Euphoria

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 3/5/2022, 22:55
Avatar

all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

Group:
Tassorosso
Posts:
3,561
Location:
Decumano Sud, La Contea 🍁

Status:


UlrOVI6
ELOISE LYNCH TASSOROSSO 17 ANNI
Il confronto tra Mike Minotaus e la canna era una scena davvero interessante. La tossetta dimostrava l’esito prevedibile dell’inesperienza, ma l’istinto esplorativo e le espressioni sulla sua faccia avevano il valore di una sperimentazione primigenia e unica. A occhi semichiusi, Eloise sorrideva, osservandolo da vicino.
Realizzò in quel momento che era proprio con i Serpeverde che aveva condiviso il maggior numero di canne della sua vita - Vagnard in primis - e il suo sorriso si distese ulteriormente, aiutato da qualche prima, vaga percezione degli effetti della canna. «Niente di tutto questo: solo un po’ di sana presa di distanza dalle incombenze che ci sono nella vita di un Caposcuola.» Come conseguenza del suo allarme di poco prima, fu proprio in mezzo ai Caposcuola che si ritrovò prima di poter finire il primo bicchiere - imprevisto a cui rimediò subito. Quasi provò una fitta di rimorso per non aver spifferato alla Moran di quel simpatico baraccone. «Oh, no, Haven, è molto peggio della muffa nei sotterranei.» Anche se non si era rivolta a lei, il suo commento era inevitabilmente arrivato a Eloise: KC aveva attirato la sua attenzione appena un istante prima e ora la Lynch rivolgeva alle due un sorriso sghembo. Fece cenno alla Grifa di favorire e attese che la canna arrivasse alle sue labbra per spiegarsi meglio. «Muffa dei sotterranei e sperma di Peverell. Un mix che definirei selvaggio.» Scoppiò a ridere, sperando di vederle sputare fuori un po’ di fumo. Così, la prima canna aveva iniziato a girare, la torcia olimpica aveva cambiato tedoforo, e la festa era veramente iniziata.
«Comunque-» Riprese poco dopo, visto che l’argomento era estremamente interessante, «Immaginatevi come dev’essere averlo tra i piedi tutti i giorni. Lui è sempre così: una volta è riuscito a presentarsi in Sala Comune con una tazza del cesso e voleva convincere la gente a farsi lavare i capelli là dentro.» Afferrò una birra solitaria, scegliendo inconsciamente di andarci piano: il pomeriggio era lungo, molto lungo. E sarebbe potuto durare almeno dodici ore. «Io non sono una particolarmente tranquilla, ma qua parliamo di livelli irraggiungibili. Non è così?»
Nell’articolare l’ultima domanda aveva spostato l’attenzione su Gwen, che si era avvicinata a lei con intenzioni malandrine. Indossava una salopette corta che a Eloise piaceva tantissimo, stringeva un drink in mano e sembrava essersi sintonizzata perfettamente con il mood della festa. «Assolutamente sì, ma devi mixarli bene e mandarli giù in un colpo solo. Così sì che l’infinito e l’oltre ti spalancheranno le loro porte.» Le allungò lo shot, offrendo altrettanti Shot e Praline a chiunque nei paraggi fosse interessato. Lasciò scivolare una Pralina dell’Euforia nella sua birra, che frizzò con la stessa vivacità di un’aspirina, e brindò con Gwen: questa sua versione intraprendente l’aveva presa alla sprovvista, ma la accoglieva a braccia aperte nella parte delirante della società.

Nell’arco di tempo che trascorse tra sparizione di Hughes tra le frasche e la sua ricomparsa, Eloise iniziò a percepire i primi effetti della Pralina. Non fu un processo cosciente, ma un lento rilassamento dei muscoli, una velocizzazione delle sinapsi e una fondamentale voglia di fare casino. Altrettanto inconsciamente decise di calciare via inibizioni e vincoli sociali per sfogare l’energia potenziale che aveva accumulato nelle ultime settimane. Insomma, decise di spostarsi là dove la sua presenza era meno richiesta.
«Scusate se vi disturbo, ma… Ecco, devo disturbarvi.» Si intromise tra Alice e il commesso di Sinister indossando i panni della più molesta delle amiche. «Alice, c’è questa consegna per te. L’ha portata un gufo poco fa. C’era anche un messaggio: dovete mangiarne metà a testa.» Le rifilò il Cupcake che aveva sgraffignato poco prima - accuratamente addobbato con una Pralina - rivolse un sorrisetto allusivo ai due e tornò sui suoi passi. Era certa che, nonostante tutto, il contributo del dolcetto dell'Euforia di cui aveva appena fatto uso fosse stato minimo: quella era tutta farina del suo sacco.

Quando Hughes tornò dal bosco Eloise aveva già riconquistato il suo posto nel gruppetto, tra Mike e KC. Si era data un colpetto alla giacca per ricomporsi, come se ricomporsi avesse un senso, e aveva guardato la scenetta con occhi sbarrati. «Ok, mi rimangio tutto. Lui si è calato roba ben peggiore.» Carezza e doppio scherzo: nonostante le previsioni di Jean non c’erano limoni in vista, almeno al primo giro.
Il suo sguardo corse a Gwen, che era stata nominata per fare coppia con Daniel O’Hara, Prefetto Serpeverde. Era un tipo abbastanza introverso, la Nieranth, ma sembrava avere preso le dovute precauzioni per l’occasione. «Spero che abbia fatto tutto effetto…» Le diede una spintarella amichevole con la spalla, un gesto di conforto nell’ora della resa dei conti.
Intanto, Camille e un altro ragazzino Serpeverde avevano iniziato a darsi da fare con scherzi allegri e tenui vendette. Ghignò per l’espediente che la Donovan aveva usato per ingannare il Serpino: la sua allegria la metteva sempre di buon umore. «Guarda lì, i brillanti adepti delle nostre Casate, ad affrontare la prova che li renderà adulti… Non ti commuove la loro intraprendenza?» Si rivolse a Mike, gli occhi scintillanti che si godevano una scena al limite del cringe, un sorriso ebete sul volto.

ARiLaCK
Party on a p o c a l y p s e

La riserva di Eloise include
- Sigarette alle Erbe Magiche
- Pipa dello zio Zonko con ricarica a vita
- Sognisvegli Brevettati
- Caramella d’Illusione (sdoppia chi la mangia)
- Un paio di articoli sperimentali che i gemelli Weasley non hanno ancora messo in commercio, tra cui: Praline dell’Euforia (effetti: simili all’Elisir dell’Euforia), Shot Confusi (boccette da mandar giù, provocano gli effetti del Distillato Sviante e di Confusione in versione blanda)

Ha dato un Cupcake Cupido a Draven e Alice.
Ha passato Praline dell’Euforia e Shot Confusi a chiunque ne volesse, nel gruppone.

Interazioni: Mike, KC, Meg, Gwen. Lampo con Alice e Draven.
Menzioni: Jean, Camille, Silas
 
Top
view post Posted on 4/5/2022, 11:51
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,933
Location:
London, UK

Status:


Draven Enrik Shaw
All I want to do is be more like me and be less like you
15 anni
Serpeverde
Studente III°
La maggior parte degli studenti si era concentrata nel centro di quello che era lo spiazzo più ampio nel bosco, abbastanza distante dalla console per non essere disturbati più del dovuto dal dubbio gusto in fatto di musica del ragazzo che era stato scelto come dj e il tavolo del rinfresco che, tutto sommato, rappresentava più una zona di transito che di sosta. Per sua fortuna.
Però, col passare dei minuti, aveva visto la massa ingrandirsi a vista d’occhio, segno che c’erano ancora molti altri studenti in arrivo e che, presumibilmente, dovevano ancora arrivare… Preoccupante.
E pensare che era andato lì di sua spontanea volontà.
Di solito, quando cominciava a circolare voce di un evento promosso dalla scuola, Draven attuava in automatico il suo piano d’azione di passare inosservato il più possibile e tenersi lontano da qualsiasi discorso a esso inerente. Cercava di tenersi occupato in negozio nella speranza che Casey non cacciasse il discorso, ma ripetutamente accadeva esattamente l’opposto di ciò che sperava e finiva con l’acconsentire a partecipare, perché quella ragazza aveva un potere di persuasione senza eguali.
Stavolta, invece, aveva preso lui le redini della situazione e confessato all’amica l’intenzione di voler partecipare alla festa: l’input gli era venuto dal fatto che avesse passato delle settimane di merda a sgobbare sui libri con risultati nei compiti ben più modesti di quelli a cui aveva ambito. Aveva sentito il bisogno di distrarsi, che fosse con qualcosa di bello o di brutto, non gli era importato, purché fosse riuscito a togliersi dalla mente quelle delusioni scolastiche. La carriera accademica era l’unica cosa che davvero gli importava. Si era fiondato a capofitto nello studio quell’anno, tra i casini con Christelle e la sparizione di Narcissa, i libri erano stati la sua unica valvola di sfogo, ma se fino a quel momento aveva funzionato alla grande, sfogarsi con la lettura ogni qualvolta aveva qualcosa che lo turbasse, nelle ultime settimane si era reso conto di mancare di concentrazione. Per quanto introverso e asociale, era pur sempre un quindicenne, e nel suo essere anche maledettamente razionale, era giunto alla conclusione di dover uscire dalla propria comfort zone per poter tornare a stare bene in compagnia dei suoi amati libri.
E la prima distrazione che gli era capitata tra le mani era stato proprio l’invito a quella festa. Si era imposto di andarci con un certo buon umore e, fin quando era rimasto in disparte con Casey e poi con Alice, era andato tutto per il meglio… Ora, col via vai di persone davanti a lui, quel buon umore stava gradualmente scemando. Complice anche l’alcool, che inconsapevolmente lo stava rendendo più paranoico di quanto già non fosse normalmente, stava pian piano tornando il disagio.
Con un profondo sospiro, si convinse a tornare a prestare attenzione a tutto ciò che potesse tenerlo lontano da quelle cose – ed esseri umani – che gli mettevano ansia… Il cuore tachicardico che si agitava ogni qualvolta qualcosa lo mettesse a disagio aveva saltato un battito, prima di riprendere le sue funzioni con un eccesso di velocità. Il respiro divenne, di conseguenza, più affannato.
Per quanto ci fosse abituato, sia alla sensazione che al fare finta di niente, ogni volta era fastidiosa quanto la prima.
Rialzò lo sguardo su Alice e, in silenzio, avvicinò la canna che teneva tra indice e pollice, e che si era appena acceso, alle sue labbra. Lo sguardo fisso nei suoi occhi per poter ignorare tutto ciò che lo circondava, nella speranza di ritrovare la calma o, almeno, di farsi passare quell’attacco di panico.


Inspira poco e piano.si limitò a dirle, per poi prendere lo shortino che aveva appena versato a entrambi e mandarlo giù con una smorfia. Non aveva un buon sapore e sembrava piuttosto forte, a giudicare dall’odore acre.
Bere e fumare in caso di ansia non poteva essere in alcun modo consigliabile, ma non poteva fare altro. Anzi, qualcosa che poteva fare c’era: allontanarsi da lì. Calmarsi e poi andare a cercare Casey, nel caso in cui non avesse potuto continuare la conversazione con Alice per via dei suoi doveri scolastici, era la cosa migliore da fare. Perché non sarebbe mai riuscito a restare lì con lei nel caso in cui gli studenti avessero iniziato a circondarla… E questo era, probabilmente, l’impedimento più grande per diventare a sua volta Prefetto: l’incapacità di essere gentile e disponibile. Ma erano ancora tante le cose che voleva chiarire con Alice e con il suo aiuto… L’idea del sogno condiviso, presumibilmente attraverso quello scherzo di Tiri Vispi, era una valida opzione per giustificare ciò che gli fosse successo, ma lì per lì, quando la ragazza glielo aveva accennato pochi istanti prima, non aveva saputo cosa rispondere; aveva bisogno di indagare sulla cosa, magari chiederle chi o perché avesse voluto fargli uno scherzo simile e perché fossero stati coinvolti proprio loro due, che nemmeno si conoscevano, e chiederle se ricordasse altro, qualunque dettaglio gli sarebbe stato di sollievo, ne era certo.


Credo di no. Non saprei… - rispose poi, sincero, all’osservazione seguente della ragazza. Vivendo ‘nel quartiere senza regole’ di South Kensington, gli era già capitato di bere, ma mai con l’intento di continuare a farlo nel corso di una serata, aveva solo bevuto qualche sorso in passato, quindi questa era tutta un’altra cosa. Non aveva idea di cosa gli sarebbe successo di lì a poco e l’idea che avrebbe potuto perdere il controllo di sé lo fece agitare ancora di più…
Si riportò la canna alle labbra e prese un lungo tiro; trattenne il respiro il più a lungo possibile e poi espirò via il fumo. Il cuore non sembrò apprezzare quello sforzo respiratorio e prese a battere ancora più forte.
Strinse i denti, a mascella tesa, e chiuse gli occhi per un istante, cercando di riprendere il controllo di sé, ma quando li riaprì si ritrovò davanti, all’improvviso, una ragazza particolarmente esuberante. Non la conosceva, ma in qualche modo sapeva di averla già incontrata, probabilmente a scuola, ma non era questo il punto… Essere coinvolto in un qualcosa che richiedeva interazione sociale era uno dei suoi peggiori incubi. Di bene in meglio, il suo intervento sembrò peggiorare l’attacco di panico.
E a lui nemmeno piacevano i dolci.


Ti servirà quando arriverà la fame chimica.commentò, rendendosi conto di aver tenuto lo sguardo fisso su Alice dal momento in cui quella ragazza si era avvicinata a loro.
Era un vizio che metteva molto a disagio le persone che gli stavano di fronte, quello di fissarle, e probabilmente non era nemmeno considerato molto educato, ma sorvolando sul proprio subconscio che aveva sviluppato quel vizio per compensare il proprio disagio mettendo a sua volta a disagio gli altri, era una cosa che faceva per indirizzare la propria attenzione sui dettagli che lo estraniavano dal contesto in cui si trovava: perché il mondo intorno a lui era troppo grande e, come in agorafobia, doveva ridurne l’ampiezza per non esserne travolto.
Riappoggiò la propria canna sulle labbra di Alice e, stavolta, lasciò che restasse lì. Riprese quella spenta che lei aveva posato sul tavolo e l’accese, prima di allontanarsi dal tavolo per tornare verso l’angolo tranquillo che aveva trovato prima con Alice, segnalato dalla sua giacca e dalla felpa della ragazza, lasciate a terra a mo di segnaposto.

codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


Menzioni: Casey
Interazioni: Alice ed Eloise

Draven si allontana dal tavolo del rinfresco per tornare verso la sinistra appartata (?)


PS: Scusa Nih ., Draven è pessimo a ricordarsi delle persone, niente di personale :cry2:
 
Top
view post Posted on 5/5/2022, 14:25
Avatar

Even if I played for another ten years, I wouldn’t lose interest.

Group:
Serpeverde
Posts:
1,981

Status:


«Allora, stiamo calmi. Se siamo tutti qui è per divertirci no? Non se la prenderà, immagino.» Le parole di Gin riuscirono a calmare parzialmente Marjorie, nonostante il loro tono non propriamente convinto. La corvonero aveva ragione: si trattava solo di un gioco, difficilmente la caposcuola se la sarebbe presa. «Spero.» L'aggiunta finale rovinò parzialmente l'effetto ottenuto, sottolineando in un modo quasi doloroso l'incertezza della precedente affermazione. «Lo spero anch'io.» Borbottò Marjorie, per niente convinta, per poi portare brevemente la sua attenzione sulla ragazza che le aveva presentato l'amica: «È un piacere conoscerti, Taylor.» Normalmente avrebbe detto di più, avrebbe cercato di conoscerla meglio, ma in quel momento era particolarmente in crisi. Così in crisi da finire per seguire Gin fino alla cesta degli scherzi senza rendersi realmente conto di cosa stava facendo, dove stava andando e a chi stava passando accanto. Solo quando Gin tornò a parlare, la strega undicenne si costrinse a portare la sua attenzione sugli scherzi di fronte a lei.

«Una specie di diversivo, quindi?» Considerò la proposta seriamente, sicuramente interessata ad allontanarsi il più possibile dalla stramaledetta bottiglia. Il suo sguardo girò per la cesta fino a cadere su di una scatola di Povere Buiopesto Peruviana. L'afferrò e se la rigirò tra le mani, insicura. «Magari... questa?» Se proprio doveva fare uno scherzo ad un caposcuola, gettarla nel buio totale poteva essere una buona idea in quanto avrebbe significato non lasciare prove del proprio misfatto. O, almeno, non lasciarne troppe. Casey Bell avrebbe saputo bene di chi era la colpa: se l'era assicurato quel maledetto ragazzo della bottiglia. Fintanto Marjorie avesse negato ogni coinvolgimento, avrebbe però avuto la possibilità di salvarsi. Per non parlare del fatto che, per metterla in punizione o toglierle punti, la caposcuola avrebbe dovuto ammettere di essere stata a quel party illegale. Quindi, probabilmente se la sarebbe cavata.

«Ok, allora io... vado...» Perché le sembrava di starsi dirigendo verso morte certa? «Richard... dopo... credo che avrò assolutamente bisogno di un bicchiere di Coca Cola.» Aggiunse all'ultimo, prima farsi coraggio e cominciare a muoversi verso il suo bersaglio. Mentre si avvicinava a Casey, decise di approfittarne per lasciare sul tavolo i salatini che aveva portato. Estratto il vassoio dalla tracolla, lo appoggiò al piano e rimosse con cautela la carta che lo ricopriva per poi sistemare la posizione dei salatini al suo interno. Non stava prendendo tempo, cercando disperatamente un modo per salvarsi dal dover fare lo scherzo che non consistesse nel darsi alla fuga e rifugiarsi nel vicino villaggio di Hogsmeade, stava solo... evitando che i salatini sembrassero sopravvissuti ad un terremoto? Tra il viaggio via gufo e quello nella borsa, la disposizione tanto curata dal panettiere si era rivelata impegno sprecato. Ok, se nel mezzo, un'ideona le fosse venuta alla mente sarebbe stata la benvenuta.

Quando i salatini furono a posto e Marjorie non trovò più motivi validi per temporeggiare, la bambina fece finalmente gli ultimi passi verso Casey, cercando di nascondersi tra i presenti. Una volta che la caposcuola fosse stata a portata di tiro, avrebbe lanciato verso di lei la Polvere Buiopesto per poi tentare di darsi alla fuga.

Marjorie Hastur
11 anni | Primo anno | Serpeverde | scheda


Interazioni: Taylor, Gin, Richard, Casey
Fatto il misfatto!

Lanciata Povere Buiopesto Peruviana.
Non sapendo il suo raggio d'azione, lancio a voi il risultato.
Che danni avrà combinato la povera Marjorie?

 
Top
view post Posted on 6/5/2022, 18:14
Avatar

Group:
Tassorosso
Posts:
1,374

Status:


Interazioni con Silias, Camille (dovrò vendicarmi prima o poi), Eloise e...Daniel :ugo: (il suo arrivo è stato concordato..)


S.G.Nieranth
15 anni
prefetto Tassorosso
DWTqzKA
LFeuta2
La matricola (Silias) a cui aveva mostrato l'intenzione di un brindisi, si girò per osservare il suo bio-compagno probabilmente pensando che il Prefetto non si stesse rivolgendo a lui. Sul volto della Tassorosso comparve spontaneo un sorriso, generato da quella ingenuità che comprendeva perfettamente. Quando poi il ragazzino si rese conto di essere proprio il destinatario del suo gesto, si mosse nella sua direzione con evidente indecisione, ma con sorpresa decise di acconsentire al brindisi: i due bicchieri si sfiorarono e subito dopo la Tassorosso cominciò la sua bevuta, percependo i graffi sulla faringe dovuti a quella bevanda frizzante. Era difficile riuscire a buttare giù dei sorsi continui. Non era come le bevande analcoliche che, bollicine o meno, scendevano lungo l'esofago con facilità; quella era decisamente più pungente.
La matricola intanto aveva iniziato a parlare, presentandosi e lanciando una raffica di parole: un modo interessante di evadere l'imbarazzo. La Tassorosso lo osservò con curiosità ed attese che terminasse prima di rispondere.
«Alla fine dei conti, anche Prefetti e Caposcuola sono studenti!» Parlò tentando di tranquillizzare tale Silias Thom Morgan. In realtà, se ci pensava troppo sarebbe giunta alla conclusione che Thalia Moran, il suo modello di studente perfetto, non avrebbe mai fatto quello che lei stava facendo adesso. O almeno così credeva, in quel mondo ideale in cui aveva inserito la sua Caposcuola. «Ed in realtà i veri ideatori di tutto ciò sono..» Continuò guardandosi intorno per cercare Camille ed Alice, le avrebbe puntate con un dito per dare a loro tutta la colpa – o il merito obv – ma nel cercarle notò, nel marasma di studenti presenti, anche gli altri Prefetti che avevano contribuito alle idee malsane per quella festa e che le avevano fatto credere sempre più alla questione che fosse tutto uno scherzo. Avrebbe potuto indicarli tutti, ma lasciò la frase in sospeso ripensando alla sua stupidità per non aver capito un tubero. Riprese a parlare poco dopo: «Comunque, se continui a darmi del Lei potrei sentirmi vecchia!» Rivolgendosi nuovamente alla matricola, cercando invano di sembrare offesa. Era evidentemente divertita da tutta la situazione. «Susan Gwen Nieranth, ma puoi chiamarmi Gwen. Piacere» Aggiunse poi, porgendogli la mano libera per stringere la sua, «E brindiamo a quello che vuoi, mi sei capitato a tiro, non volevo intimorire! Siamo tutti complici dello stesso misfatto.» Gli rivolse un altro sorriso, poi sollevò il bicchiere per continuare a bere.
Sì, poteva dire di iniziare davvero ad abituarsi a quelle bollicine.

Attorno ad Eloise invece, si era radunata praticamente mezza Hogwarts. Qualcuno incuriosito dalle sue riserve, altri catturati dai suoi discorsi. Fra tutti non poté evitare di notare Camille alle prese con quel fumo tra le mani:
«Fai attenzione con quella!» Le parlò con tono piuttosto impaurito, pronta a darle dei colpetti sulla schiena se ne avesse avuto bisogno. Non era sorpresa di vederla cimentarsi in quell'impresa, aveva capito che Camille fosse perfettamente in grado di affrontare le circostanze che le si presentavano dinanzi, era solamente preoccupata per lei. Ma appunto, fu in grado di cavarsela senza altri problemi. Quindi la Nieranth, che rientrava nella prima categoria di studenti curiosi delle riserve della Lynch, non frenò il desiderio di provare a bere qualsiasi cosa commestibile, comprese quelle strane boccettine. La domanda rivolta alla concasata era dettata principalmente dalla sua educazione: non si sarebbe mai permessa di prendere qualcosa senza chiedere e la risposta di Eloise calzava a pennello con i capricci di quel momento. Colse al volo l'opportunità che le era stata concessa, svuotando quel liquido verde smeraldo nel suo. Tentò di mescolare l'intruglio roteando il bicchiere e poi, dopo il nuovo brindisi, ingurgitò tutto in un solo colpo, così come le era stato consigliato.
Terminò allontanando il bicchiere dalle sue labbra e sbattendo le palpebre per riprendersi dalla sensazione abrasiva che andava via via espandendosi.
«Non male», provò a dire in quello che invece fu un rancido sussurro. Non passò molto tempo prima che gli effetti del distillato cominciarono a farsi sentire: alcuni degli studenti nei dintorni cominciarono ad assumere delle forme ondeggianti ed ogni cosa sembrava faticare a star ferma. Gli alberi nei dintorni erano diventati un tutt'uno con le forme delle foglie e dei corpi dei presenti, cambiando i loro aspetti e colori, rendendosi impensabilmente ridicoli.
Quando la bottiglia iniziò a muoversi per fare sì che fosse l'obiettivo della carezza del Prefetto O'Hara, la Tassorosso era completamente in un altro mondo. Non percepì nemmeno il tocco amichevole di Eloise, si rivolse felice alla bottiglia diretta verso di lei:
«Grazie, ne avevo bisogno» Sollevando il bicchiere vuoto che aveva in mano, con evidente intenzione di riempirlo nuovamente. La bottiglia però andava in tutt'altra direzione e la colpì al polpaccio sinistro. «Ehi», rideva mentre provò ad abbassarsi e capire se il ripieno di quella bottiglia fosse commestibile, ma l'intenzione di quel recipiente era tutt'altra e calare la testa fu una pessima idea. La bottiglia, terminato il suo lavoro, tornò dal proprietario, ma il mondo agli occhi del Prefetto prese a girare in maniera incontrollata. Si alzò lentamente, ricominciando a battere le palpebre per mettere a fuoco il finto mondo circostante, mentre si reggeva la testa con la mano libera senza riuscire a smettere di sorridere divertita. Si rese conto che qualcuno stava andando verso di lei (Daniel) e senza rendersene conto, lasciò cadere a terra il suo bicchiere, allungando entrambe le mani verso il collo del ragazzo. Se il Prefetto Serpeverde non avesse opposto resistenza, le mani della Tassorosso avrebbero avvolto le sue spalle per stringerlo in un allegro e salvifico abbraccio.


 
Contacts  Top
view post Posted on 6/5/2022, 23:48
Avatar

Group:
Prefetto Grifondoro
Posts:
1,779

Status:


Vivienne Pierce - Gryffindor

Il tavolo iniziò ben presto di riempirsi del cibo portato dai vari partecipanti, richiamati dal suo invito a lasciare tutto nell'area ristoro. Man a mano che sotto i suoi occhi capitava qualcuno di conosciuto, Viv avrebbe salutato con un cenno della mano e con un sorriso. Intanto, con l'arrivo di Gwen e Phoebe, i Prefetti erano ufficialmente al completo. « Cioccorane! Fantastico! » In effetti fare un piccolo spuntino non era una cattiva idea. Senza ragionare minimamente sulle successive parole della Nieranth ("Ci ho messo un sacco a rinchiuderle in questa scatola!"), aprì il coperchio. Una decina di cioccorane le saltarono addosso, facendola indietreggiare dallo spavento. Con orrore realizzò che ne stavano uscendo sempre di più. Ignorando una presenza sospetta sulla tempia destra (aveva una cioccorana tra i capelli?), si lanciò a richiudere la scatola, cercando di limitare i danni.

Per un attimo pensò di provare a recuperare le rane appena fuggite, ma il richiamo di Camille la fece desistere da un compito già poco desiderabile. Dopotutto, se tutto fosse andato per il verso giusto, in poco tempo nessuno si sarebbe più preoccupato di alcune cioccorane in giro per la radura. « Certo! Un bicchiere anche per me. » La vide poi prendere dal tavolo un Bacio Dolcevita, lo stesso che si era intascata anche lei. « Ottima scelta! » Le fece l'occhiolino.

Finalmente i primi bicchieri vennero riempiti e passati da mano in mano, finché anche lei non si ritrovò in mano una birra. La sua esperienza in alcolici era praticamente inesistente, non sapeva che tipo di sapore aspettarsi, così cominciò bevendo un piccolo sorso. Meglio del previsto. Certo, il sapore non era dei migliori, almeno non bruciava alla gola come si sarebbe aspettata. Al secondo sorso migliorò, l'essere fredda la rendeva perlomeno molto dissetante.

Da quando era arrivata fino a quel momento era stata impegnata con l'allestimento della festa e non aveva avuto molto di fermarsi a realizzare quello che erano riusciti a fare. Finalmente, ora che era rimasta da sola (Alice si era allontanata per andare a parlare con Draven, l'amico di Casey), riuscì a guardarsi intorno. C'era qualcosa di poetico in quella festa. Una location improvvisata in mezzo ad un bosco, invitati che non si conoscevano tra di loro, provenienti da casate diverse, con caratteri e modi di vivere quella festa completamente differenti. Eppure si amalgamava tutto alla perfezione. Era tutto al posto giusto. Le sembravano tutti così a loro agio, così naturali. Si chiese se anche lei, ad occhi esterni, sembrasse naturale e a suo agio con il suo bicchiere in mano. La realtà è che in quel momento, non si sentiva così. Non aveva la minima idea di come comportarsi ad una festa. Doveva parlare di più? Bere di più? Ballare? Qual era la cosa corretta da fare? Se l'insicurezza è notoriamente un problema a qualsiasi età, a 15 anni ti colpisce dritto nello stomaco e ti mozza il fiato. Viv era ancora troppo poco consapevole di se stessa e del mondo per capire che non era l'unica con quelle insicurezze, semplicemente ognuno cercava di mascherarle più o meglio come poteva, con un sorso di birra, con un tiro di canna, parlando un po' di più del normale. Forse era semplicemente meno brava a farlo, e per questo le sembrava di finire sempre a fare le cose sbagliate. Era sempre troppo... scomposta, goffa. Dove stava sbagliando? Rispose a se stessa con un altro sorso di birra. E non perché avesse in mente di adottare la strategia di affogare le insicurezze nell’alcol, non sapeva ancora bene quali fossero i "benefici" dell’avere alcol in circolo, ma perché portarsi il bicchiere alle labbra e bere era quanto più si avvicinasse ad un antistress in quel momento. A quel ritmo fini piuttosto rapidamente il primo bicchiere, versandosene rapidamente un altro.
Ben presto, avrebbe sentito che qualcosa stava cambiando; non riusciva a star dietro ai suoi pensieri, le palpebre sembravano essersi un po' appesantite; doveva concentrarsi notevolmente per mantenerle aperte. Non c'era più posto per tutti quei pensieri deprimenti, tutta l'attenzione era rivolta al qui ed ora: ai colori, che ora sembravano più sgargianti; ai suoni; che sentiva amplificati, ma contemporaneamente più confusi. Quindi era così che si spegneva il cervello? Vivienne si godette quella nuova sensazione, finalmente alleggerita dei suoi pensieri forse avrebbe potuto divertirsi veramente. Forse era quello il trucco, semplicemente smettere di pensare e concentrarsi di più sul fare.

Arrivò a quell’epifania proprio quando Timothy Hughes decise che era il momento giusto per cominciare il gioco della bottiglia. Per un attimo si senti terrorizzata al pensiero di essere chiamata, un istante dopo se n'era già dimenticata, troppo concentrata sul roteare ipnotico della bottiglia. Fu risparmiata in quel primo turno, ma non fu sicura di esserne veramente sollevata: forse sotto sotto, in quel momento in cui non riusciva a controllare i suoi pensieri, avrebbe ammesso a se stessa che le sarebbe piaciuto partecipare, provare qualcosa di nuovo senza preoccuparsi di esser goffa o naturale. Ancora una volta: “fare”, senza ragionare prima (questo in realtà spesso le riusciva normalmente) ma, soprattutto, senza pentirsene e rimuginarci sopra dopo. Così guardò i vari compagni che si mettevano in gioco e si godette il momento, sempre sorseggiando la sua birra di conforto stretta nella mano destra.


code by Vivienne ©





Interazioni Ho recuperato qualche interazione qua e là (Gwen e Camille), per il resto ho tentato di mettermi in pari con tutto ciò che è accaduto (troppoh ). Viv ha liberato un po’ di cioccorane in giro eheh
Menzioni: Alice, Draven, l'allegro gruppetto delle bevute



Edited by V i v i e n n e - 7/5/2023, 18:29
 
Top
view post Posted on 9/5/2022, 19:36
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,206

Status:


Alice Wagner - Gryffindor

Imparare a farsi una canna non è così semplice come si crede. Prima di tutto bisogna trovare l'occasione giusta perché non si sborsi un botto di soldi nell'intento di procurarsela, la soluzione più semplice è approfittarsi del fattone o spacciatore del gruppo, in ogni gruppo ne è presente uno e in questo caso il doveroso compito ricade sulla sua amata collega Eloise. In secondo luogo, perché la cosa venga fatta bene bisogna capire com'è che si fa fisicamente a fumarsela, il compito di allevare nuovi "fattoni" viene solitamente svolto da compagni con esperienza pregressa, fattoni di lunga data. Alice non aveva idea che Draven sapesse fumare e in questo caso le tornò piuttosto utile. A quel punto bisogna solo buttarsi e provare. E Alice si era buttata anzi la cosa l'aveva così affascinata, che si chiese perché non avesse mai provato prima d'ora. Ma cosa diamine c'era dentro quella roba da renderla così da sballo? Nemmeno a pensarlo che i suoi dubbi vennero subito chiariti da un discorso piuttosto esilarante di Eloise stessa. Una smorfia schifata apparve sulla sua faccia, avrebbe preferito non sentirlo 《 Hää? Was für ein Scheiß! 》 che cavolo di merda era quella? Passò lo sguardo dalla sigaretta a Draven per un istante, tirando su infine le spalle in un segno di strafottenza. Era già brilla, dopo aver mandato giù lo shottino di poco prima si sentiva proprio incredibilmente euforica tanto che non le importava nemmeno se si fosse fumata il pelo di mrs Purr. Per Alice l'uso di sostanze sembrava avere un effetto diverso da quello su Draven, rilassante, disinibitore, allegro. Il che era un bene pensando alle preoccupazioni che le occupavano la mente da giorni, le sembrava di essersi liberata da un peso, tornando finalmente ad essere una versione di sé più simile all'originale. Finalmente arrivò la lezione, si focalizzò dunque sui movimenti di Draven che in qualche modo le sembrava molto a disagio, i suoi occhi chiari puntavano nei propri ma avevano un'espressione come agitata. Alice non aveva idea di cosa fosse a dargli fastidio, non sapeva che fossero proprio le persone, il loro contatto e la loro presenza a disturbarlo e per questo si chiese se fosse stata lei a fare qualcosa di male, anche se non le pareva affatto. Dopotutto era stata una sua idea quella di avvicinarsi al tavolo degli alcolici. Istintivamente allungó una mano per sfiorargli il braccio e carezzarne appena la superficie, come si fa per confortare un amico 《 Ehi...tutto bene?》 non sapeva esattamente quale turbe lo stessero avvolgendo ma poteva percepire un cambio totale nel suo atteggiamento, lasciò che lui le poggiasse la sigaretta tra le labbra e poi una volta accesa vi inspirò piano. Il fumo le percorse la gola in una sensazione davvero strana che sembrava solleticarle il palato, ovviamente tossì tempo un secondo e mezzo, si batté il petto e un sorrisetto sghembo le comparve sulle labbra 《 Ahm penso mi servano più lezioni di quest-- El!》 la chioma rossa della collega spuntò improvvisamente in mezzo ai due ed Alice la accolse con un sorriso allegro, Eloise la metteva sempre di buon umore. Non tanto si poteva dire di Draven che continuava a fissarla come i bambini al supermercato quando i genitori incontrano qualcuno con cui parlare. Una chiara situazione da "Nooo dai Mamma andiamo!"
Alice afferrò il muffin e la pralina senza pensarci troppo, un'espressione confusa nella direzione della Tassorosso 《 Grazie? Anche se ho l'impressione che tu nasconda qualcosa? 》 chiese ancora insicura, occhieggiando il Serpeverde di sottecchi e soprattutto tenendo in mente il fatto che era stata Eloise a porgergli quei muffin e questo non poteva significare niente di innocente.
Draven intanto si era dato alla fuga peggio di quando s'incontra un Pokemon selvaggio e non si è abbastanza forti per combatterlo. Ora che Eloise lo aveva spaventato a dovere, Alice pensava di potergli chiedere del Cupcake ma la rossa era nuovamente sparita in meno di un battito di ciglia. Com'è che improvvisamente tutti la lasciavano da sola? La sigaretta bruciava ancora, tenuta saldamente tra le due dita della destra, Alice seguì la figura del ragazzo che si allontanava con lo sguardo. Non aveva idea se chiedergli cosa avesse avuto potesse aiutare o far peggio, ma decise comunque di giocarsi le sue carte, una prova non poteva far male nessuno. In più Frank aveva finalmente azzeccato una canzone decente, avvertì il ritmo percorrerle il corpo come un'onda di adrenalina. Perfetto, se diventare un'alcolizzata era il prezzo da pagare per far tacere le voci interiori poteva seriamente iniziare a farci un pensierino. La sua canna ancora a metà ma non sarebbe riuscita a finirsela tutta, provò un altro paio di tiri e poi la smollò a qualche studente dei paraggi, si sentiva anche troppo su di giri. Qualcosa le diceva finirsela le avrebbe fatto più male che bene. Raggiunse quindi il Serpeverde nell'angolo privato che si erano riservati, notando più da vicino il suo disagio. Si mise seduta accanto e lo fissò per qualche istante senza dire nulla, sembrava davvero combattere contro un mostro invisibile 《 Cosa è successo? Ho fatto qualcosa di male? 》chiese piano, forse lo aveva innervosito il fatto che facesse schifo a fumare le sigarette, a quel punto era difficile da dire dato che era fuggito via prima che potesse correggersi. Si scostò una ciocca dai capelli che era fuggita sulla guancia, poggiando il muffin sopra la sua giacca, sospirò piano poi con tono tranquillo continuò 《 Preferisci che ti lasci in pace? 》 era insicura ma poteva capirlo, in fondo non poteva conoscere tutti i demoni che abitavano le persone intorno a lei. Alcuni venivano scacciati con le parole giuste, altre con un sorriso o un abbraccio ed altri ancora semplicemente si divertivano a consumare ogni singola particella finché non c'è ne erano più di rimaste. Nel momento in cui provò a tirarsi su il buio avvolse le loro figure, il cuore di Alice perse un battito. Alcune sensazione provate in fondo al lago nero pervasero con un brivido freddo il suo corpo, il buio era qualcosa che sembrava inghiottirla ultimamente, una nube di oscurità si era liberata, ma chi era stato a lanciarla? Rimase quasi pietrificata per qualche istante, il respiro in gola incapace di liberarsi verso l'esterno, era stata colta di sorpresa.


code by Vivienne ©


Interazioni con: Draven e Eloise
Menzioni: Eloise

Alice prova a inseguire Cenerentola Draven che scappa via click tornando verso il loro rifugio segreto.

 
Top
view post Posted on 10/5/2022, 12:26
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,933
Location:
London, UK

Status:


Draven Enrik Shaw
All I want to do is be more like me and be less like you
15 anni
Serpeverde
Studente III°
Era capitato in una giornata di fine estate, o almeno così se la ricordava, per via dei colori caldi delle foglie cosparse sul campo da calcio e il sole cocente. Non era bravo a ricordare le cose, aveva una pessima memoria e quel po’ di memoria che aveva era per lo più fotografica e a breve termine, ma la ricordava luminosa e calda la giornata in cui aveva fumato per la prima volta. A nozione della maggioranza, si pensa che chi inizi a fumare lo impari a fare da una sigaretta, ma il suo primo tiro era stato da una canna. Proprio come Alice, forse per questo il ricordo si era palesato nella propria mente in quel preciso istante. In realtà, a differenza della ragazza, non era capitato per una scelta propria. Bazzicava controvoglia con questo gruppo di ragazzi più grandi da quando era molto piccolo, avevano giocato a calcio insieme un sacco di volte. Erano del quartiere e non aveva altra scelta che sopportarli. Aveva imparato a rullare canne e sigarette ancora prima di saggiarne il sapore, ma nell’estate precedente il suo ingresso a Hogwarts lo avevano pressoché costretto a provare: aveva associato il sapore di quel primo tiro all’odore forte del fango che ti si attacca in gola. Non gli era piaciuto, nemmeno minimamente, ma dopo il terzo o il quarto tiro aveva iniziato a ridere, così, senza pensieri, e quello gli era piaciuto. Per timore di sviluppare una dipendenza ed essere condizionato per la vita a sottostarci, però, non aveva più fumato nulla da quando era entrato alla scuola.
Aveva rifiutato un paio di volte l’offerta di Casey di fumarsi una sigaretta con lei, così, tanto per, ma non aveva minimamente esitato a fumare lì a quella festa. Forse era dipeso dalla circostanza o dal fatto che sperasse che, qualsiasi cosa fosse che stava fumando, gli donasse di nuovo quella capacità di ridere e smettere di pensare com’era successo in quell’estate di quattro anni prima e, per un brevissimo istante, osservare la reazione di Alice lo aveva divertito. Era stato un attimo che nemmeno aveva avuto il tempo di notare, visto che ogni emozione era stata prontamente surclassata dall’attacco di panico.
E non era andato lì per questo.
Era andato a quella festa perché, a differenza di qualsiasi altro evento scolastico, questo non aveva niente di ufficiale; non aveva dovuto mettersi un abito elegante e scomodo, non aveva dovuto partecipare a chissà cosa e diventare reginetto del ballo senza alcuna motivazione e nessuno, presumibilmente, si aspettava da lui chissà che comportamenti lodevoli che donassero lustro alla casa dei Serpeverde. Era solo un ritrovo tra ragazzi, senza aspettative né pretese.
Perché non riusciva a essere come chiunque altro? Per un giorno. Un solo giorno. Non gli sembrava di aver chiesto tanto a sé stesso, eppure, evidentemente, aveva dei limiti che al di là dell’impegno non poteva proprio superare senza stare male.
Le persone, soprattutto se esuberanti, lo facevano stare male. Quindi, basta… Non ci avrebbe mai più provato a essere ‘normale’.
Che poi, chissà che significava ‘essere normale’…
Raggiunta di nuovo la zona di alberi alla sinistra della console, un po’ più appartata rispetto a dove si era concentrata la maggior parte degli altri studenti, si sedette a terra e si appoggiò di schiena al tronco dell’albero che lui ed Alice avevano scelto prima. A testa china, continuò a fumare, tenendo la canna tra le labbra. Con le ginocchia piegate contro il petto e le braccia lasciate a penzolare su di esse, come se improvvisamente avessero perso consistenza.
Si sentiva sfiancato, come nemmeno gli allenamenti di quidditch o di calcio lo facevano sentire.
Durante il percorso, non aveva nemmeno notato se Alice lo avesse seguito, almeno per riprendersi la felpa, o se aveva deciso di restare lì dove il traffico studentesco era di gran lunga maggiore, ma per un attimo aveva percepito la tentazione di volerle chiedere di tornare indietro con lui. Insomma, era stata lei a parlare al plurale poco prima, dicendo una cosa tipo “andiamo a prenderci da bere e poi possiamo tornare a nasconderci”, ma la diffidenza scatenata dall’ansia sociale gli aveva impedito di dirle qualsiasi cosa; perché, magari, gli aveva detto così solo per essere gentile e non perché avesse davvero voglia, durante una festa, di starsene in un angolo con lui a parlare del presumibile sogno/incubo indotto da uno stupido scherzo. E non poteva darle torto, in effetti.
Motivo per cui, nel percepire i suoi passi ancor prima della sua voce, si stupì.
Alzò lo sguardo su di lei, seguendola mentre gli si sedeva vicino. Si chiese perché si stesse preoccupando di lui e avrebbe voluto risponderle di non rovinarsi la festa a causa sua, che aveva decisamente già smaltito la poca energia sociale di cui disponeva, ma quando schiuse le labbra per risponderle, lasciò vagare il silenzio. Si limitò a sostenere il suo sguardo e scosse la testa, come per dire di no.
Non gli dava fastidio la sua presenza, a essere onesti. Non se n’era nemmeno reso conto per via dei millemila pensieri che, come al solito, gli affollavano la mente, ma si era già calmato parecchio, rispetto agli istanti precedenti. Quantomeno, il cuore aveva smesso di minacciargli l’infarto ed era tornato a battere in maniera regolare.


No, non dipende da te.riuscì, infine, a dire, riabbassando lo sguardo a osservare il prato senza alcun interesse, solo per tenersi distratto in qualche modo.

Non mi piacciono… le feste, diciamo… Mi irrito facilmente. - provò a spiegare, con non poca difficoltà, prima di prendere un tiro profondo e spostarsi la sigaretta dalle labbra, tenendola tra l’indice e il pollice della mano sinistra.
Espirò lentamente e alzò la testa, emettendo un paio di cerchietti di fumo in aria, mentre le fossette sulle guance gli addolcirono il viso per il mezzo sorrisetto che si ritrovò a fare e che non aveva il minimo senso o una motivazione. Forse quella canna stava iniziando a dare i suoi effetti felici.
Un po’ più rilassato, si volse di nuovo a guardare Alice; l’eco di quel sorriso sparì in un secondo per fare posto a un’espressione confusa e preoccupata nel vedere quella della ragazza… Gli sembrò improvvisamente terrorizzata, forse era anche impallidita, ma era difficile notarlo, visto che aveva la pelle molto chiara già di suo.


Ti senti male?fu la prima cosa che gli venne in mente di dire e, per qualche motivo, la disse sottovoce. In fin dei conti, aveva appena mischiato alcool e sostanze e, seppur in dosi non eccessive, forse le stavano dando fastidio, ma ebbe l’impressione che avesse visto qualcosa di spaventoso. L’erba dava allucinazioni? Possibile?
Si chinò verso di lei e avvicinò il viso al suo per cercare di incrociare di nuovo il suo sguardo. Quando lui stava male in mezzo a troppe persone o in spazi troppo grandi, concentrarsi sui piccoli dettagli lo aiutava a calmarsi. Non aveva la minima idea di come si rassicurasse o calmasse qualcuno, visto che stava ancora cercando di capire come prendersi cura di sé stesso e, magari, non sarebbe stato il massimo per lei ritrovarsi a doversi concentrare su di lui per calmarsi, tra le tante persone o cose che quella festa offriva, ma forse era meglio di niente? Non aveva granché da offrire come supporto, né a lei né a nessun altro, in effetti, ma forse quel gesto istintivo sarebbe stato d'aiuto, almeno un pochino.

codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


Menzioni: Casey
Interazioni: Alice

Draven ed Alice sono seduti vicino all’alberello alla sinistra della console.
 
Top
view post Posted on 15/5/2022, 20:00
Avatar

You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

Group:
Grifondoro
Posts:
1,206

Status:


Alice Wagner - Gryffindor

Si era seduta accanto alla sua Cenerella perduta e si era pure chiesta se fosse stata lei a fare qualcosa di male, ma alla fine il risultato delle parole di Draven non avevano fatto altro che confermare la certezza che fosse qualcosa di ben altra origine, intanto la scarpetta il muffin lo aveva recuperato << Uhm ma allora perché sei venuto? >> chiese forse troppo spontaneamente, forse voleva provare qualcosa di diverso o spingersi oltre i suoi limiti, in fondo lei stessa era stata trascinata lì senza nessuna voglia di partecipare << Ach sai cosa, secondo me sei nervoso, devi rilassarti vedi tanto saranno a breve tutti ubriachi! >> si sporse per rubargli la canna, afferrandola tra le dita << Basta canne, mangia qualcosa! >> afferrò il muffin e prima che l'altro potesse aggiungere niente glielo ficcò in bocca scoppiando a ridere. Okay era un po' divertente con quel muffin spiaccicato in faccia, Alice fece per riprenderselo essendosi assicurata che ne mangiasse almeno un pezzetto. Forse avrebbe potuto prenderne un po' anche lei ma la nube di polvere buiopesto aveva iniziato ad alzarsi. Alice si pietrificò per qualche istante mentre la vedeva innalzarsi e fu sorpresa di vedere lo sguardo preoccupato di Draven avvicinarsi al suo viso << I-Io..>> qualche istante successivo erano entrambi nel buio completo. Avvertì internamente una sensazione spiacevole, forse le stava salendo la botta, si sentiva piuttosto irrequieta. Quanto diamine durava quell'effetto? Il cuore le batteva irregolare e una sensazione come di ansia prese a farsi spazio sul petto, il buio non aveva fatto altro che accentuare quelle sensazioni negative, quel vortice di pensieri oscuri che non sembrava avere una fine, ma che si ricongiungeva sempre con il pensiero successivo. Erano i cinque minuti più lunghi della sua vita. Solo dopo lentamente quando la polvere parve distogliersi si ritrovò a fissare gli occhi chiari dell'altro. Stranamente non avvertì alcuna vergogna, come normalmente avrebbe provato se non fosse stata brilla e su di giri per i tiri di canna fatti poco prima << ...s-sto bene, sì- tutto okay. >> rimase ferma in quella posizione, concentrandosi sull'unico dettaglio che aveva di fronte, il suo viso. In qualche modo il respiro si regolarizzò e Alice sembrò vagare su lidi meno profondi. Era una specie di altalena di emozioni quella giornata e gli alcolici non sembravano aiutarla a controllarle come aveva pensato, anzi. Non faceva altro che saltellare da un estremo all'altro, senza trovare nessun tipo di equilibrio. Era così assurdo che non le sembrava reale. Pochi secondi prima si sentiva assolutamente pronta a scatenarsi in pista, ma era bastato uno stralcio di ricordo a farla piombare nell'ansia totale.


code by Vivienne ©


Interazioni con: Draven
Menzioni: /

Stiam sempre sotto all'alberello per ora!

 
Top
view post Posted on 29/5/2022, 10:50
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


CASEY BELL
OUTFIT

jpg Una piccola parte di lei aveva sperato con tutta se stessa che Megan non partecipasse alla festa.
C'era un grande divario fra la Casey senza di lei e la Casey in sua compagnia, e vi era una grande differenza da come ella stessa si percepiva in tali situazioni. E' facile sentirsi più forti quando il proprio punto debole non è nelle vicinanze. Nessuno può vederlo e nessuno può nominarlo, perché nessuno sa.
Casey presa a solo, nell'immaginario privato, era in una botte di ferro. Magari gli altri potevano assumere che fosse lei stessa il ferro per via della pesantezza delle sue maschere. Senza Megan i suoi piedi sarebbero stati piantati a terra e tutto sarebbe stato sotto controllo. Gli occhi ovviamente si sarebbero proiettati lo stesso verso il folto della foresta nella speranza del suo arrivo, i discorsi con gli altri invitati ne avrebbero cercato il nome per poterlo pronunziare più spesso. Parlare di lei era quanto di più naturale ci fosse, benché tenesse a mantenerne le distanze davanti agli occhi altrui.
Ora però, con la Corvonero al fianco, poteva solo concentrarsi sul bruciore nel petto. Provare a ignorarlo non era semplice, nemmeno quando gli stimoli di una festa si accavallavano l'uno sull'altro senza darle tregua. Provava a guardarla negli occhi solo quando parlavano, provava a spostarsi un po' più in là per non starle troppo vicina col corpo, e tutti quei "Megan di qua e Megan di là" che avrebbe voluto raccontare agli altri dovevano rimanerle aggrovigliati in gola.
D'altronde si era promessa di smetterla, Les testimone. Aveva capito ormai da tempo di essersi messa combattere una battaglia già persa in partenza, che non ci sarebbe mai stato spazio per lei in quel senso. Voleva restarle amica e infiltrarsi così, come una ladra, nella sua vita e prendersi un po' di tempo passato insieme da custodire in segreto. Ma quello non era il tasto di spegnimento.

Il colibrì si era posato sulla spalla di Megan e lei bevve. Vide accanto a lei di nuovo Jean, una palla pazza sebbene sui tacchi a spillo. «Diciamo che ci conosciamo più di vista che di fatto. Fare parte dello staff scolastico fa questi scherzi, conosci Caposcuola e Prefetti delle altre casate.» Cin cin! Si versò un altro po' di vino e brindò, ma per poco non le salì il liquido nel naso per l'uscita di Eloise.
«Che schifo. Non voglio chiederti come tu sappia riconoscere queste fragranze.»
La Lynch, il suo totale contrario nel mondo, era dotata di una leggerezza invidiabile. Non aveva idea di quali pensieri la turbassero nel quotidiano, ma era sicura che nonostante tutto vi galleggiava sopra come una nuvola sfruttandoli per saltare più in alto.
«Bello. Non vi invidio, Tassorosso.»
Salutò Gwen lì di passaggio, poi venne catturata dalla spiegazione del gioco di Mike.
«Mi sa che ne ho sentito parlare ma non ci ho mai giocato.» Per forza di cose in un istituto cattolico femminile era abbastanza difficile che le ragazzine si cimentassero in tali passatempi. «Sembra un buon modo per passarsi la mononucleosi. Per non parlare del fatto che tra poco saremo tutti storti e il consenso un po' nebuloso.»
Il primo giro era già iniziato. Hughes, effervescente come un frisbee zannuto, fece roteare in aria la famosa bottiglia rubata ad O'Hara. Casey si voltò dall'altra parte, convinta che funzionasse per non farsi beccare come in classe durante le interrogazioni. Infatti si sbagliò. Venne colpita dal collo della bottiglia a ridosso della chiappa destra e con un lungo sospiro cercò il malfattore con lo sguardo, che la raggiunse dopo poco.
«Ah, capisco. Mi devo aspettare uno scherzo, quindi. Va bene.» Fece un sorso di vino. Si voltò verso Megan e Jean. «Effetto sorpresa» Strizzò un occhiolino a entrambe.
Fu in quel momento che si ritrovò la canna di Eloise fra le mani. Fece spallucce e senza tante cerimonie tirò su. Il sapore di quella roba non le piacque molto, si ritrovò a tossicchiare pur avendo mandato tutto giù fino in fondo ai polmoni.
«Tra un po' mi arrampicherò sugli alberi con sta' cosa. Volete?» Fece un altro tiro, tentando di capire la sostanziale differenza fra l'erba e il tabacco oltre l'odore. Poi l'avrebbe passata e si sarebbe accesa una delle sue sigarette all'asfodelo.
«Jean!» Espirò il fumo. «Stai lavorando anche tu da Ars Arcana? Credo di averti vista dietro il bancone passando da quelle parti. Maledizione a Sinister, non ci sono passaporte per il castello da Nocturn Alley. Devo prenderle per forza a Diagon.» Come mai le accadde, se non quando beveva troppo, si percepì finalmente dentro un discorso. Fissato un pensiero, lo esternò, concentrandosi sulla rossa. All'improvviso si rese conto dello stacco di gamba. Abbassò lo sguardo e aggrottò le sopracciglia, poi si accorse che non doveva essere molto educato e riversò lo sguardo prima sul prato, poi sul suo bicchiere e infine nuovamente sulle due ragazze sbattendo le palpebre come se fosse appena uscita da una stanza buia.
Per poi rifinirci dentro quasi subito.
«EEEEEEEK!»
Ecco lo scherzo! Le venne da sghignazzare, non appena si confermò che non era nulla di grave.
Non si vedeva un piffero, ma riconosceva gli effetti della Polvere Buiopesto Peruviana. Bastò un istante ai suoi neuroni per collegare la singolare situazione e il singolare gioco adolescenziale ad un altra chicca delle feste. E già sulla rotta per il totale deragliamento dei sensi, esclamò: «SETTE MINUTI NELLA BUIOPESTOOO!»

Interazioni con: Megan, Mike, Eloise, Gwen, Jean, Hughes,
Menzioni: O'Hara.
Avvertenze: il colibrì lo vede solo Casey. Deliri allucinogeni divinatori.


Scusate il ritardo, bellocci.

 
Top
view post Posted on 8/6/2022, 17:35
Avatar

Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

Group:
Studente Sotto Esame
Posts:
1,512
Location:
Toscana ☀️

Status:


Mrs. Bottle
Baci, abbracci, scherzi e altri convenevoli del primo giro erano andati come fa una vodka liscia giù per l’esofago. Pronti o no, gli allegri festanti stavano per avere altre soprese da Hughes, ormai su di giri come una trottola schizzina impazzita. Terminato l’infido effetto della Buiopesto, sbucò fuori dall’oscurità con nuove e altrettanto oscure novità «Bene, bene vedo che a modo vostro avete creato un po’ di caos!» panico o meno dovuto alla momentanea cecità, il sordido gioco del Tassorosso doveva andare avanti «Certo, mi aspettavo più cattiveria, ma tant’è…possiamo anche accontentarci per adesso» al momento, però, non sembrava ancora voglioso di sfoderare la sua arma. Si avvicinò al buffet, intrufolandosi nel gruppetto lì radunato e recuperando uno stuzzichino a caso. Dopo il primo morso, spostò l’attenzione sulla sua concasata «Lynch, hai parlato bene di me ai tuoi amici spero!?» le disse per punzecchiarla, passandole un braccio dietro le spalle e stringendola leggermente, dandole più confidenza di quanto probabilmente la ragazza si aspettasse «Qualsiasi cosa vi abbia detto probabilmente è vero, ma alla fine credetemi sono simpatico…» Mr. Modestia, al solito «Oh, vedo che hai portato la roba buona fuori dal dormitorio, interessante!» abbandonò la sua presa da Avvincino, chinandosi per recuperare una sigaretta alle erbe «Non vi offendete spero?» non diede modo di replicare, con il suo bottino si cercò un posto centrale da cui poter attirare facilmente l’attenzione.

******


«BANDO ALLE CIANCE GENTE, PROSEGUIAMO!» il tono di voce già piuttosto alto senza l’uso di un Sonorus. Prima di andare avanti, accese rapidamente la sigaretta e diede un primo e lungo tiro. Dopodiché, un fiume di parole uscì dalle sue labbra mischiandosi ai delicati ed eterei sbuffi di fumo «RIPARTIAMO CON IL BOTTO….TREEE…DUEEEE….UNOOOO…..BACIOOOOOO» la bottiglia, governata come una marionetta dai soliti decisi movimenti di bacchetta del ragazzo, partì alla carica come una mandria di bufali.
Gira, la bottiglia gira, nello spazio senza fine della boscaglia. Un’oggetto innocuo, ma in grado di generare terrore al pari di una pallottola vagante intenta a scegliere la sua vittima casuale in un vicolo cieco. Bingo! L’aveva trovata senza troppa difficoltà. Una chioma rossa la distingueva, assieme ad un comportamento stranamente trasgressivo per essere un Prefetto (quando mai un’alta carica si premurava di aiutare ad organizzare una festa illegale?), perfettamente camuffato da eleganti tacchi a spillo. Un colpo alla spalla sinistra l’avvertì che era il suo turno.
«Miss Gray, quale onore! Vediamo chi sarà la fortunata o il fortunato che assaporerà le tue dolci labbra!» un ghigno d’intesa. Un secondo tiro alla sigaretta che sorreggeva fra le dita della mancina. Infine via, il noto strumento di tortura riprese la sua corsa. Una corsa inarrestabile o quasi, un solo ostacolo era in grado di bloccarla. Stonk! Che fosse un polpaccio destro la sua kryptonite? «Casey Bell…» pronunciò pensieroso «Sembra che tra te e la bottiglia…» si affrettò a raccoglierla, sventolandola poi davanti al volto del Caposcuola «…ci sia uno strano rapporto d’amore, non riuscite proprio a stare separati eh?» non trattenne una risatina «Vediamo se Cupido ti farà cambiare idea, regalandoti altre mire!» per lui era semplicemente uno scherzo, di sicuro non sapeva che stava per scatenare l’Apocalisse.
Non aveva tempo da perdere, era il momento di “estrarre” la seconda coppia. Si allontanò, tornando a passi svelti, quasi saltellando come una capretta, alla postazione iniziale «OK, SICCOME C’HO PRESO GUSTO….VOGLIO VEDERE ALTRE SCINTILLE SCOCCARE, QUIIIINDIIIIII….BACIOOOOOOO» in sostanza, il limone era sicuramente l’agrume protagonista di quel turno. Che i consumatori ne apprezzassero o meno il suo succo era tutto da vedere, ma le loro papille gustative lo avrebbero scoperto testandolo a breve. Sarebbe stata un’esperienza da sogno, oppure…un incubo?

Uno, due, tre, la bottiglia arriva e cerca te! Due, tre e Quattro toc, occhio alla schiena, voltati di scatto. Quattro, cinque, sei e sette la bacchetta tieni a mani strette. Sette, otto una corvetta intravedo pronta a mettersi in gioco. Nove, dieci un sonoro smack e più non ci penserà.

«Ma che sorpresa, un altro Caposcuola! Haven, prego, si faccia avanti e attenda la sua anima gemella!» detto fatto, il furfantello si mise subito all’opera per scovarla tra la folla. Non dovette andare molto lontano, la musica attirò quella specie di scettro dell’amore nei pressi del palco, colpendo dietro al collo un giovane Serpeverde lì placidamente seduto.
«SHAW! Che sia l’occasione giusta per farti apprezzare la sfera sociale? Una fanciulla l’attende, venga dunque…» con un teatrale e fluido movimento del braccio, lo invitò ad avvicinarsi.
In attesa che i due prendessero coraggio, ne approfittò per terminare la sua sigaretta. Ciò che non era terminata, però, era la ricerca di vittime.

*****


«D’ACCORDO, È IL MOMENTO DI QUALCOSA DI SOFT! PASSIAMO ALLE COCCOLE…..CAREZZAAAAA!» il rush finale del giro era in arrivo. A quanto pare i figli di Salazar andavano sempre a due a due nella sventura. La bottiglia colpì nel costato, sulla destra, il Caposcuola Serpeverde «Mike, noto che non abbandoni i concasati nel momento del bisogno!» esordì divertito «Vediamo a chi rivolgerai tutta la tua galanteria!» bibidì, bobidì bù lo strumento magicamente comparve alle spalle di una bionda Grifondoro, urtandola nella scapola sinistra. «Miss Pierce, ma che gioia!» il dado era tratto, ora stava a tutti loro fare fuoco e fiamme.
code by Camille


Bene, eccoci qui con il secondo giro di giostre :fru: Altre tre coppie sono state sorteggiate :fru:

- Lista partecipanti con relativi numeri
1. Mike
2. Camille
3. Jean
4. Taylor
5. Marjorie
6. Daniel
7. Draven
8. Alice
9. Casey
10. Megan
11. Richard
12. Vivienne
13. Gin
14. Eloise
15. Helena
16. Silias
17. Phoebe
18. Gwen


- Mappa (click)

- Prima coppia estratta: Jean Grey. n° 3 (click) e ion` n° 9 (click), con bacio.

- Seconda coppia estratta Megan M. Haven n° 10 (click) e Draven. n° 7 (click), con bacio.

- Terza coppia estratta Mike Mino n° 1 (click) e V i v i e n n e n° 12 (click), con carezza.

In conclusione :gelato: :

 
Top
view post Posted on 9/6/2022, 14:54
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,933
Location:
London, UK

Status:


Draven Enrik Shaw
All I want to do is be more like me and be less like you
15 anni
Serpeverde
Studente III°
Non era abituato a viversi così a pieno gli alti e bassi della vita sociale, dato che, di solito, non appena cominciava a stranirsi faceva di tutto per mettersi in disparte o andare via. Considerava un enorme passo avanti il semplice fatto di aver partecipato volontariamente a quell’evento, ma essere riuscito a non scappare via dopo dieci minuti era il progresso che si era aspettato da sé stesso; non che questa volta fosse riuscito a essere più di compagnia rispetto al consueto, anzi, comunque era scappato non appena qualcuno che non conosceva aveva provato a coinvolgerlo, ma perlomeno non si era del tutto isolato. Ci aveva provato, o meglio, l’istinto lo aveva spinto all’isolamento al primo accenno di disagio ma, per qualche motivo, Alice era rimasta con lui. Avrebbero potuto continuare il loro discorso in qualsiasi altro momento ed era più che sicuro che la ragazza avesse di meglio da fare, visto il ruolo che ricopriva e anche il fatto che, a differenza sua, fosse un normalissimo essere umano in grado di avere interazioni sociali… Eppure, non se n’era andata. Forse perché voleva solo assicurarsi di non essere stata lei la causa del suo improvviso cambio d’umore, come gli aveva appena chiesto, ma pur volendo approfondire il discorso, non ne aveva avuto modo: si era ritrovato impegnato a mandare giù forzatamente un pezzo del cupcake che, senza alcun preavviso, Alice gli aveva spinto in bocca e, mentre ne constatava il retrogusto stantio di un dolcificante particolarmente invadente, l’espressione sul viso di Alice era cambiata radicalmente. Aveva avuto giusto il tempo di chiederle se stesse bene, pur considerando che quello che aveva appena rischiato di strozzarsi era lui e non lei, ma nell’istante seguente erano stati travolti da un buio talmente denso che gli aveva impedito di mantenere il contatto visivo con lei, nonostante si trovassero seduti a qualcosa come venti centimetri di distanza l’uno dall’altra. Aveva una certa familiarità con quello sguardo di puro panico e sapeva che non c’era niente che potesse farlo passare, ma d’istinto si spostò in modo da ritrovarsi seduto più vicino a lei, come a volerle far sapere che quella nube densa e scura non l’aveva risucchiata via o lasciata completamente sola. Se, a rigor di logica, era stato il buio a terrorizzarla in quel modo, non poteva far altro che stringere i denti finché non fosse passato; correre via in cerca di un punto in cui la nube non era ancora arrivata sarebbe stato stupido.

Non è granché divertente una buiopesto come scherzo…commentò in un bisbiglio, tra sé e sé, scuotendo la testa. Non aveva prestato la dovuta attenzione al gioco della bottiglia gestito dal Tassorosso esuberante e non aveva idea di chi fosse stato l’artefice dello scherzo o ai danni di chi fosse rivolto, visto che comunque aveva preso tutti i presenti nel raggio di cinquanta metri, ma nell’improvviso silenzio che seguì la dissipazione della nube scura, riuscì a sentire solo lui e lo sguardo, dal viso di Alice, si spostò lì dove la maggior parte degli studenti si era raccolta. Ma fu solo per un attimo, perché si distrasse notando con la coda degli occhi che Alice aveva fatto cadere la canna a terra, forse senza nemmeno accorgersene, visto il momento che aveva appena dovuto subire; la raccolse nella speranza che non si fosse spenta, perché attraversare quella mandria per andare in cerca di un accendino era l’ultima delle cose che voleva fare.
La prese tra due dita della mano sinistra e tirò forte un paio di tiri corti e veloci per ravvivarla, poi la passò alla Grifondoro distendendo le labbra in un sorriso che voleva essere rassicurante, mettendo in piena mostra le timide fossette sulle guance. Chiunque altro al posto suo, probabilmente, avrebbe saputo cosa dirle per farle dimenticare la brutta esperienza appena vissuta e sperava vivamente che nessun altro dei presenti avrebbe avuto la fantastica idea di gettare altra buiopesto per scherzo – o gliel’avrebbe fatta ingoiare – ma dato che le parole non erano proprio il suo forte, si limitò a restarle vicino. Per quanto fosse ancora poco chiaro come e da cosa derivasse quella sensazione di conoscerla, sentiva che se avesse voluto dire o fare qualcosa lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà, senza problemi. Lo sapeva e basta.
E in quell’attimo di silenzio fu la voce del Tassorosso ad attirare, di nuovo, la sua attenzione esclamando ‘bacio’ con fin troppo entusiasmo. La situazione stava degenerando e non era per niente sicuro di voler assistere a quel degrado, ma forse era la distrazione di cui Alice aveva bisogno.


Chi deve baciare Casey?chiese, accentuando inevitabilmente il sorriso e coinvolgendo la ragazza nella propria curiosità per il semplice fatto che non aveva idea di chi fosse la nominata insieme alla collega di Sinister. Sperò solo che Casey ne fosse felice; probabilmente il suo compagno di esperimenti di pozioni ne sarebbe stato meno entusiasta. Magari valeva la regola che “ciò che succede in questa festa, resta in questa festa” o qualcosa del genere?
A prescindere da Camillo e nonostante si sentì un po’ in imbarazzo per lei, trovò divertente il fatto che Casey fosse stata coinvolta in una situazione del genere, quindi vagò con lo sguardo a cercarla per poter osservare una sua eventuale reazione, ma prima di poterci riuscire il Tassorosso irritante riprese a urlare ‘bacio’.


Ma che problemi ha?commentò, in tono stizzito, ritrovandosi a pensare che dovesse essere un tipo con un’esistenza parecchio noiosa per trovare così tanto esilaranti dei baci costretti. Uno poteva essere anche divertente, vagamente, ma due erano troppi. E si limitò a guardarlo con una smorfia sul viso che, inevitabilmente, si accentuò quando lo sentì nominare Megan subito dopo…
Tra tanti, proprio lei.
Ecco che spariva di nuovo quell’accenno di buonumore.
Decisamente non voleva vedere Megan baciare nessuno e chiuse d’istinto gli occhi, sbuffando, portandosi una mano a sfregarsi il viso. In realtà, non era tanto il fatto che qualche stronzo l’avrebbe baciata, anche questo di certo non è che gli faceva piacere, piuttosto la certezza di quanto Megan si sarebbe sentita a disagio. E la cosa lo aveva innervosito all’istante.


Andiamo via… - si trovò a dire, in un bisbiglio, forse rivolto ad Alice o in maniera inconscia a Megan, ma senza che quelle parole, in un modo o in un altro, potessero avere un qualche tipo di reazione.
Con un tonk che gli rimbombò nella testa per un paio di secondi, la maledetta bottiglia di quel gioco lo aveva colpito sul collo. Si voltò, riaprendo gli occhi per poterla guardare, un po’ incredulo e un po’ innervosito, almeno finché il Tassorosso istrionico non pronunciò il suo nome e tutto gli fu improvvisamente chiaro: quindi lo stronzo designato a mettere a disagio Megan era lui?!
Oh, no. No no no.
Doveva essere un incubo.
Non così. Non lì.
Scosse la testa tra sé e sé mentre un flusso di pensieri discordanti gli passò per la mente a una tale velocità da lasciarlo inebetito.
Sapeva di dover andare da lei. Era certo solo di questo.
Ma era quasi altrettanto certo che gli stessero tremando le gambe già da seduto.


Ci vediamo dopo.si limitò a dire, stavolta con la consapevolezza di rivolgersi ad Alice, e si mise in piedi, alzando lo sguardo in cerca di Megan.
La trovò subito. Ed era circondata da troppe persone, per i suoi gusti. Se avesse potuto concedersi un solo desiderio in quel momento, le avrebbe chiesto di andargli incontro, perché anche il solo pensiero di attirare l’attenzione più di quanto non stessero già facendo, contro le loro volontà, gli faceva sudare e tremare le mani.
Le nascose entrambe, al sicuro, nelle tasche dei jeans e si incamminò verso di lei, a sguardo basso.
Nel flusso di pensieri, gli si palesò anche quello di essere stato un idiota a non raccogliere da terra la giacca di pelle in cui avrebbe potuto nascondere più comodamente le mani, dato che tenendole nelle tasche dei jeans doveva apparire come un bambino impaurito, curvo su sé stesso. In risposta a quel pensiero che, in qualche modo e per motivi a lui oscuri, dato che erano altri i problemi di cui doveva occuparsi al momento, aveva preso il sopravvento, tirò un sospiro profondo e si drizzò con la schiena, spingendo indietro le spalle nel – presumibilmente vano – tentativo di darsi un tono quantomeno da persona normale, per non apparire proprio come uno che stava andando incontro al patibolo.


È un sacco strano, considerando che non ci parliamo da un po’… - esordì, non appena se la ritrovò davanti, concedendosi solo una rapida occhiata sul suo splendido viso, prima di riabbassare lo sguardo.
Perché lo sapeva… Per quanto volesse guardarla ed era sicuro che avrebbe potuto farlo senza battere ciglio per ore, non poteva farlo, perché lo sapeva che avrebbe smesso completamente di ragionare se se lo fosse concesso e, in tutto quel casino, non poteva smettere di funzionare. Soprattutto se si teneva in considerazione il fatto che fosse stato lui a rendere la cosa così imbarazzante, cercando di evitarla in ogni modo possibile, per mesi.
Dato che la propria mente si era affollata di talmente tante idee su quale fosse il modo migliore per affrontare la cosa da non riuscire a venire a capo di un bel niente, lasciò che fosse l’istinto a reagire per lui.
Prese l'ennesimo respiro profondo e avvicinò il viso al suo, sicuro che il cuore gli battesse talmente forte da poter essere ascoltato anche da lei.


Se ci baciamo, dev'essere perché lo vuoi tu e non perché te lo ha imposto un gioco.
codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


Menzioni: Casey, Hughes con aggiunta di offese meritatissime
Interazioni: Alice, Megan

Draven si sposta dal suo salice della salvezza (?) e va da Megan.
 
Top
view post Posted on 10/6/2022, 21:40
Avatar

Group:
Serpeverde
Posts:
10,245
Location:
campi di battaglia di kiri.

Status:


scusatemi mi ero perso!!!


Il giovane Serepeverde sorrise e si guardò attorno osservando ciò che accadeva attorno a lui, egli infatti pur essendo stato smistato nella casata tipica dei purosangue rimaneva legato alle usanze babbane quindi si sistemo a fianco del tavolo e si limitò ad osservare ciò che accadeva davanti a lui incuriosito dal modo di fare dei maghi!
 
Web  Contacts  Top
view post Posted on 15/6/2022, 17:43
Avatar

Ocean eyes.

Group:
Caposcuola
Posts:
9,900
Location:
Nowhere

Status:



MEGAN M. HAVEN
18 yo. ▪ Ravenclaw ▪ mixed feelings unsaid thoughts


Un lungo e faticoso sorso. Megan buttò giù tutto d’un fiato la birra mentre Jean e Casey rispondevano alla sua domanda. Sorrise nello scorgere il lieve imbarazzo colorare le gote del Prefetto e si focalizzò su Casey in attesa della sua reazione. Sebbene fosse chiaro che le due avessero avuto modo di conoscersi per le cariche ricoperte all’interno del castello, c'era qualcosa che a Megan sfuggiva e non poté frenare il leggero fastidio che si propagò nello stomaco salendo fino al petto. Schiuse le labbra prendendo respiro ma prima che potesse solo azzardare a dire qualcosa in merito si ritrovò Eloise Lynch al proprio fianco. Alzò un sopracciglio incuriosita dalle future mosse della giovane; una cosa aveva imparato negli anni della Tassina, che era pressoché imprevedibile e questo creava in Megan un contrasto tra interesse e totale indifferenza. Mentre buttava giù l’ultimo goccio di birra le parole di Eloise furono sufficienti per dimenticare la sensazione provata poco prima. «Potrei vomitare» scosse il capo mentre con attenzione ascoltava le vicissitudini Hughes piuttosto perplessa. Si accorse della presenza di Gwen solamente quando le fu chiesto di confermare quanto appena detto e Megan accennò un saluto con un rapido movimento del capo per poi accettare un bicchiere di praline dell’Euforia messe a disposizione dalla Lynch. Sarebbe stato meglio avere un piano b e abbandonarsi a sostanze che avrebbero reso tutto più leggero.
Al discorso di Jean si unì quello di Mike e se quella festa non le stava regalando la benché minima gioia al di là dell’alcol in circolazione, la consapevolezza di baci volanti obbligati da una bottiglia la fece cadere nel disprezzo più assoluto.
«Forse allora devo smettere di bere» aggiunse più seria che mai dopo le parole di Casey, per poi essere distratta dai movimenti della bottiglia che Hughes aveva iniziato a far circolare.
Primo giro e fu salva.
Un sospiro di sollievo.
«Se servirà a farmi dimenticare tutto questo accetto più che volentieri» si avvicinò a Casey solo per afferrare la canna appena offerta e fece un tiro, constatandone i primi effetti nei polmoni e successivamente nel cervello. Tossì e senza pensarci tirò giù lo shot di praline per frenare quell’impulso involontario. Fu peggio. Tossì ancora ma la bevanda regalò i primi effetti e scoppiò in una fragorosa risata. Provò a controllare il respiro mentre ancora una volta tirò su espirando una nuvola di fumo grigia e intensa. «Sì, fa spesso giri all’Ars Arcana non è così?» rise ancora totalmente assuefatta dal mix di sostanze e continuò: « ti ha offerto da bere e da mangiare per caso? Una passeggiata in centro?» Questa volta si voltò verso Jean indirizzando a lei la domanda e dopo l’ultimo tiro le passò lo spinello. Spostò lo sguardo altrove totalmente indifferente alle parole che aveva appena usato e ai modi che aveva avuto, alimentata da un sentimento a cui preferiva non dare un nome forse perché le avrebbe fatto ancora più paura. Così, data la situazione, non si era resa conto di essere risultata aggressiva e di non essere riuscita a frenare l’impulso. Nel sarcasmo aveva vomitato il fastidio che aveva provato prima che, adesso, era tornato in superficie. Probabilmente se ne sarebbe pentita in un secondo momento ma in quegli istanti niente e tutto aveva davvero importanza. Quando calò il buio Megan aveva già smesso di guardare le ragazze, provò a rimanere immobile ma la testa aveva iniziato a girare in mancanza di punti di riferimento. Urtò Mike poco distante e se ne rese conto solo quando l’effetto della polvere buiopesto svanì ritrovandosi aggrappata al Serpeverde. «Ti prego di perdonarmi,» disse continuando a ridere «Non ho un buon rapporto con il buio e nemmeno con qualsiasi cosa mi abbia dato la Lynch». Si staccò da Mike ricomponendosi e prima ancora che il secondo giro di bottiglia iniziasse a portare nuovamente caos tra i presenti Megan si allungò a fatica verso il tavolo per prendere ancora da bere. Un bicchiere di vino rosso, una mano santa per coprire il cattivo sapore della birra che nemmeno le praline avevano eliminato. Tornò al proprio posto proprio mentre la bottiglia colpì Jean e successivamente Casey, stabilendo un futuro bacio. Strinse il bicchiere tra le dita rischiando che si frantumasse nella mano tagliandole la pelle e guardò altrove per reprimere qualsiasi sentimento stesse tornando in superficie. L’effetto delle praline si assopiva ma gli effetti del fumo mixato all’alcol alimentava qualsiasi pensiero attraversasse la sua mente. Trovava davvero irritante Hughes e se avesse potuto lo avrebbe scaraventato contro un albero tramortendolo. Quando sentì l’annuncio di un secondo bacio tentò di abbandonare quel luogo ma non fece in tempo nemmeno a pensarlo che la bottiglia puntò su di lei e successivamente su Draven. Alzò gli occhi al cielo incredula di come il destino fosse così beffardo. Non aveva più avuto occasione di parlare con lui né, tantomeno, l’aveva cercata. Il ricordo di quel giorno sul treno al ritorno delle vacanze invernali e la confessione del ragazzo la fece sprofondare nell’imbarazzo più assoluto. Mentre lo osservava venirle incontro, obbligato da quel gioco, sentì addosso la responsabilità di quelle parole dette e ricevute l’inverno passato. Alzarsi dalla carrozza alla fine di quel viaggio e fingere che nulla fosse successo non era servito a nulla. Era chiaro ai suoi occhi che il Serpeverde non aveva avuto più alcuna intenzione di parlare con lei e non poteva biasimarlo, era stato solo gentile a dirle che non ce l’avrebbe avuta mai con lei per quello che gli aveva detto. Così, faticò a sorridergli mentre gli occhi dei presenti puntati addosso gravavano sulle spalle schiacciandola, facendole mancare a tratti il respiro.
«È un sacco strano, considerando che non ci parliamo da un po’…» esordì Draven una volta arrivato dinanzi a lei. Megan abbassò lo sguardo prendendo aria per poi tornare a guardarlo. «Forse lo è» si limitò a dire con un filo di voce rimanendo immobile. Abbassò il bicchiere lasciandolo penzolare tra le dita lungo il fianco destro; nel momento in cui lui diminuì le distanze avvertì la tensione e il cuore battere nel petto, come volesse uscire dalla gabbia toracica e strapparle la pelle. Schiuse le labbra tentando ancora una volta di prendere il respiro ma più tentava più sentiva la gola chiudersi.
«Se ci baciamo, dev'essere perché lo vuoi tu e non perché te lo ha imposto un gioco» continuò lui. Il tono della voce caldo, sentì il respiro sfiorarle la pelle. «E tu perché sei qui adesso Draven?» cercò il suo sguardo e l’espressione si fece più dura «Per questo inutile gioco e non perché lo vuoi tu. Non pensare che io sia così stupida da non capirlo» Non si mosse da lì ma il bicchiere le scivolò tra le dita frantumandosi sul terreno.

▪▪▪




INTERAZIONI: Jean, Casey, Eloise, Gwen, Mike e Draven.

 
Top
view post Posted on 16/6/2022, 14:58
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


CASEY BELL
OUTFIT

jpgIl buio polveroso si dissipò in breve tempo e fu come se le nubi fumose fossero penetrate nel cervello e nel corpo della Grifondoro fuggendo dall'horror vacui dell'aria aperta. Per quanto ovvio sia, quel fumo e quell'incendio che ora si dipanavano dal suo petto erano frutto del cannone di Eloise di cui (per fortuna) si era liberata.
C'era da stare a cuor leggero. La festa sembrava tranquilla, un'occasione per divertirsi e scherzare in maniera sana. Hughes con i suoi giochi da marpioncello non lo giudicò tanto d'intralcio alla quiete pubblica, almeno in quel preciso momento. Un po' di buiopesto, una carezza, una mou mollelingua, non erano nulla di così terribile.
Casey, fra alcol e fumo, era divenuta spensierata. Benché Megan le facesse sempre balzare il cuore dal petto, benché quel suo Tumore andasse a macchiare la realtà con immagini illusorie. Cominciava ad abituarsi a tutto quello strazio, forse perché si era arresa, e la sensazione che dava tale scelta mista a l'ebbrezza provocata dall'alcol e dalla droga appianava ogni sorta di ruvidezza della vita.
Fu per queste sensazioni che in un primo momento non si accorse delle reazioni di Megan. Stava oscillando col corpo a ritmo della musica che risuonava dalle casse in fondo allo spiazzo. I sensi loffi e la spensieratezza raggiunta non le permisero di concentrarsi sulla mimesi facciale della Corvonero, forse per la prima volta da quando si frequentavano.
Per cui bevve un altro sorso di vino e tirò un'altra boccata dalla sigaretta al fine di sprofondare ancora più giù e di sollevarsi ancor più in alto dalla sola delle scarpe, ascoltando in parte i discorsi attorno a sé e la musica. Perdendosi, finalmente.
Durò giusto il tempo di captare l'astio più inaspettato dalla voce di Megan.
«Sì, fa spesso giri all’Ars Arcana non è così? Ti ha offerto da bere e da mangiare per caso? Una passeggiata in centro?»
Si arrestò, smise di ballare e di volteggiare nell'insolito etere della sua testa per assorbire il colpo. Immediatamente la Diagon Alley di tanto tempo addietro si dipinse nella sua memoria, con macchie di caffè, di red velvet e di cioccolato.
Avrebbe voluto chiederle delle spiegazioni, ma prima ancora che potesse biascicare qualcosa lei se ne andò. Ora la spensieratezza cominciava di nuovo a sciogliersi. Prima venne la tristezza, poi la rabbia, perché Megan dava per scontato le sue attenzioni e probabilmente non la considerava nemmeno una vera amica.
Nel turbine di sensazioni attenuate, il fastidio salì come febbre. Una violenta ondata di caldo e adrenalina che la riportò nel tempo presente.
Ora i suoi sensi le permisero di seguirla con lo sguardo, di interrogarsi sul serio su cosa effettivamente le stesse accadendo, e nulla più. La vide afferrare l'ennesimo bicchiere e si ricordò del cannone che le aveva girato e delle praline fornite da Eloise che aveva ingerito. Non dovevano essere solo caramelle.
Non buono, dedusse.
Pensò di andarle incontro e di dirle di smetterla, ma c'era tanta confusione e lei la precedette. Hughes parlava ad alta voce sovrastando i rumori della festa, inneggiando alla bottiglia e parlando con qualcuno vicino a lei (Jean). Si voltò per tentare di capire cosa stesse succedendo, ma non percependosi coinvolta lo lasciò perdere e tornò a fissare Megan, concentrando la rabbia su di lei. Contrasse ancor più le sopracciglia quando vide che si aggrappò a Mike per non cadere. Poi l'ennesimo bicchiere.
Si sentì colpire alla schiena.
Ancora?
Vide Hughes indicarla e parlarle.
In che senso? Non capisco. Doveva fare qualcosa con qualcuno. Doveva baciare qualcuno. Doveva baciare Jean.
Le sopracciglia si allargarono sopra gli occhi, i quali andarono a posarsi sulla prefetta. Non sarebbe stato male. Era bella, sensuale, e sapeva che poteva darle tutto quello che credeva che Megan non le avrebbe mai dato. Era un ottimo modo per ricominciare, era un ottimo modo per sentirsi finalmente desiderata. Era un ottimo modo per dimenticare.
La guardò con un po' di imbarazzo, senza spiccicar parola, con la bocca schiusa e il rossore a inondarle il volto perlaceo. Non si mosse, non fece il primo passo, era piantata al suolo come un albero.
Una chiazza nera si mosse velocemente al suo fianco e scomparve dalla sua visuale periferica. Si voltò: la chioma corvina di Megan oscillava fino a rimpicciolirsi verso il bordo della foresta. Allora sentì le dita serrarsi attorno al bicchiere di plastica e l'arrendevolezza tornare a pigiarle contro il cuore, stavolta con il solito dolore.
Forse avrebbe dovuto farlo sul serio. Baciare Jean e lasciarsi strappare di dosso gli aghi velenosi che le bucavano la pelle.
Hughes parlava ancora, e ancora, come un Incanto Gnaulante difettoso che risuona al momento sbagliato. La bottiglia, quella fottuta bottiglia le schizzò di fronte agli occhi e andò a colpire Megan nello stesso istante, che si fermò. Non stava bene, era visibile. Non si reggeva bene, non era felice.
«Non sta bene.» Parlò, e Jean l'avrebbe potuta sentire come se stesse parlando con lei. «Io non-»

E poi Megan portò lo sguardo verso qualcun altro in avvicinamento: Draven. Si avvicinava, si avvicinava tanto, molto, troppo. Lei era arrabbiata, lui covava negli occhi della luce, fioca ma accesa in quelli di lei. Come se…
Le salì la nausea.
Lo scossone partì, il cuore l'ipocentro e le pareti infrante al suolo tutto il resto.
Ogni milligrammo di sé conflagrò contro l'evidenza più cupa.
Ogni ago infilzato nella sua carne scivolò più in profondità fino a bucarle gli organi.

No.

Camminò veloce. Li raggiunse. Avrebbe poggiato una mano sulla spalla di Draven, avrebbe stretto e lo avrebbe tirato a sé. Il suo bicchiere era già a terra. Lo avrebbe fatto voltare, se lo avesse voluto o meno.
«Cosa cazzo stai facendo.»
Non c'era consapevolezza del proprio sé. Non c'era modo di percepirsi all'esterno. Le sole emozioni muovevano il corpo, disorganizzavano i pensieri e frantumavano le resistenze.
Respirava a fatica, respirava veloce con la sigaretta accesa appiattita fra le labbra, e il volto rosso, gli occhi rabbiosi, la voce roca per le troppe sigarette, si puntarono sull'amico senza alcuna considerazione delle conseguenze.
Ciò che gli disse non era una domanda.
Cosa cazzo stai facendo.
E non aveva alcun senso logico.
Avrebbe stretto ancora la mano fino a rimanerle nel pugno il tessuto del colletto.
«Non lo vedi che sta male?»
Un ringhio.
Non tu.
Tu non puoi.
Non con lei.




Interazioni con: Jean, Draven e Megan.

E mo so' cazzi.


:ihih:

 
Top
view post Posted on 17/6/2022, 15:48
Avatar

Group:
Prefetto Corvonero
Posts:
723

Status:


Jean Grey, Prefetto Corvonero - 16 anni - outfit
La notizia dell'imminente gioco della bottiglia aveva attivato i sensi di ragno di Jean. Aveva iniziato a guardarsi attorno, cercando reazioni nei volti dei presenti, ma a parte un po' di sconcerto generale e qualche obiezione non le sembrò di cogliere particolari ansie o desideri. Anzi, sembravano tutti più che altro infastiditi dal Tasso pazzo con la bottiglia. Un po' delusa, riportò lo sguardo sul proprio bicchiere, sperando di svoltare la serata grazie all'alcol. Lo trovò vuoto: non si era accorta di aver finito la birra, tanto era presa dalle mille cose che stavano accadendo attorno a lei. Guardò a destra, poi a sinistra, ma non riuscì a vedere nessuno con della birra a disposizione. Prima che potesse spostarsi per cercarla, la Nuca Bionda, versandosi del vino, fece sentire la sua voce. Ci conosciamo più di vista che di fatto. Beh sì, era vero, ma Jean non avrebbe usato termini e toni così riduttivi. Almeno, non dal suo punto di vista. Rispose al gesto del brindisi col bicchiere vuoto, a specchio del suo ridotto entusiasmo. Quell'uscita di Casey non l'aveva fatta sentire molto bene. Improvvisamente, in mezzo a tutte quelle persone che si consocevano bene da tempo e che ridevano e scherzavano tra loro, Jean si sentì stupida e fuori luogo. Si sentì piccola, e non le piacque affatto.

Vicino a lei era comparsa Eloise, la strana e divertente ragazza con cui aveva avuto il piacere di parlare poco prima. Smerciava cose non meglio identificate, sigarette, dolci e caramelle bizzarre. Non fosse stato per l'aspetto decisamente gradevole, avrebbe corrisposto alla classica descrizione delle persone che i genitori ti dicono di evitare per strada. Le sembrò l'occasione giusta per accendere un po' la sua serata, per ritrovare un po' di entusiasmo. Odiava sentirsi così. Per quanto non le piacesse questo lato di sé, Jean aveva ormai capito di avere, in certe circostanze, bisogno di attenzioni. Quella festa era una di quelle circostanze. Ma non per la festa in sé, più per le persone presenti. Per quanto fosse una ragazza socievole e alla mano, Jean non si era fatta molti amici a Hogwarts, non di quelli veri almeno. Aveva Phoebe, un tempo aveva Genny. E poi c'era Megan, il suo punto di riferimento, ai cui occhi voleva brillare. Quando Jean guardava Megan vedeva più di un'amica, vedeva una giovane donna da cui trarre ispirazione, da ammirare, un obiettivo a cui aspirare. Ci teneva tanto a essere considerata da lei, e tutto questo era slegato da qualsiasi tipo di attrazione fisica. Per Jean, Megan era come una sorella maggiore, una guida, una spalla. E poi c'era Casey. Non aveva capito un granché di come la facesse sentire quella ragazza, ma una cosa l'aveva capita: le piaceva l'idea che la considerasse, che le scrivesse, che la guardasse, e magari anche che la desiderasse. Jean non cercava l'amore, o almeno non sentiva di essere in cerca di amore. Cercava più che altro emozioni, brividi, un pensiero bello che la tenesse sveglia fino alla mattina. Casey iniziava a essere un bel pensiero, ma era solo tale. Non sapeva se la Caposcuola ricambiasse almeno un po' il suo interesse, aveva una sensazione positiva a riguardo ma non ne era convinta. La frase che Casey aveva detto qualche attimo prima aveva contribuito a smorzare ancora di più la sua fiducia a riguardo. Jean doveva fare qualcosa. Doveva scuotersi.

Interpretando i gesti di Eloise come autorizzazione per prendere parte allo smercio di prodotti più o meno legali, Jean prese una pralina. Non aveva idea dell'effetto che le avrebbe procurato, ma era decisa a provarla lo stesso. Prima che potesse farlo, però, la bottiglia del Tasso pazzo inizio finalmente a roteare e a colpire i primi malcapitati. Le prime urla attirarono la sua attenzione, ma si trattava solo di scherzi, nulla di particolarmente attrattivo ai suoi occhi. Approfittò di quel momento di disordine generale e noia per prendere da bere, dopo aver messo la pralina nella borsetta. Stufa della birra, oltre al fatto che non ne vedeva più in giro, decise di passare al vino. Afferrò un calice con la mano sinistra, la bottiglia con la destra e lo riempì ben oltre la misura standard. Ne bevve un sorso. Al contrario della birra, il vino le piacque da subito. Si aspettava di sentire più sapore di alcol, invece le parve di percepire un gusto fruttato, dolce, delicato. Ne bevve subito un altro sorso, e tornò per un momento a sorridere. Mentre si asciugava le labbra con l'indice, notò che la bottiglia aveva colpito Casey al grido di scherzo. Avrebbe dovuto subire uno scherzo da qualcuno. Attirata dalle risate, Jean tornò al capannello dove si trovavano le due Caposcuola, appena in tempo per sentire la voce di Casey e osservare l'occhiolino che la ragazza le aveva rivolto. E così, in un lampo, come era stato smorzato con una sola frase, bastarono un'altra frase e un occhiolino a riaccendere l'entusiasmo di Jean. Alla fine le bastava poco, un piccolo gesto, per ravvivare quel bel pensiero che le si stava formando pian piano nel cervello negli ultimi mesi.

Nell'attesa che si palesasse l'autore dello scherzo, Casey aveva iniziato a fumare dell'erba. Quell'odore aveva attirato Jean da subito, ma da sola non avrebbe voluto esserne coinvolta. Vedere però le persone attorno a sé passarsela di mano in mano ebbe un effetto positivo su di lei, si sentiva più tranquilla all'idea di fare qualche tiro. Ancora una volta, la testa di Jean fu guidata dalla voce di Casey, che questa volta si rivolse direttamente a lei. «Stai lavorando anche tu da Ars Arcana? Credo di averti vista dietro il bancone passando da quelle parti.» Jean rimase sorpresa da quell'improvviso interessamento. Davvero l'aveva vista da Ars Arcana? Butto giù un altro sorso per darsi coraggio. «Sì, ho iniziato da poco. Io però non ti ho vista. La prossima volta magari passa per un saluto.» Glielo disse con un mezzo sorriso. In parte era contenta di quella frase, in parte ne era rimasta un po' delusa. L'aveva vista ma non era entrata a salutarla. Non conosceva Casey, non sapeva che tipo di persona fosse, se fosse timida o meno, ma se fosse stata realmente interessata a lei avrebbe potuto sfruttare quell'occasione almeno per un saluto. Un ciao, con la mano, dalla vetrina. Invece niente. Un momento dopo, fissando lo sguardo sulla Nuca Bionda, non potè evitare di notare lo sugardo che Casey le stava rivolgendo. Non alla faccia, ma alle gambe. Era durato poco, ma l'aveva notato. Quella ragazza era un enigma in carne, ossa e sigarette. Aveva la capacità di farle cambiare umore dieci volte nell'arco di cinque minuti. Sembrava contraddirsi tra una frase e l'altra. Jean era molto diversa in questo senso: se voleva una cosa, se la andava a prendere, o comunque non la nascondeva. Era fatta così, non riusciva a scegliere coscientemente di privarsi di qualcosa solo per paura o vergogna. Questo non significava riuscirci sempre o non avere mai difficoltà a farlo, solo che non si metteva muri così rigidi davanti e se si presentava un'occasione la coglieva al volo. Se i ruoli fossero stati invertiti, Jean sarebbe sicuramente entrata nel negozio almeno a fingere di cercare qualche oggetto.
Lo sguardo di Jean fu catapultato immediatamente su Megan, che aveva preso la canna e aveva iniziato a fumare dopo aver già bevuto un po', quando questa le rivolse la frase più strana che avesse mai sentito. «Sì, fa spesso giri all’Ars Arcana non è così? Ti ha offerto da bere e da mangiare per caso? Una passeggiata in centro?» Peggio della frase in sé era stato il tono. Megan non le aveva mai parlato in quel modo. Jean percepì cattiveria in quelle parole, fastidio. Era una frecciata a tutti gli effetti. Non l'aveva capita, non stava capendo assolutamente il motivo di quell'uscita, eppure ebbe subito la sensazione che l'astio di Megan non fosse rivolto a lei, non direttamente almeno. Per la prima volta da quando le conosceva entrambe, nella testa di Jean prese forma un pensiero, un pensiero terrificante e mortificante. Forse Casey non era entrata da Ars Arcana perché non era lei che stava cercando. Forse il fatto che Casey fosse così diversa in presenza di Megan aveva un senso. Forse l'astio di Megan era legato in qualche modo alle attenzioni che Casey stava rivolgendo a lei e non a Megan. Era solo un principio di un'idea, l'innesto di un pensiero, ma tanto bastò a farle considerare l'ipotesi di essersi posta involontariamnete come terzo incomodo in una qualche strana storia tra le due Caposcuola. Forse non era così, forse aveva solo fatto un due più due basato su presupposti sbagliati ed era lontana anni luce dalla verità. Cercò di concentrarsi su quel pensiero per non fossilizzarsi su ciò che di brutto stava pensando: l'idea che ci potesse essere qualcosa tra Megan e Casey non aveva messo a tacere il desidero di Jean. Ma non aveva senso stare lì a rimuginare su un'idea probabilmente insensata. Jean si scolò metà calice in tre sorsi, e quasi strappò via la canna dalle mani di Megan quando questa gliela porse. Non le aveva risposto, non avrebbe nemmeno saputo cosa dirle. Si limitò a fare il primo tiro dalla canna, inspirando a pieni polmoni. Errore, chiaro, poiché iniziò a tossire com'era successo anche ad altre persone prima di lei. Il sapore era buono, e l'effetto strano. Non sentì un granché, percepì solo un leggero e piacevole stordimento. Le venne subito voglia di fare un altro tiro: tossì ancora, ma meno. Il terzo tentativo andò meglio, e iniziò a sentire il corpo più rilassato, la testa più leggera. All'improvviso ci fu una specie di scoppio. Fu tutto nero. Per un attimo, Jean credette di aver fatto esplodere la canna in qualche modo, ma l'urlo di Casey le spiegò tutto. Polvere Buiopesto: doveva essere lo scherzo che le era toccato. Non era per nulla divertente. Jean non aveva interesse in quella polvere, era troppo concentrata sul suo nuovo giocattolino fumoso per dare peso al buio attorno a lei. Riuscì a fare altri due tiri prima che la nebbia scura si diradasse. Probabilmente parte di quella nebbia le era entrata nel cervello, o almeno così si sentiva Jean dopo quella fumosa esperienza.

Non passò molto, anzi, quasi niente, prima che il Tasso pazzo tornasse con la sua bottiglia a importunare la gente. Questa volta al grido di bacio. Con i sensi annebbiati, Jean ballonzolava sui suoi tacchi nell'attesa di scoprire chi fossero i fortunelli. Qualcosa la colpì all'altezza della spalla sinistra. Un sorriso presumibilmente molto ebete si fece largo sul volto di Jean, anche se dentro di sé non si sentiva realmente così contenta: improvvisamente si rese conto che sarebbe potuto capitarle letteralmente chiunque. Rimase a guardare la bottiglia che si muoveva in aria, un improvviso terrore a prendere possesso della sua testa. Finché la bottiglia non andò a sbattere contro la Nuca Bionda. Sì, proprio lei. Non era uno scherzo, non era una visione, non erano gli effetti dell'alcol e del fumo: era proprio Casey la persona che avrebbe dovuto baciare. Jean rimase impalata a fissare la ragazza, che si voltò a guardarla. Non riuscì a capire il suo sguardo, sembrava imbarazzata, arrossita, indecisa. Al contrario di quanto aveva pensato fino a poco prima, Jean si ritrovò a non sapere cosa fare. Se non ci fosse stato quello strano sipario con Megan, aiutata anche dalla leggerezza della sua testa in quel momento, si sarebbe catapultata di fronte a Casey, l'avrebbe afferrata e sbattuta sull'albero più vicino, posando finalmente le labbra sulle sue. Ma un blocco, un peso sullo stomaco la trattenne dal farlo. L'incertezza nello sguardo della Grifondoro poi non contribuì di certo a ritrovare il coraggio che sembrava essersi volatilizzato insieme alla Buiopesto. L'idea del bacio la eccitava realmente, e lo sentiva, ma la sola ipotesi che questo potesse in qualche modo arrecare danno a Megan la faceva rabbrividire. Un attimo dopo, ancora al grido di bacio, la bottiglia colpì prima un ragazzo vicino a un albero e poi colpì Megan. Da quel momento, sembrò iniziare il disastro.
Il ragazzo pareva essere stato picchiato con una padella tanto era sconvolto dalla faccenda. Jean capiva che Megan fosse bella e potesse incutere un certo timore, ma per avere una reazione del genere doveva esserci qualcosa di più profondo dietro. Ancora una volta, Jean si ritrovò a non capire cosa stesse succedendo. A peggiorare la situazione fu la reazione di Megan, che sembrava ancora più arrabbiata di prima. E Jean non capiva se lo fosse perché lei avrebbe dovuto baciare Casey o per via di quel ragazzo. O forse per tutte e due le cose. Jean iniziava a innervorirsi: non le piaceva non sapere, non capire. Si sentiva stupida, e odiava sentirsi in quel modo. Non era lucida, non riusciva a finire un pensiero, e non stava capendo niente. Megan era davvero strana, non l'aveva mai vista in quelle condizioni. Era seria, ma sembrava un po' stortignaccola, come lo era lei. Era così vicina al ragazzo che avrebbero potuto baciarsi da un momento all'altro. Eppure non sembrava che stessero giocando, non sembrava nemmeno che si stessero divertendo. La goccia, però, fu la reazione di Casey. «Non sta bene. Io non-» furono le parole che sentì biascicare dalla bionda, prima che questa si catapultasse verso Megan e il ragazzo. Quasi senza volerlo, Jean la seguì, ritrovandosi più o meno a un metro dal terzetto. La scena che seguì fu agghiacciante. Casey si era trasformata. In cosa, non avrebbe saputo dirlo. I suoi occhi sputavano fuoco, la sigaretta quasi le si spegneva sulle labbra strette. Aveva afferrato il colletto del ragazzo ringhiandogli addosso. Tutto quello che stava succedendo era strano, incomprensibile, e soprattutto totalmente fuori luogo. Quella era una festa, un'occasione per divertisi, e quello era uno stupido gioco. La tempia iniziò a pulsare. Jean fece cadere la canna per terra e portò le dita a pressare dove le faceva male. Quella tensione non le stava facendo bene. Probabilmente nemmeno il vino e nemmeno l'erba. Ma poche cose Jean mal tollerava come i litigi e le risse. A rendere tutto ancora più insopportabile, il fatto che non stesse capendo il motivo di tutta quella rabbia generale. La trovava senza senso, stupida, eccessiva. Dovevano darsi tutti una calmata. Vedere Casey in quelle condizioni, rabbiosa, feroce, fece scattare nella testa di Jean una molla difficile da rimettere a posto. Fece un passo in avanti, guardò Megan, poi tornò a guardare Casey e quel ragazzo, e non resistette più. «Ma si può sapere che vi prende?» biascicò, rivolta a tutti e tre. «Perché cavolo siete tutti così incazzati? Perché una stupida bottiglia vi ha ordinato di darvi un bacio? E mica ve l'ha ordinato il medico! Non siete costretti, sapete?» Si portò nuovamente le dita sulle tempie per massaggiarsele, questa volta con entrambe le mani. Poi riprese a biascicare a voce alta, per sovrastare la musica. «Non so perché vi stiate comportando così, ma questa dovrebbe essere una festa. Ma è così difficile dirvi cosa cavolo pensate? Che siete, bestie, che non sapete parlare? Inizio io, così vedete come si fa.» Si schiarì la gola, e barcollò, ma riuscì miracolosamente a rimanere in equilibrio sui tacchi a spillo. «A me piace Casey! Oh, ecco, l'ho detto. Visto? Difficile? No, e ora non me ne frega un accidenti di cosa ne pensate. Non me ne frega nemmeno di cosa ne pensa lei» urlò, indicando Casey col dito. «Ora, Casey, se vuoi baciarmi come bottiglia comanda vieni qua, altrimenti arrangiatevi tutti, vado a cercarmi dell'acqua, ché mi si è seccata la gola.»
Chiunque fosse là attorno avrebbe potuto sentire le sue parole. Non le importava più: non poteva sopportare quella tensione, era sbagliata, era tutto sbagliato. Sarebbe dovuto essere un momento divertente, un'occasione per conoscere nuovi lati delle persone con cui viveva tutti i giorni, e invece si stava trasformando in un dramma senza senso. Quella scenata era stata un modo per sfogare tutta la sua frustrazione, ma anche un tentativo, forse vano, di allentare quella dannata tensione che si era creata negli ultimi minuti. Se nessuno l'avesse coinvolta in una rissa, in una conversazione o in un bacio, si sarebbe voltata a cercare dell'acqua nel tavolo delle bevande dietro di loro. Se la situazione non si fosse calmata, probabilmente Jean se ne sarebbe tornata in camera a smaltire la fattanza. Senza bacio, senza nuove amicizie, senza più un bel pensiero che la tenesse sveglia fino alla mattina.


Interazioni con Megan, Casey e Draven, urla udibili da tutti quelli vicino al capannello della rissa incombente, mal di testa da fattanza e delirio.
 
Top
87 replies since 26/3/2022, 17:43   5450 views
  Share