N
ieve è proprio tenera. Haru annuisce tra sé e sé finché la osserva ridacchiare e poi rivolgerle un sorriso gentile dopo la sua più recente
défaillance sociale. È sollevata nel notare che il tremore delle mani della compagna di banco si sia un po’ calmato. Quando poi nota il lieve rossore sulle guance dell’altra, deve trattenersi dal battere le mani felice e dal guardarla con gli occhioni grandi che riserva ai micetti che la avvicinano per strada a seguito dei suoi imperterriti
pspspspspsps. Il complimento di Nieve sull’abito indossato al Ballo dei Draghi provoca poi in lei una reazione speculare: ora è il turno delle guance di Haru di andare visibilmente a fuoco. Bofonchia dei ringraziamenti a mezza voce e senza incrociare lo sguardo dell’altra ragazza. Va molto fiera dell’armatura che ha indossato e, di tanto in tanto, ancora ripensa alla perfetta combo data dal suo outfit e quello di Helena, ma ovviamente non sa bene come reagire ai complimenti che le vengono sparati in faccia. Sogghigna quando Nieve le dice di chiamarla pure "ehi tu" e istintivamente le rivela con aria da cospiratrice
«Oh sì, la mia insegnante di bon ton adorerebbe sapere che mi rivolgo così alle persone in società». Riesce quasi a
vederla, in tutto il suo sdegno paonazzo e la sua collera a malapena composta. Il ghigno si fa più profondo e genuino.
Tutto a un tratto, Haru drizza le orecchie all’impiego da parte del docente dell’espressione
«preclusa per legge ai minorenni». Apparentemente, si riferisce alla pratica della smaterializzazione. Qualcosa di diabolico scintilla momentaneamente nel suo sguardo. L’interesse che la giovane Tassorosso già nutriva nei confronti della lezione è appena stato decuplicato.
«Sono le circostanze in cui avviene a determinare se avvalersene sia effettivamente un reato o meno». La fossetta fa la sua comparsa dispettosa all’angolo della bocca.
Forse anche un paio di volte. La quantità assolutamente inutile (e altrettanto divertente, bisogna ammetterlo) di
loopholes che la sua testolina parte a macinare istantaneamente nello stesso esatto momento in cui il professore ne ha paventato la possibile esistenza è impressionante.
Quando il docente prende a snocciolare la “Regola delle tre D”, un brivido angosciato le percorre la schiena. Sottovoce, sussurra in direzione di Nieve.
«Merlino incastrato, ma solo per me sono un incubo ‘ste regole?». Si ferma a riflettere un attimo di più.
D’accordo, a dir la verità, TUTTE le regole sono un incubo assoluto per lei. Non solo quelle legate al processo di Smaterializzazione. Però, dai, che storia è questa?«Cioè ok il discorso della Destinazione, ma la Determinazione? I tre quarti delle volte non mi ricordo nemmeno di avere un corpo». Istintivamente, Haru si scopre l’avambraccio destro, studiando il prato fiorito di lividi che ha collezionato solo nel corso dell’ultima manciata di giorni.
«Io sbatto dappertutto. Sempre». Scuote la testa, a un tempo sconsolata e scioccata dalla propria mancanza di
spatial awareness. Scopre l’avambraccio sinistro. La situazione è altrettanto tragica.
«Tu come te la cavi coi suoni sgradevoli?», chiede poi curiosa. Il volto le si contrae in una smorfia vagamente allarmata.
«Io spero solo che il rumore della Smaterializzazione non mi triggeri una misofonia assurda».
