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| parole e equilibrio
Il Parlare. Durante la sua, breve, vita aveva sempre dato molta importanza alle parole, ma non era sempre stato così : da piccolo dopo che un suo amico gli aveva promesso una cosa senza poi mantenere la parola data, tutto si era sgretolato davanti ai suoi occhi. Non riusciva a capire perché l' avesse fatto. Quel bimbo aveva impregnato le sue parole di un significato, della fiducia che Niko vi aveva riposto, per poi disfarsene senza alcun problema. Nessuna esitazione, come se per lui non avessero valore. Uno zero cosmico. Una situazione che aveva destabilizzato il piccolo ragazzo, che si era trovavato smarrito di fronte a quella situazione. Nessuno intorno a lui fino a quel momento si era mai sbarazzato dell' importanza delle parole. Solo col tempo e parlandone col Nonno si era ripreso da quello "shock", e crescendo si era sempre ripromesso di non fare come quel bimbo, ma di dare sempre un valore alle parole che diceva, certo ogni tanto si era lanciato in qualche bugia o scusa, ma quello faceva parte dell' esperienza che va formandosi col tempo. Lui ci credeva davvero in questa potenza nascosta nelle parole. Credeva che ripetere troppo spesso certo parole le privasse del suo reale significato, sbiadendole. Aveva sempre pesato quello che diceva, in qualsiasi contesto, proprio per evitare di creare di nuovo situazioni come quella che aveva dovuto subire lui da piccolo. - Eh nemmeno io, ma si...è stato mio Nonno a spiegarmi tutto e a farmi da guida...chissà sennò cosa avrei combinato eheh - disse rispondendo alla domanda della ragazza. Eppure ora in quel momento con Eloise si stava realizzando il paradosso. Sentiva che quello era un momento talmente importante da portarlo a parlare tanto, quasi a vanvera (?). Era incredibile come le cose potessero cambiare così tanto in pocchissimo tempo. Stava parlando più' lui di Eloise e quello sembrava l' unica cosa importante in quel momento. Ascoltandola mentre rimembrava il momento tosto di Niko, in cui con prontezza di spirito e un po di faccia tosta le aveva evitato ore di interrogatori e punizioni da parte della comunità magica, lo fece sorridere. Quello era stato uno dei pomeriggi più folli della sua vita. Uno dei più' belli. Quando Eloise ghignò, capì che quella sua azione di salvataggio era stata una delle migliori cose che potesse fare. Forse uno sbocciare del loro rapporto, piantato quando si erano conosciuti precedentemente a una festa, alla festa di Natale. Forse non solo questione di caso o destino, c'era qualcosa che davvero si era creata tra di loro. Un collegamento che portava Niko a essere più sconsiderato e Eloise più riflessiva in presenza dell' altra persona. Come se loro due si influenzassero a vicenda, senza però perdere la propria identità. Sapeva che le parole che aveva rivolto a Eloise l' avevano messa in imbarazzo. Non era la lunghezza di linguaggio su cui si sentiva sicura. In quella sera gli sembrava di conoscere sempre di più la ragazza tassorosso. Come se quelle stelle che facevano da tetto ai loro pensieri, spingessero al massimo i loro sensi. In quella notte sentiva e sapeva sempre di più che la compagnia di Eloise lo faceva stare bene. Era un benessere che scaldava il cuore. Un benessere che l' alcool di quella sera poteva solo in parte raggiungere, sospingere se proprio si voleva dargli un valore. Non era stato l' alcool a farlo parlare, ma il benessere che provava in compagnia della ragazza dai capelli rossi e il sorriso che illumina. La sentì muoversi, cercando di cambiare leggermente posizione. Sicuramente le sue parole abbinate all' altezza non erano state il massimo e ora cercava una posizione più' sicura. Si girò per un attimo con l' intento di aiutarla, ma poi pensò che quello l' avrebbe messa ancora più a disagio.Decise allora di non fare nulla. Lo scivolare sul discorso della Scozia permise a entrambi di respirare un po'. Parlando Eloise chiese del nonno e scherzosamente chiese se Niko lo facesse apposta di darle idee folli da seguire. Lo scherzo per drammatizzare. Conosceva quel lato di Eloise e in quel momento lo apprezzò tanto. -Si abitiamo tutti lì...nonno, mamma e mio padre..- disse, tenendo sempre lo sguardo vero il paesaggio che si stagliava davanti a loro. Però per la seconda parte del discorso proprio non riuscì a resistere. Sapeva che poteva essere una follia, ma stando in compagnia del folletto accanto a lui, aveva imparato che dietro la follia c'è sempre una lucida consapevolezza. Iniziò così a voltarsi con calma verso Eloise , aprendosi in un sorriso - Può darsi che io lo faccia apposta eheh... magari sei te che mi contagi...- le parole stavolta tornarono forti del loro ruolo. - anzi no, è proprio così...lo faccio apposta- disse divertito Niko era sereno mentre diceva quelle parole. - Io credo che tu saresti una perfetta compagna di viaggio per me...- quelle ultime parole fluirono maggiormente marcate rispetto alle altre. In quella sera dove da un fantasioso ballo nell' epoca russa, si erano rifugiati in un reale campo di quidditch, non c'era più spazio per l' immaginazione, ma per una candida realtà. Quella che ora vedeva Niko e Eloise, arroccati in cima a una delle torri del campo, sopra tutti, più in alto di tutti e complici. Prese un bel respiro, non lo prese in realtà, era solo una impressione - Io quando sono con te sto bene...- lo disse, mentre era girato verso di lei, cercando però di non fissarla troppo. Non era il tipo da sguardi conturbanti o cose simili. Semplicemente sguardi che comunicano e sperava col tutto il cuore che Eloise non chiudesse i propri. - e quando verrai in Scozia a vedere questo magico posto che ti ho descritto, vorrei che tu ci venissi con me, che facessimo insieme questo viaggio, senza magari mobilitare di nuovo l' esercito eheh - concluse, sorridendole, poggiando una mano sulla gamba della ragazza, senza che fosse un gesto scortese o di avance. Un gesto che rafforzava le parole di Niko. Parole e azione che combaciavano per un unico risultato. Il perdere il proprio equilibrio per qualcuno.
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