Serata normale tra persone ``normali``, Vath Remar, Issho Fuji-Tora, Raven Shinretsu

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Issho
Fuji-Tora
«I ciechi hanno la fortuna di non poter vedere le nefandezze di questo mondo»

► Origine: Mezzo-Sangue ► Età: 44 ► Ruolo: Mago Adulto ► Scheda: Qui

Un inutile, quanto freddo e privo di sentimento ``capisco`` fu qualcosa che non colpi' affatto Issho. Sapeva bene che la persona che si trovava difronte a lui non era tanto superficiale da farsi scappare un dettaglio cosi' del suo carattere. Non poteva che pensare che fosse voluto quel rendersi ``indifferente`` con la parola di intesa; la stessa parola,infatti, fu subito dopo seguita da affermazioni che risuonavano come cantilena al disagio e lo stato di veglia che per ora affliggeva il Giappone, o meglio dire, la sua storia moderna. L'invettiva, da parole pungenti ma questa volta non invadenti, tornava ad ammonire con significati sempre letterali lo stato di sonno delle vecchie onorevoli usanze giapponesi, che prevedevano un codice di comportamento, il bushido (tipico dei samurai), di pari passo a una propria punizione estrema, visto come atto onorevole, il seppuku. Capisco... Ribadì' come poc'anzi il giapponese che, d'altro canto, avrebbe dato sentimento all'affermazione, quasi come compassione per le parole dette dalla Nota. Mr Do, la sua credenza sulle mie origini e' valida....si dice il Giappone sia nato da una spada e che gli antichi abbiano immerso una lama di corallo nell'oceano e che al momento di estrarla, quattro gocce perfette siano cadute nel mare e che quelle gocce siano diventate le isole del Giappone. Altri dicono invero che il Giappone sia stato creato da una manciata di uomini coraggiosi, guerrieri disposti a dare la vita per quella che sembra ormai una parola dimenticata, l'onore. Eh bene....Tossi' per schiarirsi la voce, mentre sorseggiava un altro bicchiere di alcol per bagnarsi le labbra e riprendere. Per cosa crede siano morti onorevolmente gli avi del Giappone? Per far si che continuino le inutili lotte o per permettere ai posteri di viver meglio? Ai giorni d'oggi, come fu per gli antichi, erano solo i samurai a far questi ragionamenti alla base del codice e del seppuku. Non faccia l'errore di far di tutta l'erba un fascio. Alla base c'e' sempre la povera gente che vuole godersi, chi nel lusso chi nell'umile, una vita tranquilla e pacifica. Le azioni, finché' pure, aiutano a mantenere questo equilibrio. Penso che l’essenza di un’azione pura consista nel raggiungere lo scopo dopo aver sfiorato l’abisso dello scacco e il Giappone questo abisso lo ha per molte volte sfiorato. E non dimentichi Mr. Do che il bushido esortava a far sì che l’onore non offuscasse mai altre virtù che dovevano guidare la vita, come la comprensione, il perdono, la magnanimità... Indi per cui, il distruggersi, annientarsi, uccidersi, bruciare e spegnersi per il bene del prossimo si, sono serviti per portare alla pace equilibrata attuale, ma non devono esser presi come soluzione a un popolo che vive tranquillo nel suo sonno. E con cio' non si vuole giustificare nulla, ma solo discutere, come al solito, per passare la serata. Sorrise, mentre il mascherato evitava di soffermarsi sul concetto di ``giovane`` e si limitava a confermare la sua sensazione di inutile nei riguardi dell'adunata a Hogsmeade. Finalmente soggiunge il momento della visione della katana. Senza problemi, gli fu concesso uno sguardo da piu' vicino che avrebbe mostrato un fodero di nero legno segnato dal tempo, usura che si riscontrava in frammenti bianchi nello stesso, persi di vernice. La placca in metallo che separava l'impugnatura dalla lama riportava anomali 4 kanji che Issho avrebbe letto ad alta voce traducendo al compagno Vath. Combattere fino alla fine, Provvidenza, Lealtà, Illusione. Mi sembra quasi in contrasto con la sua indole, Mr. Do e questi Kanji....lei sa sicuramente abbastanza, se non molto, sull'arte dello scrivere ideogrammi, signore. Si alzo' con fare rispettoso, tenendo saldo il fodero sulla destra e aiutandosi con la sinistra ad estrarre la katana con un modo repentino. Una lama ``semplice``, pulita, lucidata. La pose sotto l'osservazione del suo occhio abile, vedendola in controluce in modo piu' dettagliato, facendone risaltare qualche piccola e minuziosa intaccatura. Fece qualche movenza per testarne l'aerodinamicità', la leggerezza e la padronanza, arrivando a porre la lama vicino alla gola di Mr DO con fare lesto, ma mantenendosi fermo e sorridente. L'impugnatura in pelle non aiuta, la corda rimane tutt'ora canone e migliore soluzione, il sudore ti porterà' problemi. L'elsa alla base pesa troppo, non ha bisogno di provocare contusioni se compensi con allenamento fisico...l'arte marziale completa un utilizzatore di Katana. La lama si muove bene, sembra ben flessibile e risponde, tolti quei problemi, bene ai comandi. Riveda le intaccature, una pressione sul loro fulcro la porteranno alla distruzione per quanto solida possa essere. E cosi' come l'aveva estratta, cosi' repentinamente la ripose tradizionalmente nel fodero, per riconsegnarla solo successivamente al proprietario, sorridendo e ringraziando della visione. Non serve allenamento fisico. Serve spirito temprato. Piu' temprato e' questo e piu' letale, forte e affilata sara' la sua lama. La padronanza? Viene dall'esperienza. Ma queste cose lei, da bravo Giapponese, le sa e le ha studiate. Si senti' di affermare con certa convinzione. Era quasi del tutto palese che non fosse solo un amante o osservatore dell'oriente, doveva per forza aver fatto esperienza, o vissuto o visto da molto vicino il mondo dei ciliegi in fiore e del sol levante. Un'occhiata fugace a Vath, per sottolineare la soddisfazione nell'aver sfoderato dopo tanto tempo una katana.Dovresti prenderne una Artu'...e' meglio di una Excalibur. Sorrise mentre invitava ancora i due a bere, riempiendogli le tazze in ceramica. Non vorrete lasciarmi solo qui a bere, la serata deve pur passare in qualche modo! Bevve ancora, reggeva dannatamente bene l'alcol e il sake' sembrava acqua potabile per come scendeva in gola e veniva assimilato. Dette un ulteriore sguardo ai sottili buchi della maschera in corrispondenza degli occhi di Do, per cercare un'intesa diretta e per dire ancora: Ci vuole un porto d'armi per camminare con quel giocattolo...non si faccia notare troppo Mr. Do. Sorrise, quasi come per avvertirlo che ci sarebbero potuti essere problemi se qualche altro intenditore, babbano o mago che sia, avesse assistito a un'arma reale e letale all'interno di un locale pubblico. Il fatto di esser ben messi ad angolo, permetteva una leggera flessibilità' di mantenersi incogniti. Lei, per questa sua visione radicale, ha pronto per se' un boia disposto a reciderle il capo post seppuku? Sa, parlo di compagno fidato, onorevole di questo atto. Ovviamente la sua era una domanda simbolica, che avrebbe lasciato alla libera interpretazione (che sembrava esser poco praticata) del mascherato. Qui in Inghilterra a me toccherebbe chiedere a Mr. Artu', ahime'. Sorrise ironicamente ad alta voce.


 
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Vath
Remar «

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Bushido, Seppuku, Kanji erano termini di una parte del mondo quasi del tutto estranea a Vath, il ventisettenne di certo apprezzava ampliare il proprio bagaglio culturale e la digressione di Issho fu apprezzata seppur non appieno compresa. Il giovane ministeriale si ripromise mentalmente di informarsi o tramite il proprio più saggio e cordiale collega o tramite la fonte d'informazione per eccellenza, i libri. Quando Issho esaminò la spada, da vero giapponese, esposte con dovizia di particolari i pregi ed i difetti di quella lama mulinandola nell'aria come solo un maestro di spada giapponese saprebbe fare. I Kanji, termine che Vath interpreto tra se e se come ideogrammi, a detta del collega stavano a significare Combattere fino alla fine, Provvidenza, Lealtà, Illusione. Ascoltò, interessato e senza commentare, facendo un unico cenno con il capo. Tuttavia sulla questione legislativa Vath da nipote di un Magiavvocato penalista si sentì in dovere di rispondere. «In questo caso, mio caro Merlino, sei in errore. In una manifestazione rievocativa, contesto in cui noi ci troviamo, si possono portare armi bianche, proprie e improprie e persino le armi bianche per cui vi è il divieto assoluto di porto, perché non si è di fronte ad un porto nel senso voluto dalla legge, ma ad una controllata esibizione in situazioni che escludono ogni impiego lesivo dell'oggetto. Altrimenti anche io avrei ben pochi problemi dato Excalibur nel mio fodero.» Un sorriso e poi ascoltò la domanda di Issho, quella sul suicidio rituale giapponese che era nota a Vath come Harakiri, il collega l'aveva chiamata tuttavia in un modo diverso; Seppuku. Il ventisettenne registro in tempo quel dettaglio, per poi stupirsi dell'affermazione successiva di Issho. «Qui in Inghilterra a me toccherebbe chiedere a Mr. Artu', ahime'» Lo stupore di Vath cedette il passo all'ilarità, tra tutti quelli che poteva chiedere aveva chiesto a chi effettivamente aveva fatto anni e anni di scherma, con suo zio Colin ormai era diventato così rapido nei movimenti da esser riuscito a batterlo più e più volte. Così si concesse una risata e, continuando la pantomima di Re Artù gli disse. «Mi onoreresti con questo privilegio Merlino, il tuo fato che tu riponi nelle mie mani e nella mia spada, non sarebbe in mani migliori non ho preso lezioni da sir Hector per tutti quegli anni senza nessun risultato.» Quando anche la nota espresse il proprio parere concordando con Vath, posando la tazzina di ceramica, Issho chiese di continuare a bere, per passare una buona serata. «Conserva il liquore per un altra occasione, c'è ne saranno sicuramente altre, io per stasera sono a posto. Non è il bere il vero divertimento della serata ma la compagnia. Voi cosa ne pensate del bere, Mr. Do?»

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Se la sua credenza sulle origini di Merlino era valida e Merlino era per davvero giapponese, allora doveva ammettere che forse la sua copertura non era poi così salda. Non poteva mai fare a meno delle proprie origini, né di ricordarsi come fossero. Tuttavia, era anche l'esempio di come due persone della stessa nazionalità potessero discordare anche sulle cose più semplici. I giapponesi erano tutti diversi ed era verissimo: alcuni vedevano Bianco laddove vedevano Nero. Se non avesse avuto la maschera, il signor Merlino avrebbe visto come mutavano le rughe sul volto di Raven. Gli avi del Giappone non erano morti per permettere a 4 bamboccioni di spassarsi la propria vita senza nemmeno saperla impugnare, una katana. Gli avi del Giappone era morti per il Giappone stesso: per l'Imperatore come fonte ultima di ogni Bene, di ogni Grazia e di ogni Divinità. Nessun giapponese era morto per una cosa così desiderata e in contempo così indesiderata come la Pace: il Giappone e solo il Giappone era il fine ultimo di ogni giapponese. Solo il Giappone, affinché i giapponesi potessero rinascere come uomini e come guerrieri riscoprendo la loro natura di collegamento con il divino. Laddove il signor Merlino vedeva le inutile lotte, gli antichi avi giapponesi vedevano la Gloria dell'Imperatore e la morte nel nome dello Stesso, Altissimo: banzai. Chi diceva che fosse la vita il bene più prezioso per gli antichi giapponesi, doveva togliersi la bandana: era il Giappone stesso. - «Gli antichi giapponesi sono morti, onerevolmente come Lei dice, solo e soltanto per il bene del Giappone. Il fine della loro lotta era solo,» - accentuò quella parola, - «la Gloria del Giappone e la Difesa dell'Imperatore, in quanto emissione di una forma divina. Chi pensa che sia la Vita il Bene maggiore per i giapponesi, si sbaglia di grosso: gli antichi giapponesi erano un popolo di chi della vita si prendeva scherno e che la metteva al di sotto della parola stessa Onore. Dice che i posteri vivono meglio? Ne dubito: una vita vuota resta una vita vuota anche in Giappone, che ormai non risplende più nemmeno un po' del suo antico splendore. Certo, a usufruire del lavoro di quelli combattono ci sono sempre i nullafacenti... e bisogna permettere che questi restino tali?» - Chiese incrociando le braccia. - «Oggigiorno non esiste più il Giappone imperiale, ma i problemi del mondo esistono comunque nella totale nulla facenza di chi vuol vivere la propria vita in pace e tranquillità, nel lusso o nella povertà. Le guerre continuano anche oggi, proprio in Europa. Non smettono in Africa, dove le persone occidentali si prendono scherno degli africani e cercano di guadagnare sulla fame altrui. Anche qui, nel Regno Unito, continua ciò che dicono essere la guerra tra i ministeriali e i mangiamorte: quanto sangue sprecato, mi creda, e quante parole a vuoto! Anche il popolo inglese vive tranquillo nel suo sonno, lo sa? E' uno di quei popoli che attendono che qualcun altro venga a risolvere i loro problemi al posto loro: nessuno che voglia mettere in gioco in prima persona. » - Finì per non rispondere nulla a proposito delle virtù che accompagnavano il Bushido: era vero ciò che diceva, ma era anche vero che lui non era un samurai. I vecchi codici morali sono falliti e quasi del tutto scomparsi: la creazione di nuovi ordini comportava la creazione di nuove morali e la sua era una sola: cavalleria, fede, amore, umiltà e combattimento fino alla morte. Aveva scritto quegli ideogrammi di sua stessa mano e probabilmente il giapponese se ne sarebbe accorto in un modo oltremodo facile. Per quanto, invece, riguardava l'elsa e la pelle, non poteva che dargli ragione, ma non avrebbe cambiato niente di tutto quello e il motivo era oltremodo semplice: era così da decenni e veniva utilizzata così da decenni. Era una cosa tradizionale, piuttosto che funzionale. Ovviamente, però, aveva anche i suoi lati vantaggiosi. - «Una spada che si rompe viene riforgiata, non si preoccupi. E' solo un ottimo motivo per fare una spada ancora più solida. In ogni modo, vedrò di risolvere quelle intaccature...» - Anche quello era vero: aveva già riforgiato quella spada e qualora fosse successo lo avrebbe fatto di nuovo. Tuttavia, anche il tizio aveva ragione e una spada che si sarebbe rotta in mezzo a una battaglia avrebbe lasciato "a piedi" il guerriero. Però discordava per quanto riguardava l'allenamento fisico.
«Signor Merlino, Lei crede che sia lo spirito a tenere la lama? In parte concordo con Lei, ma se le mani non sono allenate, la spada non risponderà ai comandi comunque. » - Poi scosse il capo. - «I babbani pensano che sia un'arma-souvenir. » - Rispose semplicemente ed era vero: dato che tra le persone andava di moda comprare le cose che non avessero alcuna utilità, compravano anche le spade che non erano taglienti. Infine, scosse il capo nuovamente. - «Nessun boia, signor Merlino: non sono un samurai. Sono piuttosto un occidentale e vorrei la morte da occidentale. » - Infine ringraziò il buon giapponese per l'offerta del sakè, ma preferì non bernee più. - «La ringrazio, gentile mago, ma ho promesso di non esagerare con l'alcol più. Quindi 3 bicchierini bastano e avanzano: se poi ci sarà un'occasione per bere in futuro, lo farò senza problemi.» - Disse girandosi verso Artù Pendragon: almeno quello aveva delle fattezze occidentali. - «Penso che l'alcol ci fa deboli: invece di temprare lo spirito, esso lo buca; invece di rafforzare il corpo, l'alcol lo distrugge. Lei non crede, signor Artù?»
 
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Issho
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Che tizio particolare e originale. Forte nelle proprie convinzioni, astuto nelle proprie parole ma ingenuo nei propri discorsi. Le ultime affermazioni, che Issho avrebbe sentito senza interrompere, gli permettevano di creare attorno alla figura di Do una personalità' solitaria. Secondo lui, il ``non avere`` un boia non era una scelta ideologica ma quanto una conseguenza del non avere un legame, di affezione naturalmente, con qualcuno in particolare. Era una personalità', in seconda analisi, rivoluzionaria e creatrice di nuovi dogmi su base tradizionale convertita in termini moderni. Le sue parole, che fondavano su basi storiche sicuramente giuste, trovavano conversione e chiave di lettura nuova in termini moderni che non esistevano in quel particolare scenario socio-politico di ogni nazione e, nel dettaglio, in Giappone. Ahahaha, Mr. Do. Sorrise e tossi' schiarendosi la voce. Lei e' al quanto una sorpresa. E' un tipo intrigante. Bevve un ulteriore goccio, come per dare un ritmo al proprio dialogo, per riprendere subito dopo fissando dritto, come oramai intestardito, i fori all'altezza degli occhi di lui. Il fine della loro lotta era solo la gloria del Giappone e la difesa dell'imperatore? Vero. Ci si sbaglia di grosso a pensare che la vita sia il bene maggiore dei giapponesi? Vero. Ma se lei vede tutto in questa chiave, tralasciando i dettagli positivi di una filosofia di vita, quali le virtu' del Bushido ad esempio, quanto crede che sia interessato un imperatore, divino o meno che sia, a regnare una nazione di morti? Onorevole, sicuramente, ma inutile. Intreccio' le braccia come il mascherato, sostenendo sempre alto il volto e scrutando ogni dettaglio del suo gioco con il suo occhio abile. Lei si e' cucito sopra di se una vecchia tradizione, giusta al tempo, per come le conveniva e traducendola in termini moderni. Non puo' ragionar a convenienza e secondo mentalità' antica. I contesti storici cambiano, gli scenari politici pure. Le tradizioni no e proprio per questo non sono adattabili al moderno evoluto. L'imperialismo e' superato da secoli. Le guerre son sempre state presenti e i samurai o gli uomini del Giappone le hanno sempre combattute, perdendole o meno, all'urlo del Banzai non per onore solamente, ma per dovere. Non c'entra nulla il vecchio stile col nuovo. Forse l'educazione solamente puo' esser qualcosa da tramandare e che si possa adattare e evolvere. Non e' una questione di saper fare o non fare, di aspettare qualcuno o meno. Si tratta di educazione civile. Si tratta di rispetto della vita, non di stati di sonno, dormi-veglia o approfittamento. Porto' in alto la mano sinistra, per grattarsi il capo come per sottolineare la complessità' del discorso che avrebbe voluto dire con piu' parole esaustive, mantenendo la discussione su toni piu' pacati e tranquilli. Lei ritiene che la lama vada riforgiata se si rompe e ritiene che non sia lo spirito, in parte solamente, a temprare la lama. E' una perfetta imprecisione. Se la lama si spezza, l'animo dello spadaccino e' spezzato perche' non temprato a modo o non abile all'uso dell'arte di spada. Riforgiare qualcosa non si addice a una personalità' convinta. Quante volte le e' stato distrutto l'animo in questo modo? Quante volte ha cercato di ricomporre i pezzi? Si, vanno sempre a posto loro con la magia o senza, ma non saranno mai come l'origine. Riforgiare e' utile solo quando serve a evolvere, a cambiare. Chi non evolve, non sara' mai solido, e una lama solida non otterrà' mai il suo premio e non risponderà' mai ai comandi di una persona, che sia o meno la piu' abile al mondo. E' vero anche il contrario, quando si dice che lo spirito e' pronto ma la carne e' debole. Colui che brandisce la spada e che vuol cambiare il sistema, deve esser prima vittorioso contro se stesso, evolvere nel meglio del proprio potenziale e indistruttibile nella fede, credenza e ideologia oppure verrà' inghiottito dalla propria inesperienza, convinzione e falsa personalità'. Torno' a mettersi comodo con le braccia poggiate sul tavolino, ora sorridendo al mascherato dopo aver abbandonato momentaneamente l'espressione allegra per il discorso. Tanti hanno sognato un Giappone unificato in una nazione forte, indipendente e moderna. Ora abbiamo ferrovie, cannoni e abiti occidentali, ma...non possiamo dimenticare chi siamo, ne da dove veniamo. E quando ricordiamo, non ricordiamo solo il valore del guerriero, ma anche il valore del cittadino. I valori mantengono la pace, non le armi. Non dovrebbe cingersi o legarsi ai fianchi o spalle katane, lance o pistole, ma dovrebbe armarsi solamente di parole e fare diplomazia. Le lotte si conducono anche in quel campo, senza spargimenti di sangue, come menzionava lei riguardo le guerre troglodite Mr.Do. Metteva alla prova l'indole del suo interlocutore, cercando di carpirne qualche altro possibile dettaglio, senza darsi a ulteriori interpretazioni o propri pensieri. Se lei e' un giapponese, non si dimentichi di esserlo. Un uomo d’onore non dovrebbe mai dimenticare quello che è solo perché vede quello che gli altri sono. Sorrise empaticamente, riempiendosi un'ultima volta la tazza in ceramica e bevendo in un colpo solo il forte sake' che adesso ribolliva forte nella sua mente e sprizzava ``vapore`` in ogni vena. Le ferite all'onore sono le più lente a rimarginarsi. Si rivolse al collega biondo, cercando di inserire maggiormente anche lui nel discorso. Sir Artu', prima che venga il momento di prender la mia testa, dovrà' passarne acqua da sotto i ponti. Per il momento pero' potresti raccontare qualche bella storia a Merlino e Mago Mago' qui accanto circa il come e il dove tu abbia trovato questa calzamaglia e pellicciotto...c'e' stata qualche fiera recentemente qui in giro? V'erano i saldi? Ridette spudoratamente, sempre per lasciarsi indietro i discorsi troppo pesanti per una serata di svago.


 
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Vath si era ritrovato silenzioso spettatore neutrale di quella che era iniziata come una discussione sui valori giapponesi. Il ventisettenne non potè sperare di meglio, in quella conversazione non doveva intervenire, gli bastava solo ascoltare per ottenere molte informazioni preziose riguardo ai due giapponesi. Due personalità quasi agli opposti, uno calmo e pacato, che faceva leva sulla dialettica parlando in modo da risultare comprensibile nonostante il linguaggio carico di termini complessi ed ideologie che potevano essere estranee ad un occidentale. L'altro faceva leva invece sull'emotività cercando di suscitare timore reverenziale nell'ascoltatore. Mr. Do aveva carisma, quello era innegabile, ma a parere di mancava di quel tocco in più per farlo diventare un leader nato. Vath si mise comodo, accavallano la gamba destra sulla sinistra, ascoltando entrambi disquisire di onore, guerre e storia: una storia che lui aveva studiato solo sui libri mentre Issho in parte l'aveva vissuta. Solo quando entrambi cercarono di coinvolgerlo più nella conversazione, smise di carezzarsi il mento, tutti e due gli avevano posto domande molto interessanti. «Mr. Do, io credo che con l'alcol, come ogni altra cosa, non si debba esagerare in entrambi i sensi: è vero ciò che avete appena detto ma è altrettanto vero che chi non consuma alcool non gode di alcuni vantaggi del suo consumo moderato. In quantità moderate, l'alcol ha un effetto benefico sui processi digestivi, inoltre, sembra che il consumo moderato di certi alcolici svolga un'azione protettiva contro le malattie cardiovascolari. L'alcol sembra avere anche un effetto antinfiammatorio, dal momento che nei bevitori moderati si riscontrano livelli di proteina-C reattiva inferiori alla media. Quindi io non dico si ne a troppo alcol ne alla sua totale assenza ma ad un uso regolare senza eccessi, ambo i lati.» Era infine giunto alla risposta per Issho. Così, rigirandosi la fede sul dito con il pollice della stessa mano, voltò il capo verso il collega. «In realtà, mio caro Merlino, nessuna fiera recente o meglio, non quella di quest'anno perlomeno che deve ancora svolgersi. Questi oggetti, a parte la spada, son stati fabbricati a partire da cartamodelli e semplice tessuto, la pelliccia ed il mantello li ho acquistati più che altro perché la mia passione per la storia tende a farmela anche rievocare.» Si schiarì la voce e abbassò leggermente il tono, per farsi sentire solo dagli altri due. «In effetti, non hanno nemmeno idea questi Babbani che figure come Merlino, Morgana e persino gli Atlantidei delle loro leggende quanto siano storia effettiva per noi Maghi.»

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Da come Merlino se la stava ridendo, l'Akuma iniziava a pensare che non aveva capito molto di quello che aveva appena detto. Lui non è che stava tralasciando dei fattori positivi: lui nel combattimento ci vedeva solo un unico fattore positivo, il movimento. Rispettava la dinamicità e rifiutava la stagnazione delle cose; rispettava chi combatteva e odiava coloro che si nascondevano.
Scosse il capo in segno di profondo disappunto alle prime parole di Merlino. Non era minimamente d'accordo con lui e la storia era un valido esempio che lo avrebbe sostenuto da lì a poco.. Era stata una fortuna, quella di aver fatto parte degli allievi di Peverell: anche se era un secchione inutile, il suo lo sapeva fare benissimo. - «Io non rigetto le virtù del Bushido; io le supero. Io non rigetto la Via del Samurai, ma non sono un Samurai e non sono legato a vincoli di sorta. Io ho la libertà di seguire un codice universale che vada bene per tutti gli uomini d'onore della Terra: dai moschettieri francesi ai combattenti del delta del Nilo. Inoltre, mi pare di ricordare che gli imperatori non era mai interessati alla quantità, quanto alla qualità. Guardi l'esercito dell'Impero Romano: astenuanti allenamenti, uccisioni dei più deboli e Rupe Tarpea: conquistarono mezzo mondo. Oppure guardi gli spartani: sarebbero mai riusciti a fare ciò che hanno fatto senza la loro etica di vita che era sempre a contatto con la morte? No, ovviamente: perché se è vero che le fiamme trasformano l'acciaio in spada, è altrettanto vero che la vicinanza della morte trasforma una vita qualsiasi in una vita retta. Dal fuoco nascono i guerrieri. Perciò non direi che sia così tanto inutile, signor Merlino: la qualità dei guerrieri prevarrà sempre sul mero numero, così come un leone prevarrà sempre su 100 capre.» - Disse tranquillo sperando spiegare meglio il suo punto di vista sulla situazione. Non aveva mai puntato sulla quantità e l'Orchestra non era stata organizzata per essere un esercito su vasta scala. Pochi, ma buoni: quello era il motto. E le continue battaglie, - i concerti al calare del sole autunnale, - non avrebbero fatto che creare una falange la quale, con i giusti mezzi e strumenti, sarebbe stata più che sufficiente per ribaltare le sorti di quel mondo. Laddove preferivano assegnare ai soldati una matricola e nient'altro, egli preferiva farli diventare tutti degli Individui prima ancora che degli Uomini di valore. - «Mi creda sulla parola: nessuno degli avi giapponesi avrebbe voluto vedere le nuove generazioni nello stato in cui riversano. Non bisogna nemmeno andare troppo lontano nella storia per scoprirlo e dico solo un nome: Yukio Mishima. » - Il resto delle cose che disse il vecchio giapponese potevano essere condivise o meno: erano giuste, ma forse solo di facciata. Certo, l'imperialismo era superato e quel che Raven appariva agli occhi di Merlino era un miscuglio di vecchie tendenze con quelle nuove. Ma non poteva semplicemente creare la propria strada senza basarsi su quelle antiche; né poteva prendere quelle antiche e far finta che gli appartenessero. In un mondo in continua evoluzione, anche la strada spirituale, perché altro non era, che aveva creato e su cui camminava, doveva adattarsi e cambiare. Una volta aveva già fatto l'errore di perdere il controllo e causare le morti ed era quella la sua difficoltà: scorrere come un fiume sulla strada dell'onore, senza mai uscire fuori dalla riva. - «Lei dice "educazione civile" e "rispetto della vita". Ma che rispetto si vuol avere della vita se non si è conosciuta la morte? Il rispetto della vita arriva quando si è in grado di elevarla, esattamente come si eleva un'anima. Il rispetto della vita arriva quando ci si infiamma, quando si brucia, quando si sale una vetta e quando si lotta contro un ostacolo quasi impossibile da superare. Il rispetto della vita, il rispetto vero, nasce nel momento in cui, gettati nel fango, si è costretti a correre in salita, controvento, perché chi si ferma è perduto. E' quando si guarda in faccia alla morte... ecco quando nasce il rispetto della vita. Quando si vede un compagno perderla, la vita, e si capisce che non lo si vedrà mai più bere e festeggiare, ma si capisce che il suo sacrificio non è stato vano e che al suo posto altri continueranno la sua lotta: questa è vita. Quello che dice lei non è il rispetto della vita: è solo codardìa, un sentimento incline a coloro che, invece di entrare in battaglia, preferiscono inventarsi delle mere scuse. E' solo paura di muoversi, di correre, di uscire dalla propria zona di comfort. Perché, diciamocelo francamente signor Merlino: tutti hanno la lingua per parlare e tutti lo fanno solo perché pensano di svolgere così un qualche proprio dovere civico. L'altruismo, però, l'amore per il prossimo, il rispetto della vita è ben altro: è sofferenza e dolore più di ogni altro limite; sono notti insonni al freddo e la fame completa dovuta alla mancanza di cibo. Sono tagli profondi nella sua carne: il dolore del ghiaccio che si unisce a quello del fuoco. Quando si deve suddividere l'ultimo pezzo di pane con un compagno di battaglia: ecco quando nasce il rispetto della vita. Non certamente mentre si è distesi su di un divano, a fare "diplomazia", magari sfogliando un giornalino con le belle donne... hahaha... non è quello il "rispetto della vita": è solo paura. » - Per quanto riguardava la lama, invece, era in disaccordo con il giapponese in tutto e per tutto. - «Questa lama è stata spezzata almeno 2 volte, una delle quali è andata in frantumi così tanti che ho dovuto raccoglierli pezzo dopo pezzo. La mia nima si è mai spezzata? No. I giapponesi sono un popolo meraviglioso, signor Merlino, e li apprezzo moltissimo. Ma le loro metafore sono spesso errate e io ne sono una valida dimostrazione: al di la delle parole sfumate, io preferisco le azioni concrete. Se una spada può essere riforgiata e resa migliore, perché non farlo? Ogni fine è un inizio, per dirla alla giapponese signor Merlino. E laddove qualcosa termina, è utile trovare un lato positivo: un insegnamento, una lezione, ma anche una possibilità. » - Per il resto concordò con l'uomo completamente e lo diceva da anni: prima di vincere sul mondo, bisogna vincere su sé stessi. Il paradosso in quel caso era che la vittoria su sé stessi non poteva mai dirsi totale, né finale. Non vi era una meta da raggiungere dopo la quale si era pronti: era sempre una strada verso il miglioramento continuo. - «Io sono d'accordo con Lei, signor Merlino. La Fede è senz'ombra di dubbio prioritaria: grazie alla stessa i babbani sono riusciti ad andare sulla Luna. Ma c'è solo una cosa che reputo più importante della Fede... ed è l'Amore: il massimo, il totale e l'infinito. perché la Fede sposta le montagne, ma è l'Amore a spingere la Fede; è l'Amore a infuocare gli animi dalla passione di distruggersi e donarsi, diventando come una candela al servizio del prossimo. E' l'Amore a impugnare una spada o una bacchetta ed è l'Amore a Creare e a Distruggere: è tutto quello che abbiamo, l'amore. I guerrieri che ne sono privi, il cui unico scopo è la forza, sono destinati all'oblio.» - Si disse, a quel punto, che forse era meglio lasciare il duetto alle loro chiacchierate e tornare da dov'era venuto, continuando la sua passeggiata per le strade di Londra: anche quella era una specie di meditazione. Fu quasi per alzarsi e congedarsi, quando sentì l'ennesima affermazione dell'anziano giapponese. - «Tanti sognano un mondo unificato sotto una guida forte; un mondo in cui non si debba più soffrire la fame e in cui le guerre saranno soltanto un lontano ricordo. Tale mondo, però, non può che essere realizzato grazie agli sforzi dei pochi: coloro che riusciranno a superare gli ostacoli, a patire la peste, l'indifferenza, la passività, il cinismo la fame e il freddo nutrendosi di Fede e di Amore per continuare a credere nonostante tutto e tutti. Coloro che non si stancheranno, che non demorderanno, che non si arrenderanno e il cui morale resterà sempre alto nonostante le botte prese e le sconfitte subite. Nessuna scoperta tecnologia, nessun'arma, nessun strano aggeggio babbano sarà mai in grado di dare all'uomo ciò che gli manca oggi: un Cuore in grado di amare, di accendersi, di uscire dalla casa, di abbandonare le zone sicure e lottare. Sulle scie delle più grandi guerre, sul sangue degli innocenti, sul sacrificio dei martiri e sull'immane sforzo degli eroi sono state raggiunte le mete più importanti che hanno contribuito a creare una pace che, al giorno d'oggi, sembra molto illusoria. » - Mise una mano sulla sua maschera, perché si posizionasse meglio sul volto: la seconda volta che lo avrebbero visto, lo avrebbero visto senza nulla che gli coprisse il viso. E sarebbe stato l'Akuma autentico, quello. - «"Diplomazia", lei dice... "Il conflitto non violento"... Beh, delle belle parole, utopiche quasi e molto lontane dalla realtà: si fidi quando Le dico che sono stato sin troppo diplomatico nella mia vita. E si fidi che le parole sono soltanto parole: fiato che si spreca nel cercare una soluzione che spesso la controparte non vuole cercare. Prenda il Ministero: abbiamo un Ministro in carica da non so quanti anni, senza mai essere stato eletto, che controlla il mondo grazie ai suoi scagnozzi con il distintivo e grazie agli organi di stampa, nonché agli uomini fidati a Hogwarts, a Hogsmead, in altri reparti del Ministero. Le sembra diplomatico, questo? A me sembra soltanto un regime dittatoriale malamente mascherato per "democrazia". E mi sembra anche che i primi a voler mantenere i propri sederi sulle proprie poltrone siano proprio i ministeriali, il cui stipendio dipende dal Ministero e quindi dal Ministro. In tutto questo, mi dica, non è forse un crimine maggiore accettare il silenzio, questo stato di cose, di schiavitù malcelata, invece che romperlo? Chiunque non riesca a superare il silenzio, chiunque si rifiuti di spezzarlo, chiunque cerchi di consolarsi con parole come "diplomazia", "rispetto" e così via, non è altri che una parte del regime che governa il mondo, cosciente
o incosciente. Perché non glie ne frega a nessuno niente delle vostre firme, dei vostri banchetti e delel vostre riunioni, così come non glie ne frega a nessuno della vita dei semplici poliziotti anti-mago: solo il Potere conta per davvero e solo per il Potere muoiono gli innocenti, in quanto semplici pedine su di una scacchiera. »
- Alzò le mani in segno di resa, facendole ben vedere ai due. - «Ma non sono i programmi, le promesse o le fantastiche idee dei politici il Bene Supremo per cui dovremmo lottare: sono gli Uomini Nuovi, i loro cuori e il Mondo Magico in cui vivamo. Tutto il resto è vano e sciocco: la finta guerra tra i ministeriali e i mangiamorte ha già portato via troppe anime innocenti perché il potere potesse restare intoccato. A proposito,» - si schiarì la voce a malapena cercando di trattenere la risata. - «Sa perché gli auror pensano di essere magnanimi e misericordiosi? Perché invece di uccidere il nemico lo mandano in una stanza buia a vivere una vita fredda, priva di felicità e possibilità. E talvolta fanno risucchiare l'anima del malcapitato dai dissennatori. Sa perché fanno tutto questo? Perché lo dice di fare una prostituta ben vestita che sta al Wizengamot. La Bontà fatta sistema, non c'è che dire... Sono come dei robot, i dipendenti del Ministero: verrà loro ordinato di darLe un patentino e loro glie lo daranno senza muovere un ciglio; verrà loro ordinato di succhiarLe via l'anima, e anche in quel caso si occuperanno della procedura seguendo la normale prassi burocratica. Non vi è più sentimento alcuno, signor Merlino, e le carte sembrano avere più valore delle vite umane.» - Quindi in definitiva si raddrizzò, appoggiandosi allo schienale. - «Ha ragione, signor Artù, ma i consumatori moderati non hanno idea dei benefici che porta il consumo dell'alcol in quantità giganti assunte giornalmente. In quantità non moderate l'alcol permette di raggiungere uno stato più profondo di comprensione delle cose del mondo: amo berlo ascoltando la musica classica. Tuttavia, è anche vero che per un sportivo bere l'alcol è come scavarsi una buca. E poi ho promesso a un fidato compagno di battaglia di non bere più molto alcol; anzi, gli ho promesso di non bere più. Oggi ho solo fatto un piccolo strappo alla regola...» - disse scuotando il capo, quasi come se fosse in profondo disappunto per quel che stava dicendo. L'alcol lo attirava moltissimo e poteva bersene a vagonate, ma una parola aveva un'importanza maggiore.
 
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Issho
Fuji-Tora
«I ciechi hanno la fortuna di non poter vedere le nefandezze di questo mondo»

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Ascoltò le parole discordanti e sprezzanti caparbietà e sicurezze di Mr. Do, mentre torno' a fissarlo con attenzione dopo il momento di svago della bevuta. Riponeva in lui molta considerazione e attenzione. Si giocava su una scacchiera dove ogni parola poteva aver un peso più o meno determinante per la riuscita della partita o per la raccolta di informazioni in quel caso. Il discorso del giapponese non era in nessun punto concorde con quello del mascherato in bianco, anzi, solo negli ultimi punti della fede in se' stessi. Lei mi piace sempre piu' a ogni parola che con forza riecheggia in questo locale. Sento un tono sicuro adesso, quasi esperto della vita. Come deve essere freddo l’inverno per coloro che non hanno ricordi caldi. Il biondo Vath avrebbe ricordato quelle parole durante il primo appuntamento nel suo ufficio. Era una frase che spesso rientrava nei discorsi di Issho, atta a scalfire quelle corazze che una persona si armava prima di una lotta per non far veder cosa celava. Avrebbe continuato ad ascoltare senza interrompere, o per lo meno era quello che si sarebbe predisposto di fare, se la sua foga non lo portasse a smentirsi ogni qual volta non riuscisse a star zitto. Torno a dire ragazzo che il tuo e' un confondere le ere passate con le attuali. La barbarie non e' un sistema legale e pacifico del fare le cose ai giorni nostri. La qualita' non e' in dubbio, serve sempre, a maggior ragione ai tempi d'oggi e al servizio della giustizia non privata, ma istituzionale. Non si ragiona qui come in matematica sui numeri, quelli son solo indicazioni e su questo possiam venirci incontro. Ma nemmeno si puo' condannare la maggioranza di chi ha scelto uno stile piu' evoluto e tranquillo e pacifico. Poi scappo' fuori il nome di Yukio Mishima; il suo sguardo muto' in qualcosa di piu' serio. Kimitake... Fisso' il vuoto qualche istante. ``Una vita a cui basti trovarsi faccia a faccia con la morte per esserne sfregiata e spezzata, forse non è altro che un fragile vetro``. Avrebbe citato le sue parole lasciate per iscritto prima del suicidio. Me lo ricordo sa? E' a questo che ha portato la sua educazione spartana, quella che vuole lei DO...Al nulla. Nessuno ha captato il messaggio, nessuno ha capito, non perche' non volesse il popolo, bensi' perche' concetto oramai superato e non evoluto. Ricordi le sue parole, piene di paura e confusione: ``La vita umana è breve, ma io vorrei vivere per sempre``. Vive nei ricordi, ma non nei fatti. Forse era qualche monito, o forse una richiesta di aiuto. Forse cercava qualcuno che gli facesse comprendere il perche' non usare le metodiche tradizionali o le vecchie ideologie o qualcuno che lo aiutasse a superarle. Bene, non e' arrivato nessuno. Ora lei mr.Do le vuole superare, facendo sue quelle stesse idee, senza aiuti e prendendosi un carico impossibile da portar da soli contro un mondo che vede tutto al contrario e che ha nuove fondamenta. Sosto' una manciata di secondi, poggiandosi coi gomiti al tavolo per sorreggersi leggermente la testa in preda ai pensieri. Era un mix di sentimenti che sarebbero sfociati in troppi altri discorsi e obiettivi, doveva filtrare e fare emerger altro di piu' utile. Lei mi parla di codardia, confondendola con l'inettitudine o la pigrizia giustificata di un popolo in pace. Lei mi parla di una vita condotta al freddo, in preda alla fame, malattia e totale ignoranza psico-fisica di un individuo, come ``oggetto``lasciato solo a se stesso in questo campo di battaglia. Mi permetta di precisarle che non e' paura....e' la vita. Un sogno per il saggio, un gioco per lo stupido, una commedia per il ricco ed una tragedia per il povero. Si rimise a spalle ben dritte, trovando compostezza e un accenno di sorriso. Chiamava ora la cameriera con soliti gesti, per far portare via la bottiglia d'annata di sake' visto la fine della bevuta per volere di tutti. Chiese nel contempo che questa arrivava di poter esser portati qualcosa al tavolo da stuzzicare. Una volta allontanatasi, avrebbe ripreso a discutere. La vita sa esser difficile e crudele. E' colpa di tutti e di nessuno. Tutti possono fare qualcosa e nessuno fa niente. Questo prescinde dalla ideologie, politiche e quant'altro. E' etica e morale personale. Voglia. E' un mistero da vivere, non un problema da risolvere. Chi e' pronto a portare morte come individuo piu' forte e' allo stesso tempo un disprezzatore della vita che lei invece chiede di rispettare. E' in contraddizione amico mio. Non e' con la forza che porterà' avanti i suoi ideali. Tossi', si schiarì' la voce mentre ora portava alla bocca una manciata di arachidi portate gentilmente dalla cameriera come richiesta insieme ad altre stuzzicherie varie. Per il resto il suo concetto di amore mi piace. Lei mi da l'aria di un uomo che grida con rabbia dentro una grotta i propri ideali, creando un eco che poi torna indietro tale e quale a come lei ha urlato, non piacendole. Se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii. Passo' a ticchettare il tavolo, cercando altre parole che avessero potuto aiutare i presenti a ragionare, perche' era quello alla fine la questione di tutto, ragionar ad alta voce con idee contrastanti. Non ci sarebbero stati ne mutamenti ne cambi di ideologia, ognuno lottava per i propri. Ogni fine e' un inizio quando si evolve, dice bene signore mio, quando si accetta e si cresce o cambia. Ma piu' qualcosa viene distrutta e piu' si snatura, generando cose nuove che possono esser o meno piu' negative o positive. Le spade distrutte e riforgiate, senza cambiar materiale, senza evolverne la gradazione di elementi, rimarranno sempre spade deboli e non funzionali. La tempra di una spada, la tempra dello spirito, della vita, quella e' la vera cosa che deve mutare. Al mutare di essa muta la lama e si rende indistruttibile. Deve esser una strada percorsa in parallelo, senza che una superi l'altra. SI matura assieme, non si sottomette nulla. Ad un certo punto comincio' a ridere, singhiozzando adesso per una manciata di secondi. Guardava Vath che probabilmente lo avrebbe preso per pazzo, e cercava di smettere per non andare troppo sotto l'attenzione di tutti i festaioli nel locale che ballavano adesso a ritmo di musica leggera. Scusate, scusate...Mi e' venuto in mente ora il nome di un romanzo dello stesso Mishima. Si ricompose, prendendo aria e esplicando il titolo del romanzo. Confessioni di una maschera. Lo conoscete? E' un'autoanalisi della vita del ragazzo che spazia per diverse tematiche che l'hanno caratterizzata. Si e' ispirato a cio' per il suo costume, Mr. DO? Forse e' coincidenza come il fatto che sia ``forse`` un giovane? Forse e' in fuga da qualcosa per celarsi? Forse ha qualcosa da confessare o da completare? Non sarebbe paura anche questa secondo il suo punto di vista? Non si senta ovviamente attaccato ne incriminato, cerco solo di comprenderla e di sentire la sua nota nel mezzo di una melodia. E' solo una chiacchierata. Cio' che qui succede, qui finisce. E' una serata relax. Poi volse il capo verso il biondo Remar. Potrebbe piacerti il suo discorso sul ministero Mr. Artu'. Mi tiro fuori dal commentare a riguardo. Son da troppo poco tempo qui, non posso ancora constatare. Si accorse che ancora il suo bicchiere di ceramica aveva del sake' al fondo tazzina e quindi approfitto' per un ultimissimo brindisi. Allora, io per voi, brindo al fidato compagno di battaglia della nota Do.... e c'e' anche musica classica sottofondo, che coincidenza. E tiro' giù'. Eran già passati tanti minuti, forse un'ora, da quando la serata prese una piega particolare.


 
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Vath
Remar «

  » Ufficio C.M.I. ~ Scheda | Outfit

Ed ecco come, dopo un lungo monologo, la vera natura di Mr. Do si palesò ai suoi occhi. Issho ci sapeva fare, aveva toccato le corde giuste. Una personalità esplosiva solida nelle sue idee, pronta a fare fuoco e fiamme per purificare il Ministero e l'intera società per elevare i pochi eletti a protezione di quella visione. L'uomo aveva chiarito perfettamente la propria posizione a riguardo, inconsapevole di parlare proprio con due di quei dipendenti del ministero che tanto criticava. Vath dovette ringraziare mentalmente il collega che, da abile oratore, aveva portato la nota a scoprirsi ulteriormente. Solo un nome fece breccia nelle riflessioni di Vath: Yukio Mishima e le parole successive di Issho gli diedero conferma, Yukio Mishima altri non era che Kimitake Hiraoka. «Mr. Do, la prego, chiamiamo le persone con il loro vero nome, Kimitake Hiraoka era noto anche qui in occidente. Il suo Harakiri al Ministero dopo averlo preso con forza di una squadra paramilitari è stata praticamente inutile. La storia lo ricorda, certo, come uno degli ultimi a praticare quella morte tanto onorevole che contraddistingue i giapponesi ma il suo lascito sono solo libri come la foresta in fiore.» Quando poi Issho disse una frase, Vath non potè trattenersi dal sorridere, la stessa che aveva usato con lui, da preludio a quelle stoccate per determinare la personalità di chi si trovava di fronte. Poi all'affermazione del collega sull'apprezzamento di quelle ideologie sul ministero Vath scosse la testa. «Mi dispiace contraddirti Merlino, il discorso sul ministero non posso apprezzarlo. Qui si parla di bruciare dalle fondamenta qualcosa la cui base è solida, il cuore pulsante. Bruciare una cosa per vederla risorgere come la Fenice.» Con tutti quei discorsi erano passati molti minuti, il ventisettenne tirò fuori l'orologio da taschino, unica cosa anacronistica che possedeva in quel momento, guardandone l'ora.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”

“ La conoscenza è potere. ”
© Arklys ~ harrypotter.it
 
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Semper Fidelis

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× Legenda
Narrazione
"Pensieri"
«Dialoghi»


Confondeva le ere passate con quelle attuali? Che cosa vana e sciocca! Le ere non erano delle etichette a sé stanti, dei sistemi al di fuori dagli individui: le ere erano fatte dagli individui stessi. Il tempo e lo spazio era riempito di persone che vi si muovevano, quasi come pedine su di una scacchiera. Nessuna partita ci sarebbe stata se nessuna pedina si sarebbe mossa e non avesse mangiato un'altra pedina. Certo! Certo! Invece della barbarie era più conveniente la non-barbarie: un grande, eterno, profondo silenzio che non etichettava chiunque voleva andare controvento come un inutile rivoluzionario le cui idee non lo avrebbero portato da nessun'altra parte, se non verso al barbarie stessa. Ma dove, esattamente, vi era il barlume della ragione nelle sue parole? Laddove le persone soffrivano, le guerre continuavano; laddove l'uomo continuava a preferire i soldi alla crescita personale; laddove lo spirito e la spiritualità assumevano sempre meno importanza e le persone si attaccavano ai concetti come il piacere carnale, come i soldi, come i beni materiali, non solo si aveva bisogno di una voce che rompesse il senzio: si aveva bisogno di un'anima che accendesse la luce in mezzo alle tenebre. In quel silenzio, in quel macabro stato di accettazione delle cose, chi restava in disparte a crogiolarsi nella diplomazia o, peggio ancora, nella filosofia, non poteva più dirsi innocente: era il collaboratore e l'associato del più grande dei Mali: l'indifferenza. Mille volte per mille avrebbe preferito un auror, che pur camminando su di una strada sbagliata, almeno camminava, piuttosto che una persona qualsiasi la quale cercava d'illudersi e d'illudere gli altri che la passività, il fermo, il silenzio fossero le strade migliori. - «Sarà, ma io torno a dire che....» - si schiarì la voce, - «le ere dipendono da noi. Siamo noi a dipingere le ere con i colori che vogliamo. E siamo noi a dare il significato alle parole. Per me, per esempio, siamo già in un'era barbara e barbarica poiché non so come altro si può definire un'era in cui delle persone vengono lasciate in camere stanze, fredde e oscure, al di fuori di ogni felicità, a desiderarsi la morte ogni giorno e ogni istante. Lei parla di giustizia istituzionale? Lei si illude: è solo un buon sognatore, un utopista. Non esiste alcuna Giustizia istituzionale che non venisse decisa dagli uomini al potere per gli uomini senza il potere. Non esiste alcuna Giusizia, a parte quella della Provvidenza, che non sia solo un mero punto di vista creato e realizzato in base alle proprie visioni personali di tanti uomini messi assieme. Lei lo chiama Giustizia? Bene: io lo chiamo dittatura militare. Le dice che non si può condannare chi ha scelto di vivere una vita tranquilla e pacifica quando qualcuno più in la muore di fame, qualcun altro di malattie e qualcuno d'amore? Io dico che gli egoisti i quali vorrebbero chiudere gli occhi sui mali del mondo e far finta che niente accada, siano il peggiore di tutti i mali e che proprio a loro siano riservati i cerchi infernali più profondi. » - Disse con il tono deciso e ferreo, senza lasciare alcuna possibilità di dubbio sulla sua intonazione. Era estremamente sicuro di quel che stava dicendo e lo avrebbero potuto mettere con le spalle al muro, schiacciarlo e ucciderlo, ma non avrebbe mai fatto un passo indietro. No. - «Chi vuole vivere in un mondo in fiamme, guerre, malattie, carestie senza preoccuparsi del Dolore dell'Altro, senza aprire gli occhi sui guai vicini, senza ascoltare le assidua grida dei feriti e dei morenti è soltanto uno sciocco, non un saggio, né un diplomatico. Non puoi vivere in una tranquilla casa di pietra quando la terra trema e fuori s'infiamma uno tsunami di fiamme e sangue.» - Ascoltò la citazione di Mishima con un'espressione di grigia passività. Le aveva fatte sue da moltissimo tempo. Aveva fatto anche altre citazioni perfettamente sue. Aveva attinto da quei maestri di vita e ora si ritrovava in quel che era, nella sua veste, con la sua maschera. Maschera, sotto alla quale, però, vi era un Volto e non soltanto un'altra maschera.
Era libero: di non nascondersi, di non celarsi, di non partecipare ai complotti e agli intrighi. Libero di essere, di vivere e di combattere. Di morire. - «Al nulla, dice Lei? Nessuno ha captato il messaggio, dice Lei? Non mi dica che è davvero così cieco e sciocco come cerca di farmi vedere. Tutt'oggi in Giappone ci sono strade con il suo nome, ci sono monumenti a lui dedicati e club privati che portano il suo nome. Alla figura del poeta-guerriero sono dedicati premi e club letterari e la sua impronta è ancora così vasta e luminosa, che anche il più cieco potrebbe vederla. Tutt'oggi il suo nome viene rievocato e risuonato come un fulmine laddove si dice che il Jietai debbai riprendere le sue forze: essere ed esistere, per la Gloria del Giappone e per l'Altissimo Imperatore. Yukio Mishima, una figura del passato, vive nei fatti, nel Presente, più di quanto lo facciano miliardi di persona: lui illumina, lui ispira, lui motiva, lui spinge. Il mondo ha nuove fondamenta? Sono delle fondamenta sbagliate e io le rigetto completamente. Un mondo che poggia sulle idee moderne, è un mondo errato, un mondo destinato all'oblìo e un mondo il cui egoismo sarà causa e fine. Se è quello il mondo in cui viviamo, io gli dichiaro guerra: un'eterna ribellione contro i suoi valori sbagliati, contro le sue virtù malandate e contro le sue fondamenta del tutto prive di arte, di poetica e di anima. La missione di ogni uomo che si rispetti e che sente, vede e percepisce il Dolore delle persone vicine è solo una: epurare le fondamenta sbagliate di un mondo errato con la più rovente delle fiamme, perché niente rimanesse in piedi di quelle fondamenta e restasse solo ed unicamente la cenere. E Yukio Mishima aiuta moltissimo in tutto questo: laddove molti esistono, lui vive!» - Poggiò i gomiti sul tavolo in un fare calmo e tranquillo: di queli che andassero alquanto in contrasto con le sue parole e quell'animo di fuoco che straboccava dai vasi. - «La pace di un popolo non rappresenta alcuna giustificazione per la guerra di un altro popolo. La sazietà di una persona non rappresenta la giustificazione per la fame di una persona: non siamo né stupidi, né egosti e abbiamo il dovere morale di condividere il pezzo di pane con il prossimo, qualora lo necessitasse. Lei dice che non è la paura, quella? Io invece le ripeto: è paura, è codardìa, è infamia. Poiché un sogno per il saggio è inutile, esattamente come una commedia per il ricco e un gioco per lo stupido: solo la tragedia del povero ha importanza, perché mentre gli altri vivono, lui sopravvive. E mentre gli altri parlano usando la loro dialettica, ci sono quelli che agiscono. Quelli la cui unica dialetta è la dialettica dell'azione: si parla poco, si parla quando occorre e si dice quanto occorre dire. L'unica oratoria plausibile è l'oratoria dell'azione: tutto il resto sono delle mere parole gettate al vento. Invece di parlare, meglio operare: si lascia che siano i potenti a parlare e si lascia che siano gli umili ad agire. Agire per il bene di quella Rivoluzione che molti rigettano, ma che deve manifestarsi, ma che deve esserci, che deve avvenire e le cui basi teoriche sono molte di più rispetto a quelle pratiche... al di la della volontà di molti di vivere la propria vita tranquilla e spensierata, senza fare un cazzo e senza nemmeno vivere per davvero. » - Sospirò. Si stava facendo difficile, quel dialogo... per non estrarre la spada e non continuare la sua lotta più che mai, ancora più intensamente, in ogni luogo, in ogni zona in ogni tempo. Eppure aveva già fatto il suo: ora doveva calmarsi. Del resto, anche il più grande dei dialoghi non sarebbe stato che semplicemente una partita a tennis tra coloro che avevano personalità diametralmente opposte e si volevano convincere, di pari grado, di avere entrambi ragione. Né aveva avute di quelle partite di tennis: non una, ma molte. E sapeva che lo schema di botta e risposta non avrebbe portato la pallina a fare il punto, ma soltanto venir respinta con più violenza e forza. - «Non è la vita, ma gli uomini,» - disse, - «E sa perché nessuno fa niente? Per la vita pacifica e tranquilla che Lei ha ha prima specificato. E' etica? No: è stupidità, mancanza d'anima e di cuore, profondo egoismo, nient'altro. Perché aiutare il prossimo, patendo la fame, il freddo, la stanchezza e l'insonnia, se ci si può semplicemente sdraiare vicino al camino e bere del cognac francese con il mignolino alzato? Io rispetto la vita, signor Merlino. Io la capisco. Come capisco la Morte. Ma la Vita per me, esattamente come per i sudditi dell'Imperatore, non è il Bene Supremo: è solo una possibilità, un modo, non il fine, ma lo strumento. La mia vita è la mia strada per evolvere il mio spirito e la mia anima imparando a lottare, a studiare, a conoscere e ad amare. L'unica cosa che io rispetto per davvero è l'Amore, il Bene Supremo. Quel Bene, che l'Aristocrazia non ha raggiunto, fallendo. Oggigiorno abbiamo bisogna di un'altra artistocrazia, un'aristocrazia spirituale: non più l'aristocrazia del mignolo alzato parlano delle disgrazie altrui, ma l'aristocrazia dell'estremo interventisimo, dell'estrema azione e della profonda passione.» - Sorrise quindi, lievemente. - «Non mi piace l'eco che torna indietro, dice? Eh no. Mi piace. Mi piace come la sinfonia di Beethoven, come il canto del cigno di Mozart, come le lacrime di pioggia sul pianoforte di Chopin. In un mondo in cui le persone dicono ciò che non pensano e in cui portano le maschere per celare la veritù, io ho il piacere di dire ciò che mi infiamma, ciò che mi piace, ciò che mi spinge a migliorare e a camminare in una strada che non sarà MAI in discesa e il vento mi soffierà sempre contro e mai alle spalle. Ogni scontro per me è un scalino; ogni dolore - una possibilità. La sofferenza, per me, non è altro che un strumento. Ogni taglio, ogni ferita, ogni notte insonne e ogni ora affamata per me è un modo per schernirsi del mio corpo e di quella società che posa su quelle basi che io rigetto: laddove tutti nuotano sospinti dalla corrente, io nuoto controcorrente. Quando tutti si attaccano alla vita come al Bene più grande, ma io ho l'accortezza di considerarla per quel che è davvero: non un fine, ma un mezzo. » - Arrivò quindi il tempo delle Confessioni di una Maschera, un must immancabile durante un qualsiasi dialogo che verteva su Mishima. Alcune opere contraddistinguevano i loro creatori per sempre: il quadrato nero di Malevich, il Maestro e Margherita di Bulgakov, Uno, nessuno e 100.000 di Pirandello, la Divina Commedia di Dante e, ovviamente, Le Confessioni di una Maschera, di Yukio Mishima. - «No, signor Merlino,» - disse Raven. - «Non mi creo falsi idoli, ma rispetto le persone di valore, come lo era Yukio. La maschera? E' soltanto un'idea. E la mia è soltanto una confessione... di una maschera. » - Si schiarì la voce, chiedendo un bicchiere di acqua con una cannuccia alla cameriera. - «Mi può portare un bicchiere di acqua liscia, per favore?» - chiese alla donna. Ne avrebbe fatto un sorso, forse due. Non tantissimi, ma il necessario per eliminare la secchezza alla gola. - «Mi sembra un filo-ghandiano, signor Merlino.» - Disse l'Akuma. - «Uno di quelli che vorrebbe mantenere la pace sempre e a qualsiasi costo, nonostante la pace non ci sia più da un po' e non siano nemmeno così tanto desiderata, né bramata, né possibile. Mi sbaglio?» - Chiese, salvo girarsi verso l'erede al trono di Kamelot. - «Inutile?» - chiese. - «Mi dica: è stato inutile il gesto di Jan Palach? E quello di Yeshivat da Nazareth? E quello di Corneliu Zelea Codreanu? Ed è stato inutile anche il gesto di Bobby Sands? E di Goffredo da Buglione? Quanti altri gesti "inutili" che gettano delle grandi luci sulla nostra epoca, Lei ha conosciuto?»
Tuttavia era anche l'ora di smettere quella partita a ping-pong: per quanto gli potesse piacere, era anche chiaro che non avrebbe portato da nessuna parte. Forse la pallina si sarebbe spezzata, prima o poi: non sarebbero andati oltre. Ascoltata o meno la risposta dei due kamelotiani, Shinretsu Raven si sarebbe alzato finendo di bere la sua acqua in pochi sorsi.
«E' stata una piacevole chiacchierata,» - disse, notando che era già trascorso del tempo dall'inizio della stessa. - «ma al di la delle nostre età, dei nostri punti di vista e del dinamico movimento, vi sono anche degli impegni che ci costringono ad abbandonare il tavolo d'incontro con nemici e alleati per continuare a camminare sulle strade di sempre.» - Abbassò il capo in segno di rispetto e si preparò a uscire per continuare il suo viaggio dopo quella sosta.


 
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Issho
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«I ciechi hanno la fortuna di non poter vedere le nefandezze di questo mondo»

► Origine: Mezzo-Sangue ► Età: 44 ► Ruolo: Mago Adulto ► Scheda: Qui

Ogni cosa vale il prezzo che il compratore è disposto a pagare per averla. Avrebbe solamente detto Issho al termine del monologo del mascherato. Le parole di fuoco, miste a un sentimento di rabbia celata e alla voglia di voler capovolgere tutto, compresa la scacchiera sulla quale si giocava, erano evidenti cosi' come lo era adesso la personalità' di Do. Aveva trovato il suo carattere, aveva colto i suoi segnali. Per definizione inesistente si sarebbe detto, ideologico e freddo. Aveva le proprie volonta', propri pensieri e il proprio concetto di giusto e sbagliato che prescindeva da quello che il mondo si era riconosciuto come legge generale. Andava contro le istituzioni, incolpandole di cecità', non curanza e nulla facenza. Di facciata tranquilla ma nello spirito era un cocchiere che doveva domare quei suoi cavalli dagli occhi di fuoco in furia. Forse sarebbe stato instabile forzando ulteriormente la mano, dunque non penso' di andare oltre. Saro' cieco, miope, pauroso come lei dice, ma non saro' in nessun modo un criminale. Non mi macchierò' di qualcosa che non sia il mio stesso sangue buttato con le parole piuttosto che fatto riversare da altri a colpi di spada. L'onore e l'amore si portano avanti anche in questo modo. La sovversione, rivoluzione, nei modi barbari che lei avanza con proprio l'amore come benzina del motore, genererà' solo altro odio e dolore, sistemando solo momentaneamente chi ha bisogno proprio di quell'amore. Non e' questa la soluzione. Tanti si sarebbero mossi, stando al suo ragionamento, fra i emarginati, malati e poveri, ma tutti hanno riconosciuto la metodica istituzionale e legale invece che il comportamento spartano e chi ha provato quest'ultimo, ha solo macchiato la propria innocenza, fede, animo di sangue ingiusto. Yukio, ho detto che vive nei ricordi, nelle tradizioni, nelle onorificenze, ma non nelle istituzioni legali e del modo di fare attuale. E' passato, tragicamente. Si uni' alla bevuta insieme a mr. Do, mentre comprendeva ulteriormente il suo vivere. Il tempo è spesso puntuale nel farci capire molte cose in ritardo, Mr. Do. Si e' amanti di opera, logica e poesia; si usa ogni mezzo per raggiungere ogni scopo, giustificandolo per parafrasare Machiavelli. Si puo' esser sportivi e leali, umiliare o esser umiliati. Si puo' far uso della rabbia o della calma, cosi' come si puo' esser buone o cattive persone, ma...alla fine ci viene sempre presentato il conto, nel bene e nel male. Disse quasi con tono paterno, mentre sospirava, sereno e quasi provato del non poter riuscire a far comprendere al mascherato un'altra chiave di lettura. Era una personalità' fin troppo solida, caparbia e determinata, da poter far sciogliere in cosi' poco tempo e senza nessun rapporto precedente. Aveva capito che era un tipo che si voleva metter in gioco, andando anche contro il pericolo. Forse era selettivo con l'umanità', facendo rapporti di differenza e debolezza fra le razze. Dentro Issho, un forte desiderio di voler narrare la sua giustizia, istituzionale sicuramente, ma con altre sfaccettature, era difficile da trattenere, ma dovette farlo dal momento in cui il mascherato comincio' ad alzarsi e levare le tende. Ci lascia di gia' Mr. Do? Posso capire, gli impegni...Mi permetta di dirle un'ultima cosa a questo punto. Si alzo' anch'esso, cominciando a proferire. Filo-Ghandiano? Forse...Come te, ho le mie ideologie. Nessuna civiltà potrà essere considerata tale se cercherà di prevalere sulle altre, cosi' come anche i modi non saranno giusti e amorevoli se si cercherà' di imporli ad altri con la forza e non con la legge. Non si e' mai in grado di effettuare il disarmo fisico fino a quando non si e' riusciti ad effettuare il disarmo morale. Posso aver solo un'occhio funzionale, te ne sarai sicuramente , ma vede benissimo sa? Vede le ingiustizie, la povertà', la lotta di tutti i giorni. E non sono indifferente. Agisco, a modo mio, per altre metodiche e vie, legali sicuramente. Non mi lascio influenzare, come non lo fa neppure lei e l'ammiro per questo. Sono i modi che cambiano e quelli son alla base di tutto. Tornerò' sempre a dire che non ci si deve armare di spade e magie, ma di parole e ricordi. La vittoria non porta mai alla pace, mai. La storia insegna. Ho esaminato per anni tanti trattati di pace che esistono nel mondo, e ritengo di poter affermare come dato empirico che la vittoria non porta mai alla pace. L’idea che ci possa essere una guerra che fa terminare la guerra non regge. Porto' avanti la mano destra per salutare l'ospite, porgendo un inchino prima che questo potesse andare. Shakai wa hanzai o junbi suru. Han'nin ga kare o okasu (La società prepara il crimine. il criminale lo commette). Sorrise e si sarebbe rimesso a sedere, mentre si allontanava dal tavolo la nota. Solo su questo possiam esser d'accordo. Non sia percio' il criminale di quella societa'. Avrebbe sorriso, distogliendo ora lo sguardo da lui per riporlo in Vath. Un tipo interessante vero? Meglio non farsi altre domande al riguardo.


 
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In tutta la serata il giovane ministeriale aveva ascoltato, risposto, e dato piccole punzecchiare atte a sondare l'animo dello sconosciuto. Era riuscito a determinare che Mr. Do possedeva una personalità esplosiva, solida nelle proprie convinzioni ma piena di contraddizioni. Quando L'uomo replico alla propria affermazione Vath era a conoscenza di quei nomi. Ed ecco la contraddizione che si palesava: l'uomo di fronte a sé parlava di concetti completamente differenti, Codreanu era stato assassinato, Jan Palach si era tolto la vita, sì, ma a seguito della repressione militare, Goffredo da Buglione morì per cause naturali, Yeshivat da Nazareth non gli diceva nulla, che l'uomo si fosse confuso con Yeshua ormai meglio noto come Gesù? Di lui l'intera umanita non sapeva nemmeno con certezza se fosse esistito veramente e comunque fosse Vath non aveva quel genere di fede. Di cosa dunque voleva parlare Mr. Do? Cosa dovevano rappresentare quei nomi per lui? «Perdonatemi, non vedo il nesso tra questi nomi e Mishima. Ma lungi da me volervi trattenere oltre il dovuto. Arrivedervi.» Vath si sarebbe alzato leggermente e gli avrebbe porto la mano destra, per lui era determinante quel contatto, una stretta di mano rivelava molto del proprio interlocutore. La nota avrebbe, come la prima volta, evitato il contatto. Il ventisettenne ritrasse la mano, sedendo nuovamente, aveva fatto caso alle parole di Issho in giapponese e se le ripeté nella mente. "Shakai wa hanzai o junbi suru. Han'nin ga kare o okasu" Osservò l'uomo andarsene, si schiarì la voce e cercò di replicare tono, modulazione della voce e pronuncia di Issho. «Shakai wa hanzai o junbi suru. Han'nin ga kare o okasu. Perdonami se l'avrò di certo detto male ma, amico mio, cosa significa? Si e no, se mi mettessi di fronte tra lui ed il liquido del corno di Erumpent non saprei determinare chi sarebbe più instabile tra tutti e due.» La parte in giapponese se l'era ripetuta varie volte in mente tra se e se in quegli attimi, assimilandone ogni aspetto per poter replicare l'intera frase perfettamente e anche se cercò di sembrare modesto sotto sotto sapeva di averla ripetuta con assoluta precisione.

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Edited by Vath Remar - 17/3/2018, 15:42
 
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"Pensieri"
«Dialoghi»


«Anche la comprensione del fatto che la legge, l'istituzionalità e la legalità sono dei concetti del tutto soggettivi ha un prezzo. » - Rispose in procinto di andarsene. Ed era vero: continuando quel batti e ribatti avrebbero potuto continuare all'infinito e non avrebbero mai raggiunto un accordo. Da un lato vi era il rispetto sacro e sacrale della legge britannica e di quella internazionale, decisa da uomini per uomini, dall'altro vi era il completo rifiuto di considerare la legge umana come un qualcosa di minimamente irrispettabile. Ma questo non faceva del signor Merlino un completo cane del regime, così come non faceva di Raven un completo teppista e terrorista: punti di vista diversi e libertà di poterli esprimere, anche se quella del giapponese più giovane era senz'altro una libertà relativa: se erano degli auror, lo avrebbero sicuramente tentato di prendere in quanto pericolo per la pace e quindi per il ruolo centrale che aveva la finta tranquillità nel mantenimento del potere. - «Lei dice che non vuole essere un criminale, ma io dico che se Lei chiude gli occhi sulla situazione intorno, lo è di già. Lei dice che non vuole riversare i colpi di spada, ma non si preoccupi: se diventasse un pericolo, non servirebbe commettere un crimine per finire ad Azkaban. Dice che l'onore e l'amore si porta avanti senza far nulla di concreto? Rispetto la sua opinione, ma non la condivido: stare a casa o al bar a bere non migliorerà di certo nulla. Ma perché volere un miglioramento se si può avere uno stipendio, permettersi qualche viaggio ogni tanto e avere una vita più o meno degna, a patto di chiudere gli occhi?» - Respirò, conscio del fatto che ormai era solo un'inutile partita a tennis. - «Tutti? Tutti pensavano che la Terra fosse piatta e che il sole si muovesse intorno alla Terra. Tutti pensavano che esistessero delle divinità, al di la delle nuvole. Mi faccia il piacere di non nominare la parola tutti: il parere del gregge è il parere della mediocrità.» - Non aveva molto di cui discutere con un "forse" filo-ghandiano. Non aveva mai condiviso quel punto di vista e lo reputava sbagliato alle radici. Sbagliato come i lontani insegnamenti orientali: filosofie illogiche, senza né capo, né coda. L'europeità guerriera, il mito degli antichi combattenti, faceva molto di più a caso suo: non una protesta pacifica, ma una protesta di sangue e fuoco. Si sbagliava? La storia babbana e magica diceva il contrario. - «Resterei piacevolmente,» - ammise. - «Ma dopo un po' un qualsiasi dialogo diventa solo una partita a ping-pong. » - Tacque osservando gli occhi dell'orientale con più anni alle spalle. Occhi stanchi, certo, ma decisi a continuare a raccontare quella follia in cui, forse, nemmeno lui ci credeva per davvero. - «Agisce male,» - tagliò corto. - «Perché un cambiamento davvero radicale avvenga, dev'essere versato sangue, innocente o no: lo insegna la storia della Francia, della Germania, della Russia, degli Stati Uniti, dell'Irlanda, della Gran Bretagna e persino del Giappone stesso. Non vi è cambiamento senza sacrifico. Chi vuole illudersi del contrario è libero di farlo. Ma è anche libero di non diventare un ostacolo per coloro che, invece, sono pronti al sacrificio. A proposito di parole e ricordi: da quanto ho capito, mi sembra che non abbia avuto alcun successo il metodo pacifico delle firme contro il Ministero. Non solo: da quanto ha detto, sembra che sia stato anche preso in giro... quel metodo. E' questa la fine delle proteste pacifiche: vince sempre il più forte, il più violento e il più pronto a sacrificare sé. Oppure a sacrificare gli altri... per cui sono solo delle pedine inutili su una scacchiera dalle dimensioni del mondo. Sa qual è stato il più grande bene del secolo precedente, signor Merlino?» - chiese guardando il volto del tizio attraverso i fori nella sua maschera. - «La Seconda guerra mondiale è stato il più grande bene, signor Merlino. Perché è stato il passo necessario a eliminare le ostilità in Europa: una pace che dura da più di 70 anni ormai! Per non parlare del Giappone che, sconfitto, prosperò. A seguito di quella guerra abbiamo avuto nuovi tribunali, nuovi enti, nuove organizzazioni, nuovi trattati. Abbiamo avuto lo sviluppo del commercio e dell'industria: una guerra che ha portato via 50 milioni di vite, ha invece permesso di vivere meglio a 7 miliardi di persone. Le diseguaglianze sociali, le lotte di classe, ma anche le lotte tra le etnie si sono ridotte. La Pace è stata dovuta alle persone forti di spirito e d'animo che in quel inferno ci sono state per davvero. Tali persone hanno creato un periodo di benessere e prosperità che, però, ha contribuito a creare delle persone deboli di spirito le quali sono responsabili della situazione che abbiamo oggi. Mi dica, quindi, sarebbe meglio continuare, imperterriti, a percorrere una strada di dubbia legalità, dubbia democrazia, dubbia diplomazia, dubbia istituzionalità... oppure la giusta strada è quella più naturale, della rivolta con le armi in pugno?» - Chiese lasciando il tizio con la domanda finale. Gli strinse la mano con una stretta forte e vigorosa prima di rivolgere il proprio sguardo all'altro. L'altro, Artù, non aveva fatto molti interventi e si limitò semplicemente a dire che non vedeva il nessuno tra quegli uomini e Yukio. L'Akuma non poté che alzare le spalle, indifferente. Sarebbe stato difficile spiegare il nessuno che c'era tra gli uomini di valore di epoche molto lontane... se non che fossero tutti degli uomini di valore disposti a rinunciare alla vita per un bene più grande.
Strinse la sua mano con la propria: stretta forte, come lo era di uso tra i maschi. Poi inchino.
Quindi la scomparsa dalla scena.

 
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Issho
Fuji-Tora
«I ciechi hanno la fortuna di non poter vedere le nefandezze di questo mondo»

► Origine: Mezzo-Sangue ► Età: 44 ► Ruolo: Mago Adulto ► Scheda: Qui

Caro Vath, la società prepara il crimine. Il criminale lo commette. Si sarebbe limitato a riferire al collega circa il significato della frase. Il mascherato aveva lasciato il duetto dopo aver saldamente stretto, quasi con normale rispetto, le mani di entrambi gli uomini del ministero, per sparire di scena subito dopo l'inchino. Non aveva mancato di riassumere in brevi e coincisi periodi quelli che erano i suoi passi o le sue ideologie fino ad'ora discusse in modo molto prolisso e in contrapposizione con le parole del giapponese. Issho ci aveva visto sofferenza e confusione, misto a sentimenti giusti ma dai modi piu' sbagliati. Un individuo che aveva perso del tutto, o forse mai avuto, la fiducia nelle istituzioni, negli organi dello stato, che questi fossero babbani o magici. Sai Vath-san, credo che su una cosa forse ci si poteva venire in contro con la nota. Disse la voce rauca, che andava a rinfrescarsi ora con un goccio di acqua di una bottiglia portata fresca fresca dalla cameriera del ristorante. Il mondo si evolve per follia. E' grazie ai folli che si fanno scoperte, che si scoprono cose in ogni campo. Un folle decise di mettersi in viaggio per mare per trovare le indie e sappiamo come e' finita. Un altro decise di far comprendere la circonferenza della terra e sappiamo come e' andata. Altri videro la combinazione particellare su varie scale e varie teorie folli, arrivando alle leggi ponderali e atomiche attuali. Sembra il retaggio dell'uomo. Per evolversi ha bisogno di rendersi folle, non ragionare secondo gli schemi. Tuttavia... Sorrise, mentre ora tornava un po con i piedi per terra dopo un ragionamento quasi da criminale. Gli estremismi non son agevoli e consoni a queste ``folli rivoluzioni``. Ovviamente e' il mio punto di vista. Sorrise, anche in seguito al fatto che il collega lo aveva messo difronte a un paragone col corno di erumpent. Sei poco grazioso biondo. Ovviamente son piu' instabile del corno. Se scoppio io, faccio danno. Una fragorosa risata riecheggio' per il locale, che si era oramai nuovamente rianimato con balli di gruppo fra i giovani e musica di sottofondo piu' stravagante. E' proprio vedendo i giovani in danza, che a Issho torno' a mente la sua studente. A tal proposito, Remar. So che hai una cugina qui in Inghilterra. Lia-san. Non potresti mai capire come faccio a saperlo e cosa ci lega. Non sei un cuginetto che ci tiene a rimanere informato sui fatti di famiglia ehehhehe. Avanzo', quasi ironico, frasi riguardante il loro rapporto per mettergli in moto gli ingranaggi del cervello. Se lo aveva imparato a conoscere, avrebbe cercato di far ogni possibile collegamento per capire le affermazioni del giapponese sul perche' conoscesse una ragazza giovane come Lia, in una terra lontana come l'Inghilterra. Avete un bel po di cose in comune...come l'orgoglio. Sbuffo' sorridendo, quasi come se si fosse calato nel personaggio dello stalker criminale, mentre prendeva un'altra manciata di stuzzichini dal piatto sul tavolo tondo.


 
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«Henry Thomas Buckle, Issho-Sama.» Disse con rapidità una volta che il collega gli aveva tradotto nella propria lingua la celebre citazione dello storico e scacchista britannico. Gli si era rivolto con il suffisso Sama per mostrargli il rispetto che comunque sia, l'uomo si era guadagnato nei propri confronti grazie alla propria saggezza e, ascoltato anche il resto del discorso del Giapponese, Vath non potè che annuire. «Un folle invece decise di sedersi sotto un melo ed è stato proprio grazie a quel frutto che siamo arrivati a comprendere la forza di gravità. Non posso non condividere questo tuo ragionamento, ma quello che diceva la cara nota non è evoluzione e mi sembra che su questo siamo entrambi d'accordo.» Il ventisettenne poi all'affermazione di Issho rise di gusto. «A parte che non mi permetterei mai. Tuttavia, nel caso io mi permettessi di definirti in un qualche modo, sarebbe tutto al di fuori del fluido di un corno di Erumpent: ti immagino di più come l'acqua che con la sua pazienza è anche in grado di scavare la roccia.» Issho-Sama, poi, con serietà disse qualcosa che spiazzò il giovane Ministeriale che, nel mentre cercò comunque di rimanere impassibile, Issho conosceva Lia e sapeva del loro legame di parentela. Vath ragionò un momento: che si fossero incontrati al ministero? Possibile. Lia era venuta al ministero in tre occasioni. A rinsaldare il legame di parentela con Vath, quando la giovane cuginetta aveva scoperto la verità sul proprio cognome e, l'ultima volta, quando era venuta ad invitarlo alla festa in Italia. Ma dal tono con cui ne parlava Issho sembrava conoscerla da molto più tempo e per più di un unico incontro fugace. Le sue parole erano state "Avete un bel po di cose in comune...come l'orgoglio." indicavano una on oscena più approfondita. Che la cugina negli anni di scomparsa sia stata in Giappone? «In realtà, collega, cerco di tenermi informato il più possibile sul sangue del mio sangue. Abbiamo trascorso tutta l'infanzia assieme ed è come se fosse una sorella, per me, anziché una cugina. Tuttavia anche lei ha cose che può e non può dirmi, come è giusto che sia.» Gli disse, sorridente.

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Issho
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«I ciechi hanno la fortuna di non poter vedere le nefandezze di questo mondo»

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Beh, ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio si dice. Rise, mentre sorseggiava un bicchiere d'acqua che si era precedentemente riversato per accompagnare il pasto stuzzichevole, composto per lo piu' da piccole tartine di vari gusti, patatine, sfogliatelle e salatini. Un'aperitivo a tutti gli effetti in quella serata che piano piano cominciava a tardar d'ora, con la gente ora seduta anch'essa ai propri posti per sparare le ultime`` cartucce`` dei propri discorsi dopo aver speso energie nei balli a tema della serata. Non ti annoierò' con storie del passato, ma sappi che Lia ha avuto un bel percorso formativo in Giappone che, spero, l'ha aiutata a maturare e prender le strade piu' difficili con piu' determinazione e scapestratezza. Insomma, l'ho incontrata di recente al ministero, e' cresciuta davvero molto e sono veramente felice e piu' determinato nell'aiutarla nel suo percorso. Sorrise di buon cuore, come avrebbe fatto un padre a un figlio. Il suo occhio abile alla vista sembrava lucido. Gli veniva sempre commozione a parlare dei legami affettivi, tant'è' che spesso doveva ripiegare su altri temi per non lasciarsi andare al sentimento. Acqua che scava la roccia? E' una metafora che mi piace. Credo si addica bene alla mia personalità'. Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se puoi controllare il significato delle parole, puoi controllare le persone che devono usare le parole. Si volto' verso la sala gremita di gente a mangiare, come impegnare ora lo sguardo con qualcosa di piu' stravagante e che lo aiutasse a trovar le parole per intrattenere l'ospite, trascendendo dalle storie di famiglia e fatti personali. Una folla è pronta a credere a tutto, ‘‘vero o falso’’, a condizione che ciò sia costantemente ripetuto. E questo lo sa molto bene la gazzetta del profeta. Sorrise nuovamente, ora rivolgendosi verso il biondo ragazzo. Sai Vath, sei giovane, determinato, forte, scaltro e furbo. Hai studiato, si vede, e sei abile con le stesse parole. Delle volte riesci a esser persuasivo ma ti manca, per lo meno, da quello che mi sembra di capire, quella ``costanza`` di dialettica. Proprio perche' sei orgoglioso e determinato in tutto cio' che fai, dovresti mettere piu' costanza in quei sentimenti. Riuscirai sicuramente a portare piu' risultati...insomma, un altro fiume in piena che scava il proprio letto nel corso degli anni, con costanza. Lo scopo dell'arte oratoria presa di per se' non e' solo la verità, ma anche la costante persuasione. Questo ti porterà' a sbagliare, tantissime volte, perché la verità fa male e la gente non lo accetta ma... un errore ripetuto frequentemente ha una grande forza di persuasione. Non alzare mai la voce, migliora la tua tesi. Il carattere e' altro strumento eccezionale per lottare con le parole. E subito dopo fece cenno al collega di mangiar qualcosa anch'esso dal tavolo. Non sopportava di esser l'unico a far festa in una tavola imbandita.


 
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