forse finito nelle viscere di una montagna? L'aria stantia, e il fiato grosso non sembravano nemmeno essere di grande aiuto, ma tant'era. Quanti ne aveva già percorso? Duecento? E non sembrava nemmeno potesse esserci possibilità di errore, non aveva ancora trovato porte. Guadagnata che infine ebbe la meta, tornò a vedere il cielo chiuso tra quattro mura. I rumori dell'assedio tornano in primo piano, i Romani erano lì? Eppure proseguì ancora, sino a raggiungere la sua meta, senza che ulteriori contrattempi lo frenassero. Era infine arrivato il tempo di agire? Cosa avrebbe fatto? Dopo tutto sembrava una zona tranquilla.
Era poi la volta degli onori di casa per l'altro gruppo.
Con tanto di tavoletta di benvenuto?


Quattro mesi, le legioni sono ormai accampate qui fuori da quattro mesi circa. La città di mezzo è completamente evacuata, i civili sono tutti dietro le mura di Salomone nella città vecchia. Ma perdendo la città di mezzo di fatto Gerusalemme verrà spezzata in due, da un lato il Tempio e la città bassa, dall'altro la città alta, con difficoltà notevoli nel raggiungere questi due punti. I rifornimenti romani sono nelle retrovie, al momento fuori dalla nostra portata, ma ci stiamo lavorando. Mentre il principale punto debole delle legioni è il morale, ai romani piace ancora meno che a noi questa storia, sono stufi e vogliono tornarsene a casa, ma non possono. Sanno che dopo questo muro ne avranno davanti un altro, ancora più formidabile, e senza punti deboli. Ma venderemo cara la pelle, questo è certo. Ma ecco qui, è appena arrivata una staffetta.

Intanto, all'esterno delle mura, Roma proseguiva con i suoi piani.
Quanto questi sarebbero risultati era ancora da vedere, ma almeno avrebbero tentato. Morire tentando, era pur meglio che morire sperando, no? C'era parecchia concitazione, e movimento, il flusso di forze e materiali continuava ad essere massiccio, segno che una nuova manovra era in corso. Il cielo continuava ad essere punteggiato di strane ombre, il cui contorno era proiettato a terra, e nelle retrovie una densa nube di sabbia sollevata sembrava accennare a che qualcuno li stesse raggiungendo. Terminate le presentazioni tra gli ultimi arrivati, e le forze già in campo, prima ancora che seguissero le preziose spiegazioni, il nuovo tentativo di far breccia nella difesa avversaria. Punta di diamante dell'attacco l'Auror, risoluto nell'idea di voler scomodare un signor incantesimo, per cercare almeno temporaneamente di aprire uno spiraglio in una signora difesa. Quanto fosse equilibrata la situazione tra difesa e attacco, da che parte pendesse l'ago della bilancia, era ancora presto per dirlo, e il giovane non sembrava avervi prestato troppa attenzione. Eppure, spesso volere era anche potere, che quello potesse essere un ulteriore caso? O l'eccezione? C'era poi la questione della sincronicità dell'attacco, un coordinamento difficile, tra uomini, esseri e cose disperse in un'ampia zona, caotica e in fermento. Quanto impiegava un incantesimo a guadagnare la meta? Quanto un proiettile di ballista, e quanto il pietrone di un onagro? C'era poi l'esperienza, quanto spesso il giovane aveva ricorso a un tale incantesimo, in una situazione tanto stramba, quanto improbabile? Sarebbe bastato il volere? Non restava che tentare. L'invito al coordinamento e alla cooperazione del loro Capospedizione sembrava non aver sorpreso più di tanto i centurioni, e il loro seguito, la complessa macchina bellica latina era già all'opera per intercettare nei limiti del possibile e probabile quel nuovo tentativo. Dove li avrebbe condotti quella via? Ancora presto per dirlo, o forse lo sapevano? Il Corvonero (D) aveva intanto raggiunto l'ariete, e le centinaia di uomini nei suoi pressi, all'ombra delle mura di Gerusalemme. Nonostante la sicurezza che nutriva per il proprio operato, un minimo di scoramento davanti a tanta imponenza sembrava d'obbligo. Eppure, senza troppi problemi, tra un giavellotto e una freccia piovuti apparentemente casualmente dal cielo, l'ombrello della difesa si aprì, isolando quell'angolino remoto di mondo. Un angolino che sembrava voler essere ricordato più per l'odore, particolarmente maschio, che non per le bellezze faunistiche. Ma in fondo avevano altri problemi. Era infine giunta l'ora del grande piano. L'Auror si dilettava con il triangolo, mentre già i bombarda scaldavano i motori, chi dei due sarebbe arrivato prima? Già i proiettili erano in aria, che i bombarda si abbattevano sullo scudo, e il triangolo raggiungeva il suo apice. I proiettili si abbattevano sulla barriera, e questa risuonava di una nota sinistra, ma incredibilmente alta. Cos'era? Il canto del cigno? La rincorsa dell'ariete terminò ancora una volta contro l'azzurro della magia delle difese, e gran parte di quanto era stato lanciato a quell'indirizzo impattò provvidenzialmente contro lo scudo del Corvonero (D) ancora attivo. Più indietro, dopo diversi secondi di quell'acuto, tenuto in sospeso, come una corda pronta a spezzarsi, una scarica di corrente elettrica investì l'Auror, calciandolo diverse yarde più indietro, dolorante. Ce l'aveva fatta? Apparentemente no, ma qualcosa era pur successo. Che avessero appena compiuto involontariamente un primo passo in avanti? Anche uno indietro, ma contavano i progressi. In apparenza tutto sembrava essere rimasto uguale, ma...
Mentre il fato delle porte si compiva, e i bombarda trovavano la meta, il piano del secondo gruppo prendeva forma e luogo. Era tempo di agire. Prese delle utili precauzioni anche la giovane Serpeverde si aggrappò al Grifondoro (O), erano infine pronti a tentare la sorte. Lanciata la fune, in un guizzo di genio che molti aveva lasciato sorpresi, la scalata verso il milione era iniziata. La distanza da percorrere non era molta, ma comunque consistente, piede su piede procedeva la risalita. Mentre il triangolo si completava, raggiungevano l'apice delle mura, e tentavano la scavallata. La nota acuta accolse il loro arrivo. Come avessero fatto a toccare la pietra aldilà della barriera era un vero e proprio mistero, di fatto la barriera era temporaneamente scomparsa? Proprio in quel punto. Possibile? Lo scudo evocato in tutta fretta dalla Corvonero (H), venne immediatamente testato, in parte anche a sorpresa. Non erano ancora arrivati, che già la festa era iniziata? Diverse yarde alla loro destra si stagliava netta una torre, tutto intorno sugli ampi camminamenti una pattuglia di esseri piccoletti (Algidi), ma agguerriti, armati di scimitarre era già pronta all'attacco. Un primo torrente di fuoco aumentò nell'immediato la temperatura dello scontro, se già faceva caldo, dietro quello scudo sembrava di essere nel più profondo pertugio di una fornace. Erano in tre, contro quanti? Da dove era arrivato il fuoco? E a cosa servivano i mantelli, se di fatto li vedevano? Li vedevano? Erano lì, erano tanti, e aspettavano, evidentemente qualcosa doveva pur essere successo.
Terminato l'attacco intanto, ecco tornare il centurione, foriero di qualche spiegazione, forse.
Sarebbero state utili al Serpeverde (W)?


Certo, la barriera è nostra. Abbattere la precedente ci è costato centinaia di uomini, e tre mesi di assedio, ma la conosciamo a sufficienza, avendola creata noi, quando eravamo ancora dentro Gerusalemme. L'unico modo è saturarne le capacità difensive attaccando. La barriera avvolge come un bozzolo la città, in maniera concentrica, nei momenti in cui le sue capacità sono saturate riusciamo a far passare qualcosa, ma non è comunque determinabile a priori cosa sarà in grado di passare. E questo non possono determinarlo nemmeno dall'altra parte del muro. Sarà più di un mese che stiamo martellando il nuovo fronte, con qualche risultato. Le difese stanno calando, ma restano comunque le mura. Il palazzo di Erode mostra qualche leggero segno di cedimento, mentre martellare l'Antonia è come prendersela con un sasso, sarà ancora lunga. Le nostre migliori speranze vanno verso queste mura. Ma che mi venga un colpo, cosa sta accadendo?

Infatti gli imprevisti non erano finiti lì.
Se il trio sulle mura avrebbe avuto molto a cui pensare, e molto altro da fare, il resto della brigata non sarebbe comunque rimasto con le mani in mano, sperando che il bel tempo tenesse. Non c'era neanche tempo per improvvisare un qualche castello con la sabbia, o per concedersi una bella bicchierata. Inaspettatamente, quanto improvvisamente gli enormi battenti della porta di Ephraim si stavano aprendo, intorno da altre porte celate nelle mura stavano fuoriuscendo sciami impazziti di Ribelli. Centinaia di individui si stavano riversando come un fiume in piena fuori dalla città assediata, varcavano sciolti la barriera difensiva, e attaccavano battaglia contro le truppe romane colte più che impreparate rispetto a quel nuovo inatteso scenario. Certo, non era la prima volta che accadeva, ma ogni volta era sempre peggio. Cosa avrebbero dovuto fare? Per giunta, il Corvonero (D) e il suo scudo erano ancora lì, al centro di quello che sarebbe stato un chiaro scontro. Cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbero dovuto soccorrerlo? Qual era l'obiettivo dell'attacco? Le due opposte fazioni si stavano mischiando, il fronte unitario delle legioni era spezzato, dallo scontro ordinato di due eserciti in campo aperto erano scivolati nell'arco di pochi istanti in singoli scontri tra singole unità, qui e là multipli, altri banali duelli dall'esito ancora più incerto. Da un lato legionari e Smilzi, pressati come sardine e spinti in avanti dall'arrivo di rinforzi dalle retrovie, dall'altro Algidi e Ribelli che si facevano largo seminando il caos, sostenuti dalla grandine piovente dalle mura. Migliaia di individui concentrati in poche centinaia di yarde quadrate, all'ombra delle mura. E non era finita, da nord stava caricando anche la cavalleria romana. Che il rischio concreto in quel momento fosse lo sbandamento stesso delle forze in campo? Il Cesare era arrivato per quello? Per quanto certo la sua figura potesse non poco rincuorare gli uomini, e la cavalleria dare sostegno allo sforzo di contenere i Ribelli sotto le mura, restava il caos dilagante, aumentato esponenzialmente con il loro arrivo. Chi era con chi? Chi doveva fare cosa? La disciplina di Roma sembrava essere stata gettata alle ortiche, e la perfetta macchina bellica della un tempo Repubblica arrancava sotto il peso dell'iniziativa dei singoli. I Romani non erano barbari, le legioni non erano abituate a quel genere di scontri. Erano attimi concitati, nei minuti a venire tutto sarebbe tornato sotto controllo. Almeno c'era da sperarlo, per gli uni. Per gli altri c'era solo da sperare che andasse diversamente.

Nel peggiore dei momenti possibili, quando ancora non avevano agito, e nell'immediatezza di doverlo fare, un fulmine lo colse (O). Non poteva controllarlo, ed era arrivato, come un treno svizzero che si vantasse di aver percorso 800 miglia e essere a destinazione con un minuto di anticipo, la visione lo accolse tra le sue braccia. Stava delegando tutto alle sue due uniche gregarie? Si sarebbe ripreso in tempo? Che avrebbero fatto? (Quanto segue è esclusivamente per O)
Erano sottoterra, tra le pareti puntellate da spesse travi di quella che sembrava la canna di una metropolitana decisamente ante litteram. Dritta come un fuso puntava in avanti decisa, una galleria, ampia abbastanza da permettere il passaggio di diversi uomini affiancati, alta a sufficienza perchè l'elmo crestato di un centurione sfiorasse la volta. Decine di operai e legionari animavano quel cunicolo, picconi, martelli, pale, pietre, seghe e travi andavano e venivano in un ordinato e costante flusso. Cosa stavano facendo? Dov'erano? Perchè era finito lì sotto? Con chi era? L'aria umida e fresca dimostrava chiaramente che fossero sottoterra, ma da quanto tempo? E come ci erano arrivati? E soprattutto, che ci facevano dei legionari completamente armati a presidio di quel buco? Era in compagnia di altri navigatori del Tempo? Era solo? Decine di yarde più avanti, al chiaro delle torce, improvvisamente un fitto parlottare prese piede. Doveva essere la testa della galleria. Quello che seguì parve in un primo momento un risucchio, come acqua che filtrasse attraverso una scarico per forza della gravità, poi subito dopo una palla di fuoco giallo e viola risaliva ululando la condotta, facendo strage di quanto trovasse sul suo cammino. Sarebbe morto là sotto con quegli sventurati?



Dunque, dovremmo essere giunti a una, e dovreste aver ricevuto tutti una risposta. Gli scenari sono molti, e molte azioni sono avvenute circa in contemporanea. Non tutto è avvenuto sulla base della consecutio che avevate sperato, ma credo che sia funzionato meglio così, dando un'impressione di filo logico. Dal momento che non potete sapere in anticipo le risposte alle vostre domande, è più logico che tali domande seguano le azioni e non viceversa, il risultato altrimenti sarebbe che potreste fare esattamente il contrario di quanto non vi venga detto. Al netto di questo, ricordo a tutti che più la classe degli incantesimi che scomodate è elevata, ovviamente anche rispetto al vostro Pg, più la cura che dovreste prestare nell'esecuzione degli incantesimi dovrà essere rigorosa, a maggior ragione se ne chiedete la crezione dell'esecuzione stessa. Su queste cose non presto mai eccessiva attenzione, ma rispettate il lavoro degli altri, se lo richiedete espressamente. Ricordo anche a (B) che al netto dei tempi verbali che usate, è tutta un'ipotesi, sia cosa avvenga, sia quando avvenga. In particolare come ho scritto sopra se si tratta di coordinare un incanto complesso, con altre persone, e con l'intervento di pezzi di artiglieria. Non sappiamo la 'velocità' di un incantesimo, risulta improbabile riuscire a far sì che in T1 avvenga questo, in T2 avvenga quello, e in T3 avvenga l'altro. Soprassedendo a questo genere di dettagli, il vostro secondo tentativo con la barriera è andato in porto almeno parzialmente (la nota). I bombarda e tutto quello che avete lanciato è arrivato a destinazione, B è stato sbalzato all'indietro, mentre l'ombrello di D è rimasto aperto, per evitare che finisse in poltiglia, insieme all'ariete e ai vostri alleati. Avete anche ricevuto una spiegazione sulla natura della barriera, che in larga parte è stata creata dai Romani stessi. Inspiegabilmente lo sforzo cui l'avete sottoposta in 8, ha permesso il realizzarsi di un'idea apprezzabile, per quanto molto rischiosa. Il secondo gruppo degli assedianti è sulle mura, ma circondato da un fitto plotone di benvenuto. Lo scudo di H vi ha riparato, ora servono nuove idee per uscirne. Dopo questa serie di eventi, che quindi sono avvenuti circa in contemporanea, i Ribelli sono usciti in forze dalle porte, e infuria la battaglia sotto le mura. Tranne D che è nel mezzo gli altri non sono nelle immediate vicinanze, ma anche per questo andrà trovata una soluzione. La barriera è comunque tutt'ora funzionante e attiva, può essere quindi attraversata da dentro a fuori senza apparente problema, non sapete ancora se funziona il contrario, ma...
Dentro le mura invece, J si è allontanato temporaneamente dagli altri dopo aver lasciato un bavoso ricordo a T, mentre il primo gruppo si è dato all'edilizia, con l'aiuto degli alleati trovati nel luogo. Le statue sono state riparate, e potrebbero essere pronte all'utilizzo. Il secondo gruppo invece sta moltiplicando l'artiglieria con un certo risultato. Gli addetti alle telecomunicazioni appurano che effettivamente al momento il canale funziona a dovere ed è aperto (N, T). In chiusura la prima visione di O, subito dopo torna al presente.
I Ribelli hanno ricevuto il primo obiettivo secondario, i Romani lo riceveranno nel prossimo turno.



Le Statistiche:
William (W)
Punti Salute: 232/232
Punti corpo: 187/187
Punti Mana: 219/219
Exp: 29
Eloise (E)
Punti Salute: 199/199
Punti corpo: 128/128
Punti Mana: 123/123
Exp: 26,5
Oliver (O)
Punti Salute: 243/245
Punti corpo: 231/231
Punti Mana: 248/248
Exp: 36
Sophie (S)
Punti Salute: 153/157
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 101/101
Exp: 15
Megan (H)
Punti Salute: 141/145
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 98/98
Exp: 7,5
Aiden (B)
Punti Salute: 175/191
Punti corpo: 139/139
Punti Mana: 143/143
Exp: 28
Daddy (D)
Punti Salute: 295/295
Punti corpo: 263/263
Punti Mana: 274/274
Exp: 67
Alfio (X1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Valente (X2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Tizio (X3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Caio (X4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sempronio (X5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Amber (A)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 195/195
Punti Mana: 199/199
Exp: 33,5
Nieve (N)
Punti Salute: 151/151
Punti corpo: 119/119
Punti Mana: 118/118
Exp: 13
Mary (C)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 178/178
Punti Mana: 173/173
Exp: 18
Elhena (G)
Punti Salute: 210/210
Punti corpo: 142/142
Punti Mana: 142/142
Exp: 35
Davide (Y5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Gabriele (Y6)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giuda (Y7)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giovanni (Y8)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Elijah (Z)
Punti Salute: 127/127
Punti corpo: 78/78
Punti Mana: 72/72
Exp: 9
Thalia (T)
Punti Salute: 201/201
Punti corpo: 138/138
Punti Mana: 142/142
Exp: 24
Mike (M)
Punti Salute: 177/177
Punti corpo: 107/107
Punti Mana: 108/108
Exp: 19,5
Ethan (J)
Punti Salute: 184/184
Punti corpo: 148/148
Punti Mana: 117/117
Exp: 27,5
Simone (Y1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Elia (Y2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sarah (Y3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Aronne (Y4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?


La Mappa generale:
abFF0qI

Gruppo A: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste per coprire l'avanzata dei Romani. + Onagri

Gruppo B: 8 coorti. 4000 legionari (+4000 ausiliari) + Ariete + Torre. Muniti di Scorpiones e Balliste. + Onagri

Gruppo C: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste.

Gruppo D: 2 coorti. 1000 legionari (+1000 ausiliari) + Torre. Armati di Scorpiones e balliste.

Sempre nei pressi del punto A si trovano i Pg Romani.


Le altre due Mappe:




Prestate attenzione alle unità di misure (in yarde), in quanto le mappe non sono in scala.
Tutti dovrebbero essere dove volevano essere, o quasi.



Si procede il 25 Marzo, ore 21.59

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 25/3/2018, 00:04






Elijah Sullivan


16 Anni - 3° Anno - Serpeverde
Cielo della Luna


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Faceva un caldo esasperante. Elijah non tollerava il caldo, quella cappa infernale che ti entra nella gola. Lui era amante del freddo, della neve, dell'aria fredda che ti pizzica la pelle e ti fa stringere i pori. Era molto meglio stazionare davanti ad un caminetto acceso, quello aveva un senso. Quell'aria calda era un incubo, non ti permetteva nemmeno di allargare la visione. Gli sfondi non erano mai netti, ma tremolavano in modo curioso dietro a quell'aria pesante e quasi irreale.
Poi c'era il disagio, il doppio disagio emotivo che stava provando. Si faceva strada dentro di lui in modo sempre più prepotente. Aveva sempre adorato la Storia Antica, quella Egizia, Greca e Romana. Quando infilava il naso nei libri, era sempre stato affascinato dalle Legioni. La loro organizzazione, la loro fierezza, la bellezza delle loro armature. Si era chiesto mille volte come erano davvero. Sì, certo, i disegni dei libri erano piuttosto esaustivi, ma vederle dal vivo con i suoi occhi, mentre scintillavano sotto al sole, non aveva prezzo.
Lui invece era lì, vestito da pezzente, con quei disgustosi abiti giudei che gli graffiavano la pelle e gli davano prurito. A quel punto iniziava a pensare che, se loro avevano gli abiti degli abitanti di Gerusalemme, probabilmente i componenti dell'altro gruppo avevano avuto l'onore di poter indossare un'armatura Romana. Era solo una logica deduzione. Lui sarebbe morto per averne una addosso, per toccarla, per sentire il cuoio che gli sfiorava le gambe. Sarebbe morto per respirare quell'odore di vittoria che emanava. In quel momento le Legioni erano lì, in carne ed ossa, ma lui era dall'altra parte del muro, dalla parte sbagliata.
Ascoltò uno dei Ribelli con attenzione. Era per loro una certezza che la porta avrebbe retto ancora per poco e, a breve, le Legioni si sarebbero riversate nella città. Lui finalmente le avrebbe viste, proprio sotto a quel sole. Le avrebbe viste avanzare contro di lui, le lance che spuntavano dagli scudi, le spade sguainate e protette dalla compattezza dello schieramento. Quei Ribelli erano degli illusi, quello che avevano davanti non era un gruppo di soldati improvvisati. Quello che sarebbe entrato da quella porta era l'esercito più potente e organizzato dell'antichità, formato da uomini abituati a godere alla vista del sangue - proprio come lui - uomini addestrati sotto ogni punto di vista, sia fisico che militare.
Nel momento in cui avrebbe potuto ammirarle, probabilmente sarebbe morto, e quella non era proprio una bella prospettiva. Aveva bisogno di un'idea, di un pensiero felice. La vide immediatamente nella sua mente, fiera e bellissima nella sua divisa scintillante, i capelli biondi mossi da quell'aria irrespirabile. Si, quella era un'altra ragione per morire in gloria. Elijah sorrise senza rendersene conto. In quel momento era bellissimo poter pensare a Sophie, anche se solo per un istante. Un sogno meraviglioso prima di tornare all'orrenda realtà che lo circondava. Ora, come sempre, si sarebbe posto un obiettivo e l'avrebbe portato a compimento, costi quel che costi.

Mentre erano ancora a discutere le strategie, successe l'imponderabile. Era assurdo, era tutto troppo assurdo per essere vero. Le sue idee erano esatte e la sua volontà sempre più concreta. Ora il suo compito era piuttosto chiaro, proteggere Thalia mentre lei portava a termine quello che doveva. Compito all'apparenza banale, ma allo stesso tempo importante.
Si sarebbe posizionato a fianco della Tassorosso e avrebbe atteso con calma il suo cenno per eseguire l'incantesimo, solo a quel punto avrebbe cominciato a svuotare la mente. Non esisteva nulla in quel momento, ogni sfondo, ogni contorno, ogni essere umano che lo circondava sarebbe scomparso progressivamente. I suoi occhi si sarebbero fissati sul nulla, su quell'aria tremolante di caldo. Avrebbe pensato solo a quello che doveva fare, solo a quello che voleva fare. Avrebbe immaginato di plasmare uno scudo, semplice ma efficace, che avvolgesse lui e Thalia. Avrebbe spinto la sua forza di volontà allo stremo per raggiungere il risultato che voleva. Per farlo avrebbe dovuto crederci, avrebbe dovuto vederlo che prendeva forma includendo lui e la Tassorosso. Lui era più alto e da quel punto di vista era ottimo. Avrebbe disegnato davanti a sé un cerchio in senso orario sfruttando al massimo l'estensione del suo braccio destro e avrebbe pronunciato la formula - Protego




Riassunto: Elijah si lascia trasportare da mille pensieri che vanno dal suo interesse per la Storia Romana e per il suo desiderio di vedere Sophie. Si guarda intorno e si concentra sul compito che gli viene assegnato, proteggere Thalia con l'incantesimo Scudo. Azioni concordate con Thalia.



Statistiche ed equipaggiamento:

Statistiche:

PS: 127/127
PC: 78/78
PM: 72/72
PE: 9

Incantesimi:
Tutti quelli della 1° Classe ( esclusi i proibiti )
Tutti quelli della 2° Classe ( esclusi i proibiti )
Iracundia ( Incantesimo Proibito di 3° Classe )


Equipaggiamento:
Indossato:
- Cappa della Resistenza -> Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo; +8 Corpo; +2 Mana
- Guanti di protezione in pelle di drago

Nel marsupio:
- 1 fiala di Decotto di Dittamo
- 1 fiala di Pozione Corroborante
- 1 fiala di Mors Apparentis

In mano:
Bacchetta Magica ( Legno di prugnolo, Dente di Doxy, Sangue di Pipistrello, semi-rigida, 10 pollici )


 
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view post Posted on 25/3/2018, 11:28
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vmefomY

La goduria durò poco più di un istante.
Infatti, vedendo la barriera venir colpita ma non distrutta, Toobl, capì che qualcosa era andato storto in quel piano congeniato a puntino.
Dove avevano sbagliato? Cosa diamine era successo? Che i nemici fossero più forti di loro?
Vedendo parte degli uomini che avevano condotto l’ariete fissarlo dopo l’attacco, li scrutò per poi dirgli:


«NON E’ ANCORA FINITA. CE LA FAREMO! »

Un ringhio, un rapido sussulto sanguinolento che scosse il cielo e che doveva dare ai suoi compagni la forza per continuare a muoversi.
Se si demoralizzavano ora era finita, se non si aizzavano come cani al suo comando, il loro sangue sarebbe stato schiaffato a terra senza troppi problemi.
Osservando la sua posizione in quel tremendo scenario, notò di essere circondato da ribelli sia sopra le mura che a terra; che fosse giunta la loro disfatta?
Il giovane dentro di sé sentì la sconfitta farsi spazio.
Erano veramente andati così male? Veramente si erano meritati quel risultato così misero?
Senza perdere tempo, girandosi di scatto verso gli avversari, non pensò a cosa fare, ma agì e basta.
Cosa credevano? Pensavano che avrebbe lasciato quella guerra da codardo? Veramente pensavano che quel fallimento potesse prevalere sulla sua dignità?
L’orgoglio di quella stirpe era forte in lui, così come le parole che aveva detto in precedenza.
Se c’era una cosa certa in quella guerra era che Daddarius avrebbe dato la vita per i Romani che stavano con lui, anche azzardando magie d’alto calibro.
Quelle truppe non dovevano subire danni; l’ariete non doveva subire danni; lui, doveva fare male.
Osservando i Ribelli avvicinarsi, non pensò a cosa fare, sicuro che quello scontro lo avrebbe vinto.
Come Longino, lui, fedele alle sponde del Tevere che avevano cresciuto e curato la Lupa Capitolina, avrebbe calato la sua spada sulla testa dei ribelli donandogli la pace che tanto desideravano.
Con agilità e arguzia, avrebbe trafitto i loro corpi, grazie alla rabbia che pervadeva il suo corpo. La sconfitta era stata preventivata, ma lui voleva giocarsela al 100%.
Iniziando a compiere due cerchi concentrici, mentre il suo sguardo rimaneva sui corpi guidei in avvicinamento, sentì la sete di sangue farsi avanti; la sua furia li avrebbe scaraventati in un freddo oblio.


«Iracundia.»


Disse con fermezza e assoluta chiarezza nella voce mentre il braccio piegato concluse il secondo cerchio. Non gridò, non esagerò perchè la rabbia richiedeva la carne e limitava la sua esuberanza.
Sentiva l’adrenalina incanalarsi nel suo strumento magico; non poteva fare altro che assecondare ciò che provava e che poteva solamente esplodere dalla punta della sua bacchetta.
Oramai la sua mente era pronta a vedere lo schiantesimo colpire i nemici davanti a lui per renderli polvere, mentre uno scudo si sarebbe generato per proteggere l’ariete che serviva a scardinare le porte di Gerusalemme.
Se tutto fosse andato da piani e davanti a lui si fosse creato una sorta di protego, lo avrebbe utilizzato nuovamente per fermare gli attacchi che si dirigevano verso i suoi compagni.
Come Magus aveva promesso a loro che avrebbero varcato la soglia e sarebbero arrivati a conquistare quella dannata città.
I Gerosolimitani dovevano morire nella più grande delle ingiustizie. Roma aveva bisogno di tornare grande.





- Punti salute: 295
-Punti Corpo: 263
-Punti Mana: 274
-Punti Esperienza: 67
Vede che l’avanzata dell’ariete si arresta, quindi incita i romani a non abbattersi.
Osservando rapidamente la situazione, nota che si trovano nei guai e quindi esegue un iracundia volto a distruggere i ribelli a terra che avanzano verso di loro e a proteggere l’ariete.

-Vocazioni: Legilimens, Elementalista inesperto (Acqua)
- Oggettistica:

1)Ciondolo della Fenice: chi indossa questo ciondolo, composto da una piuma di fenice e una sfera molto resistente
che contiene sangue di drago ungherese, non viene percepito da alcuna creatura magica nell'ambito di gioco in cui si trova
(licantropi trasformati compresi). Ha quindi la possibilità di agire indisturbato eliminando il contatto visivo
con le creature magiche.


2)Anello:
Un anello da uomo, precisamente da pollice, in palese argento con sopra la sottile incisione di un corvo con le ali spiegate.

3)Calzature degli Elfi: Scarpe prodotte dagli elfi, migliorano gli incantesimi.


4)Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme.

5)Mantello Awards: Oggetto di grandi avventure, legame di intensa follia: un Simbolo, dunque, del lavoro di squadra, dell'unione e della condivisione della migliore stravaganza di tutti i tempi e di tutti i mondi. La bandiera della Squadra Vincitrice è stata stracciata e ad ogni membro del team stesso verrà consegnato un semplice fazzoletto, un pezzo di stoffa del colore che tanto lo ha caratterizzato nel corso del torneo. Tale straccio presenta sul tessuto lo stemma di Penrose, il triangolo impossibile, e potrà essere portato come foulard o come fascia per capelli, ma il suo potere consiste nel mutare dimensioni a seconda della volontà della persona che lo indossa; potrà dunque ingrandirsi per divenire un mantello lucente, dai contorni scuri e dallo stile classico ma elegante, da mettere nelle sere d'estate per coprirsi dal vento oppure nelle giornate invernali per contrastare il freddo pungente o la neve ribelle. Gloria e fama saranno dati a coloro che indosseranno tale veste, poiché il simbolo degli Awards sancirà per sempre il loro scacco matto al Labirinto dei Fandom e non solo. Possibilità di renderlo nuovamente fazzoletto. Attenzione: ogni cambiamento, da straccio a mantello e viceversa, si attiverà con la semplice volontà.
6)Cuspide Scarlatta:Ditale simile al pungiglione di uno scorpione, interamente in argento. Chiunque lo indossi avrà il potere di pungere un mago creando una ferita dalla quale inizieranno a sgorgare litri di sangue. Il sangue sarà solo una mera illusione ma il senso di affaticamento e confusione della vittima sarà reale.

7)Guanti di pelle di Erumpent:Se colpiti rimbalzano gli incantesimi (1a e 2a classe diretti alle mani), la resistenza della pelle permette una presa salda e quasi impossibile da sciogliere.


- Attivo:
-Spilla Scuola di Atene
- Pozione dell'invisibilitá:Rende colui che la beve invisibile. (Durata: 20 minuti per ogni boccetta)
- paio di Orecchie oblunghe
- caramella dell'illusione
- polvere Buiopesto
- Pacchetto di Sigarette alle Erbe Magiche alla Belladonna



- Classi e Incantesimi:

*PRIMA CLASSE - tetto minimo 1 - tetto massimo 2 exp
*SECONDA CLASSE -tetto minimo 2 - tetto massimo 6 exp
*TERZA CLASSE - tetto minimo 5 - tetto massimo 15 exp (No Fattoriam)
*QUARTA CLASSE - min 11exp e 15 anni di età - max 25 exp e 17 anni (No Circumflamma,Colossum)
*QUINTA CLASSE - min 17exp e 16 anni di età - max 36 exp e 19 anni di età (Anche Stupeficium e Plutonis)
*SESTA CLASSE - min 24 exp e 17 anni di età - max 55 exp e 20 anni di età (Solo incantesi appresi durante le lezioni e Nimbus Grado)
*SETTIMA CLASSE - min 29 exp e 18 anni di età (Incanti appresi Protego Totalus)
 
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view post Posted on 25/3/2018, 14:09
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 191 ☘ PC: 139 ☘ PM: 143 ☘ EXP: 28


Nella mente dell’Auror non esisteva altro che quel dannato triangolo. Avrebbe fatto in tempo? Sarebbe riuscito a completare l’opera prima che gli altri iniziassero i bombardamenti sulla porta?
Una nota acuta si levò dalla barriera al momento dell’impatto e Aiden non fece nemmeno in tempo a realizzare quanto stesse realmente accadendo attorno a lui. Non ci fu modo di reagire, né di pensare se aveva sbagliato qualcosa: ormai era troppo tardi. Il rosso venne investito da una scossa elettrica che lo spedì a diverse yarde indietro, veloce come un missile. Se solo avesse saputo in tempo quale sarebbero state le conseguenze di tali azioni, avrebbe potuto girare i tacchi, gettare al vento la carriera da Auror e dedicarsi ad una professione Babbana come l’astronauta. In fondo, a conti fatti, avrebbe ottenuto lo stesso risultato, con la differenza che la propria salute non ne avrebbe risentito così tanto come in quel momento.
E se la partenza fu di suo piuttosto dolorosa, l’arrivo a destinazione fu peggiore: l’impatto avvenuto di schiena lo privò del respiro per qualche secondo, mentre la vista si fece improvvisamente sfocata e leggermente costellata dalle lacrime. I muscoli, specialmente quelli della schiena, oltre che alle ossa, protestavano in coro per tutta quella violenza gratuita. Perfino la testa risentì del colpo, sentendosi più stordito che mai, mentre le orecchie fischiavano.
«Ouch...» mormorò flebilmente.
Dopo essersi assicurato di non avere nulla di rotto e che poteva rimettersi in piedi, l’Auror si puntellò sulle braccia per mettersi, in un primo momento, a sedere. Mentre tentava di fare mente locale su quanto stava accadendo attorno a lui, notò che erano riusciti ad ottenere un buon risultato nonostante tutto. Alcuni gruppi di Ribelli erano usciti dalle porte e si stavano preparando a dare battaglia, ma ciò che Aiden realizzò nel fissare quel nuovo scenario, era che molti di loro si stavano spingendo nella zona in cui si era stabilito l’ormai noto Daddarius, intento a proteggere l’ariete.
Annaspando velocemente, recuperò la bacchetta accanto a sé e si rimise in piedi nonostante qualche segno di instabilità iniziale. Dannazione! pensò a denti stretti, mentre si lanciò alla carica, verso il Corvonero, l’adrenalina a mille. Sentirai che dolori domani mattina, Weiss.
Ma il dolore era la meno. In tutta quell’intera faccenda, la sola cosa importante e che premeva all’Auror era che doveva proteggere al meglio quei ragazzi, anche a discapito della propria vita. Daddarius aveva bisogno di rinforzi, non poteva permettere che venisse accerchiato e che i Ribelli prendessero possesso dell’ariete.
Frenò all’improvviso nel rendersi conto delle Ballistae presenti sulle mura nemiche e della loro pericolosità. Daddarius e l’ariete parevano essere un’ideale bersaglio e non ci sarebbe voluto molto per ridurre in pezzi l’ariete e ucciso il ragazzo con un singolo dardo.
Facendo appello alle proprie forze, alla volontà e ai suoi buoni propositi da brava Mamma Chioccia, l’Irlandese puntò la bacchetta in aria, leggermente perpendicolare affinché avesse come riferimento le mura stesse. Muovendo il polso in senso orario, partendo dal lato destro verso il lato sinistro, Aiden pensò al fumo che voleva far scaturire dalla propria bacchetta, scuro e denso, come le nubi temporalesche. «Fumos!» L’Incantesimo venne scandito con chiarezza e determinazione. Voleva impedire alle Ballistae di colpire con precisione, gettandoli piuttosto ad un tiro al bersaglio completamente a caso. Forse, con un colpo di fortuna, si sarebbero potuti risparmiare danni consistenti. Oltre a ciò voleva anche evitare che il fumo ostacolasse la visuale ai propri alleati, per questo aveva optato per evocare del fumo in un punto in alto.




Riassumendo... Aiden cerca di riprendersi dal volo e, una volta che si è reso conto del pericolo imminente, si rialza e si fionda da Daddy a dargli una mano. Fa in modo di creare una cortina di fumo che percorre tutta la murata nemica facendo attenzione dal crearla un tantino alto così da non dare problemi a nessuno dei propri alleati.

Aiden Weiss
PS: 175/191
PC: 139/139
PM: 143/143
EXP: 28

Equipaggiamento indossato:
◿ Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
◿ Cappa della Resistenza;
◿ Cinturone d’Argento con Perla del Mistero;
◿ Collana con Medaglione (Gemma: Zaffiro);
◿ Bracciale celtico originale in cuoio/dorato;
◿ Ciondolo della Scaglia di Drago;
◿ Anello argentato con testa di Lupo (oggetto comune, non magico);
◿ Ciondolo argentato con testa di Volpe (oggetto comune, non magico);
◿ Spilla della Scuola di Atene.

Equipaggiamento nella borsa di pelle (oggetto comune):
◿ 1 x Decotto di Dittamo;
◿ 1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
◿ 1 x Essenza di Purvincolo;
◿ 1 x Orecchie Oblunghe.

Abilità/Vocazioni:
◿ Occlumante Apprendista.

Incantesimi conosciuti:
◿ Fino alla IV Classe (esclusi i Proibiti, tranne per l’Iracundia);
◿ Incantesimi da Auror (Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.)


Metto una foto indicativa sul nuovo vestiario di Aiden. Giusto per rendere l’idea.
arena


 
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view post Posted on 25/3/2018, 18:06
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42MFsiA
William Black
PS: 232~ PC: 187 ~ PM: 219 ~ PE: 29
IV Anno | Serpeverde

Al seguito dell'incanto si udì dapprima un rumore stridulo, che virò in un crescendo più sordo fino a riempire la zona, oscurando ogni altro suono e creando il preludio per quello che sarebbe stato un nuovo spettacolo di colori. L'energia accumulatasi in prossimità delle porte sembrò quasi volersi concentrare inizialmente su un singolo punto, creando una forte pressione che - senza possibilità di contenimento - sfociò in una gigantesca esplosione. I rossi e i gialli si mescolarono ai già caldi colori del suolo sacro, espandendosi verso l'esterno e tagliandosi all'impatto con la barriera evocata da Toobl. Sotto lo sguardo di William si dipinse il caos della distruzione mentre le sue pupille cercavano di non lasciarsi abbagliare dalla luce generatasi al solo scopo di osservare ogni sviluppo sulla barriera. Furono diversi i secondi che scandirono l'esplosione, attimi di silenzio che seguirono uno scenario non così diverso dal precedente ma mutato in piccoli dettagli. Le porte erano state lievemente danneggiate, un risultato affatto scadente che simboleggiava un risultato importante. In qualche modo erano riusciti ad indebolire le loro difese; non era chiaro come e per quanto tempo ma le mura erano state colpite e parte di quel caos che avevano generato era riuscito a passare. Le parole di Alfio arrivarono puntuali a rendere più chiare le idee del Serpeverde. La barriera non aveva dei veri e propri punti deboli, andava saturata con attacchi continui e mirati. In particolare, ciò che aveva incuriosito il ragazzo, era il tempo che i romani avevano impiegato a saturare le difese. Se gli ci era voluto così tanto tempo, nonostante il valore appena dimostrato dai loro maghi e il numero spropositato delle loro truppe come mai proprio in quel momento quell'insieme di incanti aveva avuto un riscontro tanto positivo? Si guardò attorno osservando Eloise e il resto dei maghi ancora intenti ad osservare il loro operato verso le porte di Gerusalemme, le bacchette ancora tese in direzione della porta. L'obiettivo di tutti era stato reso comune dagli ordini di William, gli attacchi non dovevano essere mirati ad indebolire la barriera quanto più ad oltrepassarla ad ogni costo per danneggiare le porte. Forse il trucco risiedeva in quella sottile differenza: fintanto che i romani avessero attaccato in modo omogeneo la barriera, questa sarebbe rimasta in piedi per settimane senza rimanerne minimamente destabilizzata. Era chiaro che alle spalle di quelle mura invisibili vi fosse il sostegno di un folto gruppo di stregoni pronto a rinforzarla. Ma neanche i maghi più esperti potevano permettersi di creare una barriera capace di distribuire la propria resistenza a piacimento in base alle necessità. Se i romani avessero concentrato la loro potenza di fuoco in un singolo punto - così come William aveva ordinato di fare qualche secondo prima - le mura di mera potenza magica avrebbero faticato il doppio, forse il triplo, nel resistere al colpo. Dovevano trasformare la loro potenza in un ago e bucare quella barriera per sgonfiarla come un pallone. Anche la questione a sorpresa legata ai natali della barriera non era poi una così grave minaccia. Il fatto che fossero stati in parte i romani ad ideare ed erigere quella barriera lasciava a Black il margine necessario a pensare che forse, se fossero riusciti a distruggerla, i ribelli non sarebbero più stati in grado di erigerne una seconda.
Mentre numerosi pensieri cavalcavano la mente del Serpeverde, questo spostò lo sguardo verso nord, intravedendo una coltre di sabbia alzarsi sempre più verso il cielo: qualcosa stava arrivando e proveniva da fuori le mura. Contemporaneamente, le porte che fino a quel momento avevano attaccato si aprirono, lasciando ai ribelli la possibilità di varcare la barriera per attaccare dall'interno. In mezzo a quella saturazione di eventi, William riuscì a pensare solo al fatto che quella barriera potesse effettivamente essere momentaneamente fuori uso, motivo per il quale i ribelli avevano scelto di uscire solo adesso. In ogni caso, provare ad infiltrarsi in una situazione simile era pura follia, avevano bisogno di più informazioni, del resto avevano già lanciato tre di loro in una situazione suicida, a loro toccava il compito di studiare la situazione ed agire in modo ben più macchinoso.
La voce di Eloise lo costrinse ad abbandonare i suoi ragionamenti e a concentrarsi su ciò che stava accadendo in quel momento. Si trovò a soffermarsi principalmente sulle ultime parole della ragazza, immaginando i ribelli pietrificati e inermi ma le mura ancora ben salde.
*Non mi basta.*
Con l'esercito rimano sprofondato nel caos dell'anarchia, occuparsi dell'assalto dei ribelli era sicuramente una priorità da cui Black non poteva esimersi. Eppure non gli bastava, desiderava ardentemente abbattere quella barriera e spezzare così definitivamente le penultime speranze di difesa dell'esercito avversario. Passare anche la seconda cinta avrebbe in un sol colpo ridato morale ai soldati e distrutto quello dei ribelli. Come se non bastasse, si sarebbero trovati di un passo più vicini ai loro principali obiettivi. In soldoni, non aveva tempo e voglia per occuparsi dei ribelli ma allo stesso tempo non poteva ignorarli. Pietrificarli dunque? No, serviva sinergia da tutta la squadra, Aiden era troppo lontano per essere preso in considerazione mentre Toobl doveva badare a se stesso e proteggere l'ariete, questo era il lascito che il capospedizione gli aveva lasciato nell'ordine precedente e sapeva di potersi fidare di lui per questo.
«Non pietrificarli, li congeleremo... e con loro le mura.»
Il suo sguardo si accese mentre scrutava i volti della ragazza e dei romani attorno a lui.
«Eloise, Caio, fate conoscere ai ribelli le gioie della pioggia bagnateli e coinvolgete le mura. Tizio, Sempronio, voi due dovrete affiancarmi. Sfrutteremo l'acqua come conduttore per congelare loro e le mura alle loro spalle. Confido nella vostra esperienza. » Infine, tornò a parlare con la sua compagna di malefatte, lei lche lo aveva accompagnato nella realizzazione della Carriola Galleggiante, era la partner perfetta per il disegno di quel piano. «Coinvolgi le catapulte, i ribelli non saranno gli unici a cadere, abbatteremo quelle mura proprio adesso.»
Il piano era stato dipinto ma William sapeva di non poter lasciare il resto dell'azione al caso. L'esorbitante ammontare di eventi aveva gettato i romani nel caos, incapaci di reagire senza degli ordini diretti a cui far capo. Loro non avevano bisogno di essere incentivati, lo aveva capito solo adesso; i romani necessitavano un pugno ferreo, degli ordini da eseguire sotto una volontà chiara e limpida. La loro difesa contro quell'assalto poteva essere decisiva in quella battaglia, non poteva permettersi di sottovalutare l'importanza del loro numero e della loro efficienza, spettava a lui ridare ordine a quelle truppe. Avanzò dunque di qualche passo, riempendo d'aria il petto e scandendo i suoi ordini con tutto il fiato che aveva in corpo.
«Cosa vi succede romani? Avete intenzione di cadere sotto i colpi goffi di uno smilzo esercito di ribelli? E' forse questa la grandezza del Sacro Romano Impero? Serrate ai ranghi e ricordate a questi eretici la differenza tra un esercito e un gruppo troppo numeroso di dilettanti! Questo è il giorno in cui abbatteremo le difese dei nostri nemici ancora una volta!»
Il pungo con cui impugnava la bacchetta venne alzato in segno di vittoria. Per poter trasmettere fiducia ai suoi uomini, William doveva essere il primo a credere nelle sue parole. Con il braccio ancora teso verso l'alto, avanzo verso il gruppo di ribelli a sud, accompagnato da Tizio e Sempronio. Allargò entrambe e braccia, come a voler accogliere i ribelli in un gelido abbraccio mentre si preparava alla realizzazione dell'incantesimo che aveva in mente. Il braccio destro, con in pugno la bacchetta, venne disteso in direzione del nemico, mentre la mano sinistra si apriva in una morsa preparatoria. Immaginò un getto d'aria fredda fuoriuscire dalla bacchetta e allargarsi a forma conica verso i ribelli. Se Eloise e Caio avessero avuto successo, presto si sarebbero trovati zuppi d'acqua. *Frigus.* La mano sinistra avrebbe accompagnato la fuoriuscita del getto, direzionandolo e controllando la sua potenza. Lentamente, la mano libera avrebbe spinto per abbassare la temperatura del getto, fino a raggiungere la temperatura minima concessa da quella formula. Quando si fosse trovato al limite, usando come punto di riferimento il tremore della bacchetta, nato dal concentrarsi delle energie, avrebbe spinto di colpo con tutto il suo potenziale, accompagnando a quel gesto la formula legata all'evoluzione di quell'incanto. «Glacies!»
Aveva immaginato quel getto espandersi come in un esplosione di potere, abbassando la temperatura verso lo zero assoluto, così da congelare qualunque cosa vi fosse entrata a tiro. Se l'aguamenti degli alleati fosse entrato in gioco come previsto, avrebbe fatto da conduttore all'incantesimo, aumentandone la potenza e avrebbe permesso a William, Tizio e Sempronio di spingere il getto anche contro le mura. Si aspettava di congelare i ribelli ma non la barriera. Del resto, delle mura magiche non potevano essere congelate ma questo, in fondo, non era lo scopo del Serpeverde. Si trattava pur sempre di un incanto, se la barriera non avesse agito, a congelarsi sarebbero state le mura dietro di lui. William puntava dunque ad indebolire la barriera sotto ai tre getti costanti evocati dai tre maghi in prima linea. Spingendo le difese della barriera al minimo, avrebbe creato un punto d'apertura per i colpi dell'onagro. Doveva essere lui il protagonista di quell'assedio, lui avrebbe inferto il colpo decisivo alle mura, abbattendole. William ci credeva e aveva convinto i suoi uomini a crederci insieme a lui. Quel piano non doveva fallire.

--------------------------------------------Φ--------------------------------------------

Equip:
- Bacchetta di Pioppo
- Mantello della Disillusione
- Calzature degli Elfi
- Cuspide Scarlatta
- Pozione Scioccante




















Riassunto:
William si convince di aver compreso qualcosa di utile sulla barriera, un ragionamento che nasce dalle conseguenze delle sue azioni. E' convinto che concentrare i propri attacchi in un singolo punto della barriera porti quest'ultima ad andare sotto sforzo. Non potendo infierire sulla barriera a causa dell'intervento dei ribelli, mette insieme in un piano che lo aiuti ad attaccare un gruppo di nemici e le mura dietro di loro. Chiede ad Eloise e Caio di bagnare il gruppo di ribelli a sud e le mura dietro di loro, così che l'acqua possa agire da conduttore per l'incanto che avrebbe usato lui, con l'aiuto di Tizio e Sempronio: Frigus+Glacies. Lo scopo è quello di congelare i ribelli e mettere sotto sforzo la barriera con il getto costante generato dall'incanto. Contemporaneamente, il colpo dell'onagro sarà indirizzato in quel punto, così da infierire su quanto già messo in gioco. William da inoltre massima fiducia a Daddy per quanto riguarda la difesa dell'ariete mentre motiva il proprio esercito affinché questi tornino ad occuparsi con cognizione di causa del gruppetto di ribelli rimasto.
 
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view post Posted on 25/3/2018, 18:21
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Thalia J. Moran | 17 anni
Cielo di Mercurio
Ps 201 | Pc 138 | Pm 142
Exp 24


Il tempo per la soddisfazione per l’incantesimo riuscito era già terminato: la guerra non avrebbe atteso il momento in cui i desideri dei presenti, compreso quello di saziare l’amor proprio, sarebbero stati avverati; le pietre lanciate dagli onagri si abbattevano con forza ed efficacia sulle mura, lasciando poco spazio all’immaginazione su come dovessero apparire le prime difese della città. Pur protette magicamente, come avrebbe supposto la Tassorosso, le granitiche pietre color ocra avrebbero presto assunto le sembianze di un pezzo di gruviera. Presto o tardi sarebbero cadute e qualcuno vicino a lei - Simone o Elia - confermò quel pensiero mai espresso ad alta voce.
«Sullivan, concentrati per l’amor del cielo.» ordinò perentoria, schioccando due dita della mano sinistra davanti all’espressione inebetita e sorridente del ragazzo.
«Ti è riuscito un incanto. Non abbiamo vinto la guerra. Tieni i bei sorrisi per dopo, d’accordo?» proseguì, cercando di dare un’impronta meno aggressiva all’affermazione precedente. Sullivan non era uno dei ‘suoi’, non si conoscevano ed erano stati costretti dal Fato a remare insieme lottando contro un mare in tempesta. Avrebbe gradito un intervento di Mike sull’argomento, ma dopo un breve scambio di informazioni il ragazzo aveva rivolto la propria attenzione altrove.
La rossa si sistemò meglio il velo sui capelli, iniziando a confabulare con Sarah, l’unica strega oltre a lei in quella porzione decadente della città. Aveva un piano e ora che la postierla era chiusa definitivamente avrebbero potuto far sì che lo stesso terreno divenisse ancor più ostile di quanto già non fosse.

«Ci serve del materiale per creare qualche piccola trappola. Nulla di troppo complesso.» esordì, rivolgendosi alla donna come ad una vecchia amica. Il suo sguardo avrebbe cercato lance spezzate, scudi da fare ulteriormente a pezzi, aste pericolosamente appuntite e tutto ciò che i Romani avessero stupidamente lasciato alle proprie spalle durante la ritirata. «Mi serve una mano, dobbiamo scavare qualche buca.» concluse, indicando con la bacchetta le zone interessate «Io penserò al resto.»
Sperò che la donna si fidasse del suo giudizio, pregando che le sue intuizioni fossero giuste e che gli sforzi profusi in quegli intenti non andassero sprecati.
Chiudere la postierla era stato un azzardo, forse troppo grande, ma dubitava vi fosse un solo ingresso per raggiungere il Tempio. Tutto poteva ancora succedere e chissà che non avrebbero avuto il tempo di cercare un nuovo accesso nelle vicinanze.
Controllando di avere ancora con sé il dono di Ethan Carter, il pensiero corse all’uomo e alla promessa fattagli poco prima: fuggire in caso di pericolo, nascondersi fino al suo ritorno. Sarebbe tornato? Se sì, come li avrebbe trovati? E soprattutto, sarebbe sopravvissuto o avrebbe incontrato ostacoli nel suo cammino?

Finalmente, dopo quella che sembrò un’eternità, uscì da quell’immobilità momentanea. Stavano tutti bene, persino il gruppo di Amber e Nieve era ancora unito e salvo. In attesa che Sarah creasse delle buche abbastanza profonde da non far uscire gli stolti che vi fossero caduti all’interno, la Tassorosso si accostò nuovamente al Serpeverde.

«Ho un’idea, ma mi devi assecondare.» esordì a bassa voce, osservando Mike all’opera «Mi serve che tu esegua un Incantesimo Scudo.» così dicendo gli avrebbe fatto un cenno col capo, invitandolo a seguirla poco più avanti. Con un po’ di fortuna si sarebbero affacciati su una delle buche create da Sarah, alle quali il Prefetto avrebbe dato un nuovo peculiare aspetto «Mi servirebbe anche dell'altro, ora che ci penso.»
Aveva l’impressione che quegli indizi sconnessi fossero solo in parte percepiti da Sullivan come un’accozzaglia di frasi senza senso; aveva fiducia nel Serpeverde e non dubitava della sua devozione alla causa. Di certo, se avesse temuto di avere al fianco un peso, ci avrebbe pensato quando fosse stato il momento opportuno.
La paglia non era solamente il metodo più veloce per incendiare le abitazioni o i carri abbandonati dai civili; era soprattutto un buon diversivo, che avrebbe potuto distogliere l’attenzione dei Romani e dei compagni ad essi affiliati dal reale problema.
Ne cercò un mucchio consistente unendolo ad altro materiale da spargere ad operazione compiuta sulle buche scavate con precisione da Sarah; da lì in poi, il fitto tappeto di paglia sarebbe sembrato la più innocua tra le presenze in quella zona.
Puntata la bacchetta sul fondo della buca, la Tassorosso si rivolse al Serpeverde accanto a lei.

«Devi evocare lo scudo, dopo che ho finito. Subito dopo. Confido che tu capisca.» lo rimbeccò sorniona, concentrandosi sul proprio obiettivo. Se la componente mentale era fondamentale nella stragrande maggioranza dei casi, in quella situazione acquisiva un carattere rilevante.

Chiuse le palpebre, immaginò uno sciame inferocito, disturbato da un corpo in caduta libera. Le sembianze sarebbero state pari a quelle di un comune soldato romano: nessuno sconto sarebbe stato applicato.
Il suo udito percepì il ronzio evocato dai ricordi, una macchia scura - composta da un numero discreto di insetti - che avrebbe avuto modo di librarsi nell’aria attaccando in modo preciso solamente gli avversari.
Si considerò soddisfatta di quell’idea e riaperte le palpebre, mirò con precisione al fondo della buca.
Annuì, rivolgendosi a Sullivan, dopo di che enunciò la formula con decisione senza perdere di vista l’obiettivo.

«Apis!»
Non appena lo sciame fosse stato evocato, si sarebbe tirata indietro, dando modo al Serpeverde di completare la propria parte, una difesa preventiva che le avrebbe risparmiato non pochi pochi problemi.
In seguito, gettare i lunghi steli intrecciati di paglia alla rinfusa sulla bocca delle aperture sarebbe stato facile.
Si augurò che anche il resto del piano avesse successo, iniziando già a riflettere su quali trappole avrebbe potuto riservare a Black e al suo gruppo di Romani.



Inventario
°Bacchetta
°Bustino di Morgana
(indossato)
°Mantello della Disillusione
(avvolto intorno all’astuccio in cuoio)
°Fiala di Decotto al Dittamo (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Pozione Rinvigorente (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Mors Aparentis (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Anello Gemello
(indice destro - Nieve Rigos)
°Anello Gemello
(anulare sinistro - Mike Minotaus)
°Ciondolo Capello di Veela
(al collo)
°Spilla della Scuola di Atene
(tra la tunica bianca e quella rossa)

Incanti (Classi)
I Classe
II Classe
III Classe
IV Classe (v. Scheda)
V Classe (v. Scheda)

Abilità
Occlumante Apprendista

Vestiario Aggiornato (X)

Danni
-
Riassunto:
Thalia richiama il briccon Sullivan alla realtà e chiede supporto a Sarah, la strega, affinché l’aiuti a creare un numero variabile di buche in determinate zone limitrofe alla posizione attuale. All’interno della prima buca, Thalia cerca di evocare uno sciame di api cattivissime e con un’allergia ai Romani, assicurandosi che Sullivan crei uno scudo sufficiente a darle il tempo di coprire adeguatamente la buca appena riempita.
Se tutto procede come deve, Thalia inizierà a spargere della paglia ed altro materiale per coprire le buche.

 
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view post Posted on 25/3/2018, 18:38
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E così, sembrava fatta.
Là dove i massi più grandi avevano incontrato un nuovo tipo di collante, ora si erigeva una maestosa muraglia metallica. Sì, il pertugio individuato dalla giovane Tassorosso come un possibile punto debole era stato sigillato grazie ad un degno lavoro di squadra. Si poteva pensare a quel risultato come al primo di una lunga serie di successi?
Mike accolse con una certa soddisfazione la conclusione di quell’importante opera muraria, condividendone onori e oneri con i suoi compagni; a loro avrebbe infatti riservato un breve sorriso di compiacimento, prima di proseguire oltre. Con ogni probabilità quella prima realizzazione non sarebbe bastata per arginare l’eventuale invasione delle truppe romane verso la città ma, la direzione da seguire per il consolidamento delle difese cittadine sembrava essere ben delineata.

Niente male... Avrebbe ipotizzato subito dopo, evidenziando un minimo di compiacimento.

In quel difficile contesto il lavoro da svolgere era ancora molto e così, il Serpeverde, non avrebbe perso altro tempo di prima di dare un nuovo impulso alla sua azione. Il buon uomo di fronte a lui aveva infatti confermato la sua precedente ipotesi e già Mike iniziava ad immaginarsi un nuovo scenario, con le statue viste in precedenza pronte a lottare per la difesa della città.
Dopo aver appreso quella notizia qualcuno avrebbe potuto notare un lieve luccichio nei suoi occhi; l’idea, abbozzata in precedenza, iniziava così a prendere vita nella sua mente.

Già, il tempo sembra non essere dalla nostra ma questa è un’occasione che va sfruttata. I nostri soldati hanno bisogno di tutto il supporto possibile. Il Serpeverde avrebbe così evidenziato una certa decisione con le sue parole.
Elijah, Thalia, credo che Aronne abbia bisogno di una mano e quelle statue potrebbero essere davvero utili sull’altro fronte. Tornerò subito.
Mike avrebbe scambiato un ultimo segno d’intesa con i due, riferendosi implicitamente ad un preciso punto delle difese cittadine. Certo, a ben vedere il Prefetto non si sarebbe allontanato poi molto dal gruppo ma, se volevano restare una piccola squadra ben affiatata, anche quei piccoli momenti di condivisione reciproca potevano risultare essenziali.

Il neoribelle avrebbe così cercato di raggiungere nel più breve tempo possibile Aronne, pronto a verificare lo stato dell’arte prima di procedere con lo step successivo. Il più sembrava effettivamente fatto e così, senza nessun tipo di indugio, Mike avrebbe iniziato a studiare le caratteristiche di quel lavoro così ben rappresentato dagli scultori e dagli scalpellini ebrei. In condizioni normali il giovane si sarebbe sicuramente preso del tempo per ammirare e comprendere l’uso di quelle particolari sculture negli esercizi commerciali dell’epoca ma, il nemico era alle porte e ogni secondo poteva risultare prezioso.

Avremo dei bastoni o dei giavellotti anche per loro? In alternativa potranno scagliare qualche pietra, ma dovranno essere subito operative. Non so come se la stanno cavando nell’altra zona. Avrebbe dato così seguito ai suoi pensieri, prima di immergersi in tutto e per tutto in un nuovo mondo, completamente isolato dal resto della battaglia.
Giunti a quel punto, gran parte del lavoro sarebbe dipeso dalla sua abilità e da quella a disposizione nel gruppo di Aronne; sarebbe bastata per dar vita ad un secondo successo?
La trasfigurazione animata era in effetti un ramo della magia tanto affascinante quanto insidioso e così, con impegno e precisione, Mike stava già cercando di raccogliere a sé ogni energia in suo possesso per poter dare una nuova vita a quegli oggetti dalla forma antropomorfa.
Nulla sembrava avere più importanza, se non quell’incantesimo. L’obiettivo era stato messo a fuoco con lo spirito giusto e così, con un movimento non eccessivamente rigido del polso, Mike avrebbe iniziato a puntare la propria fedele arma verso la testa della statua più rappresentativa tra quelle presenti, iniziando successivamente un preciso movimento rotatorio in senso orario. In quel momento avrebbe potuto notare chiaramente la sede dell’intelletto, seppur non ancora risvegliato, compresa tra il suo movimento circolare. Subito dopo, con un gesto deciso e senza nessun tentennamento, il legno di Prugnolo si sarebbe mosso velocemente verso l’ipotetico spazio destinato al cuore, nella speranza di trasmettere un nuovo e potente soffio vitale alla statua
. Gargòllo! Avrebbe così pronunciato, tenendo conto dell’accento tonico sulla prima “o”.
Se, assieme all’aiuto di Aronne, fosse riuscito nell’intento di dar vita a quel piccolo esercito, lontano parente del più famoso esercito ritrovato nel Sol Levante, Mike avrebbe coscientemente utilizzato la propria mente e la propria bacchetta per indicare a quello che a tutti gli effetti doveva rappresentare il capostatua, il comando di impugnare un’arma per difendere il punto concordato e il percorso da seguire per raggiungerlo.
La mappa del luogo, esaminata con perizia prima di essere trasportato in quel mondo parallelo, era ancora ben impressa nella mente dell’adepto di Salazar che, a conti fatti, sperava di aver impresso la giusta forza e decisione in quella direttiva. Sarebbe riuscito a passare a pieni voti l’esame di Trasfigurazione? All’allegra e rocciosa brigata l’ardua sentenza.


Riassunto:
Un Mike piacevolmente soddisfatto prende coscienza del risultato appena raggiunto prima di dedicarsi alla trasfigurazione animata. Avvisa delle sue intenzioni Elijah e Thalia e, successivamente, raggiunge Aronne. Dà un rapido sguardo alla situazione generale delle statue e, dopo aver esposto per sommi capi la sua idea, prova ad utilizzare il Gargollo per animare quella che dovrà essere la capostatua del neo esercito. Se l’incanto avrà successo, cercherà di impartire mentalmente l’ordine di raggiungere e di difendere la zona prestabilita.

Mike T. Minotaus
PS: 177 PM: 107 PC: 108 EXP: 19,5
Equipaggiamento:
Fiala Sanguinaria Velenosa (borsello)
Fiala Pozione dell’Illusione (borsello)
Bottiglietta d’acqua (borsello)
Guanti del Minatore (tasca)
Anello Gemello (permette la comunicazione con Thalia)
Polvere buiopesto (tasca)
Spilla di Atene
Bacchetta

 
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view post Posted on 25/3/2018, 18:41
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Sophie


Armstrong


☽ Cielo della Luna ☾


Rimettersi in sesto sarebbe stata l’unica cosa che avrebbe potuto fare. Non aveva altra scelta: per avere chance di sopravvivere, avrebbe dovuto riprendere la sua forza interiore ed utilizzarla. Non aveva idea di quanto fosse durata quella gita fuori porta, ma una cosa era certa: se si fosse impegnata, se avesse mantenuto la calma, la lucidità e la concentrazione, avrebbe accelerato i tempi. Più sarebbe stata brava, prima avrebbe potuto riabbracciare Elijah. C’era un solo problema: e se se lo fosse ritrovato davanti agli occhi? E se fosse stata costretta ad attaccarlo, senza nemmeno riconoscerlo? Se lo sarebbe mai perdonato?
Giunti a destinazione, come Sophie effettivamente aveva preventivato, furono accolti a braccia aperte. Esattamente, come avevano fatto a vederli nonostante i Mantelli della Disillusione? Quindi non servivano a nulla? Percepì un’improvvisa ondata di calore pervaderle l’intero corpo, non abituato a tale temperatura e per un attimo sentì l’estremo bisogno di strapparsi i vestiti di dosso. Per quanto avesse potuto cercare di evitare quegli attacchi non ne ebbe il tempo, ma ben presto si rese conto che non avrebbe potuto perderne ancora. Prontamente, senza pensarci due volte, distese il braccio destro in avanti, e la sua bacchetta divenne perfettamente il prolungamento dell’arto. Puntò l’arma verso il basso, esattamente più verso i nemici che sembravano essere più vicini, al centro, dove vi era il cuore della folla nemica, in modo che l’incanto potesse giungere sulla maggior parte di loro. Con la coda dell’occhio e stranita dal poco movimento di Oliver, riuscì a vederlo lì, accanto a lei, completamente immobile. Sembrava del tutto estraniato dal mondo. Che diamine gli stava prendendo? Prima a lei e ora a lui?
– Brior! – Urlò il suo nome con tutta la forza che aveva in corpo, ma era consapevole di quanto fosse grave la situazione. Non poteva permettersi di aspettare che si riprendesse, assolutamente no. La sua attenzione tornò immediatamente verso ciò che li circondava. La bacchetta era già pronta, puntata verso i nemici. Determinata come suo solito, cercò di portare la sua concentrazione ad un livello esponenziale, e nella sua mente si fece ben nitida l’immagine di una tempesta di sabbia, ed in un posto del genere non sarebbe stato particolarmente difficile poterla immaginare. I granelli di sabbia, nella sua mente, erano perfetti, grossolani, così reali che sembrava potesse toccarli con mano. Il braccio si tese verso destra, fino poi a spostarsi verso sinistra, in una sferzata vera e propria. Durante quel movimento, avrebbe pronunciato la formula:
– Tormentaaaaam. – Avrebbe insistito particolarmente sulla vocale “a” fino a quando non avrebbe evocato tanta sabbia quanto avrebbe sperato. Avrebbe voluto distruggerli, per quante possibilità avrebbe avuto per metterli al tappeto anche solo per poco tempo. Sarebbe rimasta concentrata sulla buona riuscita dell’incantesimo fino a quando non avrebbe captato il segnale di Oliver. Non appena tutti loro sarebbero stati pronti, avrebbe cominciato a correre verso la parte opposta alla torre, premurandosi di restare vicina ai suoi compagni.





Statistiche:
PS: 157
PC: 91
PM: 101
Punti Exp: 15

Inventario:
~ Bacchetta: Legno di Abete, corda di cuore di Drago, 9 pollici e mezzo, semi-rigida (tasca dx mantello)
~ Guanti di protezione in pelle di drago (borsa, tasca interna)
~ Cappa della Resistenza (borsa, tasca interna)
~ Orecchini Di Drago (borsa, tasca interna)
~ Mantello Della Disillusione (addosso)
~ Anello Nosferatu: Induce la PAURA in uno o più PG o PNG. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. (dito medio mano dx)
~ Ciondolo "Giada delle Fate" (attorno al collo)
~ Ciondolo con Scaglia di Basilisco (attorno al collo)
~ Una fiala Decotto Tiramisù (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Rinvigorente (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Mors Aparentis (borsa, tasca esterna)
~ Spilla della Scuola di Atene


Incantesimi:
~ Prima classe completa (esclusi proibiti)
~ Seconda classe completa (esclusi proibiti)
~ Terza classe completa (esclusi proibiti)
~ Essenza Converto
~ Sectumsempra


Riassunto: Resasi conto del modo in cui sono stati accolti, Sophie comincia a dubitare dell'utilità dei Mantelli della Disillusione. Mentre si prepara ad attaccare, si accorge dell'attimo di estraneità di Oliver, tenta di richiamare la sua attenzione, ma procede comunque col suo intento di attaccare. Tenta il Tormentam sui nemici, poi cerca di spostarsi verso sinistra correndo, insieme a Oliver e Megan.


 
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_fango
view post Posted on 25/3/2018, 18:49




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Lasciare da soli quei ragazzi era stata una buona idea? Più Ethan muoveva rapido i passi su per le infinite scale, più si convinceva del contrario. Non era stato impulsivo nel prendere quella decisione - aveva avuto lunghi minuti per rifletterci su - ma col senno di poi, preferire la macrostrategia alla minuscola presenza di quel gruppo di studenti nell'oceano della battaglia poteva rivelarsi un errore di calcolo. Anche ammettendo che grazie ai suoi sforzi parte dell'esercito romano non sarebbe entrato nella città, poteva ciò impedire che quel piccolo manipolo di innocenti si andasse a infilare in bocca al nemico? Poteva impedire che vedessero la morte in faccia, o che peggio, ne fossero la causa ai danni di qualche disgraziato legionario? Serrando i denti, mentre già l'uscita cominciava a splendere in cima all'ultima rampa, si disse che in fondo era proprio quello che il professore voleva. Era quello il genere di cose che li avrebbe preparati al mondo.
Imprecò a mezza voce quando per la seconda volta parte della veste gli si piazzò tra i piedi, facendolo precipitare contro i gradini (per fortuna i suoi riflessi erano aumentati abbastanza da impedirgli di rompersi il naso). Avrebbe tanto voluto strapparsi almeno quel ridicolo gonnellino purpureo, magari usarlo per fare la corrida con qualche soldato nemico, ma l'intuito gli diceva che qualsiasi altro pezzo d'abbigliamento si trovasse sotto di esso (ammesso che ce ne fosse uno) non sarebbe stato abbastanza decoroso da permettergli di girare indisturbato nella città più santa del cristianesimo... e di chissà quante altre religioni. Infine mise piede sull'ultimo pianerottolo, e la spianata del tempio fu dinanzi ai suoi occhi: fu difficile invero - anche per una mente grezza come la sua - non perdersi nella contemplazione dei capolavori architettonici che tutti in una volta si presentarono al suo sguardo, chiedersi come fosse possibile che centinaia (migliaia?) di anni prima già l'uomo fosse capace di erigere simili monumenti. Certo, parte della spiegazione doveva risiedere nella maggiore intimità che i popoli antichi avevano con la magia, il che suggeriva anche perché nessuna delle truppe di ribelli che aveva incrociato fino a quel momento avesse osato fermarlo; la bacchetta sguainata doveva costituire a quei tempi una sorta di distintivo, uno status symbol, o perlomeno un efficace deterrente.
I suoi passi si mossero rapidi in direzione della porta che aveva già individuato, chissà quanti minuti prima, sulla mappa nell'ufficio del professore, ma dovette comunque guardarsi attorno per accertarsi di essersi correttamente orientato nel labirintico schema di quella città; solo quando fu assolutamente sicuro di trovarsi nel luogo designato si avvicinò con cautela alla massiccia porta, che non dubitava essere già stata incantata a dovere (a suggeriglielo era stata l'enorme barriera traslucida attorno alla città, una forma difensiva ben più complessa da creare e mantenere). Stando lì, in piedi e a pochi passi da quell'ultima barriera, si sentì improvvisamente impotente: come poteva un mago mediocre come lui sperare di cambiare la sorte di una battaglia con un paio di incantesimi? Come poteva aggiungere qualcosa alla saggezza ed esperienza bellica dei maghi-strateghi del tempo? *Chi era poi che diceva che siamo gnomi sulle spalle di giganti?* Inspirò ed espirò con decisione, cercando di imporsi la calma, dunque si inginocchiò sulla pietra, a meno di un metro dalla porta, come in preghiera.
Non aveva alcuna esperienza bellica, né avrebbe mai desiderato possederne, eppure aveva le conoscenze necessarie per quello che stava per fare: aveva sempre avuto modo di applicare le nozioni ottenute col suo M.A.G.O. in Incantesimi sul lavoro, giacché ancor prima di catturare creature pericolose, il compito di un Flagellatore era di contenerle. L'utilizzo di vari tipi di barriere magiche si era trasferito anche sul suo nuovo lavoro, anche se adesso la cosa più eccitante alla quale si poteva dedicare era impedire agli Horklump di invadere il giardino. Poteva farcela. E con questa consapevolezza la sua mente iniziò a tessere, disegnando nel suo taccuino visivo la stessa lastra di pietra sulla quale era adesso genuflesso; su di essa impresse subito dopo un simbolo di fuoco, una vera e propria reliquia rinvenuta tra le pieghe della sua memoria.

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Un cerchio perfetto, contenente l'universo di potere e significato della runa Algiz, l'unica che fosse riuscito a riportare facilmente alla memoria. Rimpianse, in quel momento, di non aver continuato a seguire il corso di Rune Antiche che aveva abbandonato al settimo anno per mancanza di tempo (o piuttosto di voglia); era piuttosto sicuro che se avesse studiato con un po' più di dedizione avrebbe ricordato una qualche altra runa più specifica per il suo caso, ma dopotutto non era così fondamentale. Non stava cercando di creare effettivamente un'evocazione istantanea - non era decisamente il caso di mettersi a sperimentare con simboli che non vedeva da una ventina d'anni - piuttosto, aveva bisogno di un vessillo terreno per il suo prossimo incanto, un qualcosa che in qualche modo ne raccogliesse e veicolasse il significato, mantenendolo nel tempo. La runa della difesa sarebbe servita a quello, a veicolare il suo pensiero e il suo potere, ma se avesse disegnato un centauro in tacchi a spillo (e tale simbolo avesse avuto per lui un simile valore) non ci sarebbe stata alcuna differenza. Una volta che la simmetria delle forme fu chiara nella sua mente, proiettò tale immagine nella realtà, muovendo al contempo la bacchetta come appunto per riprodurla:
"Flagràmus Inscribo*"
Quello stesso incantesimo era un piccolo azzardo, seppur non quanto l'intero rituale che si apprestava a fare. Ma non poteva andare più storto di tanto: al massimo si sarebbe trovato un'altra volta carbonizzato.

Sunto: ritrovatosi davanti alla porta precedentemente indicata, Ethan si inginocchia sulla pavimentazione e tenta un incantesimo che incida in essa il simbolo da lui immaginato, una runa Algiz all'interno di un cerchio. NON sta cercando di evocare la runa in sé, né il simbolo deve essere dotato di alcun potere, si tratta solo di creare un feticcio col quale veicolare il successivo incantesimo.

*: ho cercato di fondere gli incantesimi Flagramus e Oratio/Autoscribo, avendo con mia enorme sorpresa constatato che col primo si possono solo tracciare "x", e non svariati simboli secondo la volontà del caster. La parte della formulazione che richiede di tracciare una "x" in aria è stata di conseguenza tagliata, non avendo più senso, e sostituita dal disegno che voglio effettivamente ottenere.


Ethan Carter
PS: 184
PC: 148
PM: 117

EXP: 27.5

Inventario:
- NUOVO Vestiario (CLICK) negrezza non inclusa.
- Bacchetta di Castagno, nucleo in Unicorno (tasca della veste)
- Stivaletti Lewam Markis (ai piedi)
 
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view post Posted on 25/3/2018, 18:53
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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LYNCH △

Al sentire il prorompente suono di un’unica nota invaderle le orecchie e soverchiare ogni cosa, Eloise diede per scontato che il loro tentativo fosse fallito, ma che qualcosa fosse successo. La barriera magica doveva essere estremamente resistente e inflessibile ad attacchi di quel tipo. Fu una questione di istanti, neanche il tempo di rendersi conto di cosa stesse succedendo, che il suo sguardo - ancora puntato sulle porte - poté cogliere a profetica esplosione a cui avevano tanto ambito. In un tripudio di schegge e pezzi di legno, la soddisfazione di una seconda azione andata a buon fine si fece strada in lei. Guardò di sbieco il Serpeverde al suo fianco, rivolgendogli un fugace segno di consenso.
Avevano già constatato che la difesa magica non fosse infallibile, ma il suono che il loro tentativo aveva provocato forniva loro qualche informazione in più circa la sua natura: era invisibile, resistente, ma quando sovraccaricata reagiva a livello sonoro e cedeva al passaggio di qualcosa. Il suo pensiero si rivolse a Oliver, Megan e Sophie, e la rossa si domandò se quel cedimento avesse consentito loro qualche altro vantaggio; avrebbe voluto ricevere loro notizie, ma la possibilità più verosimile era rincontrarsi - nella migliore delle ipotesi - al tempio, oppure - nella peggiore delle ipotesi - nell’ufficio di Peverell.
Mentre la sua attenzione veniva attirata da Alfio e dalle sue risposte, Eloise sentì un rivolo di sudore scenderle da sotto l’elmetto che indossava. L’acciaio non era il più fresco degli indumenti con un clima di quel genere: le sue guance erano accese da un colorito intenso. Nonostante il calore torrido di quelle terre le provocasse disagio, si asciugò il sudore con il dorso della mano e si costrinse a concentrarsi sulle parole del centurione.
Scoprire che il principale ostacolo fra loro e il Tempio era stato provocato dai loro stessi alleati la spiazzò per qualche istante. Se poi si prendeva in considerazione il fatto che la Barriera era ancora in piedi, che non aveva bisogno di essere sostenuta, la conclusione era che doveva per forza essere stata generata da maghi potentissimi: dov’erano tali risorse? Erano forse Tizio, Caio e Sempronio, o c’erano talenti maggiori fra le schiere romane? E perché non mettevano fine all’incanto per permettere loro di avanzare? Cosa li bloccava?
La prospettiva - sottometterla ad attacchi fortissimi e costanti per saturarne le capacità difensive - non era delle più allettanti, ma era comunque una strada, una possibilità che loro stessi avevano già intravisto. Si domandò cosa sarebbe successo qualora avessero utilizzato un’enorme potenza di fuoco contro la barriera: probabilmente il boato provocato da una tale sollecitazione avrebbe potuto mettere alla prova anche un Muffliato ben eseguito.
Stava già prendendo fiato per esprimere la sua idea su come coordinarsi al meglio per mettere in atto l’attacco, quando la domanda di Alfio proiettò la sua attenzione sulle porte: un’orda di gente già fluiva all’esterno e, benché fossero ancora a sufficiente distanza, si avvicinavano a vista d’occhio. Il suo sguardo corse subito alla ricerca di Daddy, che poco prima aveva visto passare insieme all’ariete, e che si trovava sicuramente più vicino alla zona di pericolo. E infatti era lì, a incitare i compagni a gran voce, a raccogliere la concentrazione per preparare un nuovo attacco.
«Will, tra poco passeranno la Barriera-» lo guardò con apprensione, mentre il suo cervello scavava alla ricerca di una qualsiasi idea. «Proviamo a fermarli, spariamoli via, lanciamoli in aria, non so… Pietrifichiamoli!» Ragionava ad alta voce, lanciando ripetuti sguardi alle truppe in avvicinamento.
Fu un odore imprevisto, unito a un rumore imprevisto, a rompere quei ragionamenti: qualcosa di diverso si stava muovendo. Eloise si voltò giusto in tempo per vedere l’impennata di uno stallone dal manto chiaro, sulla cui groppa stava una figura imponente, fasciata in un’armatura dorata e avvolta in un mantello scarlatto. Esortava gli uomini e guidava l’avanzata di una cavalleria travolgente. Era forse Tito?
Sentendo la voce di William, tornò a voltarsi, pronta ad agire. Il piano era semplice, ma avrebbe richiesto una buona coordinazione e, se da un lato aveva ormai imparato come si muoveva il Serpeverde, sperava di riuscire a sincronizzarsi anche con l’Auror e gli altri uomini dello schieramento.
Mentre Black diffondeva la voce della strategia che avrebbero utilizzato nel reparto magico, Eloise si spostò verso uno degli onagri per interagire con gli uomini che li controllavano. Sapeva che con l’elmo indosso e la fretta che li guidava nessuno avrebbe badato a lei, ma cercò lo stesso di camuffare la sua voce, imitando i toni dei suoi compagni di scuola. «Cercheremo di congelare i Ribelli, tenetevi pronti con quelle per colpirli non appena saranno rigidi.» Sperava davvero che quell’idea funzionasse.
Dopo un ultimo cenno verso gli uomini, la Lynch avanzò verso lo scontro, consapevole che avrebbe dovuto scegliere quelle schiere di ribelli a sud, quelle che ancora non si erano mescolate con gli uomini di Roma: non potevano rischiare di colpire anche i loro alleati con gli incanti, o per lo meno, avrebbero cercato di ridurre al minimo le perdite.
Sapeva che dalla buona riuscita della sua azione sarebbe dipeso l’esito della strategia, pertanto cercò di fare il possibile per raccogliere la concentrazione e focalizzarsi, nel pieno di quel marasma di corpi, sul suo compito. Fermò la sua avanzata a distanza di sicurezza dai nemici, consapevole che proiettando di un angolo corretto il getto d’acqua ne avrebbe potuti colpire molti; e mentre la sua mente iniziava a elaborare il flusso magico affinché desse vita a una cascata intensa e tumultuosa di acqua, il suo braccio della bacchetta già si stendeva verso l’altro. «Aguamenti!» Pose l’accento sulla e, focalizzandosi sull’immagine del getto che, scaturendo dalla punta della bacchetta, avrebbe compiuto una lieve parabola e sarebbe andato a colpire le schiere dei ribelli. Non appena avesse visto il getto comparire, Eloise avrebbe cercato di pilotarne la direzione per far sì che andasse a intaccare la maggiore quantità di individui possibile, esattamente come fa un pompiere con un idrante.
La presa sul legno di sequoia era salda, e la rossa aveva pronunciato la formula a volume sufficientemente alto da far sì che i suoi compagni, a conoscenza della strategia, avrebbero potuto muoversi. Non restava che sperare che gli intenti andassero a buon fine, che l’avanzata dei Ribelli venisse rallentata e che, magari, l’efficacia della Barriera venisse indebolita.

GEARSSTATS
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Spilla della Scuola di Atene | cielo attivo: Venere
Collana Fading in the Dark Permette all’individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest. Tempo di ricarica 1 giorno on gdr.
Sacchetta legata alla cintura
Nanosticca Fa diventare alto poco più di 30 cm (Non modifica la forza fisica/magica del pg, diminuisce solo le proporzioni del corpo. Dura un solo turno)
Polvere Buiopesto Peruviana Peruviana Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti.
Caramella d’Illusione Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero.
Una fiala di Decotto al Dittamo
Una fiala di Pozione Mors Aparentis
PS 199/199
PC 128
PM 123
EXP 26.5
AZIONIDANNI
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Dal suono emesso dalla Barriera nella mente di Eloise scaturiscono una serie di supposizioni, teorie e idee su come annientarla, migliorate poi con l'intervento di Alfio. Pensa ai compagni Romani che ormai si sono allontanati, tiene d'occhio Daddy e riflette con Will sulla strategia. Avverte gli uomini agli onagri su come agiranno e, insieme a Caio, esegue un Aguamenti diretto alla folla di Ribelli a sud.

 
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view post Posted on 25/3/2018, 19:02
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Come se strattonato all'improvviso, pari alla sensazione di formicolio al preludio di una Materializzazione Congiunta, il giovane Mago si ritrovò sospeso in aria, spinto dalla realizzazione dell'Incantesimo che aveva scelto. Le dita della mano destra strette attorno la bacchetta in legno d'Abete, il cuore in continua palpitazione, infine lo slancio dal basso verso l'alto. Se non fosse stato consapevole dell'effetto della magia utilizzata, si sarebbe preoccupato non poco; al contrario di ogni aspettativa e forse anche logica, Oliver ne fu quasi divertito. La sensazione di repentina leggerezza gli portò alla memoria immagini che mai avrebbe creduto di custodire ancora: un'altalena senza fili che si spingeva, da sola e con libertà assoluta, verso il cielo trapunto di luce e d'azzurro; il suono cristallino del divertimento di sua madre; lo sguardo soddisfatto di un genitore che, a conti fatti, già si elettrizzava alla capacità tanto banale di un figlio di salire su una giostra. Tanto bastava per essere felici, in quel tempo. Tanto bastava per apprezzare la semplicità. Quando il fuoco divampò alla sua attenzione, distruggendo come cenere al vento ricordi e sentimenti di un passato mai sopito, Oliver non poté fare a meno di chiudere gli occhi. E fu allora, inconsapevolmente, che il cuore rallentò in un attimo, il corpo fu scosso da un tremito impossibile da controllare e i confini del Tempo, in crisi nello spazio circostante, si spalancarono senza possibilità di ritorno né di uscita, ad eccezione di un singolare ingresso. Aprì gli occhi sul presente e ciò che vide sembrava sbagliato, diverso, quasi fuori posto. Non c'erano armi né fuoco, non c'erano creature né barriera sulla quale erano capitombolati pochi attimi prima; non c'erano torri d'appendice né eserciti in battaglia. Aprì gli occhi, pensò di farlo, ritenne di esserci ormai riuscito. E non subì l'atavica confusione che già una volta lo aveva avvinghiato, non fu vinto di nuovo dall'incomprensione di quanto stesse per accadere, di quanto - per lui - fosse già accaduto. Aprì gli occhi sul Presente, ma il Veggente vide il Futuro.

Aveva freddo, tremava da capo a piedi; e inconsapevolmente, Oliver non avrebbe saputo dire se si trattasse di una sensazione concreta, data dal luogo in cui si trovava, oppure se motivo di una sorta di premonizione, di presentimento, già tramutate in certezze. Avrebbe potuto volgere il capo a destra e sinistra, ma il cielo mancava d'impatto visivo e il cuore lo sapeva, lo sapeva prima di qualsiasi altra cosa. Ancora più sorpreso, in quel frangente il giovane Mago non si sentiva in difetto con se stesso e l'onta della claustrofobia era un ricordo lontano. Era per sua scelta in quel posto, bozzolo incastonato chissà dove, ma per quella figura che già avanzava di pochi passi tutto era già più nitido, tutto era già maggiormente delineato. Non c'era profonda compartecipazione tra i presenti di quello che ad un tratto divenne più limpido alla sua comprensione: un tunnel, una galleria, un sottopassaggio. E i dettagli sfumavano gli uni sugli altri, infine gli uni verso gli altri, a dare prova e conferma di quella breve constatazione. L'umidità era un riflesso incondizionato, ennesima sensazione tra molte, oppure qualcosa di fatto, di concreto al di là di ogni misura? Il Veggente sospirò: e non fu sicuro di aver respirato, non fu sicuro di aver attinto all'ossigeno di cui era sì ricercatore. Parve al suo istinto di essersi trattenuto, chiuso in se stesso, e ad ogni movimento del capo, la Vista si espandeva in ampia misura. Partecipe di ferventi preparativi di cui ancora non era stato del tutto messo al corrente, mero osservatore del fluido tempo, il Viaggiatore tentò di fare un passo avanti: ancora uno, soltanto un altro. Riconobbe la simbologia romana nel vestiario dei Centurioni e le pareti diminuirono la loro ombra, lasciando spazio ad un anelito di curiosa sicurezza: se era con gli alleati in quella battaglia dissacrante, allora c'era fede, c'era speranza, c'era vittoria e riuscita. All'udito il martellare di strumenti e di energia risuonava forte, incessante, quasi al pari di un'armonia: ma non era un canto liberatorio, era più una funebre litania. E il presentimento sorse in anticipo sul tempo stesso, quando l'aria fu vinta dall'ostacolo esterno e la prima scintilla luminosa, presaga di devastazione, fece il suo trionfale ed inaspettato ingresso. E fu luce, fu rigenerazione, fu fuoco. E fu strazio, dolore, atrofizzante sconfitta. Il Veggente aprì gli occhi e vide, ora vide. E fu chiaro a lui prima che a chiunque altri, fu triste per lui più che per chiunque altri. E fu morte, infine fu morte.


«Morte.»
Le ferite leggere che aveva subito nel precedente attacco furono nulla, di impatto, rispetto all'emotività che stava contrastando in quel momento. Non una goccia di sangue solleticava la sua attenzione, non un pericolo imminente, vivo, tangibile riusciva a distogliere l'ultimo brandello della Visione che Oliver si era ritrovato a vivere in prima linea. E le gambe tremarono di nuovo, con maggiore enfasi, come se il corpo stesso fosse ormai pronto a rigettare, pari ad un conato, ciò che il cuore ancora tratteneva con malcelato sforzo. La mano destra stringeva labilmente la bacchetta magica, ma la sinistra, fino ad un attimo prima libera come aggancio naturale nell'improvvisata scalata verso l'alto, si serrò automaticamente a pugno con tale sforzo da rendere nitide e pallide le nocche stesse. Oliver aprì gli occhi e né la voce di Sophie né la sua primaria azione furono capaci di riscuoterlo nell'immediato, come avrebbero dovuto. Aprì gli occhi sul Presente, ma quanto aveva visto diveniva già ricordo e in un'ironica tessitura del tempo, il Futuro già si tramutava in Passato nella sua mente. Volse il capo verso destra e vide il pericolo concretizzarsi: la torre si stagliava come un gigante pronto all'assalto, vinto dall'assedio, vinto dalla forza. La sua sinistra era forse la soluzione migliore per porsi lontani da qualsiasi eventuale offensiva, eppure la consapevolezza di essere circondati fece finalmente breccia anche tra i pensieri del Veggente. Le radici del tempo si distanziavano, la terra ancorava alla ragione le radici più fertili e quando il controllo fu maggiormente ripristinato, Oliver si accorse prima di ogni cosa di aver stretto con più forza del necessario il braccio libero della Corvonero al suo fianco. Le rivolse uno sguardo tra l'imbarazzato e il preoccupato ed infine si staccò di netto. «Ti chiedo scusa» fu tutto ciò che mormorò, ma nel petto già si faceva strada la minacciosa scintilla del nervosismo. L'equilibrio di cui Oliver andava tanto fiero era stato minato, il suo ruolo di protettore era stato compromesso, il Tempo si era preso beffa di lui per l'ennesima volta: senza aspettare, senza lasciarsi comandare, senza avere ordine. E lui, persecutore e promotore della giustizia delle cose, non poteva ignorare un residuo così forte di visione da scuoterlo ancora fin nel profondo. Il fuoco divampava dinnanzi ai suoi occhi e già la Morte anticipava la sua presenza. Arrivo, sussurrava. Arrivo, minacciava. E c'era certezza in quell'intangibile suono, c'era sicurezza nel suo ingresso: il Veggente sapeva e ne era spezzato, ancora una volta. Vittima di un percorso che non avrebbe facilmente potuto cambiare, ne avrebbe subito forse le conseguenze in prima persona. Ma la sua fine non era nulla al confronto di quelle di Megan, di Sophie, dei suoi stessi alleati. Morte che avanza, Morte che annienta, Morte che mai s'arresta. Il fuoco bruciava, il fuoco scottava, il fuoco divorava. E la rabbia nel petto cresceva, sibilava, strisciava pari ad una serpe ormai libera. Non aveva forze né possibilità, non aveva sistema per mutare il corso del tempo. E l'Antico Mexico era spacciato, lui che parteggiava per gli indifesi contro i conquistatori europei; e l'esercito in sua parte era ormai distrutto, lui che aveva rivestito il ruolo di alleato nella Gerusalemme violata; e le sue amiche, studentesse sfortunate nel gruppo che gli era stato assegnato, già subivano la sconfitta sulla scia del potere nefasto che Oliver si portava eternamente come seconda pelle. Il fuoco bruciava, il fuoco non si fermava, il fuoco divampava. E c'era distruzione nel cuore e nella mente, c'era un divario fra giustizia e suo opposto. «Ci vedono.» Lui vedeva, loro pure: i Mantelli della Disillusione privi di valore, i nemici che già puntavano alle nuove prede stanate, da acciuffare, da infrangere, da marchiare. E la rabbia crebbe a dismisura, il sibilo risuonò come pretesto d'attacco. Il braccio dominante, quello destro, cominciò a flettersi per poi dirigersi in alto: Marte si ribellava a ciò che già sembrava scritto, il Veggente sanciva ciò che Dike, giustiziera divina, avrebbe dovuto fare al suo posto. Prima un cerchio, poi un altro, entrambi in aria disegnati con la punta della bacchetta magica, aureole angeliche sulle zone frontali, dove i nemici erano scrutati a lungo dal guerriero ferito, il Veggente spezzato. Li inglobava in quelle geometrie circolari e già sussurrava la formula liberatoria nel cuore: non più ostacoli, non più lotta, non in quel preciso momento quanto tutto non era ancora dato per perso. Il fuoco diveniva sinonimo di morte di nuovo: i Centurioni, i Romani, infine il tunnel fagocitato dall'onta più disumana. E il grido delle vittime fu il pianto dell'innocenza. Il grido del Mago, senza accenti particolari se non quelli vinti dalla furia del momento, fu giustizia mortale verso tutti coloro che avevano disturbato l'equilibrio: verso i nemici che aveva considerato nella sua offensiva, verso il ricordo che ancora doveva tramutarsi in presente, verso ciò che attendeva ciascuno di loro. «Iracundia!» Avrebbe atteso l'esplosione della rabbia, tramutata dal potenziale magico in effetto distruttivo, nell'agognata speranza di liberarsi di quei pericoli imminenti e di spingersi via, lontani, distanti dall'arena di guerra cui erano commedianti ed osservatori. Avrebbe infine indicato sulla sinistra, seguendo Sophie, all'opposto della torre già presieduta non dai loro stessi alleati. Tra i pensieri ancora l'immagine di fuoco, ancora il disegno del tunnel e dei suoi presenti. E fu solo quando il volto di una persona familiare, differente da qualsiasi romano, da qualsiasi parte della visione vissuta in precedenza, si inerpicò nella sua memoria, che Oliver comprese di non essere al capolinea. Il fuoco mutò in scintille e le scintille presero forma di liane, di filamenti, di ragnatele: tessevano rapide, tessevano veloci, mentre - se fosse stato loro possibile - la triade correva via dalla scena incriminata dai nemici. E nel frattempo, finalmente quelle tribali danze di fiamme e luce si stagliarono in una cascata fiammeggiante: rossa come il fuoco, rossa come capelli, rossa come speranza.

Atterraggio a Gerusalemme, Eloise, frammento.
«Se non sbaglio sono state costruite delle Torri in legno, che sarebbe il caso di abbattere, se non vogliamo essere avvistati rapidamente; e hanno delle armi, delle catapulte e delle baliste, a cui fare attenzione. In più, sempre se non ricordo male, sotto la porta chiamata Antonia è stato scavato un terrapieno, a cui è stato appiccato il fuoco, e che ha causato gravi perdite nelle schiere romane… Ma non saprei dire se questo è già successo o meno.»
La voce divenne prima frammento e poi cristallo, passando da un estremo all'altro, prima rivelazione e poi possibilità. Eloise Lynch era la chiave, le sue parole erano una delle versatili interpretazioni della sua visione. E se la fuga era una prima parte di un tempo mai del tutto statico, una rinnovata fiducia già annullava i postumi della rabbia di poco prima. "Ma non saprei dire se questo è già successo o meno", aveva detto la giovane Tassorosso. E a quel punto, il Veggente sorrise.


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Riassunto
Vinto dalla visione, Oliver si ritrova inerme per alcuni momenti, lontano dal presente in corso e catapultato altrove: segue la descrizione di quanto visto, di quanto percepito, al limbo fra sensazioni e incertezze; quando ritorna al presente, l'ultima immagine del fuoco divoratore è talmente forte da unirsi al pericolo imminente dei nemici che li circondano e che, teme, possano attaccare (ancora) nell'immediato. Desolato all'idea di vedere la Morte ancora una volta avanzare sul suo tempo e ancor più su quello delle sue compagne d'avventura e i suoi alleati, Oliver attinge alla rabbia crescente per evocare l'Iracundia in duplice forma (variante dei due cerchi) sui nemici. A prescindere dall'esito, si dirige con Sophie e Megan nella direzione opposta alla torre, cercando una via di fuga. E in conclusione un ricordo fa breccia nella sua memoria: parte del discorso di Eloise prima che il gruppo si dividesse; le parole gli fanno credere, per il momento, che quel tunnel possa essere un sottopassaggio per l'esercito romano e così, rinnovata la fiducia, al momento trattiene ancora questa iniziale riflessione.

Statistiche
Punti Salute 243/245 | Punti Corpo 231 | Punti Mana 248 | Punti Exp 36

Abilità Divinatore | Incanti I, II, III, IV classe.

Inventario attivo

» Bacchetta magica | Spilla Atene
» Pozione Essenza d'Elfo & Annullamento
» Mantello della Disillusione
» Bracciale di Damocle doppio incanto in un post
» Nanosticca rimpicciolisce ad un'altezza di 30 cm
» Rubino di Enrico VII aumenta la vista fino a vedere a 500 m di distanza per due turni

 
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view post Posted on 25/3/2018, 20:25
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18 Anni ▴ Cielo di Mercurio ▴ V anno

Amber S. Hydra

PS: 216/216 ▾ PC: 195/195 ▾ PM: 199/199


A
scoltò con estrema attenzione le parole degli alleati. Il quadro storico stava finalmente prendendo forma, ma Amber necessitava ancora di quelle ultime informazioni prima di collocare gli eventi sulla giusta linea temporale. Non era certa che il dono di Peverell fosse stato totalmente casuale, quel vecchio era così machiavellico! Il quadro che ormai sembrava dipinto a chiari colori davanti ai suoi occhi, divenne appena più confuso quando la possibilità che i Romani prendessero di nuovo la Città di Mezzo venne espressa dai suoi alleati. Un moto di ribellione le illuminò lo sguardo, e con serietà cancellò con un colpo di spugna quella possibilità. «Non ci riusciranno. Non prenderanno di nuovo la Città di Mezzo» Non voleva ergersi a "salvatrice", né illudere i ribelli, ma voleva che credessero di potercela fare, perché ce l'avrebbero fatta. Dopo quattro lunghi mesi di assedio era normale che il morale delle truppe calasse, ma era comunque bene sapere che per i romani quella guerra non era poi così entusiasmante. In aggiunta, gli altri non sapevano cosa li avrebbe attesi oltre la muraglia quasi inespugnabile, Amber invece si... anche quello era un gran vantaggio. «Ho capito, graz-...» Ma prima che potesse concludere la frase, una staffetta giunse ad interrompere sul finale quel discorso. Non che ci fosse ancora tanto da dire. Circondata dalle altre ragazze, la bionda attese di comprendere il messaggio a loro indirizzato, ed osservò più volte il messaggero e ciò che reggeva tra le mani, finché non fu certa di aver capito. Allungò la mano quel tanto che bastava per reggere la pergamena e leggere quanto vi era scritto. Estese la conoscenza al gruppo, ed attese un cenno di conferma da tutte, prima di iniziare a dare un ordine al tutto. «Per questo ci sarà tempo anche dopo. Mentre l'altra faccenda va risolta il prima possibile» Rivolse uno sguardo eloquente ad Elhena, e poi a Mary. Avrebbe affidato loro un compito di grande importanza, anche se in quel momento ogni singolo respiro era importante. Tutte e quattro avrebbero dovuto coordinarsi al meglio, e possibilmente celarsi alla vista. «Non vi devono vedere, e se la cosa per voi sarà troppo rischiosa, tornate dentro le mura. Chiaro?» Se c'era una cosa che voleva evitare, era che l'eccessiva dispersione di forze rendesse debole tutta la difesa. L'offensiva avrebbe avuto luogo in due separati momenti, ma nello schema che Amber aveva sommariamente spiegato, tutto assumeva un senso. «Io e te, invece, cercheremo una visuale migliore» disse a Nieve, la Tassorosso era ancora incredibilmente tesa. Alzò lo sguardo verso l'altro, verso le mura dalle quali provenivano rumori ancora più concitati. Non sarebbe stata una passeggiata, ma da lassù entrambe avrebbero potuto vedere con i propri occhi lo schieramento di forze dei romani, e agire di conseguenza.

La baraonda generata dall'assalto a sorpresa dei ribelli, sembrò dare a tutte il "via" definitivo. «Ora» Un ultimo sguardo ad Elhena e Mary, necessario ad infondere in tutte la giusta determinazione, e di seguito Amber si rivolse anche ai quattro capostipiti delle forze alleate. «Fermateli, tratteneteli il più possibile. Non devono entrare» Non ritenendo che ci fosse altro da dire, lasciò che stregoni e uomini unissero le loro forze per quella che avrebbe dovuto essere una difesa assolutamente solida e stabile. Indossò il mantello della disillusione, passare inosservate era essenziale per quanto avrebbero dovuto fare, ed attese che Nieve recepisse quel gesto e lo imitasse a sua volta. «Non mollare la presa, e non guardare in basso... non sarà facile, ma questo è l'unico modo» L'ultima frase sembrava più rivolta a se stessa che alla Grifondoro. Doveva convincersi che il suo timore per l'altezza non avrebbe bloccato la scalata, in fin dei conti non avrebbe guardato in basso e si sarebbe fatta forza con la determinazione che ormai sostituiva il sangue nelle sue vene. Alzò ancora una volta lo sguardo verso l'alto, preparandosi a fare qualcosa che in altri ambiti non avrebbe mai fatto. Individuò la guglia più vicina a loro due, e puntò la bacchetta in quella direzione. Una, due, tre circonferenze in senso orario e nella sua mente risuonò imperativa la formula: *Carpe Retràctum!* Anche se nessuno l'avrebbe udita, la pronuncia mentale non mancò di accentare la "a" di Retractum, mentre l'immagine di una solida corda verde che si attorcigliava saldamente attorno alla guglia prendeva forma. Se tutto fosse andato come previsto, la corda si sarebbe davvero generata dalla bacchetta, e le due avrebbero potuto usarla per raggiungere la sommità delle mura. Allora, da lassù, avrebbero avuto modo di farsi un quadro più chiaro del tutto. La prudenza di Nieve, infine, le consentì di confermare almeno al suo animo, di aver fatto la scelta giusta... qualche tempo prima, nella Foresta Proibita.

In sunto = Qualche altra chiacchiera con gli Alleati Ribelli. Arriva la staffetta, il gruppo si organizza anche (e non solo) di conseguenza, e poi dopo aver condiviso un'idea per proseguire, Amber si avvolge nel mantello è proprio Baaaaatmaaaaan e cerca di portare Nieve con sé sulle mura con un Carpe Retractum castato con formula non verbale. L'intento finale è quello di vedere meglio la situazione esterna alla porta, dall'alto.

Danni subiti
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Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Spilla Luna Calante
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla (contiene):
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Soporifera (x1)
- Intruglio Confondente (x1)

 
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view post Posted on 25/3/2018, 20:42
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entropia.

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Nieve Rigos

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L
a voce di Thalia si levò dall'anello, strappandole un sospiro di sollievo e cancellando il barlume di negatività che lo scambio con Amber aveva pur lasciato in lei a dispetto delle migliori intenzioni. La storia andava riscritta e, benché le difficoltà si avvicendassero attorno a loro con rapidità crescente, ciascun membro del gruppo era ancora illeso e pronto a fare la propria parte. Cercò la giovane Hydra per rivolgerle un cenno d'assenso e fornirle la certezza che entrambe si erano proposte di rinsaldare attraverso la ricerca di quel contatto verbale. Stavano tutti bene... per il momento. Era già qualcosa.

Trafficò con una certa urgenza nella piccola sacca ove erano contenuti i suoi averi. Nonostante il viaggio spazio-temporale ne avesse modificato aspetto e consistenza — si era ridotta e ammorbidita, e pendeva dalla grossa cintura di cuoio che le stringeva la vita tramite un passante dello stesso materiale —, l'equipaggiamento era stato risparmiato da qualsivoglia cambiamento. Dunque, Nieve non fece alcuna fatica ad appropriarsi del guanti dell'Eroe Caduto e, dopo aver provvisoriamente riposto la bacchetta tra le labbra, a indossarli col proposito di sfruttarne le proprietà, ora che la battaglia infuriava a distanza notevolmente ridotta. Aveva appena recuperato il catalizzatore per assicurarlo tra palmo e dita, quando un improbabile messaggero giunse a consegnare loro una pergamena. Mosse dalla stessa urgenza, Nieve e le altre si fecero vicine per coglierne i dettagli. Batté le palpebre un paio di volte e percepì la lieve accelerazione cardiaca che seguì quell'improvvisa presa di coscienza. Su quel foglio erano stagliati a chiare lettere nomi, obiettivi e indicazioni che rendevano reale la situazione nella quale si trovavano più di quanto non fosse stata fino ad allora. C'era un modo per porre fine alla sofferenza che dilagava al di qua delle mura di Gerusalemme ed era giunto il tempo di realizzare il proposito col quale erano stati inviati nel bel mezzo della battaglia.

«Sono d'accordo,» disse con aria sommessa, facendo eco alle parole pronunciate da Amber. Gli occhi erano ancora fissi sulla pergamena, mentre nelle orecchie risuonavano i tonfi degli attacchi sferrati dal nemico: era agguerrito e si stava muovendo. Era imprescindibile che anche loro facessero altrettanto con la promessa di impiegare al meglio le forze. L'apertura della porta di Ephraim sancì definitivamente l'inizio dello schema che si erano prefissate di seguire. Guardò un'ultima volta Elhena e Mary con una partecipazione emotiva esasperata dalle circostanze. Temeva per la loro incolumità più di quanto non la impensierisse la propria. «Fate attenzione!»

A quel punto, alzò lo sguardo sulle mura che lei e Amber avevano progettato di scalare e scorse il camminamento fino a soffermarsi su un punto ove la concitazione pareva farla da padrona. Le sopracciglia argentate descrissero un arco di perplessità, mentre le palpebre battevano il ritmo del sospetto. Sistemò il mantello della disillusione perché le avvolgesse il corpo e si assicurò che i capelli chiarissimi trovassero nel cappuccio l'ostacolo necessario a garantirle l'invisibilità. Lo aveva usato in più occasioni e per le ragioni più svariate, sicché si mosse con la rapidità necessaria a non tergiversare. Per un attimo, le tornò in mente l'episodio della Foresta Proibita e un sorriso salì a incurvarle le labbra: ora come allora, si trovavano in una terra ostile e si parlavano con sintonia immutata. Aveva appena stretto il braccio di Amber per seguirne le indicazioni, ancora pungolata dal dubbio che potessero correre un pericolo più grande di quello che avevano prospettato, quando la parte più pragmatica di sé la convinse a coinvolgere la Tassorosso nelle spire di un pensiero troppo ingombrante per non essere condiviso.

«Quando saremo giunte in cima, conto di eseguire un Protego. Giusto per evitare di correre qualsiasi pericolo nella concitazione del momento. Non sappiamo cosa troveremo lassù e celarsi non è sinonimo di proteggersi. Va bene?»

Da lì in poi, si sarebbe affidata all'iniziativa di Amber e ne avrebbe seguito le direttive. Se le azioni della giovane Hydra fossero andate a buon fine, in ossequio alle previsioni fatte, Nieve avrebbe atteso di essere sufficientemente vicina alla cima delle mura che stavano scalando prima di accingersi a uno sfoggio di magia. La mano dominante, aiutata dal potere di cui erano imbevuti i guanti, avrebbe stretto saldamente l'elsa della bacchetta e Nieve l'avrebbe guidata perché disegnasse i contorni di una circonferenza seguendo un moto orario. La mente si sarebbe focalizzata sull'immagine di una barriera protettiva che, complice la vicinanza, potesse inglobare lei ed Amber per respingere eventuali attacchi ai loro danni, anche di natura meramente accidentale.

«Protego,» avrebbe sussurrato con decisione.


RiassuntoNieve coglie il messaggio di Thalia e lo comunica con un cenno del capo ad Amber. Indossa i guanti dell'Eroe Caduto ora che l'azione si approssima. Insieme alle altre, prende atto dell'avviso che giunge col messaggero, conviene col piano di Amber e intima di fare attenzione a Elhena e Mary. A quel punto, lancia una rapida occhiata alle mura che lei e Amber progettano di scalare, intuisce che c'è una certa confusione e matura il pensiero di evitare brutte sorprese. Dunque, comunica ad Amber di voler castare un Protego in prossimità della cima. A quel punto, indossato il mantello della disillusione, afferra il braccio di Amber e si prepara alla scalata. Casta il Protego come da progetto poco prima che raggiungano la cima.

Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Anello del Coraggio
◆ Anello Gemello legato a Thalia Moran
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla contenente:
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Mors Aparentis (x1)
- Pozione Rinvigorente (x1)
- Guanti dell'Eroe Caduto

 
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