Se la Città è santa, Giudea, Atene VI Incontro

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 3/4/2018, 20:53
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,322
Location:
Rome

Status:


vmefomY

Era incredibile vedere come, sul campo di battaglia, la situazione potesse capovolgersi istantaneamente.
Poco prima erano gli attaccanti, ora erano gli attaccati. Prima erano gli invasori, ora gli invasati mentali che venivano presi brutalmente a mazzate.
Eppure lui la guerra se l’era sempre immaginata diversa. Per lui, gli attaccanti attaccavano senza troppi problemi le mura degli avversari, mentre gli attaccati (solitamente i più deboli ) rimanevano dietro le mura per paura di prenderle, sperando che queste reggessero fino a che le razioni dei loro avversari non fossero finite.
Forse si sbagliava e di brutto, ma che poteva fare? In fin dei conti, lui in guerra non c’era mai stato e quello che poteva fare era provare a darsi da fare per starci nel miglior modo possibile.
Vedendo l’incanto andare nel nulla più totale - infatti Daddy non capì se con esso riuscì a prendere i suoi nemici, i suoi amici o entrambi - si girò in direzione dell’odore che stava sancendo la disfatta.


«C***o »

Disse a bassa voce, in un sussurro, vedendo l’ariete prendere fuoco senza capire da dove fosse partito l’attacco.
Come piccoli insetti schifosi, i loro avversari si erano fatti beffe delle sue difese e avevano attaccato quando il momento era propizio, o meglio, quando lui non era a dare retta a quel lato del carro.


«NON VI ARRENDETE! SCOVATELI E ATTACCATELI! »

Disse con il tono più esauriente che aveva a disposizione ai romani presenti vicino all’ariete.
Aveva fallito e alla grande. Aveva fatto una promessa come Magus e alla fine non l’aveva rispettata. Come al solito, si era dato alle parole ma non ai fatti.
Osservando la disfatta farsi largo tra di loro, non capacitandosi di cosa fosse giusto fare in quel preciso momento, sentì la testa ovattata da milioni di pensieri.
Era così la guerra? In quel modo freddo ti distoglieva da ciò che era giusto fare? E se si, cosa era giusto fare?
Mentre vedeva attorno a lui gli uomini muoversi verso le mura, notò un armamentario strano muoversi vicino .
Tra volti burberi e sguardi assetati di vendetta, stava notando dinanzi a lui qualcosa di estremamente nobile aggirarsi spaesato in un luogo non di sua competenza.


*Ma è Tito*

Pensò Daddy tra sè e sè, notando il suo cavallo agonizzante a pochi metri di distanza.
Ma cosa diamine gli era preso? Per quale diamine di motivo stava lottando in prima linea la loro pedina più importante?
A quella domanda non seppe rispondere se non in due modi: O il fato ci aveva messo lo zampino o l’onore alle volte valeva più delle parole.
In quei momenti di puro sgomento e terrore, il Caposcuola, dovette inghiottire uno dei bocconi più amari della sua vita.
Lui non era tipo da cambiare idee in corso d’opera, non era di certo il tipo di persona che voleva lasciare il suo popolo a cavarsela da solo per un obiettivo più ghiotto, ma doveva farlo altrimenti avrebbero perso la guerra.
Un popolo senza la sua guida era come un cane senza il suo padrone; non poteva fare altrimenti.
Spostando il suo corpo, sulla destra, cercando di intraprendere la traiettoria diagonale che lo portasse più rapidamente verso Tito, cercò di correre il più rapidamente possibile in quel manicomio.
Come un abile giocatore di rugby, cercava di farsi spazio sul campo di battaglia, spostando i corpi che gli creavano problemi lungo il percorso e di farsi scudo dietro i suoi compagni, ignari difensori della valorosa azione.
Mentre si spostava verso l’uomo, insultandolo in tutti i modi a lui conosciuti, in quanto un imperatore non poteva di certo fare come gli pareva, pensò subito a quale incanto eseguire per salvare il Flavio.


Smaterializzazione.
Non c’era niente di più semplice e sensato da fare in quel momento se non prendere l’uomo dalle braghe dorate e portarlo in salvo.
Se proprio voleva far parte di quella guerra doveva ritornare in sella ad un cavallo e il posto migliore per trovarlo era nelle retrovie.
Notando la tormenta vicino a lui, rapido spostò il suo corpo al fine di evitarla/impattarci il minor numero di volte possibili; da buon cacciatore di quidditch aveva studiato la traiettoria alla perfezione per raggiungere Tito nel minor tempo possibile e non si sarebbe fatto smuovere di un centimetro.
Coordinando il fiato ai movimenti agili del corpo, strinse con forza la bacchetta concentrandosi sul fissare nella mente il luogo dove voleva portare l’uomo.
Le lunghe distese di uomini che aveva lasciato nelle sapienti mani di Black erano chiare nella sua mente che, ostinata, continuava a pensare propositivamente alla sua azione.
Era vero che aveva abbandonato i suoi romani, ma lo stava facendo per una giusta causa: Tito era importante.
Sentendo chiara la destinazione nella sua mente, man mano che la distanza si accorciava tra lui e l’imperatore, quando questo fu a pochi metri da lui, si diede lo slancio atto a portare a sé l’uomo per fare la classica rotazione necessaria alla smaterializzazione.
Non poteva fallire e non doveva farlo.
Come era già abituato a fare, con estrema arroganza, avrebbe preso quell’uomo di peso portandolo a calci nelle retrovie.
I campi elisi ancora non attendevano quell’uomo. Le braccia di Daddy erano tese verso di lui per spostare ogni singola particella del suo corpo in un altro luogo che non fosse la singola via.
Rimanendo concentrato sulla destinazione, aveva deciso di portare l’uomo precisamente davanti al grande onagro con cui si erano messi lui e gli altri studenti a bombardare Gerusalemme.
Quello era il luogo perfetto per far si che quell’uomo rinsavisse e prendesse atto che erano i suoi uomini le entità sacrificabili e non lui.
Mentre spostava il suo corpo verso l’alleato più importante di tutti, provò con estrema decisione a portare a compimento il suo dovere.
Il rischio dello spaccamento era elevatissimo agendo in quel modo, ma non gli interessava: se avesse perso qualche arto in quello scontro ne avrebbe preso atto.
Oramai le decisioni erano compiute, le mosse svolte a puntino. La sua grinta e forza erano rivolte ad un atto eroico che lui non avrebbe mai voluto fare, ma che era estremamente importante.
Se Tito fosse stato ucciso per loro sarebbe stata la fine.





- Punti salute: 295

-Punti Corpo: 263

-Punti Mana: 274

-Punti Esperienza: 67

Si rimprovera per l'ariete, quindi vede Tito.
Dopo mille pare mentali prova ad avvicinarsi a lui e a fare una smaterializzazione congiunta nei pressi dell'onagro nelle retrovie dove sono William e co.


-Vocazioni: Legilimens, Elementalista inesperto (Acqua)

- Oggettistica:


1)Ciondolo della Fenice: chi indossa questo ciondolo, composto da una piuma di fenice e una sfera molto resistente

che contiene sangue di drago ungherese, non viene percepito da alcuna creatura magica nell'ambito di gioco in cui si trova

(licantropi trasformati compresi). Ha quindi la possibilità di agire indisturbato eliminando il contatto visivo

con le creature magiche.

2)Anello:

Un anello da uomo, precisamente da pollice, in palese argento con sopra la sottile incisione di un corvo con le ali spiegate.

3)Calzature degli Elfi: Scarpe prodotte dagli elfi, migliorano gli incantesimi.

4)Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme.

5)Mantello Awards: Oggetto di grandi avventure, legame di intensa follia: un Simbolo, dunque, del lavoro di squadra, dell'unione e della condivisione della migliore stravaganza di tutti i tempi e di tutti i mondi. La bandiera della Squadra Vincitrice è stata stracciata e ad ogni membro del team stesso verrà consegnato un semplice fazzoletto, un pezzo di stoffa del colore che tanto lo ha caratterizzato nel corso del torneo. Tale straccio presenta sul tessuto lo stemma di Penrose, il triangolo impossibile, e potrà essere portato come foulard o come fascia per capelli, ma il suo potere consiste nel mutare dimensioni a seconda della volontà della persona che lo indossa; potrà dunque ingrandirsi per divenire un mantello lucente, dai contorni scuri e dallo stile classico ma elegante, da mettere nelle sere d'estate per coprirsi dal vento oppure nelle giornate invernali per contrastare il freddo pungente o la neve ribelle. Gloria e fama saranno dati a coloro che indosseranno tale veste, poiché il simbolo degli Awards sancirà per sempre il loro scacco matto al Labirinto dei Fandom e non solo. Possibilità di renderlo nuovamente fazzoletto. Attenzione: ogni cambiamento, da straccio a mantello e viceversa, si attiverà con la semplice volontà.

6)Cuspide Scarlatta:Ditale simile al pungiglione di uno scorpione, interamente in argento. Chiunque lo indossi avrà il potere di pungere un mago creando una ferita dalla quale inizieranno a sgorgare litri di sangue. Il sangue sarà solo una mera illusione ma il senso di affaticamento e confusione della vittima sarà reale.

7)Guanti di pelle di Erumpent:Se colpiti rimbalzano gli incantesimi (1a e 2a classe diretti alle mani), la resistenza della pelle permette una presa salda e quasi impossibile da sciogliere.


- Attivo:

-Spilla Scuola di Atene

- Pozione dell'invisibilitá:Rende colui che la beve invisibile. (Durata: 20 minuti per ogni boccetta)

- paio di Orecchie oblunghe

- caramella dell'illusione

- polvere Buiopesto

- Pacchetto di Sigarette alle Erbe Magiche alla Belladonna


- Classi e Incantesimi:

*PRIMA CLASSE - tetto minimo 1 - tetto massimo 2 exp

*SECONDA CLASSE -tetto minimo 2 - tetto massimo 6 exp

*TERZA CLASSE - tetto minimo 5 - tetto massimo 15 exp (No Fattoriam)

*QUARTA CLASSE - min 11exp e 15 anni di età - max 25 exp e 17 anni (No Circumflamma,Colossum)

*QUINTA CLASSE - min 17exp e 16 anni di età - max 36 exp e 19 anni di età (Anche Stupeficium e Plutonis)

*SESTA CLASSE - min 24 exp e 17 anni di età - max 55 exp e 20 anni di età (Solo incantesi appresi durante le lezioni e Nimbus Grado)

*SETTIMA CLASSE - min 29 exp e 18 anni di età (Incanti appresi Protego Totalus)
 
Top
view post Posted on 3/4/2018, 20:56
Avatar

Ocean eyes.

Group:
Caposcuola
Posts:
9,903
Location:
Nowhere

Status:


Megan Milford-Haven 15 AnniCielo della Luna

Megan si ritrovò a terra, dolorante, preda di chissà quale incanto che con violenza la colpì in pieno petto. Il buio per pochi ed esigui minuti si impossessò della sua mente, cercando di prevalere con fermezza; non riusciva a comprendere cosa fosse successo realmente, ma il senso di rabbia la pervase e la vendetta già faceva capolino dai suoi occhi blu oceano, che si aprirono di scatto in cerca di risposte.

Dolorante, si sollevò da terra prendendo coscienza di tutto ciò che in una frazione di secondo si era verificato: Oliver e Sophie giacevano a terra ed in condizioni evidentemente peggiori delle sue.

Il pensiero di voler radere al suolo l’intero gruppo di maghi e la consapevolezza di non poterlo fare, la logorava dentro; trattenere l’impulso sarebbe stata la scelta migliore e di questo ne era consapevole, non tanto per l’incolumità dei suoi compagni, quanto per se stessa, sarebbe andata incontro a morte certa.

Il pericolo che i tre studenti stavano correndo non poteva essere sottovalutato, le scelte dovevano essere ponderate e soprattutto fatte in tempo celere.



Quando vide i due studenti tornare in piedi, Megan non poté nascondere un’espressione di sollievo, era grata, per la prima volta, di non essere sola.

La voce del Caposcuola riuscì a liberarla dall’ansia di cui da tempo era preda, i meriti, certamente, dovevano essere dati anche dall’adrenalina che sembrava non darle tregua: la sensazione di costante pericolo le piaceva, forse perché ancora non ne era rimasta seriamente scottata.

Ascoltò Oliver palesando in viso l’approvazione che meritava, sarebbero scesi dalle mura, o avrebbero tentato, cercando un posto sicuro, rimanere lì significava essere esposti a morte certa.

«Credo sia la cosa migliore Oliver. Al diversivo ci penso io!»
esclamò con coraggio e decisione. 

Lo sguardo si posò per qualche istante sopra i suoi compagni, cercava la conferma necessaria per poter farsi carico della decisione presa. Era importante che tutto funzionasse secondo il piano stabilito, non avrebbe voluto, ma soprattutto potuto, fallire.

Raccogliendo la concentrazione necessaria e tutta la forza consentita, si posizionò verso l’obiettivo prefissato, con gli occhi fissi sulle creature che dinnanzi a lei erano pronte ad attaccare senza alcuna sosta.
Tenendo la bacchetta ben salda nel palmo della mano, si preparò sollevando il braccio destro, portandolo ad abbracciare il collo fino ad arrivare a poggiare la mano sulla spalla opposta. In questa posizione avrebbe enunciato l’inizio della formula, -“Everte”-, poi con velocità avrebbe steso il braccio verso gli obiettivi pronunciando la seconda parte dell’incanto, –“Statim”-, con la speranza di liberare la strada.
Successivamente, avrebbe afferrato la mano di Oliver e si sarebbe unita alla folle ma unica idea plausibile che avevano deciso di mettere in pratica.

«Ci provo.» avrebbe affermato inseguito alla richiesta di fiducia da parte del Grifondoro, poi un lungo sospiro avrebbe ritagliato il preciso momento del salto verso la sperata salvezza.





Inventario:
» Bacchetta - Legno di Ciliegio, Lacrima di Veela,10 pollici, semi rigida (mano dx)
» Ciondolo Giada delle Fate (al collo)

» Polvere Buiopesto Peruviana (nella borsa)

» Nanosticca (nella borsa)

» Gigansticca (nella borsa)
» Mantello della Disillusione (lo indossa)


» Ciondolo della scaglia di Drago (al collo)

» Guanti del Minatore (li indossa)

» Anello Difensivo: Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche da Avada Kedavra, ma poi si spezza. (anulare mano dx)

» Filtro Sonno Leggero (nella borsa)

Vestiario:
[x][x]
Ovviamente no spada, no tacco no party? Ah no.


Statistiche
PS: 145/130
PC: 91/91
PM: 98/98
Exp: 7,5

Classi incanti
» I Classe
» II Classe
(eccetto Orcolevitas)
» III Classe
(Iracundia, Protego, Arania Exumai, Lacarnum Inflamare, Extinguo, Algor Flamma)


Riassunto
Megan, dolorante, prende coscienza della situazione che la circonda. Approva ciò che Oliver propone e si offre come paladina della giustizia che veste alla marinara per un improvvisato diversivo, poi si unisce ai compagni verso l'infinito ed oltre la discesa delle mura in cerca di un nascondiglio.

 
Top
view post Posted on 3/4/2018, 20:56
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,414

Status:




Thalia J. Moran | 17 anni
Cielo di Mercurio
Ps 201 | Pc 138 | Pm 142
Exp 24


Sospirò pesantemente, prima di inalare una maggiore quantità d’ossigeno mista a polvere sottile. Si sfregò la fronte pallida col dorso della mano, scostando appena il velo a protezione dei capelli vermigli.
Faceva caldo o era soltanto colpa della tensione crescente? Guardandosi intorno, quelle buche mimetizzate potevano sembrare semplici mucchietti di paglia sparsa casualmente e, di tanto in tanto, il ronzio di qualche ape pareva attutito dallo scudo azzurrino evocato dal Serpeverde.
Sollevato il volto al cielo limpido, il suo sguardo fu attirato dalle alte mura: che fossero davvero così sicure come apparivano? Ne seguì il profilo lineare, cercando di coglierne la fine; le massicce pietre ocra sembravano essere state posizionate a quelle altezze direttamente dai Giganti. Il solo pensiero era ridicolo, naturalmente, ma fu un piacevole e fugace momento per la sua mente di viaggiare su frequenze diverse, meno complesse e più irreali.

«Io voglio fare una ricognizione più in là...» mormorò una volta che Mike si fosse avvicinato, indicando un punto alle proprie spalle «Tu devi restare con Sullivan. Da solo non durerebbe due secondi.» aggiunse sorridendo, assicurandosi che fosse ad una discreta distanza e che non potesse udirla.
«Non so se siano protette, ma intendo metterci del mio.» mormorò, rivolgendosi ai due compagni, ma più a se stessa, quasi che avesse bisogno di convincersi sul da farsi, indicando le mura.

L’anno precedente aveva letto qualcosa circa gli incantesimi di protezione, una lettura “leggera” scelta appositamente per scopi che nulla avevano a che vedere con le gite fuoriporta della Scuola di Atene. Eppure, si sorprese sollevata di aver letto quelle pagine del suo libro di Incantesimi, iniziando a riflettere così sulla procedura più corretta di agire.
Scelse il punto più esposto a possibili attacchi - o più invitante per un’arrampicata arrangiata alla bell’e e meglio; là dove i massi accatastati in geometrie perfette avevano lasciato spazi vuoti o erano stati colpiti dai proiettili degli onagri, lì la Tassorosso avrebbe agito.
Non avrebbe certo faticato ad immaginare un Romano in gonnella di cuoio a frange, con sandali e gambali tentare di accerchiare il Tempio, le mura circostanti e qualsiasi possibile punto di accesso. Con la forza della propria immaginazione e concentrazione le parve quasi di vederli davvero correre, provenienti da un punto alle proprie spalle, pronti ad assediare il punto strategico dell’intera città.
Quando fosse stata sufficientemente convinta di dover respingere quegli omuncoli, sarebbe passata a visionare mentalmente i volti di quelli che - al di fuori di quella scampagnata nel tempo - avrebbe potuto definire amici. Il volto di Brior, della Lynch e di tutti coloro riuniti sotto l’egida Romana sarebbero stati esclusi da quei luoghi. Il pensiero fisso nella mente le avrebbe permesso di puntare la bacchetta verso l’alto, mirando al centro del massiccio muro di pietra ocra, iniziando a tracciare nell’aria circonferenze continue, cercando di racchiudere al loro interno tutto il perimetro della zona. Sarebbe stato opportuno impiegare ogni energia a quel proposito, affinché la Città non cadesse, affinché le loro fatiche non fossero vane. Il simbolo di una ‘X’ avrebbe poi sostituito la circonferenza e la sua voce, sussurrata ma decisa, avrebbe enunciato la formula, prestando la massima attenzione alla cadenza.

«Sàlvio Hèxia Consecutio»

Abbassando la bacchetta, provò un innato senso di completezza, come se finalmente avesse concluso una parte importante di quel viaggio. Non c’era molto altro che potesse fare in quel luogo, sentiva l’esigenza di assicurarsi che altrove non vi fossero pertugi, postierle o gradinate che conducessero ai punti nevralgici di Gerusalemme e da quel punto della città non avrebbe potuto constatare molto.
Sospirò, voltandosi verso Mike, immaginando quale sarebbe stata la sua reazione ad una simile scelta; si augurò che mantenesse la calma, che si concentrasse sull’obiettivo finale e che non badasse a lei più del necessario.
Cercò di non guardarsi indietro, inanellando un passo dopo l’altro e allontanandosi da quel porto sicuro che aveva contribuito a creare. Mike e Sullivan parlavano con gli Stregoni e i Ribelli, ma non sapeva esattamente di che cosa. Forse, dopotutto, avevano ancora una volta considerato il medesimo problema dalla stessa angolazione. Percepiva lo sguardo del Prefetto su di sé, ne ebbe quasi la certezza, finché non riuscì a svoltare l’angolo del primo edificio, il respiro corto e la mente affollata di pensieri.
Appoggiò la schiena alla parete, cercando di ritrovare un minimo di lucidità. Mise mano all'astuccio di cuoio, legato al fianco, ritrovandolo a tentoni attraverso le vesti leggere. Srotolato il Mantello della Disillusione, lo drappeggiò sulle spalle, rimettendo ordine tra i propri averi. Assicuratasi di essere del tutto invisibile, avrebbe proseguito il proprio cammino.
Aveva fatto ciò che doveva essere fatto. Ne era convinta.




Inventario
°Bacchetta
°Bustino di Morgana
(indossato)
°Mantello della Disillusione
(indossato)
°Fiala di Decotto al Dittamo (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Pozione Rinvigorente (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Mors Aparentis (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Anello Gemello
(indice destro - Nieve Rigos)
°Anello Gemello
(anulare sinistro - Mike Minotaus)
°Ciondolo Capello di Veela
(al collo)
°Spilla della Scuola di Atene
(tra la tunica bianca e quella rossa)

Incanti (Classi)
I Classe
II Classe
III Classe
IV Classe (v. Scheda)
V Classe (v. Scheda)

Abilità
Occlumante Apprendista

Vestiario Aggiornato (X)

Danni
-
Riassunto:
Ad opere edili concluse, Thalia si dedica alla protezione delle mura più alte, eseguendo un Salvio Hexia con la variante del Consecutio.
Dopo essersi assicurata di averlo eseguito correttamente, attende che Mike e Elijah abbiano parlato con Stregoni e Ribelli (azioni concordate) e saluta Mike, annunciando un’operazione di ricognizione nei paraggi, tornando sui propri passi. Si augura di scovare altri punti critici da poter sistemare, preparandosi all’assedio di cui la storia parlerà nei secoli a venire.
Infine, indossa il Mantello della Disillusione e prosegue nella sua marcia.

 
Top
Mary_Evans
view post Posted on 3/4/2018, 20:57







Mary Evans

15 anniStudentessaII anno CorvoneroschedaOutfit


Q
ualcosa di strano stava accadendo, qualcosa che nemmeno lei, previdente com’era avrebbe potuto immaginare. La tormenta da lei evocata era andata a scontrarsi con del ghiaccio dall’iniziale dubbia provenienza, infatti la Corvetta non ci mise poi molto a comprendere chi ne era stato l’artefice. Del ghiaccio nel bel mezzo di quella piana desolata non era giustificabile come mero evento atmosferico, i loro compagni, o per meglio dire ex-compagni, erano vicini e decisi a sfondare nella città rea di ribellione proprio attraverso la porta di Ephraim. Non aveva udito alcuna voce che le potesse consentire di dare un reale fautore a quel vortice gelato che ormai si ergeva innanzi a lei. Istintivamente si riavvolse con più cura nel mantello, assicurandosi che nessuna porzione del suo corpo sporgesse dall’indumento e pregando di non essere stata scorta da nessun Romano. Poi prese a guardarsi attorno alla ricerca della compagna di avventura ma non riuscendo a scorgerla in mezzo a quel trambusto. Spade che si urtavano con foga, urla di uomini barbaramente trucidati intervallate da nitriti di cavalli spaventati si levavano al cielo straziandone l’apparente calma, il limpido azzurro spettatore passivo di quanto stesse avvenendo. Ovunque volgesse lo sguardo, percepiva la morte avvicinarsi pericolosamente a lei, accerchiarla e sopraffarla con il suo caratteristico lezzo di sangue frammisto a paura. Il cuore cominciò a galopparle nel petto, molto più rapidamente di quanto facessero i cavalli presenti lungo la spianata, mentre il respiro si appesantiva in una frazione di secondo. La Corvetta sentiva le membra dolerle pesantemente, capace di identificare l’esatto istante in cui il suo corpo aveva deciso di rilasciare in circolo quella scarica massiva di adrenalina che le stava facendo perdere il raziocinio. Chiuse gli occhi a causa sia della midriasi che del desiderio di abbandonare quel luogo tragico. Non si sentiva pronta a calarsi sin dal principio in scontri così ravvicinati, perché era stata scelta per quella missione? Avrebbe voluto controllare la guerra dall’alto di una delle torri, dando gli ordini ai balistieri (o come si chiamassero) gli obiettivi contro cui mirare, lontana dalla polvere e soprattutto dalle armi nemiche. Un piede le cedette, spostandosi all’indietro, mentre la mente le ripeteva in maniera ossessiva *Non è reale, non è reale*; era vero, quello che stava accadendo non stava accadendo effettivamente, o meglio, non stava accadendo in quel reale momento. Era successo quasi duemila anni fa; che senso aveva soffrirne ora? Peverell lo aveva ripetuto più volte: non è possibile modificare la storia, quello in cui si trovavano era una ricostruzione altamente dettagliata. *Una sorta di videogame dalla realtà aumentata* borbottò a se stessa. Era così che doveva viverlo, un videogioco incredibilmente realistico. Ma per quanto la mente si sforzasse, il corpo non sembrava reagire ai suoi comandi: poteva anche essere come un videogioco, ma le botte subite le sentiva esattamente come quelle che riceveva nel mondo reale ed i pensieri, i dubbi che l’angosciavano avrebbero continuato a tormentarla comunque quando sarebbe tornata nella quiete del suo dormitorio. Avrebbe dimenticato quell’odore acre? Quelle grida avrebbero mai smesso di perforarle le orecchie?

Si voltò su se stessa, pronta a fuggire, a nascondersi come una vigliacca all’interno delle mura, quando un flash back le balenò nella mente. Persino più caldo di quanto facesse allora, l’oscurità della notte aveva cominciato ad allungarsi lungo le mura o quel che ne era rimasto della città di Tenochtitlàn, quando un frastuono dilaniò il silenzio: un mare di spagnoli aveva cominciato a riversarsi attraverso un pertugio aperto con forza proprio di fronte a loro, cogliendoli di sorpresa. La ragazzina non ricordava quanti fossero, non ricordava quanti fucili avesse visto rifulgere alla luce della luna, rimembrava solo che le erano sembrati infiniti, un battaglione enorme e poi lei che fuggiva, correndo via dall’imminente pericolo dopo aver cercato di convincere uno dei Mexica a scappare con lei. Aveva abbandonato i suoi compagni, anzi peggio, aveva tentato di depredarli di una delle risorse mediante cui avrebbero più facilmente raggiunto la piramide. Che vergogna, quale ferita al suo onore! Come poteva accingersi a fare lo stesso?! Non le era bastata quella lezione? Voleva dimostrare nuovamente a tutti come non si meritasse il posto in quel club? No, assolutamente no. Non poteva macchiare irrimediabilmente il suo onore, non era più una ragazzina di 13 anni impaurita. Stava crescendo e non poteva permettere all’istinto di autoconservazione di avere la meglio, non un’altra volta.
*Fa’ ciò che è giusto, non ciò che ti fa stare bene* ripeté mentalmente forse l’unico mantra decente che la madre le aveva insegnato per farsi coraggio. Per quanto la odiasse e volesse lasciarla andare, lontana da sé, non poteva fare a meno di ripensare ai suoi comandamenti soprattutto in quei momenti in cui la sua forza interiore veniva a mancare. Era severa è vero, ma ormai cominciava a capire come con quella sua rudezza le avesse insegnato ad essere autosufficiente in un mondo che voleva divorarsela in un sol boccone e ci era riuscita meglio di quanto una carezza avrebbe mai fatto.
Piantò i piedi per terra e riaprì gli occhi, prima di voltarsi nuovamente. Non avrebbe abbandonato Elhena e non avrebbe tradito la fiducia di Amber; avrebbe fermato l’ariete, a costo di sdraiarcisi d’avanti. Allontanò il mantello dalle sue spalle, scoprendo la sua intera figura, resa irriconoscibile dal nuovo outfit e dal copricapo che ne occultava la capigliatura e poi si voltò verso i Ribelli che la circondavano per urlare un ordine che non avrebbe accettato diniego : “Ascoltatemi! Dobbiamo fermare l’ariete, occupatevi di rallentarlo e se possibile bloccatene le ruote. Io farò fuggire i Romani al suo interno!”, si voltò un istante per assicurarsi che i suoi compagni avessero recepito l’ordine prima di urlare : “ANDIAMO!!” e riavvolgersi nel mantello. Correva rapida, attenta a non finire involontariamente vittima di uno degli scontri che l’attorniavano e schivando i fendenti che le arrivavano troppo vicini, mentre le orecchie erano tese pronte a recepire eventuali ordini dagli autoctoni più prossimi. Con gli occhi indagava il terreno a 180° alla ricerca dei Romani Ateniesi, mentre come una saetta si portava sul fianco destro (rispetto alla porta di Ephraim) dell’ariete, poiché questo era il lato a lei più prossimo. Si sarebbe avvicinata il più possibile, avendo cura di evitare la Tormenta da lei stessa creata, ed avrebbe fatto in modo di mirare all’interno della raffinata macchina da guerra, sfruttando il pertugio attraverso cui la testa dell’ariete usciva per sbattere contro la porta. Con Elhena aveva deciso che lo avrebbero raso al suolo, dilaniato dalle fiamme e così lei avrebbe fatto. Avrebbe impugnato più saldamente la bacchetta che mai aveva abbandonato il suo palmo ed avrebbe teso il suo braccio mirando al palo di legno che dondolava avanti ed indietro, sperando in cuor suo che i ribelli avessero deciso di seguire il suo comando ed aiutarla in quella missione. L’ariete bloccato ed i Romani al suo interno intenti a combattere i Giudei le avrebbero reso la vita decisamente più facile. Si sarebbe concentrata immaginando un turbine di fuoco avvolgere sia legno che Romani, non lasciandogli via di scampo. Avrebbe difeso i Giudei, colpevoli solo di pretendere la loro autonomia e restituendo loro la libertà tanto agognata. Un ultimo sguardo, un piccolo movimento di polso, prima di urlare con tutto il fiato che aveva in corpo

: “INCENDIOOOOO”.


Avrebbe riversato in quel modo tutta la rabbia e le sue paure all’esterno, dimostrando a tutti ed in primis a lei stessa la sua reale potenza. I Romani e le loro armi particolarmente sofisticate avrebbero dovuto temere lei ed i Ribelli, che combattevano per quello che era un loro diritto, un loro motivo di vita. Avrebbe atteso di veder divampare il fuoco all’interno dell’argano, si sarebbe allontanata per mescolarsi nuovamente con quelli che ora stava cominciando a sentire come veri compagni.


PS: 216 ☘ PC: 178 ☘ PM: 173 ☘ EXP: 18



Riassunto: Mary si accorge del turbine di ghiaccio e comprende che gli altri ateniesi sono vicini. Immancabili pare. Poi decide di non scappare e cerca di ordinare ai ribelli di concentrare i propri sforzi sull'ariete, mentre lei si avvicina il più possibile (tempesta permettendo) al fianco destro della macchina da guerra in modo da poter mirare all'apertura attraverso cui esce la testa dell'ariete e cerca di castare un incendio che colpisca il legno principale. Infine torna a mescolarsi tra i Ribelli.

Incantesimi:
1° Classe: Completa
2° Classe: Completa
3° Classe: Completa esclusi i Proibiti

Equipaggiamento:
- Sovrappantaloni in pelle:
Realizzati in pelle di Tebo, resistente e antistrappo, favoriscono il camuffamento della propria presenza negli ambienti naturali (coprono l’odore umano in favore di quello animale). Proteggono dagli incantesimi medio-deboli rivolti alle gambe (1a, 2a classe).

- 1 Skeleton's Hand:Mano destra
Non invadente ma resistente agli urti, presenta uno Zaffiro sull'anulare. Favorisce l'agilità alla mano dove è posizionata.

- 1 Orecchini Blue eyes:
Con questi orecchini nulla potrà sfuggire al vostro sguardo. Nell'orbita di pietra di luna, infatti, vi è una pupilla che osserva curiosa ogni cosa che le giri intorno. Non volete perdere d'occhio qualcuno? Basta sussurrare il nome dell'individuo all'orecchino ed esso lo osserverà in ogni minimo secondo, un solo movimento sospetto e la pupilla comincerà a vibrare. Decisamente utile per chi non vuole perdere di vista nessuno.

- 1 Collana Orecchie di Elfo:
Acuisce il senso dell’ udito consentendo di cogliere tutti i discorsi effettuati da persone situate nell’ arco di non oltre 20 metri. Non è in grado di registrare le conversazioni ed essendo costituita da orecchie è sensibile all’ incanto Muffliato.

- Cintura da Samurai:
Molto leggera. Permette di stringere a sufficienza ma, con la sua magia, riesce dare un senso di freschezza e libertà al mago nei movimenti.

- Copricapo Egiziano:
Questo copricapo protegge nel vero senso della parola dall’ombra e dalle escoriazioni, e ha l’utilità di favorire la concentrazione a chi lo indossa.

- Drago d'Artificio: Sacchetta medievale
Produce un Drago di fuochi d'artificio che si muove nel cielo per 15 minuti, per poi scomparire in un fenomenale soffio di fuoco. Spaventa e stordisce creature di piccola-media taglia, magiche e non, per 1 turno.

- Polvere Buiopesto Peruviana: Sacchetta medievale
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

- Caramella d’Illusione: Sacchetta medievale
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

- 1 Fiala di Pozione al Dittamo Sacchetta medievale

- 1 Fiala di Pozione Tiepidario Sacchetta medievale

- Sacchetta Medievale: Fianco destro
Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro.
All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.
Copia: Possibilità di contenere 5 oggetti di medie dimensioni

- Avversaspecchio da Tasca: Tasca sinistra
Prototipi di primi Avversaspecchi, nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
Disponibile in: oro/nero, nero con decorazione floreale. Incisione su richiesta.

- Anello del coraggio: pollice sinistro
Evocando la sua forza contro un unico nemico ben preciso, sarete molto avvantaggiati nello scontro contro di lui per un po' (durata da 2 a 5 azioni, attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario)

- Anello del Potere: dito medio sinistro
Blocca in quest l'avversario per due turni.

- Mantello di Disillusione:
Realizzato con pelliccia di camaleonte , il Mantello di Disillusione rende una buona , anzi ottima mimetizzazione, se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto esso sembrerà donarti l'invisibilità.

- Zaino con 2 litri di acqua e delle barrette energetiche


Vestiario:
Tunica bianca lunga (sotto di essa i sovrappantaloni e in prossimità della tasca destra, la spilla di Atene), sandali in cuoio e capelli raccolti all'indietro e nascosti dal copricapo tipico dei beduini. Zaino divenuto sacca sulla schiana.
Il tutto coperto dal mantello della disillusone.
 
Top
view post Posted on 5/4/2018, 22:33
Avatar

Abbandonate Ogni Speranza, O Voi Ch'Entrate

Group:
Master Evento
Posts:
125

Status:



Era tempo di cambiamenti.
Piccoli e grossi che fossero sorprendentemente stavano accadendo. Fortuna audacis iuvat? Cos'era cambiato improvvisamente? Nuovo colpo di teatro, sostenuto da alcun fondamentale? Era semplice speculazione dettata dalla presenza di Marte e Venere in una qualche 'casa' particolarmente sfortunata? L'indice vix sin dove si era spinto? Gonfiato da chi, o da che cosa? Essenzialmente la situazione sulla spianata restava delle più tranquille, i tonfi degli arieti e degli onagri di sottofondo scandivano il tempo, in una generale politica indifferenza. Gli uomini schierati, le pattuglie di ronda, i difensori sui camminamenti a complicare quanto più possibile la vita agli assedianti, e nel mezzo di quel controllato trambusto il Guardacaccia, preso nella sua singolare attività. Aveva le idee chiare, e numerose, non si poteva certo dire fosse uno cui mancassero, eppure era concentrato nel fare qualcosa di incredibilmente specifico, tentando la sorte, e sperando che qualcuno gliela mandasse buona, una volta tanto. Quanto fosse vicino al successo? Non era ancora dato saperlo. Eppure, dopo attimi che parvero protrarsi per un intero decennio, qualcosa splendeva. Che fossero o non fossero gli scherzi giocati dal sole, o da qualche altro strano fenomeno del luogo, la consapevolezza di aver portato a termine la prima parte del piano sembrò coglierlo. Che facesse tutto parte di un immotivato autoconvincimento, o di un reale successo non l'avrebbe forse mai scoperto, del resto per farlo esisteva un unico modo, e non era certo il primo pensiero che dovesse coglierlo in quel momento. Quanto aveva richiesto quell'attività? Che era successo altrove, mentre lui era lì alla porta? Quanto aveva impiegato a raggiungerla, e quanto avrebbe impiegato ora a ritrovare, nell'eventualità, il gruppo o una parte di esso? Se lui era stato il primo a staccarsi dalla prima metà del gruppo, solo gli Dei sapevano quante altre divisioni potessero essere state necessarie, per cercare di salvare capra e cavoli. Se Gerusalemme era sicuramente la capra, una bella capra, ma pur sempre e solo una capra, cos'erano i cavoli? Cos'avrebbe fatto ora?
Non molto distante, decine di yarde più in basso, ai piedi della spianata il primo gruppo ribelle: la squadra di muratori bergamaschi aveva infine deciso di armarsi di buone intenzioni, e dismettere le opere di riammodernamento. Cosa sarebbe seguito? A cosa avrebbero dedicato il loro tempo? In tre erano rimasti, due Serpeverde (Z, M) e una Tassorosso (T). Una bella grigliata era una valida alternativa? Se i due erano ben decisi nel voler dar vita a un dibattito con la restante folta delegazione di ribelli, la Tassorosso aveva decisamente altri progetti. Si sarebbe concessa alla mischia? Messo in chiaro quanto avrebbe fatto, o forse non del tutto, si allontanò alquanto decisa dal gruppo. Verso l'infinito ed oltre? Avrebbe fatto compagnia alla gipsoteca ambulante che popolava quei desolati quartieri della un tempo città di mezzo? E con quale fine? Svoltato il primo angolo, scomparve prima alla vista degli alleati, e poi di una buona parte degli osservatori. Quanto sarebbe stata definitiva tale scomparsa sarebbe stata forse soltanto lei a deciderlo. E il resto della banda? I due Serpeverde che avrebbero fatto? Cosa stavano per scoprire? Qualcosa di utile? Si fece avanti quindi Simone (Y1), in apparenza il più anziano dei due, con un'aria non molto convinta sul da farsi. Qual era la domanda? E quale la destinazione?


Se ben intendo le vostre domande è infine giunto il momento di muoversi. Temo però che in tempo utile non vi sia alcuno strumento magico che possa portare voi, o tutti noi fuori dalla città di mezzo. Questa parte di Gerusalemme è sotto attacco, le difese della città impediscono di uscire se non dalle uscite, e quelle sono dritto in quella direzione. A dipendenza del dove vogliate andare la strada può essere più o meno lunga, a dipendenza che sia la città nuova, la città vecchia, o il Tempio. In particolare per il Tempio, la via più veloce è passare dalla città nuova, la via più sicura dalla città vecchia, ma avrete comunque bisogno di una guida.

I quattro rappresentanti degli alleati erano lì riuniti a concilio insieme ai Serpeverde in attesa che qualcosa si muovesse. Che dovevano fare quindi? Era tempo di fare i bagagli? Tra un'indicazione e l'altra gesticolavano fitto, ora guardando a nord, ora a sud. Erano al crocevia di Gerusalemme? Tutte le strade portavano a Roma? In tali circostanze c'era veramente da augurarsi che non fosse così. Per quanto, Roma era davvero alla porta, e stava suonando il campanello. Ma niente pizze.
La Tassorosso (T) intanto aveva portato a compimento, almeno presumibilmente, il suo proposito. La difesa supplementare offerta generosamente alle mura del Tempio era davvero necessaria? Nel dubbio era comunque già qualcosa aver provveduto in tal senso. Come prevedere cosa avrebbe spinto ad essere necessario la fortuna? Roma sarebbe davvero arrivata lì dove si trovava lei in quel momento? Se fosse accaduto, tutto sarebbe stato perduto? Quanta parte di Gerusalemme poteva essere ancora sacrificata, pur di salvare il salvabile? La città di mezzo era già perduta, o c'era in effetti la possibilità di invertire le sorti dello scontro? Le legioni sarebbero entrate sferragliando, o quelle mura ingiallite e polverose che vedeva ancora lontane avrebbero retto?
E sulle mura? Cosa stava capitando? Come si stava evolvendo quello scontro tra ciechi, privo di un qualche apparente senso? Idee folli non ne mancavano, anzi, abbondavano. Tra voglia di macedonia di pesche, voglia di pesce spada tagliato sottile e leggermente scottato, voglia di bunjee jumping, e scarso istinto di sopravvivenza, sembrava sempre più una seduta di gruppo di psicoterapia tra le mura bianche di una casa di cura specializzata, che non un confronto tra frange pur estreme di due eserciti. L'impossibilità di fronteggiare con efficacia la minaccia di pochi da parte dei molti in parte stava ridicolizzando l'imponente apparato difensivo messo insieme dai Ribelli, gabbati dal più semplice degli espedienti, dall'altro qualcosa stava seppur non molto funzionando. Erano ancora tutti lì, su quel tratto di mura, a guardarsi in presunte e immaginabili palle degli occhi. La prima ad agire fu la Grifondoro (N), schermata da cinquanta uomini, e in compagnia dell'alleata, accolse con soddisfazione il debole sfavillare di uno scudo. E una era fatta? L'avanzata parve mai come in quel momento tranquilla, e sicura. Uno scudo le proteggeva, il maggior pericolo cui andavano incontro era pestare i piedi a qualcuno? O sbattere contro qualche altro, erano sin troppo affollate quelle mura. E l'attività normale delle ballistae era sospesa. L'attenzione era per quanto capitasse poco oltre. Fu poi la volta del Trio infiltrato di muovere i suoi passi, e giocare le sue carte. Due mezzi paralitici aspettavano la venuta di un Messia che tardava a palesarsi, la giovane Corvonero (H) aveva invece il compito più ingrato. Che ne avessero sopravvalutato la semplice probabilità statistica? Come avrebbero fatto ad aprirsi un varco in quel folto drappello di esseri, correre in mezzo, e lanciarsi giù dalla parte opposta del muro? Nel momento in cui i primi Algidi già finivano sorprendentemente con le gambe all'aria, iniziava a piovere pesche sull'area interessata. Meglio che fumo, o nuova sabbia, per non parlare di neve, ma l'effetto sarebbe stato di gran lunga inatteso. Correre sulle pesche, com'era? Pesche per tutti, e per nessuno, maledetto Gamp e le sue eccezioni, ma la Corvonero che apriva la strada ne sentì e non poche, così come non parvero sentirne la mancanza neanche gli altri malcapitati. Indistintamente dallo schieramento, ma in fondo erano solo pesche. Che male potevano fare? Tra un saltello e uno strascichio seguivano la Serpeverde (S) e il Grifondoro (O). Tra un alito di fumo, e una tempesta non troppo distanti, e il fare convulso di quei pochi istanti, fu un tutt'uno. Come potessero stendere l'intero manipolo era sempre stato un mistero, forse anche per loro, quanto seguì si dimostrò esserlo meno. Correvano, per quanto le loro condizioni lo permettessero, e lo sforzo non si protrasse per più di qualche yarda, così com'era iniziato, così finì tutto, in uno strano groviglio di pesche schiacciate, corpi distesi sulla pietra, mantelli e scimitarre. Prima la Corvonero, poi a catena gli altri due. A salvare la situazione prima la Serpeverde, poi il Grifondoro, per quanto non proprio da piano. L'ammasso convulso di corpi su accolto da pietre particolarmente 'gommose', e la caduta generalizzata di corpi, Ribelli, Algidi e Romani che fossero avvenne 'a rallentatore'. Parvero rallentare anche le ultime pesche che stavano ancora cadendo su quei disgraziati. Eppure, quanto avrebbe saputo cogliere la Tassorosso (A)? Il cadere generalizzato di così tanti era stata interamente colpa sua, di altro, c'era qualcuno o non c'era nessuno? E se c'era, che fine aveva fatto? In generale dunque era stata una mossa utile allo scopo? Forse non molto, ma era comunque indirettamente servita a qualcosa, il che non guastava.
E poi giù dalle mura. In cui il caos era di casa, ovunque si guardasse.
Molto stava accadendo, gli equilibri di forza si spostavano, tutto cambiava. Se sino a un momento prima il più arguto degli osservatori si sarebbe professato sicuro di come stesse volgendo la battaglia e la fortuna, un attimo più tardi già tutto era cambiato. Tito era caduto, e il Corvonero (D) si lanciava nella sua direzione, l'Auror (B) avanzava a fatica tra i ranghi disordinati dei legionari trattenuto ora qui, ora là, dalle Porte l'attacco indemoniato dei Ribelli si abbatteva nuovamente sul più manifesto e agguantabile degli obiettivi: l'ariete. Non erano sole, le attaccanti, certo da un lato la Corvonero (C), risoluta come non mai nel farla finita, dall'altro la Tassorosso (E), veterana di più di una battaglia, per quanto non in quel formato, insieme a loro il centro dell'offensiva ribelle. Ce l'avrebbero fatta? Era chiaro che aveva preso fuoco, e che immobile attendesse il suo destino. Al fuoco altro fuoco andò a sommarsi, ma la tempesta di neve aveva ceduto la forza all'acqua, e preziose gocce del liquido stavano iniziando a inumidire il legno secco della macchina. Definitiva e inesorabile come una T al Gufo di Storia la Tassorosso, con il gentile appoggio di qualcuno degli alleati rimasti prudentemente in disparte (Y). L'intera sezione frontale dell'ariete era esplosa, in migliaia di schegge impazzite, che se in un primo momento fecero un ottimo risotti dei Legionari nelle vicinanze, superato tale ostacolo si facevano largo voracemente verso i Ribelli. Un secondo intervento provvidenziale (Y) aveva invece ben pensato di evocare uno scudo, che si frappose, trattenendole, tra le schegge e le fila dei ribelli. Mentre le schegge viaggiavano ali al vento in tutte le direzioni, il Corvonero (D) si lanciava sul Cesare, scomparendo in un ricciolo di sabbia. Ce l'avevano fatta? Si erano salvati inavvertitamente da morte certa? Era il loro giorno fortunato? E che fine avevano fatto? Riapparvero decine di yarde più indietro, precipitando da diversi piedi di altezza, impattando pesantemente l'uno sopra l'altro, in un sinistro schianto. Non si poteva dire fosse filato tutto liscio, ma in apparenza erano ancora tutti interi, già qualcosa, ed erano vivi, più dell'auspicabile. Dritto davanti a loro, in prossimità di un ariete fumante, innaffiato da abbondanti dosi d'acqua a pioggia, stava accadendo però altro. Da Nord una colonna di sinistre presenze correva facendosi largo senza tante cerimonie in direzione dell'ariete, o di qualcosa nei suoi pressi, facendo 'strage' di qualunque essere trovasse sulla sua strada. Una decina di Bonzi spintonavano e come treni lanciati in corsa verso la precedente ubicazione del Cesare tentavano invano di soccorrerlo, seminando il caos, tra cavalli, cavalieri, e soldati. Gli unici che avevano il tempo materiale di lanciarsi di lato erano gli smilzi. Allo stesso tempo, a metà strada tra il Corvonero (D), e l'ormai fu ariete qualcosa di ancora più strano era destinato ad accadere. In una zolla di sabbia più libera di altre un convulso turbinio di terra, roccia e correnti d'aria era già all'opera da diversi minuti, alimentando quello che aveva sempre più i tratti di un ciclope molto abbronzato, di sabbia scura. Che il Serpeverde (W) e il suo alleato (X) stessero riuscendo nella loro impresa? Tra un cenno d'intesa, e l'altro, qualcosa c'era. Erano solo arrivati tardi, ormai l'ariete era andato, ma sembrava che un nuovo alleato fosse stato risvegliato dalle sabbie del tempo. E Valente? Se Alfio era sparito con i suoi compiti, Valente era ancora lì.


Possiamo chiedere al quartier generale per il supporto degli 'altri' nostri alleati, ma in generale non prendono mai troppo in considerazione il nostro volerci interessare di Magia. Più ci si rivolge in alto, più i Maghi sono convinti di sapere tutto loro, di Magia, di guerra, di strategia. Si può tentare, ma serve del tempo, e magari potrebbero capirla da soli prima.

Intanto, la giovane Tassorosso (E) aveva preso il polso della situazione, e costringeva alla ritirata i ribelli del quadrante sud-ovest. Qualcosa era finalmente successo. Roma tornava ad attaccare, con l'appoggio dell'artiglieria, mentre i Ribelli, forse paghi del risultato conseguito retrocedevano ordinatamente. Qualcuno (Y5) si stava battendo come un leone contro i tentativi della Tassorosso, e del suo alleato (X), resistendo, difendendo, e attaccando. Una parte degli attacchi a lui indirizzati, si ritorcevano contro i suoi avversari, in una serie di incanti specchio tanto ingegnosi, quanto imprevedibili. Finita che fu (E) lunga e distesa, parzialmente ustionata, era già pronta a tornare alla carica. Quella non era una fuga, una rotta, nessuno urlava nemmeno al vento un salvifico 'Thalatta! Thalatta!', ma qualcosa stava cambiando. E celermente. Chi avrebbe dovuto prenderne atto, e agire di conseguenza? A buon intenditore...
E colpo di scena?
Le Porte di Ephraim si stavano chiudendo.


Dovremmo esserci, tutti dovrebbero ritrovarsi. Partiamo dalla parte più semplice, il nostro ora duo bergamasco (M, Z) si è messo con tanto di bianco a dibattere sul da farsi con gli alleati. Non sono stati i post più chiari ed evidenti che abbia mai letto, e non ho capito neanche chi vada con chi, ma vabbè. Non succede nulla di eclatante. T è invece andata a fare shopping, senza tanti complimenti, e arrivederci (dopo aver pensato alle mura della spianata). Sopra al Tempio il nostro buon J ha invece portato a compimento il suo intento, un'operazione chiara e pulita. Sulle mura iniziano invece i problemi, tra pesche che volano, gente che vola, altri che cadono e scivolano, chi saltella su un piede, e chi gioca con il tempo e la gomma... Anche qui è un mistero come il Trio pensasse di farsi 15 metri indisturbato saltellando o strisciando, dopo aver steso mezza Gerusalemme, per poi saltare oltre la staccionata. La corsa è finita un po' prima, e state ancora cadendo, quindi di fatto voi non avete ancora impattato sulla pietra elasticizzata, ma immagino non mancherà ormai molto. Come al solito siete liberi di gestire la caduta, perchè cadrete, e ripartire da lì. Questa volta 'sotto' c'è H. Occhio alle pesche, lo scudo di N è lì che attende. Gli sforzi di G e C hanno avuto successo, e B sta spegnendo la parte fumante dell'ariete, che ci ha sfortunatamente lasciati. Il ciclope di W avanza, così come si sono fatti largo un manipolo di Bonzi inutilmente lanciati a salvare Tito. D e Tito sono atterrati nelle retrovie, smaterializzandosi dalle prossimità dell'ariete. E sta coordinando l'attacco dei legionari, dandole e prendendole equamente. In generale i legionari stanno tornando all'attacco, i ribelli stanno iniziando a ritirarsi. E è leggermente ustionata, mentre abbiamo O ed S in parte paralizzati.



Le Statistiche:
William (W)
Punti Salute: 232/232
Punti corpo: 187/187
Punti Mana: 219/219
Exp: 29
Eloise (E)
Punti Salute: 185/199
Punti corpo: 128/128
Punti Mana: 123/123
Exp: 26,5
Oliver (O)
Punti Salute: 223/245
Punti corpo: 231/231
Punti Mana: 248/248
Exp: 36
Sophie (S)
Punti Salute: 138/157
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 101/101
Exp: 15
Megan (H)
Punti Salute: 125/145
Punti corpo: 91/91
Punti Mana: 98/98
Exp: 7,5
Aiden (B)
Punti Salute: 175/191
Punti corpo: 139/139
Punti Mana: 143/143
Exp: 28
Daddy (D)
Punti Salute: 283/295
Punti corpo: 263/263
Punti Mana: 274/274
Exp: 67
Alfio (X1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Valente (X2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Tizio (X3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Caio (X4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sempronio (X5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Amber (A)
Punti Salute: 215/216
Punti corpo: 195/195
Punti Mana: 199/199
Exp: 33,5
Nieve (N)
Punti Salute: 150/151
Punti corpo: 119/119
Punti Mana: 118/118
Exp: 13
Mary (C)
Punti Salute: 216/216
Punti corpo: 178/178
Punti Mana: 173/173
Exp: 18
Elhena (G)
Punti Salute: 210/210
Punti corpo: 142/142
Punti Mana: 142/142
Exp: 35
Davide (Y5)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Gabriele (Y6)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giuda (Y7)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Giovanni (Y8)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Elijah (Z)
Punti Salute: 127/127
Punti corpo: 78/78
Punti Mana: 72/72
Exp: 9
Thalia (T)
Punti Salute: 201/201
Punti corpo: 138/138
Punti Mana: 142/142
Exp: 24
Mike (M)
Punti Salute: 177/177
Punti corpo: 107/107
Punti Mana: 108/108
Exp: 19,5
Ethan (J)
Punti Salute: 184/184
Punti corpo: 148/148
Punti Mana: 117/117
Exp: 27,5
Simone (Y1)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Elia (Y2)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Sarah (Y3)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?
Aronne (Y4)
Punti Salute: ?
Punti corpo: ?
Punti Mana: ?


La Mappa generale:
abFF0qI

Gruppo A: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste per coprire l'avanzata dei Romani. + Onagri

Gruppo B: 8 coorti. 4000 legionari (+4000 ausiliari) + Ariete + Torre. Muniti di Scorpiones e Balliste. + Onagri

Gruppo C: 4 coorti. 2000 legionari (+2000 ausiliari) + Ariete. Muniti di Scorpiones e Balliste.

Gruppo D: 2 coorti. 1000 legionari (+1000 ausiliari) + Torre. Armati di Scorpiones e balliste.

Sempre nei pressi del punto A si trovano i Pg Romani.


Le altre Mappe:
Dettaglio_2b_fuori_le_mura
Prestate attenzione alle unità di misure (in yarde), in quanto le mappe non sono in scala.
Tutti dovrebbero essere dove volevano essere, o quasi.






Si procede il 10 Aprile, ore 22.29

 
Top
_fango
view post Posted on 10/4/2018, 17:17




tumblr_miui9zNhi91qhwwdjo1_500


Un leggero barlume dal simbolo, un cenno d'assenso dalla guardia: erano tutte le conferme che poteva permettersi, per il momento, ma la paura che quella sua scampagnata non fosse stata altro che un'immensa perdita di tempo continuava ad aleggiare nella sua mente, mischiata alle più istantanee sensazioni. Cominciò a muoversi, rapido quanto le vesti lo permettevano, bacchetta sempre alla mano e sguardo fisso sulla scalinata dalla quale era venuto, concentrato sul tornare quanto più rapidamente possibile dai ragazzi che aveva... abbandonato. Ma tutta la concentrazione del mondo non avrebbe potuto permettergli di ignorare l'acre odore che impregnava l'aria, per lui molto più evidente che per gli altri, un'aroma che quella città doveva ormai conoscere bene e che non avrebbe dimenticato tanto presto: sangue, sangue di soldati sudati sotto le pesanti armature, arrancanti per superare i pendii conducenti alle mura; chissà quanti di loro erano già caduti, da ambo i lati, chissà quanti di loro stavano in quel momento esalando gli ultimi respiri corrotti dal denso liquido che fluiva nei loro polmoni. Per un istante perse la testa, in un guizzo d'improvvisa agitazione, si disse che era stata certamente una follia lasciare i ragazzi al loro destino, che tutto era disperato; solo un istante, non di più, e quando tornò in sé era già di fronte alla lunga discesa illuminata da torce, l'infinita spianata di gradini che conduceva alla parte più bassa della città. Il suo pensiero si agitò, frustrato dal pensiero di dover ripetere quella fatica, e fu quella sgradevole sensazione - unita al senso d'urgenza dato dal precedente attimo di panico - a suggerire il giusto corso d'azione, ciò che la più diretta logica avrebbe dettato in un momento di ordinaria amministrazione.

Conosciamo tutti la teoria: "Destinazione, Determinazione, Decisione, le tre D necessarie a una corretta Smaterializzazione" (alle quali si aggiungeva, secondo gli studenti più infantili, una quarta e ancor più fondamentale D, che di certo li avrebbe portati avanti nella vita). Un buon metodo per insegnare ai più inesperti gli aspetti chiave della rischiosa arte che piegava lo spazio alla volontà del Mago, ma in quella come tutte le cose esperienza e sicurezza erano migliori maestre: erano passati vent'otto anni dalla prima volta che Ethan si era correttamente smaterializzato nel giardino di casa dei suoi, lasciandosi alle spalle un passato da assiduo frequentatore del Nottetempo e la gamba destra dei pantaloni. Da quel momento si era smaterializzato e materializzato innumerevoli volte, con estrema attenzione e cautela prima, con deliberata noncuranza poi, invertendo il trend che nella vita lo aveva trasformato da uno scalmanato giovane a un controllato dipendente ministeriale; e difatti non era stata l'impazienza o la fatica a coglierlo in fallo, quanto più l'abitudine: le sensazioni connesse alla smaterializzazione erano state impresse e marchiate nella sua memoria più e più volte fino a permettere al suo cervello di creare una vera e propria "blueprint", un calco a pronta disposizione di quella tecnica. In maniera non dissimile il guidatore babbano riesce a guidare per svariate ore di autostrada - anche su tragitti mai attraversati prima - pensando nel frattempo a tutt'altro, concedendo alla macchina poco più che un barlume della propria coscienza (abilità che permetteva abitualmente agli abitanti dell'estremo Sud Europa di sopravvivere alla Salerno-Reggio Calabria), e il cestista talentuoso mette a segno il tiro senza bisogno di eccessive spiegazioni tecniche. Così, come in molti casi prima di quello, bastò che l'idea arrivasse al cervello perché un complesso sistema neuronale andasse a collegare le varie informazioni, i decenni di esperienza, rievocando le memorie e le risorse necessarie a quel processo, come in una gigantesca macchinetta automatica pronta a servire al cliente di turno il suo snack di scelta. Ed eccolo, un prodotto perfetto per l'occasione, un altro enorme successo dell'evoluzione mentale umana, mancante giusto della firma, del pezzo finale: il luogo, quello spiazzo di terreno coperto di polvere e macerie all'ombra delle enormi mura del Tempio, là dove per l'ultima volta aveva visto i due bambini e la ragazza dai capelli rossi.

La sua freccia di Decisione e Determinazione aveva bisogno solo di un indirizzo, un bersaglio verso il quale essere scoccata, e su quello si concentrò mentre le caviglie trasmettevano al resto del corpo che l'avrebbero portato a sparire, assorbito dal tessuto dello spazio e subito risputato, immutato, altrove.
Era arrivato il momento di unirsi alla festa.



Sunto: Ethan si avvia verso la scalinata dalla quale è precedentemente salito, fermandosi appena prima dell'apertura in preda a un istantaneo attacco di panico. La fretta e la fatica di ridiscendere gli scalini gli suggeriscono di smaterializzarsi, cosa che tenta di fare, prendendo come destinazione bersaglio il punto in cui si è lasciato da Thalia e gli altri.
Il resto del post sono battute brutte e spiegazioni circa come Ethan possa usare l'esperienza degli anni al posto del normale processo di richiamo a Decisione, Determinazione, Defibrillatore, capacità che dovrebbe essere comune a chiunque svolga una medesima attività da un bel po' di tempo.





Ethan Carter
PS: 184
PC: 148
PM: 117

EXP: 27.5

Inventario:
- NUOVO Vestiario (CLICK) negrezza non inclusa.
- Bacchetta di Castagno, nucleo in Unicorno (tasca della veste)
- Stivaletti Lewam Markis (ai piedi)
 
Top
view post Posted on 10/4/2018, 18:12
Avatar

Group:
Mago
Posts:
6,506
Location:
Hyperversum

Status:


J4j3yKD
18 Anni ▴ Cielo di Mercurio ▴ V anno

Amber S. Hydra

PS: 215/216 ▾ PC: 195/195 ▾ PM: 199/199


L
a battaglia infuriava. Lì, sotto i loro piedi, poche - pochissime - iarde più avanti, sciabole e spade cozzavano tra loro in continuazione. E davanti a lei gli strani alleati-ombra non smettevano di agitarsi sotto gli sguardi attoniti dei Ribelli babbani. Formule, ordini e azioni, venivano avvolti dallo sciame rumoroso che avrebbe fatto da colonna sonora per tutta l'avventura. Amber sperava vivamente che così non fosse, in realtà, il fastidio che le procuravano quei suoni senza meta era tremendo. Al contempo sapeva benissimo che un "cessate il fuoco" non sarebbe arrivato da nessuna delle due fazioni. Non volle indugiare eccessivamente in quella landa ipotetica, preferendo invece concentrare la sua massima attenzione sulle pesche e sulla loro caduta. «Osserva...» Chiese a Nieve, sottovoce in modo che lei e solo lei potesse udirla, ancora aggrappata al mantello, ancora vicina. Scongiurare la presenza di un nemico reale avrebbe aiutato la Tassorosso a tranquillizzarsi, ma al contempo avrebbe reso inutile la presenza degli alleati-ombra. A che pro avere dei soldati potenziati, se questi alla fine impazzivano dal nulla? Senza bisogno che Amber esprimesse eccessivamente la sua preoccupazione, la Grifondoro evocò uno scudo, guadagnandosi un invisibile ringraziamento. La pioggia di pesche non tardò ad arrivare, senza che la Tassorosso esprimesse il minimo sollievo. Era passato da un po' il momento in cui si chiedeva se le proprie azioni avrebbero avuto successo oppure no, aveva studiato a sufficienza da sapere in partenza se stava per compiere un errore. Ed anche in quel caso fu così. Per quanto la scena avrebbe potuto apparire esilarante - e magari sarebbe stato anche un ottimo argomento di conversazione in futuro - la realtà era che una pesca in testa avrebbe certo reso più fastidiosa la traversata di un possibile nemico. L'idea che qualcuno, tanto celato quanto loro due, stesse cercando di entrare a Gerusalemme dall'alto era poi così assurda? Nella confusione del momento, fu particolarmente difficile per Amber individuare con certezza i punti colpiti dalla frutta, tanto che alcuni alleati finirono anche involontariamente coinvolti in quella strana macedonia. *Maledizione*. Ancora una volta non poteva dire di avere certezze, ma se anche la Grifondoro si era accorta che qualcosa non andava, Amber non poteva lasciar perdere. Mentre le iridi chiare scandagliavano la mezzaluna attraverso il naturale squarcio concesso dagli alleati-ombra, le parve quasi di vedere giusto un paio di pesche cadere più lentamente. Possibile che fosse reale? Era solo un'allucinazione data dal desiderio di non avere intuito qualcosa di sbagliato? Quando tutte le pesche furono cadute, la Tassorosso osservò il suo operato, parzialmente insoddisfatta ma ancora sospettosa. Seguì con lo sguardo la linea retta, frastagliata a causa della presenza di altri alleati-ombra, fino al confine delle mura. Forse avrebbe messo in atto un'altra sciocca idea, ma almeno quella non avrebbe finito per nuocere ai suoi soldati. Soldati che, per altro, sembravano ancora incapaci di decifrare la minaccia, sempre che ve ne fosse una. Era possibile che gli alleati-ombra potessero riconoscere i loro simili, celati da uno degli incantesimi che Amber ormai conosceva? Era infine possible che questi potessero vedere lei sotto il mantello e chiunque altro avesse usato lo stesso stratagemma? Non poteva saperlo, ma dato il parziale risultato delle pesche, si lasciò guidare puramente dal suo istinto: e l'istinto le diceva che qualcosa continuava a non andare. Seguendo l'ipotesi - probabilmente non più così assurda - che vi fosse qualcuno ammantato nell'invisibilità, Amber puntò la bacchetta verso le guglie delle mura, dietro i ribelli, quelle che credeva che un possibile avversario avrebbe voluto attraversare se infine fosse arrivato a sfiorarle. L'immagine della tela di ragno composta di rovi, invase totalmente i suoi pensieri, tanto che non si accorse del nemico in basso stava lentamente prendendo vita, difatti avrebbe faticato ad individuarlo dandogli le spalle. Puntò la bacchetta con decisione verso il tratto di mura desiderato, e le sue guglie non troppo pronunciate. In quel punto non avrebbe fatto del male a nessuno, ma si figurò così di poter intrappolare i possibili avversari tra la tormenta che qualcuno aveva comunque creato - e di certo non poteva trattarsi dei suoi - le armate di ribelli, e la nuova parete di rovi che avrebbe voluto allestire. Fece appello alla massima concentrazione. Sapeva che non sarebbe stato semplice evocare una pianta da un terreno che non fosse effettivamente... "terreno", ma sapeva a sua volta che era possibile. E lei doveva riuscirci. La scelta della pianta fu veloce ed istintiva, il roseto di Nonna Elise tornava utile in fin dei conti. Rose rampicanti, anche se si sarebbe accontentata anche solo dei rovi da cui sarebbero nate. Disegnò un cerchio immaginario in senso orario, e benché distante sperò che bastasse ad identificare il punto di partenza dei rovi. In seguito portò la bacchetta più in alto possibile, indicando a quell'ipotetico groviglio di rovi il punto fin dove crescere, l'altezza da raggiungere. *Repsi Genìtum* La formula con i giusti accenti, riverberò nella mente di Amber, il cui desiderio di vedere quei rampicanti ostacolare in futuro tentativi di scavallare le mura in quel punto, salì alle stelle.

Che fosse riuscita nel suo intento, o meno, c'era un'altra cosa che premeva fare: risvegliare i Ribelli. Forte della presenza dello scudo di Nieve, e forse carica del desiderio di sfidare chiunque vi fosse sulle mura ad attaccarla direttamente, tolse il cappuccio e allargò appena il mantello, mostrando nuovamente la sua figura intera. Le mani affusolate si strinsero attorno alla stoffa, mentre la ragazza si chiedeva inevitabilmente se quella sorta di sfida all'ignoto avesse senso, o si sarebbe trovata con un pugno di mosche alla fine di tutto. Lo sguardo agguerrito passò in rassegna il varco di fronte a se. Se c'era qualcuno lì, allora era bene che sapesse che lei non si sarebbe tirata indietro davanti ad uno scontro, ancora meno se spalleggiata dai suoi uomini e dagli alleati-ombra. Si trovava vicina ad alcuni soldati, abbastanza da farsi vedere da loro e forse superare in breve la sorpresa del trovarla lì ad apparire dal nulla. Proprio ai più vicini rivolse le proprie attenzioni. Parlò con serietà, facendosi carico di un tono imperioso e che non avrebbe ammesso troppe repliche. «State pronti, non abbassate la guardia. Fate attenzione a dove mettete i piedi e fidatevi degli altri..» indicò con lo sguardo gli alleati-ombra, più bassi e più agguerriti e forse gli unici che davvero si stavano rendendo conto di cosa stesse accadendo. «.. non siamo soli».

In sunto = Tratte le proprie conclusioni su quanto le pesche hanno portato, Amber ancora incerta sull'effettiva presenza di una terza parte, cerca di castare un Repsi Geniturm di rovi nel tentativo di bloccare ora e dopo, eventuali tentativi di scavallare le mura da parte di qualche strana ombra. Dietro lo scudo di Nieve, decide di rendersi visibile a chiunque nei paraggi, anche sfidando il nulla che ha di fronte ad attaccarla, ed infine "rianima" i soldati Ribelli intimandoli - anche con una mezza verità - a rimanere all'erta e non abbassare la guardia. [ed a prestare attenzione alle pesche per terra ♥ ]

Danni subiti
//
Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Spilla Luna Calante
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla (contiene):
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Soporifera (x1)
- Intruglio Confondente (x1)

 
Top
view post Posted on 10/4/2018, 19:50
Avatar

Group:
Serpeverde
Posts:
1,771

Status:


42MFsiA
William Black
PS: 232~ PC: 187 ~ PM: 219 ~ PE: 29
IV Anno | Serpeverde

Il ritmo della battaglia si stava facendo sempre più serrato. Tutti i sensi erano tesi, in allarme, rispondendo ad ogni stimolo generato da quello scenario. Ovunque ci si voltasse, la vista veniva riempita da una costante frenesia. Corpi che cadevano al suolo, cavalli privati del loro controllo, creature agili ed altre più grottesche e sabbia, sabbia che si alzava ovunque in un polverone tale da mettere alla prova gli sguardi più curiosi. Il cozzare del metallo e il sibilare dei dardi sovrastava l'udito mentre l'odore del sangue e il puzzo di bruciato riempiva le narici. La morte e il conflitto regnavano sovrani in un deserto che aveva già visto innumerevoli morti e lì, nel mezzo di quella battaglia, William sapeva di dover mantenere il sangue freddo più che mai. Sebbene la morte posticcia di quell'esperienza non lo spaventasse, il solo percepire così tante vite spegnersi attorno a lui metteva a dura prova il suo autocontrollo. Per un istante, di fronte all'esplosione dell'Ariete, il giovane mise mano alla spilla, pensando seriamente di strapparla insieme al peso soverchiante di quell'esperienza. Tutto attorno a lui mutava nel disastro mentre oltre quell'esplosione la sabbia si radunava a formare un turbine dal quale si sarebbe eretto il nuovo stendardo dell'esercito romano: il colosso. Quella creatura di sabbia fu l'appiglio di cui Black aveva bisogno per tenere i propri piedi saldi in quel deserto. Strinse il pugno nella bacchetta ancora tesa cercando dapprima di riportarsi sul percorso di comando che si era imposto, per poi estraniarsi momentaneamente da quelle paure e cercare chiarezza da quel frenetico succedersi di eventi. William vide la testa di ferro dell'ariete volare a pochi metri da lui ma sebbene la loro arma d'assedio fosse esplosa, non si poteva dire altrettanto delle loro speranze di sfondare quella barriera. In seguito al contrattacco dei romani, i ribelli avevano cominciato ad indietreggiare e a ritirarsi esattamente come il Serpeverde aveva sperato nel suo tentativo di accantonare momentaneamente la barriera e di concentrarsi sul nemico. Quello era il momento decisivo che non poteva lasciarsi scivolare dalle dite, i romani dovevano incalzarli in quel momento di debolezza, proprio quando avevano perso interesso per l'attacco e avevano cominciato a cercare la salvezza al di là delle mura.
In quella preziosa frazione di tempo Eloise, Daddy e Aiden erano troppo distanti per comunicare con loro, così come Tizio e Sempronio. Doveva sperare che loro fossero furbi abbastanza da rendersi conto della posizione di vantaggio che avevano appena conquistato e che la sfruttassero di conseguenza. William ascoltò le parole di Valente con una nota di disinteresse.

«Non ha importanza. Non ci servono altri alleati, ciò che volevo sapere è se quelli che sono qui adesso (Bonzi) risponderebbero ad un tuo ordine, se gliene dessi uno.»
Non attese una risposta dall'uomo, a patto di non essere un completo idiota avrebbe capito da solo dove William volesse andare a parare. Quelle creature che si erano sovrapposte al marasma generato dalla cavalleria di Tito dovevano pur rispondere a qualcuno sul campo di battaglia. L'aureo preferì dunque spendere il suo tempo per incalzare il nemico, dando direttive all'unico compagno che avesse realmente a dispostizione, Caio.
«La testa dell'ariete...» Un tono autorevole si sovrappose ad un sorriso divertito. «...credi di poterlo montare sul nostro nuovo amico?»
Il suo ghigno si allargò una volta spostato lo sguardo sul colosso. Se i ribelli avevano concentrato così tante energie nella distruzione dell'Ariete allora i romani avrebbero dato vita ad una nuova macchina d'assedio, ben più pericolosa della precedente, nonché mobile.
«Rendiamo questo colosso un pericolo impossibile da ignorare. Spingilo verso le porte, impediscigli di chiuderle e usa quella testa d'ariete per colpire le mura con tutta la forza di cui quel costrutto è munito.»
Caio si limitò ad un cenno del capo, nascondendo anche lui un sorriso interessato da quella proposta. In seguito mosse il suo catalizzatore in direzione della testa d'ariete a circa un paio di metri alla sua destra per poi eseguire un movimento circolatorio a spirale, spostando il vertice verso il Colosso di sabbia. Il suo intento era quello di fondere la testa d'ariete al costrutto, formando un costrutto il cui pugno sinistro fosse munito di una testa d'ariete in ferro al suo apice. Solo in seguito, avrebbe spronato il suo gigante di sabbi ad agire come gli era stato indicato, spostandosi verso le porte, alle destra della stessa, cercando di mantenere aperte le porte con il suo peso e l'aiuto del braccio sinistro mentre il destro avrebbe scagliato un poderoso diretto alle mura.
Dall'altra parte, Alfio si era dimostrato zelante nella sua mansione, mettendo a lavoro le macchine d'assedio con una precisione degna dell'impero che Cesare aveva eretto. L'ombra di uno dei macigni scagliati da uno degli onagri sorpassò rapidamente William, direzionato alla barriera. Fu in quel momento che il serpeverde ripensò agli insoliti effetti del proiettile ingigantito da Eloise. A lui non interessava colpire gli uomini all'interno della città santa, quelli non sarebbero stati un problema qualora fossero riusciti a sfondare la prima barriera. Per questo era necessario mirare alle mura e non sopra di esse. Individuato un nuovo proiettile in dirittura d'arrivo, William lo seguì con lo sguardo e con il vertice della bacchetta, osservandone la parabola e cercando di individuare il momento in cui si fosse trovato nella posizione perfetta, appena sopra le mura. Cercando di essere quanto più preciso possibile - non tanto nell'esecuzione già semplice nell'incanto quanto nella mira necessaria a colpire il masso - immaginò quel macigno prendere la consistenza del piombo, aumentando il suo peso al punto da cambiare completamente l'arco di discesa che l'onagro gli aveva concesso. Fu in quel momento che immaginò la formula non verbale.
*Verto Plumbeum* Per poi sperare di vedere quel proiettile precipitare come un meteorite in direzione delle mura, a circa cinque metri alla sinistra delle porte. Con un pizzico di fortuna, oltre a colpire la barriera avrebbe distrutto anche alcuni dei ribelli in ritirata da nord.


--------------------------------------------Φ--------------------------------------------

Equip:
- Bacchetta di Pioppo
- Mantello della Disillusione
- Calzature degli Elfi
- Cuspide Scarlatta
- Pozione Scioccante
Riassunto:
Dopo un primo momento di cacarella dovuta alla distruzione dell'ariete, William prende coscienza della ritirata avversaria e decide di incalzarli, per aumentare come possibile il vantaggio che piano piano si sta formando per l'esercito romano. Chiede a Valente se i Bonzi appena arrivati rispondo ai suoi comandi e poi suggerisce a Caio di attaccare la testa dell'ariete appena esploso nel pugno del gigante, così da creare IL METAL GEAR un ariete mobile. Dunque, gli consiglia di usarlo per bloccare la chiusura delle porte e attaccarle sulla sinistra (mentre Aiden attacca a destra di sua sponta). William, invece, tenta di utilizzare il Verto Plumbeum su uno dei proiettili degli onagri, nella speranza di renderlo simile ad un meteorite in caduta libera verso la barriera.

*L'incanto usato da Caio, dovrebbe essere un "Socio" in forma non verbale di cui purtroppo non ho trovato l'esecuzione e che ho dunque inventato per l'occasione, immaginando i maghi del periodo storico usare formule e metodiche diverse rispetto a quelle odierne. Per coerenza, non ho neanche specificato l'utilizzo di una bacchetta, limitandomi all'appellativo di catalizzatore
 
Top
view post Posted on 10/4/2018, 19:57
Avatar

Group:
Docente Admin
Posts:
6,322
Location:
Rome

Status:


vmefomY

Non appena sparì nel nulla, sentì un forte giramento di testa.
La smaterializzazione, che aveva tutte le caratteristiche necessarie per essere considerata la magia più utile al mondo, aveva un solo difetto evidente: faceva venire la nausea.
Non appena approdò nei pressi dell’onagro desiderato, sentendo le sue gambe traballare per alcuni istanti, si concentrò sull’aria al fine di riprendersi il più velocemente possibile.
Era assurdo notare come quell’incanto, tanto forte quanto utile, lo rendesse instabile e praticamente ubriaco.
Cosa aveva fatto di male per meritarsi quella condizione psicofisica ogni qual volta che lo adoperava? Per quale motivo era così devastante per lui navigare nel vuoto verso la destinazione prefissata?
I conati sopraggiunti andavano di pari passo alla sudorazione fredda mentre lui, bianco come un cencio, cercava di controllarsi al fine di evitare di rigettare quello che aveva mangiato poche ore prima.
Maledetto Tito e le sue manie di grandezza; maledetto l’Imperatore e quella sua prosopopea di venire salvato al posto dell’ariete.
Pensando a ciò che aveva abbandonato, noncurante della situazione fisica non del tutto ottimale, provò ad osservare l’orizzonte e l’attrezzo che aveva provato in ogni modo a salvare.
Fu proprio in quel momento, mentre si ritrovava nel bel mezzo delle retrovie, che capì quanto fosse vasta l’entità di quell’assedio. Torri, Scorpiones e Arieti erano nelle loro mani, mentre i ribelli provavano a contrastare l’avanzata come meglio potevano, pur non avendone le capacità.
Ecco cosa era la guerra.
Un groviglio di macchine tecnologiche pronte a manifestare la loro supremazia sul campo di battaglia nei confronti dei pedoni che provavano a proteggere la regina, nulla di più, nulla di meno.

Sentendo l’aria gelare il viso ancora debilitato per lo sforzo fisico, Daddy, osservò il suo corpo per capire se avesse subito danni.
Quella manovra furibonda aveva messo a repentaglio il suo corpo il quale, stranamente, sembrava ancora intatto e voglioso di camminare.


«Bene »

Disse a se stesso, notando che era ritornato a pensare normalmente, pur mantenendo un ritmo cardiaco al di sopra delle righe.
Senza pensarci troppo, dopo aver appurato che lo spaccamento non era avvenuto, puntò la bacchetta contro Tito e, osservandolo furibondo, disse:


«Ora mi dica cosa le è passato per la mente. Ci vuole morti, eh? Vuole vedere il suo popolo morire, imperatore del mio fondoschiena?
Qui stiamo lottando per prenderci Gerusalemme e non per far vedere quanto siamo abili sul campo di battaglia. Siamo qui per vincere e non per guardare il nostro Imperatore morire nel giro di pochi minuti.
Non so se ha ben capito, ma la sua disfatta è la NOSTRA disfatta; la sua caduta dal cavallo è equivalsa alla probabile distruzione di un nostro ariete e alla morte di alcuni nostri legionari.
Potrà anche considerarsi un uomo valoroso, ma deve fare molto meno. Lei è la nostra guida e se muore siamo finiti.»


La certezza di sapere che quell'affronto non lo avrebbe condotto alla morte lo sollevava.
Il sapere che il libro lo aveva mandato lì senza rischiare la sua vita lo aveva reso più sfrontato nella sua reazione che, probabilmente, sarebbe stata ben più pacata se non avesse avuto quella certezza.
Sputando per terra ai piedi dell’uomo, così da fargli capire quanto fosse alta la delusione nei suoi confronti, si girò verso il campo di battaglia per capire cosa diamine doveva fare.
Sicuramente varcare quelle mura era la loro priorità, ma prima di andare a dar manforte doveva dare a Tito il mezzo per andare avanti nella sua battaglia, un nuovo mezzo di trasporto.
Guardandosi attorno, non appena fosse riuscito a trovare un uomo a cavallo, si sarebbe avvicinato a lui e con aria sfrontata, dopo aver mostrato allegramente l'imperatore, gli avrebbe chiesto di cedergli la bestia per darla all'uomo a capo di tutto.
I pensieri del Corvonero erano tutti rabbiosi e incentrati sull'odio per quel romano. Odiava il fatto che valorosamente si era portato davanti come una pedina sacrificabile, ma poteva realmente dargli torto? Realmente poteva dire che Tito aveva sbagliato?
Pensando alla sua posizione come Caposcuola e ai suoi doveri che aveva come maggiore autorità nella sua casata, pensò che per proteggere i suoi concasati lui si sarebbe messo in prima linea come quell'uomo. Fu proprio in quel momento che capì che tutto era opinabile e in alcuni frangenti poco sbagliato. Ognuno sceglieva da sè ciò che era giusto oppure no.

Se fosse riuscito nell'intento di aiutare l'uomo a trovare il cavallo, dopo avergli assicurato comunque un minimo di scorta, si sarebbe diretto in avanti, nel bel mezzo della battaglia.
Sapeva bene che le sue capacità magiche erano poco importanti in un momento così critico, ma doveva comunque darsi da fare; voleva impegnarsi al fine di rendere un degno supporto ai suoi compagni di club.
Cosa sarebbe successo? Sarebbe riuscito a sbolognare Tito e a recarsi verso le mura? Se si, cosa diamine lo aspettava?
Il tempo sembrava non essere dalla sua, ma forse la Tuke lo avrebbe aiutato.
Ora più che mai il suo supporto seppur minimo ad abbattere quelle pareti poteva essere fondamentale, ma come? Cosa diamine poteva fare per essere fondamentale in quello scontro mortale?
Proprio in quel momento, capì che l'asso più grande che aveva nella tasca poteva essere sfoderato. Il suo elemento, che lento si muoveva nelle sue vene poteva essere scagliato contro quella barriera per infrangerla una volta per tutte, senza remore.
Se tutto quello che avevano fatto non era bastato, forse la sua magia arcana poteva aiutarlo a devastare ciò che gli si poneva davanti. Forse l'acqua, calma nel suo corpo, presto sarebbe potuta ritornare fondamentale per i loro schemi offensivi.
Chiudendo gli occhi, senza stare troppo a scervellarsi sul suo agire, si concetrò al fine di richiamare a sè il più grande dei suoi poteri.
Come uomo aveva capito che quell'equilibrio doveva in qualche modo spostarsi in loro favore e dargli la possibilità di andare avanti.
Ci sarebbero riusciti oppure qualcosa li stava attendendo al varco per contrastarli nuovamente?
Ciò che si trovava dinanzi a lui era prossimo ad essere debellato. La sua grinta era pronta ad aprire i rubinetti in favore dei romani che erano con loro.

Respirò.
Sentiva l'elemento muoversi dentro di lui, ma lo doveva in qualche modo accendere.
Doveva aiutare in qualche modo e quella meditazione era certo che avrebbe risvegliato qualcosa in lui di devastante.
I ribelli ancora non lo sapevano, ma presto sarebbero morti. Come piccole prede si stavano tornando nella loro tana e lui, come un aquila che vola in cielo aperto, le avrebbe afferrate con i suoi affilati artigli.






- Punti salute: 283

-Punti Corpo: 263

-Punti Mana: 274

-Punti Esperienza: 67

Si smaterializza nelle retrovie e ha la nausea.
Dopo che questa gli passa, rimprovera Tito per il suo avanzare e lo aiuta a trovare un cavallo.
Lo cerca nei dintorni e quando vede qualcuno della cavalleria vicino a loro, prova a chiedergli maleducatamente di smontare per far spazio all'Imperatore.
Quando si libera di Tito (sempre se ci riesce), avanza verso le porte di Gerusalemme per aiutare i suoi compagni.
Dopo alcuni pensieri capisce che il supporto più grande che può dare per abbattere le mura è utilizzando il suo elemento, quindi si concentra al fine di poterlo controllare.


EFFETTUO IL TURNO DI CONCENTRAZIONE DA ELEMENTALISTA


-Vocazioni: Legilimens, Elementalista inesperto (Acqua)

- Oggettistica:


1)Ciondolo della Fenice: chi indossa questo ciondolo, composto da una piuma di fenice e una sfera molto resistente

che contiene sangue di drago ungherese, non viene percepito da alcuna creatura magica nell'ambito di gioco in cui si trova

(licantropi trasformati compresi). Ha quindi la possibilità di agire indisturbato eliminando il contatto visivo

con le creature magiche.

2)Anello:

Un anello da uomo, precisamente da pollice, in palese argento con sopra la sottile incisione di un corvo con le ali spiegate.

3)Calzature degli Elfi: Scarpe prodotte dagli elfi, migliorano gli incantesimi.

4)Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme.

5)Mantello Awards: Oggetto di grandi avventure, legame di intensa follia: un Simbolo, dunque, del lavoro di squadra, dell'unione e della condivisione della migliore stravaganza di tutti i tempi e di tutti i mondi. La bandiera della Squadra Vincitrice è stata stracciata e ad ogni membro del team stesso verrà consegnato un semplice fazzoletto, un pezzo di stoffa del colore che tanto lo ha caratterizzato nel corso del torneo. Tale straccio presenta sul tessuto lo stemma di Penrose, il triangolo impossibile, e potrà essere portato come foulard o come fascia per capelli, ma il suo potere consiste nel mutare dimensioni a seconda della volontà della persona che lo indossa; potrà dunque ingrandirsi per divenire un mantello lucente, dai contorni scuri e dallo stile classico ma elegante, da mettere nelle sere d'estate per coprirsi dal vento oppure nelle giornate invernali per contrastare il freddo pungente o la neve ribelle. Gloria e fama saranno dati a coloro che indosseranno tale veste, poiché il simbolo degli Awards sancirà per sempre il loro scacco matto al Labirinto dei Fandom e non solo. Possibilità di renderlo nuovamente fazzoletto. Attenzione: ogni cambiamento, da straccio a mantello e viceversa, si attiverà con la semplice volontà.

6)Cuspide Scarlatta:Ditale simile al pungiglione di uno scorpione, interamente in argento. Chiunque lo indossi avrà il potere di pungere un mago creando una ferita dalla quale inizieranno a sgorgare litri di sangue. Il sangue sarà solo una mera illusione ma il senso di affaticamento e confusione della vittima sarà reale.

7)Guanti di pelle di Erumpent:Se colpiti rimbalzano gli incantesimi (1a e 2a classe diretti alle mani), la resistenza della pelle permette una presa salda e quasi impossibile da sciogliere.


- Attivo:

-Spilla Scuola di Atene

- Pozione dell'invisibilitá:Rende colui che la beve invisibile. (Durata: 20 minuti per ogni boccetta)

- paio di Orecchie oblunghe

- caramella dell'illusione

- polvere Buiopesto

- Pacchetto di Sigarette alle Erbe Magiche alla Belladonna


- Classi e Incantesimi:

*PRIMA CLASSE - tetto minimo 1 - tetto massimo 2 exp

*SECONDA CLASSE -tetto minimo 2 - tetto massimo 6 exp

*TERZA CLASSE - tetto minimo 5 - tetto massimo 15 exp (No Fattoriam)

*QUARTA CLASSE - min 11exp e 15 anni di età - max 25 exp e 17 anni (No Circumflamma,Colossum)

*QUINTA CLASSE - min 17exp e 16 anni di età - max 36 exp e 19 anni di età (Anche Stupeficium e Plutonis)

*SESTA CLASSE - min 24 exp e 17 anni di età - max 55 exp e 20 anni di età (Solo incantesi appresi durante le lezioni e Nimbus Grado)

*SETTIMA CLASSE - min 29 exp e 18 anni di età (Incanti appresi Protego Totalus)
 
Top
view post Posted on 10/4/2018, 20:02
Avatar

When the snow falls, the fox tries to survive.

Group:
Auror
Posts:
3,877

Status:




Aiden Weiss

Auror ☘ Ex Grifondoro ☘ 26 anni ☘ Irlandese
PS: 191 ☘ PC: 139 ☘ PM: 143 ☘ EXP: 28


Quanto era servito cercare di motivare le truppe? Quanti avevano udito il suo urlo di incitamento?
Il giovane Auror dai capelli rossi non sembrò avere abbastanza tempo per constatare il tipo di effetto che i Legionari avevano riscontrato a seguito di un tale richiamo, ma sperò che il loro morale salisse alle stelle così da dare il massimo. Comprendeva, ovviamente, che fossero stanchi di combattere e di voler tornare a casa dalle loro famiglie, ma avevano un compito da svolgere, come lo aveva l’Auror stesso.
Gli occhi blu come l’oceano più profondo erano fissi sull’ariete, ormai palesemente abbandonato alle mani di Aiden stesso e di Sempronio, poiché Daddarius si era Smaterializzato chissà dove. Non credette di certo che si trattasse di codardia, il ragazzo non era parso tale agli occhi della Tata del gruppo, ma sicuramente doveva essere successo qualcosa per spingerlo ad una simile manovra. Aiden non ebbe il tempo di cercare il ragazzo, la sua attenzione era focalizzata sull’ariete, in balia delle fiamme che la stavano prepotentemente divorando. Che fosse ormai troppo tardi? Era giunta la fine per la macchina bellica?
Il getto d’acqua che aveva evocato sembrò non bastare, sebbene avesse cercato di usare una traiettoria sicura nei primi attimi della procedura, così da evitare che finisse per innaffiare il terreno. Alla prima ondata di fiamme ne giunse una seconda, come a volersi assicurare che nulla potesse salvare l’ariete o tantomeno gli uomini che erano addetti alle manovre di tale macchina e che ormai erano belli che abbrustoliti, come tanti polli arrosto.
L’animo di Aiden andò a fuoco tanto quanto l’ariete stesso, tanto che emise un urlo colmo di rabbia, più simile ad un ruggito che a qualcosa di vagamente umano. Alla fine era giunto al capolinea, frustrato di quel misero fallimento. Se non era riuscito a salvare un ariete, come sarebbe riuscito a fare altrettanto con quei ragazzi?
I suoi pensieri andarono al Trio che si era staccato dal gruppo per cercare un’altra via d’accesso e si sentì uno stupido ad aver permesso loro di andarsene senza di lui. Chissà cosa stavano facendo in quel momento, dove fossero, se stavano bene e se avevano bisogno d’aiuto.
Avanti, Weiss. pensò tra sé. Non c’è stato ancora nessun avvistamento di Periculum nel cielo, quindi per ora se la stanno cavando. Pensiamo a buttare giù quella dannatissima porta!
Le narici vibrarono di una furia cieca, mentre le vene di collo si gonfiarono. Con un gesto della mano, Aiden indicò a Sempronio il Colosso che uno degli altri Stregoni aveva evocato. Non avevano altra scelta che cambiare il loro ruolo di difensore ad attaccanti. «L’ariete ci ha lasciati, amico. Ma non demoralizziamoci, abbiamo molte cose a cui pensare. Quel bestione, per esempio, potresti indurirlo come la roccia con un Duro?» Si umettò le labbra e aguzzò lo sguardo, cercando di far funzionare le rotelle del cervello. La barriera che avvolgeva le mura della città era - probabilmente - ancora funzionante e questo avrebbe conferito grossi grattacapi ai Romani, perciò l'obiettivo di aprire una breccia era ancora una loro prerogativa.
«Diamo a questi Ribelli un po’ di sano affetto Romano!» Poi si spinse in avanti, nell’ennesima corsa per coprire maggior terreno e raggiungere una buona posizione. Lo sguardo dell’Auror individuò i Bronzi in mezzo a tutta quella situazione assai caotica. Cercando di non farsi travolgere e di avere maggior libertà di movimento, andò a fiancheggiare proprio i Bronzi. A loro non rivolse alcuna parola d’incoraggiamento, non al momento per lo meno.
La bacchetta scattò con una certa imperiosità verso il lato della porta di Ephraim, usando come punto di riferimento la propria destra, mirando con quanta più accuratezza possibile il punto in cui vi erano i perni che tenevano la porta attaccata alla roccia delle mura. In un certo senso, a conti fatti, l’Auror sperò che così facendo non solo avrebbe influenzato la porta, ma anche una porzione di mura. Il braccio era quindi bello steso verso la direzione da lui scelta, per poi infondere tutta la propria rabbia e frustrazione nell’incantesimo che aveva intenzione di usare. Quanto era stato opportuno mandare in bestia l’Auror? Sarebbe servito, considerando che aveva visto il proprio obiettivo crollare come un castello di sabbia?
Aiden odiava i fallimenti e fomentavano il proprio orgoglio, ora ferito, a causa della perdita dell’ariete. Cosa avrebbe fatto se fosse successo qualcosa ad uno dei suoi ragazzi?
Oltre al desiderio di non voler fallire, cos’altro aveva in tasca per alimentare l’incanto? Aiden non impiegò molto a coniare una risposta al quesito. Voleva che l’incanto mettesse fine alla barriera, così da permettere ai Romani di avanzare e dare così maggiori possibilità di successo agli Ateniesi sotto la sua tutela. Più restavano sotto alle mura, più sarebbe stato difficile proseguire. Senza contare che più rimanevano in campo aperto e più si correva il rischio di rimetterci la pellaccia, una cosa che l’Auror non poteva permettere o accettare. Pertanto mettersi in moto era fondamentale, per tutti quanti.
Digrignò i denti e tenne la mente fissa sull’obiettivo a cui stava mirando, fancendo particolare attenzione a non colpire nessuno dei propri alleati. Con estrema chiarezza ed una buona dose di potenza, il fulvo scandì la formula in un urlo: «BOMBARDAAAA!!!» Fece bene attenzione a accentare la prima “a” della formula, non voleva fallire ancora o si sarebbe adirato ancora di più.
Se l’incantesimo fosse andato in porto, grazie all’amorevole concessione degli Dei, allora una delle ante si sarebbe staccata con prepotenza, proprio come facevano i bambini incoscienti con le ali delle farfalle. E quale sorte attendeva una farfalla senza ali? Morte, poco ma sicuro.
Doveva però sperare che anche gli altri avessero avuto la stessa idea di attaccare le porte o anche una piccola porzione di mura nei suoi pressi, così da accumulare una potenza d’attacco abbastanza potente da far cedere la barriera in quel punto, creando una falla in cui sarebbero potuti entrare le Legioni.
Quanto alla porzione della mura che intendeva influenzare, sperò con tutto il cuore che cedesse del tutto, garantendo un maggiore spazio per gli uomini e dare qualche grana in più a chiunque fosse lì sopra.




Riassumendo... Aiden è incazzato nero un tantino stizzito per la sorte dell’ariete e suggerisce quindi a Sempronio (X5) di cambiare regime d’azione andando ad incantare il Colossum con un Duro, mentre Aiden si va’ a piazzare vicino i Bronzi e mira nel punto in cui vi sono i cardini del portone, quindi tra la porta e le mura, della sua destra (di Aiden, specifico) castando un Bombarda. Ovviamente fa attenzione a non beccare alleati.

Aiden Weiss
PS: 175/191
PC: 139/139
PM: 143/143
EXP: 28

Equipaggiamento indossato:
◿ Bacchetta in legno di biancospino, piuma di Ippogrifo, 12 pollici e mezzo, flessibile;
◿ Cappa della Resistenza;
◿ Cinturone d’Argento con Perla del Mistero;
◿ Collana con Medaglione (Gemma: Zaffiro);
◿ Bracciale celtico originale in cuoio/dorato;
◿ Ciondolo della Scaglia di Drago;
◿ Anello argentato con testa di Lupo (oggetto comune, non magico);
◿ Ciondolo argentato con testa di Volpe (oggetto comune, non magico);
◿ Spilla della Scuola di Atene.

Equipaggiamento nella borsa di pelle (oggetto comune):
◿ 1 x Decotto di Dittamo;
◿ 1 x Polvere Buiopesto Peruviana;
◿ 1 x Essenza di Purvincolo;
◿ 1 x Orecchie Oblunghe.

Abilità/Vocazioni:
◿ Occlumante Apprendista.

Incantesimi conosciuti:
◿ Fino alla IV Classe (esclusi i Proibiti, tranne per l’Iracundia);
◿ Incantesimi da Auror (Stupeficium, Expecto Patronum, Rompisigillo, Nego Negligetiam, Homenum Revelio, Deletrius.)


Metto una foto indicativa sul nuovo vestiario di Aiden. Giusto per rendere l’idea.
arena


 
Top
view post Posted on 10/4/2018, 20:20
Avatar

You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

Group:
Caposcuola
Posts:
4,414

Status:




Thalia J. Moran | 17 anni
Cielo di Mercurio
Ps 201 | Pc 138 | Pm 142
Exp 24


Dal giorno in cui aveva acquistato quel mantello da Sinister quel tessuto morbido non aveva mai toccato davvero il suo corpo. Aveva promesso a se stessa di usarlo con prudenza, evitando di abusarne all’interno della Scuola. Qualche volta, ad onor del vero, aveva immaginato di indossarlo durante le ronde serali e di sorprendere in flagranza di reato gli studenti meno accorti.
Tuttavia, ogni buon proposito aveva alla fine prevalso, ed ora, invischiata in una guerra non del tutto sua, apprezzava l’invisibilità che quel manufatto magico riusciva a donarle. Non si provava tutti i giorni la sensazione, strana quanto mai piacevole, di passare inosservati. Nessuno che si voltasse a guardarla, esaminandola dalla testa ai piedi o indicando i capelli ramati, solitamente raccolti in una treccia.
Continuò a marciare, sgusciando a destra o a sinistra in base agli ostacoli posti sul suo cammino dal Fato. Il senso di colpa per aver lasciato solo Mike con le sue responsabilità si era fatto meno opprimente, più simile ad un fastidio soffuso e sempre meno simile ad un macigno sul cuore. Aveva un presentimento, uno di quelli pessimi. Sentiva di non aver considerato tutte le possibilità né tutte le varianti di cui la parte opposta avrebbe sicuramente fatto uso.
Già pensava alla Lynch, alla sua competitività e alle strategie che ben sapeva architettare nel corso degli allenamenti di Quidditch: se avesse usato anche solo la metà di quella creatività, sarebbe stata la fine per tutti gli abitanti di Gerusalemme.
Black era il secondo problema di quel gruppo. Razionale e dannatamente intelligente, sapeva sfruttare le debolezze altrui per ottenere il proprio tornaconto. Poteva esistere binomio peggiore?
Scosse il capo vigorosamente, dimenticando di indossare il Mantello della Disillusione; lo sistemò meglio e cercò la via più semplice per raggiungere una delle porte principali che conducesse all’esterno. Doveva accertarsi che tutto fosse stato riparato e rinforzato a dovere, mirando a quei punti critici sulle mura e nella zona circostante.
Giunta all’angolo di un edificio fatiscente, uno dei tanti in quel punto della Città, osservò la situazione. Doveva aver percorso poco più di un centinaio di yarde, e presto o tardi Mike e Sullivan avrebbero constatato quanto stesse vedendo lei. Il suo sguardo cadde dunque sulle mani, i palmi indolenziti per la stretta ferrea su mantello e bacchetta. Sul sinistro svettava l’Anello di Mike, sulla destra quello regalatole da Nieve. Si chiese come se la stesse cavando la biondina, se la Scuola di Atene fosse come se l’era immaginata e se fosse ancora in gioco. Lo spettro di Alice Lastrange inghiottita dalle acque scure di un lago e riportata al Presente da una fiammata improvvisa la lasciarono interdetta per un istante, immaginando che un medesimo destino non potesse e non dovesse cogliere proprio la Rigos. La tentazione di sincerarsi della sua salute e di quella del suo gruppo fu frenata solamente dalla lucidità che la colpì in pieno, con la stessa intensità di una pietra scagliata da un onagro su un edificio.
Non poteva rischiare di comunicare, di mettere tutte loro in pericolo per lo sciocco desiderio di scoprire se fossero vive o morte. L’unico modo per essere certa di non aver perso tempo sarebbe stato quello di tornare al punto in cui il Libro le aveva condotte in prima istanza, per muoversi velocemente verso il punto in cui sapeva che Amber si sarebbe diretta.
Non fu agevole né piacevole e, mano a mano che si avvicinava agli scontri, il cuore martellava nel petto, mentre il respiro si faceva affannoso ad ogni boccata di aria e polvere.
Come sapesse di essere giunta al punto in cui la battaglia infuriava?
La cacofonia dei suoni metallici, mista alle urla delle milizie in pieno combattimento le suggerirono di trovarsi a pochi passi dalla sua meta, o a questo anelava il suo cuore. Lì sperava di raggiungere le compagne, di poter coordinare nuovamente l’azione assicurandosi che tutte loro fossero al sicuro.

Qualora fosse giunta alle porte della Città, là dove la tempesta di spade e le urla di uomini infuriavano, avrebbe probabilmente visto o notato qualcosa - meglio se si fosse trattato di qualcuno - che avesse le sembianze di una delle sue compagne. A quel punto, si sarebbe sfilata il Mantello, assicurandolo alla cordicella di tessuto stretta intorno alla vita; si sarebbe dunque incamminata a passo sicuro in direzione del portale e lì avrebbe cercato con ogni mezzo di scoprire in quale direzione si fossero mosse le compagne.
Non riusciva a scorgere la figura elegante di Amber, né la piccola Rigos dai capelli quasi argentei; avrebbe dovuto riconoscere Elhena e la sua altezza notevole e, non di meno, il suo istinto avrebbe dovuto percepire la presenza della Evans. Unite da una scaramuccia sul campo di gioco, ora si trovavano su un campo di battaglia dove ogni offesa doveva essere dimenticata. Il suo sguardo coprì l’intera area e così avrebbe continuato finché una figura famigliare non avesse attirato il suo sguardo.
Due uomini, tuttavia, sostavano di fronte all’ingresso - o così le parve - e per un assurdo e fugace momento si chiese se non fossero loro le figure che stava cercando. Si sarebbe diretta comunque verso di loro, provando ad interagire con quegli estranei dall’aria tanto rassicurante.

«Perdonatemi...» mormorò «Sto cercando quattro giovani donne… potete aiutarmi?»
Ne sarebbe seguita una spiegazione fitta fitta, passando in rassegna le caratteristiche principali di ciascuna delle fanciulle elencate; se i due non avessero storto il naso o accennato a un fastidio evidente, avrebbe proseguito con le proprie indagini, finché non avesse scoperto quale fosse stata la fine delle compagne.
Se l’angoscia di non sapere quale fosse stato il Destino delle quattro fanciulle non voleva proprio abbandonarla, d’altra parte la disperazione per lo stato delle mura e della battaglia al di là della soglia la preoccupò ulteriormente. Crepe si insinuavano tra i mattoni di argilla e terracotta, percorrendo in linee geometriche gli edifici e le mura di cinta. Presto o tardi sarebbero crollate e per tutti loro sarebbe stata la fine. Bisognava considerare anche l’esercito romano al di là di quelle: una schiera di uomini pronti a sacrificare la vita per il proprio Impero e il suo ordine.
Si trattava di pessimismo, dunque?

«Dobbiamo agire subito!» esclamò intimorita, all’ennesima pietra in volo, pronta a schiantarsi sull’abitato, che il suo sguardo fu in grado di osservare «Ci serve un aiuto consistente. Pietra che sostenga pietra.» aggiunse, indicando le mura di cinta.
Ripensò a Niahndra Alistine e alla creatura di pietra che la ragazza aveva evocato nel Messico del XVI secolo. Poteva forse essere quella la soluzione più consona alle esigenze del momento?
Tentò di spiegare la propria idea agli stregoni, ancora una volta
«Potete farlo? Ne basterebbe solo uno.»

Se Giovanni - o Giuseppe - avessero accolto la sua richiesta e se l’intervento dello stregone fosse stato un successo, la Tassorosso si sarebbe dunque rivolta all’altro, mentre dalla pietra dei detriti un Colosso avrebbe preso forma lentamente.«Dobbiamo anche sigillare il portale, non appena le nostre forze saranno rientrate.»
Era chiedere troppo? Probabilmente sì e non si sarebbe certo stupita se quei due, uomini belli e fatti, si fossero rifiutati di eseguire le sue richieste.
«Ho bisogno che trovi Amber, la ragazza di cui vi ho parlato prima. Trovatela e aiutatela.» *Ho bisogno che sopravviva*
D’altro canto, era necessario quanto respirare che quel Colosso fosse evocato con precisione e che fosse protetto da qualsiasi offensiva fosse giunta dal versante opposto delle mura. Così, se tutto fosse andato secondo i piani, avrebbe cercato di posizionarsi dinanzi al colosso di pietra, eseguendo una rotazione in senso orario con il solo scopo di proteggere quella creatura di pietra più a lungo possibile. Non avrebbe atteso troppo, dunque, per pronunciare la formula a chiare lettere «Protego!»



Inventario
°Bacchetta
°Bustino di Morgana
(indossato)
°Mantello della Disillusione
(avvolto intorno all’astuccio in cuoio)
°Fiala di Decotto al Dittamo (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Pozione Rinvigorente (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Fiala di Mors Aparentis (x1)
(contenuta nell’astuccio di cuoio)
°Anello Gemello
(indice destro - Nieve Rigos)
°Anello Gemello
(anulare sinistro - Mike Minotaus)
°Ciondolo Capello di Veela
(al collo)
°Spilla della Scuola di Atene
(tra la tunica bianca e quella rossa)

Incanti (Classi)
I Classe
II Classe
III Classe
IV Classe (v. Scheda)
V Classe (v. Scheda)

Abilità
Occlumante Apprendista

Vestiario Aggiornato (X)

Danni
-
Riassunto:
La prima parte del post descrive essenzialmente le sensazioni di Thalia circa la solitudine ritrovata e alla strana sensazione di muoversi in un contesto bellico restando completamente celata agli occhi di tutti. A quel punto si chiede se il Gruppo capitanato da Amber stia bene e se sia il caso di comunicare il proprio spostamento, salvo riflettere sull’eventualità che una simile mossa potrebbe mettere tutte loro in difficoltà.

Nella seconda parte, quindi, Thalia si dirige al punto in cui spera di trovare le ragazze, ma invece incontra gli stregoni di cui Nieve aveva comunicato la presenza al secondo turno (Tuke permettendo).
Qui cerca di spiegare le proprie ragioni, iniziando a riflettere sulla necessità di creare delle difese mobili che possano fungere, all’occorrenza, da armi vere e proprie. Così, chiede a Giovanni di creare un Colosso - Colosso che sarà protetto dal Protego evocato da Thalia nella terza parte del post.
In seguito, chiederà a Giuseppe di sigillare l’ingresso solo quando le milizie dei Ribelli saranno rientrate (supponendo che la informino della presenza, tra queste, di Elhena e Mary). Dopodiché sarà suo compito (ndr. Giuseppe) di trovare Amber.

Naturalmente il ruolo di Giovanni/Giuseppe è intercambiabile, non abbiamo grosse pretese e, soprattutto, l'intera azione è ipotetica (in base al buon cuore della Tuke) :fru:

 
Top
Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 10/4/2018, 20:22






Elijah Sullivan


16 Anni - 3° Anno - Serpeverde
Cielo della Luna


O8AwWao

Alle parole di Simone, Elijah sollevò entrambe le sopracciglia. Questa cosa la diceva parecchio lunga sulla sua frustrazione. Aveva chiesto chiaramente la via più breve ed ora gli venivano proposte due opzioni. Aveva detto chiaramente che uno degli stregoni avrebbe dovuto accompagnarli ed ora... Ok, calma! Era nervoso e tremendamente irritato. Stava fremendo dalla voglia di mettere la mani addosso al primo che gli capitava a tiro. La sua capacità di controllarsi era ridotta all'osso e la sua furia interiore stava raggiungendo il livello di guardia. Erano anni che non si sentiva più in quel modo, anni che il nero non gli premeva contro il petto. Vedere poi Mike e Thalia insieme non lo aiutava, anzi gli faceva scoppiare il fegato. Non lo sapeva per certo, ma tutte le attenzioni e le premure che Mike aveva riservato alla Tassorosso, al momento del loro arrivo, lasciavano pochi dubbi. Già era finito nello stesso gruppo, ma, dopo che Ethan si era allontanato, si era ritrovato anche a reggere il moccolo. Thalia l'aveva esortato a non pensare a Sophie. Era proprio facile con loro due davanti agli occhi! Praticamente impossibile! Un altro minuto e avrebbe preso uno stregone per il collo e si sarebbe allontanato da solo. Non poteva tollerare di guardarli un minuto di più, si sentiva spaccare in due. Lui e Sophie erano voluti andare insieme, perché insieme avrebbero voluto vivere una delle avventure pazzesche che il Preside era in grado di offrire ai suoi Ateniesi, l'uno a fianco all'altra. Ed invece loro erano stati gli unici ad essere divisi e tanti saluti. Quando erano davanti alla scala che portava all'ufficio di Peverell, la sera della partenza, Elijah le aveva promesso che, qualsiasi cosa sarebbe successa, lui sarebbe stato con lei. In quel momento non sapeva nemmeno se Sophie stava bene, se era ferita. Chissà dov'era e lui non avrebbe potuto fare nulla per aiutarla. Strinse la bacchetta tra le mani fortissimo, le nocche assunsero un colore perlaceo. Fece un respiro profondo, lasciando che l'aria gli facesse espandere i polmoni al massimo. Quel gesto avrebbe dovuto calmarlo in teoria, ma in pratica servì solo ad alimentare il suo malessere.
Il fragore all'esterno sembrava aumentare, forse i Romani erano in difficoltà o forse erano in procinto di avere la meglio sulle mura. Chi poteva dirlo? Lui sicuramente no, ma sperava di scoprirlo molto presto. Avrebbe rischiato di trovarsi nei guai? Non gli importava. Si sarebbe trovato faccia a faccia con il nemico? Non gli importava. Si sarebbe guardato intorno? Ovviamente!
Afferrò la tunica con la punta delle dita, era sempre peggio. Se prima quella stoffa gli pizzicava la pelle, ora era certissimo di essersi riempito di bolle. Il petto gli stava iniziando a prudere, ma Elijah sapeva che sarebbe stato molto peggio se si fosse grattato. Il sudore sotto alla tunica peggiorava ulteriormente la situazione ed il prurito. E se non fosse stato solo un problema di stoffa? E se nascosto in quel tessuto ci fosse stato ben altro? Gerusalemme, in quel periodo, non era certo il regno della pulizia, anzi tutto il contrario. Tutti quei ribelli che li circondavano erano tremendamente sporchi e disgustosamente puzzolenti. Il vero nemico che avevano non erano i Romani, ma la pulizia. Due uomini, uno con una folta barba scura, gli passarono a fianco e il Serpeverde storse il naso. Si passò le dita nervosamente in mezzo al ciuffo dei capelli. Oramai aveva difficoltà a tenerlo in ordine.
Ogni secondo che passava la sua irritazione cresceva a livello esponenziale. Non ce la faceva più a stare fermo, sentiva i muscoli fremere. Doveva assolutamente muoversi e fare qualcosa di concreto. Se fosse dovuto rimanere un'altra ora lì a fare la bella statuina, si sarebbe girato di spalle e se ne sarebbe andato. Era meglio trovarsi faccia a faccia con un Romano, che restare a fare la muffa. No, quello non lo poteva tollerare.

Si sarebbe avvicinato agli stregoni, in modo che - nonostante i rumori di sottofondo - udissero in modo chiaro le sue parole.
- Io voglio la via più sicura per il Tempio e la voglio adesso, per favore. Non ho intenzione di uscire se non ho la certezza di poter rientrare. Aronne e Sarah, fate quello che vi dirà Mike il più velocemente possibile e venite via con noi.
Avrebbe poi voltato gli occhi chiarissimi verso Elia e Simone, stringendo la bacchetta sempre più forte - Elia e Simone, voi resterete qui, schierandovi in difesa delle mura interne della spianata.
Avrebbe atteso il tempo che i due stregoni facessero quello che dovevano , sperando che tutto andasse per il meglio, esattamente così come avevano pensato. Mentre avrebbe atteso l'operato degli stregoni, avrebbe anche potuto fare qualcosa per sé e Mike. A breve si sarebbero mossi e non sapevano ancora cosa gli avrebbe riservato la sorte. Sarebbe stata un'ottima cosa coprirsi le spalle. Elijah si sarebbe concentrato al massimo. Non avrebbe più pensato a Sarah, a Aronne, a tutto quello che avrebbero lasciato o trovato dietro l'angolo. Avrebbe guardato dritto davanti a sé, un punto indistinto tra le mura e il nulla. La sua mente si sarebbe concentrata solo sullo Scudo che voleva creare per proteggere se stesso e Mike. Sarebbe dovuto essere solido e avvolgerli completamente. Per questo avrebbe dovuto svuotare la mente e pensare unicamente all'obiettivo che si era prefissato. Si sarebbe messo a fianco del suo concasato e avrebbe allungato il braccio al massimo davanti a loro per essere sicuro di coprire bene entrambi. Avrebbe impugnato saldamente la bacchetta di prugnolo e avrebbe disegnato davanti a sé un cerchio in senso orario pronunciando la formula - Protego.
A quel punto lui e Mike, insieme a Sarah e Aronne, si sarebbero diretti verso la via più lunga.





Riassunto: L'insofferenza di Elijah continua ad aumentare, cresce ogni minuto che passa e lui non riesce più a controllarla. Non sopporta di essere lontano da Sophie e sta sempre più male. I Ribelli lo disgustano e, soprattutto non sopporta di stare senza fare nulla. Insieme a Mike decide di lasciare il posto in cui si trovano e di dirigersi al Tempio, con l'aiuto degli Stregoni Sarah e Aronne. Post concordato con Mike.



Statistiche ed equipaggiamento:

Statistiche:

PS: 127/127
PC: 78/78
PM: 72/72
PE: 9

Incantesimi:
Tutti quelli della 1° Classe ( esclusi i proibiti )
Tutti quelli della 2° Classe ( esclusi i proibiti )
Iracundia ( Incantesimo Proibito di 3° Classe )


Equipaggiamento:
Indossato:
- Cappa della Resistenza -> Realizzata con scaglie di testuggine e cuoio di Trinoceronte e Drago, resiste a moltissimi colpi e folate di calore/gelo; +8 Corpo; +2 Mana
- Guanti di protezione in pelle di drago

Nel marsupio:
- 1 fiala di Decotto di Dittamo
- 1 fiala di Pozione Corroborante
- 1 fiala di Mors Apparentis

In mano:
Bacchetta Magica ( Legno di prugnolo, Dente di Doxy, Sangue di Pipistrello, semi-rigida, 10 pollici )


 
Top
view post Posted on 10/4/2018, 20:50
Avatar


Group:
Serpeverde
Posts:
1,945

Status:




Sophie


Armstrong


☽ Cielo della Luna ☾


Tutto sembrava accadere così velocemente, eppure nulla era ancora cambiato: Sophie e i due compagni d’avventura erano ancora sotto tiro, e di certo lei non si sarebbe aspettata una situazione diversa. La parte sinistra del suo corpo era completamente paralizzata e Oliver sembrava essere nelle stesse condizioni, solo in modo peggiore: il braccio destro era quello predominante per la maggior parte degli esseri umani, e senza di quello, per forza di cose, non si poteva certo fare molta strada. Soprattutto per un Mago, era indispensabile affinché gli incantesimi avessero gli effetti sperati, e, si sapeva, i movimenti erano la cosa più importante, oltre alla corretta pronuncia e alla giusta concentrazione. Il piano che avevano un po’ furbamente e un po’ inconsciamente studiato sembrò essere fallito. Un po’ a causa di quelle maledette pesche – che erano effettivamente fuori luogo – un po’ per tutta la pessima situazione in generale, non erano riusciti a raggiungere il loro obiettivo. Sophie, personalmente, lo aveva messo in preventivo, com’era suo solito fare. Mentre erano “in volo”, col braccio funzionante, il Prefetto verde-argento cercò in tutti i modi di tenersi il Mantello stretto al proprio esile corpo, affinché nessun arto o nessuna ciocca di capelli potessero fuoriuscire per rivelare la sua posizione. Certo, aveva già constatato che l’utilità dei loro mantelli fosse pari a zero per gli esseri che li circondavano, ma lo era davvero per tutti i presenti? Tutto sembrava andare a rallentatore, anche se, molto probabilmente, era davvero così. Non era solo una sensazione, e quel volo stava durando anche fin troppo tempo. Sophie, per sicurezza, strinse la sua bacchetta nella mano destra, per evitare che potesse sfuggire durante il lancio.
Non appena furono giunti a destinazione, la Serpeverde poté realizzare quanto morbida fosse stata quella caduta, ma ben presto si rese conto che ciò non fu soltanto frutto del suo incantesimo, ma anche il fatto che, in effetti, sotto di lei c’era qualcun altro. Una volta realizzato il fatto, si sarebbe spostata immediatamente, avrebbe tentato di alzarsi, e, non appena avesse trovato un attimo, anche soltanto un secondo, in cui la spalla sinistra di lei e quella destra di Oliver fossero state aderenti l’una all’altra, istintivamente, avrebbe puntato la sua amata bacchetta di Abete contro l’eventuale “contatto” delle due spalle. Avrebbe tenuto la punta dell’arma leggermente spostata più verso il corpo di Oliver, che era decisamente più impossibilitato di lei, e, qualora fosse riuscita a curare soltanto lui, se ne sarebbe fatta una ragione, ma tanto valeva provarci. Certo era che fuori da quel contesto mai avrebbe messo il bene di qualcun altro prima del suo, ma in certe situazioni anche una persona come lei riusciva ad essere più razionale. Dopo aver trovato l’angolazione giusta, avrebbe pronunciato, con fermezza:
«Finite Incantatem.» Non avrebbe atteso neppure un attimo, ogni millesimo di secondo era estremamente prezioso in quella situazione. Dopodiché, una volta che Oliver e Megan avessero finito il loro lavoro – se fossero effettivamente riusciti, lei compresa – avrebbe cominciato a spostarsi verso il lato destro, lo stesso che sembrava avessero già intrapreso, facendo estrema attenzione a non allontanarsi dal gruppo.






Statistiche:
PS: 138/157
PC: 91
PM: 101
Punti Exp: 15

Inventario:
~ Bacchetta: Legno di Abete, corda di cuore di Drago, 9 pollici e mezzo, semi-rigida (mano dx)
~ Guanti di protezione in pelle di drago (borsa, tasca interna)
~ Cappa della Resistenza (borsa, tasca interna)
~ Orecchini Di Drago (borsa, tasca interna)
~ Mantello Della Disillusione (addosso)
~ Anello Nosferatu: Induce la PAURA in uno o più PG o PNG. Usabile 1 volta per Quest. Utile per incanti e pozioni oscure. (dito medio mano dx)
~ Ciondolo "Giada delle Fate" (attorno al collo)
~ Ciondolo con Scaglia di Basilisco (attorno al collo)
~ Una fiala Decotto Tiramisù (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Rinvigorente (borsa, tasca esterna)
~ Una fiala Pozione Mors Aparentis (borsa, tasca esterna)
~ Spilla della Scuola di Atene


Incantesimi:
~ Prima classe completa (esclusi proibiti)
~ Seconda classe completa (esclusi proibiti)
~ Terza classe completa (esclusi proibiti)
~ Essenza Converto
~ Sectumsempra


Riassunto: Sophie si rende conto di quanto lentamente stiano cadendo, dopodiché si ritrova sul corpo di Megan e di Oliver. Senza perdere tempo, cerca di rialzarsi e punta la bacchetta contro la spalla destra di Oliver nel momento in cui è "attaccata" a quella sinistra di lei stessa, ma preferisce avere più possibilità di curare in primis lui, pertanto la punta dell'arma è più spostata verso il corpo di Oliver. Dopodiché, se tutto va come previsto, cerca di spostarsi verso destra col resto del gruppo.


 
Top
view post Posted on 10/4/2018, 20:55
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,696

Status:



ETBM
16 Anni ↝ Prefetto Grifondoro ↝ III anno

Nieve Rigos

PS: 150/151↝ PC: 119/119 ↝ PM: 118/118 ↝ PE: 13


N
on si era preparata abbastanza per affrontare le sfide della Scuola di Atene: con quella certezza aveva approcciato l'ufficio di Peverell poche ore prima. Dopo il colloquio in cui il Preside le aveva fatto presente la possibilità di una futura convocazione, Nieve aveva tentato di reperire quante più informazioni possibili nella speranza di colmare le proprie lacune, infruttuosamente. Si era rimproverata per la modestia del risultato e aveva titubato col sopraggiungere dell'invito ufficiale. Eppure, adesso che il caldo asfissiante di Gerusalemme l'avvolgeva fino ad arrossarle la pelle, le parve di lapalissiana evidenza che nulla di quanto fosse sulla carta sarebbe mai servito a prepararla alla cruda realtà. Con la bacchetta ancora sguainata e lo scudo a proteggere entrambe, l'islandese colse la mossa di Amber ed attese di vederne gli effetti. Si fidava della Tassorosso e della sua capacità di giudizio, dunque, benché l'avesse fatta sorridere la pioggia di pesche, non faticò a individuare la motivazione alla base di quella scelta. Una voce dall'accento sconosciuto giunse alle sue orecchie, prima che qualcosa di non meglio identificato sconvolgesse lo schieramento delle truppe dando vita a un confusionario effetto domino. Amber le aveva chiesto di prestare attenzione, ma non c'era profondità di sguardo o d'intelletto che potesse aprire un varco alla comprensione nel trambusto che prese vita a pochi metri di distanza da loro. Crebbe soltanto la sensazione che qualcosa non stesse andando per il verso giusto e che quanto si erano limitate a paventare e a respingere con la mente stesse già serpeggiando tra loro.

«Ma che diavolo sta succedendo?!»

Il sussurro si estinse a pochi millimetri dalle labbra secche. Le umettò, improvvisamente desiderosa di dissetarsi, mentre il clangore della battaglia oltre le mura inframmezzava il bofonchiare confuso generato dalla caduta. Nieve si guardò intorno con rinnovata circospezione. Le balliste sulla destra tacevano le loro urla di freccia e l'attenzione di tutti era focalizzata sul punto in cui l'incantesimo di Amber era giunto a spezzare la quiete. Stava per fare altrettanto con il desiderio di avanzare e capire meglio ad infuocarle il petto, quando qualcosa la costrinse a fermarsi. Non si avvide di avere allentato appena la presa attorno alla stoffa del mantello di Amber. Schiuse la bocca e aguzzò la vista. Le palpebre battevano un ritmo serrato nella speranza di comprendere cosa stesse prendendo vita là dove i nemici minacciavano di abbattere le mura. Poi, gli occhi si spalancarono per la sorpresa, il cuore arrestò la propria corsa e, infine, le infuse un'urgenza di segno opposto. Qualunque cosa stesse accadendo ai soldati ribelli e alle strane creature munite di sciabola su quel camminamento, non potevano tralasciare la difesa delle mura. Si voltò verso Amber e le si fece più vicina per poterle sussurrare una breve frase.

«Torno presto,» disse, la voce tesa ma la mente lucida. «Devo occuparmi di una cosa. Fidati di me!»

La mano sinistra rilasciò il tessuto del mantello della disillusione della Tassorosso, prima che Nieve voltasse le spalle alla giovane e si avviasse in direzione opposta a quella che avevano sperato di presidiare. Con la bacchetta saldamente stretta in pugno, avrebbe condotto l'arto opposto in alto per disfarsi della copertura del mantello e avrebbe mirato alle balliste e agli addetti al loro funzionamento. Non potevano rimanere inermi, non in un momento come quello che richiedeva la massima partecipazione e in cui ciascuna battuta poteva fare la differenza. Si sarebbe accostata ai ribelli il cui compito era gestire le balliste e, dopo aver raggiunto una posizione apparentemente idonea alla diffusione del messaggio, avrebbe parlato loro con una fermezza che il ruolo da Prefetto aveva stimolato e il Quidditch affinato.

«Tornate ai vostri posti! Non c'è tempo da perdere!» Avrebbe mandato all'aria le precauzioni che l'avevano spinta a nascondersi fino a quel momento e si sarebbe esposta perché l'azione avesse la meglio. Avrebbe alzato la mano destra e indicato il colosso con la bacchetta, parlando un idioma che non le era familiare ma che sembrava padroneggiare grazie a chissà quale magia di Peverell. Il tono di voce si sarebbe alzato di qualche ottava per assicurarsi che il messaggio arrivasse non solo ai ribelli a lei più vicini, ma anche a quelli che presidiavano le balliste più lontane. «Tutte le balliste puntate su quel colosso: sparate finché non sarà abbattuto. E, se per caso riusciste a infilzare qualche romano nel processo, tanto meglio! Ai posti e dateci dentro!»

A quel punto, si sarebbe mossa finché non avesse trovato uno spazio in cui insinuarsi, proprio al limitare delle mura che davano sul campo di battaglia esterno alla città. Gli occhi sarebbero rimasti puntati sul colosso di sabbia che minacciava di mettere a repentaglio i ribelli in favore dei quali erano accorsi, Gerusalemme e - non meno importante - tutti loro. Non aveva dimenticato Mary ed Elhena, ma la vista della figura di sabbia servì soltanto a ricordarle con più vigore perché fosse necessario disintegrarlo. Non poteva permettere che qualcosa accadesse loro, non se le era concesso di giocare la propria parte - piccola e forse inconcludente - in quella vicenda. Libera dalla protezione del mantello, Nieve avrebbe disteso il braccio lungo il fianco perché la punta della bacchetta mirasse al suolo; poi, avrebbe applicato la forza necessaria a spingerlo all'indietro in posizione quasi parallela al pavimento. Gli occhi sarebbero rimasti fissi sulla sagoma sabbiosa, mentre l'arto avrebbe descritto una parabola in avanti perché la bacchetta puntasse al colosso, procedendo senza troppa fretta.

«Retro...» Le labbra avrebbero pronunciato la prima parte della formula, imprimendovi la speranza di cui si caricava il suo cuore: desiderava, con la complicità delle balliste, distruggere l'energumeno evocato dai nemici e rispedirlo al mittente. Non era sicura del risultato che si potesse ottenere con quella combo - se, nella migliore delle ipotesi, il colosso nella sua interezza sarebbe capitombolato sui romani o se si sarebbe dissolto travolgendoli con una pioggia di sabbia - , ma un tentativo era d'obbligo. Con rapidità crescente, il braccio sarebbe salito a descrivere un'ennesima parabola finché la bacchetta non avesse mirato al cielo. A quel punto, avrebbe aggiunto: «... Coactus!»


RiassuntoNieve, evocato il Protego, asseconda l'invito di Amber e osserva con attenzione ciò che si profila dinanzi ai suoi occhi. Tuttavia, pur intensificandosi la sensazione di un'intrusione, rimane perplessa dalla confusione che consegue il lancio del Macedonis e si guarda intorno nella speranza di trarre qualche indizio dall'ambiente circostante. Nota che le balliste sono ferme, che tutta l'attenzione è catalizzata dallo schieramento di ribelli e Algidi. Sta per fare altrettanto col proposito di avanzare ancora di più in direzione della mezzaluna vuota, quando un movimento al di là delle mura la costringe a fermarsi e nota il colosso evocato dai romani. Sente di dover intervenire, dunque avvisa Amber del suo allontanamento e le chiede fiducia. A quel punto, approccia i ribelli alle balliste e li invita a mettere in atto un attacco congiunto verso il colosso. Dopodiché trova uno spazio per castare un Retro Coactus contro il colosso: nella migliore delle ipotesi, spera di far mangiare ai romani la loro stessa polvere visto che le pesche nun gliè so piaciute.

Equipaggiamento
◆ Bacchetta
◆ Anello del Coraggio
◆ Anello Gemello legato a Thalia Moran
◆ Mantello della Disillusione
◆ Piccolo borsello a tracolla contenente:
- Decotto al Dittamo (x1)
- Pozione Mors Aparentis (x1)
- Pozione Rinvigorente (x1)
- Guanti dell'Eroe Caduto

 
Top
Mary_Evans
view post Posted on 10/4/2018, 21:09







Mary Evans

15 anniStudentessaII anno CorvoneroschedaOutfit


O
sservò le fiamme allungarsi e dilaniare dall’interno il pezzo di legno, avviluppandosi alla tempesta ed alla neve ormai disciolta, fino a quando non intervenne Elhena facendo esplodere la testa delll’ariete. Ovviamente non poteva essere sicura che fosse stata lei a completare l’obiettivo, ma poteva intuirlo; l’argano era un loro compito e gli altri stregoni erano rimasti al di là delle mura per coordinare in qualche modo la guerriglia ed evitare che qualche Romano riuscisse a svicolare all’interno e ciò l’aiutava a ridurre il numero di ipotesi plausibili. Quell’iniziale successo la inorgoglì e le fece ritrovare in parte la fiducia in se stessa; vedere i Ribelli combattere con le loro misere forze e, per quanto agissero alla rinfusa, erano stati in grado di sopraffare per un breve attimo l’avanzata nemica. Forse era vero che un esercito di formiche riuscivano a sopraffare anche un bruco, che il numero faceva la forza. Forse avrebbero potuto farcela a guadagnare la loro indipendenza se avessero continuato a combattere con tutte le loro forze. Se i Ribelli equiparavano il valore della loro autonomia a quello della loro stessa vita, una piccola fiammella di speranza avrebbe continuato a bruciare, o almeno questo era ciò che credeva la Corvetta. Cominciava a comprendere finalmente che l’aver “scelto” il lato più debole, non doveva per forza rappresentare una punizione, ma anzi esso costituiva la sua fortuna, qualcosa di cui essere grata. Combattere fino allo strenuo delle forze, chi poteva vantare dei compagni di battaglia altrettanto validi? In fin dei conti l’esercito romano per quanto numeroso fosse, conteneva al suo interno più popolazioni, più stili di combattimento e tante menti diverse; poteva rappresentare tutta quella diversità un possibile tallone d’Achille? Tutto sommato sì, forse il vedere una delle popolazioni soggiogate dall’Impero ribellarsi avrebbe indotto le altre ad optare per la medesima scelta. Potevano non vincere quella battaglia, ma almeno lanciare un minuscolo seme, essere d’esempio agli altri soggiogati.

Continuava a fissare le fiamme che avviluppavano quanto rimaneva del legno, mentre i soldati Romani che lo imbracciavano fuggivano, chi più e chi meno spaventato dalle fiamme; mentre i Ribelli si apprestavano a tornare dentro le mura, appagati dalla loro incursione. Fortunatamente alcuni degli stregoni che avevano deciso di scendere in prima persona nel campo di battaglia, erano riusciti a proteggere i compagni dalle schegge prodotte dall’esplosione garantendo così il margine di massimo successo con il minor numero di vittime. Si guardò intorno, alla ricerca sia della Tassa che di eventuali soldati che necessitassero di un aiuto per sconfiggere i nemici e dopo essersi resa conto che nessuno sembrava necessitare del suo intervento, si voltò per correre anche lei all’interno della città, per ripararsi ed organizzare con cura meticolosa il prossimo attacco. Sapeva ormai che la sua presenza era nota alle forze avversarie e che ben presto si sarebbero adoperati per vendicarsi dell’ariete, perciò non aveva alternative al rintanarsi in città. Aveva anche scorto i Bonzi che rapidi si erano portati in soccorso di Tito, ormai sparito nel nulla e sapeva come di lì a poco la loro attenzione si sarebbe focalizzata su di loro mentre una sola parola si sarebbe figurata nella loro mente: Vendetta. Perciò non attese ulteriormente e corse verso la porta di Ephraim, corse il più rapidamente che le sue gambe le consentissero sperando di riuscire ad attraversale prima che gli alleati la chiudessero fuori in balia delle più strane creature e di Romani ben poco accondiscendenti. Non si preoccupò particolarmente per Elhena, dopo averla vista all’opera non aveva alcun motivo per nutrire dubbi riguardo la sua situazione anzi, era decisamente più probabile il contrario, e poi sapeva che se fosse riuscita ad attraversare le mura, avrebbe avuto poi tutto il tempo per ritrovarla e ricostituire il duo.
Avrebbe continuato a correre, sempre prestando attenzione a schivare attacchi avversari o i cadaveri a terra che l’avrebbero fatta inciampare, aiutandosi in ciò anche con l’Avversaspecchio per tenere sottocontrollo la situazione alle sue spalle. Sentiva il fiato farsi pesante e le gambe dolerle sotto la potente contrazione del quadricipite eppure non si sarebbe fermata volontariamente, avrebbe continuato la sua corsa disperata fino a quando non sarebbe stata al sicuro. Se fosse riuscita ad attraversare la porta di Ephraim prima che questa si chiudessero, avrebbe richiamato a sé l’attenzione dei due stregoni che avevano seguito lei e la Tassa e gli avrebbe ordinato di salire sulle mura o di nascondersi dietro un lato del muro, in modo da avere sufficiente campo d’azione per rallentare l’avanzata Romana e consentire a tutti i Giudei di rientrare. Ovviamente anche lei avrebbe fatto lo stesso, si sarebbe nascosta dietro le mura sul fianco sinistro della porta, sfruttandole come scudo fisico da eventuali colpi e da quella posizione avrebbe cominciato a castare numerosi incanti, in particolare avrebbe mirato alle gambe di uno dei centurioni che guidavano le truppe e dopo aver portato il polso della mano impugnante la bacchetta a livello della spalla opposta avrebbe pronunciato : “IMMM-”, prima di cominciare a distendere l’arto in movimento ampio in direzione dell’emicorpo omolaterale e continuando a proferire le sillabe centrali dell’incanto : “-pedimen-” e non appena il braccio si fosse completamente disteso verso l’obiettivo avrebbe concluso con : “TAA”. doveva rallentarli in tutti i modi, oppure altri Ribelli, suoi compagni, ci avrebbero rimesso la pelle.


PS: 216 ☘ PC: 178 ☘ PM: 173 ☘ EXP: 18



Riassunto: Mary comincia a correre verso la porta di Ephraim, sperando di riuscire ad entrare prima che questa si richiuda. Se ci riesce, si nasconde dietro al muro di sinistra e, dopo aver ordinato agli altri due stregoni di rallentare l’avanzata avversaria, comincia a fare altrettanto castando un Impedimenta sul primo generale che le capita sotto tiro.

Incantesimi:
1° Classe: Completa
2° Classe: Completa
3° Classe: Completa esclusi i Proibiti

Equipaggiamento:
- Sovrappantaloni in pelle:
Realizzati in pelle di Tebo, resistente e antistrappo, favoriscono il camuffamento della propria presenza negli ambienti naturali (coprono l’odore umano in favore di quello animale). Proteggono dagli incantesimi medio-deboli rivolti alle gambe (1a, 2a classe).

- 1 Skeleton's Hand:Mano destra
Non invadente ma resistente agli urti, presenta uno Zaffiro sull'anulare. Favorisce l'agilità alla mano dove è posizionata.

- 1 Orecchini Blue eyes:
Con questi orecchini nulla potrà sfuggire al vostro sguardo. Nell'orbita di pietra di luna, infatti, vi è una pupilla che osserva curiosa ogni cosa che le giri intorno. Non volete perdere d'occhio qualcuno? Basta sussurrare il nome dell'individuo all'orecchino ed esso lo osserverà in ogni minimo secondo, un solo movimento sospetto e la pupilla comincerà a vibrare. Decisamente utile per chi non vuole perdere di vista nessuno.

- 1 Collana Orecchie di Elfo:
Acuisce il senso dell’ udito consentendo di cogliere tutti i discorsi effettuati da persone situate nell’ arco di non oltre 20 metri. Non è in grado di registrare le conversazioni ed essendo costituita da orecchie è sensibile all’ incanto Muffliato.

- Cintura da Samurai:
Molto leggera. Permette di stringere a sufficienza ma, con la sua magia, riesce dare un senso di freschezza e libertà al mago nei movimenti.

- Copricapo Egiziano:
Questo copricapo protegge nel vero senso della parola dall’ombra e dalle escoriazioni, e ha l’utilità di favorire la concentrazione a chi lo indossa.

- Drago d'Artificio: Sacchetta medievale
Produce un Drago di fuochi d'artificio che si muove nel cielo per 15 minuti, per poi scomparire in un fenomenale soffio di fuoco. Spaventa e stordisce creature di piccola-media taglia, magiche e non, per 1 turno.

- Polvere Buiopesto Peruviana: Sacchetta medievale
Polvere finissima e nera come la pece, proveniente dal Perù, è in grado di creare un buio intenso e impenetrabile per la durata di 5 minuti. Ottima in caso di pericolo per una fuga immediata.
Ogni scatola contiene polvere sufficiente per un solo utilizzo.

- Caramella d’Illusione: Sacchetta medievale
Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

- 1 Fiala di Pozione al Dittamo Sacchetta medievale

- 1 Fiala di Pozione Tiepidario Sacchetta medievale

- Sacchetta Medievale: Fianco destro
Comoda sacca in cuoio e pelle conciata, presenta robuste cuciture e due piccole cinghie sul davanti che assicurano la chiusura. Agganciabile alla cinta tramite due passanti posti sul retro.
All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile.
Copia: Possibilità di contenere 5 oggetti di medie dimensioni

- Avversaspecchio da Tasca: Tasca sinistra
Prototipi di primi Avversaspecchi, nacquero a Londra nel periodo in cui Jack Lo Squartatore seminava il terrore. Piccino e compatto, sta in una mano: in ottone laccato o intarsiato, per uomini e donne, lo specchio rifletterà delle ombre che si faranno sempre più distinte man a mano che eventuali pericoli e/o nemici si avvicinano al proprietario dello specchio.
Disponibile in: oro/nero, nero con decorazione floreale. Incisione su richiesta.

- Anello del coraggio: pollice sinistro
Evocando la sua forza contro un unico nemico ben preciso, sarete molto avvantaggiati nello scontro contro di lui per un po' (durata da 2 a 5 azioni, attacco e difesa raddoppiati nei confronti di un unico avversario)

- Anello del Potere: dito medio sinistro
Blocca in quest l'avversario per due turni.

- Mantello di Disillusione:
Realizzato con pelliccia di camaleonte , il Mantello di Disillusione rende una buona , anzi ottima mimetizzazione, se il tuo corpo è ben avvolto in questo tessuto esso sembrerà donarti l'invisibilità.

- Zaino con 2 litri di acqua e delle barrette energetiche


Vestiario:
Tunica bianca lunga (sotto di essa i sovrappantaloni e in prossimità della tasca destra, la spilla di Atene), sandali in cuoio e capelli raccolti all'indietro e nascosti dal copricapo tipico dei beduini. Zaino divenuto sacca sulla schiana.
Il tutto coperto dal mantello della disillusone.

PS: 216 ☘ PC: 178 ☘ PM: 173 ☘ EXP: 18

 
Top
353 replies since 26/2/2018, 23:35   10943 views
  Share