| Jean Grey, Prefetto Corvonero - 16 anni - outfitLa notizia dell'imminente gioco della bottiglia aveva attivato i sensi di ragno di Jean. Aveva iniziato a guardarsi attorno, cercando reazioni nei volti dei presenti, ma a parte un po' di sconcerto generale e qualche obiezione non le sembrò di cogliere particolari ansie o desideri. Anzi, sembravano tutti più che altro infastiditi dal Tasso pazzo con la bottiglia. Un po' delusa, riportò lo sguardo sul proprio bicchiere, sperando di svoltare la serata grazie all'alcol. Lo trovò vuoto: non si era accorta di aver finito la birra, tanto era presa dalle mille cose che stavano accadendo attorno a lei. Guardò a destra, poi a sinistra, ma non riuscì a vedere nessuno con della birra a disposizione. Prima che potesse spostarsi per cercarla, la Nuca Bionda, versandosi del vino, fece sentire la sua voce. Ci conosciamo più di vista che di fatto. Beh sì, era vero, ma Jean non avrebbe usato termini e toni così riduttivi. Almeno, non dal suo punto di vista. Rispose al gesto del brindisi col bicchiere vuoto, a specchio del suo ridotto entusiasmo. Quell'uscita di Casey non l'aveva fatta sentire molto bene. Improvvisamente, in mezzo a tutte quelle persone che si consocevano bene da tempo e che ridevano e scherzavano tra loro, Jean si sentì stupida e fuori luogo. Si sentì piccola, e non le piacque affatto.
Vicino a lei era comparsa Eloise, la strana e divertente ragazza con cui aveva avuto il piacere di parlare poco prima. Smerciava cose non meglio identificate, sigarette, dolci e caramelle bizzarre. Non fosse stato per l'aspetto decisamente gradevole, avrebbe corrisposto alla classica descrizione delle persone che i genitori ti dicono di evitare per strada. Le sembrò l'occasione giusta per accendere un po' la sua serata, per ritrovare un po' di entusiasmo. Odiava sentirsi così. Per quanto non le piacesse questo lato di sé, Jean aveva ormai capito di avere, in certe circostanze, bisogno di attenzioni. Quella festa era una di quelle circostanze. Ma non per la festa in sé, più per le persone presenti. Per quanto fosse una ragazza socievole e alla mano, Jean non si era fatta molti amici a Hogwarts, non di quelli veri almeno. Aveva Phoebe, un tempo aveva Genny. E poi c'era Megan, il suo punto di riferimento, ai cui occhi voleva brillare. Quando Jean guardava Megan vedeva più di un'amica, vedeva una giovane donna da cui trarre ispirazione, da ammirare, un obiettivo a cui aspirare. Ci teneva tanto a essere considerata da lei, e tutto questo era slegato da qualsiasi tipo di attrazione fisica. Per Jean, Megan era come una sorella maggiore, una guida, una spalla. E poi c'era Casey. Non aveva capito un granché di come la facesse sentire quella ragazza, ma una cosa l'aveva capita: le piaceva l'idea che la considerasse, che le scrivesse, che la guardasse, e magari anche che la desiderasse. Jean non cercava l'amore, o almeno non sentiva di essere in cerca di amore. Cercava più che altro emozioni, brividi, un pensiero bello che la tenesse sveglia fino alla mattina. Casey iniziava a essere un bel pensiero, ma era solo tale. Non sapeva se la Caposcuola ricambiasse almeno un po' il suo interesse, aveva una sensazione positiva a riguardo ma non ne era convinta. La frase che Casey aveva detto qualche attimo prima aveva contribuito a smorzare ancora di più la sua fiducia a riguardo. Jean doveva fare qualcosa. Doveva scuotersi.
Interpretando i gesti di Eloise come autorizzazione per prendere parte allo smercio di prodotti più o meno legali, Jean prese una pralina. Non aveva idea dell'effetto che le avrebbe procurato, ma era decisa a provarla lo stesso. Prima che potesse farlo, però, la bottiglia del Tasso pazzo inizio finalmente a roteare e a colpire i primi malcapitati. Le prime urla attirarono la sua attenzione, ma si trattava solo di scherzi, nulla di particolarmente attrattivo ai suoi occhi. Approfittò di quel momento di disordine generale e noia per prendere da bere, dopo aver messo la pralina nella borsetta. Stufa della birra, oltre al fatto che non ne vedeva più in giro, decise di passare al vino. Afferrò un calice con la mano sinistra, la bottiglia con la destra e lo riempì ben oltre la misura standard. Ne bevve un sorso. Al contrario della birra, il vino le piacque da subito. Si aspettava di sentire più sapore di alcol, invece le parve di percepire un gusto fruttato, dolce, delicato. Ne bevve subito un altro sorso, e tornò per un momento a sorridere. Mentre si asciugava le labbra con l'indice, notò che la bottiglia aveva colpito Casey al grido di scherzo. Avrebbe dovuto subire uno scherzo da qualcuno. Attirata dalle risate, Jean tornò al capannello dove si trovavano le due Caposcuola, appena in tempo per sentire la voce di Casey e osservare l'occhiolino che la ragazza le aveva rivolto. E così, in un lampo, come era stato smorzato con una sola frase, bastarono un'altra frase e un occhiolino a riaccendere l'entusiasmo di Jean. Alla fine le bastava poco, un piccolo gesto, per ravvivare quel bel pensiero che le si stava formando pian piano nel cervello negli ultimi mesi.
Nell'attesa che si palesasse l'autore dello scherzo, Casey aveva iniziato a fumare dell'erba. Quell'odore aveva attirato Jean da subito, ma da sola non avrebbe voluto esserne coinvolta. Vedere però le persone attorno a sé passarsela di mano in mano ebbe un effetto positivo su di lei, si sentiva più tranquilla all'idea di fare qualche tiro. Ancora una volta, la testa di Jean fu guidata dalla voce di Casey, che questa volta si rivolse direttamente a lei. «Stai lavorando anche tu da Ars Arcana? Credo di averti vista dietro il bancone passando da quelle parti.» Jean rimase sorpresa da quell'improvviso interessamento. Davvero l'aveva vista da Ars Arcana? Butto giù un altro sorso per darsi coraggio. «Sì, ho iniziato da poco. Io però non ti ho vista. La prossima volta magari passa per un saluto.» Glielo disse con un mezzo sorriso. In parte era contenta di quella frase, in parte ne era rimasta un po' delusa. L'aveva vista ma non era entrata a salutarla. Non conosceva Casey, non sapeva che tipo di persona fosse, se fosse timida o meno, ma se fosse stata realmente interessata a lei avrebbe potuto sfruttare quell'occasione almeno per un saluto. Un ciao, con la mano, dalla vetrina. Invece niente. Un momento dopo, fissando lo sguardo sulla Nuca Bionda, non potè evitare di notare lo sugardo che Casey le stava rivolgendo. Non alla faccia, ma alle gambe. Era durato poco, ma l'aveva notato. Quella ragazza era un enigma in carne, ossa e sigarette. Aveva la capacità di farle cambiare umore dieci volte nell'arco di cinque minuti. Sembrava contraddirsi tra una frase e l'altra. Jean era molto diversa in questo senso: se voleva una cosa, se la andava a prendere, o comunque non la nascondeva. Era fatta così, non riusciva a scegliere coscientemente di privarsi di qualcosa solo per paura o vergogna. Questo non significava riuscirci sempre o non avere mai difficoltà a farlo, solo che non si metteva muri così rigidi davanti e se si presentava un'occasione la coglieva al volo. Se i ruoli fossero stati invertiti, Jean sarebbe sicuramente entrata nel negozio almeno a fingere di cercare qualche oggetto. Lo sguardo di Jean fu catapultato immediatamente su Megan, che aveva preso la canna e aveva iniziato a fumare dopo aver già bevuto un po', quando questa le rivolse la frase più strana che avesse mai sentito. «Sì, fa spesso giri all’Ars Arcana non è così? Ti ha offerto da bere e da mangiare per caso? Una passeggiata in centro?» Peggio della frase in sé era stato il tono. Megan non le aveva mai parlato in quel modo. Jean percepì cattiveria in quelle parole, fastidio. Era una frecciata a tutti gli effetti. Non l'aveva capita, non stava capendo assolutamente il motivo di quell'uscita, eppure ebbe subito la sensazione che l'astio di Megan non fosse rivolto a lei, non direttamente almeno. Per la prima volta da quando le conosceva entrambe, nella testa di Jean prese forma un pensiero, un pensiero terrificante e mortificante. Forse Casey non era entrata da Ars Arcana perché non era lei che stava cercando. Forse il fatto che Casey fosse così diversa in presenza di Megan aveva un senso. Forse l'astio di Megan era legato in qualche modo alle attenzioni che Casey stava rivolgendo a lei e non a Megan. Era solo un principio di un'idea, l'innesto di un pensiero, ma tanto bastò a farle considerare l'ipotesi di essersi posta involontariamnete come terzo incomodo in una qualche strana storia tra le due Caposcuola. Forse non era così, forse aveva solo fatto un due più due basato su presupposti sbagliati ed era lontana anni luce dalla verità. Cercò di concentrarsi su quel pensiero per non fossilizzarsi su ciò che di brutto stava pensando: l'idea che ci potesse essere qualcosa tra Megan e Casey non aveva messo a tacere il desidero di Jean. Ma non aveva senso stare lì a rimuginare su un'idea probabilmente insensata. Jean si scolò metà calice in tre sorsi, e quasi strappò via la canna dalle mani di Megan quando questa gliela porse. Non le aveva risposto, non avrebbe nemmeno saputo cosa dirle. Si limitò a fare il primo tiro dalla canna, inspirando a pieni polmoni. Errore, chiaro, poiché iniziò a tossire com'era successo anche ad altre persone prima di lei. Il sapore era buono, e l'effetto strano. Non sentì un granché, percepì solo un leggero e piacevole stordimento. Le venne subito voglia di fare un altro tiro: tossì ancora, ma meno. Il terzo tentativo andò meglio, e iniziò a sentire il corpo più rilassato, la testa più leggera. All'improvviso ci fu una specie di scoppio. Fu tutto nero. Per un attimo, Jean credette di aver fatto esplodere la canna in qualche modo, ma l'urlo di Casey le spiegò tutto. Polvere Buiopesto: doveva essere lo scherzo che le era toccato. Non era per nulla divertente. Jean non aveva interesse in quella polvere, era troppo concentrata sul suo nuovo giocattolino fumoso per dare peso al buio attorno a lei. Riuscì a fare altri due tiri prima che la nebbia scura si diradasse. Probabilmente parte di quella nebbia le era entrata nel cervello, o almeno così si sentiva Jean dopo quella fumosa esperienza.
Non passò molto, anzi, quasi niente, prima che il Tasso pazzo tornasse con la sua bottiglia a importunare la gente. Questa volta al grido di bacio. Con i sensi annebbiati, Jean ballonzolava sui suoi tacchi nell'attesa di scoprire chi fossero i fortunelli. Qualcosa la colpì all'altezza della spalla sinistra. Un sorriso presumibilmente molto ebete si fece largo sul volto di Jean, anche se dentro di sé non si sentiva realmente così contenta: improvvisamente si rese conto che sarebbe potuto capitarle letteralmente chiunque. Rimase a guardare la bottiglia che si muoveva in aria, un improvviso terrore a prendere possesso della sua testa. Finché la bottiglia non andò a sbattere contro la Nuca Bionda. Sì, proprio lei. Non era uno scherzo, non era una visione, non erano gli effetti dell'alcol e del fumo: era proprio Casey la persona che avrebbe dovuto baciare. Jean rimase impalata a fissare la ragazza, che si voltò a guardarla. Non riuscì a capire il suo sguardo, sembrava imbarazzata, arrossita, indecisa. Al contrario di quanto aveva pensato fino a poco prima, Jean si ritrovò a non sapere cosa fare. Se non ci fosse stato quello strano sipario con Megan, aiutata anche dalla leggerezza della sua testa in quel momento, si sarebbe catapultata di fronte a Casey, l'avrebbe afferrata e sbattuta sull'albero più vicino, posando finalmente le labbra sulle sue. Ma un blocco, un peso sullo stomaco la trattenne dal farlo. L'incertezza nello sguardo della Grifondoro poi non contribuì di certo a ritrovare il coraggio che sembrava essersi volatilizzato insieme alla Buiopesto. L'idea del bacio la eccitava realmente, e lo sentiva, ma la sola ipotesi che questo potesse in qualche modo arrecare danno a Megan la faceva rabbrividire. Un attimo dopo, ancora al grido di bacio, la bottiglia colpì prima un ragazzo vicino a un albero e poi colpì Megan. Da quel momento, sembrò iniziare il disastro. Il ragazzo pareva essere stato picchiato con una padella tanto era sconvolto dalla faccenda. Jean capiva che Megan fosse bella e potesse incutere un certo timore, ma per avere una reazione del genere doveva esserci qualcosa di più profondo dietro. Ancora una volta, Jean si ritrovò a non capire cosa stesse succedendo. A peggiorare la situazione fu la reazione di Megan, che sembrava ancora più arrabbiata di prima. E Jean non capiva se lo fosse perché lei avrebbe dovuto baciare Casey o per via di quel ragazzo. O forse per tutte e due le cose. Jean iniziava a innervorirsi: non le piaceva non sapere, non capire. Si sentiva stupida, e odiava sentirsi in quel modo. Non era lucida, non riusciva a finire un pensiero, e non stava capendo niente. Megan era davvero strana, non l'aveva mai vista in quelle condizioni. Era seria, ma sembrava un po' stortignaccola, come lo era lei. Era così vicina al ragazzo che avrebbero potuto baciarsi da un momento all'altro. Eppure non sembrava che stessero giocando, non sembrava nemmeno che si stessero divertendo. La goccia, però, fu la reazione di Casey. «Non sta bene. Io non-» furono le parole che sentì biascicare dalla bionda, prima che questa si catapultasse verso Megan e il ragazzo. Quasi senza volerlo, Jean la seguì, ritrovandosi più o meno a un metro dal terzetto. La scena che seguì fu agghiacciante. Casey si era trasformata. In cosa, non avrebbe saputo dirlo. I suoi occhi sputavano fuoco, la sigaretta quasi le si spegneva sulle labbra strette. Aveva afferrato il colletto del ragazzo ringhiandogli addosso. Tutto quello che stava succedendo era strano, incomprensibile, e soprattutto totalmente fuori luogo. Quella era una festa, un'occasione per divertisi, e quello era uno stupido gioco. La tempia iniziò a pulsare. Jean fece cadere la canna per terra e portò le dita a pressare dove le faceva male. Quella tensione non le stava facendo bene. Probabilmente nemmeno il vino e nemmeno l'erba. Ma poche cose Jean mal tollerava come i litigi e le risse. A rendere tutto ancora più insopportabile, il fatto che non stesse capendo il motivo di tutta quella rabbia generale. La trovava senza senso, stupida, eccessiva. Dovevano darsi tutti una calmata. Vedere Casey in quelle condizioni, rabbiosa, feroce, fece scattare nella testa di Jean una molla difficile da rimettere a posto. Fece un passo in avanti, guardò Megan, poi tornò a guardare Casey e quel ragazzo, e non resistette più. «Ma si può sapere che vi prende?» biascicò, rivolta a tutti e tre. «Perché cavolo siete tutti così incazzati? Perché una stupida bottiglia vi ha ordinato di darvi un bacio? E mica ve l'ha ordinato il medico! Non siete costretti, sapete?» Si portò nuovamente le dita sulle tempie per massaggiarsele, questa volta con entrambe le mani. Poi riprese a biascicare a voce alta, per sovrastare la musica. «Non so perché vi stiate comportando così, ma questa dovrebbe essere una festa. Ma è così difficile dirvi cosa cavolo pensate? Che siete, bestie, che non sapete parlare? Inizio io, così vedete come si fa.» Si schiarì la gola, e barcollò, ma riuscì miracolosamente a rimanere in equilibrio sui tacchi a spillo. «A me piace Casey! Oh, ecco, l'ho detto. Visto? Difficile? No, e ora non me ne frega un accidenti di cosa ne pensate. Non me ne frega nemmeno di cosa ne pensa lei» urlò, indicando Casey col dito. «Ora, Casey, se vuoi baciarmi come bottiglia comanda vieni qua, altrimenti arrangiatevi tutti, vado a cercarmi dell'acqua, ché mi si è seccata la gola.» Chiunque fosse là attorno avrebbe potuto sentire le sue parole. Non le importava più: non poteva sopportare quella tensione, era sbagliata, era tutto sbagliato. Sarebbe dovuto essere un momento divertente, un'occasione per conoscere nuovi lati delle persone con cui viveva tutti i giorni, e invece si stava trasformando in un dramma senza senso. Quella scenata era stata un modo per sfogare tutta la sua frustrazione, ma anche un tentativo, forse vano, di allentare quella dannata tensione che si era creata negli ultimi minuti. Se nessuno l'avesse coinvolta in una rissa, in una conversazione o in un bacio, si sarebbe voltata a cercare dell'acqua nel tavolo delle bevande dietro di loro. Se la situazione non si fosse calmata, probabilmente Jean se ne sarebbe tornata in camera a smaltire la fattanza. Senza bacio, senza nuove amicizie, senza più un bel pensiero che la tenesse sveglia fino alla mattina. Interazioni con Megan, Casey e Draven, urla udibili da tutti quelli vicino al capannello della rissa incombente, mal di testa da fattanza e delirio.
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