Lo sguardo saettava dal Cavaliere Nero al volto di Penny, e non sapeva se fosse più attratto dalla partita a scacchi magici che stavano terminando o dal cupcake che il concasato stava mangiucchiando. Aveva scandito la sua mossa con pigrizia, mandando uno dei Pedoni sopravvissuti in avanti - e neanche il grido stizzito dell'assalto subito aveva potuto attirare la sua attenzione come dovuto. Il naso pizzicava di un profumo dolcissimo, che chiamava a sé il gusto del cioccolato e di un liquore, qualcosa di forte che gli ricordava il whisky: si sollevava di grazia dal pasticcino stretto stretto dalle mani dell'avversario, e lentamente si sospendeva fino a stuzzicare l'appetito. A bocca tirata in un sorriso che già appariva come smorfia, Oliver imprigionava quei sapori intimamente, e chiedeva tacitamente che Penny potesse finirla il prima possibile. Neanche quel giorno aveva fatto colazione, e se si escludeva un'ingordigia di api frizzole - con lo squittio nervoso di Herbelia che gli intimava di non incorrere in un'intossicazione di pungiglioni di celestino -, il Caposcuola non aveva addentato altro. Ma sì, doveva ammetterlo, avrebbe di certo strappato quel cupcake dalle mani di Penny. Il ragazzo riuscì ad accorgersene, perché con un ultimo morso mandò giù il resto del dolcetto a mo' di scherno; l'attimo successivo, la Torre Nera si spostò sulla destra a catturare l'ultimo Pedone.
«Ma guarda, Penny.» Indicò la scacchiera.
«Ingordi come te.» Non poté mai ascoltare la risposta del concasato, perché di scatto sembrò essere sul punto di trattenere un conato: il volto più arrossato si costrinse ad un'espressione bizzarra, e la guancia destra si piegò come in un fremito. Aprì bocca e un ragnetto, un vero e proprio ragnetto, fuggì via come chiamato all'appello da un curioso sortilegio. Oliver lo catturò d'istinto, un po' come se fosse stato un Boccino d'Oro. Si accorse di come la creaturina continuasse a districarsi dalla presa del suo palmo, cercando una via di fuga a destra e sinistra. Aveva un buon profumo, però. Come di...
«Come di cioccolato.» Sul sorrisetto di Penny lì sulla poltrona di fronte, Oliver lanciò il ragnetto giù per la gola come se niente fosse, come prassi ordinaria. Il gusto del whisky si distribuì lungo la lingua, scivolò con l'aroma del cacao e gli diede una sensazione nuova, intensa,
forte. Poco dopo, una concasata entrò in Sala Comune con un sacchetto di quegli stessi cupcake - la ragnatela di glassa in bella mostra, i ragnetti fatti di dolce come effetto magico conseguente. Mielandia, era lì che ne vendevano.
«Ma scusa, Penny, tu non lo sapevi?»«No, io li ho rubati dalla Sala Grande, qualcuno li ha lasciati lì. Hey se ci vai, me ne prendi qualcuno?» Per tutta risposta, e
inconsapevolmente, Oliver gli sparò contro una ragnatela. Proprio dalla mano che aveva sollevato, come un saluto: il Cupcake Attentialragno aveva già conquistato il suo cuore.
«...è davvero una bella iniziativa, è arrivata voce in tutta Hogwarts e sono curioso di scoprirne di più. Che poi, Emma, i cupcake sono anche tra i miei dolci preferiti in assoluto.» Continuò così, una chiacchiera semplice a seguire l'altra, fin da quando si era incontrato con la concasata. La strada verso il Villaggio di Hogsmeade gli era così familiare da non pretendere chissà quale concentrazione, e man mano che procedevano per i viottoli acciottolati, Oliver aveva come la sensazione di essere tornato al Candy Carnival del Febbraio precedente. Nell'aria c'era come una scia zuccherina, tanto invitante da concedergli l'acquolina in bocca. Era goloso, tutti quelli che lo conoscevano avrebbero potuto dirlo, ma lo era in quel modo estremo, talvolta pericoloso: se fosse dipeso esclusivamente da lui, avrebbe potuto tranquillamente sostituire ogni pietanza salata con un piatto di pancake, una tavoletta di cioccolato - marchio Mielandia, s'intendeva -, e tutte quelle caramelle gommose che portava spesso con sé. Si era ripromesso di non andare in pasticceria con nessuno che potesse essere un suo compagno stretto - né di dormitorio né di classe -, nella certezza che in loro presenza non avrebbe potuto comprare tutti i pasticcini desiderati; sarebbe stato frenato, con l'accusa di avere già un cassetto pieno pieno di dolciumi. A passo tranquillo, arrivarono così entrambi da Mielandia, e Oliver lasciò gentilmente che fosse Emma ad accedere per prima. Da parte propria, involontariamente non poté che fermarsi di fronte la vetrinetta principale del negozietto. Al di là della stessa scorgeva fiumane di maghi e streghe, grandi e piccini, e il pensiero di essere stato lì a sua volta - come uno di loro, e
tra di loro - sorprese ogni malinconia del suo cuore. Ma quella vetrinetta, quella vetrinetta rappresentava molto di più. L'incubo di Cassandra sferzò la sua memoria, e prima di esserne così travolto, Oliver si affrettò a seguire la concasata. L'interno di Mielandia non aveva confronti: i sapori che gli arrivavano, l'abbraccio degli aromi intensi e delicati insieme, il turbinio di colori, tutto lì era infinita meraviglia.
«Solo una cosa, Emma.» La raggiunse rapidamente, posandole brevemente una mano sull'avambraccio. Oliver sorrideva, di quel sorriso luminoso che rendeva il suo volto meno greve, e più gioviale.
«Non giudicarmi.»L'avrebbe capito, e una parte di sé era davvero contenta di poter trascorrere anche poco tempo - appena una passeggiata come quella - con qualcuno che non conosceva ancora così bene, e che già era parte attiva della sua Casata. Tra le mani un cestino, subito dopo, e via da uno scaffale all'altro. Si premurò di iniziare dal reparto dei biscotti, e leggendone gli effetti si incuriosì a tal punto da voler prenderne più scorte. Il gusto familiare del cioccolato e del whisky, lo stesso che aveva provato quel mattino con Penny, destò invece il suo desiderio subito dopo. Abbandonò un pacchetto di biscotti per dedicarsi accuratamente, e con maggior interesse, all'angolo dedicato ai cupcake. C'era l'imbarazzo della scelta: le etichette svettavano a chiare lettere, si destreggiavano come ballerine tra colori e decorazioni di zucchero, di cioccolato, di marmellata, e di tanto altro ancora. Soltanto accorgendosi di come Emma stesse già andando al bancone poté concludere le sue fantasie più infantili. Con più dolci del previsto - Penny diceva sempre di non comprare tutti quei cupcake, perché da solo non avrebbe mai potuto mangiarli prima che andassero a male; ma Penny non sapeva un bubotubero -, arrivò a sua volta al punto vendita. Parlò con un tono di voce punto di piacere.
«I vostri dolcetti sono incredibili, io-» Non poté fare a meno di riconoscere il volto che gli si presentò di fronte, e il sorriso andò a formare quelle curiose fossette sulle guance.
«Juliet, è sempre bello vederti. Allora, farò in fretta: tutti questi cupcake, questi biscotti e poi...» *Basta Cioccorane,
basta...*
«Quaranta Cioccorane.» Lasciò tutto sul bancone, e si preparò ad incantare i pacchetti con un colpo di bacchetta, così da non avere impedimenti per pagare la somma richiesta. A quel punto, la sorpresa finale della lanterna lo lasciò di stucco e il suo sguardo parve allontanare la tensione degli ultimi mesi. Per poco, soltanto per poco, e tuttavia... tuttavia già sufficiente.
Il problema, in queste circostanze, è che Oliver comprerebbe tutta Mielandia ed io con lui. Il peccato di gola è comune, e quei dolcetti sono gustosissimi! Contate pure di nuovo perché nonsisamai, ma dovrebbero essere 136 Falci (8 Galeoni netti). E sì, ongdr quei cupcake li mangia tutti Olli.
Spesa
Ghost Cupcake x3 • 21 Falci
Cupcake Attentialragno! x3 • 30 Falci
Cupcake Graffio LupoMannaro x1 • 5 Falci
Maleficent Cupcake x1 • 10 Falci
BiscottoGuardone (pacchetto) • 6 Falci
Biscotti Boo! x1 • 4 Falci
Biscottini Vampirini x4 • 20 Falci
Cioccorane x40 • 40 Falci