One step forward, a world inside, Arruolamento.

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view post Posted on 16/11/2022, 19:11
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Sentì con felicità lo sfogo di Leia.
Amava dare fastidio, rendere le persone nevrotiche al punto tale da dargli contro.
Era masochista? No, solamente un pizzico egocentrico e in quell’egocentrismo sguazzava una meraviglia.
Facendo un leggero sorriso beffardo, alla fine di quella piccola pantomima, sentenziò:

-Ammettilo, ti sei divertita.-

Gli occhi erano luminosi, vogliosi di un’ennesima reazione da parte di quella donna.
Con quell’affermazione lo avrebbe preso a calci o si sarebbe limitata a schiantarlo?

-Il tuo lavoro è pieno di vincoli e doveri, sei sicura che quello sia sempre il giusto modo di agire? Pensa se al posto mio ci fosse stato uno di quei tuoi raccapriccianti colleghi, come pensi ti saresti dovuta comportare con quel ragazzo per un portafoglio rubato?-

Assottigliò gli occhi, giusto il tempo utile a percepire se quella provocazione fosse stata colta.
In quel Mondo fatto di leggi tutto veniva catalogato come giusto o sbagliato, bene o male. Non si percepivano le sfumature, non si coglieva quella ambiguità che spesse volte definiva la società.
Una persona poteva agire in maniera subdola anche per esigenza, non per questo poteva essere definita come cattiva. I “cattivi” erano ben altri.

Mentre si atteggiava a piccolo bulletto, al sentire la ragazza parlare della sua promessa, si bloccò.
Se c’era una cosa che non amava fare era rimangiarsi la parola data, togliere credibilità in quello che faceva e come lo faceva.
Si arrestò; gli occhi erano stati puntati verso il soffitto di quel parcheggio privo di macchie di umidità o imperfezioni. Perfetto.

-Hai ragione. Mi sono messo a rincorrere quel ragazzo perché nel mio portafoglio avevo qualcosa di importante. Una cosa che Rhaegar Wilde mi ha dato.-

Con cura aveva scorticato quel discorso, lo aveva ridotto all’osso al fine che risultasse logico e privo di chissà quale segreto.
Fare ulteriori domande sulla questione sarebbe potuto risultate scortese oltre che insolente, ma era stato preventivato il rischio e avrebbe continuato a contenerlo.
Sentendosi chiamare nuovamente Marshall, passandosi una mano sulla fronte, disse:

-Scusami, non mi sono presentato. Mi chiamo Daddy Toobl e non sono intervenuto dal principio perché ero realmente curioso di sapere come ti saresti comportata con quel poveretto.-

Un sorriso che, se fossero stati in confidenza, avrebbe accompagnato con un occhiolino.
Ora che era passato il battesimo dell’Oblivion potevano iniziare a conoscersi meglio. Un’insolito rapporto tra due pazzi.



 
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view post Posted on 17/11/2022, 16:29
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Aquileia Goodheart - Auror


Lo guardava con un'espressione che era un misto di rabbiosa contrarietà ed esasperazione, mentre lui snocciolava il suo sorriso da pacione dalla sua posizione bella tranquilla e rilassata. Quel genere di atteggiamento non le dava sui nervi perché era aggressivo, ma perché era disarmante: aveva davanti un ragazzo che aveva cambiato umore centocinquntasette volte in dieci minuti, che era passato dall'essere minaccioso al limite del sanguinario ad essere indifferente, poi beffardo, poi presuntuoso, poi simpatico, poi di nuovo bullo, poi nuovamente calmo, neanche si fosse fumato una serra intera di cespugli farfallini e foglie di mandragora. Lo guardava perplessa.
*E' pazzo?!*
-Ammettilo, ti sei divertita.-
Leia sgranò gli occhi in un'espressione di quanto mai attonita incredulità.
*E' pazzo.*.
«Ci ho ripensato. Non ti porto neanche al San Mungo. Non voglio responsabilità per un esaurimento nervoso di tutti i medimaghi in una botta sola».
Leia sospirò di rassegnazione arresa di fronte al totale caos in forma umana davanti a cui si trovava, dopodiché indietreggiò di un passo per appoggiarsi più rilassata ad una delle auto lì posteggiate. Schiena alla portiera e braccia conserte, lasciava parlare il ragazzo, sostenendo il proprio sguardo nel suo. Senza smettere di guardarlo incrociò i piedi. Sospirò, concentrata su ciò che fino a quel momento aveva visto del giovane mago. Evidentemente non aveva un'opinione alta dell'ufficio di cui lei faceva parte. Si chiese quale fosse il motivo di quel disprezzo, ma non proferì parola - l'esperienza le aveva insegnato che davanti ai criminali quell'atteggiamento era quanto mai prevedibile, e davanti a chiunque altro poteva essere giustificato da eventi personali privati. Ed altrettanto bene, la ragazza sapeva che non conta ciò che ti è successo, ma conta ciò che scegli di fare con ciò che ti è rimasto, e questo tipo non sembrava ascrivibile alla lista dei criminali. Certo dava l'impressione di essere una testa calda, virava all'egocentrico, *e a quanto pare è più mestruato di un ippogrifo*, ma da lui traspariva una determinazione, un proposito, una testardaggine di pasta buona che sapeva di un certo tipo di affidabilità. Sospirò. Interessante domanda, essere sicuri di quale sia il modo giusto di agire. Dire che nessuno meglio di lei conosceva l'incertezza di quella risposta sarebbe stato senz'altro esagerato, però senza dubbio Leia ne aveva dimestichezza. E non si stupiva mai del fatto che quasi nessuno, almeno di primo acchito, riuscisse a vedere quella sorta di collaborazione che lei aveva instaurato con l'incertezza del Fato e con l'inconsistenza dei confini del Bene e del Male, o per meglio dire, con la facilità con cui quasi senza accorgersene, quei confini potevano essere oltrepassati. Era normale: quasi nessuno, infatti, arrivava a percepire che per lei non contavano tanto il Bene e il Male di per sé, ma le scelte che vengono compiute, quante in una direzione e quante nell'altra. Se anni prima lei avesse dato retta al più profondo e viscerale dei suoi istinti, quella notte in quella lurida stazione della metropolitana, adesso la sua bacchetta
(-Aquileia, la tua bacchetta è nella tasca della mia cintura, corri!
-B-Brendan?!... NO!!!!!)
avrebbe avuto una gran bella storia di omicidio da raccontare al primo Prior Incantatio. Ma la storia che Leia aveva scritto parlava invece di cose diverse, fini diversi, *scelte diverse*. Le scelte che l'avevano portata a offrire il suo tempo e la sua vita affinché nessun altro dovesse passare lo stesso inferno che aveva passato lei, qualunque ne fosse il prezzo. Scelte che l'avevano portata davanti alla porta di Rhaegar Wilde, condividendone i principi e gli obiettivi. Annuì in silenzio a sentire di nuovo il nome di Rhaegar dal ragazzo, senza questa volta indagare oltre. «Va bene» rispose semplicemente. «Se il Capo ti ha affidato qualcosa, allora non sei una minaccia. O per lo meno non troppo...» disse, abbozzando un sorriso senza scomporsi.
«E per risponderti, mi sarei comportata esattamente come mi hai visto fare» proferì, il tono di voce tranquillo, ma fermo, l'espressione concentrata, ma non minacciosa, e lo sguardo fisso in quello del giovane, alto, ma non di sfida. Perché quella per lei non era una sfida; quello era esattamente il suo temperamento. «Non c'era motivo alcuno di aggredirlo o di umiliarlo, perché quell'uomo era disperato e indifeso. E se uno dei miei... raccapriccianti colleghi come li chiami tu, l'avesse fatto, l'avrei fermato, dal momento che ho il ruolo per farlo. Proprio come ho fermato te». Portò le mani alle tasche dei suoi jeans scuri e vi infilò dentro i pollici. Inarcò il sopracciglio del suo occhio azzurro, abbassando un momento lo sguardo. «Beh, oddio... con te sono stata gentile». Riportò gli occhi al giovane. «Noi auror siamo addestrati al peggio per rintracciare, stanare e catturare degli assassini. Non per fare il verbalino ai poveracci come quello, che magari rubano perché non riescono a sopravvivere in altro modo. Non siamo mica la squadra antimago». Questa fu la volta di Leia di essere meno politically correct. «Non fraintendere, apprezzo il loro lavoro, e lo svolgono bene. Ma rubare per disperazione non è paragonabile a uccidere per scelta. Come tante sono le forme di Bene, altrettante sono quelle del Male, e alcune sono assolutamente inequivocabili. Sono quelle da cui si deve scegliere di tenersi lontani...». Abbassò lo sguardo al suo distintivo, mentre il suo memento trovava strada nella sua voce. «...o che si devono combattere».
Rialzando lo sguardo, tornò a inclinare la testa, socchiudendo gli occhi nel sentire la ragione per cui il ragazzo aveva esitato ad intervenire.
«Ah, e così era per curiosità, Daddy Toobl» rispose, staccando la schiena dall'auto. «Ispettore Auror Aquileia Goodheart, ma puoi chiamarmi Leia». Lo squadrò. «...oppure Sceriffo, visto che ti piace». Sorrise, in un'espressione di spontanea complicità. «E... dimmi, anche la lezione che volevi dare a quel pover'uomo era un test? Perchè se tu ti chiedi come mi sarei comportata davanti ad un altro auror, a me viene da chiederti come ti saresti comportato tu se l'auror qui presente non ci fosse stata. Sei così... fiscale e impulsivo come davi a vedere, o mi devo fidare del volto che ho visto mentre fumavi la tua sigaretta?» chiese, dando voce anche alla sua curiosità. Poi si fermò, pensierosa.
«...non è che sei dell'antimago, vero?».
*Una più fuori dell'altro, insomma*.


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view post Posted on 30/11/2022, 09:25
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L’espressione incredula della ragazza arrivò a lui come una benedizione.
Amava vedere lo stupore nelle persone, quell’essere colte alla sprovvista in un mondo che sembrava non voler sorprendere più.
Ridendo sonoramente alla battuta dell’Auror, dotato di un sano senso dell’umorismo, si passò con leggerezza il dorso della mano destra sulla barba per poi constatare che quanto aveva detto, aveva causato pensieri nel suo interlocutore.
Quello era un ottimo segnale; quello era il segno distintivo che Aquileia Goodheart fosse una persona profonda e riflessiva.
Al sentirla abbandonare velocemente il discorso su Rhaegar provò a fissarla con sguardo incredulo. Non si aspettava che mollasse l’osso così facilmente, probabilmente gli donava un qualche senso di fiducia.
Rimase pertanto fermo ad ascoltarla, rassicurandosi sui suoi pensieri.
Non era un Auror preciso,che pensava esclusivamente a compiere il suo lavoro, ma aveva anche un lato umano, un dono difficile da rinvenire in quei tempi.
Ci fu un sorriso al risentire il termine “raccapriccianti” poi un altro alla battuta sugli antimago, ma un dettaglio lo bloccò all’istante.

«...o che si devono combattere».

Il suono di quella frase riecheggiò dentro di lui come un canto di sirena, un appiglio con il quale si sarebbe potuto avvicinare maggiormente alla donna che aveva superato la prova “pratica” che il destino gli aveva messo sotto il naso.

-Eh… Ma come puoi combattere il Male da Auror? Alla fine ci sarà sempre qualcuno che ti tarperà le ali con della sana burocrazia.
Basterebbe solo che qualche funzionario plagiato vicino al Ministro ti mettesse i bastoni tra le ruote e un caso potrebbe essere chiuso o rallentato il giusto per far perdere le tracce del… nemico.-


Una nuova domanda, in attesa di una nuova risposta che lo avrebbe avvicinato al dunque della questione.
Spostandosi verso di lei, dopo che si era staccato dalla macchina, disse:

-So bene chi sei Sceriffo. So anche che sei stata mia insegnante di Erbologia per qualche istante, giusto il tempo di mettermi qualche Oltre Ogni Previsione e che in qualche modo ci siamo incontrati di recente.-

Il nuovo scontro di parole stava per avvenire e ne era certo, come era certo che a breve avrebbe lasciato la donna nell’incredulità lì a domandarsi come fosse possibile che Hogwarts fosse caduta così in basso.

-Comunque no, non lavoro con “voi”. Sono docente di Difesa contro le Arti Oscure.-

Sorridendo per la perspicacia della donna piuttosto che per aver detto il ruolo che tanto apprezza, disse:

-Mi sembrava avessi promesso di raccontare solo il motivo per cui stavo inseguendo il ragazzo, non di approfondire il perché dei miei comportamenti. -

Nuovamente uno sguardo divertito, volto ad indispettire.
Era certo che la donna sapesse quale fosse il suo vero modo di fare, non era necessario renderlo evidente.



 
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Aquileia Goodheart - Auror


Leia continuava ad osservare il giovane dalla sua posizione. Le presentazioni erano fatte (o almeno così lei credeva), e anche se a tratti la ragazza era piccata dall'atteggiamento fintamente sbruffone del giovane, continuava a percepire che di fondo lui fosse ben più oculato di quanto desse a vedere. Soprattutto il nome l'aveva colpita: al momento non riusciva a ricollegare i tasselli, ma ora che lui si era presentato, aveva la sensazione che non le suonasse nuovo. Socchiuse gli occhi meditabonda, cercando di richiamare alla mente dove l'avesse già visto escludendo la recente occasione al Testa di Porco - di cui per la verità ricordava ben poco.
Eppure, la sua attenzione era colpita anche da un altro particolare: l'accezione con cui il giovane aveva descritto gli auror. "Raccapriccianti" era un termine già di per sé forte, a maggior ragione se usato per apostrofare i suoi colleghi - anzi, a dirla tutta, quasi l'intera istituzione del Quartier Generale, dal tono in cui l'aveva pronunciato. L'intera istituzione, incluso Rhaegar, le venne da pensare. E tuttavia, con lui il giovane sembrava avere un rapporto se non di fiducia, per lo meno di collaborazione, dal momento che il Capo gli aveva affidato qualcosa. Leia non era di certo la confidente personale di Rhaegar, ma lo conosceva abbastanza per essere sicura anche davanti a un ungaro spinato che il suo Capo non si sarebbe mai piegato a collaborare con qualcuno di cui non avesse piena fiducia. Pensò anche per un attimo di essersi sbagliata; che forse in realtà il giovane non conoscesse affatto il suo Capo e il suo fosse tutto un bluff, ma non poteva essere. Quando poco prima l'aveva nominato per la prima volta, non si stava curando di dove o con chi fosse. Gli era scappato, si era trattenuto, ma in presenza di Leia non era servito. Di sicuro non poteva essere così stupido da fingere di conoscere il Capo degli Auror davanti ad una dei suoi più vicini sottoposti.
No, non ce l'aveva con Rhaegar. Doveva avercela con qualcos'altro, qualcun altro, rifletté la giovane, mentre si riaccomodava il giubbino sulle spalle tornando poi ad incrociare le braccia. E difatti un appiglio per una risposta non tardò ad arrivare.

-Ma come puoi combattere il male da Auror?-
Leia si fermò per un istante, interdetta da quella che ai suoi occhi pareva come una contraddizione in termini. Gli Auror, per lei, erano la Forza di riferimento per combattere il Male. Sembrava ovvio di primo acchito, ma era esattamente quello il loro lavoro. Ma seguendo il discorso del ragazzo, Leia comprese ciò che lui voleva dire.
*Tarpare le ali con della sana burocrazia...*.
Tornò a capo diritto, soppesando nella sua mente le parole del giovane, lasciando che un mezzo sorriso si disegnasse sulle sue labbra mentre finiva di parlare. *...e qualche funzionario plagiato*.
Lo guardò, meditabonda.
Abbassò la testa verso la tasca laterale sinistra dei suoi jeans e ne estrasse un piccolo astuccio di pelle inciso di arabeschi.
«Vedo che sei ottimista...» iniziò a rispondergli, con palese e bonaria ironia, aprendo l'astuccio. Al suo interno, una fila di cinque cigarillos faceva bella mostra della sua pulita compostezza. La ragazza ne estrasse uno portandoselo alle labbra, richiudendo con gesto rapido l'astuccio e riponendolo nella sua tasca. «...mi fa piacere». Estrasse una scatolina di fiammiferi dalla taschina destra, e ne utilizzò uno per accendere il suo cigarillo, mentre il giovane mago finiva di parlare. Aspirando una boccata di fumo, lo squadrò di nuovo fermandosi per un istante, capacitandosi ora di dove l'avesse già incontrato. *Hogwarts, tra le fila dei Corvonero*. Sgranò gli occhi a sentire il ruolo che ricopriva invece al momento presente, nientemeno che Docente di Difesa contro le Arti Oscure. Sorrise. «Mmm. Allora sì, lavori anche per noi, Marshall. Sei quello che per primo insegna ai ragazzini che il Male esiste davvero, qui fuori». Lo guardò più intensamente. «Ma che insegna anche loro come fare per tutelarsi... e li ispira a combatterlo». Era sincera. Nutriva profonda stima per tutti coloro che in qualche modo si schieravano contro le forze di quel Male che anche lei aveva conosciuto. Con ogni mezzo. Il pensiero andò per un attimo a chi prima di lui aveva ricoperto quel ruolo: Hope.
Aspirò un'altra boccata per poi rilasciarla, riappoggiandosi all'auto.
«Sì, ora mi ricordo di te. Confermo, eri bravo in Erbologia. Anche se credo fossi uno di quelli che volevano lanciare caccabombe sulle mie serre...» rispose, sorridendo scherzosa. *Menomale che non l'hai fatto. Mi sarebbe spiaciuto arrostirti le chiappe*. «Hanno preso un bell'elemento nel corpo docenti».
La ragazza continuava a guardarlo mentre lui concludeva la sua ultima constatazione, come prima leggermente sbruffone, ma in modo bonario - la ragazza ora lo vedeva chiaramente. Ex studente modello, ora docente di Difesa contro le Arti Oscure, e con una profonda sfiducia verso le istituzioni. Eppure, era pieno solo di rabbia e di frustrazione, ma non di Odio. Non di quell'Odio che ti porta a scegliere il Male come scopo di vita, per lo meno, ne era certa. Perchè quel tipo di Odio lei l'aveva già visto, anche su se stessa, ma l'aveva scansato.
Abbassò per un momento lo sguardo, sorridendo tra sé davanti all'irrisoria piccolezza dell'impedimento che Daddy aveva descritto. Burocrazia e plagio dei rappresentanti della Giustizia. Leia aveva fedeltà nell'istituzione di cui faceva parte e rispetto per ciò che rappresentava, ma la radice della sua scelta andava ben più a fondo della cieca ed innocente ingenuità che ti portava a pensare che le Istituzioni del Bene fossero del tutto incorruttibili. Il caso che stava studiando in quel periodo lo dimostrava alla perfezione: l'ex auror Betterson aveva tradito quella che per chiunque era la fedeltà al Distintivo, ma che per lei era qualcosa di ben più grande.
No; la radice della sua scelta era profonda quanto una cicatrice ricevuta sulla propria pelle, come quella che le solcava il petto e che nessuno tranne lei e il medimago che l'aveva curata avevano visto. Ed ancora prima, ancora più a fondo nel suo animo, era profonda quanto l'affondo che un legilimens poteva operare sulla tua mente, mentre tu

(il sapore metallico del sangue le riempiva la bocca-
«Quel bastardo voleva farci fuori!»
«E' tutto qui quello che sai fare, Sigfrid?»)

sei legato ad una sedia senza alcuna difesa.
Oh, sì. Aquileia conosceva la profondità di quella risposta. Se gliel'avesse raccontata, lui l'avrebbe colta?
La ragazza rialzò le iridi chiaroscure e le puntò dritte in quelle di Daddy. Sorrise.

«Sai cosa facevo prima di fare l'Auror, Daddy? Io facevo la Domatrice. Come mio padre. Ed ero brava, e appassionata come lui prima di me. Era un sogno e poi una carriera, cominciata bene e che proseguiva ancora meglio, ed ero molto felice. E poi sai cosa è successo?». Si fermò, aspirando un'altra boccata dal cigarillo, senza smettere di guardare il giovane. Soffiò fuori il fumo. «Una mangiamorte ha ammazzato davanti ai miei occhi la persona che amavo».
Pronunciò quella frase con lo sguardo fisso in quello di lui, l'espressione impassibile e la voce decolorata. Non per disprezzo verso il giovane; ma per una automatica autodifesa da quel dolore, che la rendeva chirurgica e razionale. «E per questo, ho abbandonato tutto quello che avevo costruito e ho scelto di schierarmi apertamente con gli Auror». Poi gli sorrise. *Sei davvero sicuro di sapere chi sono, Daddy?*.
«Tu parli di plagio, di corruzione, di burocrazia. Hai ragione, queste cose esistono. Ma credi che dopo aver visto quello che ho visto, che dopo aver abbandonato per mia scelta quella che fino a quel momento era stata la mia vita» *che dopo aver rischiato di perdere la mia famiglia attraverso un'obliviazione solo per proteggerli da quegli assassini* pensò, ma non lo disse - «la burocrazia e la corruzione siano sufficienti per fermarmi e per farmi rinunciare?». La voce tornò al presente, così come lo sguardo. «Quello che servo non è il mio distintivo. Il distintivo è un simbolo, Daddy. Un simbolo dell'ideale in cui un auror crede. Al distintivo si donano tempo e risorse, ma è l'Ideale che c'è dietro di esso che riceve invece la nostra fedeltà e la nostra dedizione. E la scelta che ho fatto io è stata di seguire questo Ideale. La Giustizia. E mi costa molto caro, ogni giorno.». Pronunciò l'ultima frase sorridendo malinconica, ma insieme fiera.
«Ho scelto di entrare negli Auror perché il corpo degli Auror ha i mezzi per permettermi di inseguire questo ideale». Aspirò un'altra boccata dal piccolo sigaro, mentre tornava a riaccomodarsi appoggiata all'auto. «Ma so bene che non è esente dalla corruzione e dal tradimento. E il mio compito è di combattere anche queste cose». *Come sto facendo con il caso Betterson*. Sospirò. «E di certo ti posso dire anche questo: se domani il corpo degli Auror dovesse cadere, partirei da sola armata solo della mia bacchetta per stanare quegli assassini. E non solo perché l'ho giurato al distintivo che porto... ma perché l'ho giurato a questo». Si tolse l'anello e lo sollevò davanti a sé, prima di rimetterselo al pollice. «...e a me stessa». Si riaccomodò meglio, sorridendogli calma. «Combattere per la Giustizia non prevede corse su unicorni tra nuvolette colorate e puffole pigmee, questo è sicuro, ma altrettanto di sicuro non prevede di lasciare a piede libero gente che ammazza degli innocenti.». Si fermò, senza smettere di guardarlo, calma. «Adesso conosci il mio Perché.». *Ora sì, che sai chi sono*.
Sorrise, allungando il braccio e porgendo il cigarillo a Daddy, inarcando le sopracciglia in quello che era un chiaro invito a fumare se avesse gradito. «E comunque non ti ho chiesto il tuo, di Perché... ti ho solo chiesto di quale Daddy mi potevo fidare, ma penso di essermi risposta bene da sola» disse, ridendo sotto i baffi. Poi si avvicinò con il busto, con fare più disteso e scherzoso, parlando sottovoce con un mano davanti alla bocca. «...e menomale che non sei dell'Antimago!!».


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view post Posted on 12/12/2022, 20:43
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Sentì le prime frasi della donna con fare assorto.
Era facile dialogare con lei; il tutto scivolava fluido, privo di intoppi, e in quel contesto faceva ben sperare.
La osservò pensare, soffermarsi sul suo ottimismo da anni deceduto,per poi concludere con un’affermazione che lo sorprese.
Lavorava anche per loro? Ne dubitava fortemente.
Per quanto volesse trasmettere dell’integrità con i suoi insegnamenti, lo scopo principale della sua materia era quello di aiutare gli studenti a proteggersi da quanto potevano trovare lungo il loro percorso.
Spesso capitava che quello che spiegava veniva preso solo per le nozioni basiche che forniva, ossia incantesimi e creature da manipolare, di certo uno stimolo per dei piccoli aspirati mangiamorte.
Con il tempo aveva capito che la sua materia più che un deterrente era un incentivo all’avvicinarsi all’oscurità, uno stimolo a ricercare potere in tutte le forme possibili e quel suo “hobby” era il suo modo per discolparsi da tutti i peccati.
Senza sentenziare sulla questione, percependo chiaramente che qualcosa di maggiormente rilevante stava arrivando a galla, rimase ad osservare la donna e il cigarillos.
Un discorso violento fuoriuscì da Aquileia, mentre lui rimaneva impassibile, con la stessa faccia di bronzo che lo contraddistingueva.
Non voleva far trasparire empatia, facce tristi o lacrime. Lui non era così -o meglio- non doveva essere così.
Sentì i valori della donna, ne assimilò l’assoluta correttezza. Probabilmente se ci fossero state più donne di quello stampo quel quartiere Auror gli sarebbe stato meno antipatico.

-Ma se ti dicessi che esiste un modo per non combattere tutto questo da sola.
Se ti dicessi che esiste un luogo dove con Rhaegar proviamo a creare un posto migliore, un posto esente da ingiustizie, dolore e sofferenze.
Un posto libero da pregiudizi dove la priorità è una sola: far vincere il bene.
Cosa mi diresti?


Prese il cigarillo dalla donna. Un rapido e fumoso tiro per poi porgerglielo nuovamente con serietà.

-Mi spiace per quello che hai passato e le pene che stai patendo.-

Lo sguardo era rivolto nei suoi occhi eterocromatici. Impassibile.

-Sono certo che possiamo fare di più, possiamo trovare un modo per diminuire quel dolore che è dentro di te e con il quale dovrai combattere nelle notti più buie.-

Tirando fuori nuovamente il portafoglio, le mostrò un bigliettino. Quello che aveva seguito e recuperato, quindi proseguì.

-Se vorrai ti mostrerò.
Ci sono tanti modi per combattere il male presente in questo mondo.
Non è necessario avere un distintivo.-




 
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view post Posted on 21/12/2022, 14:44
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Aquileia Goodheart - Auror


La ragazza continuava a fumare il suo sigaretto, mentre le ultime parole del suo discorso arrivavano a Daddy. Curioso come davanti ad un completo sconosciuto, la sua tipica e proverbiale riservatezza non le avesse impedito di rivelare una parte di sé - la parte più significativa e personale di sé, per essere precisi - senza sentirsi scoperta, fragile, vulnerabile. La Leia di qualche anno prima non avrebbe proferito parola, non spontaneamente per lo meno. Quella Leia custodiva quella scelta all'interno della sua anima come una pietra preziosa, chiunque avesse provato ad avvicinarsi alla quale avrebbe ricevuto in cambio soltanto un sorriso gentile, uno sguardo impassibile ed un silenzio impenetrabile. Era davvero come diceva: quella scelta le costava carissima, ogni giorno. In un posto ancora più a fondo dentro di lei, ancora più in basso del desiderio di Giustizia, ancora più indietro del senso di Riscatto, imprigionato dalla gabbia della Dignità personale, risiedeva la creatura di gran lunga più feroce di tutte: il cieco istinto di uccidere. Che ogni giorno, chiedeva Morte e Sangue, e al quale lei aveva giurato che mai in tutta la sua vita li avrebbe ottenuti, perché ottenerli significava una sola cosa. *Che allora io sarei come loro*. Solo una persona era riuscita ad avvicinarsi abbastanza per intravedere quella lotta interiore che dentro di lei, instancabile, forse mai sarebbe finita, e comunque senza arrivare a scoprire chi davvero lei fosse. Solo lui, solo *Raven*.
Eppure, davanti al piglio di Daddy, forse anche perché aveva davanti a sé quello che prima era stato niente più che un bon allievo e che ora era chiaramente qualcuno che aveva un motivo per schierarsi, come lei - indipendentemente da quale fosse questo motivo - e che soprattutto, a quanto pare, aveva scelto o stava scegliendo di schierarsi dalla stessa parte che aveva scelto lei, Leia aveva sentito di avere campo libero per aprirsi. Non del tutto, no. Ogni persona aveva dei lati oscuri, pensava, e non era compito del resto del mondo osservare, valutare e giudicare i suoi. Era il suo compito, la sua responsabilità. Ma davanti ad un ideale condiviso, la motivazione che ivi vi spinge diventa un inizio.
Si fermò, la mano a mezz'aria e il sigaretto di nuovo fra le dita, gli occhi chiaroscuri puntati e fissi in quelli di lui mentre ascoltava la sua risposta. In un istante, fu come se tutto il suo mondo di fermasse insieme al suo respiro, mentre una nuova prospettiva le si dischiudeva davanti attraverso le parole di Daddy. Quelle parole la colpivano in quei bersagli che lei ormai conosceva bene, in una paradossale abitudine a cui mai sarebbe riuscita ad abituarsi. Eppure, quello che sentiva non era Paura, o Rabbia, o Dolore, o Annientamento. Era Riscatto. Era calmo, trasparente, irrevocabile Riscatto.
Lo osservò mentre riprendeva il famoso portafoglio, estraendo da una delle sue tasche un bigliettino. Guardò per qualche istante il piccolo foglio di carta, chiedendosi cosa fosse, cosa ci fosse scritto. E poi tornò a guardare negli occhi di lui. Spense il sigaro, lasciandolo a terra.

«Mostrami ciò di cui parli».


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view post Posted on 19/1/2023, 09:15
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Per un attimo, si potè intravedere un sorriso soddisfatto sul volto di Daddy, definendo chiaramente la gioia di aver convinto Aquileia con delle parole.
Da sempre, sperava che quello che diceva fosse in qualche modo interessante, che i suoi atteggiamenti potessero in qualche modo far trasparire di più di quel che diceva ma - in fondo - le parole restavano sempre parole, seppur la cornice attorno ad esse fosse la più bella al mondo.
In sintesi, le parole non sempre bastavano, l’interlocutore doveva fidarsi e in quel caso, sembrava essere così.
Mettendo il foglietto nella tasca, in modo da evitare nuovamente la trafila di farlo uscire dal portafoglio, si avviò verso l’uscita del parcheggio.

-Seguimi-

Sentenziò con tono dolce, evitando un atteggiamento imperativo e sgarbato. Quello era il momento che odiava di più degli arruolamenti, il tempo in cui doveva passeggiare fino ad arrivare a Grimmauld Place per vedere la magia negli occhi delle nuove reclute. Era il momento di stasi che non sopportava per via del suo voler esser sempre in movimento.
Che poi da lì non era nemmeno vicino! Dovevano percorrere almeno un paio di kilometri, proseguendo anche in punti decisamente affollati.

-Come mai hai lasciato la Docenza? Le troppe grane con gli studenti ti avevano stufato?-

Domandò con innocenza, mentre iniziavano a svolgere a ritroso il percorso che tempo prima avevano fatto in corsa.
Il modo in cui aveva tirato fuori la questione fu del tutto innocente, privo di malizia o interesse nel giudicare la persona. Una domanda del tutto colloquiale.

-Non pensare che mi sia dimenticato, ora ricordo perfettamente che ci siamo incontrati quella stramba sera al Testa di Porco. Una giornata decisamente da dimenticare e di cui non parlerò!-

Aggiunse con tono ironico, proseguendo lungo la via che finalmente li avrebbe condotti in quella piazza spoglia, lontano da occhi indiscreti.

La camminata durò circa una trentina di minuti, un viaggio che era stato compensato con chiacchiere e colori, quei colori che - a suo avviso - Londra tirava fuori solo agli amanti della città.
Quel giorno a Grimmauld Place, si poteva respirare dell’aria leggera, priva di smog.
Il tempo, del tutto favorevole a loro, permetteva alle abitazioni di essere illuminate dal Sole, portando calore.

-Noti qualcosa?-

Domandò con innocenza, senza renderle totalmente evidente che mancava una palazzina.
Dopotutto, era certo che l’occhio attento di un Auror si sarebbe reso conto della mancanza.
Prendendo dalla tasca il foglietto, porgendolo alla sua accompagnatrice disse:

-Ora puoi leggerlo.-

Se Aquileia avesse messo gli occhi sul foglio, avrebbe potuto notare la sola e semplice firma di Rhaegar Wilde.
Una firma già vista, a lei già nota, ma che in quella circostanza aveva il valore del custode dell’Ordine e non del Capo Auror che affibbiava indagini.
Alla sola vista di quella firma, del rumore di sfregamento di mura avrebbe risuonato in lungo e largo nella piazza per poi far notare solo e soltanto a lei il civico dodici, quello che mancava.
Arrivando alla soglia, si girò verso la donna.

-Andiamo. Avrai più chiare le idee quando sarai dentro.-

Un nuovo sorriso di conforto, un superare una nuova soglia per accedere nel covo e finalmente parlare dell’Ordine della Fenice.



Bene! La prima parte del nostro incontro si è conclusa! Hai l’accesso a Grimmauld Place n 12. Ti chiedo cortesemente di aprire una nuova role al suo interno in risposta a questo post.
Arriverò quanto prima!
 
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