| Solitamente Oliver Brior non aveva freddo: non che fosse amante delle temperature basse, anche se abitare in Irlanda nel fior del gelo per i soffi violenti del vento del Nord quasi non lasciava scelta; adorava la Primavera, lui che era nato in quello stesso periodo, lui che era cresciuto a contatto con i fiori che sua madre curava tuttora in quel luminoso Giardino Incantato che abbracciava la sua stessa casa nella Contea di Cork. Sopportava a sufficienza il freddo, non lo avrebbe messo in dubbio, ma quel giorno il clima aveva ben deciso di remare contro il giovane ragazzo nel peggiore dei modi; la notte non aveva chiuso occhio perché qualcuno gli aveva sottratto le calde coperte del suo letto a baldacchino, quel qualcuno che in quello stesso momento si era rintanato nella tasca del suo giubbotto, inoltre si era svegliato con i denti che battevano gli uni sugli altri a dar vita ad un suono quasi stridulo. Un Fuocondro al volo, dopo aver recuperato la bacchetta magica dal comodino, e il gelo si era bruscamente allontanato. Stessa cosa non era accaduta per la vendetta che il Caposcuola custodiva nel cuore al pensiero che una stupida palla di pelo rossa, la sua Puffola Pigmea, fosse l'origine di quella notte insonne e siberiana. Come poteva un batuffolo del genere creare così tanta confusione? Come poteva scuotersi a tal punto da far cadere le coperte le une sulle altre sul pavimento, accucciandosi tra le stesse come un gatto piuttosto pigro? Dubbi, quelli, che non avevano sfiorato più di tanto la mente di Oliver, impegnato com'era ad infagottarsi di quanti più indumenti possibili per evitare di digrignare come un cane rabbioso a causa dell'Inverno. Ormai quella stagione aveva compiuto il suo ingresso trionfale e se Hogwarts già era coperta di neve e ghiaccio a non finire, come un manto candido di una realtà alternativa, Oliver non vedeva l'ora di scoprire come fosse in quel momento la sua terra natia. Il pensiero del fiume Lee completamente ghiacciato, con qualche solitaria Fata delle Nevi svolazzante - come lui ed Elijia, suo cugino, chiamavano quelle creaturine dalle ali scintillanti e perlacee - non poteva che far nascere un grande sorriso sul suo volto. E Mos, la sua vendetta e tanto altro ancora di spiacevole avrebbero potuto aspettare, a quel punto, per sempre. Fu piacevolmente sorpreso dall'arrivo di una missiva da parte di una studentessa Grifondoro che, con suo dispiacere, non poteva vantare di conoscere perfettamente; non sarebbe stata una cattiva idea, pensò mentre leggeva la pergamena, accompagnare Mary al villaggio di Hogsmeade per un salto in un negozio caratteristico, che Oliver aveva già visitato in passato quando era gestito da commessi non troppo amichevoli. Per fortuna il cambiamento era all'ordine del giorno, altri volti avevano sostituito alcuni dei precedenti e poi, con il Natale alle porte, qualsiasi scusa sarebbe stata ottima per immergersi nell'atmosfera così frizzante e speciale di quel periodo. Dopo aver incontrato la studentessa e aver scambiato alcune chiacchiere durante il tragitto, ecco che l'insegna di Oggetti e Accessori spiccava dinnanzi i loro sguardi. Entrati nel negozio, Oliver lasciò a Mary tutto il tempo necessario per effettuare il suo acquisto, girovagando da solo fra gli scaffali con aria incuriosita. Non aveva fatto tanti acquisti in quel posto, a differenza di altri magazzini nei dintorni del sobborgo incantato, magari avrebbe trovato effettivamente qualcosa di suo interesse. Fu la vetrina delle sfere di cristallo ad attirare la sua attenzione e quando si avvicinò lentamente, il cuore quasi parve battere all'impazzata. Distolse rapidamente lo sguardo, preoccupato che il Dono della Veggenza potesse attivarsi improvvisamente in quel negozio, davanti ad occhi indiscreti e a volti che non avrebbero potuto comprendere pienamente quel Potere. Tornò al bancone dopo aver adocchiato un altro manufatto e si rivolse, al seguito di Mary, all'eventuale commesso dietro il bancone. «Io prendo un Artiglio della Fenice, grazie.» Poche parole a delineare una richiesta semplice, niente di esagerato. Era pronto a pagare e subito dopo avrebbe invitato Mary, gentilmente, a procedere per prima verso l'uscita come un galantuomo d'altri tempi.«Sono curioso per il tuo acquisto, gli Specchi Comunicanti sono un oggetto di grande valore personale, chiunque ne riceverà uno da parte tua sarà fortunato.» Sorrise, pronto ad immettersi nel freddo per l'ennesima volta. «Posso offrirti qualcosa prima di tornare al castello? Mi piacerebbe una cioccolata calda, potremmo andare da Piediburro, non ci sono solo coppiette, promesso!» scherzò. «Oppure ai Tre Manici, non è lontano. A te la scelta, Mary!»Eccomi, eccomi, pardon Ne approfitto e compro un Artiglio della Fenice.
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