| Ormai l’ora si avvicinava, ma non era ancora tempo di porsi il problema, niente fretta. Quella era una soluzione, momentanea, ma pur sempre una soluzione. Continuavano a procedere per la via che sembrava sconfinata, identica sempre a se stessa, ma pur comunque sconfinata ed indefinita. Come la fiumana di gente che scorreva indefinita e frettolosa ai loro lati, come l’acqua di un fiume, melmoso, basso, e fangoso, qualcosa di ben distante dalla nobiltà di un grande e lento fiume, maestoso e luminoso. La differenza che correva tra vita e morte. Erano pressoché concordi, di nuovo, e di nuovo, battevano il ritmo di quella danza, così fuori dall’ordinaria vita vissuta tutti i giorni. Sorrise, prima di riprendere il filo del discorso, uno dei tanti intrecci di un unico e più grande rotolo. <Siamo perfettamente d’accordo, signorina, una volta ancora. Il semplice non è degno dell’attenzione di tutti, come del resto anche il difficile, la sola epocale differenza sta proprio nella non commutabilità delle due cose, il difficile non fa per tutti, per capacità, non per desiderio o piacere. E molti non lo ammetteranno mai. È la sfida, il confronto con qualcosa a noi superiore, a poterci innalzare di grado in grado, per avvicinarci alla Grazia Divina, in chiave Dantesca, si intende, non certo il rinchiudersi nella propria botte, e sperare negli dei. Ovviamente son cose per noi scontate, per noi pochi, ma idee ineffabili per molti altri, basta farci l’abitudine, in fondo. Non trova? Ha sentito forse parlare di UberMensch? Penso che in parte possa semplificare questa nostra posizione comune. In fondo è un autore che mi ha sempre intrigato, ne ho forse condiviso il pensiero sino a solo un certo punto, ma niente di che dire. L’Itaca di ognuno è irrintracciabile per gli altri, ed egli stesso non sa mai se ve ne farà ritorno, è destino, il fato domina in lungo ed in largo. Noi facciamo solo ciò che ci viene concesso. Sbaglio? La Via è un’amica pericolosa, una sorta di Donna Romantica se intende. Non sai mai che fine farai, ma va bene così, in fondo, fa parte del patto. Sbaglio? Ministro, spavalda lei ad aver accettato, oserei dire. Me lo proposero, più volte, a dir la verità, ma ho sempre rifiutato, e non posso che rallegrarmene, ho sempre detestato perder tempo dietro le scartoffie, detesto annoiarmi, detesto molte cose, e ne amo forse troppo poche, ma son postille, pur sempre. Un tempo si diceva “Cambiare tutto perché niente cambi.” E lo diceva un personaggio curioso, che ci vedeva lungo, senza dubbio. E credo avesse ragione, il problema di oggi è che non cambia neanche più nulla, tutta resta uguale quando va bene, e tutto si degrada, quando va peggio. Puristi? Chiamiamoci come meglio preferiamo, un nome non può cambiare l’essenza di una cosa, può solo comprenderla o meno, non trova? Ovviamente non abbiamo problemi nel raggiungere il nostro obiettivo, non ci facciamo abbagliare da strane regole discutibili di morale, in fondo, cos’è la morale? Io sostengo una sana potatura da anni, ma sono in pochi a volersi far carico della cosa, e quindi si va avanti così. E pazienza. Tornare all’antico forse no, ma sicuramente migliorare, il che sarebbe già qualcosa. Al peggio non v’è mai fine, ma alla lunga mi annoia anche. > Commentò ilare, continuando dritto per il sentiero che si apriva.
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