where there's a hitch, I solve it?
Hai preso abbastanza passaporte nella tua vita per reagire alla cosa piuttosto bene. Ti basta chiudere gli occhi – e la bocca, che non si sa mai cosa ci finisce dentro nel viaggio – e concentrarti su un pensiero fisso, di solito felice. Pensi ai tuoi genitori, ma ti sfugge: ti chiedi se sarebbero stati fieri di te ad aver scelto questa carriera o che avrebbero preferito vederti al San Mungo – come medimago, sia chiaro – in una posizione meno rischiosa, più congeniale alle tue caratteristiche. Più congeniale all’idea che avevano di te, fino a quando ti hanno potuto stringere a loro. E ti chiedi se di quella bambina che giocava a curare la gente sia rimasto qualcosa.
È una mano sulla spalla ed il terreno sotto i piedi a farti allontanare da quei pensieri che, tuttavia, ti hanno scosso. Apri gli occhi, sbatti le palpebre un paio di volte, la luce ti dà fastidio ma ti ci adatti velocemente.
«Ivory House» lo sussurri a te stessa, non può essere altrimenti. Una struttura che si sviluppa su due piani e una mansarda, se le finestre che vedi non mentono. Tenuta perfettamente, poi. È nell’immaginario comune aspettarsi che i luoghi degli omicidi siano macabri. Non questo, però. Ti ritrovi a controllare ogni finestra per tentare di notare un vetro rotto, una crepa, qualsiasi cosa. Ma forse da quella distanza ti viene difficile.
«Grenger, sì?» fai un cenno con la testa e cerchi di essere discreta nel guardarlo. Un Antimago, non può essere altrimenti. L’Otho di cui ti parlavano, forse? Non lo squadri come fa lui con te e piuttosto mantieni il volto disteso. Gli Antimago vi odiano, lo sai. Vi odiano perché hanno un complesso di inferiorità, forse o perché qualche Auror glielo ha fatto credere. Vi odiano perché statisticamente lavorano più di voi ma finisco di meno sulla Gazzetta. Vi odiano per una quantità di ragioni che tra vere e false non hai tempo di analizzare.
Cerchi di appuntarti mentalmente i loro nomi ma la possibilità che li dimentichi è alta. Reid è l’unica donna, non può sfuggirti. Madison – o Otho, come accidenti vuole essere chiamato – lo hai sentito già troppe volte nelle discussioni in corridoio, sicuramente lo terrai a mente. Il ragazzetto conta quanto te quindi ti dici che è superficiale pensare a lui. Se qui per altro, comunque.
«Grazie.» dici con un cenno a Freeman –
Freeman, ricordalo – prima di iniziare a seguirlo verso gli altri.
«Se vuoi andare da altre parti, chiedi sempre a Otho. Se non lo trovi per qualche motivo, sono io il secondo in comando sul campo.»
«Capito, grazie.» ti mantieni di poche parole e fai bene.
Quando arrivi vicino agli altri ti senti come la sfigatella nei film babbani che si presenta alla festa senza essere stata invitata. Nascondi entrambe le mani nella giacca, mantieni la schiena quanto più diritta possibile e ti prepari all’impatto. Otho ti parla – o ti insulta che pare lo stesso per lui – e capisci dal suo tono che ti odia. Capisci dal suo tono che il tuo primo compito è quello di essergli simpatica se vuoi evitare del nonnismo improvvisato. Sposti lo sguardo su Coleman solo quando lo senti ridere. E pensi che quella cosa di uno sguardo che fulmina sia adatto al tuo, in quel momento. Nella classifica delle cose che non ti piacciono, essere presa per il culo è molto in alto. Hai accumulato sulle spalle già lo stress di essere una schiappa nel tuo ufficio, lo stress di questa prima responsabilità, lo stress del trasferimento e lo stress della vita perciò vorresti evitare lo stress di questo coglioncello.
«Mi dispiace se noi auror abbiamo questa reputazione tra voi,» lasci che il tuo sguardo abbandoni Coleman e distendi il viso quando torni su Otho.
«Signore.» Congiungi le mani dietro la schiena.
«Ma sono qui per imparare, come ha detto lei. Ed esservi d’aiuto dov’è possibile.»Sei rigida, hai tutto il corpo sull’attenti. È che ti fidi di loro quanto loro si fidano di te, probabilmente. Alla battuta sul succo sorridi, che magari pensa di essere in una serata di stand-up commedy e ha bisogno dell’audience che gli applaude. E sei anche tentata di rispondergli che forse hai iniziato la giornata con le palle girate. Ma ti trattieni, per ora.
«Ho letto tutte le informazioni del fascicolo. Quattro membri dello staff morti, uno sparito nel nulla.» Il nostro uomo, immagino.
«Struttura nuova in un quartiere tranquillo.» Alzi lo sguardo verso l’edificio per poi spostarlo intorno prima di tornare da Otho.
«Ma se avete altre informazioni, ascolto volentieri. O un succo.»Perché potresti essere anche la sfigatella dei film babbani, ma te l’invito lo hai ricevuto.