O rdine e rigore sono sempre state parole chiave.
Segui le regole, non fare niente di cui potresti pentirti.
Ascolta tua madre, lei sa benissimo che cosa è meglio per te.
Non disturbare, sii sempre educata.
Pensa prima di parlare.
E, proprio adesso che ci pensa, non si capacita di come sia possibile non avere un ricordo più piacevole di quello trascorso con il naso infilato tra le pagine - macchiate - di un libro in biblioteca. Invidia sua sorella, lei che non riesce a tacere un minuto e si gode i suoi sedici anni con la leggerezza e la spensieratezza di una bambina. Sarà il coraggio e l’istinto, quello che lei ha perso chissà quando e chissà dove. Sarà che ci sono cose più importanti di una festicciola di Casata o di chi si sia lasciato nello spazio temporale che intercorre tra pranzo e cena. Invidia persino il gruppo di amiche che, come uno sciame di moscerini fastidiosi, si riunisce attorno a Fiona sussurrando e ridacchiando di vestiti nuovi, di inviti e di uno spazio non ben definito fuori dal Villaggio.
Non ci farebbe neppure caso se, dopotutto, Fiona non zittisse immediatamente le ragazze insieme a lei, scoccandole uno sguardo imbarazzato e preoccupato.
«
Niente di cui tu debba preoccuparti, sorella!» esclama, rompendo il silenzio e attirandosi gli sguardi di molti dei presenti. Figurarsi. Come se una frase del genere non l'avesse messa in allarme ancor prima di essere pronunciata.
Prima che la bibliotecaria arrivi e le trascini tutte fuori dalla sala di lettura, però, una delle amiche più strette di Fiona la guarda più intensamente del dovuto ed ecco che qualcosa scatta.
Sospetto. Timore che sua sorella si sia impicciata in qualcosa di più grave di un incontro tra adolescenti poco fuori Hogsmeade. Sorride e finge di non preoccuparsi, salutando Fiona e le sue amiche con la mano e annuendo al labiale della sorella, che la vorrebbe vedere a cena.
Che cosa le nasconde?
E perché deve sempre vedere il marcio in ogni cosa?
Quando si trova a seguire Fiona col suo gruppetto di amiche, a debita distanza naturalmente, lo fa sentendosi malissimo. Le sembra di violare la sua privacy, quella che per lei invece è così cara e preziosa. Da quando è tornata ad Hogwarts, per cominciare il settimo ed ultimo anno, tutto è diventato relativo. Ci ha messo un anno a riguadagnare la sua media scolastica e ha volutamente ignorato le lettere ricevute da Cork. Se sua madre le volesse parlare - o suo nonno, perfino - troverebbe il modo.
Si è isolata pensando che sia più facile comportarsi così, piuttosto di affrontare il vero problema. E’ sola, inesorabilmente sola, nonostante gli anelli dei gemelli Weasley alle dita - uno per mano - e si circonda della silenziosa compagnia di Iris ogni volta che può. Sua sorella, la minore delle tre, non fa che subire passivamente la sua presenza, senza scacciarla e farla sentire in colpa se - dopotutto - è costretta a passare il proprio tempo con lei, invece che con i suoi amici Serpeverde. Di rado si ritrova a parlare con Fiona, preferendo il silenzio della biblioteca con la scusa di aiutarla a studiare per quei dannati esami che sembra non voler affrontare seriamente.
Lo studio è la sua costante.
E quando non avrà più la scusa di un libro da leggere e un esercizio da imparare? Come la mettiamo? Che fine farà il suo tempo? Sarà il momento giusto per scendere a patti con quello che ha fatto e con la spaccatura tra lei ed il resto della famiglia? Le sue sorelle hanno percepito che qualcosa non va, ma ogni domanda resta senza risposta. Un impegno improvviso, “cose da Caposcuola”, ed ecco che si lascia alle spalle i buoni propositi di riconciliazione.
Riconciliarsi con chi, poi? Non ci sono state rappresaglie, non c’è stata rabbia - tranne la sua e verso se stessa - e, per definizione, niente può turbare le acque morte. Di fatto sembra essersi costruita una prigione da sola, ben contenta e felice di sguazzare nella propria autocommiserazione.
Nieve glielo direbbe senza dubbio:
sei migliore di così, piantala di piangerti addosso. Andava fatto e così è!E’ con la stessa facilità che sei sparita dalla faccia della Terra? Ti sei eclissata come la luna, lasciando intravedere di te solamente un anello infuocato che sono i ricordi. Tu che ti disperi per il torneo a cui non volevi partecipare. Tu, che non reggi una goccia di alcol e bevi e ridi tra i vigneti toscani.
Si morde il labbro e scaccia il pensiero della sua amica. Sempre che lo sia ancora.
Se si vedessero oggi, dopo così tanto tempo, forse nemmeno si riconoscerebbero.
Sente sua sorella dire che sono in ritardo, che sarà tutto già finito e con l’amarezza nella voce le sente ridere di eccitazione e cominciare a correre. Non c’è fretta - pensa - tanto prima o poi le ritroverà e le riporterà indietro. E’ quello il suo ruolo.
E’ quello il suo ruolo?E poi, la musica. Soffusa, come se provenisse da un mondo invisibile, e le risate lontane.
Sa di essere arrivata quando il chiacchiericcio diventa insostenibile. Ma quanti sono?
E poi li vede.
Decine di adolescenti, tra gruppetti e solitari alla ricerca di una chiacchiera di circostanza e le speranza di un ricordo memorabile. Si stringe nei suoi vestiti e pensa che lei lì non c’entra niente. Non ha a che fare con la leggerezza dei ragazzi che si divertono ballando, ridendo e sapendo che quell’allegria è frutto dell’alcol in corpo e dello sprezzo del pericolo.
Sono fuori dalla Scuola.
Di notte.
E non gliene importa un accidenti.
A Nieve piacerebbe tutto questo.
Si stringe a tal punto da star male, opprimendo quel senso di solitudine che la isola anche quando è circondata dalla vita.
I primi ragazzini che la incrociano strabuzzano gli occhi, lo smarrimento di saperla lì e delle conseguenze che la sua vista comporterà. Si osservano e, quando la sua espressione raggiunge l’apice di tutte le domande inespresse a parole -
che ci fate qui? chi ha organizzato tutto? ma vi rendete conto di che cosa state facendo? -, tutto passa.
Un ragazzo del sesto o del settimo anno si stacca da un gruppetto, scaccia i piccini che ha di fronte e le cede la sua bevanda apparentemente intonsa - qualunque cosa sia. Poi, con una pacca sulla spalla, come se si conoscessero per davvero, se ne torna dagli amici. E lei resta lì, impalata, incapace di razionalizzare quello che vede e sente.
Del resto, la confusione poco più avanti le dà prova di quanto quella serata possa dimostrarsi diversa da quello che pensa.
E’ euforia pura. E lei non la sente affatto.
Non ancora.