Fuoco alle Polveri

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view post Posted on 19/8/2018, 17:20
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Se l'erano cavata così?
Era dunque infine finita, prima ancora che il tutto degenerasse?
Possibile che la fortuna avesse deciso di arridere loro in momenti tanto concitati? Al netto di tanto rumore, sostanziali screzi non si erano levati, e nessuno sembrava disposto a proseguire la conversazione per ribaltare la frittata, il che poteva essere accolto con la gratitudine per quanto ancora una volta la Tuke avesse loro riservato. La Storia ricominciava dunque così, con quattro nuove pietre che avrebbero dovuto fungere da cippi miliari per tutta la distanza che avrebbero da quel momento percorso. Era appena iniziata una difficile convivenza? Dove avrebbe infine condotto? Il bisogno di stabilità avrebbe prevalso sul protagonismo, e l'antagonismo? Sarebbero stati tutti in grado di soddisfare implicitamente ciò di cui avevano accusato gli altri presenti? Terminato l'inverno, era quella una nuova inattesa inaspettata primavera, o solo l'ennesima falsa partenza, stroncata sul nascere da una gelata di fine marzo? Quanto stavano inseguendo con ostinatezza era raggiungibile, o era semplicemente un utopistico esperimento, destinato al fallimento al pari di tanti altri? Le voci si alternavano, si accavallavano, si incrociavano, ora uno riceveva inaspettamente la precedenza, ora era invece costretto al silenzio, in attesa del suo momento. E se solo gli occhi avessero potuto parlare, di quale favella si sarebbero fatti latori? Schermaglie incrociate, e veri e propri fuochi di sbarramento condotti con audacia dalle corazzate al largo della costa, blitz destinati a schiantarsi contro le impenetrabili difese degli avversari consumati in stoico silenzio, melodrammaticamente al suono di una lira nell'oscurità. Quanto si stesse consumando era ormai oltre le più rosee aspettative di un novello Sofocle, ciò nonostante quando sarebbe giunta infine la catarsi, sarebbero stati davvero pronti? Tutto si riduceva a quello. E quando sarebbe stato il momento? Una rinuncia a ostracizzare la questione in quel frangente, si sarebbe automaticamente convertito in un felice connubio durevole e duraturo? Ma quale sarebbe stata la felice alchimia che avrebbe permesso ciò? Non lo sapevano, ed era improbabile che venisse scannerizzata direttamente dal Sommo. Se la sarebbero dovuta cavare ancora una volta con tanto buon senso.


Ottimo Signori, mi sembra di capire che problemi invalidanti non ne siano emersi, e che nessuno trovi più che legittime perplessità per non proseguire lungo tale sentiero. Come vi ho già detto non sono pochi neanche i dubbi da parte mia sul da farsi, ma sono più he risoluto nel portare a termine il mio ufficio sino a quando mi sarà possibile, e sino a quando sarà necessario, e questa è una non decisione dovuta. Per dieci secoli le nostre quattro Case hanno avuto dei Direttori, e diversamente dalla Prof.ssa Bennet che tra i molti doni poteva vantare la giovinezza e l'energia, io ho bisogno dell'assistenza dei miei colleghi anche per queste cose. Mr Minotaus, Mr Toobl, condivido i vostri allarmi, ma quello che mi preme in qualità di preside è Hogwarts, non ci sostituiremo ad altri nello svolgere gli uffici che competono loro. Se i problemi torneranno a bussare ai nostri cancelli, ci troveranno più preparati che in passato.

Un augurio. Null'altro che un pio augurio.
Cos'avrebbero dovuto o potuto fare? Non potevano smontare pietra su pietra e semplicemente spostare il Castello di qualche miglio. Non avrebbero nemmeno potuto fare molto più di quanto non fosse stato previsto sin dalla sua origine, significava una nuova sconfitta? Era solo questione di tempo? Perchè allora illudersi, se non c'era speranza? Ma non c'era davvero speranza, era morta? Non ancora, non sarebbe mai morta veramente.


Penso sia tutto per questa sera, grazie a tutti per essere venuti. Se qualcuno ritiene di avere 'altro' di cui discutere può tranquillamente attendere qualche minuto qui fuori, e lo stesso vale per lei Mr Sekhmeth. Ora ho un'altra questione da affrontare con il Prof. Midnight. In privato. Un'ottima serata a tutti?

Almeno una più che generosa prima parte era conclusa.
Restava una breve e solinga appendice.
Con forse anche un finale a sorpresa.
Le polveri erano già esplose?



Si prosegue il 1 Settembre (in treno?). :ihih:
 
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view post Posted on 19/8/2018, 20:54
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Cjhmyup
Accade sovente che le persone si prendano un momento per contemplare i disastri delle loro vite. Si lamentano senza capire e, come insetti che battono sempre contro il medesimo vetro, si inquietano, soffrono, si lagnano, si deprimono e rifiutano qualsiasi situazione porti al cambiamento, non per spirito di autoconservazione ma per semplice ottusità. Dorian, che a stento sopportava la finta maturità di chi si era appena affacciato all’adolescenza, ebbe la certezza definitiva di trovarsi davanti non soltanto ad una torma di ragazzini sfacciati, incuranti dei ruoli e delle regole imposte dall’educazione – com’era stato sottolineato a più riprese – ma soprattutto ad un insieme di persone che non comprendevano – drammaticamente – cosa stesse succedendo e che si atteggiavano con durezza per nascondere la voglia di puntare i piedi e di piangere. Da adulti le prospettive cambiano, si ritrovò a pensare, e di fronte alla mancanza di senso non resta che cercare di anestetizzarsi, per rifuggire il fatto che molto di ciò che capita non si può cambiare e che le cose sono spesso ingiuste e senza perché.
Le parole di Brior gli strapparono un sorriso genuino, caldo, confortante, riconfermandogli quanto i limiti anagrafici, impercettibili all'apparenza, in quel momento si ponessero tra loro come una catena di monti insormontabili. Dall’alto dei suoi tre lustri si ergeva a compassionevole padre spirituale, disposto di buon cuore a concedere udienza al popolo, romanticamente proteso a difendere il valore della libera scelta – degli elfi come degli studenti –; croce e delizia della servitù negletta.
Non occorreva altro. Ogni cosa procedeva per il meglio.
Incontrò lo sguardo di Astaroth e le sorrise; avrebbero scritto un tanka a quattro mani per catturare la solennità di quell’attimo, per eternizzare il valore di quella grazia miracolosa elargita agli apostoli.
Dorian gli sorrise – nessuna mente di uomo avrebbe mai potuto concepire un’espressione più rincuorante, più commossa, più simpateticamente e genuinamente compartecipe del suo ardore adolescenziale – e passò oltre.
La pelle del viso iniziava a tirare.
Ascoltò con rinnovato trasporto la storia del ragazzino che si era innalzato a difensore durante la Battaglia di Hogwarts, che da solo – a fronte della defezione dell’intero castello e della nazione tutta – aveva inghiottito il dolore e la disperazione di chi era sopravvissuto, pronto, come un angelo-bambino, a tramutare la miseria del mondo in un fiume cangiante, a purificare ogni forma di rabbia e di sofferenza. E tutto perché la spilla – diabolico suggello di un cavaliere templare fuggito alle vestigia dei tempi antichi – gli aveva imposto quell’epopea tanto titanica quanto drammatica.
Rimase favorevolmente impressionato dal suo studiato egocentrismo, dal modo con cui si atteggiava a superiore – persino davanti a tre auror – depurando il suo racconto di tutti i particolari che avrebbero potuto sminuirlo, abbellendo la realtà che lo riguardava per accendere i riflettori su di sé. Ogni enumerazione, ogni preterizione, ogni velata minaccia, ogni calibrata sospensione del discorso, ogni domanda retorica, ogni parola – eccetto, forse, quel ‘tassini’ – rompeva il silenzio come il singhiozzo straziato di un crociato in fin di vita, che, esanime, volge il cuore al Cristo lontano.
Estasiato dalla conclusione, dalla modestia con cui Sekhmeth aveva tirato le fila avocando su di sé la sentenza dello ‘stimato’ Preside, dichiarandosi pronto, in ultima istanza, a versare ancora una volta il suo sangue di martire, Midnight, tirò un sospiro d’estasi, prontamente affogato in un sorso di tè. In quell’occasione eccezionale – di fronte alle gesta di quell’Adone trasformatosi in Atlante che portava il peso del mondo sulle spalle – potendo, si sarebbe concesso addirittura il lusso di sgranocchiare una lingua di gatto croccante, sgarrando alla
dottrina alimentare che si era autoimposto con un certo rigore.
Al di là della sua grandeur, in cui tanto si rispecchiava, ad Horus – benché immolatosi sull’altare di un mondo in cui tutti i compiti ingrati erano demandati a lui, mentre loro tutti si turavano il naso senza muovere un dito – andava riconosciuto il merito di aver rilanciato la questione della fiducia; da una prospettiva opposta, ça va sans dire, rispetto alla sua. Non poté che domandarsi se i due studenti lì presenti – e con lo sguardo incontrò il volto candido della Rose – sarebbero riusciti, nel tempo, a guadagnarsi la sua approvazione.
Per quanto l’assenza di Dorian ed, al contempo, la sua presenza, si sarebbero limitate al gelo e alla distanza, egli non avrebbe cercato in loro né una conflittualità sterile e patetica – in tal caso si sarebbe limitato ad alleggerirli delle spille con un sorriso squisitamente costernato –, né un falso servilismo che, a lungo andare, lo avrebbe annoiato. Almeno all’apparenza si sarebbero rivelate persone intelligenti e assennate – non aveva dubbi –, come il gattino che astutamente elemosina con le fusa il cibo dal padrone severo.
La pacatezza di Astaroth, contemporaneamente al suo eloquio sardonico, gli carezzò d’improvviso l’animo con una delicatezza rinfrescante. Il susseguirsi logico della sua confutazione, unito all’eterea leggiadria di chi è perfettamente in grado di sancire la propria superiorità dialettica sull’interlocutore, diede vita ad una chiusa serrata e spettacolare, in cui veniva messa a tacere tutta l’arroganza pretestuosa che gli studenti avevano sfoggiato fino a quel punto.
Ogni cosa si riduceva in fine ad un semplice assioma: lui, lei, Christopher e Atena erano stati nominati Capocasa.
Era così che gli adulti avevano deciso, ed era così che il Preside aveva disposto.
Volenti o nolenti, presto o tardi, tutti avrebbero dovuto imparare a convivere con quella certezza, il resto era superfluo.
Dal canto suo, comprendendo definitivamente che non avrebbe potuto esservi scambio alcuno – di certo non quella notte – ritenne utile risparmiare la voce. Iniziava a perdere l’interesse e ad avvertire il pruriginoso bisogno del flûte a lungo promesso. Che si trattasse della Malvazìa? Ai posteri...
Non ebbe nemmeno il tempo di perdersi nella fantasticheria che, come nella tragedia più ricca di pathos, si schiuse nuovamente il sipario e fu il turno di Atena.
In quella serata, che si era preannunciata come un calvario e si era trasformata in una farsa, venne ripristinato l’ordine ancora una volta.
Il fare della collega, molto sobrio, molto chic, molto duro, lo pizzicò come un pungolo languoroso. Gli occhi di Dorian indugiarono segretamente sulle linee purissime del suo viso e sul colletto della camicetta appena sbottonata*.
Urgeva una visita alla torretta di astronomia.
Anche Toobl – a udire il suo ultimo intervento – non doveva pensarla troppo diversamente. Pur non essendo evidentemente la pallina più brillante dell’albero di Natale – Midnight rise tra sé del suo ennesimo, petulante sproloquio – aveva un bel viso, pulito e cesellato nei lineamenti, diverso dalla testa a forma di papaya di molti adolescenti deformi, e un torace robusto, con spalle larghe e forti. Forse, blandendolo con un pugnetto di caramelle, avrebbero potuto coinvolgerlo in qualche frizzante giochetto.
«Il piacere è tutto vostro» rispose alla fine, liquidando Rose con un cenno distratto della mano senza nemmeno sforzarsi di guardarla, mentre Christopher si presentava dubbioso ai suoi studenti.
Senza ricamare ulteriormente sulle differenze semantiche, con una certa cortesia, Peverell pose termine alla conversazione, mettendo definitivamente gli ospiti alla porta. Stancamente Dorian si passò una mano tra i capelli lucenti, giocherellando malizioso con le onde leggere delle ciocche.
«’Notte ‘notte» flautò, congedandoli divertito, mentre si chiedeva come sarebbe terminata quella sconsiderata follia.


Questo è proprio un post da terribilerrimo professor Midnight. Dico la verità, a rileggerlo morivo: in certi punti è più caustico di una zitella di paese che si scopre orbata del parroco diletto. Eppure mi sono divertito tanto, perché è un gioco e perché abbiamo tutti riso nel backstage (almeno io l'ho fatto :fix: [In caso contrario inoltrate insulti :uhm:]).
VVb: a Tooblone mascalzone (non ti ho ordinato di venire in studio perché stava diventando troppo mainstream, ma hey... :bello:), a Milfordina birichina, a Oliviero-assai fiero, a Digossina glicosidina (:fix:), a Emilì-nottedì (:grat:), a Horusone stuzzicone e anche a MaikEmmino stuzzichino.
E a Sello. Soprattuttissimo a Sello. :cry3:

* Ti conosco, Lillo, so che per stuzzy e rintuzzy scriverai di indossare il saio di una monachella cilentana, come quell’altra che non metteva le perle. :sospetto: Ma lasciami sognare almeno un po’… :bellonèèèèèèH: :*-*:


Edited by Dorian - 20/8/2018, 07:49
 
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view post Posted on 20/8/2018, 00:59
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entropia.

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Era già successo una volta. Cosa le assicurava che non sarebbe accaduto di nuovo?

Quel pensiero bastò a farla scattare in piedi, mentre Oliver, perfettamente padrone della situazione, si profondeva in convenevoli col nuovo Capocasa Grifondoro. *Maledizione!*
Nieve costeggiò la poltrona che aveva occupato nel corso dell'incontro e si dispose oltre lo schienale. Le dita strinsero la sommità della seduta color porpora in preda a un'esigenza mutevole. Desiderava fuggire, almeno quanto voleva mantener fede al proposito di affrontare il problema. Quindi, il ricordo del giorno successivo all'estrazione del ricordo la invase. Si era sentita sollevata, libera, nel pieno controllo di sé stessa. E non l'aveva mai sfiorata il dubbio di poter incorrere nello stesso inconveniente del quale si era disfatta all'insaputa di tutti, eccezion fatta per il suo datore di lavoro.

Era già successo una volta. Cosa poteva fare per impedire che accadesse di nuovo?

I polpastrelli affondarono nella poltrona in un gesto inconsapevole. Dopo tutti gli sforzi compiuti e il dolore che si era inflitta, era frustrante abbandonarsi all'impressione di essere tornata al punto di partenza: non riusciva a guardarlo nel timore di innescare un meccanismo fuori dal suo controllo. Era irrazionale, si disse. Se fosse stato così semplice ripescare la scintilla che si era curata di asportare con precisione chirurgica, la ricaduta avrebbe dovuto fare la sua apparizione molto tempo prima: in Sala Grande, durante le esercitazioni in classe, perfino in occasione del colloquio in corso di svolgimento. Non c'era ragione di pensare che quell'assegnazione fosse suscettibile di modificare lo status quo in modo tanto sensibile, si ripeté.
Incurante dei movimenti attorno a lei ad opera dei rappresentanti delle altre Casate, Nieve comprese la stratificazione che acuiva la complessità della propria condizione. Non stava sbagliando adesso a mostrarsi guardinga. Aveva sbagliato allora a sopravvalutare l'efficacia della rimozione del ricordo e la definitività della soluzione. Il rischio di una riproposizione era rimasto in tutti i mesi in cui si era sentita scioccamente, totalmente al sicuro. La prospettiva di una collaborazione più stretta, emersa nel corso del dibattito in atto, le aveva semplicemente chiarito il concetto.

Giunsero alle battute finali del colloquio che Nieve teneva ancora il capo basso, assente. Alzò lo sguardo sul Preside solo quando lo sentì prendere parola, risoluta a mantenere la propria posizione di distacco. Se del caso, Oliver sarebbe stato perfettamente in grado di giustificare la sua condotta - e, invero, non le importava poi neppure troppo. Era un bene che fosse così estranea ai meccanismi delle convenzioni sociali da non sentirne affatto il peso. Qualsiasi cosa avesse pensato di lei il neo-Capocasa Grifondoro, sarebbe rimasto di secondaria importanza rispetto all'esigenza di prendere le distanze, almeno finché non avesse capito come gestire la situazione. Non si avvide di aver cominciato ad indietreggiare in direzione della porta. Assordata dal battito furioso del cuore, aveva trovato la via che conduceva all'uscita a mano a mano che le parole del Preside sancivano la conclusione dell'incontro. L'anziano uomo fu l'unico che si sentì di cercare e al quale rivolse un cenno di saluto quando, girando su sé stessa, seguì la scia di Horus e abbandonò l'ufficio in tutta fretta.
Si fermò un istante sull'ultimo gradino della scalinata in pietra. Accostata ad uno dei due gargoyle, valutò rapidamente le soluzioni a sua disposizione. Oliver avrebbe capito, si disse, e avrebbe atteso che facesse ritorno in Sala Comune per conoscere le sue ragioni. E Astaroth? Un vuoto allo stomaco si aggiunse ad esasperare la sensazione di disagio che già provava.
Fuggì.

* * *


Qualche ora più tardi, con le gambe penzoloni sulla passerella del Lago Nero e il mantello della disillusione a proteggerla dall'umidità della sera, Nieve avrebbe recuperato la lucidità necessaria a trarre una conclusione foriera di consolazione. Al netto delle soluzioni prospettabili, l'assegnazione del professor Channing rimaneva la più confortante, se si escludeva Astaroth. Tralasciando qualsiasi commento ovvio sul Midnight, difatti, era un bene che non fosse toccata loro la McLinder, che nella relazione col suo peggior nemico poteva far valere la più fruibile delle monete di scambio e che, a sua volta, pareva servirsi con altrettanto appetito al buffet. Certo, a meno che anche il Channing sotto sotto...


Maremmine, grazie al Cielo, finì! Troppa gente che odio tutta insieme! :gelato:
Vi dedico un pensierino ciascuno perché sto guardando i fuochi d'artificio e mi sussurrano parole buzzy.

La prossima volta, @Pevvy, ti prego di mettere un "preferibilmente entro" accanto alla scadenza, ché mi consola il pensiero che non succeda nulla in caso di ritardo. :fix:
@Notty, nun te crede nessuno! Lo sappiamo tutti che gongoli come una giovane Biancaneve, che si riscopre circondata non da uno ma da ben sette nani, quando fai queste cose molto cattivelle. :gelato:
Oh @Tosky, ti odiamo così tanto adesso! Non credere che gli impegni ci abbiano impedito di leggere. E devo dire che questo nuovo odio mi stuzzichereggia moltissimo. Ti avviso ora: saremo molto, molto, molto monelle. :*-*:
@Poxi, con lei siamo più arrabbiate che con tutti gli altri. :sospetto:
@Channy, mi auguro che il processo di resurrezione stia andando per il verso giusto. Ci sta mettendo un po', ma, del resto, non è mica Cristo!
@Buzzi my, contestualmente parlando non dico altro. :bello:
@Rosetta, spero che il Notty ti conceda 'sta benedetta role, ché mi sono appassionata alla vicenda e sto in ansia. Prova a sbottonarti la camicetta come fa l'Aty, anziché limitarti a porgere la manina candida. :ugo:
@Mikey, Megghy, Toobl, vi aspetto nell'Esercito.
@Olly, salva Nieve dai suoi modi da selvaggia con Channy. Solo tu puoi! :fix:
@Serenix, ticche tacche!

La conclusione con cliffhanger è studiatamente voluta e volutamente studiata. :bello:
Non mi avrete mai più, sappiatelo.
 
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view post Posted on 22/8/2018, 11:13
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qpMAphK
Riflettere, meditare, pensare. Un mantra che differiva dall'uno all'altro aspetto, una litania che per molti non aveva altro che l'onta dell'essere sinonimi. Quando lo sguardo soppesò la figura della Docente di Divinazione, lentamente e con una certa malcelata curiosità, il Veggente non poté fare a meno di apprezzare la capacità dell'altra - e non propria, mai del tutto - di sfuggire alle parole, di riplasmarle, di coadiuvarle a suo vantaggio e piacere, quasi senza sforzo. Non li aveva definiti soli studenti, ma non aveva fatto neanche il contrario, concedendo loro - la raffinata crème di Hogwarts - un'accezione del tutto comune. Un cenno del capo in assenza di risposte aggiuntive, infine la pièce che riprendeva il suo corso, come da prassi, come da routine. Uno schema, quello, che aveva in sé dell'impeccabile. Al saluto d'esordio nei riguardi del Professor Channing, il benvenuto vero e proprio da parte sua, il Caposcuola arricciò il naso in una smorfia che passò come bizzarra, mascherata da un sorriso di circostanza. Non conosceva Christopher Channing come desiderato, non ancora, e forse mai. Si augurava che l'altro potesse essere per Grifondoro, in primis ed in extremis, quello che altri prima di lui avevano saputo essere con diligenza ed eleganza. Il ricordo di preziosi Capocasa - Valéry, Aquileia in testa - tardava a morire tra i pensieri più vividi del ragazzo. A stretta di mano conclusa, accolse la battuta dell'Insegnante con divertimento.
«Proprio lei, Professore.» Nieve Rigos era il suo Prefetto: fu dolce, fu piacevole, quasi simile al tepore del sole mattutino, ripetere mentalmente quell'aggettivo; perché quel possessivo, quel suo, quel vostro, era sintomo di appartenenza e non di padronanza. Nieve era di Grifondoro e Grifondoro era di Nieve: un'assonanza, quella, che aveva fatto per la Casata una buona fortuna. «Se ha tempo e desiderio, Sir Channing, domani sera sarebbe per me un piacere presentarle la nostra Sala Comune. Scoprirà presto che la Signora Grassa necessiterà più tempo di tutti noi per tutto questo.» Allusivo, la mano destra vorticò per un attimo come in solitaria, infine un sorriso. Un invito ad un tour dalle tempre fiammeggianti, nel regno sconosciuto - all'altro, senza alcun dubbio - e fino a quel momento inaccessibile. Perché tutti, tra loro, potevano avere e ragione e torto, e nessuno al contempo avrebbe potuto negare una certezza indissolubile: le Sale Comuni non erano spazi liberi e alla mercé di ogni prossimo. E poiché Grifondoro continuava, imperterrita, ad essere protetta dalla Giunone più odierna, per lo studente, l'insegnante, in genere l'abitante del castello non propriamente erede di Godric, l'ingresso non sarebbe stato tra i più semplici. Occorreva una parola d'ordine: e nessuna gerarchia, così tanto decantata, avrebbe saputo forzare il potenziale magico di quel quadro posto a guardia. Oliver avrebbe atteso la risposta del neo Capocasa, in caso di un diniego avrebbe tentato di posticipare l'incontro. Ci teneva, lo si vedeva, come una guida turistica pronta a svelare il monumento più caro di sempre. A quel punto, saluti a fior di labbra e per l'uno e per l'altro, in particolare per il Preside, il Caposcuola avrebbe augurato un felice prosieguo ad ognuno, e così via, accanto al suo Prefetto, accanto a Nieve. Come al principio di quell'incontro dai tratti ancora acerbi, molti tuttora amari. Quando abbandonò l'Ufficio del Professor Peverell, un profumo dolce, ultimo ed intenso, solleticò le sue narici un istante più del previsto. Come un frutto appena maturo, una mela rossa e ormai già addentata in un effluvio continuo. La visione acquisiva già un senso tutto personale. Tempo al tempo, si disse. Tempo al tempo, ripeté con un sorriso.
 
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view post Posted on 23/8/2018, 14:21
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18 Anni ▴ Prefetto Tassorosso ▴ V anno
Amber S. Hydra


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L
'atmosfera creatasi iniziava a bruciare sotto pelle. Percepiva il cocente desiderio di prendere parte al conflitto eterno che la tragedia dei G.U.F.O. aveva messo in luce, ma era già in troppi. Da una parte gli studenti che aveva perso quasi totalmente la fiducia nei docenti che, sebbene pilastri di Hogwarts, non erano stati in grado di tenerli al sicuro. Poco importava a quel punto che avessero il volto di Channing o della Bennet, di Midnight o di Shinretsu, era il ruolo che ricoprivano a giocare al posto loro. Dall'altra parte - lo sguardo di Amber seguì ognuno di loro - gli insegnanti freschi di nomina (alcuni di loro non erano lì da più di due anni), sicuri di poter far fronte a minacce che non avevano fronteggiato, ma addestrati a dovere per riportare la Scuola al tempo in cui chiunque al suo interno poteva sentirsi sicuro. Esigevano per loro il rispetto dovuto dalla posizione di rilievo occupata, ma sembrava commettessero l'errore di ritenersi meritevoli anche di cieca fiducia. Amber capiva i primi, più che i secondi, ma non poteva non immaginare cosa potesse voler dire essere un docente ad Hogwarts in quel periodo di continue incertezze. Ad ogni modo le parole sarebbero state insufficienti, nessuno in quel momento avrebbe vinto, né da una parte né dall'altra, solo il tempo avrebbe consentito loro di fidarsi o meno del proprio Capocasa. Dal canto suo la Tassorosso sapeva bene che era impossibile conoscere qualcuno sommando solo le voci di corridoio alla prima impressione. Non che fosse particolarmente interessata ad approfondire la conoscenza dei docenti, si sarebbe limitata alla McLinder, le cui parole - sebbene taglienti - le piacquero appena di più di quelle del resto degli insegnanti presenti. Se c'era una cosa che Amber sapeva fare era proprio mantenere un netto distacco tra lei e le figure di rilievo dietro le cattedre, mai ne avrebbe scelto uno come mentore e mai si sarebbe fatta eccessivamente condizionare dal fatto che molti fossero appena più che coetanei. Volutamente evitò di analizzare quanto detto da chi le stava intorno, un moto d'empatia la colse in ogni caso quando Horus parlò e fece più fatica del previsto a mantenersi impassibile. Ciò di cui si era fatto carico era un peso tanto grande da schiacciare chiunque, eppure lui era ancora lì, ed era il Caposcuola su cui Amber sapeva di poter sempre fare affidamento. Evidentemente però quelle spalle erano state segnate da più cicatrici di quante avrebbe creduto, forse anche quella era una delle ragioni per cui riusciva a parlare con lui e divertirsi perfino quando l'assurdità del mondo scolastico - leggera e fresca - piombava su di loro come l'intruglio esplosivo di Porzia Whitmore. Ecco, in quel momento avrebbe proprio preferito dover riaffrontare una lezione di pozioni con quella ragazzina ignorante, piuttosto che rievocare quanto accaduto ad Hogwarts mesi prima. Il richiamo della McLinder attirò l'attenzione di Amber che non poté non percepire un briciolo di disagio, avrebbe voluto compiere almeno un passo verso di lei, accoglierla con un "Benvenuta a Tassorosso, professoressa" ma quell'intervento annullò ogni possibilità. Lasciò che Peverell sorvolasse su tutto e chiudesse i battenti di ogni discussione, d'altronde quello era perfettamente nel suo ruolo. Quando i piccolo gruppi iniziarono a formarsi, per congedi e puntualizzazioni, Amber percepì la necessità di non lasciare che quell'incontro con la futura Capocasa si chiudesse così nel più silenzioso e apatico dei modi - almeno per quanto la riguardava - così come non le andava che l'ultima parola fosse un richiamo ad Horus. Attese che la docente rivolgesse l'ennesimo sguardo in sua direzione e ricambiò nel tentativo di richiamarla silenziosamente. Compresa quella richiesta, Amber stessa si meravigliò di quanto poi riuscì a dire, convinta fino in ultima di ritrovarsi priva di ogni buona intenzione. Pur non sforzandosi di sembrare entusiasta - anche perché non le riusciva poi così bene - mimò un pallido sorriso. «Non appena lo Staff sarà riunito, credo sia bene allargare le presentazioni. » Una proposta che non aveva alcuna presunzione, semplice. «... magari a pranzo, o a cena. Ci sono molti posti carini oltre i confini del Castello che meriterebbero la nostra attenzione.» Che sarebbe stato facile da tradurre con un : " Visto che dobbiamo conoscerci e porre le basi della giusta fiducia, almeno facciamo fuori dalle imposizioni strettamente accademiche del Castello o da qualsiasi influenza". Infine, aggiunse. «Benvenuta a Tassorosso, Professoressa McLinder» Concluse con un cenno di orgogliosa solennità, per la casata in primis e per non alimentare le fiamme in secundis. Rispettosa come non credeva di poter essere, soprattutto dopo le parole della donna, a testa alta ma più che neutrale, accennò un saluto finale con il capo. Gli occhi chiari indugiarono il tempo necessario per capire se davvero Atena fosse disponibile ad iniziare con il piede giusto, fuori dall'ufficio. Dopo se ne sarebbe andata, che avesse accettato o controbattuto. Consapevole, dopo i suoi gesti, che Horus non l'avrebbe seguita nei sotterranei per quel tempo che volentieri Amber avrebbe dedicato a dissezionare la riunione e farla a brandelli. La stretta sulla spalla era un segnale più che cristallino per lei, non le era servito altro per capire che la conversazione con lui era rimandata a data da destinarsi.





Edited by ˜Serenitÿ - 23/8/2018, 15:50
 
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view post Posted on 28/8/2018, 16:36
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▵18▵ Headboy ▵ Evening Aveva altro da dire?
Horus guardò il Preside ed un sorriso serafico si dipinse sulle sue labbra. Quel riso bruciava come una ferita aperta che sanguinava copiosamente. Un ferita auto-inflitta.
« Non ho altro da aggiungere, signore. Ho avuto le mie risposte. » *E cioè che siete un branco di stronzi vanesi.*
Gli occhi indugiarono per un solo momento sul viso cesellato di Midnight; lo sguardo freddo, le labbra incurvate in un bocciolo velenoso e la voce flautata che riempiva la stanza ebbra di tensione. Non aveva mai avuto motivo di detestare un insegnante; in generale, al di là delle proprie aspettative, non aveva mai detestato veramente qualcuno. Dorian non faceva eccezione, ma l’antipatia che quella sera aveva suscitato in lui, arrivava a sfiorare di molto quella che Horus provava verso la Morgenstern; il che, era tutto dire.
Si sentiva deluso, il petto stretto in una morsa da cui doveva liberarsi al più presto, per non venire stritolato. Quella corsa all’oro fatta di risposte piccate, che metaforicamente avrebbe dovuto ristabilire l’onore perduto degli insegnanti presenti in quella stanza, era stata assolutamente ridicola, portata avanti con una verve che, se fosse stata usata per altri scopi (come garantir loro sicurezza senza piagnistei, tanto per fare un esempio) avrebbe sicuramente avuto un impiego assai più fruttuoso. Uno dopo l’altro si erano innalzati davanti a loro, vanesi, piccoli nella loro presunta conoscenza e persino il Preside, che Horus aveva sempre stimato, gli era sembrato un omuncolo in balia degli eventi. Nessuno di quelle guide, in fondo, sapeva cosa fare per prevenire il cancro che dall’interno logorava la Scuola. Dubitava che la paura e il senso di inadeguatezza avesse mai scalfito le figure fulgide e imbellettate di almeno due di loro, eppure avrebbe dovuto immaginare che il ruolo di Capocasa non sarebbe stato facile. Nonostante ciò, Horus non riusciva ad accettare come avessero potuto trattarli come un branco di inetti, loro che per molto tempo avevano retto il peso delle Casate sulle proprie spalle. Ognuno lì dentro, in misura più o meno maggiore, avrebbe potuto insegnare qualcosa della propria Casa a quei giovani uomini e donne. E anziché accettare la collaborazione, anziché capire i loro timori, eccoli lì, tronfi a puntare il dito contro al primo, naturale tentennamento. Li guardò uno ad uno ed una smorfia di disprezzo aleggiò sul suo volto. Li schifava, dal primo all’ultimo e per quanto doloroso fosse ammettere la delusione, persino Atena in quel momento non faceva eccezione. Aveva riposto in lei fiducia ancor prima di sapere cosa avrebbe affidato loro il destino. Benché le sue parole fossero stati un pizzico meno gravi di quelle dei suoi colleghi, la vanità, l’assoluta sicurezza di poter risolvere i problemi della Scuola soltanto comandando dal trono di Capocasa aveva attinto dalle sue parole e le aveva dipinte di un orrido e cupo colore.
“Sarà fatto, professoressa.”: fu la risposta asciutta che Horus le aveva riservato, quando lei aveva aggiunto di volerlo vedere. Un sorriso sghembo, di sfida, aveva tinto le sue labbra per un unico istante, prima di smarrirsi. Voleva già fargli una ramanzina? Divertente, aveva pensato con un moto di nausea mentre volgeva lo sguardo verso la porta. Con la coda dell’occhio, vide Amber avvicinarsi alla McLinder, prendere le redini di quella situazione distorta e controversa e l’ammirò: lei stava facendo quello che avrebbe dovuto fare lui in quel momento. Sebbene se ne rammaricasse e il suo orgoglio lo pungolasse per quella mancanza, Horus le fu grato. Non avrebbe potuto accoglierla, non ora, non dopo quello che tutti avevano detto e la rabbia che sentiva dentro. Grattava la superficie delle sue carni, s’arrampicava come un drago sulla torre delle sue speranze, pronto ad incenerirle. E d’un tratto non c’era più niente che gli importasse: solo fuggire, volare via. E così avrebbe fatto.
Si avvicinò ad Amber, stringendole la spalla in un chiaro ed eloquente segno: non sarebbe sceso con lei. E sapeva che lei avrebbe capito.
« Buona serata. » Fu tutto ciò che riuscì a dire ad Atena, asettico nel suo augurio. Non riusciva ad aggiungere altro.
Quindi voltò le spalle al Preside, congedandosi con un breve saluto da lui e da tutti gli altri. Mentre l’ira bruciava, Horus non riuscì e non volle incrociare lo sguardo di nessuno, nemmeno quello di Emily. Sapeva che l’avrebbe fermato ma per una volta, non aveva intenzione di acquietare la rabbia con le carezze e con i baci di lei. Doveva farla sfogare e l’unico modo era andarsene sulla Torre e abbandonare le spoglie umane.
Fu il primo a raggiungere la porta dell’ufficio; senza alcun indugio la varcò e se la richiuse alle spalle con delicatezza. Il respiro s’era impigliato nella sua gola ed il tanto agognato sospiro che seguì non riuscì a liberarlo.
Quando Nieve uscì, lui se n’era già andato, sparito oltre la scala dei Gargoyle.
Ad affogare l’Ira fra le correnti del vento.

Horus R. Sekhmeth ▵ [ sheet ] ▵ Let’s lay down our masks, and be true.
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Ciao bellini :flower:
 
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view post Posted on 30/8/2018, 22:46
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Divenuto, suo malgrado, attento osservatore di quell’intrigante partita a scacchi che sembrava giocarsi su un terreno quanto mai impervio com’era quello della fiducia reciproca, il giovane Prefetto non si sarebbe di certo perso il lieve cenno che Miss Rose sembrava avergli rivolto in un momento di relativa quiete.
La classe e l’eleganza che contraddistingueva ormai da lungo tempo la nobile casata di Salazar richiedeva un tributo che, presto, avrebbero dovuto versare in favore del neonominato Capocasa; un gesto cortese e di benvenuto che l’avrebbe visto al fianco dell’elegante figura dai capelli vermigli. Mike si preparò così all’imminente incontro, alzandosi lentamente dalla comoda seggiola per proseguire poi verso la postazione del docente, salvo fermarsi all’ultimo istante come impietrito. Colto quasi in contropiede, impiegò più del previsto ad elaborare quel cenno così sfrontato.
Gli occhi dardeggiarono verso quell’ostile figura, come a voler cogliere la motivazione insita in quel gesto. Davvero aveva osato rivolgersi in quei modi a Miss Rose? Il volto mutò facendosi più duro e irrequieto, nascondendosi solamente in parte dietro un imperturbabile silenzio.
La figura del Midnight non era indubbiamente passata inosservata nel corso della serata e, se avesse continuato a farsi largo tra di loro con la tirannia e la prepotenza mostrata in quei momenti, il privilegio di cui era stato appena insignito avrebbe rappresentato senz'altro anche la sua più grade rovina.
Certo, l’esperta e rispettabile figura del Preside lo aveva appena nominato ma, con quell’indole da bulletto arrogante tenuta nel corso della serata, il docente avrebbe ben presto trovato solo che terra bruciata dinanzi ai suoi passi; sarebbe stata auspicabile un’inversione di rotta?
Con lo sguardo ancora infiammato da quell’enorme perdita di eleganza e di stile, il giovane Prefetto riuscì a cogliere solamente le conclusive parole del professor Peverell che, in qualche modo, ponevano fine alla sua principale obiezione andando di fatto a concludere l’intensa serata. Si sarebbe trovata una quadra più duratura, prima o poi?
Difficile dirlo a priori; l’impegno di Mike non sarebbe di certo venuto meno se anche dall’altra parte vi fosse stato un atteggiamento altrettanto costruttivo.
Mentre le prime impressioni già stavano lasciando una sostanziale impronta negativa, l’attenzione del Serpeverde sarebbe tornata, per un solo istante, verso l’anziano docente.

La ringrazio per l’ulteriore delucidazione, Signore.
Spero che le sue parole possano essere da guida per tutti noi.
Concluse, sottolineando implicitamente quel concetto che vedeva, almeno in apparenza, tutti sotto il medesimo tetto e sotto le stesse rigide regole scolastiche.
Nonostante l’apparente calma, l’irritazione che aveva colto il Serpeverde stentava a scemare, complice la tensione del momento. Con il dado ormai tratto e la serata avviatasi verso una naturale conclusione, Mike non avrebbe atteso oltre prima di congedarsi, pur avendo colto l’eventuale disponibilità del Preside a fornire ulteriori delucidazioni.
Certo, se il Midnight era stato invitato a rimanere, l’atteggiamento bellicoso e oltre le righe del docente non doveva essere passato inosservato agli occhi più attenti, almeno così si sarebbe augurato. La sua avventura era davvero iniziata con il piede sbagliato, come lungamente ipotizzato dal Prefetto? Le voci di corridoio avrebbero certamente sfatato l’arcano mistero nei giorni successivi.
Trovatosi già in piedi, fu piuttosto semplice e immediato per Mike salutare tutti i presenti con l’accenno ad un inchino, prima di congedarsi definitivamente.
A quel punto, un rapido cenno sarebbe stato scambiato anche con Miss Rose, per poi coglierne una eventuale reazione dinanzi a quei gesti che l’avevano vista finire al centro della scena.
Pochi passi, compiuti al suo fianco, furono più che sufficienti a comprenderne lo stato d’animo, o a formularne perlomeno un’ipotesi.
Sarebbe bastato un semplice sguardo a far tornare la normalità in quella difficile serata?

Miss Rose, al momento ho la necessità di compiere una brevissima deviazione; ci vedremo certamente in Sala Comune. Si congedò così, prima di compiere i pochi passi che lo separavano dal bagno a loro riservato.
L’antidoto al suo malumore aveva indubbiamente un nome e un cognome. Un pensiero andò subito a Thalia, mentre la mano destra già andava a giochicchiare con l’anello gemello. L’avrebbe disturbata? No, non nel corso di quella serata. Memore del precedente incontro avvenuto proprio in quel luogo, Mike avrebbe certamente condiviso con lei le riflessioni di quel momento e tutte le incertezze sul futuro della casata di Salazar, ma non nel corso di quella giornata.

*Tra tutti i docenti… * un gesto di stizza accompagnò quel pensiero. Molto probabilmente, un ulteriore asciugamano avrebbe preso fuoco all’interno del Bagno dei Prefetti. Una fune di fuoco… sarebbe riuscita a placare tutto il suo disagio?

 
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view post Posted on 30/8/2018, 23:22
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Ocean eyes.

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RAVENCLAW STUDENT 15 YEARS SHEET
MEGAN MILFORD HAVEN
I'M OUT OF HERE
Sembrava che il sipario si stesse chiudendo definitivamente e Megan non poté che tirare un sospiro di sollievo: non avrebbe retto un minuto in più in quella stanza. Aveva certamente trattenuto ogni impulso e gestito ogni parola detta, ma il sottile filo che la legava ancora alla pazienza stava per spezzarsi, poteva sentirne le fibre staccarsi una ad una.
Era ora di lasciarsi tutto alle spalle, perché tanto sarebbe stato inutile crucciarsi ancora a lungo. Ciò che era successo all’interno di quella stanza aveva solo creato confusione nell’animo degli studenti ma, nello stesso tempo, una chiara consapevolezza che quello che rappresentavano era solo un incarico privo di potere decisionale: portavano una spilla in più rispetto a tutti gli altri.
Megan era disgustata da tutto quello che aveva visto, dal rispetto calpestato come si schiaccia una sigaretta nella terra. Era delusa dal Preside, dal quale si aspettava decisamente più polso nel gestire la situazione e più comprensione, visto il passato cui era stato partecipe insieme a tutti loro. I professori, poi, erano stati dei bravi attori nel convincerlo ma pessimi nell’improntare una fiducia nei confronti di chi avrebbero dovuto affiancare da quel momento in avanti. No, non sarebbe bastato il consenso del preside, non sarebbe bastata solo la sua simpatia ma forse questo non lo avevano ancora compreso.
Tuttavia, Megan non poteva fare altro che abbandonarsi ad una totale impassibilità; a non far sì che anche quel peso gravasse nel suo animo. Avrebbe indossato una maschera, senza troppi problemi, giocando un ruolo capace di far credere che fosse d’accordo su tutto ma che in realtà l’unico accordo che aveva era quello pattuito con l’indifferenza. Tuttavia non avrebbe permesso a nessuno di calpestare le proprie idee, decisioni, la propria dignità questo, presto o tardi, sarebbe stato chiaro.
Continuava a pensare che il ruolo di Capocasa non avrebbe cambiato nulla, continuando a crederlo pressoché inutile ma al quale dovette arrendersi con costrizione, accompagnata da un sorriso di circostanza.
Così, dopo che tutto era stato deciso, le mani si erano strette per conciliare ufficialmente quel nuovo arrivo all’interno dei Corvonero. Megan si limitò a rivolgere alla professoressa Morgenstern un sorriso illusorio ma non disse nulla, ascoltò solamente ciò che lei aveva da dire dando libero spazio d’espressione al suo Caposcuola.
Non sapeva se Daddy avrebbe apprezzato quel suo comportamento o se lo avesse fatto qualche istante prima ma quello era certamente parte dei suoi problemi minori. Non aspettò ulteriormente, rivolse un saluto cordiale ai presenti senza soffermarsi troppo sulle modalità. Uno sguardo a Daddy ed uno alla professoressa, poi varcò la soglia.

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view post Posted on 31/8/2018, 12:28
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Non appena la mano della Morgenstern venne a contatto con la sua, lui, pieno di sé, la strinse con sicurezza al fine di lasciarle chiara l’idea che era un Caposcuola tutto d’un pezzo.
Daddy, audace Corvonero, era notò nella sua casata per il manifestarsi agli altri come una persona certa delle sue abilità e tale idea voleva che si trasmettesse anche nell’insegnante.
Osservando nuovamente i presenti in sala senza fare troppa attenzione, voltò velocemente lo sguardo in direzione del Preside quindi, alla fine del suo discorso, accennò un tiepido sorriso come a far capire che aveva capito le sue parole.
A parer suo, Peverell aveva deciso di prendere i discorsi suo e del ricciolone (Minotaus) e di buttarli nel secchio, ma non se ne fece un cruccio, dopotutto non era lì per ottenere consensi da parte dell’anziano.

«Grazie a lei. A presto.»
<i>Disse all’uomo, alzando le sopracciglia creando un’espressione facciale degna di un’ebete.
Tutto ciò gli avrebbe potuto garantire un Oltre Previsione in quella materia o si doveva preparare a dei nuovi scadenti da accoppiare a quelli del professor Midnight? Questo non lo sapeva, ma sperava di no.
Dopotutto lui era il Caposcuola, la persona più autoritaria della casata tra i suoi studenti, doveva dare “l’esempio”.
Senza aggiungere nulla al discorso con la sua Capocasa, attendendo delle possibili risposte, si voltò verso l’uscio quindi disse alla sua collega Prefetta:


«Hey, non fare così! Questo è un nuovo inizio.»
Non capiva come mai fosse così taciturna, ma non se ne preoccupo molto. In fin dei conti, chi la conosceva la Sig.na Megan Haven? Non aveva così tanta confidenza con lei.
Mettendo la mano sinistra sulla porta, fece cenno con la destra alla sua collega di passare avanti.
Che gentiluomo! Come aveva fatto a vivere senza di lui per tutto quel tempo?
Mentre la giovane si avviava fuori da quella stanza, si portò la mano verso lo stretto nodo della cravatta. Era veramente fatto bene! Che il giovane Professore di Dada in un’altra vita fosse stato un abile dipendente di Madama Malkins?


«Buona Serata a tutti. »

Non aggiunse altro, quelle parole bastavano e avanzavano per concludere al meglio quell’evento tanto ostico.
Bene! Ora Corvonero aveva una professoressa avvenente come Capocasa; che fosse lei la loro grande possibilità di prendere Oltre Ogni Previsione a Divinazione? Non lo sapeva, ma sicuramente lo sperava. Dopotutto serviva qualcuno che gli permettesse di colmare i vuoti delle insufficienze scolastiche.


«E anche questa è fatta. Visto? Tutto molto semplice.»

Disse a Megan mentre scendevano la magistrale scala a chiocciola.
Tutto sommato, non si potevano lamentare.



 
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view post Posted on 31/8/2018, 12:55
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Emily Claire Rose

Slytherin ⚜ Headgirl ⚜ 18

Rise appena.
Cos’altro poteva fare?
Uno sbuffo simpatico si spense tra le voci sommesse di reali e cordiali saluti, nel silenzio di frasi non dette e passi che si spegnevano alle sue spalle.
Si sentì improvvisamente sola in un Ufficio troppo affollato; la mano che sostava nell’aria tesa si ritrasse con lentezza mentre la Serpina imprimeva bene quel momento nella mente. Le parole di Dorian Midnight non erano volte a scalfirla e, difatti, non lo fecero, non quanto la stretta mancata ad ogni modo.
Saccente.
Dispotico.
Infantile.
La lunga lista di insulti si sarebbe allungata ragionevolmente fino a nuovo incontro, di questo era certa ma non era quanto s’affacciava tra i pensieri spenti della Caposcuola in quel preciso istante.
Valeva la pena cercare la fiducia dell’uomo e permettergli di conquistarsi la propria?
Avrebbe lasciato che tra loro s’instaurasse un rapporto simile a quello per niente sudato col vecchio Capocasa?
Considerando che l’antico leader rientrava tra i Maghi più ricercati del Mondo Magico, sperava proprio di no.
Sospirò appena e il sorriso di poco prima si spense in un’improvvisa, spassosa presa di coscienza.

Onestà e sfacciataggine. Non sempre si ha piacere nell’andare d’accordo. Temo che, purtroppo, accadrà.
Ermetica? Solo un po’; la cordialità prima di tutto se voleva tenersi il nodo alla cravatta – che, per inciso, lei sapeva fare benissimo da sola. L’aveva udita? Scoprì che non le importava.
Le auguro buonanotte, Professore., asserì con tono fin troppo divertito, fastidioso alle sue stesse orecchie. Non si premurò a cercare lo sguardo di lui, per quella sera non aveva voglia di sprecarsi ulteriormente; piuttosto, fu il Preside il prescelto dell’improvvisa, sincera attenzione.
La Casata Serpeverde è al suo servizio.
, frecciatina di Mezzanotte?
« Buon proseguimento e buonanotte. » , un cenno del capo ed un lieve, autentico, accennato sorriso furono il prologo della sua uscita senza effetti.
Voltate le spalle a tutto, consapevole che avrebbe avuto tutta la notte per fare il punto della situazione e comprendere in che stato d’animo versasse, Emily cercò la sua piccola, perfetta Ancora. Fece giusto in tempo a volgere le bramose iridi alla porta che notò l’ombra di Lui sparire oltre l’uscio richiuso dietro i suoi silenziosi passi.
Rimase per un paio di secondi interdetta ma non c’era molto per cui sorprendersi od irritarsi, nemmeno per via di un mancato saluto: doveva rincorrerlo e fermarlo. Doveva stare con Lui. Doveva stringerlo a sé.
In pochi istanti si decise a macinare la distanza tra lei e l’uscita e forse sarebbe riuscita nel suo intento se solo Mike non l’avesse distratta.

« Sì, sicuramente. Scusami, devo andare. Ne riparliamo dopo. »e tanti cari saluti. Non lo meritava, si sarebbe ammonita sul tardi; avrebbe trovato il modo di rimediare.

Scendendo velocemente la scala dei Gargoyle, saltò gli ultimi tre scalini piegando le ginocchia mentre voltava, celere, il capo a destra e sinistra alla ricerca di Horus. L’aveva aspettata? L’attendeva altrove?

« Ra. »
Quel tenero mormorare venne enfatizzato dalle alte mura di pietra nuda e l’eco si disperse nella solitudine imbattendosi, poi, nel rumore di insignificanti passi alle sue spalle.
Si incamminò lungo il corridoio cercando di visualizzare la sua meta, un luogo in cui ritrovarlo e condividere qualsiasi cosa gli passasse per la testa – nonostante già potesse immaginarlo – o persino il silenzio o l’abbandono.

L’aveva cercato in ogni angolo che fosse il loro o soltanto il suo e man mano che i minuti passavano, si arrendeva all’evidenza: Horus aveva deciso di andarsene senza salutare perché non voleva essere seguito.
Per quando non fosse arrabbiata con lui, poiché consapevole dello stato d’animo in cui versasse, si sentì improvvisamente spaesata, fragile persino.
Raggiunte le rive del Lago Nero, in quella piccola porzione di spiaggia a Lei cara, Emily si lasciò andare sul terriccio umido.
Attese l’alba e, per la prima volta, dinanzi ad essa, provò solo mera, triste indifferenza.



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- Ra, il mio quoricino ;_;
- Narciso, mi diverte tutto ciò; t'aspetto al varco! ♡
- Mike :flower:

Salutini.

 
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view post Posted on 1/9/2018, 10:08
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FUOCO ALLE POLVERI
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E così ogni faccenda era giunta a termine. L’annuncio era stato fatto, le assegnazioni erano ufficiali e in men che non si dica il Preside congedò i presenti, con la sola eccezione dell’aitante professore di Difesa contro le Arti Oscure. Cosa avevano in mente, i due, per quell’intimo tête-à-tête prima di andare a dormire?

Fu mentre si alzava e si sistemava il soprabito sulle spalle che incrociò le iridi chiare di Amber. Anche la ragazza la stava osservando e sul viso di lei le parve di scorgere una muta richiesta. Facendosi spazio tra i Colleghi affiancò con discrezione la Prefetta: da vicino aveva un portamento delicato, ma fiero, saldo e controllato al tempo stesso. Se la conversazione appena avvenuta l’aveva messa in qualche modo a disagio, non lo dava a vedere.

«Ne sarei lieta.» rispose infine alla sua proposta. «Mi farebbe piacere incontrare i membri della Casata; auspico di poterlo fare presto.» la voce era pacata, appena più bassa del normale, come di consueto. Mentre parlava, lo sguardo vagò verso il suo Caposcuola e per un momento il rumore dei pensieri sembrò avere la meglio su ogni altro suono o movimento nello spazio circostante. Tuttavia, nulla di quanto stesse soppesando tra sé traspariva dall’espressione composta e neutrale del volto.
La ragazza proseguì; il tono solenne con cui le diede il benvenuto nella Casata la fece sorridere interiormente. Mai avrebbe pensato di sentire una frase simile, né che il suo nome venisse anche solo accostato alla parola “Tassorosso”; in realtà, rammentò in quel momento, vi era stato un periodo della sua vita in cui avrebbe ritenuto un’asserzione del genere alla stregua dell’offesa, e non negava di aver sentito qualcosa pungolare dietro lo stomaco nel momento in cui il Preside le aveva comunicato l’intenzione di affidarle proprio la guida della Casata giallo nera – una sorta di retaggio, come un riflesso involontario, degli anni della giovinezza. Chissà, si era chiesta, se con il tempo si sarebbe mai abituata.

«La vita non smette mai di sorprenderci» commentò, e per la prima volta in quella sera si lasciò andare a qualcosa che somigliava ad un pallido, pacato, sorriso. «Ti ringrazio. Ora vai, ho come l’impressione che Tassorosso necessiti del suo Prefetto più che mai, stasera.».
Con un cenno composto fece eco al saluto di Horus, seguendolo con lo sguardo mentre usciva dallo studio. Solo quando anche Amber si fu congedata, tornò ad affiancare i Colleghi, ormai rimasti soli nella stanza.

«Ti aspettiamo al solito posto, quattro calici di vino e una bottiglia stappata» disse sottovoce, rivolgendosi a Dorian. «Penso che qualcuno meriti un brindisi speciale, stasera.» Immaginava bene, infatti, quale sarebbe stata l’urgente questione privata che avrebbe discusso con il Preside, ed era certa di non sbagliarsi.
«Ma ricorda, è buona educazione guardare negli occhi le persone, quando parlano» aggiunse in un unico sussurro che solo lui avrebbe potuto sentire, mentre con la punta delle dita gli sfiorava appena la spalla per togliere un capello rimasto intrappolato tra le fibre della giacca.
Prese poi sottobraccio Christopher e Astaroth.
«Sorreggetemi, vi prego, sono ubriaca al solo pensiero!» scherzò, uscendo dalla stanza, allargando un sorriso divertito ed affettuoso prima all’uno, poi all’altra.
ATENA MCLINDER | DOCENTE DI ASTRONOMIA



Perdonate il post telegrafico; sul filo del rasoio ma ce l'ho fatta (forse?) ♥
 
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kapitän
view post Posted on 1/9/2018, 22:59




WNZKvST

Li guardo sfilare, quei ragazzi a cui le difficoltà del mondo hanno insegnato a fare i grandi, ma forse non ad essere umili.
Le parole e l’autorità del Preside, come spesso accade in queste situazioni, formano un metaforico punto fermo che chiude i discorsi diretti, invitando la platea al silenzio e a tornare nelle proprie stanze. Una tregua, forse? Non per me, sono poche le guerre che sono disposto a combattere e questa non è sicuramente una di quelle. Se qualcuno mi ha bersagliato con qualche colpo di cannone, non me ne sono nemmeno accorto. Dopotutto non ho ascoltato. Per me la guerra non è mai cominciata.

Sorrido a Oliver gettando uno sguardo di sfuggita a Nieve che esce dalla stanza con una certa premura. Non do segni di averla vista; dopotutto, condivido una notevole voglia di andare a letto. E se avesse qualcosa contro alla mia nomina… be’, non sono solito sostenere la mia causa, almeno non a parole.
«Sarà un piacere visitare la Sala Comune domani sera, Oliver» rispondo dimostrandomi serio per un momento. «E non ti preoccupare per la Signora Grassa, per qualche motivo le donne di mezza età mi prendono sempre in simpatia. Ma non dirle che l’ho chiamata così!»
Guardo uscire il Caposcuola, che sembra così fiero di vestire d’oro e di rosso. Troppo? Probabilmente no, non mi è sembrato di cogliere un orgoglio negativo. Certamente qualcosa che potrei imparare da lui.

Quando ormai gli studenti hanno lasciato l’ufficio e Atena e Astaroth fanno come per accompagnarmi verso la porta, mi fermo per un attimo e mi volto verso D e il Preside. Non posso negare di essere tentato di accomodarmi sulla prima sedia e guardarli con gli occhi sbarrati, come un bambino curioso di sapere cosa stiano tramando alle sue spalle. Ma non lo faccio. Invece, non lascio sfuggire la presa leggera sulla spalla di Atena, che scherza uscendo dalla stanza.
Era una vittoria, la nostra? Difficile dirlo. Intanto, brindiamo.



Pensavi di essere l'ultima, Lillì?
 
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view post Posted on 6/9/2018, 13:48
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Una prima fase si era ormai conclusa, era già passato.
Cosa sarebbe stato di quella prima sostanziale decisione solo il tempo l'avrebbe svelato, si era sbagliato? Sarebbe stato il caos? Era in fondo una decisione che poteva ancora essere rimandata, a data da destinarsi? Non si era già atteso a sufficienza, se non troppo? Non era stato quel tergiversare ad avere alimentato sottotraccia quello stesso caos che era andato esplodendo poche settimane prima? E di chi era stata la colpa? Qualcuno l'aveva? Il tempo dei congedi più o meno cordiali era giunto, ed era già passato, come un'onda, leggera la risacca si era abbattuta sulla costa, e coperta dal manto della notte era nuovamente scivolata indietro, silenziosa e lesta, come una ladra. Quanto quanti avevano compreso di quel colloquio? L'avrebbero compreso con il passare delle settimane? O semplicemente tutto sarebbe finito in un tacito moto di dissenso, fine a se stesso? Non era facile. Non lo era forse mai stato. Non era stato semplice per gli uni, e forse in quello c'erano ancora diverse responsabilità che dovevano essere accertate ed equamente distribuite agli astanti, e non lo era ora per gli altri, chiamati al fronte dal canto della fenice. Eppure restava ancora un ultimo tassello che doveva essere completato, una tessera necessaria a che il mosaico fosse completo. Anche quello era un azzardo? Un errore? E se stava sbagliando, perchè non gli prudeva almeno il naso? La porta si richiuse alle spalle dell'undicesimo ospite, e rimasero soli.
Un lungo sospiro, misto a uno sbuffo accolse quel mutato equilibrio, le mutate circostanze. Erano soli. E una decisione doveva ancora essere presa. Più d'immagine che di sostanza, almeno sinchè le circostanze non avessero richiesto altrimenti, questo era vero, ma era altrettanto vero che non stavano scegliendo la cottura di una bistecca, o cosa indossare al ballo di fine anno, ma qualcosa che nel lungo periodo avrebbe cambiato gli equilibri nel Castello, anche fuori dalle quattro Sale Comuni. Era tempo di una conversazione più piana e onesta, e meno diplomaticamente corretta? In fondo, una decisione l'aveva già presa, tanto valeva non tirare più indietro il braccio, e spingersi sino in fondo.


Secondo atto, scena prima, dunque... Dorian.
Prima di venire subito al punto, rinnovo l'offerta di qualcosa da bere. Abbiamo qualcosa di cui discutere, come immaginerai facilmente, della massima serietà, e senza veli, per così dire. Il politicamente corretto almeno per una mezz'ora si è accomodato fuori dalla porta.


Un sorriso tiepido, stanco, in un ambiente improvvisamente silenzioso, quasi ovattato, spogliato della presenza della sua folla, chino ora su quell'inattesa conversazione, ancora sorpreso dalle mutate circostanze. Da un lato della scrivania una figura ormai prossima al tramonto, appartenente in tutto a un altro secolo, un vecchio Solone, snidato con un un colpo di cilindro nel tentativo di porre una pezza su una situazione già deteriorata, da consiglieri altrettanto temprati e non meno in là con gli anni. Dall'altro, l'emblema stesso del nuovo, qualcuno che sarebbe potuto passare per nipote del primo, nel fiore degli anni e nel pieno delle forze, scelto da chi almeno prevedibilmente sarebbe dovuto essere alfiere del più oscuro conservatorismo. Eppure...

Come avrai forse notato poc'anzi con i nostri giovani ospiti, dei quattro nuovi Capocasa che potrà vantare ora Hogwarts sei l'unico che non sia riconducibile direttamente a me. Il che presenta, almeno politicamente, una serie di pro, e altrettanto contro. Nonostante quanto sia successo, continuo ad avere la massima stima dell'operato della Prof.ssa Bennet, ormai molto tempo fa era stata una mia giovane e aitante allieva, ma considerate la stretta attualità potrebbe rendersi necessaria una 'nuova veste' che sono ben lieto di offrirti. Rispetto ai tuoi colleghi avrai forse il compito più ingrato, laddove si sia presentato un 'problema' per così dire, sistematicamente c'è sempre stato di mezzo almeno un Serpeverde da quando sono in questo Castello. Non sono io a dover svolgere le indagini, per moltissimi anni ho solo giudicato, ma questo mi sembra particolarmente strano, non trovi?

Procedeva pacato, osservando l'interlocutore, dritto sulla seduta, in vena di quelle che avevano l'aria di essere inattese confidenze. Dovute a cosa? Accuse chiare, ma tenute ferme chiuse in un cassetto, per quanto tempo? Accuse? O in fin dei conti non lo erano? Semplici moniti? Appunti condivisi per un bene superiore? In che vespaio l'aveva cacciato?

Diversi direttori di Serpeverde in odore di esserlo sono stati giudicati infine quali Mangiamorte, il che non dovrebbe stupire più di tanto, e anzi potrebbe dar adito a pensare che il problema non sia circoscritto come vorrei far credere. Ma come dicevo a tutti non è compito del Castello né mettersi sulle tracce dei responsabili diretti, né di quelli indiretti, né di assicurarne una parte alla giustizia. Il nostro compito è assicurarci che durante la loro permanenza qui i nostri studenti non prendano decisioni affrettate che possano condizionare il loro futuro, evitare che eventuali tali scelte abbiano indesiderati effetti proprio qui, e da ultimo laddove possibile ricondurre all'ovile le pecorelle smarrite, il che potrebbe dimostrarsi particolarmente rilevante proprio per Serpeverde.

Era l'equivalente di dire, senza per l'appunto troppi veli, che a Hogwarts i panni sporchi si lavavano nel lago? Era una benedizione a farlo, e allo stesso tempo un più che sostanziale incoraggiamento? Ciò nonostante, restava la sottile onnipresente differenza tra quanto veniva proclamato a gran voce dalle colonne di un giornale, alla pragmatica politica spicciola dell'amministrazione di una scuola. Una netta e fiera condanna, tanto granitica quanto apatica, contrapposta a una pragmatica serie di 'considerando', temperati da 'rebus sic stantibus' e le mai tramontate eccezioni. Tutta questione di perdono? O che altro? E il giovane Auror, perchè in fondo quello era, l'avrebbe capito? L'avrebbe accettato?

Lasciamo a chi di dovere lo svolgere dei suoi compiti, e qualora ci venisse richiesto saremo ben lieti di offrire tutto il supporto necessario, naturalmente. Ma come immagino saprai con l'andare degli anni ho maturato una crescente diffidenza rispetto alle capacità di molti di riuscire ad 'arrivare al dunque' in questo genere di indagini. Non è la prima volta che Hogwarts è al centro di certi eventi, e non mi stupirei se finisse come tutte le altre volte: in un nulla di fatto. Il che però mi porta a una seconda questione, che volevo per l'appunto discutere con te. Poste tali premesse, ho assicurato una leale collaborazione al Ministro, a patto che resti una sana indipendenza reciproca, il che potrebbe tradursi in meno Auror qui al Castello, almeno dietro le cattedre. Il mio sostegno ufficiale per fare quello che mi aspetto che tu faccia è il posto di Vice Preside, ma il costo è che non vi siano più Auror attivi tra i miei professori. Ti sembra accettabile?

Infine, erano arrivati al punto.
Era quella la vera questione in agenda, e tutto il resto un semplice diversivo? O effettivamente tutto il resto era una semplice premessa logica, quasi dovuta, alla richiesta in coda? Perché sì, era un'offerta, ma allo stesso tempo anche una decisa richiesta. Non che vi fossero alternative. L'indipendenza andava mantenuta anche nei piccoli gesti, e trovare un Vice che fosse anche allo stesso tempo il più direttamente riconducibile proprio al Ministero avrebbe fatto storcere il naso a troppe persone. Ignotus Albus Edward Iulius Peverell in primis
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view post Posted on 7/9/2018, 13:34
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Cjhmyup
«A più tardi» mormorò Dorian, salutando i colleghi con voce bassa e divertita. Quando l’ultimo ospite chiuse la porta, per qualche istante regnò il silenzio. D’improvviso ricordò la notte in cui fu nominato Caposcuola, il momento in cui divenne Auror e quello dell’assunzione come docente – il suo respiro controllato non tradiva mai alcuna emozione, ma la sua ombra, in quegli attimi, si stendeva immensa di fronte a lui, più nera che mai. Le persone si erano abituate al suo sorriso tagliente e al suo sguardo gelido, all’indifferenza cortese con cui accoglieva ogni cambiamento, senza mostrarsi lusingato o perplesso. Teneva la testa sempre alta, consapevole dell’inappuntabilità della propria persona e, anche quando parlava con qualcuno più basso di lui, abbassava soltanto lo sguardo, mai il capo. Quella sera non aveva smesso di fingersi accogliente per un solo istante, eppure i suoi occhi brillavano di una luce stranamente sinistra.
Quando Peverell parlò di nuovo, la sua voce gli parve trasportata del vento. Si perse a studiare gli intrecci delle rughe sulla sua fronte, che avevano l’aspetto di leggenda; a tratti penetravano la carne acri come battaglie, a tratti, dolci come il riverbero delle onde sulla battigia, gli dipingevano sul viso curve di miele.
«Temevo non sarebbero mai tornati alle loro stanzette…» rispose deliziato, ripensando alle assurde pretese e al modo in cui gli studenti si erano congedati.
«In ogni caso ti ringrazio, ma sono a posto…» aggiunse, accomodando il portasigarette nella tasca dei pantaloni con uno scatto della mano. «E’ rimasto ben poco da edulcorare, quantomeno stanotte.» Esclamò infine ridendo, mentre fissava l’anziano negli occhi verdi.
Aveva un’aria così seria e stanca che Dorian preferì ascoltare fino in fondo il suo discorso.
Da che l’umanità era sorta c’era sempre stata in corso una guerra in cui un uomo poteva schierarsi, qualche causa per cui poteva dare la vita, senza temere di morire; ne era consapevole. Dal canto suo, non era né intimorito né incuriosito dagli sgherri del Signore Oscuro, i doni e le elargizioni incredibili che egli dispensava in termini di potere evocavano in lui lo spettro del desiderio, ma sapeva benissimo di essere fatto per la gloria del comando e riteneva la schiavitù un veleno in grado di guastare anche il piatto migliore. Se non avrebbe di certo permesso che uno studente si sottraesse all’autorità del proprio volere, poco gli sarebbe importato, onestamente, se qualcuno si fosse offerto di propria iniziativa alla causa di altri. Non tutti erano nati per comandare.
La magia oscura era stata per lui un vizio precoce; rivelazione anticipata, sin dalla prima adolescenza, di un’attrazione fatale che avrebbe segnato la sua esistenza. Dorian era un amante sfrontato di ciò che le convenzioni riducevano a semplice ‘Male’, non soltanto per la forza che da esso derivava – un’enorme influenza sul mondo – né per un semplice tornaconto personale; unicamente perché la discesa verso la spirale infernale era costellata di piaceri e perché sapeva che null’altro avrebbe reso la sua vita degna di essere vissuta per sempre. Il suo interesse per la Magia Nera andava ben oltre gli auror e i mangiamorte, proprio come l’amore trascende un concentrato di cupidi con eccesso di pinguedine a San Valentino.
Serpeverde… Grifondoro; studenti, docenti, auror, maghi oscuri… avrebbe bellamente ignorato ogni cosa, disposto a veder avvizzire prive di frutto centinaia di vite, forse migliaia, dinanzi all’esiziale incantesimo delle proprie brame.
Da anni era l’amico migliore delle Sirene della filosofia e degli affari della politica; audace e sfrontato si era arruolato tra le fila del bene e, a dettare il gesto, non era stata la ricerca di giustizia, bensì la speranza di apprendere dai suoi nemici, o di morire in un istante, riducendo a nulla quella sua strepitosa bellezza.
Cosa sarebbe accaduto se Rhaegar si fosse realmente accorto delle sue intenzioni o se, d’improvviso, si fosse dimesso dal suo compito? Quale guadagno portava con sé il titolo di Vicepreside in grado di sostituirsi ad anni di studio e di osservazione, di duelli, di segreti svelati, di intrighi e doppi giochi? Non avrebbe messo un punto alla lista dei propri desideri per infilare un cappello logoro in testa a dei bambini, di questo era sicuro. Il desiderio bruciante di Dorian si consumava nel bisogno di conoscenza – infatti aveva accettato immediatamente la cattedra quando gli era stata offerta –, nella ricerca distruttiva di un piacere proibito, che avrebbe trovato soltanto continuando ad osservare chi, schiavo di un dio minore, riusciva a raccogliere solo le briciole del suo potere.
«So bene, Albus, che è difficile contraddirti e negare che si debba fare ciò che tu dici – un Alcibiade al suo Socrate – eppure, da quando ho memoria, non ricordo che la mia sete di conoscenza si sia mai estinta. Da bambino raramente mi si vedeva senza un libro aperto davanti al viso. Non mi sono interessato alla politica e agli affari degli uomini più di quanto fosse strettamente indispensabile e sono diventato auror più che altro per ambizione: apprendevo mentre combattevo, apprendevo durante le missioni; ciò ha fatto di me anche un accademico. Tuttavia ho giurato di essere fedele al mio Paese e di servire e proteggere gli oppressi – Midnight mentì spudoratamente, ben sapendo che sarebbe stato disposto ad eliminare chiunque avesse ostacolato il suo cammino – e sono stato inviato qui con questo esatto obiettivo, tra l’altro. Se confessassi di essere una persona che si subordina facilmente o che si fa influenzare mentirei, come un bambino che crede all’uomo Nero, o una suora che dice di aver visto Dio.
Dieci maghi su cento riescono a superare l’esame e a ultimare il percorso di formazione come auror e solo un dieci percento dei diplomati sceglie questa via; non è un incarico come un altro da cui, semplicemente, ci si licenzia, né un impiego qualsiasi, ma una filosofia di vita che esula da qualsiasi riflessione partitocratica.
Il lavoro da me svolto al Castello è sempre stato condotto indipendente da quelli che sono i miei obblighi ministeriali, fonte di arricchimento culturale, di soddisfazione e di remunerazione, né mai ho dovuto rendere conto del mio operato qui ad altri se non al Preside. Sono stato scelto in virtù della mia esperienza e delle mie competenze, che oserei definire addirittura eccezionali
– sorrise, certo che l’interlocutore avrebbe colto la punta di ironia in quell’autocelebrazione – e, sarò completamente sincero, non sono disposto a sacrificare un potenziale futuro, sfolgorante o meno che sia, sull’altare di qualche inimicizia tra parrocchiani. Non sono una pedina nelle mani di nessuno.»
Non c’era alcun senso di fedeltà nei confronti della sua professione, in quel discorso.
Non c’era amore per la gente, che avrebbe lasciato morire strozzata come le bestie, pur di ottenere ciò che desiderava.
Non c’era – assolutamente non c’era – alcuno spirito di devozione alla causa. Solo una nitidissima percezione di ciò che sarebbe stato comodo e di ciò che, invece, non lo sarebbe stato.
Eppure, ironicamente, Dorian stesso era rimasto persuaso dalla propria dichiarazione ferma e misurata nei toni; non avrebbe mai ammesso che quelle che sgorgavano dalla sua bocca erano parole intrise di un valore che in un'altra vita avrebbe addirittura potuto condividere.
«Mi dispiace profondamente, ho stima della tua persona e del tuo operato da quando ero studente e ti assicuro che nulla mi farebbe più piacere che diventare Vicepreside. Ti ringrazio per la proposta, ma non potrei in nessun caso rinunciare ad anni di sacrifici e sconfessare ciò che sono in virtù di un blasone che uno qualsiasi dei miei colleghi potrebbe degnamente sfoggiare».
Il suo volto sereno non si alterò nemmeno per un istante.


Edited by Dorian - 8/9/2018, 10:08
 
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view post Posted on 11/9/2018, 09:08
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Il drastico calo degli astanti aveva contribuito in maniera più che sostanziale nel raffreddare per certi versi la scena, e nel riscaldarla per altri. Ciò che sino a quel momento non era stato né prudente, né opportuno, improvvisamente tornava d'attualità strettissima. Una serie di libertà di cui finalmente si poteva tornare a godere. Era davvero legittimo? Sarebbe stato accettabile, addirittura consigliabile? Quanto conosceva il giovane docente? Quali circostanze l'avevano spinto a quel colloquio? Quanto inaspettatamente stava rischiando, spingendosi oltre i confini di gioviale vecchio burlone, quale si faceva passare per il resto del tempo? Ma del resto, qualcosa era necessario fare. Ed era più che risoluto nel riuscire nel suo piano. Aveva davvero mai preso in considerazione che qualcuno finisse con il negargli qualcosa? Lo avrebbe ritenuto accettabile? Il problema era proprio quello, dopo essersi convinto dell'opportunità di varcare un confine, quale sarebbe stato il mezzo più conveniente per coprire le tracce di quello sconfinamento? Le tracce non sarebbero potute restare in circolazione a nessun costo, e non aveva preso in considerazione l'ipotesi che ne venisse un 'no', ma se fosse accaduto? Se quel temuto 'no' fosse giunto? Quale sarebbe stata la reazione d'istinto, e dovuta? Quale sarebbe stata la facciata, e quale l'essenza?
Un cenno quasi in risposta alle giovani movenze dell'ospite, e al primo trascurabile rifiuto, l'agitarsi ordinato della teiera, le volute di vapore che si levavano dalla tazza nuovamente ricolma di quel liquido ambrato, che giaceva quasi abbandonata a se stessa non troppo lontana dal bordo del piano. Un sorriso, accolse le prime considerazioni dell'Auror.


La giovinezza è un'età straordinaria, si tende spesso a dimenticarlo. Non vuole essere una scusa, o una giustificazione, ma aldilà della forma non credo che nella sostanza sia poi andata così male. Che è quello che conta. Molte cose stanno cambiando in relativamente poco tempo.

E sin lì nulla di strano.
Questionare del tempo, e di affini era sempre stata un'attività tanto innocente, quanto pacifica. Chi si sarebbe mai aspettato un rimbrotto? E infatti, tutto liscio come l'olio. Poi invece già si profilava la salita. Mentre la verbosità contenuta della premessa prendeva le misure della stanza, silenti i ciocchi del caminetto sfrigolavano allegri, lieti di poter essere finalmente apprezzati per quello che erano: intrattenimento visivo? Dove voleva andare a parare il giovane collega? Più il discorso decollava, mollando e sciogliendo lacci e lacciuoli che l'ancoravano ancora alla scrivania e all'ufficio, più gli sembrava di essere in grado di subodorarne le terga, e il netto rifiuto che vi s'annidava in un qualche oscuro e aspro budello. Sarebbe davvero finita così? Possibile? Non vi avrebbe scommesso uno zellino, eppure lo scenario sembrava si stesse via via concretando. Dall'avere la vittoria tra le mani, poche ore prima, sino addirittura a pochi istanti prima, ora l'intero piano rischiava di arenarsi in una qualche palude, senza che vi fosse possibilità di una qualche mediazione. Sorpreso, spazientito, scocciato, punto sul vivo? Cos'era? La sensazione fredda e strisciante del panico che invade i mercati? La sensazione calda e vellutata di una vendetta che andava consumata in fretta, con l'urgenza tipica delle situazioni d'allarme? Cosa sarebbe stato necessario fare? Cosa era opportuno, e cosa dovuto? Sarebbe bastato il 'sufficiente', o era tempo di mettere da parte gli agi e i guanti, e intervenire drasticamente alla radice del problema? Quanto era stretto il sentiero? Una soluzione poteva ancora essere trovata? E per quanto rischiosa, se fosse anch'essa fallita? Il problema si sarebbe solo ingigantito, e avrebbe richiesto a sua volta una qualche forma di soluzione ancora più drasticamente radicale. L'avrebbe davvero portata a termine dopo tanti anni? Quanto era cambiato? Cosa potevano spingere a fare la necessità di un momento cruciale per tanti? In fondo, a ben pensarci, non stava certo facendo i suoi d'interessi. Un preside cos'avrebbe dovuto fare in una situazione del genere, se non gli interessi della propria scuola? E sarebbe stato legittimo, se non addirittura doveroso, spingersi sino in fondo. Era pronto a ripartire alla carica, lancia in resta?


Capisco.

Salomonico, pacificatore.
Falsamente arrendevole. Stava seppellendo l'ascia di guerra?
Solo per fare del suo peggio, su un altro fronte, forse anche più utile.


Immagino di poter intuire le ragioni del 'no', ma non nasconderò di non essere molto abituato ai rifiuti. Dunque, ho una seconda proposta, più delicata della precedente, ma che se ben interpretata ha i suoi vantaggi, per tutti i contraenti. A fronte di quanto accaduto è naturale che si terranno delle indagini, ufficiose da parte di voi direttori, e ufficiali da parte del Ministero. Non so ancora chi, ma verremo informati di chi le condurrà, e quando. È assolutamente essenziale che da quelle ufficiali non emerga nessuna verità troppo scomoda... La reputazione del Castello ha già subito sin troppi contraccolpi, è indispensabile che non ve ne siano di ulteriori, e in tali circostanze è mio compito far sì che non accada. Non ho intenzione di essere l'ultimo dei presidi, o di consegnare al mio successore un Castello commissariato dal Ministero.

Era l'ultimo dei Peverell.
E per quanto inaccettabile come pensiero, era disposto anche a starci. Nonostante i responsabili avessero nomi e cognomi straordinariamente chiari, e precisi. Ma essere anche l'ultimo dei presidi non sarebbe stato nemmeno lontanamente tollerabile. Indipendentemente dalle cause che avessero portato a tale eventualità. Dunque tanto valeva spingersi sino in fondo ora, invece che inutilmente tergiversare, confidando in una qualche teofania. Uno sguardo pesante, da inquisitore spagnolo tornò a posarsi sul giovane collega. Era il momento? Cos'avrebbe fatto?


Quindi ti chiedo, posso fare affidamento su di te? Sulla tua 'insubordinata indipendenza', se vuoi? Come ti ho già detto in questo momento Hogwarts non può permettersi un Auror troppo ciarliero a piede libero. Se per cambiare, è necessario che tutto resti almeno apparentemente uguale non ho problemi, a me interessa la sostanza della questione. E questo 'blasone' lo sto offrendo a te, ora...

Un 'blasone'.
Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia?
Giovani per giovani, anche Dorian in fondo lo era. Stava proprio lì il punto dirimente della questione? Erano richieste del tutto fuori luogo? O legittime aspettative di un'istituzione in difficoltà, che facendo quadrato, si riproponeva di durare altri mille anni? In fondo di quello stavano parlando. Possibile che avesse trovato l'unico Auror intenzionato a rimanere tale, quando ormai il salto della quaglia sembrava divenuto sport nazionale, ancor prima del Quidditch? A che pro del resto? E se era tanto interessato a quello, perchè si trovava lì?

 
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