Il freddo è più pungente sulla strada per Hogsmeade, dove le raffiche di vento spazzano l'area sgombra di costruzioni. Jolene si stringe nel mantello, i passi affrettati che risuonano sulle pietre del selciato con suoni secchi e freddi. Di tanto in tanto, si ode il cinguettio di qualche uccello solitario nascosto tra gli alberi spogli a fianco della strada; allora le sembra che la Foresta Proibita sia vicina, che le basterebbero pochi passi per superare la linea retta del sentiero e inoltrarsi di nuovo nei reami che non appartengono all'uomo.
Chiaramente non è così, si è lasciata la Foresta alle spalle già da diverso tempo. Con la memoria ripercorre gli ultimi avvenimenti svoltisi nel folto degli alberi, dopo che la sua magia ha guarito il geranio zannuto: la sparizione di Kirikù, che l'ha lasciata solo con una promessa su cui fare affidamento, e cioè che avrebbe rispettato la sua parte del patto. Nel tempo che ha passato ad attenderlo, Jolene è stata assalita dai dubbi: e se il folletto l'ha sfruttata e basta, senza avere intenzione di ripagare il proprio debito? Avrebbe dovuto chiedere una qualche prova della sua sincerità, un pegno, qualunque cosa... Si è data della stupida, della credulona, ha maledetto sottovoce la sua fretta di fidarsi di chiunque, mentre la tensione nel suo petto cresceva. Se Kirikù avesse deciso di nascondersi, lei sarebbe mai stata in grado di scovarlo nel folto del bosco che lui conosceva così bene? Sarebbe stato più semplice ritrovare un asticello in un pagliaio, è stata la sua conclusione.
Qualche volta, però, anche la fiducia cieca ripaga: l'arrivo di uno snaso inseguito da Kirikù ha immediatamente risollevato l'animo di Jolene. Ha ringraziato entrambi, cercando di sfiorare con una carezza il manto lucido dello snaso, un piccolo gesto per fargli capire che capiva il suo sacrificio nel separarsi da un oggetto così bello come il pendente della foresta. Un monile raro e prezioso, ha detto Kirikù, e Jolene non fatica a credergli: lo sguardo è subito catturato dai mille giochi di luce, magnifici, che si intrecciano sulla superficie dalla brillantezza di diamante.
Dopo essere tornata al castello, Jolene non ha resistito: ha salito rapidamente le scale, fiondandosi nei propri alloggi, dove ha incontrato il proprio sguardo davanti allo specchio. Aveva i capelli in disordine e le guance arrossate, la pelle viva di una luminosità che le scorreva sottopelle, assieme alla gioiosa energia di chi esce vittorioso da un'avventura. Si è tolta i guanti lentamente, un dito alla volta, facendo appena una piccola smorfia quando la stoffa ha sfregato sul taglio recente. Con le dita nude ha sfiorato il cristallo, se lo è messo al collo. Ha voltato la testa da una parte e dall'altra, assaporando la propria immagine incoronata del monile della Foresta. Come è bello, ha pensato, è proprio un peccato doverlo dare alla vecchia.
Un vero peccato, ribadisce ora nella propria testa, sfiorando la superficie liscia del cristallo dentro alla tasca. Ma l'ho cercato solo per questo, per avere in cambio la mappa di un tesoro ancora più grande e più bello.
Sa già dove cercare la vecchia venditrice, il suo misero baracchino le salta subito all'occhio. Niente sembra cambiato da quando ha parlato con la donna per la prima volta, eppure lei si sente un po' diversa. Tra qualche ora il ricordo della Foresta comincerà già a sbiadire e la sua importanza verrà ridimensionata, ma per adesso a Jolene non serve altro per sentirsi un'altra persona – un po' più interessante, ed intraprendente, un'avventuriera in erba praticamente...
Si ferma davanti alla vecchia, fissa lo sguardo sul suo reticolo di rughe. Senza dire una parola, infila la mano in tasca ed estrae il ciondolo, che tiene per la cordicella alzandolo di fronte agli occhi della donna. Lo lascia così, a brillare alla luce invernale.
«Questo dovrebbe valermi una mappa.»