Angolo del Collezionista, Incontri scambio Ongdr

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Oliver Brior
view post Posted on 30/3/2020, 11:56 by: Oliver Brior
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«Alfiere, C8»
Un ordine scandito con leggerezza, un movimento impercettibile di un pedone sulla scacchiera, la frazione di un secondo prima della fine; quando il tassello nero si sporse oltre ogni postazione, avanzando di un quadratino dopo l'altro, il messaggio che portava con sé - Alfiere, il Vessillo - non indicava quasi più un segno di pace. La bandiera che stringeva stilisticamente, appena raffigurata tra le mani, nulla avrebbe potuto contro il comando che gli era stato impartito. Parve sostenere il peso di una mossa decisiva, uno scacco che si avvicinava all'altro, la conclusione già programmata in partenza: Oliver sorrise, l'espressione così sicura, i lembi della bocca piegati in una nota di divertita consapevolezza. L'Alfiere nero fagocitò l'uno e l'altro pedone sulla sua scia, continuò con le successive strategie e fu - paradossalmente - la forma vincente in assoluto. Quando la partita si concluse e l'ultimo Re, il Bianco, fu riposto nel sacchetto che lo conteneva, Oliver comprese di essere pronto per tornare in dormitorio. Per lui, a dispetto di ogni intreccio scontato e prevedibile, era sempre un privilegio e un piacere poter trattenersi con i suoi concasati, in Sala Comune, a tarda sera. Era da tempo un Campione indiscusso di Scacchi Magici e se in un primo momento ne era stato fuorviato, anche pentito intimamente, con il ripetersi delle partite e con la familiarità delle sue colpe, tutto il resto aveva saputo prendere una piega diversa; lui sapeva, fin nel profondo, di essere in una posizione che nessun altro tra i concasati avrebbe potuto sostenere, e sfruttava in quel modo le trame del Futuro come un tessitore. Ne era stato sorpreso, in passato. Ne era affascinato, nel presente. Con il calare della notte e i borbottii fastidiosi del Preside Dippet in cornice, fu chiaro anche per il Caposcuola di dover ritirarsi nelle sue stanze. Aveva sentito parlare alcuni Grifondoro di un angolo, tra un negozietto e l'altro al Villaggio di Hogsmeade, in cui sarebbe stato possibile anche per lui trovare altri collezionisti di Cioccorane. L'idea calzava a pennello, perché Oliver si era appena ritrovato con più doppioni del previsto. Aveva più di dieci figurine di Godric Grifondoro, le aveva poste una accanto all'altro, a mo' di cornice. Per quanto potesse effettivamente amare e apprezzare il suo fondatore, il suo volto ripetuto una e più volte iniziava ad assumere i tratti macabri di un osservatore dispettoso. Non poteva continuare così, non con un blocco di così tante carte da scambio. L'indomani, di tardo pomeriggio e alla fine delle lezioni, decise quindi di raggiungere il Sobborgo. Una passeggiata per le strade acciottolate, per i vicoli più lontani dalla folla, da un punto all'altro di un luogo che aveva fatto e continuava a fare la storia della magia intera, tutto quello non poteva che essere un privilegio per lui. Hogsmeade si vestiva di ambivalenza al suo sguardo: ricordi spiacevoli da un lato, ricordi straordinari dall'altro; in quell'opposizione, ritrovarsi e perdersi era uno scacco matto a tutti gli effetti. Quando arrivò nei pressi del punto che i suoi concasati gli avevano spiegato, più o meno, Oliver si sentì leggermente in imbarazzo. Provò a fare finta di essere semplicemente di passaggio, incerto sul resto, e quando ascoltò due ragazzini parlare di Cioccorane, si sentì meno a disagio. Tentò con loro un primo approccio, si accorse però a malincuore di avere già tutte le figurine che la coppia avrebbe potuto barattare. Attese ancora, guardandosi attorno: il punto era più o meno quello, a quanto pareva. Nelle tasche, aveva più figurine di quante potesse contarne alla svelta.
 
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