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Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 67 anni ☯ Giapponese PS: 203 ☯ PC: 133 ☯ PM: 128 ☯ EXP: 30,5 Il vuoto fissato a lungo andava ora a chiamare l’attenzione del giapponese nel suo oramai usuale modo; là dove vi erano le figure del tipo baffuto e della vittima, andavano a plasmarsi in un lampo di luce verde uscita dalla bacchetta stessa del criminale, altre due scene. Quello smeraldo, quella tonalità da una parte brillante nella sua esplosione nel nero totale dello sfondo e dall'altra parte pesante nei vari aspetti che il verde poteva rappresentare aprì dinanzi alla vista del giapponese uno scenario inverosimile ma potenzialmente attuale e logico. Una punta di freddo si alzò da terra sin al collo dell’anziano orientale, come se qualcuno stesse reclamando la sua testa a suon di codice di condotta e Karma…ma aveva da temere, in fin dei conti, lo stesso dipendente che fino ad ‘ora aveva giudicato disparate scene che nella vita potevano considerarsi quotidiane e tipiche del sistema? Non lo sapeva ancora, ma sicuramente un nodo alla gola lo pressò non appena la nuova scena prese vita: c’era lo stesso giapponese questa volta, in versione gigante, che sotto il proprio sguardo era intento a scriver qualcosa su una pergamena …che cosa? Pensava agilmente e velocemente a cosa avesse mai potuto fare riferimento tutto quell'inquietante scenario, quasi a violentar la sua stessa privacy ma lo sguardo fu attratto nuovamente da un secondo personaggio ancor più degno di attenzione in quel momento: Mr. Fergo’. Oooooooh. Sospirò quasi afflitto, cominciando ad esaminare i dettagli di quel che doveva essere un bravo funzionario ministeriale allocato al commercio e politiche allegate; non riusciva a capire bene, ma sembrava in disperazione, piangente e con un bicchiere di whisky incendiario alla mano. Perché’ anteposti i due e soprattutto perché mai un omone tutto d’un pezzo come Fergo’ era stato presentato in quel mood che non gli si addiceva per niente? Tutto fu chiaro da lì a poco grazie a un dettaglio scrutato sul finale dell’analisi della scena: la gazzetta del profeta. Ai (Si). Piano, a bassa voce, confermò l’orientale a tale vista, collegando anche il cosa stesse scrivendo la sua stessa rappresentazione più enorme. Colpito nell’animo, volle per un momento far una rapida successione degli ultimi giorni che lo avevano riguardato, insieme ai suoi colleghi, con le trattative con i cinesi; lo aveva detto con Mr. Remar e, in qualche modo, aveva avvertito lo stesso Fergo’ che tutto il macello diplomatico successo con le autorizzazioni del superiore avrebbero trovato lamentele e provvedimenti. Insomma, per quanto poteva riguardare Issho, quella missione che anticipò mesi prima l’ultimo scontro con Jan Li era stata portata avanti con vergogna, sdegno e assenza di legalità da Fergo’ stesso e Issho accusava di tutto ciò solamente lo stesso omone barbuto per via del fatto che era stata sempre e solo una sua idea che, al netto della carica che rappresentava, poteva essere solo eseguita dagli altri colleghi del giapponese collegati al fatto (Remar, Tessa). Avanzò davanti le due personalità vive e mute in contrapposizione e se da una parte la sua stessa figura fu poco squadrata per via della veridicità che poteva sicuramente rappresentare in quel frangente, dalla parte di Fergo’ invece trovò sosta e momentaneo silenzio prolungato. Tante cose gli stavano passando per la testa, dalla bontà d’animo alla rabbia, dal lavoro all'amicizia, dal senso di responsabilità all'imprudenza. Non aveva dimenticato la lavata di capo fatta a Mr. Remar prima della partenza per risolvere quella faccenda a Pechino e non avrebbe mai negato l’evidente mediocrità e mal lavoro svolto nella precedente campagna con Jan Li; si, Fergo’ piangeva in quella rappresentazione, ma si potevano sempre chiudere gli occhi sugli atteggiamenti che rischiavano seriamente di minare il lavoro di un’istituzione in se’? Passò oltre i due smeraldi e tornò a rivolgersi a nessuno, trovando una certa schiettezza, franchezza che spesso gli si addiceva in altre situazioni, non sicuramente a quelle che lo potevano vedere come un imputato per qualche crimine. Un commerciante cinese, da tempo nel nostro territorio, si incontra nella notte con i nostri funzionari del quinto livello per trattare determinate cose. Merci? Si, prodotti non del tutto usuali nella nostra nazione e sicuramente illegali. Ci si aspetta un qualcosa di ritorno per noi. Cosa fu proposto per noi? Sospirò, afflitto da quanto doveva dire in totale onestà con sé stesso. In cambio della legalizzazione di alcune sostanze fino ad ‘ora vietate, la fazione cinese si sarebbe fatta garante del mantenimento dell’ordine pubblico dei propri connazionali a Londra. Una minaccia, chiaramente. Sorrise, nonostante quel sorriso fosse un chiaro sfogo all'irrazionalità che da lì a poco avrebbe denunciato a carico di mr. Fergo’. Abbiamo ACCETTATO! Leggermente alzò il tono di voce sul pezzo finale, chiarendo subito dopo. Non io in prima linea, ma i miei colleghi capeggiati da Fergo’. Assurdo no? L’Inghilterra che invece di denunciare e perseguire criminali in vesti di commercianti che minacciano ribellioni nel nostro suolo, si ritrova dal nulla a far saltare le prassi burocratiche, diplomatiche e legali e ad approvare una MINACCIA e sostanze ILLEGALI, mostrando debolezza e…che cos'altro? Domandò retorico, mentre l’indice della mano sinistra andava a toccar con forza la tempia alla stessa latata della testa. Malafede, crimine, mancanza di rispetto e di legge… Tossì, in impeto di continuare …e non solo nei nostri confronti, di inglesi come tale, ma contro altri nostri Stakeholders esteri. Si riesce a immaginare cosa sarebbe successo se tutto ciò fosse stato risaputo ancora prima di risolvere il fattaccio? Che figura avremmo fatto agli occhi del resto del mondo? Un paese che agisce nell'illegalità perché incapace di punire o denunciare? Il tono era secco e inquisitorio; non sembrava tanto la vittima di una storia, ma un avvocato all'arringa finale. Fergo’ piange, amare lacrime, ma non perché ha letto un mio articolo che, si badi bene, commenta la seconda parte della trattativa con la Cina, ripulendo l’immagine stessa di un ministero che nelle precedenti sue Direttive aveva mosso nell'illegalità specifiche azioni commerciali dal quinto livello, ma piange perché sa’ di essere stato imprudente, superficiale… debole. Tornò a una calma riflessiva, riportando lo sguardo sul giovane funzionario in lacrime. Una figura di quel livello, che non trova parole davanti al tavolo di trattativa, che si fa salvare da un fallimento annunciato nella precedente trattativa, forse, ha perso di vista il proprio lavoro, la propria vocazione. Batte’ a terra con forza il proprio bambù, indice che avrebbe completato quel suo monologo in un ultimo periodo. Ho scritto di un ministero che l’ha spuntata contro la malafede dei criminali; ho messo a tacere eventuali ripercussioni non solo economiche ma anche relazionali con gli altri paesi prima che emergesse la storia di un accordo precedente e illegale che si prefiggeva di controllare la criminalità con un atto imprudente e illegale al tempo stesso. Ho scritto del valore e della mancanza di diplomazia e di cosa comportino. Ho scritto degli sviluppi ipotetici di patti portati avanti con quelle modalità che Fergo’ poco tempo prima aveva utilizzato. Il vero, nella totale conoscenza delle leggi. La critica è stata riservata al peccatore cinese, alla malafede commerciale di un nostro Stakeholder. Se Fergo’ piange, ripeto, è da definirsi e cercarsi il senso nelle sue mancanze personali e lavorative che, in quella carta inchiostrata, non sono né state portate avanti e tanto meno mosse come accuse. Non vedo per noi, come membri di un’istituzione, né vergogna né debolezze, anzi, tutt’altro: vedo un ufficio che si è saputo far valere, che ha risolto un problema precedente per fortuna mai emerso e che ha messo la testa a posto alla Cina, per il momento. Il resto, è interpretazione, ma quello che ho scritto rimane scritto e accessibile a tutti nella sua chiarezza e precisione di tematiche trattate. Non c’è spazio al sentimentalismo e all'ipotetico. Tossì un’ultima volta per schiarirsi la voce nonostante la salivazione cominciasse a venir meno. Tutti devono rispondere alle proprie responsabilità, ai propri errori e ai propri successi. Forse Mr. Fergo’ dovrebbe tenersi pronto e impegnarsi a risponder per sé. Ancora una volta il giapponese, denunciava la mancanza di giustizia con un’altra declinazione del male: quello commerciale e che purtroppo aveva visto partecipe un funzionario ministeriale. Sogno un mondo giusto e quindi devo denunciare le mancanze, la' dove presenti, e informare o insegnare ad altri come prepararsi o affrontare le ingiustizie. Questo si legge nell'articolo, parafrasato. Non si può giudicare un ideale di giustizia … si giudica il suo trasgressore.
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