Sabotage

« Older   Newer »
  Share  
~ Nieve Rigos
view post Posted on 10/4/2019, 21:34 by: ~ Nieve Rigos
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,693

Status:


Nieve Rigos
16 Anni
Mese di Aprile, III anno.
Segue: Na~tu~ral



La conta dei Campioni


tDCvfkSSe ne stava seduta al tavolo dei Grifondoro con aria annoiata. Le mani tenevano ferma l’edizione del Cavillo che le aveva passato Christina e gli occhi scorrevano rapidamente i titoli degli articoli senza l'intenzione di approfondirne il contenuto. Davanti a lei, sulla superficie del tavolo, giacevano pressoché intonse le porzioni di roast-beef, purea di patate e verdure lesse che si era servita: aveva sbocconcellato pigramente la prima fettina di carne e assaporato la dolcezza di una carota lucida d’olio; poi, come aveva iniziato, la mano destra aveva smesso di portare cibo alle labbra e si era nascosta dietro le pagine del giornale. Le erano occorsi quasi dieci minuti per calmarsi e smetterla di scalpitare sul posto nel timore che qualcuno facesse riferimento alle sue abitudini alimentari. La verità, che si ostinava a respingere nonostante l’evidenza, era che buona parte dei suoi concasati fosse a conoscenza del disagio che la coglieva durante i pasti; e l'avevano tutti abbastanza a cuore da non farglielo pesare.
Nieve levò lo sguardo da un trafiletto piuttosto curioso — l’autore riferiva di una strega capace di guarire dall’infertilità con un intruglio a base di calli di gnomo — per rivolgerlo al resto della sala. Gravava un silenzio di tomba su tutti i presenti, che non fu capace di spiegarsi da subito. Solo quando individuò la figura bislacca del Preside e la sagoma squadrata della cassetta del Torneo; solo allora comprese. Come aveva potuto dimenticarsene?!
Trattenne il fiato, inconsciamente. Era certa, in modi che non ammettevano dubbio alcuno, di non rientrare tra i campioni prescelti per la gara: non possedeva la stoffa, non era pensabile, non aveva la forma. Lasciò, tuttavia, che l’atmosfera gravida di aspettative la contagiasse — le scorreva sulla pelle come acqua piovana, leggera ma impossibile da scrollare.
Nel tempo che Peverell impiegò per recuperare il primo foglietto e pronunciare il nome del campione designato per Grifondoro, Nieve smise di pensare. Non c’era spazio, nei ranghi della sua sfera percettiva, per null’altro che il battito del suo cuore. Non stava correndo in preda al panico, né trottava in balìa dell’eccitazione; ma non gli apparteneva neppure quell’atteggiamento quieto che sfoggiava ogni dì, rannicchiato nel suo petto in attesa di una sollecitazione qualsiasi. Tuonava piano e forte insieme; e la isolava dal mondo esterno.

«Il campione di Grifondoro è Nieve Rigos.»

La bolla s’infranse sulle note del suo nome — era l’unica cosa che sentisse veramente sua, pensò nel brevissimo frangente di silenzio che seguì l’annuncio, eppure non le apparteneva.
In un attimo, fu il delirio tra le fila che vestivano di rosso e di oro. Stretta nel velo della propria incredulità, Nieve batté le palpebre — come avrebbe potuto non farlo adesso? — e schiuse le labbra per concedersi di espirare... finalmente. Una miriade di tocchi diversi la raggiunsero senza che fosse in grado di staccare gli occhi da un piatto di cavoletti di Bruxelles mantecati al burro: la stavano abbracciando; incoraggiando; perfino baciando sulla testa, sulla fronte, sulle guance. E lei se ne stava lì, di ghiaccio come facevano i fiordi durante gli inverni islandesi, pietrificata da una notizia che non aveva visto arrivare. Fu allora che si accorse del cambiamento intervenuto nello spazio delimitato dalle sue costole: adesso sì che lo sentiva affaccendarsi, giubilare, perfino incespicare — il cuore. E sorrise, poi rise, infine si alzò senza alcuna ragione apparente.

Aveva ancora il Cavillo tra le mani nel frangente in cui il secondo nome fece esplodere un’altra porzione della Sala Grande e Horus Sekhmeth venne presentato al pubblico come il campione delle schiere di Tosca.
Si era interrogata a lungo, nei mesi seguiti al Ballo delle Ceneri, sulla mancata risposta del ragazzo al regalo di Natale che gli aveva fatto recapitare: era stata inopportuna? gli era mai arrivato? la Rose non aveva gradito e lui l’aveva rassicurata, gettandolo in un cestino? Di tutti i dubbi che l'avevano colta, il solo che le avesse fatto attorcigliare le viscere per il disagio era di aver commesso un errore, di essersi colpevolizzata inutilmente per la propria sfuggevolezza come se importasse a qualcuno; come se potesse importare a Horus. Avevano alzato il gomito fino a perdere il controllo, a tratti il decoro e, in un certo senso, la cognizione di sé stessi. Sul serio aveva creduto che quella domanda — “Vuoi essere mia amica?” — significasse qualcosa, che lui lo intendesse veramente e che non fossero stati i fumi dell'alcol a parlare al suo posto? Era da stupidi, si era risposta. Da disperati.
Stando così le cose, chiunque altro nella sua posizione si sarebbe assicurato di evitare qualsiasi contatto, adesso che le circostanze lo imponevano più che mai; a metà tra l’imbarazzato e l’indignato, avrebbe dovuto rifuggirlo col freddo distacco di chi abbia troppa dignità per lasciarsi calpestare una seconda volta. Nieve, invece, aiutata dalla direzione dei festeggiamenti della tavolata Tassorosso, cercò Horus e attese di trovarne lo sguardo. Impettita nel suo chignon alto, con la divisa sorprendentemente in ordine per i soliti standard, mantenne un piglio d’indecifrabile austerità.
Da ultimo, si sciolse in uno dei sorrisi più brillanti della sua antologia e gliene fece dono.



Edited by ~ Nieve Rigos - 15/6/2019, 18:45
 
Top
15 replies since 26/10/2018, 20:48   1072 views
  Share