Seguendola con lo sguardo, Axel si domandò che cosa stesse per fare. Un moto di gelosia verso l’immagine della sua famiglia, toccata dalle dita gentili di quella ragazzina dal cuore infranto, si sciolse come neve al sole nel momento in cui i suoi occhi misero a fuoco nella penombra un’immagine speculare a quella incorniciata. E di nuovo, in una simbiosi di dolore, Axel sospirò.
«Piangi.» mormorò
«Ti disperi. Oppure ti chiudi in un silenzio profondo come un abisso.»Si schiarì la voce, saggiando la reazione di Megan a quelle parole.
«Non posso darti una risposta che valga anche per te, ma posso dirti che non la supererai mai del tutto. Una parte di te resterà legata a loro per sempre, il ricordo sbiadirà un po’ e il dolore insieme a lui… ma non passerà mai. E non dovrebbe passare, per la come la vedo io.»Non si alzò, non la sfiorò nemmeno in un cenno di conforto. Avevano appena parlato di eliminare le emozioni, eppure Megan si aggrappava al proprio passato con la tenacia di un naufrago ad un pezzo di legno in mezzo al mare. Axel la capiva, ma sapeva anche di non poterle permettere di crogiolarsi oltre nel dolore e nella nostalgia. La invitò gentilmente a riprendere posto ed entrambi tornarono alla casa dei Milford, col pianoforte in sottofondo e l’amore percepibile da ogni sguardo.
Poi, come un meccanismo collaudato seppur fallace, Megan ritentò di isolarlo.
Il suono dei tasti d’avorio si affievolì, fino a sparire, risucchiato in un silenzio surreale. Eloise li pigiava, uno dopo l’altro, ma le corde tese non vibravano e nessun suono poteva essere udito. Nemmeno il respiro eccitato di una Megan bambina o il sospiro lieto di Carl.
Axel poteva vedere i loro volti, tradurre le loro espressioni in emozioni.
E poi qualcosa cambiò.
La scena sparì e al suo posto comparvero gradini di freddo marmo, un corrimano in ferro battuto, opaco a vedersi. Non era il ricordo vissuto tante volte in pochi istanti. Eppure, la scalinata aveva distolto l’attenzione di Axel dalla scena principale, seppur le note limpide del pianoforte erano tornate in un lieve sottofondo. Nel suo tentativo di introdursi nella mente di Megan, Axel non aveva prestato attenzione all’aria - all’armonia - e aveva finito per dimenticare la successione tra una nota e l’altra. Poteva essere certo che la musica in sottofondo non fosse la medesima? Fu a quel punto che, in preda all'incertezza, Axel uscì. Per un attimo, un solo fuggevolissimo momento, Megan lo aveva respinto, distogliendolo dalla sua missione. Era suggestione? Stanchezza? Quale tra le due menti aveva infine ceduto? Probabilmente, avvezzo com'era a giocare con la mente altrui, aveva scelto una strategia pulita e più soft di quanto non avrebbe dovuto e la Corvonero, con sagacia, aveva saputo approfittarne. Non le avrebbe dato la soddisfazione di sapere di essere riuscita nel proprio intento al cento per cento, poiché pensava - forse erroneamente - che lei si sarebbe adagiata su quell'esigua vittoria. Megan doveva lottare e guadagnare la supremazia su quella capacità così rara.
Quando la ragazza fosse tornata a posare gli occhi blu sul suo viso, Axel le avrebbe sorriso ancora una volta.
«Devi lavorarci ancora, Meg, ma sei davvero sulla buona strada.» una breve pausa, quel tanto che fosse bastato all’uomo per assaporare l’espressione di giubilo sul visino della ragazzina
«Dovrai esercitarti ogni giorno a chiuderti in te stessa. Non sarà facile, ma piano piano imparerai ad isolare suoni e visioni nello stesso momento. Sei molto giovane, il tuo talento sta emergendo piano piano. Sono convinto che l’idea delle scale sia buona, ma dovrai trovare qualcosa di meglio per buttarmi fuori con più convinzione. Direi che per oggi tu abbia fatto abbastanza. Non posso forzare la mano più di così.»A quel punto aprì la giacca e ripose la bacchetta in una tasca lunga e stretta della fodera interna. Per quel che lo riguardava - almeno per il momento - la lezione era finita.
«Penso che la loro perdita ti permetterà di trovare la forza di salvarti.» indicò la fotografia incastrata nella cornice con l’indice teso, senza tuttavia distogliere lo sguardo da Megan
«Loro non possono proteggerti, ma tu… tu puoi. Devi solo volerlo.»Si alzò dalla seggiola, indicandole ancora una volta il bicchiere d’acqua e, solo dopo, la porta d’ingresso.
«Ti accompagno al Paiolo, potrai usare la Metropolvere per tornare a scuola.»