In Infermeria, i ricoveri più prolungati richiamavano spesso un'orda aggiuntiva di studenti sotto la chiassosa forma degli amici degli ammalati. I più piccoli, in particolare, avevano delle abitudini tutte loro: mossi da nobile affetto, i ragazzini si presentavano alla porta a due a due, le mani dietro la schiena e i toni stranamente cerimoniosi, come se solo quella umile presentazione potesse convincere la signorina White a lasciarli entrare. Dopo averli squadrati per qualche istante, Jolene faceva sempre le stesse premesse: potevano entrare per un saluto, ma che fosse breve, e guai a disturbare gli altri ammalati. Parlava così, ma in verità il lasciapassare durava quasi sempre fino a quando la campanella non li richiamava alle lezioni, o fino a quando non alzavano eccessivamente il volume ed era davvero costretta a farli uscire.
Quella mattina si trovava seduta alla scrivania, intenta a stilare la lista delle pozioni che stavano finendo e di cui era quindi necessario richiedere nuove scorte. Daisy sonnecchiava sul suo trespolo lì vicino, le piume arruffate a farla apparire come una morbida palla di neve. L'unico rumore, al di là del grattare della penna sulla carta, era il mormorio costante di un paio di ragazzini del primo anno che erano venuti a trovare la loro amica, ricoverata dopo un brutto incontro ravvicinato col Platano Picchiatore. I toni, dapprima tranquilli, si fecero via via più concitati: infastidita, Daisy aprì un unico occhio ambrato, sistemandosi meglio sul trespolo; Jolene resse ancora qualche battuta, prima di alzarsi e andare a raggiungerli.
«La numero quindici, Paracelsus, sì!»
«Sei matto? È una dorata, come minimo devi darmi sia Cronk
sia Crumb. Sennò è un furto.»
«Guarda chi parla di furto...»
«Ehi, ti dico che...»
«Ragazzi, che sta succedendo?» Trasalirono e fissarono su Jolene degli sguardi colpevoli. Delle figurine erano sparse per tutto il letto, e alcuni dei personaggi raffigurati ebbero l'accortezza di sussultare a loro volta.
«State facendo troppo rumore. Capisco che le Cioccorane sono una faccenda di una certa serietà, ma possono aspettare qualche giorno. Anne, sembri stanca, ed è ora di cambiare le bende.» Controvoglia, i due visitatori raccolsero il loro bottino e se ne andarono, seguiti dallo sguardo di Jolene, più bonario che severo, a dirla tutta.
Non aveva mentito, capiva benissimo la smania attorno allo scambio delle figurine. Anche adesso, quando aveva superato da un pezzo l'età a cui era consentito entusiasmarsi per questo genere di cose, Jolene cercava con grande energia di completare il suo album. L'episodio risvegliò in lei l'entusiasmo che, accompagnato da una sana smania di cioccolato che di tanto i tanto si ripresentava, la portò a sfruttare la sua ora libera per fare un giro a Hogsmeade. Si era avvolta in un cappotto pensate, e un berretto di lana grigio le copriva la testa contro gli ultimi sforzi del freddo per quell'anno.
Quando fu di fronte a Mielandia, la porta si aprì dall'interno, rivelando una faccia che all'infermiera era ben nota.
«Ciao, Aiden! Io non dirò a nessuno di averti visto qui se tu farai lo stesso con me.» Improvvisò un sorriso complice, come se essere due adulti grandi e vaccinati rendesse in qualche modo sconvenienti quelle incursioni nel paradiso degli studenti più giovani.
Fu solo quando l'uomo si stava ormai allontanando che, incerta sull'uscio, Jolene si voltò verso di lui: e le scarpe?
Morgana sa se quell'uomo non è un caso a sé, pensò, scuotendo la testa con una certa incredulità. Avrebbe scommesso che si sarebbe presto ritrovati i piedi blu, con quel freddo. Che fosse uno di quelli che si buttavano nei laghi ghiacciati convinti che facesse bene alla circolazione?
Quando si ritrovò di fronte al bancone Jolene ci stava ancora pensando.
«Buongiorno, vorrei prendere delle Cioccorane, per piacere. Centodue, per la precisione.» Dopo un attimo di esitazione, mentre il garzone raccoglieva i suoi dolci, si sporse leggermente sopra al bancone:
«Per curiosità, tu ti butteresti mai in un lago ghiacciato? Sai, con il fatto che dicono che sia un toccasana e tutto». Probabilmente la paga non era abbastanza alta da risparmiarle un'occhiataccia.