Si levo' un leggero venticello, uno degli ultimi superstiti di quell'inverno nevoso e rigido.
La maggior parte degli alberi, avevano solo timidi germogli che sbocciavano, scaldandosi in quel tiepido sole del tramonto, mentre altri, invece, gettavano gia' piccole foglie verdi.
Nell'aria, il profumo leggero degli asfodeli, di quei narcisi che in Inghilterra crescono selvaggi un poco da tutte le parti.
Circondata da questi, nella piccola piazzetta davanti ad alcune abitazioni, vi era, accostata verso il muro sud, a fianco ad una torcia, dalla fiamma traballante, una vecchia signora.
Le mani ossute, grinze e macchiate da screziature grigiastre, erano strette l'una all'altra nel grembo, ingioiellate da pesanti anelli variopinti, il corpo, curvo e gobbo, celato da una mantella verde scura.
Era seduta, su una sedia scricchiolante, di quelle con il sedile in paglia, mentre gli occhi, scuri, segnati da profonde rughe attorno e terrbilmente vaqui, erano fissi su una sfera di cristallo, che era posata su un piccolo cuscino, lurido e sgualcito su di un tavolino a tre gambe, anch'esso sgangherato.
Digrigno' la bocca livida, tagliuzzata un poco dal freddo, un poco da piccole rughe che partivano dalla parte superiore del labbro, mentre gli occhi, ora si sollevarono come se li avesse visti...
I ragazzi non erano troppo lontano, una decina di metri e poterono udire la sua voce, anche se, era solo un sussurro...
-venite...-
Mano sinistra' che ando a muoversi, a sollevarsi appena sopra il tavolo, muovendo le dita sottili, come se li stesse afferrando.