Safarà

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view post Posted on 18/2/2020, 17:29
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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Safarà continua ad essere uno dei miei posti preferiti, ed effettivamente da quando ho scoperto che Nieve Rigos lavora lì ho smesso di andarci. In effetti non la vedo da un pezzo e, con un po' di galeoni nel portafoglio, decido di andarla a trovare.
"Rigoooos!"
Entro urlando e spaventando una vecchietta che inizia a fissarmi malamente prima di uscire, così lo dico una seconda volta ma questa volta con un tono normale, ora che sono più vicino alla Grifondoro.
"Rigos! Volevo comprare delle cose e ho subito pensato a te. Mi servirebbero della calzature degli elfi, una fascia del peccato e un mantello della resistenza."
Mentre aspetto che la ragazza mi va a prendere le cose aggiungo un po' di pepe alla discussione.
"Vi riprenderete quest'anno? Voi Grifondoro intendo, al Ministero per tutta l'estate non facevano che parlare di quanto avete fatto schifo...e non ti nego che gli altezzosissimi Corvonero non riesco proprio a mandarli giù."



Dovrei spendere 78 pulitiiissimi, calzature d(e)gli elfi, fascia del peccato e mantello della resistenza.
 
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view post Posted on 11/3/2020, 15:55
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entropia.

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guxwaIY«Mi avrai anche detto di tenermi fuori dai guai. Ma ti sei ricordato di dire ai guai di tenersi alla larga da me? Non penso proprio, quindi assumiti le tue responsabilità. Ho preso quello che ci spettava? Sì. Per farlo ho dovuto scazzottarmi con un nano? Può darsi. Sono tornata sana e salva in negozio? Direi che sul "salva" ci siamo. Quindi, non facciamola tanto lunga e passiamo oltre. È tutto quello che ho da dire sull'argomento e questo è quanto.»
L'arringa di Nieve pose fine a una diatriba, che si trascinava da una buona mezz'ora, con la delicatezza che solo lei avrebbe saputo mostrare di fronte a un qualsiasi interlocutore. La questione era sorta quando il datore di lavoro l'aveva vista entrare a passo di marcia in negozio, l'espressione furiosa e i denti stretti su una sequela di imprecazioni pronte ad essere pronunciate. Non si era sperticata in spiegazioni, nossignori. Con quello stesso atteggiamento furibondo, aveva sbattuto malamente la borsa coi galeoni sul bancone, assestato un calcio iroso a uno sgabello ed estratto la bacchetta. Per un attimo, allibito da un comportamento abbastanza sui generis perfino per la Nieve sopra le righe cui era abituato da oramai quattro anni, l'omone alto e tarchiato noto come proprietario di Safarà aveva temuto che mandasse in malora l'intero locale a suon di incantesimi. Invece, costringendosi alla calma, quella piccola furia prepotente che non si era ancora deciso a licenziare aveva evocato un bendaggio, lanciato un guaito ed era tornata a tacere. Aveva dovuto forzarla a suon di minacce per costringerla a vuotare il sacco.
"E, comunque, sta messo peggio lui, te lo assicuro" gli aveva detto sul finire del resoconto, imbronciata come non mai, mentre s'appollaiava sulla cima dello scranno che aveva avuto la decenza di risistemare.
"Non ho nessuno dubbio a riguardo, credimi" le aveva risposto il capo, incapace di trattenere uno sghignazzo. Poi, preoccupato da eventuali ritorsioni, le aveva domandato di descrivergli ancora la dinamica degli eventi. "Devo capire cos'è andato storto!"
Questo era, né più né meno, l'umore della Rigos quando Maurizio Pisciottu fece il suo trionfale ingresso da Safarà, intenzionato a mettere mano al portafogli in un modo che avrebbe solitamente allietato la garzona. Invece, contrariata com'era, nel vederlo entrare, balzò in piedi come scottata e gli puntò contro la bacchetta.
«Ah, sei solo tu!» Era sollievo o delusione la nota intervenuta a sporcare la sua considerazione? «Ti prendo tutto, ma vedi di stare buono o dico a Stephanie che mi hai tradito anche tu. Come minimo, piglia te e Horus, vi cosparge il capo di cenere e vi fa fare tutta Hogsmeade in processione per espiare i vostri presunti peccati» gli disse, ghignando. Alludeva, ovviamente, ai pettegolezzi sul suo conto e alla maniera tutta rocambolesca che avevano trovato di articolarsi perfino di più, alcuni mesi addietro. Per togliersi dallo scomodo impiccio amoroso nel quale l'avevano ficcata le dicerie e che aveva per protagonisti l'ex Caposcuola Tassorosso e l'ex Caposcuola Serpeverde, Nieve aveva dovuto servirsi dell'Antimago e trasformare il triangolo in un più confusionario quadrilatero. A distanza di mesi, ancora stentava a menzionare gli altri tre in presenza della concasata nel timore che l'unico modo per salvarsi da un interrogatorio fosse quello di ingigantire quell'immenso fraintendimento con un'altra — l'ennesima — bugia. Maurizio, d'altra parte, non fu proprio brillante nella scelta del successivo argomento di conversazione. «Oggi-non-è-giornata» si limitò a ribattere, serrando le labbra mentre impacchettava gli articoli richiesti dall'uomo e sentiva la rabbia rimontare, immonda, dentro di sé. Persuasa di riuscire a trattenersi, dovette ricredersi quando, del tutto inaspettatamente, si sentì aggiungere: «E, comunque, puoi dire ai Corvonero che noi avremo anche fatto schifo quest'anno, ma loro fanno schifo sempre. Quindi, bu-hu!» Tirò con più violenza del consentito il cordoncino di un involto, sicché lo spezzo. «E vaffanculo! Senti...» gli disse dopo aver preso un lungo respiro, «... ti va bene lo stesso se l'impacchettamento è un po' maldestro? Perché, come puoi vedere
— ed esibì con una certa fierezza l'arto bendato — sono leggermente impedita oggi, causa rissa con un maledetto nano scroccone del cazzo». Il ghigno di Maurizio gliene strappò uno di riflesso. «Mi devi 77 galeoni puliti puliti. Ti farei lo sconto, ma il boss è già alterato per la colluttazione. Facciamo alla prossima occasione, che vuol dire "passa presto, wink wink"».



Maurizio
Spesa complessiva: 77 galeoni

Aggiornato.


"Per fortuna, mia sorella è la garzona del negozio, quindi mi aggiornerà presto!" (cit.)
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:bello:
 
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view post Posted on 2/4/2020, 17:45
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Erano passati secoli. Diversi anni, memorie, pericoli, esperienze si erano avvicendate in quel lasso di tempo che lo aveva tenuto lontano da quel posto: safarà, la bottega delle meraviglie, dei misteri.
Fu quindi quasi travolto dai ricordi e dalle emozioni che essi evocavano quando in quel pomeriggio di quel mese qualunque spingeva con la mano la porta facendo tintinnare la campanella che vi era collegata.
Aveva un valido motivo per tornare in quel negozio, questa volte da cliente più che da garzone. Si trattava del pagamento di un debito, quasi un dovere verso l’amico a cui non poteva mancare.
Sirius percorse la distanza che lo separava dal bancone gettandolo lo sguardo a destra e manca. Conosceva molto bene quel posto e la posizione di ciascun oggetto sugli scaffali. Ci aveva lavorato davvero per tantissimo tempo. Era curioso di sapere se le cose fossero cambiate, se le abitudini, la merce si fosse modificata durante la sua lunga assenza. Scorgeva gli oggetti nuovi, gli immancabili, ma la sua ricerca volgeva ad altro, qualcosa che aveva sempre desiderato per sé e mai acquistato ma che ora, stranamente, desiderava per qualcun altro.
Quando la sua ricerca venne interrotta dal garzone di turno la sua concentrazione poté finalmente focalizzarsi sulla sua richiesta. Sicuramente ne avevano ancora qualche pezzo. Non era mai stato un oggetto magico molto richiesto.
<< Buonasera, chiedo scusa. Vorrei acquistare un pensatoio se è possibile. Si tratterebbe di un regalo. Per caso ne avete ancora qualcuno? >>

 
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view post Posted on 4/4/2020, 18:46
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Stefany Edwings

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Era un freddo pomeriggio d’inverno quando Stefany, dopo aver seguito la sua prima lezione di incantesimi, si preparò per il suo primo giorno come garzone nella bottega Safarà. Giunta ad Hogsmeade si mise in cerca della bottega e, dopo aver ricevuto indicazioni da un’anziana e non troppo gentile strega che si aggirava per le strade del borgo, riuscì a raggiungere la destinazione. Essa era situata sulla cima di una scalinata in un vicolo stretto e non molto rassicurante, specialmente per una giovane strega come lei. Tuttavia la corvonero non si fece scoraggiare e salì gli scalini tutti d’un fiato. Era così emozionata per il suo primo giorno di lavoro che nulla al mondo l’avrebbe fermata. Giunta sull’uscio della porta, Stefany lesse l’insegna per accertarsi di essere nel posto giusto. L’insegna, dai tratti un po’ sinistri, recitava proprio “SAFARA’”. Si accostò alla porta e l’aprì. Ad attenderla c’era il padrone della bottega che le consegnò le chiavi d’ingresso e quelle degli scaffali. Il locale era rischiarato dalla luce soffusa delle candele, le quali illuminavano gli oggetti contenuti negli espositori posti lungo le pareti. Era così emozionata e ben presto iniziò a girovagare per quello strano ed affascinante negozietto. D'altronde sin da bambina amava addentrarsi tra gli scaffali della bottega di sua madre a Diagon Alley per scoprire tutto ciò che era contenuto in essi. Gli oggetti presenti negli scaffali di Safarà dovevano essere di gran valore poiché chiusi a chiave all’interno delle vetrine le quali permettevano ai clienti la sola vista. Non conosceva l’esatto utilizzo di tutti gli oggetti esposti, ma cercò di memorizzarli ad uno ad uno per poter poi fare ricerche su di essi. Voleva essere preparata e pronta per qualsiasi richiesta le sarebbe stata posta.

D’un tratto udì il tintinnio della campanella che annunciava l’ingresso di un nuovo cliente. A varcare la soglia fu un uomo dall’aria familiare; sarebbe potuto essere un docente della scuola, ma lei, fino a quel momento, non aveva seguito le lezioni di tutte le materie. L’uomo avanzava a passi decisi verso il bancone, scrutando gli scaffali come se conoscesse a memoria l’esatta posizione degli oggetti presenti. Stefany non interruppe la sua osservazione finché egli non si apprestò al bancone. Emozionata per il suo primo cliente la giovane esordì:

Buonasera e benvenuto * o forse bentornato* da Safarà, sono Stefany e lavoro qui da poco, spero comunque di poterle essere d’aiuto!

Disse questa frase tutta d’un fiato e poi riprese:
Sta cercando qualcosa in particolare?

Il cliente cambiò subito espressione all’udire le sue parole, come qualcuno che viene svegliato nel bel mezzo di un sogno. Nonostante ciò la sua risposta fu repentina e decisa, il mago cercava un pensatoio. Stefany ne aveva vagamente sentito parlare ma non ne aveva mai visto uno prima d’ora.

Glielo prendo subito!

Stefany andò alla ricerca dell’oggetto richiesto e una volta individuato lo porse al cliente;

Ecco a lei, sono 35 Galeoni.




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view post Posted on 5/4/2020, 12:13
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Juliet Little ( )
«Pezzi di verità colti in modo casuale»
Chiuse il libro che stava leggendo. Si sarebbe stropicciato gli occhi pronta ad iniziare la giornata. La sua routine giornaliera partiva dal risvegliare il cervello con una bella lettura prima di alzarsi definitivamente dal talamo. Poi un po' di ginnastica per riprendere il ritmo frenetico della vita che conduceva. Un rumore avrebbe allontanato i suoi pensieri da ciò che stava facendo. Il gufo che aveva preso tanto tempo fa era lì che aveva fatto cadere il trespolo su cui era. «Ora, visto che ti vuoi muovere tanto, ti do io qualcosa da fare» avrebbe detto cerxwndo pergamena e piuma nel baule, ormai stracolmo di cose, utili e inutili, a cui difficilmente ci avrebbe rinunciato. Doveva fare mille compere, ma non poteva muoversi per via delle lezioni a cui non doveva, per forza di cose, mancare. L'altro giorno aveva sentito parlare da Casey di un certo posto, Magie Sinister, e senza darle tregua le aveva chiesto che cosa vendessero. Così senza perdere altro tempo avrebbe scritto le cose che più colpivano la sua curiosità. Il suo gufo sarebbe partito alla volta del luogo sinistro con una lettera e un sacchettino pieno di galeoni legato ad una zampa. Alla zampa aveva anche un'altra lettera e un altro compito. Dopo quel volo il gufo si sarebbe diretto, con un peso in più rispetto a prima, verso Safarà un altro posto in cui Juliet, da fuori, aveva visto oggetti non poco interessanti
the heart is deceitful above all things,


PicsArt_04-05-01

Da consegnare il tutto A Juliet Little,
Torre di Astronomia, Sala Comune Grifondoro
 
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Stefany Edwings

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Il giorno seguente Stefany ritornò nel piccolo negozio, aveva già memorizzato la strada e raggiungerlo fu un gioco da ragazzi. Quella mattina non aveva avuto lezioni e per questo motivo aveva passato tutto il suo tempo libero in biblioteca; era alla ricerca di informazioni e curiosità sugli oggetti venduti dalla bottega.
Non passò molto tempo dal suo arrivo quando si accorse della presenza di un gufo sul davanzale dell’unica piccola finestra dalla quale entrava una fioca luce. La ragazzina si avvicinò e si accorse che Ad una delle due zampe era legata una lettera ed un sacchettino contenente i galeoni per l’acquisto.

Nella lettera, che proveniva da una studentessa delle scuola, vi era una pergamena scritta a mano in cui veniva richiesto un paio di Stivali di Drow.

Stefany si recò nel retrobottega alla ricerca di quanto richiesto, e dopo pochi minuti tornò indietro con il pacco che il gufo avrebbe dovuto consegnare al mittente della lettera.

Il prezzo degli stivali era di 35 galeoni e all’interno del sacchetto trovò l’esatto importo.

Stefany legò il pacco alla zampa del gufo e lo lasciò libero di ripartire.

Quella fu la sua prima vendita a domicilio e probabilmente non sarebbe stata l’ultima.



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view post Posted on 9/4/2020, 10:35
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non cliccare

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Si era smaterializzato da Londra a Hogsmeade. Aveva fatto davvero tanti acquisti, ma la sua seta di spendere galeoni non era ancora finita. Prese dalla tasca una gomma bolle bollenti e si accorse che era l'ultima. Forse doveva passare da Mielandia prima di tornare al castello. Mentre andava verso il negozio di dolciumi si fermò di botto davanti alla vetrina di un negozio che non aveva mai notato, neanche a dirlo entrò. Si guardò intorno e setti quel prurito alle mani, doveva comprare qualcosa. Prese delle mere e andò alla cassa velocemente. Posò quanto preso. Buongiorno, vorrei prendere questi.






Lista della Spesa:
-Anello Mistico delle Sirene
-Calzature elfi
-Fascia del Peccato
-Mantello della Resistenza
-Copricapo Troll
-Ciondolo della scaglia di basilisco
-Ciondolo corno di unicorno
 
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view post Posted on 10/4/2020, 19:53
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Stefany Edwings

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Il suo turno lavorativo stava per volgere al termine, non si era vista molta gente in giro quella mattina, e per questo Stefany aveva utilizzato i momenti morti per curiosare qua e là per la bottega.
Ad un tratto il campanello appeso alla porta segnò l’ingresso di un nuovo cliente. Subito questi dopo aver preso alcuni prodotti dagli scaffali si accostò al bancone con la merce scelta.

Buongiorno, le faccio subito il conto.

Aveva già memorizzato quasi tutti i prezzi della merce presente e per fortuna gli acquisti fatti dal giovane ragazzo rientravano fra quelli. Iniziò a sommare i vari prezzi e dopo e dopo poco attimi disse

Il totale è 179 Galeoni. Grazie per i suoi acquisti. A presto!



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view post Posted on 10/10/2020, 10:27
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Safarà
Mancava da così tanto tempo da quelle parti da aver completamente dimenticato le corrette indicazioni; il Villaggio di Hogsmeade gli era familiare, anche molto, e in più occasioni aveva anche avuto modo di girare tra i suoi vicoli proprio come un turista. Ne apprezzava l'assetto antico, di caratterizzazione prettamente medievale, e gli dava l'impressione di essere in uno di quei borghi magici che nessun altro luogo al mondo avrebbe mai potuto vantare. C'era da dire, poi, che da sempre Oliver aveva ascoltato i racconti dei suoi cugini più grandi nei riguardi dei negozietti del Sobborgo - dagli scherzi formidabili di Zonko ai pasticcini stregati di Mielandia, dai boccali della migliore burrobirra dei Tre Manici di Scopa ai libri più fantasiosi di BiblioMagic. Ne era stato affascinato quasi indirettamente, e quando vi era stato di persona, per la prima volta in assoluto, era stato per lui come vivere un sogno ad occhi aperti. Mai avrebbe potuto dimenticare quel senso d'avventura, di aspettativa e sua più vivida realizzazione, e perfino i colori delle vetrinette di passaggio gli avevano lasciato un gusto nuovo, così frizzante. A dispetto di tutto quello che il Sobborgo avesse rappresentato per lui nel corso degli anni seguenti, Oliver non riusciva a rinnegarne una visita, di tanto in tanto. Era come se una parte di sé fosse lì, interamente, con quella nota malinconica che i ricordi trascinavano insieme. La sua destinazione, quel giorno, si rivolgeva tuttavia nei vicoli meno gettonati - almeno da lui. Mentre usciva dall'ennesima stradina sbagliata, continuava ad indugiare sui vari dettagli che aveva custodito nel tempo. Safarà era il negozio che avrebbe desiderato raggiungere, ma l'ultima volta che vi era stato risaliva in effetti ad un passato lontanissimo, con tutta probabilità vi era ancora uno dei suoi concasati come commesso, e non credeva fosse lo stesso tuttora. Si strinse nel lungo mantello scuro che indossava quel pomeriggio, e in un gesto casuale allacciò anche gli alamari d'argento fino al colletto. Alla fine, si costrinse a chiedere indicazioni. Una vecchina, una di quelle streghe tanto familiari per il carretto di biscotti e vin brulé, riuscì ad essere d'aiuto, e con un ringraziamento sincero Oliver si congedò in fretta. Discese di nuovo nel dedalo più solitario del Villaggio, si inoltrò per più metri, e quando gli parve di essere da quelle parti per più del dovuto, rimpianse di non aver avuto con sé un maledettissimo orologio e di non essere più neanche così sicuro del suo senso di orientamento. Svoltato un angolo, invece, poté trarre un sospiro di puro sollievo. La scalinata di Safarà era distinguibile nelle sue memorie più vivide, e quando salì rapidamente fino al portone d'ingresso, l'immagine di lui e Sirius dietro il bancone e ancor più dietro lo sgabuzzino del negozietto fece breccia con tutta la nostalgia possibile. Entrò subito dopo, il mantello a sfiorare l'uscio. Gli sembrava di essere stato via per decenni, sebbene - guardandosi attorno - alcuni articoli lì presenti gli comunicassero qualche sentore conosciuto, un po' come una figura che aveva appena dimenticato. Dopo circa venti minuti, o poco meno, si accorse di avere le idee chiare sul suo acquisto. Con la promessa di tornare presto da Safarà, si avviò così al bancone e per un attimo provò ad immaginare chi potesse incontrarvi. C'era Sirius, c'era Nieve, forse chi altri. No, non potevano. Non più, pensò. Erano altri tempi, ed erano tempi altrettanto interessanti. Parlò con gentilezza, poche frasi. «Buon pomeriggio, vorrei acquistare un Ciondolo Corno di Unicorno, grazie mille.» Il Mokessino, slacciato delicatamente tra indice e pollice della mano destra, tintinnò con i Galeoni al suo interno; subito dopo, con altri saluti di circostanza, Oliver poté andare subito via. Non si pose il problema di trovare la via principale, e preferì materializzarsi fino ad un luogo ben più familiare, magari i Tre Manici di Scopa o giù di lì. Ci avrebbe pensato dopo pochi passi.
 
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view post Posted on 10/10/2020, 13:16
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Siri Jensen e il suo primo ordine! (Evviva..ansia)
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Primo giorno di lavoro, ansia, fretta, cosa fare? Soprattutto in un luogo come Safarà, abbastanza tetro e oscuro, ma per Siri ogni opportunità andava presa, non imprtava come o quando, lei doveva! Croce sul cuore, tatuaggio sulla testa e calzini ben stirati...insomma qualsiasi cosa potesse renderla sicura delle sue azioni. (Che poi, era difficile stirarsi i calzini, sua madre stava lentamente insegnandole come agire da babbana per non farsi aiutare completamente dagli incantesimi). Sempre quella mattina, al bancone tanto interessato, si era presentato un giovane ragazzo che Siri conosceva abbastanza, ma dovendo rimanere rigida nella sua esperienza lavorativa, ammiccò ad un sorriso cordiale che andava un po' scontrandosi con l'atmosfera...o a renderla ancora più suggestiva. Sta di fatto che se quella porta avesse avuto un campanellino tranquillo invece di un suono rumoroso, sarebbe stata perfetta.
«Buon pomeriggio a lei! Sì, le faccio un pacchetto! In tutto viene a costare, 18 galeoni. Addosso le darà quella forza misteriosa di cui ha bisogno, buona giornata.» altro sorrisino finale e sguardo apprensivo che lo seguì sempre in minor potenza fino all'uscita.
©harrypotter.it
 
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view post Posted on 13/10/2020, 08:25
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Jolene era andata a Hogsmeade piena di buone intenzioni, nonostante sapesse che nel weekend rischiavano di trovare le strade più affollate di quanto potesse sopportare. Ariel al suo fianco era un aiuto notevole a calmare i nervi, la sua presenza sentita solida dalla rossa a dispetto della leggerezza da palloncino con cui la francese si muoveva tra le pozzanghere. Jolene la seguiva col suo passo cadenzato, schivando l'acqua con decisamente meno entusiasmo, talvolta calpestandola con gli anfibi alti. Il suo sguardo spaziava sulla strada davanti a loro, sotto di esso covava un'attenzione guardinga.
Annuì alle parole di Ariel. «Sì» disse, mentre guardava un gruppetto di studenti del terzo anno uscire allegramente da Mielandia. Si accorse di sembrare fin troppo assente, così, scuotendosi, girò il viso verso la donna al suo fianco. «Non so per il tè, ma nei paraggi c'è un posto che si vanta di fare la migliore zuppa di uova di acromantule della Scozia.» Le lanciò un sorriso sghembo, consapevole di star pronunciando parole assurde. Eppure era vero: un paio di anni prima, quantomeno, un posto del genere era realmente aperto lì intorno.
Arrivate nella pizza principale, le due vennero immediatamente sommerse dalla folla vociante. Per lo più erano studenti, ma tra di essi spiccavano le teste più alte di Maghi e Streghe del posto o delle vicinanze. Doveva essere giorno di mercato, pensò Jolene nell'irrigidirsi contro un tocco accidentale sulla sua spalla. Inavvertitamente si accostò più vicina ad Ariel, una mano che andava a raggiungere il suo braccio e a posarvisi sopra. La bionda avrebbe potuto sentire che l'altra stava diventando un fascio di nervi, il volto teso mentre tuffava lo sguardo in quella marea di gente. I passi di Jolene si fecero rigidi e lei si chiese se fosse il caso di dire ad Ariel di fermarsi, di tornare indietro. Scoprì la gola secca alla prospettiva di ammettere così apertamente la propria difficoltà, in fondo erano solo persone radunate in un giorno qualunque, un ottobre qualunque di un qualunque anno dopo tutto quel che era successo. Non c'erano nemmeno più i segni dell'ardemonio, li avevano accuratamente cancellati. Tutti sembravano così spensierati; ignari, pensò, proprio come quel mattino, e le espressioni cominciarono ad essere sostituite da altre, sorelle vecchie di un anno che allora avevano avuto vita breve.
Imparando a conoscere Ariel, a Jolene era sempre più chiara una cosa: la francese aveva un dono naturale a percepire gli stati d'animo altrui, e le sue reazioni erano immediate ad ogni mutamento. Jolene si lasciò attirare più vicina a lei, trovando conforto nella sua stretta ad un tempo gentile e salda. In quel momento, in cui la sua testa le giocava brutti tiri che mischiavano presente e passato, Ariel costituiva l'ancoraggio alla realtà di cui aveva bisogno. Le fu grata per aver capito senza parole, e per aver formulato la proposta cui lei non era riuscita a dare voce. Imboccarono insieme una delle stradine laterali, autentica via di fuga da ciò che non era ancora in grado di affrontare. Sentì una scintilla di rabbia verso se stessa, che si tradusse in una stretta più forte a ricambiare quella di Ariel: era il ringraziamento che faticava a mettere a parole, ed era richiesta di scuse per averla costretta a cambiare i loro piani, a fare rapidamente dietro front per scappare dalle sue paure irrazionali.
Quando si fermarono, Jolene alzò la testa per leggere l'insegna di fronte a loro: Safarà. Era sicura di non aver mai messo piede lì dentro, per la verità non ricordava nemmeno di aver visto il negozio in altre occasioni. Sembrava assurdo, ma, per quanto piccolo fosse il villaggio, riservava sorprese anche dopo tanti anni.
«Entriamo» annuì, osando guardare Ariel. Ora si sentiva meglio, non c'era nessuno intorno a loro ed i suoni stessi della piazza arrivavano ovattati dalle costruzioni. Per dimostrare la maggiore tranquillità, si scostò dal fianco dell'altra, protendendosi verso la porta per aprirla. Ma non le avrebbe lasciato la mano, non ancora, perché non era pronta a rinunciare al suo conforto.

Le due fecero il loro ingresso, le suole delle scarpe che lasciavano impronte umide sul pavimento. Ciocche di capelli si erano attaccate alla fronte e alle tempie di Jolene, che aveva un aspetto disordinato, un residuo di pallore a mettere in risalto le lentiggini che le punteggiavano il viso. «Buongiorno» mormorò per abitudine, verso chiunque le avrebbe accolte nel negozio.
Si sforzò di guardarsi intorno, nella speranza di accendere un interesse che potesse scacciare via il peso nero che ancora le aleggiava sul petto. Cercò lo sguardo di Ariel e fece cenno col mento verso le serrature che proteggevano le vetrine. «Deve essere merce di valore» le sussurrò, cercando di avvicinarsi per vedere meglio. Sentì che la tensione si stava allentando, sostituita dal peculiare magnetismo che la collezione di strani oggetti esercitava su di lei.
Notò le pietre per la bellezza dei loro colori. «Guarda.» Tirò leggermente il braccio di Ariel, invitandola ad ammirare la collezione. L'altra si mostrò immediatamente entusiasta, indicandole la pietra che aveva già adocchiato. «Oh sì, è così delicato. E guarda quella, quella che sembra quarzo rosa.» Si erano illuminate come bambine il giorno di Natale, anche se Jolene era più pacata nelle sue espressioni, complice anche il recente sbalzo emozionale.
«Dici che accettano il buono della Gazzetta?»
«Lo spero, costano una fortuna» borbottò Jolene, sbirciando il prezzo e, contemporaneamente, mettendosi a frugare nella tracolla. Fece sparire dentro il braccio fino al gomito, la fronte aggrottata nel tentare di riconoscere gli oggetti al tatto. Perché non butto mai via niente...
Annuì ad Ariel, in conferma del fatto che non l'avrebbe lasciata sperperare i suoi averi da sola: «Sì, se trovo anche io il buono... Oh, eccolo!». Finalmente estrasse trionfante un biglietto stropicciato, che tentò di lisciare velocemente per dargli una qualche dignità prima di presentarlo al negoziante. Un po' trascinata dal modo di fare di Ariel, un po' a causa dell'evidente preziosità del monile – e, non in secondo luogo, per una sorta di compensazione delle cattive emozioni di poco innanzi – Jolene non si tirò indietro di fronte a quella spesa folle.
«Due pietre!» avrebbe corretto l'amica, qualora fossero state avvicinate da un garzone. «Per me quella rosa pallido, per Ariel quella verde, giusto?» Ricercò il consenso dell'altra prima di proseguire. «Avremmo dei buoni della Gazzetta, li prendete?»


Le azioni sono state concordate con petrichor, che arriva presto anche lei.
Chediamo scusa per i post ciccioni, solo la seconda parte è utile all'acquisto.

Ricapitolando: Jolene prende una pietra per bacchetta, in colore rosellino chiaro (sperando sia davvero disponibile) e visto che ha le pezze ai piedi usa il buono del 30% vinto al Profeta.

Grazissime :flower:
 
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view post Posted on 13/10/2020, 08:59
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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Chi si fosse avventurato per le strade trafficate di Hogsmeade quel pomeriggio, avrebbe potuto notare la figura dell'Infermiera di Hogwarts, Jolene White, riconoscibile dalle schiere di studenti in visita al villaggio e subito di fianco, un accompagnatore sconosciuto alla scolaresca di castello.
Sotto un anonimo ombrello blu notte Ariel Vinstav saltellava di passo in passo, rischiando di incespicare nelle piccole pozzanghere della High Street.
«Mi dispiace non ci fosse posto.»
Lo borbotta che Madama Piediburro è già lontana, affollata da coppie di tutte le età. «Possiamo vedere se troviamo un altro posto per un buon tè, però»
Non la perdeva d'occhio, nonostante il linguaggio del corpo avrebbe potuto far interpretare come distratta, visto che non riusciva a smettere di giocare con le pozzanghere, gravitando con il tacco basso delle maryjane sul pelo dell'acqua, prima di scansarla di lato con un balzo. L'ombrello su di loro era aperto ormai per abitudine, dato che la pioggia si era fatta minuta da tempo, diventando per molti tollerabile contando quanto il popolo inglese era abituato a quel tempo.
«Zuppe di uova di Acromantula?» Spalancò gli occhi in un'espressione comicamente teatrale, prima di tendere le labbra in un sorriso ampio, entusiasta. «Sembra fighissimo! Però ho tanta voglia di scones, Jo. Dici che li hanno?» Non si accorse nemmeno di averla chiamata con un nomignolo, trasportata dall'istinto; dopo un anno che si conoscevano e Jolene era miracolosamente rimasta in contatto con lei, soprannomi e diminutivi cominciavano a fioccare con più facilità.
Nel chiasso della piazza Ariel non si sentiva a disagio. Le piaceva far parte della massa, confondersi fra silhouette e parole: era un modo come un altro di vedere la realtà degli altri da vicino senza rendere troppo palese si stesse facendo gli affari degli altri.
Forse per questo si perse con lo sguardo fra un gruppo di studenti di passaggio, notando in ritardo la stretta improvvisa di Jolene al suo braccio. Il bello degli empatici attenti? Coglievano i cambi d'umore delle persone a loro vicine con una sicurezza disarmante, anche se non sapevano come fosse accaduto. «Jolene.» Improvvisamente l'impetuosa sognatrice si era fatta accorta, calma e nella voce particolarmente dolce. Abbassò l'ombrello, chiudendolo contro il suo fianco e schiacciandone il manico fra l'avambraccio e il costato per liberare una mano.
Avrebbe preso quella altrui, intrecciandola nelle dita sottili della mano sinistra e scostando il braccio con l'intenzione di portare Jolene vicino a sé, contro la sua spalla.
«Torniamo nei posti calmi dove stavi bene.» Avrebbe detto, fingendo sicurezza: si sarebbe mossa dentro una delle stradine parallele alla Piazza, discendendo le viuzze ombrose del Villaggio in cerca di un riparo dalle persone. Non le avrebbe lasciato mai la mano, indifferente alla pioggia che rendeva umidi i capelli biondi, la sciarpa oversize rossa e il maglione in mischia. E' così che perdendosi volontariamente la coppia avrebbe finito col raggiungere un punto di Hogsmeade a lei conosciuto.
Quando si rese conto di essersi fermata sotto l'insegna di "Safarà" aveva appena smesso di piovere.
«Non ho idea di dove siamo, ma ti senti meglio? Vuoi entrare per distrarti?» Abbassò il capo per farsi sentire mentre sussurrava quelle parole, accompagnandole a movimenti leggeri del pollice contro il dorso della mano altrui, ripercorrendo il dorso nel disegnare cerchi continui. Non era la prima volta che provava a calmarla così.

Quando Jolene annuì e si mosse verso l'interno del locale, ancora mano nella mano, Ariel non riuscì a nascondere un sospiro di sollievo.
«Quasi quasi non mi dispiace non aver trovato posto.» Borbottò a mezza voce, sporgendo il capo verso la vetrinetta dove alcuni artefatti erano stati esposti. La luce delle candele riflessa sui metalli scuri e gli scaffali ombrosi, rendeva l'ambiente decisamente poco rassicurante. Ariel, per (s)fortuna aveva già avuto modo di esplorare Nocturn Alley, dove più volte una vecchia strega aveva provato a convincerla all'acquisto di un sacchetto di unghia tostate di troll: finché Safarà le evitava di rivivere quell'immagine, la bottega le sarebbe apparsa innocua.
«Oh?» Si voltò di scatto, abbandonando un paio d'occhi di Banshee che avevano attirato la sua attenzione in una teca vicina. Stavolta le strinse lei la mano per un istante.
"Forse era il caso non entrassimo. Ho cambiato idea."
E con la stessa rapidità con cui stava riuscendo a pentirsi di esser lì, le bastò adocchiare la fila di pietre magiche per bacchetta per farla illuminare di nuovo. «Che bei colori che hanno. Guarda quello a destra.» E le avrebbe indicato con la mano libera una delle gemme nella fila di mezzo, color fluorite. «Quel verde lì mi piace un sacco.» Commentò, mentre la mano destra andava già ad affondare verso la tracolla, aprendola solo per metà quanto le bastasse per frugare fra le tasche. «Dici che accettano il buono della Gazzetta?» Jolene stava per assistere ad uno dei suoi acquisti impulsivi, quelli che non fosse stato per il premio ottenuto in redazione, le sarebbe venuto a costare un occhio della testa. «Mi scusi.» Si sarebbe rivolta in direzione del bancone, alla cieca, senza nemmeno avere la decenza di controllare se effettivamente vi fosse qualcuno in sala e il garzone non fosse in retrobottega. «Volevo prendere una di queste pietre super carinissime sbrill sbrill.» Jolene se la sarebbe vista dondolare sul posto, estraendo di scatto dalla borsa il buono stropicciato della Gazzetta. Lo sventolò a destra e manca come una bandiera, prima di girarsi verso la maga, occhi grandi per l'entusiasmo. «Ne prendi una? Ne prendi una?»


Le azioni sono state concordate con Unconsoled.
Chiediamo scusa per i post ciccioni, l'acquisto nel mio post può venire considerato da "Quando Jolene annuì e si mosse verso l'interno del locale".

Ricapitolando: Ariel prende una pietra per bacchetta, in colore verde fluorite, usando il Buono Sconto del 30% vinto al Profeta (click).

Allego gattino per scusarci dei papiri :flower:.
 
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view post Posted on 13/10/2020, 16:29
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Giornata tranquilla? Giornata normale? Giorna e basta? Le sue convinzioni su queste domande traballavano come la scala sulla quale si trovava in quel momento per mettere in ordine dei nuovi arrivi. Aveva già messo in ordine alcuni oggetti e ne mancavano giusto una decina, l'inventario non era difficile farlo, ogni oggetto aveva un suo scompartimento e l'unica variazione erano i colori. Osservava ogni nuovo oggetto con puro interesse, non era la prima volta che li vedeva, ma neache l'ultima, era sempre come se fosse il primo giorno e come tale, faceva attenzione per ogni singolo oggetto. Sentì la porta dell'entrata aprirsi e quel negozio aveva un'entrata completamente personale, nessun campanello o gente che urlava, ma semplicemente uno stridore e una pesantezza unica che rendeva il tutto molto d'atmosfera per un negozio del genere. Quello che la spaventò non fu la porta, bensì il "Buongiorno" di Jolene che la fece aggrappare alla scala con la paura di cadere.
*Stavo per morire e per un buongiorno, oserei dire.., ho bisogno di una camomilla* scese rapidamente dal suo "trono" da magazziniera/cassiera/venditrice. Due ragazze, una dai capelli arancioni, bagnati e l'altra dai capelli grigiastir, erano davvero una bella coppietta niente male, avevano un'ottima sinergia. Le vedeva parlare tra di loro dinanzi a delle pietre che bene o male Siri poteva dire fossero realmente delle pietre, eh che profonda intelligenza che aveva la tassorosso? Eliminando questi piccoli dettagli, la ragazza andò a posizionarsi dietro al bancone, facendo un po' di spazio in quel luogo, visto che aveva usato il bancone come porta oggetti per spostarli da una parte all'altra. Le due raggiunsero immediatamente il bancone e non volendo smistare le due con una meno importante dell'altra, le accolse entrambe, anche perché l'oggetto che cercavano era lo stesso, con l'unica differenza che si trovava in una variazione cromatica.
«Quindi ricapitoliamo... una pietra per bacchetta magica color rosa pallido e lei invece una color verde fluorite? Sono, includendo lo sconto, 63 Galeoni e 7 Falci, sia per lei che per lei.» nel mentre che le ragazze pagassero, Siri si stava apprestando a fare dei bei pacchetti che stonavano un po' con l'atmosfera che si respirava all'interno del negozio. «Buona giornata ad entrambe e parlate di noi ai vostri amici!» si sentiva un po' vecchia, ma magari la dirigente poteva non ucciderla sul nascere con quelle sue parole.
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view post Posted on 17/10/2020, 19:09
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rjOALXR
I migliori acquisti li aveva sempre conclusi da Safarà. Nonostante la fama dell’Insegna non fosse tra le più nobili, il piccolo negozio non la deludeva mai. E nemmeno stavolta, ne era certa, avrebbe disatteso le sue aspettative. Atena varcò la soglia dell’angusta bottega, situata in un vicolo secondario di Hogsmeade; il cigolio della porta ne annunciò l’ingresso ai presenti: all’apparenza, solo un vecchio gatto. Il locale era, come di consueto, illuminato da grandi candele e l’aria era carica dell’odore di erbe e pozioni. La ragazza si attardò tra le vetrine e gli scaffali. Oggetti di ogni sorta riflettevano il baluginare delle fiammelle, molti conosciuti, altri dalla provenienza misteriosa. Si diresse verso una teca che aveva adocchiato in una delle sue visite precedenti, con la speranza che ciò che stava cercando fosse ancora disponibile. Piccole sfere rotonde, di ogni colore, erano allineate su un morbido tessuto.
«Buongiorno» esordì alla giovane commessa non appena si fosse avvicinata. Non doveva lavorare al negozio da molto, pensò tra sé, dal momento che non la ricordava dalla sua ultima visita. I capelli biondi e gli occhi chiari, uniti all’aria candida, sembravano cozzare con l’atmosfera cupa del negozio, ma sorrise a quello strano abbinamento. Osservandola da vicino, riconobbe facilmente in lei una delle studentesse della sua Casata. Non aveva mai avuto modo di interagire in modo approfondito con la ragazza, ma era una buona studentessa - a quanto poteva ricordare tra le migliori tra le fila giallonere. «Vorrei una Pietra per Bacchetta. Se possibile, quella color blu oceano.» continuò, indicando la pietra in questione. Avrebbe poi atteso che le venisse confezionata, interrompendo il silenzio con un innocente «Ti trovi bene qui?» ed avrebbe pagato la somma dovuta. «Tieni pure il resto» disse infine, senza aspettare che le venisse offerto.
Atena McLinder | Docente e Capocasa



A quanto pare le pietre per bacchette vanno di moda ma, giurin giurello, non vi ho copiate. In compenso, il mio post è più striminzito che mai. Vi scuoricino tutti ♡

Ricapitolando:
- 1 Pietra per Bacchetta, 91 galeoni tondi tondi per te senza fare tanti calcoli :fru:

 
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view post Posted on 18/10/2020, 14:29
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Siri Jensen
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Altra giornata, altro lavoro, cosa doveva fare ora? L'inventario l'aveva fatto, ma le merci arrivavano sempre e come le diceva la madre "Olio di gomito su quel lavandino, non fare tutto con la magia!", era una sorta di motto ogni volta che tornava a casa, che fossero le vacanze o meno, quando tornava sua madre oltre a congratularsi per la sua bravura con i voti e la magia, la penalizzava dandole l'obbligo di non toccare la magia stessa neanche con un dito. Non era cattiva eh, ma semplicemente voleva che sapesse unire i due mondi, non sbarazzersene di uno e sfruttare il secondo. Le andava bene come idea, ma caricare scatole su scatole era una gran rottura il più delle volte, però si sentiva il richiamo in testa, come un videogioco di sua conoscenza che impediva l'uso della bicicletta in determinati luoghi. Quel giorno, un'altra persona era entrata all'interno del negozio tetro e cupo, una donna, non una studentessa, aveva vesti più eleganti e un corpo più femminile e maturo, non invecchiato ovviamente, ma si vedeva la differenza tra il suo e quello. Entrò in scena con un caloroso saluto, venendo ricambiato immediatamente da quello di Siri.
«Buongiorno a lei.» rispose la ragazza, sorridendole con fare gentile e risultando un po' l'opposto rispetto a quello che mostrava quotidianamente il negozio. Siri la conosceva di nomea, era la professoressa Atena McLinder, Era anche la sua capocasa, era normale conoscerla, non ovviamente nel dettaglio, ma le voci giravano e almeno nome e chi fosse alla base, quello si sapeva. Le gambe le tremarono leggermente, era una cliente normale, ma era anche della sua casata e boh, magari era la volta buona in cui a caso le avrebbe chiesto del tè per conoscerla e magari farsi tatuare la sua firma sulla fronte. «U-Una pietra per bacchetta blu oceano? Vado a prenderla dallo scaffale e le faccio la confezione adatta.» non attese oltre e dopo una ricerca di pochi minuti, le portò la pietra, confezionandola a dovere. Nel mentre, la donna le chiese se quel lavoro la stesse facendo sentire a suo agio. «Oh sì, mi trovo bene, nonostante l'aspetto abbastanza cupo. Io cerco di ehm.. tranquillizzare i clienti e di spiegare che il commesso, o in questo caso la commessa, non mangia nessuno. Ecco a lei il suo acquisto.» dopo una minuziosa e scrupolosa controllata alla confezione, la spostò verso la sua cliente, ricevendo il pagamento, era più del dovuto, ma senza dover ridare resto e la salutò con cordialità.
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