Se la Città è santa, Giudea, Atene VI Incontro

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view post Posted on 25/3/2018, 20:48
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Tassorosso
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a far away land...

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Uy6yeqL




Sotto gli occhi di Elhena la ballista da una che era si sdoppiò in una comoda versione due al prezzo di uno, la macchina da guerra duplicata in ogni singolo dettaglio. Fu in un certo senso rassicurante vedere le difese, che fino a quel momento erano parse abbastanza risicate, rimpinguarsi.
Senza riporre la bacchetta, Elhena quasi sfiorò con le nocche le pietre della sezione di mura più vicina, quasi a cercare di sondarne la resistenza. Ogni singolo mattone, ogni pietra poteva racchiudere la differenza tra il vivere liberi un altro giorno o il finire piegati sotto il giogo di Roma. Piegati. Annientati.
Da quel che ricordava dalle lezioni di Storia, l'Impero non prendeva bene chi rifiutava di sottomettersi al rullo compressore che era l'espansione di Roma ai quattro angoli del mondo allora conosciuto.

Amber poco prima aveva parlato di cambiare la Storia e se Peverell, per una volta, aveva preferito spingere gli Ateniesi gli uni contro gli altri invece di unirli in un solo obiettivo, allora la Storia poteva essere cambiata. Più che il come, restava da capire quali effetti nel continuum spazio tempo e similari ciò avrebbe provocato.
Un improvviso tonfo riportò Elhena al presente in un battito di ciglia. Meglio rimandare i ragionamenti su un'eventuale vittoria a più tardi, magari a quando una vittoria sarebbe potuta essere celebrata, cosa che aveva scarse possibilità di avverarsi se tutti, lei compresa, non avessero dato tutti loro stessi.

C'era qualcosa di profondamente toccante per Elhena nel vedere con quanta alacrità chi era rimasto a Gerusalemme si dava da fare in nome della propria città, giorno dopo giorno, palmo per palmo. Un brivido le percorse la schiena da coccige fino alla nuca, lasciandola con una nausea momentanea al ricordo di un altro attacco, in un altro luogo e un altro tempo ancora da venire, e a quel terribile misto di adrenalina e terrore di quando il Galeone dell'ES aveva cominciato a bruciare.
All'epoca era stata ancora così giovane e inesperta, entusiasta forse, volenterosa di sicuro, ma entusiasmo e buona volontà possono poco quando il nemico è in grado di schiacciarti come una formica.
Ecco, Gerusalemme era una formica che non aveva ancora esalato l'ultimo respiro.


* E mai lo farà *


Poi vennero le istruzioni di Amber. Elhena fece un lento cenno per far comprendere di aver capito, la bocca di colpo secca per una micidiale combinazione di tensione e calura, abbastanza da farle rimpiangere di non essersi portata dietro una borraccia. Per qualche secondo la tentazione di lanciare un aguamenti per saziare la sete fu forte.
Invece la Tassina deglutì.


"Non ho mai amato farmi notare," assicurò ad Amber, il tono quasi divertito. Durò una frazione di secondo, quel l'accenno di ghigno per spezzare la tensione. Elhena lo sentì in faccia, i muscoli che tornavano a comunicare solo concentrazione e determinazione. “E direi che questa volta tornerà utile. Puoi contare su di me. Sapevo che il Mantello Cinese sarebbe servito.”

Pronunciate quelle parole, Elhena si spostò verso Mary, mettendole una mano sulla spalla con un tocco leggero ma solido, un modo senza parole per assicurare la Corvonero della sua presenza, di come non sarebbe stata sola in quello che si apprestavano a fare. Di nuovo, la Tassina si meravigliò di quanto la Scuola di Atene potesse avvicinare le persone, spingere semi-sconosciuti a cercare un sostegno reciproco in nome di una missione comune. Non importava che nella vita quotidiana ad Hogwarts avesse scambiato sì e no quattro parole con Mary, ora il Fato le chiamava a difendersi le spalle a vicenda ed Elhena non aveva dubbi che si sarebbe frapposta tra la Corvonero e qualsiasi attacco se mai ce ne fosse stata la necessità.
“Quell’ariete sarà distrutto prima che possano anche solo rendersi conto che sta succedendo qualcosa,” disse, prima di liberare la spalla di Mary.

Restava solo un piccolo particolare: chi doveva attaccare e chi fare da spalla? Era innegabile che, a seguire cuore e istinto, Elhena avrebbe preferito ricoprire il secondo ruolo senza pensarci su due volte. Tuttavia, non poteva ignorare il suo essere più grande di Mary e più esperta, con un bagaglio di incantesimi e di conoscenze ben più ampio della Corvonero già solo per il suo essere del quinto anno.
“Attaccherò io,” affermò cercando di dare alla sua voce un tono più sicuro possibile. “E se le cose si mettono male mi trasformo e ti porto via al galoppo,”<i> aggiunse senza riflettere. Non sapeva nemmeno se le antilopi fossero in grado di galoppare, a pensarci bene; ma se la specie era stata programmata per sopravvivere un altro giorno tra leoni e coccodrilli, doveva essere abbastanza veloce.

E veloce Elhena lo sarebbe dovuta essere già da ora, con le sue normali gambe umane, nella folle corsa fino alla porta di Ephraim. Mary era infatti partita in quarta, lasciando ad Elhena nessun’altra scelta se non di correre come se avesse il fuoco attaccato ai sandali, con la sacca del violino che ballonzolava sulla schiena e i contraccolpi del terreno accidentato sulle ginocchia. Dopotutto, di questo si componeva una guerriglia, attacchi tanto sparsi quanto rapidi, il colpire come un fulmine per poi fuggire di nuovo negli anfratti sicuri della città.

Elhena avrebbe arrestato la sua corsa solo quando l’imponente Porta fosse stata in vista, la milza in fiamme e il cuore che batteva all’impazzata nel petto, l’importanza del non farsi notare ben chiara nella sua mente. Con un gesto fluido si avvolse nel proprio Mantello Cinese, come in un bozzolo sicuro e invisibile. La sua mano destra era sicura attorno alla bacchetta, la sinistra stringeva quella di Mary, l’unico punto di contatto per non perdersi di vista - letteralmente.

E più si correva, più il momento dell’azione di avvicinava. Nella sua mente Elhena avrebbe ripetuto ancora e ancora formula e gesti dell’incantesimo che aveva intenzione di usare, una magia non troppo complicata che conosceva da anni, eppure spesso gli errori capitano con le cose più semplici. Peccato che questa volta gli errori non fossero tollerati.
Con questa certezza in testa, la Tassina avrebbe fissato lo sguardo sull’obiettivo, quella macchina che continuava a martellare contro le loro difese con rumore infernale. Avrebbe studiato l’intera struttura dell’ariete, il massiccio tronco del corpo e la testa rinforzata per colpire volta dopo volta dopo volta dopo volta. 
Con la coda dell’occhio Elhena avrebbe anche notato Toobl nei pressi dell’ariete, un’informazione aggiuntiva che l’avrebbe portata prima a irrigidirsi per la consapevolezza del suo essere inferiore a Daddy e poi stringere i denti con la determinazione di non lasciarsi intimorire da una presunta superiorità.
Avrebbe allora riportato la sua attenzione all’ariete, socchiudendo gli occhi nell’immaginare le fiamme lambire la struttura e avvolgerla per la sua intera lunghezza come uno spiedino gigante. Se era vero che il Dio che dettava legge in quelle terre aveva una predilezione per il fuoco, un aiuto in quel frangente sarebbe stato più che gradito. Le dita di Elhena avrebbero formicolato nel suo sollevare la bacchetta e puntarla contro l’ariete.


* Incendio *







Azioni

Sotto istruzioni di Amber, Elhena decide di andare con Mary ad abbattere l’ariete. Corre fino alla Porta di Ephraim e si infila sotto il Mantello Cinese appena prima di uscire tra i nemici.
Cerca poi di castare un Incendio contro l’ariete.


Equipaggiamento

Sacca medievale, al fianco destro. Contiene: Mantello cinese (1); Decotto al dittamo (1); Pozione rinvigorente (1); Bacchetta trabocchetto versione mutanda (1)
Violino spettrale, appeso alla schiena. Questo violino permette al suonatore di esprimere un'infinita tristezza musicale, quasi spettrale, che farà commuovere i presenti nel raggio di cinque metri. Se la musica persiste per più di un minuto, si varcherà il limbo fra vita e morte e tutti cadranno in uno stato di catalessi apparente. Finita la musica, l'effetto si dissipa velocemente. Consigliato ai suonatori esperti
Avversaspecchio (1), nella tasca dei pantaloni
Amuleto dedicato ad Atena (1), al collo, sotto i vestiti
Spilla della Scuola di Atene
Bracciale celtico


Statistiche & Abilità
Punti Salute: 210
Punti Corpo: 142
Punti Mana: 142
Punti Esperienza: 35

Rettilofona Esperta
Animagus Esperto (Antilope Impala)


Danni
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Mary_Evans
view post Posted on 25/3/2018, 20:50







Mary Evans

15 anniStudentessaII anno CorvoneroschedaOutfit


M
antenne lo sguardo fisso sulla ballsta engorgiata e non appena la vide ingrandirsi sotto il suo comando, trascinò il polso più in alto che poté e per aiutarsi in ciò si sollevò sulla punta dei piedi. Le loro armi erano infinitamente meno efficaci di quelle romane, ma dal canto suo, avrebbe fatto il possibile e forse anche l’impossibile per colmare quell’immenso divario. Qualche pezzo di legno, del ferro poco battuto, pietre gettate contro un’armata ben addestrata e con armature piuttosto resistenti a quel poco che potevano vantare e per di più armati di spade e lance forgiate con maggiore maestria; per quanto giovane, pure la Corvetta aveva già compreso che in uno scontro aperto non avrebbero avuto alcuna via di scampo. La loro unica speranza era quella di mantenere integre le difese e rimanere rintanati dietro quelle quattro mura che da lì in poi avrebbe dovuto cominciare a chiamare “casa”. Avendo realizzato ciò, non ci volle molto tempo prima che la ragazzina continuasse a prodigarsi nel compito precedentemente assegnatole, fino a quando uno strano messaggero giunse presso di loro per consegnare un messaggio al suo capitano. Solo in quell’istante si fermò ad osservare Amber che con sguardo assorto leggeva il pezzo di pergamena, cercando di carpire il significato sia esplicito che implicito che le poche parole scritte potessero possedere. Un’altra novità si era aggiunta alla missione, come se la loro brigata obbligata a vestire i panni dei ribelli, non avesse già abbastanza cose di cui occuparsi, pensò istintivamente la ragazzina. Sapeva bene che quei pensieri non erano altro che mere illazioni, in fin dei conti lei aveva al suo attivo solo un altro evento, e sapeva che basare su un singolo dato le proprie deduzioni non poteva che condurre a conclusioni errate, ciononostante non poteva evitare di sentirsi presa in giro. Aveva accettato di partecipare nuovamente a quei viaggi, sperando di riuscire a rendersi più utile quella volta sapendo in anticipo a cosa sarebbe andata incontro, ma Peverell non pareva essere minimamente dello stesso avviso. Che traesse godimento dal vederli spaesati ed impauriti? Che si divertisse nel percepire la loro ansia e frustrazione? Di certo il vecchiaccio non lo avrebbe mai ammesso, ma Mary si rifiutava di credere che quel continuo rimescolamento di carte potesse costituire una mera casualità, come d'altronde anche l’essere stata assegnata alla squadra dei ribelli non lo era. Nel suo profondo aveva inteso la natura di quella decisione: in Mexico, era fuggita non appena erano giunti nella capitale per difendere le popolazioni autoctone. Era stata egocentrica e superba nel credere che avrebbe potuto continuare la scalata alla piramide in autonomia, ma soprattutto egoista per aver lasciato i suoi compagni in una situazione avversa. Se avesse preso la parti degli assedianti, nulla le avrebbe impedito di chiedere a William che le venisse assegnata una legione da comandare verso la vittoria e molto probabilmente non avrebbe permesso a nessuno dei suoi compagni di opporsi al proprio volere. Avrebbe perseguito lo scopo finale del gruppo, forse, ma il come ottenerlo sarebbe spettato solo a lei determinarlo.

Invece giocando con gli assediati la solitudine era un lusso che non poteva concedersi. La resistenza richiedeva organizzazione ma soprattutto coordinazione e fiducia nei propri compagni, confidando nel fatto che ognuno avrebbe svolto il proprio ruolo. Non era difficile comprendere cosa volesse il Preside da lei: disciplina e metterla in riga in un modo poco convenzionale. Pretendeva di farle capire come, per quanto lo desiderasse, non sempre era possibile agire in solitaria e come a volte fosse necessario inibire propri impulsi egoistici per ottenere il bene del gruppo. “Fa' ciò che è giusto, non ciò che ti fa stare bene” così poteva essere riassunto il messaggio che Peverell le avrebbe espresso in un modo decisamente più arzigogolato e borioso. Provava rabbia, era innegabile, non le piaceva affatto che un estraneo si permettesse di dirle cosa fare, per quanto la lezione propinatale potesse costituire un importante insegnamento per il futuro. Sentiva il suo Es scalpitare per ribellarsi, per dimostrare al professore come nonostante lui desiderasse sottometterla lei manteneva ancora il proprio libero arbitrio; in fin dei conti chi le avrebbe impedito di tradire i Giudei per associarsi ai Romani? Nessuno fondamentalmente. Ma davvero, ora che aveva visto le condizioni in cui versavano gli assediati avrebbe trovato il coraggio di abbandonarli al loro destino senza battere ciglio e vergognarsi del suo comportamento? Sapeva bene che quell’idea balenatale in mente era dettata dal semplice dimostrare di essere lei e lei soltanto l’artefice del proprio destino, un mero segnale del suo animo riottoso che digrignava i denti furente per l’essere stato messo in catene. Inoltre lei si era sempre battuta per i più deboli, per gli emarginati, quelli categorizzati come strani dal resto della società e che nella sua mente necessitavano di aiuto, di un amico che gli facesse capire quanto la loro peculiarità potesse costituire un valore aggiunto piuttosto che un difetto. Insomma voleva dare agli altri ciò che la Casata Corvonero aveva fatto per lei, una spalla a cui sorreggersi, tendere una mano su cui fare leva per ergersi più forte di prima. Non li avrebbe traditi, non lo avrebbe fatto. Quella fu la sua decisione finale. Per quanto si fosse trovata involontariamente nel compartimento dei più deboli, avrebbe combattuto al massimo delle sue forze per farli resistere il più possibile. Avrebbe esercitato così la propria volontà: decidendo di abbracciare, questa volta consapevolmente, la scelta intrapresa per lei dal professore.

Con quel ritrovato spirito si avvicinò alla bionda per leggere lei stessa il messaggio ricevuto e divenire consapevole di quanto Peverell pretendesse da loro. Divorò quelle poche righe, per poi levare lo sguardo su Amber ed attendere i suoi ordini, sperando che anche lei condividesse le sue intuizioni. Una parte del messaggio era differibile, eseguibile con meno urgenza, ma l’altra richiedeva un loro pronto intervento se desideravano evitare l’avanzata nemica all’interno delle mura. La condottiera rifletté ancora un po’ prima di rivolgere loro uno sguardo eloquente che le informava sul suo piano d’azione. A quanto pareva anche la Tassa aveva avuto la medesima idea e le stava affidando personalmente il compito. Era ben riposta la fiducia che le stava accordando? Mary si sarebbe dimostrata all’altezza? Di primo acchito avrebbe indietreggiato non reputandosi sufficientemente forte per quell’obiettivo. Ma fortunatamente una nuova rassicurazione le venne fornita pochi attimi dopo; lo stesso sguardo venne rivoltò ad Elhena. Da quello capì che lei e l’altra Tassa avrebbero fatto squadra al fine di portare i ribelli alla vittoria della piccola guerriglia. La Corvetta ne era felice, entusiasta di poter contare sull’appoggio di quella giovane di cui conosceva il potenziale avendola vista in azione in Mexico. Elhena era una strega decisamente forte e combattiva, esperta nell’arte degli incantesimi e con lei al suo fianco, la ragazzina sentì crescere una fiammella di speranza all’interno del suo cuore. Con quelle premesse forse ce l’avrebbero fatta. Fece un cenno d’assenso diretto al capitano, prima di rivolgersi verso la sua alleata e cominciare a progettare un grossolano piano d’attacco. Non vi era poi molto da decidere: dovevano colpire l’ariete direttamente, possibilmente con un incanto particolarmente potente che distruggesse l’arma il più facilmente possibile e nel contempo impedire agli avversari di intervenire al fine di rendere vani i propri sforzi. Ma se le azioni erano piuttosto definite, altrettanto non si poteva dire dei ruoli: chi avrebbe attaccato sarebbe stato per forza di cose più esposto ad una vendetta nemica e Mary non era sicura di riuscire a ricoprire adeguatamente quella carica. Non aveva abbastanza esperienza per rispondere ad attacchi diretti soprattutto se eseguiti dagli altri ateniesi, tutti o quasi più in gamba di lei. Aprì la bocca per esporre i propri dubbi all’altra sussurrandole : “Non abbiamo troppo tempo per agire prima di venire scoperte. Una di noi deve attaccare”, prese una pausa dopo quest’affermazione rendendo involontariamente palese quanto l’idea di ricoprire quel ruolo la spaventasse, prima di continuare nel medesimo tono di voce : “L’altra invece dovrà rendere impossibile ai Romani neutralizzare l’attacco della prima. Che vuoi fare?” chiese infine attendendo la sua risposta. Chi avrebbe preso la pagliuzza corta? Elhena si sarebbe sacrificata o avrebbe lasciato alla blu-argento l’ingrato compito? Attese trepidante la sua risposta, per degli istanti che le parvero minuti fino a che l’altra non le diede sollievo. Il suo cuore si calmò ed i polmoni si dilatarono più ampiamente di prima: si sarebbe occupata della difesa ed aveva già un’idea in mente. Se fosse andata in porto come sperava, non solo avrebbe impedito a chiunque di porre fine al loro assedio, ma avrebbe persino potenziato esponenzialmente l’attacco della bionda, creando un vortice mortale. Si accordarono anche sul come agire; per forza di cose l’altra avrebbe agito per prima, mentre Mary avrebbe atteso di vedere le fiamme divampare sull’ariete e solo poi avrebbe attuato la sua mossa. Una volta assicuratasi di aver compreso alla perfezione come agire, si tolse la sacca (ex zaino) dalle spalle e sfilò il mantello che indossò immediatamente, ma senza coprire il volto con il cappuccio. Attese che anche l’altra fosse pronta ed insieme si lanciarono correndo verso la porta di Ephraim; non avevano tempo da perdere, da quel momento in poi ogni istante sarebbe stato prezioso. Con un po’ di fortuna non avrebbero incontrato ostacoli fino a là, poiché la battaglia si stava svolgendo all’esterno delle mura. Se l’avessero raggiunta come prospettato, si sarebbero fermate per qualche istante a livello di essa, giusto il tempo di prendersi per mano e nascondersi adeguatamente sotto il Mantello della disillusione, prima di riprendere a correre verso il loro obiettivo, mescolandosi tra i ribelli in modo da essere visibili il meno possibile. In fin dei conti il vantaggio di stare tra le prime file era proprio quello, mescolarsi con gli altri soldati semplici, con cui condividevano abiti ed ideali. Con celerità ed avendo cura di non essere scorte e di non divenire preda dell’attacco di nessuno degli avversari, primi fra tutti gli altri ateniesi, avrebbero continuato a correre verso l’ariete e si sarebbero fermate ad una decina di metri dal fianco destro di questo. Solo a quel punto i loro palmi si sarebbero divisi, permettendo ad entrambe di castare i propri incantesimi. Mary avrebbe atteso l’operato di Elhena in silenzio, mantenendo lo sguardo fisso sull’ariete attendendo di vedere divampare il fuoco che avrebbe dovuto porre fine all’avanzata nemica, mentre gli altri sensi sarebbero stati in allerta, pronti a farla spostare qualora qualche scontro Romano-Ribelle si fosse avvicinata eccessivamente a lei. Avrebbe impugnato la bacchetta che aveva riposto nella cintola prima di allontanarsi da Amber, mentre il mantello le donava una sorta di invisibilità che la proteggeva dall’attacco nemico, ma dall’altra impediva ai ribelli di proteggerla e di non caderle addosso. Avrebbe dovuto stare molto attenta, l’incanto prescelto necessitava di buona mira e mano ferma. Si sarebbe concentrata come non mai, mentre la mano dominante si sarebbe portata sull’emicorpo omolaterale (destro) all’altezza della spalla. Avrebbe riversato tutta la sua rabbia, tutta la sua furia in quell’incantesimo, non avrebbe lasciato ai Romani alcuna via di scampo dalla tormenta che da lì a poco avrebbe scatenato. Il vantaggio di attaccare l’ariete consisteva anche nel fatto che questo compiesse movimenti piuttosto poco estesi e piuttosto ritmici che ne rendevano palese la posizione ogni volta che la testa si infrangeva contro la barriera. “TUM”…“TUM” il contraccolpo si sarebbe levato alto nel cielo pervaso dalle urla di battaglia, incrementando ulteriormente la rabbia della giovane.
*Non devono avanzare* avrebbe urlato la sua mente.
Qualora avesse visto il fuoco divampare sul pezzo di legno avrebbe mosso rapidamente il polso verso sinistra urlando nel mentre

: “TORMENTAAAAAAAAAAM”,



trascinando la “A” per quanto la compressione esercitata dalla gabbia toracica e da muscoli espiratori sui polmoni le avessero consentito, al fine di generare una tormenta perfetta che inglobasse l’obiettivo e se possibile si mescolasse al fuoco, generando un tornado ardente. Indipendentemente dalla riuscita dell’incanto della Tassa (quindi anche se non avesse visto divampare il fuoco dopo il paio di minuti concessi all’altra per compiere la sua parte dell’incarico), avrebbe eseguito la sua parte nell'esatto momento in cui avrebbe udito la testa dell'ariete impattare contro la porta, sapeva infatti che il trovarsi su un suolo sabbioso avrebbe favorito l’effetto del suo incanto accecando chiunque sarebbe stato inglobato nel bel mezzo del vortice, costituendo un vantaggio innegabile anche in assenza del fuoco. Istintivamente avrebbe portato il braccio non dominante verso il volto per proteggerlo dalla sabbia che si sarebbe dovuta levare di lì a poco e poi si sarebbe voltata rapidamente di 180° avvolgendo nuovamente il mantello attorno al braccio che impugnava la bacchetta per premurarsi che fosse ancora ben coperto nonostante il movimento e non godendosi l’eventuale spettacolo generato la sua ira, per poi scartare a destra e correre lontano dal punto in cui si trovava. Era conscia del fatto che urlando quell’incanto avrebbe reso palese la propria posizione ed anche quella della Tassa facendole divenire un facile bersaglio. Dovevano allontanarsi, sia lei che Elhena, prima che venissero attaccate. Si sarebbe fermata pochi metri più indietro mescolandosi nel gruppo di ribelli più prossimo, prima di voltarsi nuovamente verso l’ariete, in modo da poter attaccare nuovamente qualora sarebbe necessario.


PS: 216 ☘ PC: 178 ☘ PM: 173 ☘ EXP: 18



Riassunto: Mary engorgia la ballista (post precedente) e vede arrivare il messaggero e si avvicina per leggere il pezzo di pergamena. Accetta il compito assegnatole da Amber e discute con Elhena la strategia da attuare in merito. Poi le due cominciano a correre verso la porta di Ephraim e se la raggiungono si fermano un attimo per coprirsi con i Mantelli della Disillusione, prima di prendersi per mano e cominciare a correre all’esterno delle mura. Tentano di raggiungere l’ariete sul fianco destro e si dovrebbero fermare a poco meno di una decina di metri da esso. Poi Mary attende l’azione di Elhena a cui dovrebbe seguire il suo Tormentam che verrà castato INDIPENDENTEMENTE dalla buona riuscita dell’incanto dell’altra (aspetta un po’, se non vede le fiamme avvolgere l’ariete casta ugualmente il Tormentam), poi ancor prima di vedere se l’incanto sia andato a buon fine si volta di 180° e scarta verso destra mescolandosi nel gruppo di ribelli più prossimo in modo che la sua posizione non sia individuabile.

Dal momento in cui Elhena e Mary si distaccano dal gruppo di Amber è TUTTO IPOTETICO, spero di aver azzeccato tutti i condizionali!


Incantesimi:
1° Classe: Completa
2° Classe: Completa
3° Classe: Completa esclusi i Proibiti

Equipaggiamento:
- Sovrappantaloni in pelle:
Realizzati in pelle di Tebo, resistente e antistrappo, favoriscono il camuffamento della propria presenza negli ambienti naturali (coprono l’odore umano in favore di quello animale). Proteggono dagli incantesimi medio-deboli rivolti alle gambe (1a, 2a classe).

- 1 Skeleton's Hand:Mano destra
Non invadente ma resistente agli urti, presenta uno Zaffiro sull'anulare. Favorisce l'agilità alla mano dove è posizionata.

- 1 Orecchini Blue eyes:
Con questi orecchini nulla potrà sfuggire al vostro sguardo. Nell'orbita di pietra di luna, infatti, vi è una pupilla che osserva curiosa ogni cosa che le giri intorno. Non volete perdere d'occhio qualcuno? Basta sussurrare il nome dell'individuo all'orecchino ed esso lo osserverà in ogni minimo secondo, un solo movimento sospetto e la pupilla comincerà a vibrare. Decisamente utile per chi non vuole perdere di vista nessuno.

- 1 Collana Orecchie di Elfo:
Acuisce il senso dell’ udito consentendo di cogliere tutti i discorsi effettuati da persone situate nell’ arco di non oltre 20 metri. Non è in grado di registrare le conversazioni ed essendo costituita da orecchie è sensibile all’ incanto Muffliato.

- Cintura da Samurai:
Molto leggera. Permette di stringere a sufficienza ma, con la sua magia, riesce dare un senso di freschezza e libertà al mago nei movimenti.

- Copricapo Egiziano:
Questo copricapo protegge nel vero senso della parola dall’ombra e dalle escoriazioni, e ha l’utilità di favorire la concentrazione a chi lo indossa.

- Drago d'Artificio: Sacchetta medievale
Produce un Drago di fuochi d'artificio che si muove nel cielo per 15 minuti, per poi scomparire in un fenomenale soffio di fuoco. Spaventa e stordisce creature di piccola-media taglia, magiche e non, per 1 turno.

- Polvere Buiopesto Peruviana: Sacchetta medievale
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

- Caramella d’Illusione: Sacchetta medievale
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

- 1 Fiala di Pozione al Dittamo Sacchetta medievale

- 1 Fiala di Pozione Tiepidario Sacchetta medievale

- Sacchetta Medievale: Fianco destro
Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro.
All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.
Copia: Possibilità di contenere 5 oggetti di medie dimensioni

- Avversaspecchio da Tasca: Tasca sinistra
Prototipi di primi Avversaspecchi, nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
Disponibile in: oro/nero, nero con decorazione floreale. Incisione su richiesta.

- Anello del coraggio: pollice sinistro
Evocando la sua forza contro un unico nemico ben preciso, sarete molto avvantaggiati nello scontro contro di lui per un po' (durata da 2 a 5 azioni, attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario)

- Anello del Potere: dito medio sinistro
Blocca in quest l'avversario per due turni.

- Mantello di Disillusione:
Realizzato con pelliccia di camaleonte , il Mantello di Disillusione rende una buona , anzi ottima mimetizzazione, se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto esso sembrerà donarti l'invisibilità.

- Zaino con 2 litri di acqua e delle barrette energetiche


Vestiario Aggiornato:
Tunica bianca lunga (sotto di essa i sovrappantaloni e in prossimità della tasca destra, la spilla di Atene) fino alle caviglie, sandali in cuoio e capelli raccolti all'indietro e nascosti dal copricapo tipico dei beduini. Zaino divenuto sacca sulla schiena.
Il tutto coperto dal mantello della disillusone.
 
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view post Posted on 25/3/2018, 20:58
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Ocean eyes.

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Megan Milford-Haven 15 AnniCielo della Luna

Pochi secondi bastarono agli attimi d’intrepido coraggio di essere inghiottiti dal buio più totale; dalla paura lenta ed inesorabile che, contrastata dalle molteplici emozioni, a fatica si aggrappava alla pelle della Corvonero.

La scalata verso le mura era riuscita alla perfezione, ma niente di ciò che videro poteva dare “omaggio” alla distruzione che, regia, calpestava senza cura ogni cosa che incontrava.

Bloccata da quella visione Megan riusciva a sentire lo scorrere del tempo, furioso, accelerare; sentiva le decisioni fluire rapidamente nella sua mente e pesanti come il piombo farsi spazio tra le sue scelte.

Con il fiato sospeso osservava i nemici dinnanzi a lei, erano circondati, non si vergognava di provare confusione e di sentire il cuore martellarle in gola; ormai il panico, esteso, agiva irruente riuscendo a privarla, per alcuni attimi, della lucidità necessaria per affrontare quella situazione. 

Solamente una forte pressione la risvegliò da quello stato: gli occhi, veloci, andarono a poggiarsi sul Grifondoro che stringeva con forza il suo braccio.

«Oliver! Cosa ti succede?» 
Inutilmente provò a divincolarsi dalla morsa, le dita rigide premevano forti sul suo braccio. 

«M-o…rte?»

Un brivido le percorse l’intera colonna vertebrale e le leggere ferite, provocate durante la scalata, iniziarono a farsi sentire, macchiando la sua pelle candida.
«Co-sa vuoi dire? Oliver, diamine!» ancora una volta scosse il braccio che finalmente fu liberato dall’energica stretta.

Fu proprio in quel momento che gli occhi blu della Corvonero incrociarono quelli del Grifondoro, le scuse che le aveva rivolto uscivano sincere dalle sue labbra mentre il suo volto mostrava un espressione sconvolta ed imbarazzata.

«Spiegami cosa sta succedendo!?» lo sguardo preoccupato e terrorizzato evidenziò quella domanda: non le importava nulla del braccio e delle sue scuse. 

Morte. Erano realmente in pericolo? Cosa stava per accadere? 
Se c’era qualcosa che odiava di più del non sapere, era sentirsi costantemente sul filo del rasoio, seguita da una costante esitazione su cosa fare, come e quando farlo.

Uno spicchio di lucidità invase la mente di Megan quando Oliver, ancora scosso, le fece notare che era visibile, che quegli esseri la vedevano chiaramente, vedevano tutti loro.

Se la parte razionale avrebbe voluto farne fuori uno per uno senza pensarci due volte, l’irrazionalità pareva seguire esattamente l’opposto di ciò che si era prefissata; ma non era il momento di far prevalere l’emozioni, non quando la vita, la sua, veniva messa in compromesso.

In quel momento, uno sguardo complice andò ad incrociare prima quello di Oliver, poi quello di Sophie: avrebbero dovuto trovare una via d’uscita il prima possibile.
 Se la paura era riuscita ad aggrapparsi senza alcuna pietà, l’istinto di sopravvivenza sopraggiunse senza alcuno sforzo; forse avrebbe rischiato molto, ed in parte non ne era ancora consapevole, ma avrebbe combattuto con tutte le sue forze.


Gli istanti che seguirono quella breve azione furono rapidi e decisi. Come risvegliati da un improvviso incubo, i tre studenti diedero vita alle loro capacità; rivelando il coraggio, nutrendosi di rabbia e paura, trasformandosi in macchine pronte a rasare al suolo ogni cosa. La prima a passare all’azione fu Sophie e successivamente Oliver; la Corvonero iniziò a sentirsi grata di averli al proprio fianco e senza pensarci due volte si posizionò: avrebbe tentato un incanto in grado di consentire una via d’uscita temporanea ma efficace.

«Fumos!» pronunciò con risolutezza, e
 con gli occhi rivolti verso gli obiettivi, la bacchetta puntata su di essi, fece ruotare il polso in senso orario seguendo una linea da sinistra verso destra, cercando di coprire ogni figura ostile; nutriva la speranza di riuscire a fuggire in qualche modo, in ogni caso si sarebbe unita agli altri nella corsa verso un riparo sicuro.







Inventario:
» Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (mano dx)
» Ciondolo Giada delle Fate (al collo)

» Polvere Buiopesto Peruviana (nella borsa)

» Nanosticca (nella borsa)

» Gigansticca (nella borsa)
» Mantello della Disillusione (lo indossa)


» Ciondolo della scaglia di Drago (al collo)

» Guanti del Minatore (li indossa)

» Anello Difensivo: Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. (anulare mano dx)

» Filtro Sonno Leggero (nella borsa)

Vestiario:
[x][x]
Ovviamente no spada, no tacco no party? Ah no.


Statistiche
PS: 145/141
PC: 91/91
PM: 98/98
Exp: 7,5

Classi incanti
» I Classe
» II Classe
(eccetto Orcolevitas)
» III Classe
(Iracundia, Protego, Arania Exumai, Lacarnum Inflamare, Extinguo, Algor Flamma)


Riassunto
Descrizione dell'ambiente circostante: Megan viene presa dal panico e dalla paura una volta arrivata sopra alle mura. L'atteggiamento di Oliver, al quale chiede spiegazioni più volte, la inquieta ma, rendendosi sempre più conto del pericolo, decide di proseguire e combattere nonostante tutto, cercando di gestire al meglio le proprie emozioni. Davanti all'ormai forzata battaglia, cerca di rendersi utile con l'incanto Fumos per poi proseguire insieme agli altri due compagni nel lato opposto della torre.

 
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view post Posted on 27/3/2018, 21:55
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Abbandonate Ogni Speranza, O Voi Ch'Entrate

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Dentro le mura si respirava un'aria completamente diversa.
Se all'esterno di Gerusalemme, e in prossimità alle grandi porte di Ephraim la concitazione era palpabile e la tensione poteva essere tagliata con un coltello, semmai ne fosse avanzato uno a qualche buon anima, più ci si allontanava dalla zona interessata, più l'intera questione assumeva un carattere teorico e distaccato. I primi a trovarsi in prossimità dei non scontri, ancora a ridosso del passaggio ormai sigillato, e definitivamente inservibile, la squadra di genieri addetti alle opere di ristrutturazione. Riattata che non avevano la portineria, pensavano ora giustamente al lastrico, e quale miglior soluzione che non una comoda buca? Che in fondo fosse una doppia fortuna che il Governatore romano della Città fosse stato cacciato, prima che il cortile di casa assomigliasse a un Gruviera? Mentre l'attenzione delle due giovani assistenti si concentrava sulla prima buca, già l'addetta agli scavi, ora della fine la condizione degli autoctoni non sembrava molto migliorata, passando dallo scavare per gli italici, a scavare per i nordici, rivolgeva il proprio 'tocco magico' alla terza voragine. Perfettamente circolare, come le precedenti, profonda poco meno di una yarda, e dallo stesso diametro. Una signora buca? Il piano era elementare, ed efficace nella sua semplicità, evocato lo sciame da parte della prima Tassorosso (T), sarebbe stato poi compito del Serpeverde (Z) sigillarla con uno scudo, per evitare che vagassero libere prima del tempo. Fatto questo, la prima tornò a seminare della paglia al di sopra dello scudo, celando la voragine anche alla vista. Non sollecitato da alcunchè quanto sarebbe durato lo scudo? Era una trappola a tempo, in ogni caso presto o tardi si sarebbe aperta la voragine, se qualcuno avesse ben pensato di passarci sopra ciò sarebbe accaduto sicuramente prima del tempo, con tutt'altro tipo di accoglienza. Tra cenni silenziosi d'intesa, proseguiva il lavorio, la squadra di giudei alle loro spalle si procurava la paglia, Sarah (Y3) faceva le buche, e la coppia giallo-verde le riempiva. Non molto distante la seconda brigata si era attivata per trovare lance e giavellotti per la dozzina di statue che all'ordine imperioso del Serpeverde (M), e di Aronne (Y4) tornavano a nuova vita, alcune armate, di martelli, pinze, e seghe, altre in 'religiosa' attesa, in fila, per ricevere una lancia. Sapevano cosa fare, dove andare, e quando farlo. Sarebbe stato sufficiente? Una pattuglia di statue male in arnese che differenza avrebbe potuto fare? Eppure, era quanto passava la sinagoga, e il Tempio.
A proposito di Tempio, invece, che fine aveva fatto il Guardacaccia (J)? Evidentemente sembrava avesse traslitterato con un eccesso di zelo il termine del suo incarico, se nel Presente era sì il Custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts, doveva aver desunto in una sorta di licenza poetica, che Hogwarts dovesse da ora essere intesa con Gerusalemme, e non si era fatto pregare in nessun senso, era partito per quella sua particolare Crociata. Con che risultati? Considerando le particolari ricorrenze di calendario era andata ancora bene, la luna non sembrava ancora pronta a giocargli brutti scherzi, e l'arrampicata si poteva dire conclusa. Dov'era arrivato? Torreggiava sul resto della città, si muoveva silenziosamente in parte stordito sotto foreste di colonne, impregnate dell'aroma intenso di cedro. Per la verità era nell'aria anche un retrogusto di sangue, in parte fresco in parte secco, dentro e fuori quelle mura, sopra a ciò gli insistenti rumori della battaglia sembravano voler profanare la sacralità di quel luogo, bagnato dai raggi del sole, e dalla luce divina. La spianata, perchè di quella si trattava, era presidiata saldamente da centinaia di uomini, ai margini, quasi timorosi di accostarsi al Tempio, e nel mezzo sinistri guardiani si aggiravano guardinghi, scrutando arcigni quell'uomo che avanzava solitario. Il poveretto ne rifuggiva consciamente e inconsciamente lo sguardo, distogliendolo prima anche solo di riuscire a inquadrarli. Aveva una meta, là era diretto. Dove non tardò a dare il via a un interessante processo. Cosa ne sarebbe scaturito? In quanti lo stavano osservando? Ma aveva via libera.
Intanto, nei pressi delle mura, e dei camminamenti il quadro evolveva rapidamente.
Le giovani promesse del II gruppo ribelle avevano ben pensato di darsi all'arrampicata, guadagnando così dall'alto delle mura una migliore visione di ciò che stesse avvenendo di là da quelle. In parte l'interesse era stato destato da un'improvvisa agitazione che sembrava stesse iniziando a interessare quell'aria isolata del perimetro. Problemi? Un gatto recalcitrante, e in cerca di affetto si era fatto avanti non nel migliore dei momenti? Eppure, presto detto erano su, che già lo scudo si allargava, prudenzialmente ali al vento. Da cosa avrebbero dovuto difendersi? Settanta yarde più in là, a sinistra della coppia, all'ombra della torre qualcosa stava accadendo. Una folta pattuglia di Algidi si era riunita intorno a quello che aveva l'aria di poter essere un problema, sotto lo sguardo perplesso degli umani presenti che non vedevano assolutamente nulla, per l'appunto. Che il problema fosse rappresentato dal nulla nella sua essenza, o il problema sfuggiva alla vista indagatrice dei tanti, a vantaggio dei pochi? Nel mezzo di quella mezzaluna così fertile di uomini, cosa si annidava? Fatta eccezione per un Tasso, per il resto c'era di tutto: Grifoni, Corvi e Serpi l'avevano eletto quale anfratto di cova, e tutto era filato non liscio dall'inizio. Certo, tra una selva di gambe, a settanta yarde di distanza non l'avrebbero notata, ma le tracce di una lunga bruciatura marcava già le mura quali terreno di uno scontro, e c'erano le premesse per considerare quello in atto solo un antipasto. Cosa sarebbe seguito? Di cosa erano spettatrici? Prima che la grande fuga a sinistra della torre cominciasse, mentre ormai quel fazzoletto di temporaneo riparo offerto dallo scudo si esauriva, i primi colpi diretti arrivarono, altri si persero sullo sfondo. Mani guantate di blu tese, in un evidente gesto di sfida, chiamavano il sangue, in modi non ancora determinati, ma forse anche peggiori di quanto non promettesse l'acciaio delle scimitarre. In fondo, l'acciaio per quanto non molto confortante era qualcosa di noto, tagliava, di cosa era capace invece l'ignoto? La prima a scomodarsi fu l'aria, una frustata in pieno petto, da parte di una frusta che nessuno sembrava vedere aveva già centrato la Corvonero (H), prima che potesse anche solo dire Quidditch, merda 'ahi, qui si mette male'. Già volava fortunatamente nella direzione giusta, mentre l'idea del Fumos non l'abbandonava, e anche grazie all'elementare processo di esecuzione effettivamente del fumo stava accorrendo. Fortuna che se di una cosa non mancava, era la forza d'animo, ne avrebbe sicuramente sentito la necessità 'all'atterraggio'. Una frazione di secondo più tardi, quattro piedi più a destra scattava la Serpeverde (S), sulle sue gambe, nella stessa direzione, in compagnia dello stordito Grifondoro (O), rinsavito. Era stato un più che pessimo atterraggio nell'insieme, ed era probabile sarebbe proseguita su quella falsa riga. Un secondo colpo, anche peggiore di quello della Corvonero, come se fosse stato centrato in pieno tra le scapole da una mazza da baseball, stava contribuendo nel dargli il giusto slancio, mentre già lo scudo evocato all'ultimo riparava entrambi da una seconda ondata di attacchi, e gli altri prevedibili effetti dell'iracundia scaricavano i loro effetti seminando parzialmente il caos nella zona. La Serperverde venne travolta 'cammin facendo' dal Grifondoro, che le atterrò anche rovinosamente sopra, con l'indubbio vantaggio però di averle fatto da involontario scudo per l'intero percorso, evitandole per metà un incanto paralizzante, che condivise saggiamente con il suo 'novello salvatore'. Quanto era risultato erano sicuramente anche nel suo caso cerchi meno abbondanti di quanto non avrebbe voluto, e una tormenta che si creava un gran scompiglio, ma dieci yarde più indietro di dove erano ora. Il Fumos? Era ancora lì, a intrattenere una parte di inseguitori, in una fase particolarmente caotica di un turno di guardia che sarebbe sicuramente continuato ad essere concitato, ma anch'esso nell'immediato non avrebbe contributo nel garantire loro riparo. Erano ancora tutti e tre insieme, la Corvonero qualche piede più avanzata, al termine di quello che con ogni probabilità era stato un volo di oltre dieci yarde, dolorante, in compagnia di due colleghi di disavventure acciaccati, il Grifondoro con la parte destra del corpo paralizzata, la Serpeverde la sinistra, uno sopra l'altra. I mantelli? C'erano ancora, c'era da sperare che servissero almeno a qualcosa, se non a tutto. Decisamente ancora più avanti, un'altra quarantina di yarde, lo scudo della coppia ribelle ammantata (A, N) si infranse sotto il colpo di uno schiantesimo errante. Era quello il benvenuto? Nell'attività frenetica generale avevano colto ben poco di quanto fosse effettivamente successo, nemmeno i diretti interessati avrebbero saputo probabilmente ricostruirlo, ma comunque c'era materiale a sufficienza per convincersi che qualcosa stesse accadendo. E il fermento in cui versavano i difensori non sembrava certo smentirlo. Che fare? Tornarsene da dov'erano venute, e andare a cercare petrolio con il resto della banda, o stanare il probabile problema? Se sì, come?
Fuori dalle mura la situazione, se possibile, era ancora più caotica. Pur non essendo ancora giunti a un bellum omnium contra omnes, era opinione diffusa che ormai poco ci mancasse. Tra sinistre presenze, dardi, proiettili, pietre, cavalli, cavalieri appiedati, fanteria e arieti non si facevano mancare nulla. Tutti menavano pesante, senza risparmiarsi, e gli atti d'eroismo non erano l'eccezione, in particolare per coloro che combattevano con alle spalle le mura, che definivano per molti versi casa. Era la grande occasione che stavano aspettando, dovevano farcela, ed era certo che almeno ci stessero seriamente provando. La disordinata macchina bellica latina tardava invece nel riprendersi dal colpo, e ritrovare il baricentro che permettesse di tornare a condurre lo scontro. Nelle retrovie non mancavano le idee, e per quanto astruse, nessuno sembrava intenzionato a sollevare obiezioni. Invocato nuovo e ulteriore fumo sembrava voler complicare il tiro al piattello che i ribelli esercitavano sui legionari, in già evidente difficoltà, mentre l'Auror si riprendeva dal primo scontro a distanza con le difese di Gerusalemme. A qualcosa era poi servito? In secondo venivano la Tassorosso (E), e il Serpeverde (W). Il piano appariva discutibile, sicuramente. La distanza proibitiva, e la probabilità che effettivamente riuscissero a congelare un corpo in mezzo al deserto risibile. Eppure, non erano soli. Sarebbe bastato? Si stavano muovendo, incontro alle mura, accorciando le distanze, a loro si era aggiunto l'aiuto offerto dai tre Maghi (X), sarebbe bastato? Quale sarebbe stato l'esito più probabile? Il primo risultato non era tardato nel palesarsi, nonostante la stagione, e nonostante il deserto, stava piovendo. Un'ampia zona del campo di battaglia era interessata da quello strambo effetto naturale, o quasi. Il secondo effetto parve più discutibile, mentre l'acqua stentava a diventare ghiaccio, cedendo il passo a una nevicata vorticosa, in effetti i primi risultati si palesarono. Già gli onagri colpivano, quanti ne stavano colpendo? Erano davvero tutti ribelli? La barriera era interessata da quegli sviluppi? Lo sarebbe stata? Quanto tempo era necessario mantenere lo sforzo per cogliere significativi risultati? Quanto contava la 'temperatura esterna'? Quanto era stato efficace il discorso? Quanto avrebbero impiegato a riprendersi?
E cosa stava accadendo in prossimità delle prime linee? La cavalleria si era insinuata nel fianco dello schieramento ribelle, si era spinta in profondità, decine di yarde, impantanandosi nel tentativo di non lasciare sul terreno centinaia di legionari. Se da un lato ciò aveva giovato al morale dei soldati, rinfrancati dall'arrivo del Cesare, allo stesso tempo questo li esponeva ora a un duplice rischio. La ressa di uomini ed esseri aveva ulteriormente limitato i margini di manovra per fare qualunque operazione minima e fondamentale, e allo stesso tempo costringeva il loro generale a mantenere volontariamente o involontariamente la posizione. Cosa sarebbe successo se l'avessero perso lì, sotto le mura di Gerusalemme, che si erano impegnati a riconquistare? Se anche fossero sopravvissuti all'assedio, sarebbero stati passati per le armi dall'imperatore. Una prospettiva non allettante. E se fosse stato quello il piano dei Ribelli sin dal principio? Avevano lasciato scoperto un fianco, giocando sul fatto che la cavalleria sarebbe accorsa? E puntualmente il peggiore degli scenari si stava concretizzando. Sapevano tutti che Tito combatteva al pari dei suoi Extraordinarii in prima linea, e ferito mortalmente il cavallo era già agonizzante nella sabbia. Non più cavaliere, appiedato, circondato da cavalieri che non erano nel loro ambiente ideale, correva ora un pericolo che era ben più che mortale. Sarebbero morte con lui le speranze di abbattere quelle mura?
Intanto, poco distante, nei pressi dell'ariete e delle porte cittadine, la situazione si era fatta a dir poco convulsa. Grandinavano centinaia di proiettili all'indirizzo dei romani, che spinti indietro dall'uscita in forze dei Ribelli non riuscivano ad avanzare, e che spinti in avanti dall'arrivo dei rinforzi misti a cavalleria non erano nemmeno in grado di retrocedere. I pochi Bonzi presenti sul posto si scrollavano nervosamente il presumibile capo da un nugulo di calabroni impazziti, che non erano altro che dardi, e ben poco contribuivano alla buona riuscita dello scontro. Dopo tutto non c'era neanche da sorprendersi più di quel tanto, avevano ricevuto istruzioni chiare, il loro obiettivo erano le mura, interrompere le loro attenzioni sarebbe di fatto equivalso a rallentare i forse pochi progressi che in ogni caso stavano compiendo. Altra storia era l'ariete, il cuore dell'attacco degli insorti, in prossimità delle porte. Era lì che si concentravano le perdite da ambo le parti, il terreno viscido, e la sabbia impregnata non certo di buoni pensieri. Dall'altro lato dei battenti ormai spalancati, colorati da lampi di luce azzurrognola, la situazione era decisamente meno caotica all'apparenza, ma non meno nella sostanza. Pugni di uomini armati, e Algidi bendati si facevano avanti, accorrendo dal profondo della città, pronti a unirsi all'attacco, senza alcuna intenzione di mollare la presa, in una battaglia che stavano apparentemente vincendo. Un labile e discreto flusso di feriti ritornava sui propri passi, incrociando i rifornimenti di dardi e sassi per i camminamenti.
Al centro dello scontro, il prode Corvonero (D). Il primo scudo era ormai da un pezzo andato, quando la situazione iniziò a farsi critica. Quello che in un primo momento poteva essere anche stato scambiato per un diversivo, era sempre più evidente che fosse un attacco in piena regola, premeditato e preparato. Che fossero stati colti in contropiede non era neanche più un mistero. La reazione del Corvonero non fu delle più posate, che fosse davvero un Corvonero? Con Priscilla alle ortiche, e ancora nel mondo della Luna, di chi era figlio? Gli attacchi multipli seminarono nuovo scompiglio, e tra i mille possibili bersagli non tutti furono solo nemici. Diversamente l'aprirsi di un nuovo scudo venne accolto positivamente dai molti che si trovavano, apparentemente del tutto casualmente, intorno a lui e quella baracca di legno dell'ariete. Mollarlo, e salvarsi la pelle? Ce l'avrebbero fatta? Una qualche balla sarebbero pur stati in grado d'inventarla, no? Quello che mancava era solo il tempo per prendere decisioni coraggiose o meno che fossero. Infatti, mentre il Corvonero cedeva agli impulsi del ventre, e attaccava, si erano anche fatte infine avanti non solo per modo di dire, abilmente ammantate, la Tassorosso (G) e la Corvonero (C). Ma chi le avrebbe notate? Tanto meno il Corvonero (D), impegnato com'era a... sopravvivere? Le due sovversive non erano sole in più d'un senso, spalleggiate nell'immediato da Giuda e Giovanni (Y), presenze eteree tra decine di altri uomini lì intorno. Eppure, le avrebbero aiutate. L'obiettivo era chiaro, l'ariete. Ce l'avrebbero fatta? Il fine giustificava i mezzi, soprattutto in un contesto del genere, in cui anche confrontate con l'evidenza sarebbe stato comunque difficile dimostrare chi avesse fatto cosa, e chi altro. Lesta nel movimento, aveva preso l'iniziativa la Corvonero, tra una gomitata, e un passo affrettato qualcosa di buono stava accadendo. La voluta tempesta di sabbia era diventata una tempesta di neve, che tra i pochi e scarsi vantaggi che poteva vantare, v'era seminar caos in altro caos. Diversamente, la seconda (G). Un triplice incantesimo di fuoco si era fatto strada nello scudo, investendo e attecchendo sul legno e sulle pelli della struttura dell'ariete. La copertura fumava già vistosamente, e le fiamme solcavano il legno a vele spiegate. Era quello l'obiettivo della tempesta? Alimentare il fuoco? O disperdere con efficacia il fumo? Nonostante l'odore, la pelle che brucia non era nota per il buon odore di gelsomino, era infatti improbabile che in una tale circostanza disperata i diretti interessati, i legionari al di sotto della struttura, si accorgessero di qualcosa prima che il fuoco si facesse largo sino all'ariete stesso. Allo stesso tempo, la sorte dell'ariete era segnata? Intorno regnava il caos più assoluto, a destra una decina di yarde Tito versava in condizioni di gran lunga similari, nella speranza che le Parche non intraprendessero azioni avventate Il filo non si taglia, cos'hanno queste forbici?!. Era tutto perduto?
Un centinaio di yarde più indietro, era la volta di Alfio.


Non vedo nè il Cesare, nè il suo stendardo.
Non sarà forse successo qualcosa?
Ah ecco, dal quartier generale...


Molti dovevano esserselo domandato.
Uno doveva pur farla la domanda.
Era stato lui, quella volta. Un premio al merito?
Intanto una staffetta con tanto di papiro sigillato si avvicinava.



Dunque, anche questa volta tutti dovrebbero trovarsi dove volevano essere, più o meno. Forse non nel modo, e nella condizione desiderata, ma ehi! Ci stiamo lavorando. Partiamo dalle cose più semplici, abbiamo un vero e proprio turista dell'antichità (J) davanti alla sua destinazione, e nel mezzo di un processo interessante e delicato, che ha catalizzato l'attenzione di tutti in sala. Intanto, il trio di muratori bergamaschi si è sparpagliato in un'area ristretta, affidando a una quarta donna (Y3) gli scavi, e tenendo sul pezzo Z e T, della serie le donne ai fornelli, e gli uomini alla partita. M, e Y4 si sono infatti occupati della gipsoteca improvvisata (speriamo non troppo letteralmente) rinvenuta poco oltre. Api, scudi, statue tutti a posto. Venendo poi a forse la parte per noi più concitata saliamo sulle mura, dove troviamo ben cinque dei nostri eroi, gli uni inconsapevoli degli altri (anche se...), presi da un hard party a base di scudi (non d'oro), e voli. Tutti rigorosamente sotto i mantelli, nessuno vedrebbe nulla, ma nel dubbio a pochi passi dai luoghi del misfatto c'è una combo Tormentam+Fumos tutta da provare. Il trio latino è reduce da un bel volo, e braccato dagli Algidi di pattuglia, gli altri Ribelli paiono decisamente più confusi. H oltre ai danni della caduta non ha effetti degni di nota, mentre O ed S possono vantare una parziale paralisi di un lato del corpo (dunque mobilità degli arti interessati minima). Nel corso 'del volo' il corpo di O, in retroguardia, ha schermato per buona parte S da eventuali ulteriori danni, e/o incanti, che gli ha in parte reso atterrandole sopra. La pioggia di schiantesimi non troppo convinti di O ha centrato lo scudo di N ed A, infrangendolo. Infatti, la coppia ribelle AN si trova anch'essa non troppo distante dal trio latino, sulle mura. Ormai le liane hanno preso il sopravvento, attendiamo Tarzan e si chiude la stagione. Al momento O, H, S sono riparati dallo scudo di O.
Nelle retrovie romane un nuovo piano ha preso piede. Mentre B produce e distribuisce generosamente fumo a destra e manca, E si occupa di far piovere nel deserto, mentre W ci regala anche la neve. Nel fare questo vengono affiancati dalla gentile presenza di X. Effettivamente qualcosa succede, nonostante il clima non sia dei migliori per congelare nel senso stretto del termine dei corpi. Presso le porte, e poco distante, il nostro amico Tito è in difficoltà, mentre D cerca di salvare il salvabile, ariete e cavoli. Mentre lo scudo di D offre un momento di pausa ai neo assunti difensori, l'ariete è stato sabotato da G con i suoi alleati Y, mentre C si occupava di mettere insieme una tormenta di neve a tutti gli effetti. Quindi la visibilità da valutare è comunque ridotta. Anche in questo caso è decisamente improbabile che D, C e G possano vedersi, al netto dei mantelli. Onde evitar fraintendimenti qualche parola sull'ariete. Dal momento che stiamo parlando di legionari e romani, l'ariete in questo caso non è il tronco di una palma tenuto di peso da dieci soldati che si lanciano contro una porta, ma una struttura di legno e pelli, che ripara l'ariete vero e proprio al di sotto di questa. Una sorta di mezzo corazzato dell'epoca, un solido di pianta triangolare adagiato su un lato dalla cui base triangolare sporge la testa rinforzata di metallo dell'ariete. La struttura è molto probabile sia montata su ruote. Sotto questa 'tettoia' lavorano e sudano, sai che odore?, i 'dieci' uomini di cui sopra. Vicino all'ariete si trova D, poco distante Tito appiedato. D l'ha visto? Come? Ce lo dirà lui la prossima volta, forse. Roma intanto ha il suo primo obiettivo secondario. Chi attende invece risposte, le avrà.



Le Statistiche:
William (W)
Punti Salute: 232/232
Punti corpo: 187/187
Punti Mana: 219/219
Exp: 29
Eloise (E)
Punti Salute: 199/199
Punti corpo: 128/128
Punti Mana: 123/123
Exp: 26,5
Oliver (O)
Punti Salute: 225/245
Punti corpo: 231/231
Punti Mana: 248/248
Exp: 36
Sophie (S)
Punti Salute: 140/157
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 101/101
Exp: 15
Megan (H)
Punti Salute: 130/145
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 98/98
Exp: 7,5
Aiden (B)
Punti Salute: 175/191
Punti corpo: 139/139
Punti Mana: 143/143
Exp: 28
Daddy (D)
Punti Salute: 293/295
Punti corpo: 263/263
Punti Mana: 274/274
Exp: 67
Alfio (X1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Valente (X2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Tizio (X3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Caio (X4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sempronio (X5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Amber (A)
Punti Salute: 215/216
Punti corpo: 195/195
Punti Mana: 199/199
Exp: 33,5
Nieve (N)
Punti Salute: 150/151
Punti corpo: 119/119
Punti Mana: 118/118
Exp: 13
Mary (C)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 178/178
Punti Mana: 173/173
Exp: 18
Elhena (G)
Punti Salute: 210/210
Punti corpo: 142/142
Punti Mana: 142/142
Exp: 35
Davide (Y5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Gabriele (Y6)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giuda (Y7)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giovanni (Y8)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Elijah (Z)
Punti Salute: 127/127
Punti corpo: 78/78
Punti Mana: 72/72
Exp: 9
Thalia (T)
Punti Salute: 201/201
Punti corpo: 138/138
Punti Mana: 142/142
Exp: 24
Mike (M)
Punti Salute: 177/177
Punti corpo: 107/107
Punti Mana: 108/108
Exp: 19,5
Ethan (J)
Punti Salute: 184/184
Punti corpo: 148/148
Punti Mana: 117/117
Exp: 27,5
Simone (Y1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Elia (Y2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sarah (Y3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Aronne (Y4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?


La Mappa generale:
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Gruppo A: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste per coprire l'avanzata dei Romani. + Onagri

Gruppo B: 8 coorti. 4000 legionari (+4000 ausiliari) + Ariete + Torre. Muniti di Scorpiones e Balliste. + Onagri

Gruppo C: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste.

Gruppo D: 2 coorti. 1000 legionari (+1000 ausiliari) + Torre. Armati di Scorpiones e balliste.

Sempre nei pressi del punto A si trovano i Pg Romani.


Le altre due Mappe e un dettaglio:






Prestate attenzione alle unità di misure (in yarde), in quanto le mappe non sono in scala.
Tutti dovrebbero essere dove volevano essere, o quasi.


Si procede il 2 Aprile, ore 21.59

 
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_fango
view post Posted on 2/4/2018, 23:41




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Tale fu la semplicità e precisione con le quali la bacchetta incise la pietra della spianata che, nonostante la situazione decisamente non rosea, il Guardacaccia non poté fare a meno di sgonfiare la tensione con un sorriso speranzoso al termine dell'opera. Il cerchio stava dinanzi a lui, guidato dalla perfezione del pensiero piuttosto che dalle mani maldestre, e la runa al centro disegnatavi risaltava chiara come un faro di speranza. *Ora, la parte difficile...*
Perché se persino quel piccolo rischio - il tentare una formula non ortodossa per piegare la magia alla sua immaginazione - era sembrato a quel non più giovane mago un azzardo, allora quanto stava per tentare doveva rasentare l'impossibile. Certo, sapeva che creare un cerchio magico era molto più che possibile, tanto che certi maghi si specializzavano esclusivamente in quello (offrendo poi i propri preziosi servigi a enti come la Gringott's), così come sapeva che gli stessi incantesimi difensivi che avvolgevano il castello nel quale viveva per gran parte dell'anno provenivano da simili rituali. Ma l'incantesimo che si apprestava a creare era qualcosa di completamente nuovo alla sua esperienza, pericolosamente sconosciuto, eppure da un certo punto di vista entusiasmante: avvertiva una sensazione familiare ma da tempo dimenticata, un leggero brivido che percorreva la sua schiena martoriata come le dita di sua moglie, Suzanne, dopo una dura giornata di lavoro. Nessuno dei cerchi che aveva tentato in vita sua - per intrappolare o tenere lontane creature di ogni tipo - avrebbe funzionato contro un esercito di quella portata, l'unica opzione era saltare nel vuoto, e sperare che pochi passi dopo il dirupo vi fosse una... valle di cuscini?*Faccio schifo con le metafore.*
E con questo ultimo pensiero i pochi attimi concessi per assaporare il suo precedente successo terminarono, imponendogli di nuovo la fretta. Da quanto tempo aveva abbandonato i ragazzini al loro destino? Quanto altro gliene sarebbe servito per ritrovarli, a cose fatte? Si guardò attorno, nervoso, constatando che nessuna delle guardie si era ancora mossa in sua direzione: forse sapevano chi era, o quantomeno lo immaginavano, forse credevano che se fosse venuto lì a far del danno non lo avrebbe certo fatto in maniera così plateale, senza preoccuparsi di celarsi un minimo. Ora, per qualche minuto, doveva dimenticarsi dell'esistenza di quegli uomini armati a pochi passi dalla sua schiena.
Doveva dimenticarsi di loro, della spianata, delle enormi mura,
del tempio, dei ragazzi alle prese con la guerra,
persino della porta che tentava di difendere.
Lì, poggiati sulla nuda pietra, esistevano solo lui e il suo cerchio, la sua runa difensiva. Difesa, difendere. Doveva difendere. Ma per difendere doveva ferire, incapacitare, immobilizzare perlomeno: non si sarebbe mai potuto opporre alla masnada di uomini che sarebbero fluiti attraverso quel passaggio, ma proprio su quella furia incontenibile poteva contare, affinché non si accorgessero del reale pericolo al quale andavano incontro. Passata una porta così pesantemente difesa e incantata, chi avrebbe fatto caso a quel simbolo lievemente inciso sulla pietra? Solo un mago avrebbe potuto riconoscerlo a colpo d'occhio, e un mago non sarebbe mai stato in prima fila: il successo era garantito, se l'incantesimo fosse riuscito.*Il cerchio, la difesa, il cerchio, la difesa, difendere, proteggere, punire chi oltrepassa, gli invasori vengono feriti, respinti, offesi, punire chi oltrepassa, cerchio, difesa...*
Quello il mantra che si ripeteva cercando di raggiungere lo stato mentale necessario a trasmettere la sua volontà, la sua forza magica a quel cerchio che di magico aveva poco o niente. Doveva operare un incantesimo, invero, ma da solo non sarebbe bastato: doveva far sì che la formula stessa permeasse quella runa e al tempo stesso delineare le condizioni perché si scatenasse, quando le condizioni fossero state giuste. Stava letteralmente incanalando la magia, non ponendo una diga di fronte all'imponente avanzata del fiume, ma costruendo degli argini che ne assicurassero un determinato corso. Cercò di racchiudere quell'intero mantra di difesa e punizione in un singolo concetto, innominabile eppure estremamente determinato, un sunto del tutto nuovo al vocabolario inglese che prese lentamente forma nella sua mente e venne poi relegato in un angolo, mantenuto, racchiuso, così come si mettono le conserve in dispensa e il latte in frigorifero. E mentre quel concentrato di significato macerava, infondendo i suoi pensieri della sua essenza, Ethan si operò a creare la parte attiva di quel rituale, la formula che avrebbe dovuto colpire i soldati romani.

Se mai era stato colpito da un Pestacallum in vita sua - ed era abbastanza sicuro che fosse successo - doveva essere stato nella sua scalmanata giovinezza, lontano dai lidi della memoria, eppure era abbastanza sicuro di riuscire a richiamare la sensazione usando come feticcio il diffuso dolore alla pianta del piede che lo aveva colto nello corso dell'anno precedente, durante le prime ronde per la foresta: in verità nei primi tempi del suo impiego gli era capitato più di una volta di smarrire la via del castello, cosa che lo aveva costretto puntualmente a ripiegare sui suoi nuovi sensi animaleschi (non lo faceva mai con piacere) e sottoporsi a qualche ora di scampagnata. Ecco, quella precisa sensazione - come se le ossa stesse che componevano i suoi piedi fossero state estratte, prese ad asciate da un falegname di passaggio e poi rimesse al loro posto senza troppa precisione - era quella che voleva evocare nei suoi nemici, e più in particolare su chiunque avesse avuto la sfortuna di poggiare piede sul suo cerchio magico. Un dolore non dannoso - almeno non direttamente - eppure debilitante, sfiancante, tale da sottrarre buona parte della volontà già martoriata degli assedianti e superare persino l'adrenalina di una carica: quei soldati contavano sui propri piedi per raggiungere la destinazione, eppure a pochi metri dalla stessa sarebbero stati proprio quelli a tradirli, costringendoli a piegarsi, a cercare senza soluzione un rimedio. No, i maghi che li avrebbero accompagnati non avrebbero potuto curarli tutti, né sarebbe stato facile individuare il cerchio stesso nel combattimento che ne sarebbe seguito: le guardie del tempo avrebbero dovuto approfittare dell'occasione.
Richiamato alla mente con quanta più precisione possibile quello stesso dolore, il ricordo delle interminabili camminate meno il sollievo di un bagno caldo alla sera, Ethan cerco di viverlo, di indossarlo come un abito, di farlo suo con un'empatia recentemente potenziata. Uno dei concetti fondamentali del buddismo - e in generale di tutte le dottrine orientali che fanno del pacifismo uno dei propri pilastri - è proprio quello che per fare del male bisogna fondamentalmente stare male, trasmettere come un'infezione il proprio dolore al prossimo; Ethan stava inconsapevolmente facendo sua quella filosofia, si stava rendendo tramite di quel dolore così da provocarlo nel nemico - e come conseguenza secondaria, salvare gli abitanti di quelle mura. E quando, dopo svariate decine di secondi, il ricordo fu così presente da renderlo incerto se il dolore fosse vero o immaginato, solo allora mosse la bacchetta: dapprima l'alzò in preparazione all'altezza della sua fronte, poi con decisa lentezza discese in un movimento obliquo, andando a puntare ai piedi di un immaginario nemico mentre nella sua immaginazione si dipingeva la scena dell'attivazione - il primo di una lunga serie di malcapitati poneva il piede sulla runa. Quando infine la bacchetta di castagno fu perfettamente tesa verso il cerchio la formula lasciò le sue labbra, come il proiettile a lungo caricato di una fionda: "Pestacallum Infundo."
Fu un'esalazione, chiara e decisa, pregna di tutti i costrutti mentali che aveva in quei minuti partorito: difesa e punizione, dolore e attivazione, tutta la sua volontà racchiusa in quel riduttivo eppure preciso comando. Solo quando il cerchio si fosse attivato, rispondendo alla sua magia, si sarebbe finalmente alzato dalla sua posizione inginocchiata cercando con lo sguardo la più vicina delle guardie del tempio. Il suo compito lì sarebbe stato terminato, ma non era il caso di lasciare che un banale errore umano mandasse tutta la sua dedizione all'aria: dopo aver attirato l'attenzione dell'autoctono con un richiamo avrebbe indicato con la sinistra, libera dalla bacchetta, il cerchio magico. "Non avvicinate. Pericoloso. Per soldati romani" avrebbe enunciato, con voce chiara ma non imperiosa, accompagnando le poche parole stentate (potevano mai capire il suo inglese?)* con espliciti segni delle mani. Le speranze che davvero intendessero le sue parole erano poche, ma perlomeno avrebbero intuito che non era loro nemico, e che il cerchio era una qualche misura difensiva. Di nuovo, e di nuovo, e di nuovo: non poteva che tentare.



Sunto: dopo aver constatato la riuscita della prima parte del rituale, Ethan si concentra cercando di isolare il mondo esterno e al contempo richiamare alla propria mente i concetti di "difesa e punizione", più vari significati affini, che al meglio incanalano la sua volontà. Messi questi da parte si concentra invece sul caratteristico dolore ai piedi provato dopo certe scarpinate nella Foresta Proibita, rivivendolo a tal punto da trasportarlo nel presente, così da usarlo come "base empatica" per l'incantesimo Pestacallum. Infine unisce questi due costrutti mentali - il dolore del pestacallum e il concetto di "difesa e punizione" - infondendoli nella formula, con l'intenzione di incantare il cerchio così che casti un Pestacallum su ogni soldato che lo calpesti, fino all'eventuale eliminazione o all'esaurimento della sua carica magica. All'eventuale riuscita dell'incantesimo, si alza andando ad avvisare la più vicina delle guardie che il cerchio appena completato non deve essere avvicinato, essendo una misura di difesa contro i romani.

*: nella "gita" dell'anno passato Ethan non ha interloquito con gente del posto, e in questa si è diviso dal resto del gruppo prima di incontrare gli stregoni autoctoni, dunque non sa che la lingua degli Ateniesi è adattata ogni volta a quella del tempo. Spera solo che i suoni del suo inglese siano abbastanza lontani dal latino da non designarlo come una spia agli occhi delle guardie.



Ethan Carter
PS: 184
PC: 148
PM: 117

EXP: 27.5

Inventario:
- NUOVO Vestiario (CLICK) negrezza non inclusa.
- Bacchetta di Castagno, nucleo in Unicorno (tasca della veste)
- Stivaletti Lewam Markis (ai piedi)
 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:12
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William Black
PS: 232~ PC: 187 ~ PM: 219 ~ PE: 29
IV Anno | Serpeverde

Incapace di reggere ulteriormente la pressione generata dal Glacies, William rilasciò l'energia, concludendo l'incedere di quella tempesta di ghiaccio che era riuscito a creare insieme ai due compagni. Al seguire, si interruppero anche Tizio e Sempronio, mentre i tre osservavano il loro operato spegnere i colori dello scenario di fronte a loro, lasciando spazio a tonalità più grigie e desaturate. Black rimase diversi secondi in quella posizione per accertarsi che la tattica da lui messa in atto fosse andata in porto; aveva messo parecchie energie e speranze in quel piano ma - una volta dissipatosi lo strato di nebbia e vapore venutosi a creare - vide l'esercito dei ribelli ancora in piedi, solo indebolito da un attacco chiaramente insufficiente. Digrignò i denti contemplando il suo fallimento, doveva mettersi in testa di essere in guerra e che una strategia tanto debole non poteva bastare da sola né a vincere una guerra né ad abbattere un esercito. La situazione era abbastanza critica, i Legionari non sembravano adatti ad affrontare una battaglia di quello stampo, con l'incredibile mobilità di cui vantavano i ribelli, era necessario trovare una soluzione che riportasse l'Impero Romano in una posizione di vantaggio. La priorità era ancora la barriera ma non sarebbe stato possibile occuparsene con la giusta serenità d'animo senza prima respingere l'offensiva nemica.
Come se non bastasse, una missiva arrivò tra le mani di Alfio, riportando per iscritto un'ulteriore problematica che si andò a sommare a quelle già palesi. Il legnetto di pioppo dell'aureo subì la pressione della sua stretta, sembrava che le sue pianificazioni non stessero portando a nulla di buono. La paura che il suo esercito - in special modo in suoi compagni - potessero vedere il fallimento a causa delle sue decisioni, lo stava lentamente soverchiando. Osservò la situazione nei pressi della porta, quella in cui Daddy e l'ariete erano protagonisti. Una densa tempesta di sabbia si era sollevata in quella direzione, raccogliendo parte della cavalleria e impedendogli di capire quale fosse la reale sorte dei suoi commilitoni. Mentre lui osservava la situazione lamentandosi per la sua inefficienza, qualcuno stava ancora combattendo per abbattere le difese nemiche. Quel pensiero fu sufficiente a spronare William verso una nuova strategia, costringendolo a riprendere la situazione in mano. Allontanò le sue paure mentre il suo sguardo cercava la presenza dei suoi compagni. Doveva mettere insieme un altro piano.

«La barriera rimane ancora la nostra priorità ma se vogliamo abbatterla dobbiamo prima costringere i ribelli alla ritirata e proteggere i nostri uomini e le nostre risorse.»
Inizialmente si riferì ad Eloise per poi spostare il suo sguardo sull'auror e sul resto dei presenti. Le parole della Tassorosso arrivarono immediatamente alle sue orecchie. Sparpagliarsi ed occuparsi singolarmente dei vari gruppi di ribelli, in quel momento, gli sembrò la scelta più opportuna. Anche Aiden si mobilitò immediatamente e William non poté che apprezzare la tenacia di tutti i suoi compagni. Con Caio, Valente e Alfio ancora a disposizione non restava che distribuire le restanti mansioni. Aveva appurato che i tre maghi romani che aveva a disposizione, sembravano nutrire un potere ben superiore a quello del Serpeverde. Erano indubbiamente maghi di una levatura di tutt'altra pasta a quella a cui era abituato. Non poteva dire con certezza a quanto ammontasse il loro potenziale ma la semplicità con cui avevano invocato i precedenti incanti la diceva lunga sulla loro esperienza. Alfio e Valente invece potevano essere delle risorse utili in altri ambiti, forse l'esercito avrebbe risposto loro meglio di come non aveva fatto con l'incoraggiamento del ragazzo.
«Alfio, voglio che gli onagri si concentrino unicamente sull'abbattimento della barriera. Voglio colpi costanti e persistenti, sempre nello stesso punto. Valente, non so molto sulle creature che ci affiancano ma lo loro mole può aiutarci a respingere i ribelli verso l'interno, esattamente da dove sono arrivati. Puoi convincerli a farlo? » Non restava che occuparsi del punto focale della battaglia, quella in cui era rimasto coinvolto il Corvonero. Scambiò un'occhiata di intesa con Caio, era chiaro che ormai fosse lui l'unico rimasto e che sarebbe stato proprio lui ad affiancarlo. «Tu, ho un piano ma ho bisogno d capire fino a che punto puoi spingerti.»
Quanto ne seguì, fu un breve scambio di informazioni e una tattica precisa. William aveva le idee chiare su ciò che voleva creare insieme al suo compagno d'arme. Una volto concluso l'assemblaggio del piano, i due scattarono in direzione sud-est, avvicinandosi come possibile alla tempesta di sabbia ma senza raggiungerne le immediate vicinanze. Lo scopo era quello di bruciare le distanze, fermandosi approssimativamente ad una ventina di metri dal fulcro della vicenda, così da poter intervenire sulla distanza, senza prendere parte al vero e proprio attacco in mischia. Qualora fossero riusciti a prendere posizione, i due si sarebbero affiancati, con Caio leggermente in avanti rispetto all'aureo, pronti a mescolare i due incantesimi presi in esame per generare la difesa mobile di cui avevano bisogno. Il primo a muoversi fu proprio Caio, il quale socchiuse gli occhi per concentrarsi, probabilmente allo scopo di visualizzare la forma e l'aspetto del golem che avrebbe creato. Si sarebbe trattato sicuramente di un colosso di sabbia ma se il mago fosse stato davvero esperto tanto quanto William pensava, probabilmente sarebbe riuscito a generarlo estremamente compatto e dunque resistente, magari di un'altezza di circa tre metri. Visualizzata la figura che voleva ottenere, avrebbe mosso la bacchetta dal basso verso l'alto, fino a raggiungere l'altezza desiderata, accompagnato dalla formula verbale del "Colossum". William, alle sue spalle, ne avrebbe seguito i movimenti con attenzione, cercando di riportare alla sua memoria le esperienze che aveva di quell'incanto, già visto sia a Cluny che in Messico. Iniziò ad oscillare la bacchetta, in contemporanea al movimento del catalizzatore alleato, cercando di mantenere un movimento fluido e costante nel tentativo di castare i due incanti come se fossero uno solo. A quel punto, avrebbe pronunciato la formula "Engorgio" come a voler concludere quella dell'alleato, rendendola un'unica formula.
«Colossum...»«...Engorgio!»

L'idea era quella di creare un Colosso ben più grande del solito. Lo scopo che Caio doveva dargli era quello di divenire una vera e propria barriera umanoide in grado di frapporsi tra il gruppo di ribelli e i romani rimasti a protezione dell'ariete. I movimenti del Colosso sarebbero stati subordinati a spingere i nemici verso le porte, attaccandoli allo scopo di danneggiarli, costringendoli a retrocedere e a barricarsi nuovamente dall'altra parte della barriera. Solo allora William e i romani avrebbero potuto imbastire una strategia d'attacco mirata allo sfondamento della barriera. I due, non potevano sapere se il loro incanto sarebbe riuscito o meno. Black aveva pensato di unire le formule al fine di ottenere un risultato maggiore rispetto a quello che si poteva ottenere lanciando i due incanti separatamente ma conosceva il rischio derivante da una corretta sincronizzazione. Dopo il fallimento ottenuto col congelamento, sapeva di non avere margine d'errore, motivo per il quale aveva fatto particolare attenzione a rispettare ogni passaggio, mettendosi d'accordo col suo camerata. Se tutto fosse andato per il meglio, un colosso di notevoli dimensioni sarebbe apparso tra l'ariete e il gruppo di ribelli.

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Equip:
- Bacchetta di Pioppo
- Mantello della Disillusione
- Calzature degli Elfi
- Cuspide Scarlatta
- Pozione Scioccante
Riassunto:
William ha un attimo di sconforto nel vedere la propria strategia non sortire gli effetti sperati ma il senso di responsabilità che sente nei confronti dei romani e dei propri compagni lo sprona ad attuare una nuova strategia il cui fulcro è quello di costringere i ribelli ad una ritirata verso l'interno delle mura. Con Caio, Alfio e Valente a sua disposizione, distribuisce le mansioni:
Alfio deve ordinare ai macchinisti degli onagri di attaccare incessantemente le mura e dunque la barriera, colpendo sempre lo stesso punto.
Valente è incaricato di guidare le strane creature cicciotte ad abbandonare temporaneamente l'assedio alle mura per spingere i ribelli verso l'interno.
Caio invece affianca William e, dopo una breve consultazione, i due decidono di unire due formule (Colossum ed Engorgio) nel tentativo di creare un Colosso di sabbia di notevoli dimensioni tra l'ariete e il gruppo di ribelli, col preciso scopo di attaccarli e spingerli verso l'interno delle porte.
 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:13
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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LYNCH △

Nel momento in cui il getto d’acqua uscì dalla bacchetta di Eloise, non ci fu molto tempo per pensare. Le mani si unirono attorno al legno di Sequoia, cercando di muovere il getto verso un’area più ampia possibile, da sinistra verso destra. A conti fatti, l’impatto maggiore nei confronti dei Ribelli fu lo stupore al vedere una pioggia così fragorosa, cosa rara in terre calde come le loro. Quant’era che non bevevano e mangiavano a sazietà? Cosa rappresentava, ai loro occhi, quel tripudio d’acqua? La rossa ricordava con chiarezza quanti problemi aveva causato la mancanza d’acqua e cibo in quello scontro, non stavano forse facendo loro un favore?
L’azione del getto ghiacciato non tardò ad arrivare e, se da un lato si era aspettata che l’idea avesse successo, dall’altra non poteva stupirsi che, con il caldo che faceva, non avesse sortito gli effetti sperati. Là dove gli incanti si intersecavano una neve turbinosa iniziò a cadere rapida, e mentre le prime file di Ribelli subivano la sorte prevista, già i colpi degli Onagri andavano a finirle. Eppure, oltre le prime file il loro stratagemma non era di grande impatto: in un processo costante di trasformazione da acqua, a neve, ad acqua ancora, c’era poca speranza di vedere la caduta degli uomini nelle retrovie.
Per quanto la situazione fosse caotica e precipitosa, dalla loro posizione era possibile distinguere quello che stava accadendo con estrema chiarezza: le file di Ribelli continuavano a rimpolparsi mano a mano che nuove forze uscivano a fiotti dalle porte che loro stessi avevano sfondato. Sembravano interminabili e, per quanto caotiche, estremamente determinate.
«Dannazione!» Digrignò tra i denti Eloise, stringendo la bacchetta con frustrazione. Per il poco che riuscivano ad avanzare, per quanto avessero successo le loro scelte, la situazione sembrava degenerare sempre di più. Quella commistione di corpi, quella mescolanza di terra umida e sudore non faceva altro che peggiorare la situazione. Gli stessi cavalli erano impossibilitati ad avanzare e, mentre allungava il collo per identificare la dislocazione della fanteria, la voce di Alfio raggiunse le sue orecchie.
Cesare caduto? Tito era stato sopraffato dalla folla? Non poteva essere così, l’Imperatore era una risorsa chiave in quell’avanzata, in quella fetta di Storia. Era una risorsa che non erano disposti a perdere, e qualcuno doveva agire. Ma dove si trovava? In mezzo alla folla? Alle prese con orde di Ribelli?
Stava per scattare in avanti e correre a controllare, quando la voce di William attirò la sua attenzione. Fermando la corsa sul nascere, si voltò verso di lui e considerò razionalmente la situazione. Era inutile fiondarsi in mezzo alla folla come una pazza, inutile essere precipitosi. «Io mi occupo dei Ribelli a sud; tu, con me!» Se in un primo momento si era rivolta a William, in seconda battuta era a Tizio che aveva parlato. Aveva bisogno di supporto per quello che aveva in mente di fare, e di sicuro non ci sarebbe riuscita da sola.
«Dobbiamo farli retrocedere ad ogni costo.» Si mosse in avanti, ostinata a non guardarlo in volto. Aveva timore di quello che poteva succedere ad essere scoperta, unica donzella in mezzo a truppe di soli uomini. «Io mi occupo delle truppe a sud, tu bada a quelle a nord. Ci servirebbe disorientarli con qualcosa, tipo un Nebula Antigravitas. Le legioni avanzeranno per stringerli alle porte. Non devono poter avanzare. Passa il messaggio.» Da un lato, i Ribelli erano limitati dalle mura; dall’altro, sarebbero stati loro ad impedire che procedessero oltre, e l'avrebbero fatto con la magia e con i loro corpi. I ranghi serrati, gli scudi calati, gli uomini saldi: sebbene fossero usciti con tanta foga, avrebbero dovuto riconoscere di essere finiti nella bocca del leone. «Uomini: preparate a stringere i ranghi e rispedire i ribelli verso le porte!» Ringhiò verso la folla di soldati che le stavano vicini. «Balliste: verso la folla a sud! Non deve passarne neanche uno!»
Stendendo in alto il braccio della bacchetta, Eloise iniziò a far roteare il polso in senso antiorario. Conosceva l’incanto, e non voleva creare un’unica, gigantesca bollona: no, le sue forze erano concentrate sulla creazione di un flusso più copioso possibile di bollicine piccole e fetenti, che sarebbero partite dalla bacchetta per andare a colpire le schiere ribelli. «EBÙBLIO!» Aveva pronunciato l’incanto a voce piena, tonante, senza tremolii, mentre ruotava il polso più rapidamente possibile. Già riusciva a immaginare gli effetti sulla folla, la comparsa delle prime ustioni, la sorpresa inaspettata di quell’attacco. La neve non li aveva sorpresi a sufficienza? Loro avrebbero provato con il caldo.

GEARSSTATS
Bacchetta Legno di Sequoia, Piuma di Ippogrifo, 11 policci e 1/4, Rigida
Spilla della Scuola di Atene | cielo attivo: Venere
Collana Fading in the Dark Permette all’individuo di diventare momentaneamente inconsistente e sfuggire così agli attacchi diretti ad infliggere danni fisici. Utilizzabile un turno per quest. Tempo di ricarica 1 giorno on gdr.
Sacchetta legata alla cintura
Nanosticca Fa diventare alto poco più di 30 cm (Non modifica la forza fisica/magica del pg, diminuisce solo le proporzioni del corpo. Dura un solo turno)
Polvere Buiopesto Peruviana Peruviana Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è’ in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti.
Caramella d’Illusione Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero.
Una fiala di Decotto al Dittamo
Una fiala di Pozione Mors Aparentis
PS 199/199
PC 128
PM 123
EXP 26.5
AZIONIDANNI
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Si accorge che la strategia non è del tutto efficace, sente Alfio parlare di Tito, vorrebbe andare ad aiutarlo. Si blocca e, insieme a Tizio, cerca di bloccare l'avanzata dei ribelli a sud con una combo di Ebublio + ranghi serrati.

 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:20
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When the snow falls, the fox tries to survive.

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Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 191 ☘ PC: 139 ☘ PM: 143 ☘ EXP: 28


Con sguardo soddisfatto e un flebile sorriso sulle labbra, l’Auror ammirò per un breve lasso di tempo il fumo che era riuscito ad evocare onde evitare che le ballistae nemiche facessero strage di Romani presenti nell'area sottostante. Per un po’, per lo meno, sarebbero stati impossibilitati a tirare, ammesso che non volessero tentare un azzardo. Ad ogni modo si concesse il beneficio del dubbio.
Aveva udito l’urlo di Black rivolto ai soldati, sperando di spronarli a dare il massimo, ma forse non era stato sufficiente, forse i Legionari avevano bisogno di più, molto di più. Aiden mosse a sua volta un passo avanti e gonfiò il petto per spendere due parole in supporto a quanto Black aveva già detto. Con tutto il fiato che aveva in corpo, anche a costo di farsi male alle gola, l’Auror ruggì parole d’incitamento: «Figli di Roma, guardate questi topi di fogna venuti fuori dal loro nido per sfidarci! Eppure voi siete i figli dell'Aquila, quindi siate aquile e piombate loro addosso con i vostri artigli e abbatteteli! Non cedete terreno! Per Roma!!!! Per Cesareeeeeee!!!!»
Una volta terminato l’urlo, la soddisfazione di Aiden venne tramutata in una smorfia, seguita da un’imprecazione a denti stretti. Il fuoco aveva iniziato a bruciare il legno dell’ariete.
Se solo il dolore del volo avvenuto pochi attimi prima non lo avesse rallentato nel suo intento di affiancare il giovane Daddarius nella protezione dell’ariete e dei soldati addetti ad essa, forse il fuoco non avrebbe nemmeno attecchito alla struttura.
Troppe domande si erano affollate nelle mente del giovane uomo, mentre la necessità di raggiungere il ragazzo e l’ariete si faceva sempre più profonda e insistente. Il fuoco da cosa era stato provocato? Questo era il quesito che principale che l’Auror si era posto e al quale potevano essere attribuite molte risposte, ma quale era quella giusta? Nulla era da escludere, ma dalla posizione in cui si trovava era difficile a dirsi. Forse la soluzione sarebbe arrivata una volta che il fulvo fosse riuscito a raggiungere il proprio compagno.
Si voltò dunque nella direzione di uno dei tre Stregoni romani, quel certo Sempronio (X5), per poi urlargli a gran voce: «Tu! Vieni con me, sbrigati! L’ariete non reggerà a lungo se non agiamo in fretta. Vedi se riesci a darle una copertura da possibili attacchi con un Protego, mentre io penso ad estinguere il fuoco! Presto, gli uomini stanno bruciando!» Dopodiché si premurò di dirigersi velocemente verso l’ariete. Corse senza sosta e cercò di compiere almeno un’ottantina di yarde circa, mentre il resto della strada si sarebbe premurato di coprirla in seguito dato che non era sicuro che sarebbe riuscito a salvare l’ariete in tempo una volta giunto effettivamente nei pressi della struttura, il fuoco era vorace ed implacabile dopotutto. Non volendo rischiare, non volendo assolutamente perdere l’ariete, Aiden dovette appellarsi alla forza dell’acqua che voleva a tutti i costi evocare. La stecca di biancospino scattò in avanti, puntata leggermente verso l’alto affinché potesse avere una traiettoria iniziale più sicura e che successivamente avrebbe cercato di controllare a proprio piacimento. Si concentrò, pensò all’acqua che voleva sprigionare in un getto quanto più potente possibile, sempre se gli Dei avrebbero voluto dargli una mano in quell’impresa. Con assoluta chiarezza e facendo attenzione ad accentare la “e”, l’Auror pronunciò un cristallino quanto deciso: «Aguamènti!» Se la procedura fosse andata in porto, raggiungendo il proprio nemico giurato, il fuoco, allora avrebbe fatto in modo che il getto bagnasse l’intera struttura affinché il legno non cadesse nuovamente vittima dell’elemento rosso.




Riassumendo... Aiden è soddisfatto del Fumos (prodotto nel post precedente) e cerca di aiutare William ad incitare i Legionari. Dopodiché si rende conto che il fuoco ha colpito l’ariete e chiede l’aiuto di Sempronio (X5) nel difendere la struttura con un Protego mentre l’Auror si occuperà di spegnere l’incendio.
Si lancia in corsa verso l’ariete e cerca di fare 80 yarde circa, per poi sprigionare un getto d’acqua con l’Aguamenti, puntando leggermente in alto così da avere una traiettoria più sicura. E’ tutto un forse, ovviamente.


Aiden Weiss
PS: 175/191
PC: 139/139
PM: 143/143
EXP: 28

Equipaggiamento indossato:
◿ Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
◿ Cappa della Resistenza;
◿ Cinturone d’Argento con Perla del Mistero;
◿ Collana con Medaglione (Gemma: Zaffiro);
◿ Bracciale celtico originale in cuoio/dorato;
◿ Ciondolo della Scaglia di Drago;
◿ Anello argentato con testa di Lupo (oggetto comune, non magico);
◿ Ciondolo argentato con testa di Volpe (oggetto comune, non magico);
◿ Spilla della Scuola di Atene.

Equipaggiamento nella borsa di pelle (oggetto comune):
◿ 1 x Decotto di Dittamo;
◿ 1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
◿ 1 x Essenza di Purvincolo;
◿ 1 x Orecchie Oblunghe.

Abilità/Vocazioni:
◿ Occlumante Apprendista.

Incantesimi conosciuti:
◿ Fino alla IV Classe (esclusi i Proibiti, tranne per l’Iracundia);
◿ Incantesimi da Auror (Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.)


Metto una foto indicativa sul nuovo vestiario di Aiden. Giusto per rendere l’idea.
arena


 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:25
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Elhena tenne gli occhi fissi sull'obiettivo, la bacchetta puntata contro l'ariete, la linea immaginaria che li collegava.
Le fiamme che si sprigionarono sotto i suoi occhi, lingue di fuoco attorno al legno, le causarono una soddisfazione inaspettata, qualcosa di più crudo della semplice gioia di un incantesimo ben riuscito. Quel qualcosa ruggiva nel suo animo, forte della consapevolezza del suo potere. Poteva essere ancora presto per gridare vittoria e i Romani erano più forti di una singola perdita, ma chi ben comincia è a metà dell'opera. Forse era possibile riscrivere la Storia più di quanto non avessero tentato nelle precedenti missioni.

Per associazione di idee, le sovvenne che il suo nome significava fiaccola.

Era tanto presa dal fuoco, nell'ammirare il legno bruciare in una fantasia di rosso e arancione, da non accorgersi sulle prime che la mano di Mary aveva lasciato la sua. Aveva udito la sua voce urlare l'incantesimo e poi il silenzio.

Brutta storia. Da un lato, la Corvonero poteva essere ancora al suo fianco, abbastanza vicina che se Elhena avesse agitato un braccio alla cieca, l'avrebbe toccata. Ma poteva essersi anche spostata, nascosta chissà dove.
Le mani di Elhena si chiusero in due pugni.
Quanto tempo era passato da quando aveva assicurato Mary che le avrebbe coperto le spalle? Pochi minuti. Eppure, stava già fallendo, come era già stato anni prima, in un'altra missione, con altri compagni. Forse doveva arrendersi al fatto di non essere portata a difendere qualcuno, per quanto lo desiderasse.

Almeno, Mary era riuscita nel suo intento. Se sulle prime Elhena non aveva badato alla tormenta, troppo concentrata sul fuoco, ora era impossibile non accorgersene. Del resto, quando mai si era vista una tormenta di neve nel deserto. Elhena si strinse ancora di più nel mantello, pur facendo attenzione a che non le scivolasse via dalla testa e dalle spalle. Cercava anche di limitare i propri movimenti, per evitare che qualche occhio di lince notasse la sua presenza da impercettibili movimenti nell'ambiente.

Pareva impossibile che qualcuno si preoccupasse del cercare minuscole differenze nel bel mezzo di una bufera di neve e sabbia, ma Elhena aveva la sensazione che fosse meglio non abbassare la guardia. Finora le difese di Gerusalemme avevano tenuto, ma uno spiraglio, un singolo errore poteva essere sufficiente a distruggerle.

La Tassina fece un respiro profondo per calmarsi, senza spostare gli occhi un momento dall'ariete. L'unica eccezione fu un'occhiata fugace a Daddy, il quale per ora pareva non essersi ancora accorto di lei.
L'invisibilità le era sempre piaciuta, quel rassicurante scivolare nelle ombre e negli angoli; il non farsi notare perché così nessun danno l'avrebbe colpita. Ma erano anni che aveva abbandonato quella vita, per quanto a volte se ne pentisse.
Non farsi notare, tuttavia, poteva essere un vantaggio notevole in una guerriglia.

D'accordo, si disse, doveva concentrarsi sul momento e sull'obiettivo, il distruggere l'ariete senza possibilità d'appello. La bufera continuava a infuriare e Elhena temeva che finisse con lo spegnere il fuoco. Inoltre, era sciocco pensare che i Romani presenti non si sarebbero dati da fare per raggiungere il medesimo obiettivo.
Le sue dita si strinsero attorno alla bacchetta, con le parole di Amber che risuonavano nella sua testa. Pensò anche a Mary, pregando che fosse al sicuro.
Calma. Prima l’ariete, poi avrebbe trovato Mary. Con ogni probabilità l’avrebbe ritrovata dentro le mura. Altrimenti … ci avrebbe pensato più avanti.

Elhena puntò la bacchetta contro la testa dell'ariete. Se l'avesse fatta esplodere, avrebbe avuto ottime speranze di rendere l'intero marchingegno inservibile e, con un pizzico di fortuna, una singola esplosione avrebbe causato una reazione a catena per far crollare l'intera struttura.
Nella sua mente si figurò una pressione immensa venire applicata all'ariete, un paio di gigantesche mani invisibili che schiacciavano e schiacciavano, finché il materiale non avrebbe più retto.


* Deprimo *

Elhena urlò la formula nella sua mente, completamente focalizzata nell'applicare all'ariete la massima pressione possibile. Il suo corpo aveva cominciato a dolere per la tensione e la prolungata immobilità, ma Elhena se ne curava poco.
L'ottima riuscita dell'incantesimo dipendeva da lei e si sarebbe distratta solo quando avesse visto la testa dell'ariete andare in briciole.



Sunto : Elhena casta un deprimo contro la testa dell'ariete
 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:35
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«Vi spiegherò tutto.»
Poche parole, un solo messaggio: tanto rapido quanto confusionario, Oliver non rivelò altro ai cenni ripetuti di Megan; la ragazza aveva assoluta ragione, meritava una ragione qualsiasi circa l'improvvisa assenza del Caposcuola pochi attimi prima. Vinto dallo scorrere del tempo, il Viaggiatore non ne aveva avuto altro a disposizione per poter riferire né il contenuto della visione né per poter pensare a come mettere le altre compagne d'avventura effettivamente a corrente del pericolo che avrebbero, volenti o nolenti, considerato in prima linea in futuro. Quando, tuttavia, restava impercettibilmente un quesito ancora aperto, fautore di interpretazioni che il Veggente avrebbe soltanto potuto trarre tacitamente, da solo, ancora una volta. Sospirò, quando il Presente divenne più snervante di quanto già non apparisse. Come avrebbe fatto a liberarsi di tutti quei nemici? Come avrebbe potuto confidarsi sia con Megan sia con Sophie, senza rivelare il suo segreto più intimo? E in quale contesto avrebbe potuto inserire quella trama mistica e misteriosa, senza essere tacciato di un'antica forma eretica? Fino a quel momento aveva quasi sperato in una maggiore clemenza da parte di Gerusalemme: non c'era speranza di uscita immediata, non c'era azione senza compromesso, non c'era vittoria tanto certa. E il quadro d'insieme bruciava di grida, orrore e furia malcelata, impossibilitata a sopire per più di un istante. Quando l'ennesimo colpo lo vide partecipe e partecipante insieme, il Caposcuola tirò a sé la bacchetta magica, stringendola al petto con un tale vigore da vedere le nocche tingersi di rosso e poi bianco, candide come se avvolte dal dolce tessuto di un guanto. Ma non c'era eleganza, non in quel giorno, non in quel tempo. Non c'era ordine, eppure la Storia aveva piazzato un'ulteriore tappa da raggiungere il prima possibile: non un orologio, più una bomba ad orologeria. E non c'era letteralmente possibilità di perdere un solo minuto di più. Quando il Protego vide quasi impattare contro gli scontri in corso, Oliver precipitò su se stesso al pari di un castello di carte francesi, le une sulle altre in piramide, impilate con una geometria tanto impeccabile quanto, ironia della sorte, fragile. Si lasciò scappare involontariamente un gemito e fu allora che si accorse di essere letteralmente in condizioni critiche: un salto di pochi metri, preambolo di una speranza - erano forse al di là del pericolo, ruzzolati via dalla folla di minacciose creature? - si unì alla consapevolezza quasi immediata di essere ancora sotto assedio, perennemente sotto attacco. E se la situazione fosse rimasta invariata, per tutti e tre del sul gruppo di infiltrati l'esordio e l'epilogo avrebbero avuto simile stesura d'intervento: offensiva e difesa, difesa e offensiva, in un'altalena senza fila da reggere, senza catene da spezzare né da forgiare. Sentì le parole di Sophie e vi colse un barlume di ironia. Quando tentò di rimettersi in piedi, il Protego era ancora attivo e la bacchetta, stretta nella mano destra del braccio compromesso, si sollevò leggermente per rendere la protezione barriera autentica ad eventuali attacchi già in partenza. La fitta lancinante che gli partì dalla spalla destra fino al costato, stringendo in una morsa serpentesca arto dominante e arto destro inferiore, fecero ghignare in malo modo il Grifondoro: non un sorriso, quanto una dolorosa espressione a tratti bizzarra, che di certo non gli donava giustizia in regale eleganza. Scosse il capo, stringendo i denti, e in quella stessa frazione di secondo comprese che un attacco frontale in quelle condizioni avrebbe senza dubbio significato perdita certa. «Sono bloccato.»
Spinse con forza il braccio destro in alto, ma non riuscì a spostarlo neanche di pochi centimetri; il dolore esplose in una bruciante presenza e Oliver non fu in grado, questa volta, di frenare un gemito già mutato in grido sofferente. Si aiutò con la mano sinistra, più libera e meno impattata dai colpi nemici, spingendo con la stessa sotto il braccio destro così da sollevarlo e permettere alla bacchetta di rivolgersi con miglior precisione contro il gruppetto avversario. Quel gesto gli costò tanto. «Siamo circondati, dannazione.» E così come le parole lasciarono le lebbra, la ragione già macinava eventualità, pensieri, compromessi. Un'unica soluzione, così folle da sembrare impossibile nella sua sola articolazione, saltò alla mente e la bocca si aprì prima che l'istinto suggerisse di tacere definitivamente; Oliver spiegò così velocemente da non prendere fiato: sotto il fuoco nemico ogni secondo era prezioso. E già mentre si rimetteva in piedi, non ancora stabilitosi sulle gambe, la voce si affievolì per rivolgersi esclusivamente alle due compagne accanto. «Saltare.» Un passo laterale, gatto randagio pronto all'assalto, guerriero a riposo, cuore in palpitazione. «È da pazzi, lo so bene, ma è l'unica soluzione. Siamo circondati, dobbiamo saltare e trovare un nascondiglio. Serve un diversivo-» Troppo veloce, le parole si univano, si masticavano tra di loro. Non c'era tempo, non c'era più tempo: Oliver era un treno sfrecciante e tanto bastava per dare l'impressione di essere impaurito, come a suggerire ai nemici di essere pronti a lasciarsi andare, a porgere le armi. «Qualcuno distrae, gli altri rallentano la caduta.» Un passo laterale, ancora un altro. Era ormai in piedi e non vantava più neanche un minimo dispendio di pausa; il corpo si affiancò a quello di Sophie, dopo che Oliver ebbe sentito la risposta di Megan. E nell'esatto momento in cui l'Incanto partì dalla volontà della Corvonero, emblema del diversivo improvvisato, Oliver gridò di fiondarsi di lato, dove la parte della barriera che affacciava all'interno della cittadella risultava essere l'unica strada libera per tutti loro. I piedi arrancarono, il sinistro che trascinava il destro compromesso dalla paralisi del lato destro, mentre i denti stridevano gli uni sugli altri nello sforzo di mantenere l'energia necessaria in quel movimento. Sulle mura, avrebbe dunque stretto con la mano sinistra Megan, mentre avrebbe permesso a Sophie di aggrapparsi alla parte desta, dolore incluso, a qualsiasi costo. «Fidatevi.» Le gambe si sarebbero piegate all'unisono, ma fu più la sinistra a dare l'esatto slancio; l'adrenalina alle stelle, il coraggio pure, la mente sarebbe stata improvvisamente tabula rasa per l'azione folle che si accingeva a considerare. Avrebbe spiccato il salto in ogni modo, anche senza sentirsi perfettamente in forma, anche se totalmente dolorante: non c'era altro tempo da perdere. Il braccio dominante già rivolto in basso per la gravità, la bacchetta magica stretta dalla mano destra, non avrebbe dovuto effettuare alcun movimento in quella discesa, poiché la sua azione sarebbe stata realizzata dal semplice puntare l'obiettivo del terreno sottostante. La mente libera, la forza di volontà di non vedersi spiaccicati, Oliver avrebbe infine scelto l'unica formula magica in cui ragione e cuore insieme confidavano, pronunciandola così ad alta voce. «Arresto momentum


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Riassunto
La consapevolezza di non poter reggere un attacco diretto in condizioni di parziale paralisi al lato destro si fa strada in Oliver e un'unica soluzione, essendo circondati, sembra essere plausibile, per quanto folle. Così, già mentre si rialza a fatica (facendo più leva e utilizzo della gamba sinistra, sentendo dolore), inizia a parlare velocemente per proporre in brevi e poco esaustive frasi il nuovo piano: saltare al di là delle mura che affacciano all'interno della cittadella. Sente la risposta di Megan e al seguito del diversivo, tenta di saltare con lei e Sophie dalle mura, sfruttando dunque il momento di confusione eventualmente creatosi. A quel punto tenta l'Arresto Momentum, incanto che non prevede grandi movimenti e che spera possa rallentare la caduta. Le nostre azioni - Megan, Oliver, Sophie - sono ancora una volta strettamente collegate tra di loro. Se riescono nel folle piano senza sfracellarsi, tentano di trovare un nascondiglio di qualsiasi genere.

Statistiche
Punti Salute 225/245 | Punti Corpo 231 | Punti Mana 248 | Punti Exp 36

Abilità Divinatore | Incanti I, II, III, IV classe.

Inventario attivo

» Bacchetta magica | Spilla Atene
» Pozione Essenza d'Elfo & Annullamento
» Mantello della Disillusione
» Bracciale di Damocle doppio incanto in un post
» Nanosticca rimpicciolisce ad un'altezza di 30 cm
» Rubino di Enrico VII aumenta la vista fino a vedere a 500 m di distanza per due turni

 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:37
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Sophie


Armstrong


☽ Cielo della Luna ☾


Nonostante tutto fosse cominciato da poco tempo, Sophie e suoi due compagni d’avventura si trovarono immediatamente nel pieno dell’azione. Come avrebbero potuto considerarsi? Carne da macello o cosa? Erano loro i coraggiosi o quei tizi che li circondavano? Ma soprattutto: se quello era solo l’inizio, cosa li aspettava dopo? Il ricordo della calda e accogliente Sala Comune Serpeverde era ormai molto lontano. Nonostante si trovasse nei Sotterranei, l’odore di quel posto era sorprendentemente piacevole ai suoi sensi. Le mancava, ma mai quanto l’odore e il calore che emanava il corpo di Elijah quando l’abbracciava o anche soltanto quando le stava vicino. Fatto stava che la presenza di lui non scompariva mai. Lo sentiva perennemente all’altezza del petto, oltre che nel cervello.
Più passava il tempo su quelle mura più percepiva quell’impulso di abbandonare tutto e tutti e correre alla sua ricerca, anche al costo di mettere a rischio la propria vita. Si faceva sempre più presente, sempre più forte e non era convinta che sarebbe riuscita a trattenerlo. D’altronde, nonostante avesse ormai raggiunto la maturità da un pezzo, quella sua natura ribelle non accennava ad allontanarsi. Tra l’altro, quando mai era riuscita a restare fedele ad un determinato gruppo o persona, mettendo se stessa e ciò che voleva al secondo posto? No, non era nella sua natura, ma non era neppure così stupida. Quello non era ancora il momento giusto, su questo non v’era dubbio.
Mentre osservava la sua tormenta di sabbia quasi miscelarsi con il fumo evocato dalla Corvonero, venne improvvisamente scaraventata per terra. Si ritrovò l’intero corpo di Oliver addosso al suo, e, come se non bastasse, percepì la parte sinistra del corpo paralizzarsi. Un breve lamento fuoriuscì dalla sua bocca, accompagnato da un’espressione infastidita in viso.
– Brior… – Sentenziò, a bassa voce.
– …ti ringrazio, ma… sai, non sei particolarmente leggero. – Il suo tono di voce era quasi sforzato, e, non appena egli si fosse rialzato, lei non avrebbe perso neppure un attimo ed avrebbe fatto lo stesso, poi si sarebbe avvicinata al limite del muro. Approfittando dello scudo evocato da Oliver, con lo sguardo cercò il terreno in basso, poi avrebbe osservato la situazione, magari alla ricerca di un qualche riparo, fino alla destinazione a cui pensava di voler arrivare, dopodiché rivolse nuovamente l’attenzione verso il Caposcuola Grifondoro. La prima cosa che le venne in mente fu, appunto, saltare da quelle mura. Sarebbe stato completamente inutile restare lì, a quanto pareva tutti loro erano ben visibili, nonostante il loro intento di occultarsi, ed il posto era assolutamente pericoloso. Sì, lì sarebbero stati nient’altro che carne da macello e lei non aveva certo intenzione di morire, non in quel momento. Certo era che quello non era l’unico motivo per cui voleva farlo. Aveva già potuto appurare che lì, su quelle mura, non avrebbe potuto trovare Elijah, e se per trovarlo avrebbe dovuto gettarsi in quella mischia, lo avrebbe fatto, senza pensarci due volte. In quel modo avrebbe avuto – probabilmente – più possibilità di poterlo rivedere, a prescindere dalle parti che entrambi occupavano.
Non ebbe neppure il tempo di proporre la sua idea che Brior la sorprese con le sue parole. Furono letteralmente una manna dal cielo, ed anche lui sembrava essere consapevole di quanto poco tempo avessero per procedere. Sophie, senza perdere un attimo, ormai sul bordo, si sarebbe avvicinata ulteriormente a Oliver e, mentre attendeva che Megan facesse lo stesso, distese il braccio destro verso il basso, dove doveva esserci il terreno. Avrebbe fatto in modo che la punta della bacchetta puntasse esattamente sotto di loro, e, immaginando una porzione di terreno abbastanza ampia per tutti e tre trasformarsi in gomma, avrebbe pronunciato la formula.
– Verto Lentus! – Pronunciata l'ultima sillaba, avrebbe chiuso gli occhi per un secondo, come per farsi forza, e una volta riaperti sarebbe saltata giù. Se tutto fosse andato come previsto, avrebbe immediatamente cercato con lo sguardo il primo riparo utile e si sarebbe appostata lì, dopodiché avrebbe seguito Oliver e Megan verso la loro destinazione.





Statistiche:
PS: 140/157
PC: 91
PM: 101
Punti Exp: 15

Inventario:
~ Bacchetta: Legno di Abete, corda di cuore di Drago, 9 pollici e mezzo, semi-rigida (mano dx)
~ Guanti di protezione in pelle di drago (borsa, tasca interna)
~ Cappa della Resistenza (borsa, tasca interna)
~ Orecchini Di Drago (borsa, tasca interna)
~ Mantello Della Disillusione (addosso)
~ Anello Nosferatu: Induce la PAURA in uno o più PG o PNG. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. (dito medio mano dx)
~ Ciondolo "Giada delle Fate" (attorno al collo)
~ Ciondolo con Scaglia di Basilisco (attorno al collo)
~ Una fiala Decotto Tiramisù (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Rinvigorente (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Mors Aparentis (borsa, tasca esterna)
~ Spilla della Scuola di Atene


Incantesimi:
~ Prima classe completa (esclusi proibiti)
~ Seconda classe completa (esclusi proibiti)
~ Terza classe completa (esclusi proibiti)
~ Essenza Converto
~ Sectumsempra


Riassunto: Sophie comincia a pensare ad un modo per trovare Elijah, poi si ritrova Oliver addosso e sente la parte sinistra del corpo intorpidita a causa di un qualche attacco nemico. Dopodiché si rialza, si avvicina al bordo del muro e studia la situazione. In seguito, si avvinghia a Oliver e Megan, tenta il Verto Lentus sul terreno in basso e salta insieme a loro. Poi cerca un riparo dagli attacchi, senza perdere di vista i due compagni.


 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 3/4/2018, 20:39






Elijah Sullivan


16 Anni - 3° Anno - Serpeverde
Cielo della Luna


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Erano tutti lì. Loro, le api, la paglia, i Ribelli puzzolenti e i pupazzoni di pietra. A quanto pareva lo Scudo stava reggendo, almeno per il momento, ma non era prudente restare lì nei paraggi. Elijah si accosciò vicino alla buca e prese tra le dita un ciuffo di paglia. Era così secca che rischiava di sbriciolarsi. La portò vicino al viso e l’annusò con curiosità. Era un misto di sabbia stantia e animale bagnato, a dir poco rivoltante. Il Serpeverde aprì la mano allargando le dita al massimo, la paglia cadde lentamente spostandosi leggermente per il vento caldo.
Sarebbe stato il caso di allontanarsi dalle buche, non sapeva quanto avrebbe potuto reggere l’incantesimo. Preoccupazione inutile la sua, o si? Erano tante le domande che vorticavano nella sua testa. Avrebbe retto l’incantesimo? Forse avrebbero fatto meglio a fare il contrario? Lo Scudo sarebbe svanito al momento giusto oppure avrebbe fatto da ponte invisibile per le coorti? In ogni caso loro dovevano togliersi di torno, mettere quanto più spazio possibile tra loro e quelle buche.
I suoi occhi chiarissimi si mossero tra la zona delle buche e la porta di Ephraim. Presto i Romani sarebbero entrati in pompa magna e loro sarebbero stati lì a fare da tiro a segno, prima alle coorti – e quello era il male minore – e poi ai loro compagni di Hogwarts.
Forse sarebbero dovuti salire sulle mura, dall’alto sarebbe stato tutto diverso.
Dall’alto avrebbero potuto tenere la situazione sotto controllo, lì invece, per il momento, non avevano vie di fuga e avrebbero fatto la fine dei topi. Si guardò intorno svariate volte, cercando una via di fuga. A sinistra la strada era bloccata, così alle loro spalle. Davanti avevano la porta e non era proprio il caso di prendere quella via. L’unica visibile era a sinistra verso il cuore della città di mezzo, muovendosi come il cavallo sopra alla scacchiera.
Fece forza sulle gambe e si sollevò. Ora aveva di nuovo la visuale completa di ciò che lo circondava. Quella cosa della difesa non faceva per lui, non era nella sua natura. Lui era votato all’attacco e al massacro. Stare lì ad alzare le barricate nel tentativo di ritardare l’inevitabile non aveva senso. Per lui la migliore difesa era l’attacco. Si sarebbe visto meglio tra i Ribelli che si erano riversati all’esterno. Che ardore! Che incredibile coraggio! Stare lì ad aspettare che l’ariete sfondasse quella porta non rientrava nelle sue priorità. Davvero doveva stare lì ad aspettare che soldati e maghi più forti di lui entrassero da quella porta e lo facessero a fettine? Se quelli fuori erano più forti di lui, allora Elijah avrebbe dovuto usare l’astuzia, far girare le rotelle fino a farle scricchiolare. E qual’era la rima regola? Non essere visti. Il bravo predatore si nasconde nell’ombra e aspetta il momento giusto per fare quello che deve. Fare il soldatino da trincea non era proprio il prototipo del buon soldato, dal suo modo di vedere. Sun Tzu ne “L’Arte della Guerra” parla sempre più di attacco che di difesa. Il buon condottiero non difende, attacca. Il grande condottiero cinese diceva che l’invincibilità sta nella difesa, ma quella non era la sua frase preferita. Lui era portato più a condividere altre idee, idee più violente, e mai lo attiravano come in quel momento. Gli piacevano frasi come “Veloce come il vento, lento come una foresta, assali e devasta come il fuoco, sii immobile come una montagna, misterioso come lo yin, rapido come il tuono”. Di tutte, quelle che amava di più erano “Il leone usa tutta la sua forza anche per uccidere un coniglio” e “Non bisogna organizzare i propri piani in base a ciò che il nemico potrebbe fare, ma alla propria preparazione” Erano tra i suoi dogmi interiori.
Sulla quella piazza non vedeva nulla di tutto questo e questo faceva crescere il suo disagio. Sentiva quella violenza tornare a bruciargli nelle vene. L’irrefrenabile bisogno di fare del male era tornato, devastante come una diga che si sgretola. La separazione da Sophie stava riportando a galla tutto quello che era riuscito a mettere sotto chiave per tutti quegli anni. Il suo malessere interiore riemergeva come un orrido fantasma, trascinandosi dietro una tormenta oscura che l’avrebbe avvolto. Glielo avrebbe permesso? Assolutamente si. Non c’erano i suoi occhi azzurri a mettere pace nella sua anima, non c’era il suo sorriso caldo che metteva a tacere le urla nella sua testa. Li avevano divisi ed ora non c’erano più freni. Lo spirito oscuro che l’aveva guidato fino a suoi undici anni era appena riuscivo da tutti i pori della pelle, molto più potente, molto più pericoloso. Non era più lo spirito maledetto di un bambino di undici anni, ma quello di ragazzo di più di sedici anni. Era un’oscurità animata da una consapevolezza diversa, che si era cementata senza che lui se ne accorgesse.

Appena Mike si avvicinò a lui, Elijah lo ascoltò con attenzione. In quel momento erano sulla stessa lunghezza d’onda, l’idea di spostarsi da quel luogo. Sebbene Peverell avesse fornito una mappa, non era sufficiente per trovare la strada giusta, soprattutto nel modo più rapido possibile. Quella città sarebbe risultata una giungla allo stato normale, ora era pure peggio. Chi sarebbe potuto essere d’aiuto in quel momento? Il gruppo dei ribelli del luogo che stazionavano vicino alle buche era la via più sicura. Alcuni di loro erano maghi e già avevano collaborato con loro nell’azione precedente. Perchè non provare? Non avevano niente da perdere.
- Scusate! - avrebbe attirato la loro attenzione muovendo leggermente la mano sinistra – Per favore, sapreste indicarci la via più veloce per allontanarci da qui? Ogni indicazione che potreste fornici sarebbe gradita e estremamente utile. Ogni strada, ogni vicolo, ogni passetto, ogni scala, ogni sottopassaggio, tutto. Più il percorso è breve e meglio è. Ve ne saremo estremamente grati. E, per favore, uno degli stregoni venga con noi! -
A quel punto si sarebbe voltato verso il suo compagno. Sicuramente Mike avrebbe avuto qualcosa da aggiungere alle sue richieste.





Riassunto: Elijah osserva le buche perplesso e teme che lo Scudo non regga. La sua attenzione si concentra sulla loro posizione troppo esposta davanti alla porta di Ephraim. Si guarda intorno in cerca di una via per muoversi e parlando con Mike scopre che, da quel punto di vista, la pensano nello stesso modo. I due Serpeverde cercano insieme un modo per spostarsi. Post concordato con Mike.



Statistiche ed equipaggiamento:

Statistiche:

PS: 127/127
PC: 78/78
PM: 72/72
PE: 9

Incantesimi:
Tutti quelli della 1° Classe ( esclusi i proibiti )
Tutti quelli della 2° Classe ( esclusi i proibiti )
Iracundia ( Incantesimo Proibito di 3° Classe )


Equipaggiamento:
Indossato:
- Cappa della Resistenza -> Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo; +8 Corpo; +2 Mana
- Guanti di protezione in pelle di drago

Nel marsupio:
- 1 fiala di Decotto di Dittamo
- 1 fiala di Pozione Corroborante
- 1 fiala di Mors Apparentis

In mano:
Bacchetta Magica ( Legno di prugnolo, Dente di Doxy, Sangue di Pipistrello, semi-rigida, 10 pollici )


 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:40
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C’era sempre una componente magica estremamente appagante nel donare una parvenza di vita a quelle sculture che, nella loro semplicità, sembravano rappresentare appieno uno spaccato della vita economica del borgo. Fiere e prestigiose, le statue appena animate rappresentavano e continuavano a rappresentare la speranza per i numerosi popolani che, proprio tra le sicure porte della città, avevano trovato rifugio. Se in tempo di pace la loro funzione estetica era in grado di portare prosperità e prestigio alla bottega, in quel periodo così buio e cupo per Gerusalemme, marmo e pietra si sarebbero fusi per dar man forte alle prime linee difensive. Non avrebbero temuto la stanchezza, la fame, le ferite più superficiali, e si sarebbero mosse con l’unico intento che Mike aveva cercato di dare loro.
Un pensiero sembrò sfiorare la mente del Prefetto mentre chiedeva simbolicamente quel sacrificio ad onesti mercanti e artigiani. Che ne sarebbe stato di loro al termine del conflitto? Avrebbero mai continuato la loro attività? Lo scenario di guerra stava giustappunto offrendo al Prefetto una prima riflessione su quello che poteva rappresentare un assedio di quelle dimensioni sull’economia della regione. Come sarebbe stata gestita la scarsità di risorse a cui la città sarebbe andata inesorabilmente incontro?
In uno scenario così instabile e complesso, l’interrogativo sarebbe stato ben presto accantonato dal Prefetto; su quel punto avrebbe potuto fare ben poco in quel momento ma, una volta terminata la missione, trame e conflitti sarebbero stati certamente analizzati con la dovuta calma nella prestigiosa biblioteca del castello.

Rimandato quel primo tormento, il Prefetto terminò di seguire con un certo orgoglio l’avanzata del nuovo plotone per concentrarsi nuovamente su quanto era accaduto in prossimità di quel luogo che, con tanta cura e dedizione, stavano cercando di rinforzare.
Una spruzzata di trappole opportunamente occultate intorno a quella possente cinta muraria sembrava essere il risultato di un’attenta opera di scavo. Sì, quella zona avrebbe potuto creare più di qualche fastidio all’eventuale esercito romano.
Il tempo a disposizione era tuttavia una merce rara e, per quanto l’idea di plasmare ulteriormente il paesaggio in quello spicchio di terra stuzzicasse ancora l’idea del Prefetto, nuovi luoghi avrebbero ben presto richiamato la loro attenzione.


Ben fatto! Avrebbe esclamato soddisfatto verso Elijah e Thalia, una volta ritornato in gruppo.
Anche le statue sono in viaggio, direi che è stato fatto un ottimo lavoro. Avrebbe poi aggiunto con una punta di fierezza nella voce. Lo sporco, il caldo e la polvere sembravano compagne decisamente sopportabili se, alla base, sembrava esserci un certo successo nel gruppo appena creato.
Ora come ora credo che per questa zona il più sia stato fatto; che ne dite se ci dirigessimo verso quel punto? Là potremo continuare la nostra opera... Avrebbe così provato ad indicare una parte ben visibile e massiccia alla sua destra o, come alternativa, un camminamento che sembrava in ogni caso portare in alto. Il dubbio su come arrivare fin là apparve per un attimo legittimo ma, in cuor suo, la speranza di trovare una scalinata con l’aiuto dei ribelli non era ancora estinta.
Per un attimo il Serpeverde già si immaginava tra passaggi nascosti, scorciatoie e camminamenti murari ma, un gesto improvviso e un movimento anomalo lo riportarono con i piedi ben piantati a terra. Perché Thalia sembrava osservarlo con uno sguardo così serio e accigliato? La notizia, se assimilata a dovere, avrebbe potuto raggiungere il suo animo con la forza di una forte esplosione, lasciandolo probabilmente senza fiato.
No, non avrebbe capito, almeno in quel momento. Si sarebbe mossa di qualche passo? Aveva una meta diversa? La ricerca di un eventuale punto d’uscita avrebbe dovuto accumunarli e, proprio da qui, l’idea finale.
*E se…*
Poteva esistere anche in quel tempo lontano un mezzo magico di trasporto? Certo, la Metropolvere avrebbe trovato la sua diffusione un millennio più tardi ma, la domanda, poteva risultare più che lecita se formulata all’esperto gruppo di maghi.
Buon uomo. Avrebbe detto, avvicinandosi nuovamente a quello che, a tutti gli effetti, sembrava essere il capo. Se dovessimo spostarci di posto, come detto dal mio collega, con una certa solerzia, potremo contare su qualche rimedio magico? Se non ricordo male le prime scope incantate hanno origini antiche… ma potrebbe non essere l’unico modo. Avrebbe provato a chiedere speranzoso. Qualcosa poteva essere fatto in quell'occasione?

Riassunto:

Mike prova una certa soddisfazione nell’essere riuscito a dar nuova vita al semplice plotone di statue e questo causa in lui una piccola riflessione sull’economia del luogo e sulle conseguenze della guerra. Subito dopo si complimenta con Elijah e Thalia per il lavoro svolto e inizia a pensare che, terminato quel primo compito di rafforzamento, sarebbe opportuno spostarsi verso altre zone. Una parola di qua e una di là, a Mike viene l’idea di chiedere ai ribelli se in città esistono mezzi alternativi di trasporto per velocizzare l’eventuale spostamento verso il punto ipotizzato.

Mike T. Minotaus
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Fiala Sanguinaria Velenosa (borsello)
Fiala Pozione dell’Illusione (borsello)
Bottiglietta d’acqua (borsello)
Guanti del Minatore (tasca)
Anello Gemello (permette la comunicazione con Thalia)
Polvere buiopesto (tasca)
Spilla di Atene
Bacchetta

 
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18 Anni ▴ Cielo di Mercurio ▴ V anno

Amber S. Hydra

PS: 215/216 ▾ PC: 195/195 ▾ PM: 199/199


N
on avrebbe mai potuto dire di aver gradito quell'arrampicata. Aggrapparsi alla corda che - fortunatamente - non aveva tardato a scaturire dalla sua bacchetta, non era stato semplice. Ancor meno facile era stato risalire tutti quei metri senza concedersi il lusso di guardare in basso. Se i primi erano stati superati con un certo slancio, gli ultimi le avevano creato non pochi disagi, e scavalcare la guglia aveva rischiato di darle il colpo di grazia. Una volta "al sicuro", aveva dato per assunto che Nieve non avesse compiuto troppi passi. Entrambe nascoste dal mantello, non solo avrebbero celato la loro presenza ai romani che - dal basso - attaccavano la porta, ma l'avrebbero celata anche vicendevolmente. Per quella ragione, per evitare di perdere la Grifondoro in mezzo al marasma, cercò di lanciarle un messaggio significativo che - per sua fortuna - sembrò venire recepito. «Afferra il mio mantello, non possiamo perderci ora» Sussurrò, mentre già lo sguardo virava in direzione del gruppo di creature armate che, al contrario dei ribelli più spaesati, sembravano agitarsi per un nonnulla. Amber non poteva vedere cosa avesse dato il via alle danze, ma quel che era certo era che la situazione sopra le mura non era per nulla come se l'era aspettata. Aveva solo vagamente percepito una certa concitazione, ancora quando si trovava ai piedi della cinta, ma si era aspettata di trovare i romani e quegli altri strambi alleati alle prese con la decisione sul da farsi, o magari intenti ad armeggiare con le balliste. *Qualcosa non va*. Un primo, nefasto pensiero, le annodò lo stomaco. Dalla posizione in cui si trovava non poteva vedere nulla, ma non poteva ignorare quella che sembrava una tomenta in miniatura, circondata da un bel po' di fumo. Doveva vederci chiaro. Attese di percepire con più chiarezza la presenza di Nieve, prima di muovere qualche passo. Dovevano tenersi lontane dal magico agente atmosferico, ma al contempo avvicinarsi a quella conca vuota che tanto interessava alle creature alleate. Ancora a bassa voce, nella speranza di farsi largo tra i ribelli senza che questi sobbalzassero nuovamente, si rivolse ancora a Nieve, stavolta certa che la ragazza potesse udirla. «Qualcosa non va, sono agitati. Forse non siamo sole...» Lasciò che passasse l'implicito messaggio che indicava che avrebbero rimandato a dopo le osservazioni su quanto accadeva al di là della porta di Ephraim, le priorità erano cambiate. Qualunque cosa agitasse quelle armate, doveva essere svelata, perché altrimenti la concentrazione anche dei ribelli ne avrebbe risentito. C'era anche la possibilità che quegli strani alleati fossero improvvisamente impazziti, ma i segnali che l'ambiente stava evidenziando le fecero credere il contrario.

Confidando nella loro complicità, Amber cautamente tentò di avvicinarsi ad una triade di ombre-amiche, così aveva scelto di definirle. Continuavano a non piacerle, troppo simili a quelle che aveva dovuto affrontare in Messico, e troppo ignote a lei perché potesse comprenderne le origini e non temerle. Era vero, però, che sembrava stessero dalla loro parte, dunque forse poteva considerarlo un vantaggio. Mentre le code dei mantelli scivolavano lungo la pietra e lo stridio della battaglia, iarde più in basso, proseguiva, Amber sperava di non doversi improvvisamente trovare ad affrontare le vere Ombre che lungo il labirinto messicano avevano attaccato anche troppo duramente la sua sanità mentale. Fermò il suo incedere nei pressi delle creature armate, constatando a sua volta come il vuoto imperversasse nell'arco contro cui gli alleati brandivano le sciabole. Cosa o chi aveva evocato la tormenta? Qualcosa aveva urtato il loro scudo non appena erano arrivate nei pressi delle mura, non poteva trattarsi solo di una coincidenza. Lei stessa, in fin dei conti, indossava uno dei migliori metodi di occultamento che un mago poteva possedere. Certo ne aveva appresi molti altri, anche più efficaci, ma avrebbero richiesto tutti un certo impiego di tempo, ed a lei quello mancava al momento. Come, dunque, capire se in quel vuoto c'era qualcosa da temere, oppure no? E come farlo evitando di minare la saluta di tutti gli alleati, perfino quelli di cui non si fidava? Se si fosse trattato delle Ombre, come lei le ricordava, forse avrebbe potuto smascherarle con la luce diretta, ma erano comunque sotto il sole, sarebbe stato insolito per loro apparire con tutti quei raggi UV ancora in circolazione. Poteva scagliare un oggetto solido, e comprendere se le ombre-amiche erano semplicemente impazzite, o se c'erano spettri invisibili ai loro occhi (considerazione terrificante) o, in ultima, se qualcuno stesse usando la loro stessa strategia di camuffamento. Da quello che aveva potuto studiare, gli incantesimi che davano una parvenza invisibile ad un oggetto o una persona, non ne nascondevano però il vero e reale ingombro. Fu quello il perno che fece guizzare la sua mente in una direzione forse poco consona, ma poi nemmeno così tanto. Sfruttando a suo vantaggio la capacità di utilizzare formule non verbali, Amber puntò la bacchetta verso l'alto, in un punto che oltrepassasse le creature poco più avanti. Nella sua mente divenne via via più nitida l'immagine della cascata di pesche mature che avrebbe voluto evocare. Era facile per lei ricordarne la forma e - perfino - il sapore, considerato che erano uno dei suoi frutti preferiti in assoluto. Abbassò poi la bacchetta con decisione cercando di indicare un punto, un'area, il più centrale possibile in quella semiluna vuota. *Macedonis!* La formula risuonò con chiarezza nella sua mente, imprimendo in quell'incantesimo tutto il desiderio che poteva avere Amber nello scoprire cosa vi fosse nell'area vuota. Mal che fosse andata, i ribelli avrebbero avuto qualcosa con cui sfamarsi e rallentare i morsi della fame, ed allora forse anche lei si sarebbe messa il cuore in pace. Pregò intimamente che quei segni di bruciature e quella tormenta fumosa fossero frutto di qualcosa avvenuto al di sotto delle mura e non così vicino al punto in cui lei e Nieve si trovavano. Al contempo, se invece la frutta non avesse compiuto un percorso netto e si fosse fermata su qualcosa o qualcuno, Amber si sarebbe preparata alla vera battaglia. Erano a Gerusalemme da poco tempo, eppure per lei non era stato difficile immedesimarsi nei ribelli in difesa della città, e dimenticare (eccezion fatta per Eloise) che dall'altra parte delle mura si trovavano studenti come lei, forse anche spaventati dalla crudeltà di quelle scene a cui anche lei non era così avvezza. Sapeva che, qualunque cosa fosse successa, nonostante le ferite riportate dolessero per davvero, in quelle simulazioni nessuno avrebbe potuto rimetterci realmente la vita. O almeno quello era ciò che intimamente si raccontava, per giustificare lo spirito battagliero che le si agitava in petto, e che la convinceva che, in fin dei conti, non era poi così male far fruttare i suoi anni di studio di Incantesimi e Difesa.


In sunto = Considerazioni sulla difficoltà dello scalare le mura, tenendo a bada le proprie vertigini. Comunicazioni con Nieve (concordate, ovviamente). Decide di avvicinarsi alla semiluna vuota, approcciandola da un determinato punto. Constatato che ad occhio nudo non vede nulla di significativo o concreto che possa aver agitato gli Algidi, tenta a modo suo di escludere la presenza di qualcosa di solido, castando un Macedonis che l'area più centrale della semiluna apparentemente vuota.

Danni subiti
//
Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Spilla Luna Calante
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla (contiene):
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Soporifera (x1)
- Intruglio Confondente (x1)

 
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view post Posted on 3/4/2018, 20:46
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entropia.

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16 Anni ↝ Prefetto Grifondoro ↝ III anno

Nieve Rigos

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L
a scalata rappresentò per Nieve un ulteriore momento di realizzazione. Presa com'era dai repentini cambiamenti e dal rapido avvicendarsi delle esigenze, le era sfuggita l'influenza del fattore climatico. Stretta al braccio di Amber, tuttavia, fece presto a ricredersi a mano a mano che l'altitudine cresceva e avvicinava entrambe alla carezza in picchiata del sole. La temperatura era rovente e, nonostante la protezione del mantello imbevuto di magia, l'islandese percepì distintamente la frustrazione del corpo col formarsi della prima patina di sudore. Per una persona come lei, che aveva vissuto un'esistenza di venti gelidi e temperature artiche, era già insopportabile affrontare la calura scozzese tra le fresche mura di Hogwarts. Esposta alle intemperie desertiche senza il conforto dell'ombra, Nieve si sentì boccheggiare e ringraziò la parte più pratica di sé per averle imposto di accorciare la propria tunica, lasciando scoperta la pelle lattea dei polpacci. Il contatto con tessuto grezzo dell'epoca le faceva mancare l'aria.

Quando il Protego si disperse sotto la sollecitazione di un attacco la cui origine non fu in grado di individuare, la Grifondoro mise da parte le elucubrazioni sulla sopportazione e accondiscese all'esigenza di guardarsi intorno. Sui camminamenti la situazione era complessa e caotica come si evinceva dabbasso. Aguzzò la vista per assicurarsi di scorgere qualcosa che potesse esserle d'interesse: oltre alla lunga bruciatura sulle mura accanto alle quali si trovavano, si stagliavano un folto gruppo di soldati schierato nello spazio alla loro sinistra e, in lontananza, il moto ondivago di quella che pareva una tempesta in miniatura. Gli occhi di Nieve, la cui mano sinistra stringeva ancora il braccio di Amber con intensità immutata, individuarono anche quegli strani omuncoli che le era capitato di intravedere nel percorso dalla casupola al punto in cui avevano incontrato i primi alleati e i rispettivi stregoni. Allentò la presa delle dita inconsciamente senza, tuttavia, trovare il coraggio di interrompere del tutto il contatto. Sentirla era importante più che vederla, per come stavano le cose.

«Qualcosa non va,» sussurrò, muovendo appena le labbra nel timore di vedere i soldati ribelli rivoltarsi contro di loro sotto la spinta di chissà quale istinto di sopravvivenza. «Perché non stanno caricando i romani oltre le mura?» Era una domanda lecita, che celava un'esigenza altrettanto legittima: quella di individuare la ragione oltre l'apparente insubordinazione dei ribelli deputati alle attività di difesa in quel preciso camminamento. Possibile che il sole avesse finito per spossarli al punto da imporre una condotta tanto deficitaria? Le parole di Amber giunsero a confermare la natura delle sue supposizioni. «Va bene!»

Nieve lasciò che Amber la precedesse, consapevole della propria vulnerabilità a confronto con l'esperienza e la preparazione della compagna. Si sarebbero mosse in avanti, attraversando lo spazio che le separava dal muro dirimpetto; poi, lo avrebbero costeggiato e si sarebbero approcciate allo schieramento di Algidi più prossimo (8, 9, 5). Prima di procedere, la Grifondoro si assicurò di afferrare un lembo del mantello della Tassorosso perché non si perdessero e, tuttavia, assicurandosi di non mettere a rischio la loro copertura. L'attenzione tornò brevemente sulla bruciatura che imbruttiva la pietra. Chi poteva averla causata - e, con essa, il vortice fumoso che si muoveva a distanza - e perché? Per un attimo, venne sfiorata dal pensiero di non essere la sola la cui presenza fosse occultata, ma la possibilità che si trattasse dei nemici incontrò una certa resistenza prima di attecchire nel terreno della sua mente. Le mura erano alte, apparentemente invalicabili, e Gerusalemme aveva resistito a molto più che un mucchio di ragazzini muniti di bacchetta. Eppure... Era possibile che, nella divisione studiata da Peverell, qualcuno dei compagni mancasse all'appello e fosse malauguratamente atterrato distante dalla casupola ove si erano ritrovati tutti i ribelli? E, se sì, per quale ragione gli alleati avrebbero dovuto rivoltarglisi contro, quando avevano riservato loro la migliore delle accoglienze? L'esigenza di vedere coi propri occhi quale fosse la fonte di tanto turbamento - lo stesso che l'aveva insospettita, a ragion veduta, poco prima che cominciassero la scalata - crebbe di pari passo con l'insoddisfazione generata dal nulla sul quale fecero per affacciarsi. Oltre i corpi di ribelli e Algidi che avevano oltrepassato, stava soltanto una mezzaluna spoglia di qualsivoglia attrazione. Aveva già levato il braccio sotto la copertura del mantello, quando il suo sguardo terminò la rapida ispezione tutto intorno. Compì un piccolo passo in avanti per affiancare Amber. Senza incontrare alcuna difficoltà, ripeté i movimenti che l'avevano protetta dall'attacco sulla cima delle mura: mosse con fluidità il polso in senso orario per dar vita con la bacchetta ad un cerchio che riuscisse ad inglobare la sua figura e quella di Amber; con un po' di fortuna, si disse nell'immaginare la consistenza dello scudo magico che intendeva evocare, qualcun'altro avrebbe beneficiato della sua magia.

«Protego!»

Il sussurro sarebbe stato appena percettibile alle sue stesse orecchie, ma per ciò solo non sarebbe apparso meno deciso.


RiassuntoNieve subisce gli effetti della temperatura rovente più di prima, ora che salgono di livello. L'atteggiamento sospettoso che aveva assunto prima della scalata si mantiene, a maggior ragione adesso che ha una visione più nitida di quanto stia accadendo sul camminamento. Nota lo schieramento di soldati (umani e Algidi) che non sono intenti ad accanirsi contro i romani al di là delle mura. Nota la bruciatura lasciata dall'Iracundia di Oliver. Nota anche la tempesta di sabbia e fumo. In un primo momento, il pensiero che si tratti di eventuali nemici è estremamente vago e, anzi, le sembra più plausibile che il trambusto dipenda da un compagno ribelle approdato lontano dalla casupola per mero accidente. Tuttavia, l'insieme dei segni che scorge attorno a lei, sommati all'incantesimo che si è abbattuto sul suo Protego e alla stranezza di un'accoglienza tanto violenta (specie se paragonata a quella che hanno riservato loro), avvalora la percezione del pericolo al punto da spingerla a chiedersi se non ci sia qualcun altro di invisibile ai loro occhi. Questo la fa optare per un altro Protego che possa fungere da scudo sia per lei che per Amber.

Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Anello del Coraggio
◆ Anello Gemello legato a Thalia Moran
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla contenente:
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Mors Aparentis (x1)
- Pozione Rinvigorente (x1)
- Guanti dell'Eroe Caduto

 
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