Posts written by Rhaegar

view post Posted: 17/1/2023, 18:03     +18Promozioni e Retrocessioni ONGDR - News & comunicazioni

Si comunica con molta molta gioia che da oggi Trhesy Torre entra a far parte ufficialmente delle file degli Auror!

Vive, vive congratulazioni!

view post Posted: 29/5/2018, 10:18     +6Promozioni e Retrocessioni ONGDR - News & comunicazioni

Con sommo ritardo, comunico che Mìreen Fiachran entra a far parte della Squadra Antimago. Congratulazioni!

view post Posted: 3/2/2018, 13:36     +20Promozioni e Retrocessioni ONGDR - News & comunicazioni

Con grandissimo orgoglio sono qui ad ufficializzare la promozione ad Ispettore Auror di Killian Resween. Con un maggior potere decisionale e la possibilità di coadiuvarmi con i colloqui, Killian si è guadagnato il nuovo distintivo con dedizione, passione e presenza. Congratulazioni! :ciambella:

view post Posted: 24/8/2017, 14:13     Sunglasses at Night - La Capitale del Mondo Magico
Segue Bittersweet Lies

Take me down to the fighting end, Wash the poison from off my skin, Show me how to be
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Rhaegar Wilde
¬ Hogsmeade/London; ¬ Weather; Unsettled
Da quant’è che conosceva Camille? Quante volte l’aveva vista infervorata? Tante, tantissime, uuuh, un’infinità. C’era sempre qualcosa, però, come un elastico legato al ferreo palo della Ragione, che la tratteneva dal buttarsi dal dirupo dell’ira, facendole fare bungee jumping fra momento di rabbia e lucida razionalità. Non l’aveva mai vista perdere davvero le staffe, nemmeno quando la Dalton, una sua presunta amica, aveva infangato il Ministero e tutto il lavoro che avevano fatto per nascondere ai media e alla popolazione i dettagli di quegli assurdi Golem. Non l’aveva mai vista sbroccare, fino a quel momento. Investito completamente dalla furia della donna, Rhaegar rimase sconvolto da quell’inaspettata reazione. Immobile, la sua enorme figura si rimpiccioliva in mezzo all’affollata strada, mentre la voce di lei, sempre più tonante, costringeva i passanti a girarsi. Inebetito, incapace di dire o reagire e colto alla sprovvista, le minute mani di lei avevano premuto sul suo petto trovandolo incredibilmente indifeso e l’avevano sospinto con insospettabile forza. Rhaegar aveva indietreggiato, l’occhio sano spalancato e le labbra socchiuse, senza nemmeno prodigarsi in scuse in direzione di quei disgraziati che per poco non aveva investito. Aveva mantenuto l’equilibrio portando indietro un piede e mulinando le braccia (decapitando quasi un povero vecchio Mago che s’era azzardato a passargli di fianco), ancora attonito da quel turbinio di reazioni. Era capace di tenere a bada, anche senza la Magia, il più indisciplinato degli Auror o il più feroce dei criminali, ma di fronte Camille Pompadour incazzata come una iena, Rhaegar Wilde rimaneva atono e sconvolto.
*IO MI DEVO CURARE?!* Fu il primo razionale pensiero, ma ben lungi dal pronunciarlo ad alta voce, l’uomo si morse il labbro, aggrottando la fronte mentre la donna gli vomitava addosso accuse insospettabilmente ridicole. Quali torbide storie? Ma soprattutto QUALI vene varicose? Sudò freddo e guardò con inquietudine dietro di sé, mentre si faceva largo nella sua mente un dubbio grosso come una casa e fragile come un bicchiere di cristallo. Poteva Camille essere… *No no, impossibile*Si disse, incrociando le braccia al petto ed aspettando pazientemente che la donna finisse il suo sfogo con un cipiglio indispettito dipinto sul viso barbuto. Non percepì alcuna vergogna, non momentaneamente, ma l’istinto gli disse di non reagire alla discussione, ricordandogli che doveva portare Camille via da lì il prima possibile. Del resto, il Ministro della Magia che urlava come una pazza in mezzo ad Hogsmeade avrebbe sicuramente drizzato qualche orecchio. « Camille… » Provò a chiamarla nel momento di silenzio che seguì, scoccando eloquenti occhiate ai passanti che li osservavano curiosi. Era finita? Deglutì a fatica; si ritrovò decisamente inquietato da quel siparietto, ma il motivo principale per cui si sentiva a disagio era il non sapere minimamente cosa l’avesse provocato. Imbizzarrita come un cinghiale (poteva esserci paragone più calzante?), se Camille avesse avuto delle corna gli avrebbe infilzato il culo come uno spiedino, poi l’avrebbe cotto su una griglia e se lo sarebbe mangiato di gusto. « Senti, forse hai bevuto troppo e… » E si rese conto troppo tardi della pericolosa accusa che le aveva appena mosso. Oddio, pensò, sono fregato. Si immaginò la donna gonfiarsi come un tacchino, diventando grossa dieci volte più di lui, per poi sputare fuoco come un drago o scoppiare facendogli implodere gli organi. Si fece piccolo piccolo, sentendosi vagamente in colpa per quell’uscita: tutto ciò che voleva fare era spezzare la tensione, fare qualcosa di divertente e… *MA CHE OOOH MA COSA MI GIUSTIFICO?* Urlò improvvisamente nella sua mente, perplesso da quella sua sciocca arrendevolezza. Col cazzo che si sarebbe giustificato, pensò, serrando la mascella. Era incredibile come quell’inaspettato risvolto l’avesse completamente messo fuori gioco. Dannata te, Camille, pensò mentre la donna, con sua sorpresa, lasciava intendere d’essersi calmata acconsentendo tacitamente a seguirlo in un luogo più appartato. Sospirò di sollievo, passandosi una mano fra la folta chioma per abbandonare la tensione di cui si era caricato. Avrebbe rimandato le domande a breve e stava per porgerle il braccio da affettare afferrare, quando una vocetta pigolante si insinuò fra loro. Sobbalzò vistosamente, dimentico fino a quel momento di: a. essere un Mago e b. di avere un occhio Magico che avrebbe dovuto tenere controllare la situazione. Maledicendo Camille mentalmente, si voltò verso la fonte della voce con un’espressione a metà fra l’orrore e cortesia: una ragazza sorprendentemente giovane dagli acquosi occhi azzurri lo guardava sognante. *Ma che è oggi?* « Ssssssììì? » Rispose quasi automaticamente, girando il busto verso di lei e notando con terrore l’eloquente taccuino che la fanciulla stringeva a sé. Intuendo dove ella volesse andare a parare, l’Auror per anticiparla quando Camille lo interruppe e, strabuzzando gli occhi, Rhaegar si voltò celere verso di lei sillabando un: “ma sei deficiente?”.
« I-io mi chiedevo se… potessi intervistarla… ihihih. » La risata cavallina che animò la ragazza lo fece gemere di dolore. « Guarda eh, ehm, perché non parli con… uhm… la… la… » Spaesato, l’occhio Magico di Rhaegar roteò a destra e a sinistra alla ricerca di un qualcuno di imprecisato a cui poter appioppare la marmocchia. Individuò una Strega con un grosso cappello verde smeraldo dall’età indefinita che passeggiava per cavoli suoi e senza pensarci due volte la indicò. « LA ZIA DEL MINISTRO? Sono sicura che saprà darti un sacco di belle notizie e CIAO CI VEDIAMO ADDIO. » E senza dar alcuna spiegazione alla ragazzina e afferrando il braccio di Camille senza troppi complimenti per la seconda volta, Rhaegar roteò su se stesso e si Smaterializzò. Si concentrò sulla destinazione, il giardino di casa sua, mentre il cuore impazzito perdeva definitivamente il controllo. La sgradevole sensazione della Smaterializzazione durò poco e pregando ogni buon Dio esistente di non lasciarsi dietro né un pelo di barba né una chiappa di Camille, si ritrovò davanti il rassicurante profilo di casa sua. Era un piccolo e caratteristico cottage in stile Tudor dalla forma ad “L” realizzato in pietra e legno disposto su un unico piano. Il giardino, minuto e privo di piante ad eccezione di una splendida magnolia in un angolo e di una grossa quercia che copriva, in parte, la finestra a bovindo più grande della casa. Una sedia di legno spuntava solitaria vicino la porta d’ingresso, una modesto portone nel medesimo materiale con un discreto battente nero con un effige di tigre. Dietro la casa, oltre la palizzata di legno scuro che delimitava i confini della proprietà, si intravedeva un fitto boschetto. L’intero quartiere era tranquillo e le casette spuntavano irregolari qui e là: doveva essere una zona di Londra ben lontana dal caotico centro.
« Aaaaaaoooooh a’ matta! » Sbottò infine Rhaegar, prendendo per le spalle la donna e agitandola come un dindarolo. Al sicuro nell’ambiente di casa, l’uomo aveva ritrovato la consapevolezza di sé e, punto nel vivo da quanto successo, aveva accantonato ogni cautela. « Ma te droghi? Che cazzarola t’è preso? » La rimproverò, costringendosi ad abbandonare il contatto con lei prima di provocarle inconsulti movimenti di stomaco. « Ma di che torbide storie vai cianciando? La vecchia melanzana dietro di te m’ha guardato languida, stavo per vomitarti addosso il cenone del Novanta e m’è presa l’angoscia. Oh. C’avresti avuto prescia d’annattene pure te al mio posto. » Raccontò la terribile esperienza omettendo il particolare della lingua biforcuta che si leccava le labbra incartapecorite e rabbrividì con un’evidente espressione di disgusto sul volto. « D’accordo, avrò pure esagerato e mi meritavo na pizza nbocca, ma hai sbraitato in mezzo ad una strada che PULLULAVA di giornalisti! PULLULAVA COME I NARGILLI DENTRO LA TUA TESTA. Siamo già nella merda fino al collo e te me sbrocchi come ‘na pazza isterica? Ma almeno sbroccame a casa, Merlino ‘nfame! » Aveva perso le staffe ed ora che il suo autocontrollo era venuto meno, l’importante accento scozzese che si era premurato di censurare prima di allora venne fuori con tutta la sua mirabolante classe. « Me dici o no che cazzo t’è pigliato? E poi che era quella scenata davanti a’ regazzina? » Le chiese, abbassando di un tono la voce e guardandola con le mani sui fianchi come una vecchia (e barbuta) madre. Gli veniva leggermente da ridere nel ripensare all’intera vicenda. Si rivide pochi minuti prima, in piedi come un baccalà, mentre lei faceva il diavolo a quattro spingendolo come una Gobbiglia verso incauti passanti. Ri-immaginò la scena della fuga da Piediburro, il putto decapitato, i Galeoni lanciati quasi negli occhi del cameriere di turno, Camille che per poco volava e dava gengivate agli stipiti delle porte. Le spalle cominciarono ad agitarsi ed il petto si muoveva convulsamente per un respiro concitato mentre Rhaegar cercava di tenere a bada il riso. Merda, pensò, se rido Camille mi ammazza. E più cercava di trattenersi, più gli veniva da ridere, finché la faccia non gli si deformò in una strana espressione costipata. *NON RIDERE RHAEGAR NON RIDERE* Quell’assurda situazione aveva assunto una piega a dir poco paradossale. Eccoli lì, in piedi davanti il giardino di casa sua, salvi per miracolo dal fenomeno mediatico che ignoravano di aver scatenato, a discutere come una coppietta. Quel pensiero gli congelò l’espressione indefinita sul viso ed il sorriso sfumò; in quel momento, Rhaegar ricollegò tutto e riascoltò nelle orecchie le parole sciorinate con la sfuriata e l’ultimo sfogo sulla ragazzina giornalista. Batté le palpebre un paio di volte e poi, sentendo sfumare via la rabbia, aggiunse un sentito: « Scusa. »
Sostenne il suo sguardo, allungando una mano e cercando di sfiorare la sua per sottolineare la sincerità di quel che aveva appena detto. Non seppe perché aveva sentito improvvisamente un moto empatico verso di lei e per quanto quel dubbio che l’aveva attraversato prima ed ora fosse difficile da metabolizzare ed accettare (sempre se fosse stato vero), aveva cercato quel contatto ancora prima di rendersene conto. Capì cosa aveva fatto solo quando la mano, a mezz’aria, aveva quasi incrociato la sua e, stranamente, non la ritirò.

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Rhaegar è scozzese anche se nessuno lo sa. Il romanesco è per rendere l’accento/dialetto scozzese giacché mi sembrava molto calzante :*-*:
view post Posted: 27/6/2017, 16:43     +5Richiesta Prestavolto - Schedario
The time has come :ihih:
Nome dell'attore/attrice: Brock O'Hurn
Nome del personaggio: Rhaegar Wilde
:ciambella:
view post Posted: 16/9/2016, 10:22     magical sweetness - Florian Fortebraccio WizCafè
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Rhaegar Wilde
¬ Diagon Alley ; ¬ Weather; Sunny
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Rhaegar sentì pronunciare il nome del Signore Oscuro dalla bella bocca di Virginia in un modo che lo sorprese. Non perché si aspettasse da lei il timore reverenziale che la maggior parte della popolazione aveva per Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ma perché quel nome orribile pronunciato con sfida dalla voce della donna cancellò dalla sua mente ogni dubbio sull’affidabilità di lei.
Annuì pensieroso alle domande di Virginia, rigirandosi fra le dita —con una certa abilità— il cucchiaino argentato che ancora stringeva; la sua parte di torta era ancora intonsa, ma lo sarebbe stata ancora per poco.

« Voldemort ha paura di essere debole e di essere dimenticato. Non sappiamo molto della sua infanzia… » Tacque un momento, restio a divulgare le informazioni che l’Ordine aveva tanto faticosamente raccimolato. « Ma i dittatori hanno sempre avuto qualcosa in comune: la paura di essere come tutti gli altri. E questa loro ignoranza li ha spinti a prevaricare sugli altri con la forza, dimostrando né più né meno di essere vili tanto quanto il più abietto dei malviventi. » Spiegò con semplicità, quasi stesse documentando la vita dei vombati in Australia. « Tuttavia, non credo affatto che se fosse stato dalla parte giusta, sarebbe stato un gran uomo. Certi individui nascono marci perché il loro imprinting è stato il marciume. Voldemort era condannato fin da quando è stato concepito. » Aggiunse con disprezzo, fissando intensamente Virginia.
Fu a quel punto che, per togliersi dalla bocca il sapore amaro delle sue parole, Rhaegar affondò il cucchiaino nella torta rimasta. Sentire nuovamente la dolcezza nel palato lo aiutò a cancellare, in parte, la pesantezza che aveva avvolto il loro tavolo, come una nube cupa che si era addensata sopra le loro teste.
Nel frattempo Virginia aveva finalmente esposto ciò che Rhaegar le aveva chiesto qualche minuto prima, e l’uomo si sentì sollevato e felice nel constatare che anche in quel caso le loro idee proseguivano vicine. Annuì, la bocca ancora piena della crema del dolce ormai terminato e deglutì piano, finendo l’ultimo sorso di milkshake.
Dopo essersi ripulito le labbra con un tovagliolo, Rhaegar guardò Virginia per un lungo momento in cui rimase in silenzio. L’occhio sano, così cupo e con l’unico settore chiaro visibile appena alla calda luce solare, studiava la donna, come se volesse entrarle nella testa. E per un istante, Rhaegar fu tentato di utilizzare la propria abilità, salvo poi ripensarci e ripromettersi che non l’avrebbe fatto, non con lei, se non fosse stato strettamente necessario. L’occhio Magico, tenne sotto controllo la situazione, seguendo un paio di avventori che se ne andavano ridendo, passando loro vicino apparentemente ignari di quanto lui e Virginia stessero discutendo; la cameriera era ben lontana. Erano soli, e Rhaegar decise di giocarsi il tutto per tutto con quella donna.

« Io la penso come te. Credo che l’ignoranza e la paura siano nostri nemici molto più di Voldemort e dei suoi seguaci. I ragazzi sono menti facilmente plasmabili proprio per la loro giovane età ed ambizione, ma anche perché sono terribilmente convinti di essere invincibili. » Sorrise amaro, ricordando appena la propria adolescenza spericolata. Frugò con apparente disattenzione nelle tasche e poggiò sul piano i soldi del conto, più un Galeone di mancia per la cameriera.
« La situazione è grave, sì. Molto più di quanto crediamo ed è per questo che… » Poggiò i palmi sul tavolino e si alzò. « Voglio mostrarti un posto. Ti va di venire, o hai da fare? Posso farti avere un permesso, in caso. » Ammiccò, sottolineando l’importanza di quell’invito con l’enfasi delle sue parole.
Stava rischiando? Come sempre.
Ne valeva la pena?
*Assolutamente.*

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Conto pagato + 1 Galeone di mancia ad Amber. :fru:

Virginia, se la tua PG accetta, effettua pure post di chiusura. Provvedo io ad aprire nella prossima destinazione. ;)
view post Posted: 4/9/2016, 12:26     magical sweetness - Florian Fortebraccio WizCafè
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Rhaegar non rimase sorpreso nel notare l’intraprendenza e la passione che Virginia infondeva nello spiegare le proprie idee. Ben conscio di averle fatto una provocazione forse fin troppo ardita, Rhaegar tacque e ascoltò attentamente le spiegazioni della donna. Benché, comunque, Virginia avesse ben chiaro come muoversi, l’Auror non poteva essere dello stesso avviso. Trovava la donna molto intelligente e sicuramente dedita alla propria causa, ma non riuscì a trovare nel suo pensiero qualcosa con cui concordare. Quel “fenomeno” che era diventata la liberazione degli Elfi sembrava quasi una moda, come quella che, qualche anno addietro, aveva portato un gruppo di Streghe a protestare per l’uso dei Vermicoli nelle pozioni. Ricordò anche quando aveva dovuto mandare un paio dei suoi a calmare una rissa fra le suddette e un gruppo di poveracci che aveva sostenuto che i vermicoli erano altrimenti creature inutili.
Con una punta di divertimento, Rhaegar immaginò Virginia con un grosso cartellone pro-Elfi, le guance rosee dipinte da una pittura nera stile giocatore di football americano.
*Naaa, non ce la vedo!* Ciò che invece, poco dopo, lo stupì —con sollievo— fu l’espressione sorpresa e un pizzico preoccupata che Virginia assunse alla domanda che lui le aveva posto poco prima. La vide posare il cucchiaio sul piatto, lasciando la torta in attesa e affrettarsi a spiegare l’equivoco. L’entusiasmo di lei sul citare la fantomatica organizzazione aveva fatto scattare in lui un campanello d’allarme: dubitava seriamente che Virginia sapesse qualcosa dell’Ordine o dell’ES, ma già quella rivelazione forse fin troppo azzardata ed un pizzico ingenua, poteva mettere a repentaglio l’identità di coloro che combattevano. In ogni caso, quella reazione fu la prova che Virginia era stata assolutamente in buona fede.
Eppure, c’era qualcosa in lei, una forza che la infiammava come il fuoco, una convinzione quasi fanciullesca ed una purezza che Rhaegar sentiva —e voleva!— potesse fare la differenza nella lotta contro il Male.
*Ma senza Elfi.*
Alla fine, le sorrise: un sorriso pacato, lieve sulle labbra sottili, ma abbastanza rassicurante. L’occhio Magico riprese a scrutare l’ambiente, accertandosi che il Muffliato, precedentemente castato, funzionasse ancora. Quello sano era fisso sul bel viso della sua interlocutrice, ma il profumo dello zucchero e della panna che saliva dalla Torta del Sognatore gli ricordavano che il pranzo era ancora ben lungi dal terminare.
« Voglio prima fare un preambolo su quel che hai detto prima. Non volevo accusarti di insensibilità, sei una donna straordinaria Virginia, e pur conoscendoti da poco non ho alcun dubbio che tu lo sia. Ma non tutti sono come te e gli Elfi Domestici talvolta sono fin troppo sfruttati. Verrebbero annientati senza pietà se solo alcuni di loro provassero a ribellarsi alle proprie famiglie. Inoltre, io non credo che tutti loro siano in condizioni di schiavitù o si considerano tali: sono nati per questo, sono regolati da Leggi e Magie antiche che noi non possiamo imporre. Se meritano rispetto? Assolutamente, ma quante persone al mondo ci sono che trattano i propri simili come schiavi? » Tacque un istante, scrutando la donna con intensità. « Voldemort » Pronunciò quel nome con disgusto, senza la paura che la gran parte delle persone mostrava al solo udire il suo nome. « Ne è l’esempio lampante. Decine di Babbani schiacciati dalla sua follia, altrettanti Maghi che si sono opposti a lui e ai suoi seguaci sono stati spazzati via, come polvere. Gli stessi Mangiamorte vengono trattati nient’altro che come pedine sacrificabili. Decine dei miei ragazzi sono morti o sono stati feriti negli anni per combattere questa, di schiavitù. » Il suo tono era serio, pregno dell’esperienza e dei ricordi che, inevitabilmente, imperlarono le sue parole di un lieve e sottile dolore. Durante il discorso, la mano sinistra salì lenta all’orecchino del lobo sinistro, giocherellandoci con apparente distrazione.
« Rispetto le tue idee, ma al momento abbiamo questioni più urgenti del combattere contro i mulini a vento che gli Elfi stessi ci pongono rifiutando un aiuto che ci arroghiamo il diritto di dare loro. »Quest’ultima frase fu pronunciata senza alcuna critica, con una semplice consapevolezza che voleva dire a chiare lettere: “non sono d’accordo con te, non seguirò questa causa, ma non ti ostacolerò”.
Rhaegar allungò la mano verso il bicchiere d’acqua e sorbì qualche sorso, inumidendosi le labbra e rischiarando la gola arsa.
« Ciò che mi ha colpito della tua affermazione su questa… organizzazione, riguarda il fatto che sia saltato fuori in modo molto insolito. La mia domanda riguardava se fosse giusto o meno arruolare degli studenti per combattere il Signore Oscuro, ma capisco la tua associazione mentale. Tuttavia, ti chiedo nuovamente, cosa è giusto e cosa è sbagliato secondo te? Ci tengo molto a sapere la tua opinione al riguardo. » Un altro, amaro sorriso.


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Per farmi perdonare del ritardone, ti spammo una foto di Mr Bombastic! CLICK!
view post Posted: 10/8/2016, 15:23     magical sweetness - Florian Fortebraccio WizCafè
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Rhaegar piegò il capo in un segno d’assenso alla risposta di Virginia: già, lei aveva ragione. Le Creature sono vittime sempre e comunque, mentre l’uomo è il peggior predatore di se stesso. Definire un assassino “bestia”, convenne, era un insulto agli animali stessi. Ancora una volta la donna si era dimostrata piuttosto informata e sensibile all’argomento, con un pensiero radicato e genuino.
Allungò la mano verso il bicchierone di milkshake e ne bevve più di metà con un colpo solo; la generosa scorta di dolci andava esaurendosi, ma fortunatamente anche il suo stomaco cominciava a riempirsi. La sua compagna d’abbuffata, poi, non era da meno e sembrava apprezzare tutto quel ben di dio di glucosio e zuccheri tanto quanto lui; Rhaegar la guardò, con un piccolo sorriso dipinto sulle labbra fini e nascoste dalla barba, arraffare questo e quell’altro dolce, ben lieto di trovarsi a pranzo con qualcuno che di complimenti proprio non ne faceva.
Il discorso proseguì prendendo una piega che, tuttavia, Rhaegar non si aspettava; si ritrovò sorpreso per le parole pronunciate dalla donna e, deciso a non far vedere il turbamento che lo aveva colpito, nascose nuovamente la faccia dietro il Vanilla Milkshake.
Ciò che lo turbò non fu tanto l’affermazione sulla Gazzetta, tutt’altro. Sebbene i due Vice-Redattori del giornale fossero molto giovani, erano pur sempre all’indiretta dipendenza di persone e consiglieri più in alto di loro e Rhaegar sapeva bene quanto potevano essere manipolate le notizie e quanto l’astio contro il Ministero era ormai cosa radicata in quel quotidiano. No, ciò che lo portò ad innalzare il sospetto al livello medio era l’affermazione di Virginia su una presunta “organizzazione” che sarebbe dovuta servire a proteggere tutti quanti; uscì in un modo forzato, affatto naturale tanto che colpì l’Auror. Apparentemente, Rhaegar fece finta di niente, mostrandosi interessato, ma l’Occhio Magico squadrava la donna con fare critico. Sapeva dell’Ordine della Fenice? E se sì, com’era possibile? O qualcuno aveva spiattellato qualcosa oppure lei era una Legilimens, poiché lo aveva solleticato l’idea di proporle qualcosa, ma c’era andato piano prendendola, forse, troppo alla larga proprio per tastare il terreno. Nonostante ciò, si sentì di escludere l’ultimo punto: non era un Occlumante, ma era abbastanza esperto da capire se qualcuno stesse cercando di penetrargli nella mente. Virginia, poi, non aveva mai avuto lo sguardo fisso su di lui, un dettaglio che lo portava, inevitabilmente, a scagionarla su quel fattore.
Rimaneva, comunque, che quell’uscita lo aveva preoccupato: l’Ordine e, soprattutto, l’Esercito degli Studenti doveva rimanere un segreto: l’idea che la loro esistenza potesse saltar fuori così non era cosa buona e giusta. Qualunque cosa Virginia sapesse, l’esporla così non era stata una cosa saggia e questo lo portò a chiedersi se non fosse stato precipitoso ad azzardare un argomento simile così presto, in un luogo pubblico, e se davvero fosse stata la persona giusta per arruolarsi in quella causa, a dispetto delle buone intenzioni della donna.
*Che io abbia fatto cilecca e il mio istinto mi abbia tradito?* Si chiese, attaccando la Red Velvet nel frattempo. Quando Virginia ebbe terminato di parlare, Rhaegar rimase qualche minuto in silenzio, occupato all’apparenza a finire di mangiare il suo dolce. Rimuginò sulle parole di lei col sapore dolce e zuccheroso della crema di burro e del pandispagna ad allietarlo durante quelle elucubrazioni difficili. Poi, quando non rimasero che un paio di briciole scarlatte sul piattino e dopo aver quasi terminato il suo milkshake, Rhaegar poggiò le mani sul tavolo e con calma prese parola. Non aveva la minima intenzione di far capire alla donna i suoi pensieri, ed era sicuro di non aver permesso al turbamento di invadergli un volto. Era o non era un maestro del buff?
« Gli Elfi, dici? In realtà non li ho mai visti come… potenziale bellico. » Trattenne a stento un naturale sorriso; l’aveva sorpreso quell’affermazione, in virtù di quanto detto poco prima su quell’organizzazione che si occupava dello sfruttamento di quelle creature, ma Virginia non aveva tutti i torti… se molti Elfi non fossero stati terribilmente fedeli ai loro padroni. « Ma non trovi che chieder loro di combattere contro dei Maghi potenzialmente più forti di loro, sia come mandarli al macello? Non fraintendermi, ho inteso le tue più che buoni intenzioni. E so che la magia elfica è diversa dalla nostra, ma so anche che sono legati altrettanto magicamente alle loro famiglie. Ben pochi riuscirebbero a tradirli, pur volendo. » Scosse il capo, in un chiaro segno di scetticismo. Decise di sorvolare sulla mancanza di risposta diretta alla sua ultima domanda. Piuttosto, allungò la mano verso il cucchiaino che lui le porgeva —accennando un rapido sorriso ed un ringraziamento—, ma prima di buttarsi sulla torta che lei gli stava offrendo, attese, il cucchiaino ancora a mezz’aria, un gomito poggiato al tavolo.
« Hai parlato di un’organizzazione, però, e la cosa mi interessa. Che intendi? »
Guardò con attenzione la donna, sinceramente e realmente interessato a quell’affermazione. Perché del resto di questo s’era trattato no? Si parlava di studenti e saltava fuori un altro discorso. Urgeva indagare e in quel caso, la torta poteva attendere ancora qualche minuto.

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Perdonami mia cara, ma il game è il game!
view post Posted: 20/7/2016, 14:19     magical sweetness - Florian Fortebraccio WizCafè
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Rhaegar Wilde
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Per un lungo istante fu il panico. Il sorriso di Rhaegar gli si congelò sulla faccia e lui, per sviare, sbottò a ridere.
« Ma certo, non c’è dubbio che apprezzerai ciò che ho ordinato. Da quanto ho capito, i dolci sono il nostro “mestiere”, no? » Smorzò così il suo terrore interiore di dover condividere tutto quel ben di Dio e rimanere a pancia semivuota. Ad arte, l’uomo aveva dissimulato alla grande il suo dispiacere, ma la galanteria prevedeva ben altro e lui non poteva certo fare la figura dell’ingozzone. Nossignori, aveva pur sempre un codice da seguire e avrebbe offerto a Virginia tutto ciò che desiderasse, se questo l’avrebbe compiaciuta. Riuscì, quindi, a non rendere partecipe la donna del suo momento di smarrimento, limitandosi a guardare andar via la cameriera cercando di inviarle un messaggio telepatico: “porta doppie porzioni, porta doppie porzioni!”
Poi, però, il senso pratico di Rhaegar e il suo modo di adattarsi ad ogni situazione ebbero la meglio e lui si tranquillizzò decidendo di ordinare un secondo giro, qualora il suo stomaco non fosse stato rimpinguato.
In attesa del lauto pasto, dunque, l’uomo si accomodò meglio sulla sedia, poggiando un braccio sul bordo superiore dello schienale e puntando lo sguardo sulla sua interlocutrice, sinceramente interessato a ciò che ella aveva da dire. Un sottile e caldo raggio di sole gli illuminava il viso, donandogli un po’ di colore.
Rhaegar corrugò appena le sopracciglia quando udì del C.R.E.P.A., quell’associazione studentesca che in quegli ultimi tempi era tornata molto in voga e di cui lui stesso aveva sentito parlare di tanto in tanto da qualcuno al Ministero.
La famiglia di Rhaegar non era mai stata una famiglia così ricca da potersi permettere un Elfo Domestico, a stento riuscivano ad arrivare a fine mese, ma a lui non era mai dispiaciuto e questo gli aveva permesso di essere un uomo piuttosto indipendente. Persino ora che viveva da solo fare le pulizie non gli dispiaceva (tranne riordinare: quello era una rottura). Eppure, ricordava con affetto gli Elfi di Hogwarts che, quando sgattaiolava nelle cucine, gli riempivano sempre le tasche di panini dolci e biscotti e lo salutavano tutti allegri ed ossequiosi. Gli ritornò persino alla mente un suo compagno di stanza, Cormoran Pilgrim, con cui aveva condiviso a casa sua un intero mese estivo durante il terzo anno. I Pilgrim erano la classica famiglia Purosangue, col villone in Cornovaglia e un paio d’Elfi Domestici pronti a servire i propri padroni con solerzia. Rhaegar ricordava con un certo divertimento quanto quelle creaturine fossero felici di trovarsi lì, zampettando allegri quando il loro padroncino chiedeva loro qualcosa.
Sebbene, quindi, Rhaegar sapesse quanto marcio c’era in giro e quanti abusi, probabilmente, gli Elfi dovevano aver subito e subivano ogni giorno, l’impressione generale che l’uomo possedeva di loro era di una totale, naturale dedizione al lavoro. Questo, pensava, non giustificava nessuno a maltrattarli, ma la difesa dei loro diritti doveva avvenire entro dei limiti. Aveva giustappunto sentito qualche tempo prima qualcuno blaterare a proposito della liberazione degli Elfi e su questo lui doveva proprio dissentire.
Tuttavia, Rhaegar tacque educatamente, limitandosi ad annuire col capo e rimanendo sorpreso dall’interesse e dalla passione che Virginia senza dubbio metteva nel proprio lavoro. Si chiese se lei non potesse dargli davvero una mano con Vidhar che ultimamente soffriva di uno zoppicamento la cui causa lui non era riuscito ad identificare, ma decise di rimandare quella richiesta ad un altro momento vista la piega presa dal discorso.
A quel punto, il Mago sospirò, scuotendo il capo con gravità.

« Posso immaginare quanti casi difficili e creature maltrattate vi passino per l’ufficio ogni giorno. In un certo senso, i nostri lavori si assomigliano: io tutelo gli uomini maltrattati dagli stessi uomini, e tu tuteli creature maltrattate dagli uomini. È sempre lo stesso giro, ahimé. »
Fortunatamente, però, quella cupa riflessione venne interrotta dalla visione celestiale di un vassoio stracolmo di dolci e bevande dietro il quale la cameriera si intravedeva appena. *Benedetta ragazza!* Rhaegar elargì alla fanciulla un enorme sorriso a trentadue denti, notando che ella aveva portato due porzioni per ogni cosa. Fece spazio alla fanciulla e l’aiutò a tenere il vassoio pesante finché tutto non fu disposto sul tavolo. La splendida varietà di colori dei vari dolci colorava la tovaglia bianca come piccole macchie di colore e il profumo dolce delle creme e delle torte appena sfornate era una piacevole nuvola dentro la quale Rhaegar si sarebbe volentieri immerso. L’occhio sano dell’uomo brillava di contentezza, facendolo rassomigliare ad un bimbo al parco giochi. *Pancia mia, fatti capanna.*
Ringraziò quindi la ragazza, dopodiché, prendendo la bottiglia d’acqua e servendo da bere alla donna e a se stesso, sorrise: « Che inizino le danze! E non fare complimenti, ho ormai deciso che offrirò io. »
Indeciso su cosa puntare per primo, Rhaegar tirò a sé un Lavander Kiss e con il cucchiaino a mo’ di arma, lo attaccò con decisione. Il sapore dolce della lavanda e della vaniglia, la morbidezza del pandispagna e la piacevole granulosità dello zucchero a velo gli esplosero nella bocca, mandandolo in estasi mistica. Si dimenticò per un lungo istante di dove si trovava e perché, socchiudendo gli occhi per la gioia di poter finalmente mangiare. Sarebbe stato davvero indecoroso, ma in quel momento poco importava.

Fu inevitabile, però, venir catapultati di nuovo nella realtà da parte di Virginia che gli aveva appena posto una domanda che lo costrinse a ritornare presente al contesto. Annuì col capo, deglutendo il boccone e prendendo un po’ d’acqua per sciacquarsi la bocca, prima di parlare. L’occhio magico sotto la benda, controllò la situazione, controllando di non essere ascoltati.

« Non so bene che cosa hai sentito al Ministero. Molte cose sono strettamente confidenziali e per quanto mi piacerebbe essere sincero con te, non posso dirti molto. » Esordì in maniera cautelativa, salvo poi abbassare appena la voce. « Che un pericolo ci minacci, mia dolce Virginia, purtroppo è vero, ma è risaputo da molto tempo. E… Aspetta un secondo. » Cauto, il Mago si portò alla bocca l’ultimo pezzetto di cupcake e poi contemporaneamente, senza farsi notare da nessuno ad eccezione della donna, tirò fuori la bacchetta con una velocità tale ed una non-chalance che difficilmente qualcun altro avrebbe potuto accorgersene. La punta, semi-celata dalla giacca e dal tavolino, mirò ai due lati della loro posizione e l’uomo, mentalmente, enunciò la formula: *Muffliato.*
In questo modo, chiunque fosse lì intorno non avrebbe captato distintamente alcuna parola di quel discorso potenzialmente pericoloso. Rapido così come l’aveva estratta, Rhaegar fece sparire la bacchetta proprio mentre attirava a sé il piattino della shortcake e ne assaggiava un pezzo.
« Ecco fatto. Non vorrei che qualcuno udisse e, in ogni caso, la prudenza non è mai troppa. Vigilanza costante. » Asserì, agitando davanti a sé il cucchiaino. Prima di riprendere, si concesse un sorso del milkshake che lo rinfrancò come una panacea e si pulì le labbra con un tovagliolo.
« Dunque, come ti dicevo, il pericolo non ci è affatto nuovo. Il Signore Oscuro sta preparando le sue carte e noi non possiamo fare a meno di giocare. Del resto, non so quanto sai, ma avrai letto la Gazzetta del Profeta, saprai cosa è accaduto fra quelle mura. Al Ministero c’è chi dice che il Signore Oscuro abbia arruolato giovani studenti per la sua casa, e qualcuno afferma che anche noi dovremmo fare lo stesso. Tu che pensi al riguardo? » Nonostante l’Esercito degli Studenti fosse conoscenza esclusiva solo dei membri dell’Ordine della Fenice, Rhaegar aveva realmente udito certi discorsi da parte di innocui Ministeriali che fino a qualche mese prima non sarebbero mai stati sfiorati da un pensiero del genere. Era un preambolo contorto, ma necessario e lui non era solito, in quei contesti, esser precipitoso: le persone mentono e spesso sanno farlo davvero bene.
Ma la correttezza di Virginia, il senso di Giustizia che senza dubbio l’animava, erano tali da farla brillare fra tutte quelle persone e l’uomo cominciò a pensare seriamente se non fosse un bene, averla dalla propria parte.


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Tutto sul mio conto, per piacere Amber!
Virginia, non si accettano dinieghi e scusa per il ritardo!
view post Posted: 20/6/2016, 12:06     magical sweetness - Florian Fortebraccio WizCafè
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Rhaegar Wilde
¬ Diagon Alley ; ¬ Weather; Sunny
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Una volta seduti al tavolo, fu difficile non azzannare qualsiasi cosa che gli capitasse sotto mano. Aprendo il menu, Rhaegar sospirò affamato, sentendosi quasi svenire per la fame: chi l’avrebbe mai detto? Un omone grande e grosso come lui che bramava il cibo più di ogni altra cosa. *Non è granché nobile* Pensò critico, ma in fin dei conti, poteva permettersi quell’atteggiamento in quel momento.
« Mi comprerei mezzo mondo altroché. Non sono proprio d’accordo sull’occhio che vuole la sua parte: la cosa che amo del purè e della bistecca al sangue è proprio il fatto che mischio tutto insieme. Sono un po’ un buzzurro, su questo punto di vista. Se è buono e commestibile, mangio di tutto anche se è impiattato male. Che ci vuole fare, sono uno a cui il cibo come è messo piace! » Esclamò trasportato, mentre ripensava a tutta la miriade di cibo che avrebbe potuto mangiare in quel momento: scosse poi il capo per allontanarne il pensiero e sparì dietro al menu.
Era da parecchio tempo che non gli capitava di andare da Florian: c’era stato un periodo in cui, i pomeriggi, passava spesso a prendersi un gelato e a chiacchierare col buon vecchio proprietario, ma ora il lavoro si era fatto così oppressivo che mangiare in tutto relax era un lusso che non sempre si poteva permettere. E anzi, a dirla tutta, spesso si sentiva anche in colpa a concederselo. Ma non quel giorno: in compagnia di Virginia non c’erano rancori che potessero tenere.

« Ehilà. » Spuntò fuori dal menu, abbassando la copia e rivolgendosi alla graziosa fanciulla che era giunta a servirli: era sicuramente una visione più gradevole del robusto Florian, il che sicuramente attirava un buon numero di clienti. Il caro Fortebraccio aveva l’occhio lungo, pensò Rhaegar.
« Ah, bella idea quella della focaccia con la panna, mia cara, ma credo non sia sul menu. Quasi quasi la suggeriamo a Florian eh? A proposito, sta bene? Puoi mandargli i saluti di Rhaegar Wilde? » Ammiccò l’uomo ad ambo le ragazze, per poi tornare a rivolgersi alla fanciulla. « Dunque, per me… una cookies’n’cream cheesecake, una strawberry shortcake, una red velvet… e… un Lavander kiss. Ho un po’ di fame. » Rise sonoramente, passandosi una mano sulla nuca per giustificarsi. Ed era pure poco, pensò. « Da bere facciamo un Vanilla Milkshake? E un po’ d’acqua. Per il caffè c’è tempo, magari con qualche cioccolatino, ma vediamo dopo. »
Riuscì a fatica a non leccarsi le labbra per la prospettiva del pranzetto che lo stava attendendo e consegnò il menu alla cameriera con un gran sorriso incoraggiante: « Mi spiace, ti ho dato da fare. » Le disse, un po’ in colpa. Tornò quindi all’attenzione di Virginia, non riuscendo a cancellarsi il sorriso dal viso. « Bene, a questo punto, ci diamo del tu? Quando si è compagni d’abbuffate non riesco a mantenere i formalismi. Anche se, beh, ci sei andata piuttosto leggera. Io, però, ti avevo avvertita, non ci vado per il sottile con queste cose. » Il vociare delle persone intorno a loro non era affatto fastidioso e li accompagnava in sottofondo, il sole splendeva caldo e una mite brezza accarezzava la pelle: Rhaegar si sentiva di ottimo umore e quando era di ottimo umore adorava parlare. « Mentre aspettiamo la nostra eroina con il cibo, dimmi, ti trovi bene al Ministero? Non è proprio un bel periodo questo, con tutto ciò che accade, ma spero che al tuo Livello le cose siano più semplici. »
Il suo viso, nominando i problemi che il Mondo Magico Inglese stava vivendo, con le disgrazie che si abbattevano su Hogwarts e dintorni in particolare, si adombrò per un momento, ma non durò a lungo e la curiosità e l’interesse per Virginia furono di nuovo i protagonisti dei suoi occhi.
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view post Posted: 19/5/2016, 20:15     magical sweetness - Florian Fortebraccio WizCafè
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Rhaegar Wilde
¬ Diagon Alley ; ¬ Weather; Sunny
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Virginia Brown era una donna assai diversa dalle classiche Ministeriali con cui spesso Rhaegar aveva a che fare. Essendo il Capo Auror, le mansioni con cui più aveva contatti era il Wizengamot e l’Ufficio per l’Applicazione della Legge sulla Magia: solitamente gli esponenti femminili di quei livelli erano fastidiosamente pignoli, tutte strizzate nei loro anonimi tailleur Babbani o cupe tuniche da Strega, i capelli stretti nelle crocchie e la parlata spicciola e impostata di chi era abituato a scrivere cavilli ventiquattr’ore su ventiquattro. Oh, certo, di eccezioni ce n’erano di tanto in tanto, ma erano casi più unici che rari. Virginia, invece, era incredibilmente ironica e autoironica, una caratteristica che Rhaegar condivideva e che ben pochi avevano e sapevano apprezzare. Riusciva facile scherzare con lei, che era affatto incline alla solida etichetta lavorativa, e sembrava saltare a pié pari qualsiasi noioso convenevole con la stessa grazia con cui si era Smaterializzata a Diagon Alley. « Miss Brown, accidenti, lei sembra essere una delle pochissime persone su questa Terra che abbia dimestichezza con la Smaterializzazione. Mi insegna il suo segreto?» Osservò, accusando appena il leggero fastidio di cui lui, invece, era sempre vittima durante quella pratica: quasi preferiva la Passaporta e il suo amo infilato dritto nell’ombelico. Quando udì la scherzosa invocazione di Virginia, Rhaegar non poté fare a meno di scoppiare a ridere, mentre lei subiva un improvviso sprint e con una agilità straordinaria per una in equilibrio su quei trampoli — *Mi chiederò sempre se le donne posseggano una licenza ed una patente per camminare sui tacchi* —e si precipitava verso la vetrina. In pochi passi, l’uomo l’ebbe raggiunta, pregustandosi con l’occhio sano le squisitezze esposte, mentre quello Magico si muoveva alla ricerca di un tavolo libero, individuandone uno in un angolino appena liberatosi dai precedenti avventori.
« Non sono assolutamente il tipo da insalatina, miss Brown, gliel’assicuro. Non oggi almeno. Per quanto mi riguarda, potrei benissimo mangiare mezza tonnellata di panna montata e poi passare alla bistecca col purè nell’immediato. » Affermò, con la serietà tipica che assumeva quando parlava di cibo e Rhaegar adorava parlare di cibo. E adorava ancor di più che Virginia fosse sulla stessa linea di pensiero: gli era capitato di uscire con donne che mangiavano due carotine sparute e un po’ di formaggio light e quel segnale era bastato per fargli mettere una grossa ed immaginaria “X” sopra la testa delle interessate.
Anche in quello, Virginia Brown era diversa e il suo sguardo estasiato —che Rhaegar notò indugiare per un attimo sulla sua benda— era un esempio lampante della genuinità di quella gioia.

«Sì, direi che possiamo approfittare di questo bel tempo, andiamo a sederci. » Annuì, mentre si avviarono verso il tavolo libero. Da manuale, Rhaegar invitò la donna a sedersi per prima, scostandole appena la sedia ed una volta che ella si fu accomodata, si sedette anche lui.
« Beh, sotto a chi tocca! E non faccia complimenti, come le ho detto, offro io. Le mie mani stanno perfettamente, direi che è il minimo per ringraziarla. »
Ormai al limite della sopportazione, lo stomaco di Rhaegar brontolò rumorosamente e l’uomo fu grato che in quel momento un uomo seduto al tavolo vicino avesse strusciato la sua sedia sulla pavimentazione, coprendo così quel fastidioso inconveniente. *Ops tuona.* Ora che aveva il menù in mano, l’Auror si ritrovò in brodo di giuggiole: era una vita che non si recava dal buon vecchio Florian e, con sommo piacere, Rhaegar constatò che l’ammontare di prelibatezze era stato triplicato. Abbassò il menu, sbirciando la sua compagna di mangiata:
« Qualcosa in particolare da consigliare ad un obeso dentro? » Rise.
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view post Posted: 27/8/2015, 17:33     ~ Breathe Again - La Capitale del Mondo Magico
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Ah, com'era stanco di quelle maledette insinuazioni. Rhaegar rimase immobile, trattenendo un sospiro, che era rimasto impigliato nella sua gola come una falena nella tela del ragno. Lo infastidiva, lo sfiancava perché sapeva che tutto quello che Hope pensava era reale: sì, preferiva scriverle, dannazione, che c'era di male in questo? *La ferisci, e l'hai illusa, pezzo di deficiente: ti pare poco?*
Corrugò impercettibilmente le sopracciglia, mentre guardava distrattamente il lento scorrere del Tamigi sotto di sé: le placide acque sembravano quasi i suoi sentimenti. All'apparenza scorrevano lenti, ma al di sotto della superficie, le correnti si sprigionavano e soltanto poco più avanti generavano piccoli mulinelli. Ecco, era una perfetta rappresentazione di come si sentiva: si sforzava di tenere a freno quel cuore maledetto, di legare le emozioni e mantenerle quiete, ma bastava un niente, una semplice parola di quella ragazza a increspare le acque e a tormentarle. Tuttavia, per una volta, l'argomento lavoro giunse lieto come una sottile, piacevole brezza, allietandolo e distraendolo da altri molesti pensieri. Sentir nominare Cedric anziché innervosirlo, questa volta lo tranquillizzò: solo lavoro, si disse, è solo lavoro. E tutto sembrò più facile, più semplice.
« Sì, l'ho saputo. » Disse semplicemente, voltandosi con scioltezza e appoggiando la schiena al parapetto. Incrociò le braccia, scoccando una rapida, impenetrabile occhiata alla donna. Forse Hope aveva un unico difetto: aveva il cuore morbido e questo aveva sempre spaventato e preoccupato Rhaegar, perché in quel lavoro era un pregio tanto quanto un rischio.
« Probabilmente no, non è un pericolo per gli studenti di Hogwarts e alla fine, hai fatto bene ad assumerlo. Sei la Vice-Preside, avrai sicuramente occasione di stargli dietro. » Quel pensiero, improvvisamente, gli lanciò una stilettata di fastidio all'altezza della bocca dello stomaco. Beh? E quello cos'era? Gelosia? *Puttanate.*
« Ho saputo, però... » Riprese, come se niente fosse. « Che fin troppi individui sospetti si aggirano nel Castello. Quel maledetto Profeta non ha fatto altro che raccontare episodi di Magia Nera e attaccare il Ministero per la nostra nullafacenza, quindi stai ben attenta. » Quando pronunciò il nome del famoso giornale del Mondo Magico, Rhaegar sembrò sputarlo fuori con rancore. Certo, i tempi in cui Peverell e la Bennet erano i capi del giornale erano lontani, ma non riusciva proprio a togliersi di dosso l'antipatia per quel quotidiano.
L'uomo rimase così in silenzio: soltanto il lento scrosciare dell'acqua, qualche sirena in lontananza e l'abbaiare di un cane si potevano udire nella Londra addormentata, così frenetica il giorno. Nonostante l'argomento di quella chiamata notturna fosse, infine, saltato fuori, quell'iniziale tranquillità che aveva provato, aveva lasciato il posto ad una tensione difficile da scacciare via e che si insinuava come un brivido in un corpo caldo. C'era qualcos'altro sotto e questo Rhaegar proprio non riusciva a toglierselo dalla testa. Si inumidì le labbra, prima di parlare ancora, nascondendo il nervosismo ad arte.

« Cos'hai avuto modo di vedere in Cedric? Hai notato qualcosa di particolare tanto da darti una sicurezza del genere? » Le chiese, serio, guardandola con attenzione e scrutando il suo volto. Ricordava ancora il giorno del ritorno di Black al Quartier Generale e l'enfasi con cui Hope aveva cercato di tranquillizzarlo. Doveva ammetterlo: ne era rimasto infastidito, ma come poteva rimproverarla se lei stessa incarnava un'ideale che lui, da molto tempo, aveva lasciato avvizzire? Forse era per questo che sentiva l'urgenza di allontanarla, che avvertiva come imperdonabile l'errore commesso, impossibile da sopportare la sua vicinanza e fastidiosa la sua mancanza.
Senza accorgersene, la mano accarezzò dolcemente la stoffa della sacchetta che teneva legata alla cintura.
view post Posted: 18/6/2015, 15:35     ~ Breathe Again - La Capitale del Mondo Magico
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Mentre la voce della ragazza riempiva il silenzio di quella strada solitaria, l'occhio Magico di Rheager era fisso sulla ciambella della colonnina, come se quella fosse stata una calamita irresistibile. Sotto la luce del lampione, la glassa luccicava invitante, ma la sua presenza lì, posizionata ad hoc sopra un tovagliolino bianco, gliela faceva sembrare inevitabilmente indigesta. Si sentì un idiota, soprattutto perché un piccolo sprazzo di tenerezza, scaturita dal gesto di Hope, si era affacciata in lui, stringendo il suo cuore con un tocco di calore che, davvero, voleva evitare ad ogni costo. Deglutì piano, costringendo la bizzarra pupilla a guardare qualsiasi altra cosa, meno che il dolce e, fortunatamente, Rhaegar ci riuscì. L'occhio sano, invece, osservava Hope mordersi il labbro, avvicinarsi quasi con tentennamento, accorciando la distanza —fisica— che li separava: questo, se possibile, gli piacque ancor meno e lo costrinse a muovere un passo di lato, senza neanche rendersene conto. La guardò senza dir nulla, ascoltando ciò che aveva da dire e quando lei finì, sbuffò divertito.
L'aveva disturbato?
*Sì*
« No, tranquilla. Nessun disturbo. » Fu ciò che disse, con naturalezza, stringendosi nelle spalle. Quando era con Vidhar amava la solitudine ed era un momento che spesso e volentieri, durante la lunga giornata, rimpiangeva. I suoi pensieri erano dolorosi, sì, ma in un certo senso ci si crogiolava con nostalgia. Scacciando quella sensazione dalla mente, Rhaegar infilò la bacchetta, che ancora stringeva, nella tasca dei pantaloni mentre, alzando eloquentemente un sopracciglio rispondeva al tono beffardo della sua Ispettrice. « Beh, il mio sedere ti ringrazia, Hope, ma ti assicuro che lo tengo in movimento. » Ridacchiò, ostentando la solita calma e la solita aria bonaria che lo distinguevano sempre. Quel suo aspetto gli tornava sempre utile quando si trattava di fingere e riusciva a tenere sotto controllo qualsiasi cosa. Inoltre, ora più che mai sentiva il bisogno di buttarla a ridere, poiché quella situazione non gli piaceva affatto e c'era come un'attesa, nell'aria, impossibile da ignorare. Però, pensò, Hope poteva benissimo parlargli di qualche missione. Altrimenti perché quel preambolo sull'Ufficio? Sì, era così, si convinse. Eppure, non gli riuscì di rilassarsi.
« Però, devo comunque dirti che non puoi usare il Distintivo come un cerca persone, Hope. » La sua espressione si fece improvvisamente seria, al ricordo del pericolo in cui lui l'aveva creduta solo fino a pochi minuti prima e ben lungi dal volerla rendere partecipe della sua preoccupazione, lo mascherò abilmente come un rimprovero. « Avresti potuto mandarmi un Gufo a casa, o, comunque, mandarmi una comunicazione in ufficio. Se volevi parlarmi fuori dal Ministero, non era un problema, basta saperlo. » Sospirò appena, allontanando il viso da lei e portando lo sguardo sano verso le placide acque del Tamigi. Sentiva ancora un senso di irrequietezza non ben identificato, una tensione che gli stringeva le viscere ogni qualvolta si avvicinava a lei più del necessario.
« Allora, che volevi dirmi? » Si decise a parlare solo dopo un minuto di silenzio perso, apparentemente, a contemplare il calmo fiume. E se il suo occhio era fisso sull'acqua, quello Magico invece era ora intento a osservare la fanciulla, pur sapendo in principio che ogni espressione su quel viso da bambola lo avrebbe, inevitabilmente, colpevolizzato.
Però oh, sì, l'aveva intuita e percepita la silenziosa accusa che Hope aveva abilmente nascosto dietro la scusa della scrivania "piena dei suoi messaggi".(poteva farli Evanescere, non era una Strega?)
Il problema era che Hope non era una sciocca o una sprovveduta, era straordinariamente brillante ed accorta e non poteva certo sperare di fregarla così... anche se beh, ci aveva provato. Sicuramente lei si era chiesta perché lui non l'aveva più convocata nel suo ufficio, perché non l'aveva messa al corrente di svariati argomenti a voce, anziché via Promemoria, ma come spiegarle l'enorme errore che lui stesso aveva compiuto? Il bisogno, quasi primordiale, di mettere le distanze, di fortificare il muro che, per Merlino, doveva proprio rimanere fra lui e il resto del mondo.
Era stato uno sbaglio, invitarla a quel maledetto Ballo, questo si era ripetuto per un anno intero. Uno sbaglio, mostrarsi così nudi a quelle maledettissime iride smeraldine, tanto limpide quanto pure.

Sì, si disse, poggiando una mano sul parapetto e afferrando con forza la pietra: l'errore era suo. Doveva rimediare e se il prezzo da pagare era il rancore... forse poteva quasi accettarlo.

view post Posted: 24/4/2015, 16:46     ~ Breathe Again - La Capitale del Mondo Magico
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Quando uscì dalla doccia, l'aria gelida e polare del bagno lo congelò completamente. *Brrrr... Merlino ballerino, che freddo*
Tremando come una foglia, Rhaegar corse nella camera da letto dove un fuocherello scoppiettava nel camino, intiepidendo la stanza e donandole dei caldi riflessi ambrati. Era appena inizio primavera e sebbene durante il giorno si stesse relativamente bene, l'infame umidità dell'Inghilterra contribuiva sempre a rendere le serate troppo fresche per i suoi gusti. Si diresse, quindi, verso l'armadio, ignorando il caos che regnava sulla sua scrivania —e che sembrava urlare "lavora imbecille!"— e scelse un paio di jeans grigio ardesia ed un pullover più scuro. Per quel che doveva fare di lì a poco, non era l'ideale indossare abiti da mago. Una volta vestitosi, si piazzò davanti al fuoco, scaldandosi le mani e buttandosi, a peso morto, sulla poltrona in tweed verde piazzata ad arte di fronte al caminetto, dove solitamente Rhaegar si concedeva piacevoli letture notturne e altrettanto piacevoli sonnellini pomeridiani. Rapido come un fulmine, Mr Bombastic piombò sulle sue gambe, acciambellandosi e cominciando a far le fusa. Rhaegar restò così, immobile, osservando pigramente le lingue di fuoco lambire i ciocchi di legno, mentre la sua mente, esausta, cercava di allontanarsi dal ricordo che le fiamme, da sempre, gli suscitavano, inquietandolo nonostante tutti quegli anni.
« Ehi, Mister. » Disse tutto d'un tratto, grattando dietro l'orecchio il grasso micione che continuò a ronfare. « Mi fai alzare? Vidhar avrà fame. »
E così dicendo, mosse appena una gamba, quel tanto che bastava per far scendere l'animale che, con un miagolio infastidito, balzò giù per andare a piazzarsi in cima alla pila di scartoffie della scrivania. *Pigro come il padrone.* Convenne l'uomo, ridacchiando fra sé e sé e dirigendosi in cucina. Dal frigo prelevò un grosso involto di carta macchiata di sangue e la poggiò sul tavolo, facendo attenzione ché Mr Bombastic non se ne accorgesse, o avrebbe pianto di lì fino alle prossime settimane per averne un bocconcino. Tornato in camera, prese al volo una giacca di pelle, la bacchetta e poi, per ultimo, il fedele distintivo d'argento che infilò in una tasca dei pantaloni. Ormai era diventata una routine e non capitava mai che uscisse senza averlo con sé. Di nuovo in cucina, prese il pacchetto ed uscì dalla porta che dava sul retro del piccolo giardino della sua modesta villetta.
Rhaegar viveva in un quartiere alla periferia di Londra piuttosto tranquillo e quasi per lo più abitato da silenziosi vecchietti. Non era particolarmente grande, né eccessivamente lussuoso, ma era l'ideale per chi voleva un po' di tranquillità. Amava quella pace e amava, soprattutto, starsene lontano dalle luci della città: lì il cielo non era proprio il massimo, ma, alzando il capo, spesso e volentieri poteva persino vedere qualche costellazione brillare luminosa contro la spessa coltre notturna. Quella sera, però, non c'era granché da guardare: le nuvole solitarie che passavano nel cielo notturno coprivano non solo le stelle, ma anche buona parte della luna, rendendo tutto più buio a dispetto dei —pochi— lampioni della via principale. Nonostante questo, Rhaegar non sembrava aver problemi e a passo sicuro si diresse verso il confine del proprio giardino che sfumava in un piccolo boschetto privato.

« Vidhar? » Chiamò a voce bassa, srotolando nel frattempo il pacchetto: quando l'odore pungente della carne cruda si liberò nell'aria frizzante della notte, dei rumori provennero dall'interno della selva.

Thestral_on_land


Le foglie secche e i rametti scrocchiarono quando l'animale li calpestò e a poco a poco, il muso appuntito del Thestral fece la sua comparsa nel giardino, annusando l'aria e sbattendo quietamente le ali in segno di saluto verso l'uomo.
« Ciao bello. » Lo salutò Rhaegar, allungandogli una grossa fettina di manzo che la Creatura prese con incredibile delicatezza dalle sue dita, masticandola con voracità. Come sempre quando lo vedeva, Rhaegar sorrise e allungando una mano verso la sua testa, lo accarezzò con dolcezza, sentendo familiarità nel contatto con quella pelle leggera come carta velina. Chiunque lo avesse visto in quel momento, sarebbe rimasto scioccato nel vedere un uomo impalato di fronte un boschetto intento ad accarezzare l'aria, mentre delle fettine di carne ai suoi piedi scomparivano divorate dal nulla. Solo determinate persone, del resto, potevano vedere Vidhar e la sua razza e Rhaegar era uno di quelli; in cuor suo, però, tante volte avrebbe preferito non essere in grado di vedere i Thestral. Continuò a nutrire la creatura, osservandola mangiare e sentendosi molto più rilassato di quanto non lo fosse davanti il fuoco. In fondo Vidhar era l'unica cosa che gli rimaneva, del suo passato. Lui e l'Occhio.
Fu mentre ripensava a quando l'aveva trovato da cucciolo, nei pressi di una foresta della Norvegia, il suo paese di nascita, che qualcosa gli punse la gamba. Imprecando per la sorpresa, l'uomo tirò fuori dalla tasca il distintivo, mentre un'acuta morsa gli stringeva lo stomaco nel leggere le lettere che a poco a poco spiccavano nell'argento. L'involucro con la carne cadde a terra con un piccolo tonfo.

« Hope?! »

Pochi attimi dopo, il secco "pop!" di una Smaterializzazione spezzò il silenzio nell'assonnato vicolo londinese. Cauto, infilando una mano in tasca per stringer la bacchetta, Rhaegar si guardò attorno, osservando la situazione sulla via principale da dov'era giunta la chiamata. L'occhio Magico, tuttavia, schizzando da una parte all'altra dell'orbita, sotto la benda nera, non riscontrò pericoli ed il silenzio, ad eccezione del lontano rumore delle macchine e lo scroscio lento del Tamigi, regnava sovrano. Un vago senso di tensione prese vita nelle sue viscere e Rhaegar, lentamente, si avvicinò all'angolo della stradina per scrutare se vi fosse via libera. Non vide nessuno, se non un'inconfondibile ciambella adagiata su un'anonima colonnina più avanti: la sua glassa rosata spiccava stranamente alla luce giallastra del lampione. Uscì dunque allo scoperto, le mani ancora in tasca. Mentre vi si avvicinava, la tensione si sciolse e una pesante stanchezza gli caracollò addosso quando vide il biglietto appoggiato al dolce.
« Dovevo immaginarlo... » Mormorò, raggiungendo la colonnina e voltandosi in direzione della donna che lo attendeva poco più in là.
Nonostante non la vedesse da un bel pezzo, se non rapidi incroci nel Quartier Generale, il viso di Hope era impossibile da dimenticare e rimanere vivido, contro ogni sua volontà, nella sua memoria.

« Perché questa sceneggiata? » Fu ciò che gli uscì dalle labbra. Il suo non fu un rimprovero e sebbene avesse voluto sembrare più rude, la sua voce non aveva altro che una nota stanca e rassegnata. La ciambella lì vicino, per la prima volta, aveva perso tutta la sua attrattiva.
view post Posted: 7/12/2010, 20:46     Organizzazione C.R.E.P.A - News & comunicazioni
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