Alla ricerca della Leptotes Alessandrina, Ergo, quattro chiacchiere...

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TOPIC_ICON4  view post Posted on 17/6/2010, 11:32
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Avanzava tranquillo per il corridoio, con un sottile manualetto sotto braccio, riflettendo come suo solito su qualche inutile, e stagionato dramma sapienziale che ormai la storia aveva scordato. Era uscito presto dai suoi uffici, era già passata un'ora dall'inizio del suo meditabondo vagare, aveva pensato al parco, ma la terribile umidità l'aveva fatto desistere. Non poteva assassinare per così poco il baldo amico che si era portato appresso. Giunto, e messo il naso fuori dal portone principale, nel silenzio più generale, era tornato sui suoi passi, risalendo casualmente la grande scalinata di marmo. Non era poi cambiato molto negli ultimi cinquant'anni, da studente, o docente poco era cambiato, il passo era stato terribilmente breve, ma in fondo era tornato, si sentiva a casa, forse anche più che non in India, o in Giappone. Hogwarts non era mutata d'una virgola, mancava solo una persona, e tutto sarebbe tornato com'era stato. Era stata una notte terribilmente breve, di ronda nel parco, terminato il "Ballo" tra selvaggi, non era tornato finalmente a letto, che già era ricominciata la giornata. Era vecchio, era passato da molto il tempo di dormire, ed in fondo non gli era mai piaciuto. Finchè era possibile godersi la tranquillità di una scuola deserta, era bene godersela, presto sarebbe dovuto tornare alle scartoffie, e Londra non poteva più attendere. Aveva anche qualcosa da indagare. Giusto per gradire... Percorreva beato e tranquillo il dipartimento di Difesa contro le Arti Oscure, quando gli sovvenne un'improvviso arguto pensiero. Tra una cosa e l'altra non aveva avuto modo di incrociare una certa collega, era passato ormai un anno, andare avanti così sarebbe stato quanto meno scortese, imperdonabile. Non poteva certo permetterselo, era un Peverell! Non un Brown qualunque, sorridendo divertito dall'arguzia del pensiero, avanzò con rinnocato vigore sino alla porta giusta,o almeno quella che riteneva tale. Poteva darsi che fosse quella, ormai gli anni delle certezze erano passati. Bussò cortese, con due dita della mano, aspettando una risposta. Impeccabile, si sistemò il mantello, pendente sulla destra, ed il resto della lunga veste purpurea. Detestava i mantelli estivi, troppo leggeri, poco di scena. Ed in fondo la seta era sua di diritto, seta per tutto l'anno, salvo rare occasioni d'inverno. Poteva tranquillamente spacciarsi per un cardinale, salvo aver dimenticato il cappello. Le gradazioni del rosso, dal purpureo al cardinale trovavano sfoggio nella sua bella persona, la corta barbetta era l'unica nota di colore, in quel tripudio sanguigno.


SPOILER (click to view)
Ovviamente, niente fretta... :P

 
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view post Posted on 17/6/2010, 17:29
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Il giorno successivo al ballo di fine anno significava stanchezza per i più che si erano trattenuti fino alla fine. Caroline era tra questi, poiché aveva dovuto consegnare la Coppa delle Case che anche quell'anno, non era stata vinta dalla sua casa. Poco male, magari quella batosta, essere arrivati SECONDI, li avrebbe spronati a fare meglio l'anno che si apprestava a cominciare. I corvi non erano secondi a nessuno e questo andava dimostrato. Con questi pensieri in mente si apprestava a riporre l'abito che aveva indossato la sera prima in una scatola: nonostante i presupposti disastrosi era stata una bella serata ed era stata contenta di aver deciso di invitare Vincent al ballo: si era rivelato una persona piacevole e molto gentile, con quel po' di sale in zucca che non guastava mai. Sorrise lieta: era convinta che ragazzi del genere si potessero trovare solo nei film babbani, ma a quanto pareva, qualcuno non si era ancora estinto e questo non poteva che renderla felice. Sorrise a quel pensiero, chiudendo gli occhi per un istante e tornando con la mente alla sera prima, al loro ballo, durante il quale, per pochi istanti si era sentita speciale. Quel ballo però, non era stato solo quello, ma anche una fonte di guai (come dimenticare la terribile gaffe fatta con Jessica?) e il mezzo attraverso il quale relazionarsi con molti dei suoi colleghi che aveva avuto modo di incrociare alquanto raramente, come la docente di Erbologia. A proposito di colleghi, chissà dove se n'era sparita Camille... Avrebbe di certo indagato in seguito..e gliene avrebbe dette di tutti i colori per averla costretta a consegnare la coppa senza dirle nulla prima. Ma ora era il caso di approfittare della tranquillità di quella giornata per sbrigare le ultime cose: il giorno dopo sarebbero ricominciate le lezioni e lei doveva ancora finire molte faccende. Quando ormai il suo ufficio era quantomeno presentabile, qualcosa la distolse da ciò che stava facendo. Qualcuno bussava alla porta del suo ufficio: chi poteva essere di domenica, ad anno scolastico neanche cominciato? C'era un solo modo per scoprirlo
-Avanti-
 
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view post Posted on 17/6/2010, 18:18
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Una risposta che tardava ad arrivare, effettivamente non era molto tarda, che dormisse ancora? Non ci aveva neanche pensato, era così solito passeggiare ad orari impensabili, che ormai neanche più vi pensava. Una serie di dettagli, che erano diventati un modo di vivere. Era praticamente estate, aveva scelto bene il vestito, un rosso forse non troppo estivo, ma pur sempre rosso, uno di quei colori terribilmente affascinanti. Ben lungi dall’essere adatto alla plebe, o a qualche miserevole mago di ventesimo ordine. Un sorriso soddisfatto affiorò improvviso, accogliendo l’invito ad entrare. Abbassò lentamente la maniglia della porta, prima di spingere, quanto meno non dormiva. Soliti pensieri fallaci, che non si davano mai all’ittica. Era stata sicuramente una serata da dimenticare, tanto di quel baccano selvaggio che poteva essere sufficiente, di lì a trent’anni più tardi. Una cosa semplicemente indecente, e lo chiamavano Ballo… Aprì la porta, ed entrò infine. Non era molto più largo, o piccolo del suo. Di lì a qualche anno avrebbe buttato giù qualche parete, Atalante amava le ristrutturazioni, un’ottima occasione. In fondo erano veri e propri loculi. Una scrivania, due poltrone davanti, una dall’altro lato, nulla di eccessivo. Nessun oggetto strano, un peccato, era sempre andato pazzo per reperti, e manufatti orientali. Ma per quello c’era sempre casa sua. Tornò a chiudere la porta, senza troppe cerimonie. Era fatta. <Buongiorno professoressa, voglio ben sperare di non aver interrotto nulla. Passavo di qui, ed ho pensato di fare un salto, per il parco è ancora presto. Vorrei evitare di rovinarmi, almeno la domenica.> Ironizzò tranquillo e pacato. Il suo solito tono tornò ad avvolgere la scena. Che fosse forse la prima parola che si rivolgevano, in oltre un anno di studi? Possibile, in fondo c’era poco di che meravigliarsi. Tra Londra, qui e là era sempre in giro. Un tono severo, antico, che conservava ancora tracce di normanno, una “R” talmente liquida quasi da sparire, fagocitata dalle vicine compagne. Strane sfumature nelle parole, accenti curiosi, imprevisti, una cantilena armoniosa, quasi parlasse in metrica. Odorava di Scozia in ogni virgola. Sorrise affabile, l’ennesima collega che poteva essere tranquillamente figlia o nipote, d’un vecchio delle ere passate.
 
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view post Posted on 17/6/2010, 19:11
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La sua curiosità fu presto soddisfatta: la maniglia si abbassò e fece il suo ingresso il docente di Storia, Albus Peverell, se non ricordava male. Aveva partecipato anche lui al ballo del giorno prima per poi andarsene all'improvviso, senza salutare nessuno. Partecipato..diciamo che era intervenuto...da che Caroline aveva memoria non si era mosso dalla sua posizione, preferendo discutere di svariati argomenti (o almeno così supponeva) con gli altri suoi colleghi. Effettivamente, era l'unico con cui non avesse mai avuto modo di parlare. Si rimproverò per quel comportamento: che razza di educazione.... Dove l'aveva buttato il rispetto che le aveva insegnato sua madre per le persone più grandi di lei? Doveva rimediare
-Buongiorno mister Peverell, sono davvero felice della sua visita. Non mi ha affatto disturbata stavo soltanto..facendo un po' d'ordine- concluse, lasciando volutamente in sospeso la frase....ordine sia nel suo ufficio, sia nel suo cervello,ma questo era meglio non raccontarlo all'uomo che nel frattempo aveva osservato attentamente il suo ufficio. Non ci aveva messo nulla di speciale, le solite cose che le potevano servire: oltre ad un divanetto, un tavolo, tre sedie e varie librerie non c'era altro. Amava le cose semplici pratiche ed ordinate e il suo ufficio, tutto sui toni del celeste, da brava corvonero, la rispecchiava totalmente
-Si accomodi, prego, posso offrirle qualcosa?-chiese, indicando le sedute lì di fronte
 
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view post Posted on 17/6/2010, 22:26
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Bene, bene, metteva ordine, era già qualcosa, meglio certo che far nulla. Attività prediletta di molti. Mettere ordine, fortunatamente non aveva di quei problemi, era semplicemente sconveniente che si mettesse anche a riordinare, o a spazzare per terra. Anche solo pensarlo. Per Giove! Non si sarebbe ridotto così, piuttosto la morte. Certo, il davvero felice era semplicemente iperbolico, come poteva essere davvero felice? Felice, lieta, ma davvero felice era sin troppo. Meglio troppo, che troppo poco. In fondo non era stato troppo galante non vederla neanche cinque minuti in un anno, ma il problema non doveva essere unicamente suo, alla resa dei conti. In fondo le giovani fanciulle lo mettevano di buon umore, era un po’ una costante, almeno di primo impatto. Poi, il più delle volte tutto si rivelava una bolla di sapone, da pochi minuti, detestava perdere tempo, non c’era soluzione. Sventolò gaio la mano a mezz’aria, evocando un mazzo di rose bianche e gigli, come da tradizione, chinò leggermente il capo, e riprese con il suo tono abituale. Si sarebbe abituata, non v’era dubbio. Lo facevano tutti, nel Bene e nel Male. <Sir Ignotus Albus Edward Peverell al vostro servizio, Madonna. Lietissimo finalmente di aver modo d’incontrarla, è stata una dimenticanza imperdonabile, me ne rendo conto, ma son sempre terribilmente impegnato, e dimentico, che devo scrivermi qualsiasi cosa. Voglio ben sperare che le piacciano i gigli? Ad ogni modo prenderò un The con sommo gaudio, è sempre lora adatta per un The.> Ironizzò tranquillo, accomodandosi sulla poltrona di destra, sistemandosi il lungo mantello. Ecco, si iniziava a ragionare.
 
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view post Posted on 18/6/2010, 00:23
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Solo un gesto e tra le mani dell'uomo apparve un mazzo di gigli e rose bianche. Gliele porse, con un gesto galante e una presentazione degna di un cavaliere medievale. Caroline non trattenne un sorriso a tanta galanteria: mancava il baciamano e poi sarebbe stato identico ai cavalieri dei romanzi...solo che i cavalieri dei romanzi erano decisamente più giovani dell'uomo che aveva di fronte. Non sapeva - credeva che nessuno al castello ne avesse idea alcuna- la sua età precisa, ma di certo, era più vicino all'età dei suoi genitori o anche dei suoi nonni che alla sua. Questa galanteria un po' la imbarazzava, ma, si disse, era davvero una sciocchezza: era solo un mazzo di fiori, un igoco di prestigio, un trasfigurazione riuscita benissimo. Quel pensiero le dette l'idea che cercava. Non aveva nel suo ufficio un vaso che servisse allo scopo, ma poteva contare su altro. Afferrò una delle tante cose vecchie che avrebbe dovuto buttare e mosse la bacchetta come le aveva insegnato anni prima l'allora preside Sorayoten, docente di Trasfigurazione
*Urna* pensò, e immediatamente l'oggetto cambiò forma assumendo quella di un vaso ricolmo d'acqua, dove la ragazza collocò i fiori
-Sono meravigliosi, mister Peverell, la ringrazio- sorrise, quindi fece comparire il solito bollitore con due tazzine, un bricco di latte e i biscotti. Mise l'acqua a bollire, dopo aver usato lo stesso incantesimo utilizzato in precedenza, dopodiché vi mise il the in infusione. Una volta pronto, tornò dall'uomo, mettendogli di fronte il vassoio con quanto aveva preparato
-Ecco, mister Peverell, si serva pure..a cosa devo la sua visita?- chiese, non riuscendo a trattenere la sua curiosità. Non era neanche certa del modo in cui avrebbe dovuto relazionarsi con l'uomo....ma il rispetto si doveva a tutti e continuando così di certo non avrebbe fatto brutte figure
 
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view post Posted on 18/6/2010, 08:47
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Era un attore ormai versato nella sua Arte, azioni quotidiane ripetute migliaia di volte, nel corso di quarant’anni, che però ancora lo divertivano. Si ostinava a farsi spedire fiori da tutto il mondo ogni mattina, e puntualmente trovava modo di impiegarli, ora qui, ora là. Serviva abilità per sopravvivere, e lui era sempre stato orgoglioso di esserlo, anche più di quanto non potesse apparire. Non lasciava mai nulla al caso, ed in fondo in molti lo apprezzavano. Era un vecchio di buone speranze, scatenava ogni volta una serie di emozioni controllate, e controllabili. Uno dei suoi tanti giochi era appena iniziato, l’esimia collega si stava tacitamente offrendo per una folle danza. Solo più tardi se ne sarebbe accorta, quando sarebbe stato troppo tardi. Sorrise divertito, facenno un cenno con la mano, in fondo eran solo fiori, ed era meglio sempre onorare la tradizione. Erano ormai venti secoli che si offrivano rose e gigli, non v’era motivo per smettere. Ed ecco una domanda quanto meno stupida, ma terribilmente di moda, perché era lì? Ci si ostinava a trovare sempre un motivo a tutto, anche quando questo non v’era. Una sete di perché, e per come che li avrebbe trascinati presto in un altro baratro. Già Hume aveva fatto i suoi bei danni, ma evidentemente non lo si voleva capire. La vista delle teiera lo scosse, era tempo d’un The. Come sottrarsi ad uno dei piaceri più alti? Atlante era più che abile nel preparare la bevanda sacra, era curioso di quanto lo fosse la collega. <Suvvia mia cara, è tradizione, gigli e rose da venti secoli, che io sappia, non vedo perchè violare una consuetudine così antica. In più se le piacciono i fiori siamo anche a posto, arrivano dalla Francia, poche ore fa son stati colti. Ad ogni modo, ho talmente tanti nomi che le sarei grato se evitasse il Peverell, lo sento sino alla nausea da quarant’anni, e non è una bella cosa. Ottimo, il The è stato il dono più apprezzato che gli dei abbiano fatto al genere umano, non so come farei senza. Non trova? E dire che sono scozzese! Ironie dell’essere, postille se vuole. La mia visita, ha ragione, perché son qui? Trovo che per far visita ad una bella donna non sia sempre necessaria una buona scusante, sbaglio? Di questi tempi si vive di caccia al perché, essendo le streghe un poco fuori moda, benché poi si ignori che non sempre esista una causa logica ad ogni manifestazione dell’essere. Dettagli, se vuole.> Concluse allegro, un’occhiata scintillante, nel pieno del suo stile.
 
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view post Posted on 18/6/2010, 23:07
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Il vaso trovò la sua ideale collocazione poco dopo. Senza stare a rifletterci più di tanto, la giovane riuscì a trovare un punto ben illuminato in cui non avrebbe rischiato di rompersi, quindi, soddisfatta del suo lavoro, tornò a dedicarsi al suo ospite che nel frattempo si era accomodato, accettando il the che gli aveva offerto. Versò quindi la bevanda nella due tazze e si sedette sulla sedia lasciata libera dall'uomo. Lo osservò appena pochi istanti curiosa: girava voce, per la scuola che fosse un uomo molto colto e non le sarebbe affatto dispiaciuta una sana chiacchierata con lui..anche se probabilmente non ne sarebbe stata all'altezza. D'altronde cosa si poteva pretendere da una ragazzina che aveva fatto solo tre dei sette anni obbligatori di scuola, diventata docente solo perché la vicepreside dell'epoca era sua sorella, assunta senza mai aver ottenuto GUFO e MAGO? Ma si stava sottovalutando come al solito: era sì, ancora solo una ragazzina, che non avrebbe dovuto avere più di diciassette anni, ma in poco tempo aveva colmato moltissime delle sue lacune, arrivando a poter insegnare senza problemi agli alunni del settimo anno. Questo le aveva richiesto innumerevoli ore di approfondimento in biblioteca con la compagnia di caffè babbano..ma i risultati si erano visti e ora i suoi studenti stavano per dare gli esami e non aveva dubbi che sarebbero tutti passai, come era successo gli anni precedenti. Questo voleva dire che non era del tutto incompetente, no? Quindi, si disse se la sarebbe cavata anche in quell'occasione...e avrebbe approfittato di quella chiacchierata per imparare da quell'uomo quanto più possibile..e chissà che anche lei, dal basso dei suoi ventiquattro anni non riuscisse a trasmettergli qualcosa? Se c'era qualcosa che aveva imparato era che in ogni comunicazione vi era un feedback, un riscontro di qualsiasi tipo: chissà cosa avrebbe portato quella chiacchierata? C'era solo un modo per scoprirlo, come sempre. Si dispose quindi ad ascoltare le parole dell'uomo che iniziò a declamare la tradizione del donare rose e gigli che risaliva a venti secoli prima: la ragazza lo osservò curiosa, non ne sapeva nulla. Quei fiori in particolare, a detta del collega, arrivavano dalla Francia
-Mi lusinga...Albus- disse, dopo alcun istanti, non avendo idea di come rivolgersi all'uomo senza usare il cognome. Ma d'altronde gliel'aveva chiesto lui e non poteva certo ignorarlo, indisporlo sarebbe stata segno di maleducazione anche maggiore che continuare ad utilizzarne il cognome contro la sua volontà
-Non avevo idea che questi fiori avessero una tradizione così antica, è una cosa di cui non mi sono mai interessata molto in realtà. Non amo particolarmente l'Erbologia, erbe di qualsiasi genere, terriccio e cose simili. I fiori però, mi hanno sempre affascinato, purché fossero al di fuori di una serra. Da ragazzina lessi qualcosa sul significato di alcuni tipi di rosa, ma le mie conoscenze si fermano qui..se non sbaglio, la rosa bianca simboleggia la purezza e il disinteresse- Si interruppe soppesando le parole successive. Di certo aveva apprezzato il suo thè ma non voleva sbilanciarsi sul motivo che lo aveva condotto lì sostenendo che non tutte le cose avevano una causa logica. Vero, ma solo in parte
-Mi trovo costretta a dissentire, almeno in parte, dalla sua affermazione, Albus, per quanto possa essere lusingata dal suo complimento. Sono convinta che dietro ogni azione, ogni avvenimento della nostra vita, anche il più assurdo, ci sia una ragione. Una ragione che magari, inizialmente nessuno immagina o comprende ma che diviene poi palese col tempo e con le esperienze. O almeno questa è stata finora la mia esperienza.- Si fermò, quindi decise di spiegarsi meglio
-Con questo, non sto dicendo che lei stia mentendo... probabilmente, non si è ancora manifestata la ragione che ha portato a questa sua visita...intendo la vera ragione, oltre quella di sfuggire ad una tediosa passeggiata nel parco-
Sorbì un sorso del suo thè per nascondere un sorriso. Come avrebbe reagito l'uomo?

Edited by Caroline Dalton - 19/6/2010, 18:53
 
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view post Posted on 19/6/2010, 14:35
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Annuì divertito, blandendola tranquillo, quasi annoiato. Lusinghe, poteva anche darsi, almeno secondo il sentire di qualcuno, Castiglione la definiva affettazione, altri in altro modo ancora, lui non la definiva, evitando il dilemma, in fondo era ormai un modo di vivere, un modo di concepire le cose, la vita. Vantarsi, lusingare, dare sfoggio innocente, attirare l’attenzione tutte attività supplementari, che divenivano a loro volta esplementari unicamente unite ad una vivace e sapiente vita interiore. Puntava al tutto, inseguiva la perfezione in ogni gesto, un ideale orientale, che animava ed appassionava gli animi. Era un diverso modo di concepire e comprendere l’essenza delle cose, qualcosa che travalicava il contingente. Una nuova dimensione dell’animo, e dello spirito. Era fortunato, poteva permetterselo, poteva molto più di quanto non potessero gli altri, e ne traeva piacere al meglio di quanto potesse, e fosse in grado. Piaceri moderati, nessuna libidine peccaminosa almeno secondo i più banali modi d’intenderla, il sapere, il più ed il meno potente, più o meno occulto o misterioso, viveva di sapere, un’esistenza privata, riservata, e misteriosa. Viveva di mistero, Magia, e sapere. Tre idee assolute, ben oltre l’umana portata, l’umana comprensione. Qualcosa che andava ben oltre le possibilità pur ottime di una tranquilla e giovane strega, docente di Hogwarts per qualche strano scherzo del destino, e della sorte. Ogni fiore aveva una tradizione millenaria, anche il più insulso, come l’Arte. In fondo chi apprezzava l’Erbologia? Certo, poteva piacere, ma lasciava pur sempre un senso di limitatezza, di contingenza, Trasfigurazione era il Sublime, ed il suo complemento, le Arti Oscure. Storia completava la triade. Assolta la Triade tutto diveniva conseguenza, una via per la comprensione intima della Magia stessa, una via di pochi, certo, legata indissolubilmente alla comprensione dell’Essere nella sua totalità. Era giovane, molte cose doveva ignorarle, in più non era certo aristocratica, solo dal modo di muoversi e loquire era evidente come il Dì e la Notte. Era sempre stato un attento e meticoloso osservatore, una dote di famiglia, così la definiva sua madre. Ed ecco che immediatamente aveva abboccato alla prima delle esche, leggerezze che si permetteva, sentieri che lasciava affiorare. Era un gioco d’intelligenze, una danza guidata da forze ineffabili. Una ragione c’era, una ragione assoluta v’era sempre, dietro anche al più banale dei casi, era la Causa a governare il mondo, senza qualsiasi manifestazione dell’essere annichiliva, non trovava più senso, e cessava d’essere. Un discorso banale, e scontato, che anche la giovane donna aveva intrapreso, sin dove si sarebbe spinta? Del resto fraintendeva parecchio di quanto venisse detto, ed alluso, la ragione c’era, solo che non era ancora tempo che emergesse. Del resto nessuno aveva mai detto che passeggiare fosse tedioso, anzi, amava semplicemente passeggiare, in compagnia di amici fidati. Tornò a sorridere divertito, prendendo tra due dita con delicatezza la tazzina che gli era stata offerta. The, il profumo ci stava, l’aroma c’era. <Ah, mia cara professoressa, temo abbia in parte frainteso la mia sentenza, ma in fondo son cose che capitano. È innegabile, ammetto, sostenere che i fiori abbiano una ben lunga e nobile tradizione. Pensi solo al crisantemo, banalmente la plebaglia lo accosta alla morte, sbaglio? In realtà anche già etimologicamente si lega alla vita, al Sole, come d’altronde i ben più furbi Orientali lo accostano ai matrimoni, ed alla Vita stessa. Sottigliezze se vuole, ma che possono fare la differenza. Tra tutto, e niente. Capisce? Io però accennavo ad una tradizione di famiglia, squisitamente legata alla schiatta dei Peverell. Sono venti secoli da che ricordi, la linea dinastica è molto lunga, complessa, e ramificata, una delle occupazioni predilette da mio nonno, se vuole. La rosa bianca, ed il giglio sono anche parte del nostro stemma araldico, la rosa bianca che è l’amore platonico, l’amore ideale e disinteressato al materiale, o l’amore semplicemente se vuole, per l’Ideale, per la Perfezione, ed il giglio, che è la purezza di chi prova il sentimento. Maschile e femminile, se nota la coincidenza. Ma non è certo una coincidenza, al tempo nulla lo era, è oggi che si è perso il gusto per il perfetto, ed il puro. Viviamo tempi corrotti, e nefasti, mia cara. Mio padre ha omaggiato la sua degna consorte per oltre sessant’anni ogni giorno di rose e gigli, ci teniamo alle tradizioni. In determinati ambienti si dà molto peso ancora anche ai dettagli, comprendo benissimo che lei ignori il linguaggio floreale, è molto giovane, e questo è solo un dettaglio. Ho qualche… alloggio in Normandia, e mi faccio spedire fiori dai quattro angoli del pianeta, ogni mattina, tornano sempre utili. Ottimo, lieto che abbia modo di dissentire, chi annuisce troppo spesso o è incredibilmente astuto, ed intelligente, o purtroppo è terribilmente imbecille, ed il più delle volte è così. Quindi secondo lei ogni azione ha una causa, giusto? Non si scomporrà quindi se le chiedessi, perché, giusto? Perché ogni azione, ogni gesto ha una causa? Sono terribilmente affascinato dal perché delle cose, un Hobby, se vuole. Del resto fraintende anche considerando che io possa trovare tedioso passeggiare per il parco, ho semplicemente accennato al fatto che non fosse ancora tempo, il che è ben diverso. Amo passeggiare, ma a quest’ora è troppo umido, avrei rischiato di rovinare l’ennesimo codice, e non è mai bello. In più adoro la compagnia di validi compagni, e proprio questa mattina sono uscito sovrappensiero, dimenticando anche il cappello. >Sorrise divertito, appoggiando in grembo un sottile codice, papiraceo, delicato, e prezioso, la copertina miniata, come presumibilmente anche l’interno. La costola recitava tronfia, e superba: Canto XXXIII. La sinistra quasi carezzava il libro, tra un gesticolare e l’altro, come un pargolo.
 
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view post Posted on 21/6/2010, 03:06
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Osservò l’uomo canuto seduto di fronte a lei: il tipico signore anziano e dall’atteggiamento aristocratico di certo molto legato alle tradizioni. Quella sua idea fu confermata dalle successive parole di Albus: rose e gigli, una tradizione della sua famiglia che si tramandava da venti secoli e che lui sembrava determinato a non far cadere in disuso. Iniziò quindi il discorso spiegandole il significato di quei fiori e ciò che simboleggiavano. Caroline lo ascoltò interessata: era sempre curiosa delle cose che non conosceva e l’uomo le stava dando l’opportunità di imparare qualcosa di più sul linguaggio dei fiori, un argomento che l’aveva sempre affascinata. Non avrebbe mai immaginato che due semplici fiori potessero voler dire così tanto… e non aveva mai pensato al crisantemo, da lui nominato come un fiore portatore di Vita, associato al sole e da utilizzare per i matrimoni. Era troppo abituata a vederlo come un presagio di morte, ma evidentemente bastava spostarsi in un altro Stato per avere una visione delle cose completamente diversa. Era una cosa questa, che l’aveva sempre affascinata: come la stessa cosa vista anche solo da due persone diverse nate nella stessa epoca, ma vissute in due situazioni completamente differenti, assumesse significati opposti. Albus le aveva appena dato una dimostrazione di quel principio. Gli altri due fiori nominati poi… maschile e femminile, simbolo di un’antica famiglia. Avrebbe dovuto aspettarselo, probabilmente, dall’alba dei tempi ogni cosa si riduceva a quello: la complementarietà esistente tra maschio e femmina la loro impossibilità, in ogni religione, di esistere l’uno senza l’altro. Bastava considerare anche cose semplici come il Sole e la Luna, le principali divinità delle religioni politeiste, lo Yin e lo Yang della religione cinese e avrebbe potuto andare avanti con un’infinità di altri esempi che la sua mente le riportava, ma non era il caso di divagare troppo. Tornò a prestare attenzione all’uomo che parlava di tradizioni, di come fossero radicate nella sua famiglia e di come lui stesso ci tenesse a rispettarle. A quanto sembrava aveva anche degli alloggi in Normandia e, a quel nome, Caroline strinse le labbra per nascondere il suo turbamento: Normandia, il posto dove sua madre aveva abbandonato sua sorella, dove Milla era cresciuta e dove ultimamente era andata a cercare lei e Zahara solo per far l’ennesimo buco nell’acqua. Si morse il labbro inferiore, quei pensieri la innervosivano sempre. Tenne gli occhi bassi per scacciarli e fare in modo che le orecchie smettessero di ronzarle fastidiosamente. Perse una parte delle parole dell’uomo, per poi tornare ad ascoltare poco dopo, quando egli le chiese di motivare le sue affermazioni precedenti e prese ad ascoltarla mentre carezzava un libro posto sulle sue ginocchia su cui spiccava a chiare lettere la scritta “Canto XXXIII” Dante, rifletté. Ma prima doveva rispondere alla domanda
-Mi chiede il motivo delle mie parole Albus… ebbene non è affatto semplice da spiegare: è un concetto questo, tanto logico ed elementare, quanto complesso. Quel che è certo è che qualsiasi essere umano agisce sempre in funzione di ciò che lo circonda, sia esso il suo ambiente di vita abituale o un luogo in cui si viene a trovare per la prima volta. È qualcosa di insito sia nella natura umana sia in quella animale: agire per riflesso a qualcosa che è accaduto. Se le nostre azioni derivassero dal nulla, se non vi fosse alcuna motivazione dietro ciò che ce le fa compiere saremmo dei pazzi svitati impossibili da controllare. Una causa scatenante è necessaria per qualsiasi azione che si va a compiere, per poterci definire esseri dotati di intelletto, ragione e istinto. L’intelletto e la ragione ci soccorrono quando ci troviamo in una situazione particolarmente ostica per uscire dalla quale dobbiamo fare appello a tutto il nostro buon senso. L’istinto ci soccorre, come per gli animali, là dove la ragione non arriva, in quelle situazioni immediate in cui non si può riflettere sul perché e percome si fa una cosa ma la si fa e basta. Eppure, anche se non vi si è riflettuto, quella cosa, quel gesto, come allontanare una mano da una fonte di calore troppo intenso ha una causa che, nel caso del mio esempio può essere trovata nell’istinto naturale di rifuggire le fonti di calore troppo intenso. Come le ho già detto, sono del parere che anche la sua presenza qui abbia una causa, o una motivazione, se vuole, come vi è un motivo se porta con se uno dei canti di Dante, sbaglio?- Osservando la copertina del libro, riflettè per un istante
-Il canto trentatré: tre canti della stessa opera, eppure così diversi che tuttavia formano come un percorso. Nel primo il peggiore dei traditori, che tradì la patria e i suoi stessi figli, secondo l’interpretazione di alcuni addirittura uccidendoli egli stesso e facendone cibo per la sua stessa sopravvivenza, contamina Dante col suo peccato, che lo trascinerà fino al fondo dell’Inferno. Nel canto corrispondente del Purgatorio, Dante viene purificato da ogni peccato e nel corrispondente del Paradiso può finalmente accedere alla visione di Maria e di Dio stesso, la visone più alta che ad un uomo sia concessa. -
 
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view post Posted on 27/6/2010, 09:52
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Sorrise divertito, non era semplice, mai nulla è semplice, altrimenti che senso avrebbe farlo? In più lui aveva sin da sempre una capacità più unica che rara di complicare terribilmente qualunque cosa, che fosse di famiglia? Che fosse una male-benedizione del casato? Che campasse ancora cento secoli! Non c’era più gente interessante con cui parlare, le conversazioni interessanti si susseguivano come la neve in pianura, sporadicamente, quasi per caso. Che quella giovane donna, praticamente una fanciulla, potesse essere un’occasione? Le premesse erano il più delle volte ingannevoli, e lui inseguiva solo il meglio, rifuggiva ed annullava la mediocrità. Ne era un predatore. Ed anche molto accreditato. In fondo che un uomo agisse rispetto a quanto lo potesse circondare non era certo un segreto dell’ultimo minuto, già Aristotele l’aveva sentenziato quasi dandolo per scontato. Nulla di nuovo sotto il sole. Peccato. Quindi un pazzo agiva senza alcuna causa? E come si poteva definire un pazzo? Era pazzo lui, o quelli che lo circondavano? Il brutto vizio di sentenziare, il più delle volte ingannava. Ed in fondo era la ragione a tirar fuori dai pericoli? Non l’aveva mai sentita applicata ai fatti, era solo teoria. Ma era giovane, l’avrebbe scoperto. L’istinto poteva per certi versi anche essere la soluzione a qualcosa, poteva portare ad una soluzione, ma era la migliore? E come stabilire se lo fosse o meno? Ma poi, quando si era certi di essere giunti ad una soluzione? Il presupposto era capire sempre le dinamiche, ed orientarsi nel problema, era realizzabile? O mera utopia? Era giovane, non vi pioveva. Beh, in fondo il perché portasse in giro Dante, poteva essere facilmente intuibile, quale può essere la funzione di un libro? Tenere aperta una porta, lanciarlo a qualcuno nel peggiore dei casi, leggerlo o venerarlo nel migliore. Sorrise compiaciuta, almeno per sentito dire sapeva cosa stava dicendo, il che era indubbiamente già qualcosa.
<Mia cara, ritengo che la vostra spiegazione sia almeno in parte già stata affrontata dalle menti più eccelse del nostro pensiero. Non trova? Ovviamente i risultati con il tempo son diventati al limite del ridicolo, ma penso già lo sappia. In più è terribilmente azzardato e pericoloso ritenere che un qualsiasi uomo agisca in base ad un’istanza che avverte come causa, immagino capirà, sbaglio? Come del resto il fatto che esista o meno ci può ben poco rassicurare. Un efferato omicida uccide per una qualche ragione, può forse questa allietare la vittima? In fondo, non se la prenda a male, ma lei muove da istanze di pensiero positivistico, lei muove dalla psicologia, ed è sbagliato. La psicologia è stata definita, il delirio di onnipotenza dell’uomo positivistico, ha idea del perché? Tutti pensiamo, ed ognuno a modo proprio, ritiene di farlo nella maniera migliore possibile, non crede? La psicologia parte dalla tracotanza di credere possibile universalizzare l’agire del pensiero umano, ed in un primo momento di prevederne anche le azioni future. Del resto, è la ragione o l’istinto a soccorrerci nel pericolo estremo? Ovviamente la cosa migliore sarebbe la ragione, ma purtroppo ha i suoi tempi, davanti ad una maledizione scagliata, c’è poco da fare, l’esperienza aiuta in quanto incanala l’intelletto nell’istinto. Tutto ha una causa, altrimenti non avrebbe più semplicemente ragion d’essere. Ma esistono diversi tipi di cause, legate all’accidentale, ed al trascendentale. Se le une sono universali, le altre son legate al particolare, e quindi possono trarre anche la mente più allenata in inganno. In fondo, come ha ben ritenuto, ci sarà anche una buona ragione, se vado a passeggio con Dante sotto il braccio, no? Quale potrebbe essere, a dir suo? Ottimo, può forse allora azzardare anche la cantica, di questo meraviglioso XXXIII? > Domandò divertito, tornando ad affaccendarsi con il The, amabilmente divertito, dalla piega della discussione.
 
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view post Posted on 23/7/2010, 00:15
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Albus sorrise, ma Caroline non avrebbe saputo dire a cosa fosse dovuto quel sorriso. Di certo, con il progredire di quella conversazione una cosa risultava sempre più evidente ai suoi occhi: quell'uomo amava fare sfoggio della sua età e della cultura che gli era derivata dai suoi studi. Si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo: possibile che in una domenica, successiva anche ad una festa che già aveva lasciato pesanti strascichi dovesse ANCHE mettersi a fare ragionamenti astrusi e superfilosofici? Ma non aveva niente di meglio da fare? Evidentemente no, realizzò, ricordando poi con chi si era presentato al ballo. Se aveva dovuto accettare l'invito di una ragazzina di tredici anni (che tra l'altro, all'epoca ne aveva dodici) evidentemente significava che le altre persone della sua età non trovavano poi così piacevole la sua compagnia. Scacciò quel pensiero, probabilmente troppo cattivo, evitando di palesarlo al collega. La sua spiegazione era stata già affrontata dalle menti più eccelse? Che novità! Personalmente era già molto che conoscesse i tre canti di cui aveva parlato considerato che aveva frequentato solo le scuole primarie babbane. Di certo sua madre non le avrebbe fatto studiare Dante a sei o sette anni e in seguito non ne aveva avuto il tempo materiale, dovendo informarsi prevalentemente su argomenti di Difesa e simili per poter tenere le lezioni agli studenti anche di anni superiori al terzo. Quel poco che sapeva era dovuto soltanto a letture personali e suoi ragionamenti portati avanti nell'ultimo periodo per cui, per quanto la riguardava, andava bene così. Di certo non avrebbe confessato quel particolare all'uomo di fonte a lei, era una questione che non lo riguardava, lo conosceva appena...non era proprio il caso. Il resto del suo discorso, però, come in precedenza, chiedeva una risposta, che Caroline si affrettò a fornirgli: i ricordi del viaggio in Normandia, della sorella e della nipote scomparse, ormai lontani, sopiti e passati in secondo piano rispetto alla voglia di rispondere a quel presuntuoso, ma sempre presenti e vivi in lei
-Mi rincresce che la mia spiegazione l’annoi, Albus, che le risulti superata..ma al momento è l’unica che le so dare… Come può ben intendere da sé, al momento ci sono altre priorità che non dedicarsi a certe letture per quanto piacevoli. In fondo questa scuola deve andare avanti, ora più che mai e se passassi tutto il mio tempo persa in letture extrascolastiche ne guadagneremmo ben poco, soprattutto ora che siamo così pochi docenti e non è stato nemmeno nominato nessuno che possa dare un valido aiuto alla preside Pompaduor al posto della professoressa Lovegood. Le prometto però, che farò in modo di colmare queste mie lacune e, non appena l’avrò fatto, sarà il primo ad esserne informato-
Si interruppe: lo stava palesemente prendendo in giro, ma sinceramente non le interessava. Gli sproloqui a volte insensati dell’uomo la infastidivano oltre ogni dire e sinceramente non aveva punto voglia di rovinarsi la domenica appresso a tali fandonie. Le parole successive di Peverell la lasciarono allibita, facendole inarcare un sopracciglio per la sorpresa
-No, mister Peverell, sinceramente, non capisco. Come le ho già detto prima se non ci fosse una ragione, una qualsiasi ragione, non compiremmo l’azione. L’esempio che lei porta è estremo, ma tuttavia ugualmente calzante: credo sappia meglio di me che in un qualsiasi processo o arresto, l’assassino porta SEMPRE una motivazione che la maggior parte delle volte è solo sua, non condivisa dalla massa e lo porta per questo al carcere. Ma una motivazione vi è sempre. Resta poi ovvio che la vittima non ne sia allietata, come lei dice, nessuno è lieto al momento del trapasso. Nella nostra scuola abbiamo eclatanti esempi di persone che non si sono rassegnate al loro trapasso ed hanno scelto di restare qui sottoforma di spiriti-
Un’altra pausa, più per evidenziare il cambio di argomento che per sua necessità. Attese che l’uomo terminasse di esporre la sua teoria, prima di renderlo partecipe del suo pensiero
-Perdoni la domanda, Albus, ma chi può giudicare cosa è giusto e cosa non lo è? Non mi sto, chiaramente riferendo alla morale comune: nel mio esempio precedente un omicidio è comunque sbagliato. Ma non è questo di cui parlo. Mi ha detto che è sbagliato muovere dal pensiero positivistico, dalla psicologia. Mi perdoni, ma non concordo con lei, come non sono d’accordo sulle sue successive affermazioni. La psicologia non pretende di prevedere azioni future, uno psicologo è un semplice umano, non un divinatore come lei lo fa apparire. La psicologia, così come la filosofia che lei sembra tanto amare, non è una scienza esatta. Ciò che la psicologia tenta di studiare sono i processi della mente umana: alcuni sono comuni, ma l’uomo è una creatura talmente imprevedibile che non si può mai definire con certezza ciò che sta pensando. Al pari di questa, la filosofia parla di tutto e di niente: molti hanno parlato, scritto trattati, alcuni completando gli studi dei loro predecessori, altri confutandoli. Chi può dire chi abbia ragione? Ognuno sceglie quale filosofia appoggiare in base al proprio credo. Per quanto riguarda la cantica a cui appartiene quel libro-
disse, indicando il tomo in mano al suo interlocutore
-Non posso saperlo con certezza, ma in base ai discorsi che ha fatto finora mi sentirei di escludere l’inferno e concentrare la scelta su Purgatorio e Paradiso. Probabilmente la sua scelta è caduta su quest’ultima cantica, forse perché è la più aulica delle tre. Tralasciando questo discorso, comunque, sono convinta che tutto si riduca fin dall’alba dei tempi, a null’altro che alla divisione bene e male-
Sì fermò, mentre un’idea la colpiva: era intenzionata a porre una domanda precisa e a porla in un certo modo
-E lei Albus? Qual' è il suo schieramento? Fa parte dello schieramento del bene, di quello delle Tenebre… o di quello degli ignavi?-
L’ultima possibilità era una chiara provocazione ma non le interessava… in fondo era quello che voleva

Edited by Caroline Dalton - 23/7/2010, 11:46
 
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Tornò a sorridere, il solito sorriso emblematico, misterioso. Non tradiva un certo divertimento. Le donne amano il melodramma, gli uomini il teatro, era così semplice, che semplificava in un'unica formula l'essenza del tutto. Ma in fondo perché farne una tragedia? Ognuno era libero di agire e pensare, quanto meglio ritenesse, nonché di agire. Certo, non sempre i risultati erano dei migliori, ma la corruttibilità dell'essere umano aveva i suoi strascichi ovunque, anche nei recessi più impensati, ed insondabili. Il melodramma di dover mandare avanti una scuola, ovviamente le piaceva, c'era poco da girarci intorno. Se ne lamentava, ma ne andava semplicemente ghiotta, era così evidente, da trasparire neanche sotto forma di apparizione, o rivelazione divina. In fondo trovare i grandi lavoratori era sempre interessante per certi versi, lui non poteva certo definirsi tale, aveva i suoi tempi, ed i suoi modi, non certo condivisi da molti, o tutti. Eppure che fretta c'era? Viveva tranquillo soverchiato dal lavoro, eppure era inutile tirare sui tempi. In più non viveva di solo lavoro, aveva e doveva trovare soddisfazioni, e postille da dissertare. Era umano in fin dei conti, più di quanto non volesse ammettere. La professoressa Lovegood, non poteva certo dire di conoscerla, se non di sfuggita, ben lontano dal castello, altra faccenda era la Preside, ma eran dettagli. Un valido aiuto, sorrise divertito. Certo, certo, molto da fare, molte scartoffie, eppure c'era sempre tempo per leggere anche altro. Non molti condividevano quel pensiero, ma non gli interessava, non siamo tutti uguali bastava a giustificare il tutto. La collega aveva le sue priorità, e forse Dantuccio non rientrava tra quelle. Prometteva, voleva promettere, come se in fondo fosse un affronto alla sua persona, annuì poco convinto, in fondo non era certo un male leggere Dante, v'era solo un piccolo inconveniente.
Suvvia mia cara, lei se la prende troppo, non va mica bene, nuoce alla salute, la nostra futura Vicepreside non vogliamo certo sia fiaccata nel corpo, ancora prima d'iniziare, non crede? Ad ogni modo, ha frainteso, la sua idea non mi annoia, anzi, mi affascina, il modo in cui pensiamo, tradisce sempre la nostra anima, la rivela come mai potrebbero fare le semplici parole. Ogni momento, ogni attimo ha le sue priorità, mia cara, non possiamo vivere cercando di tappare i buchi, basta essere abbastanza malleabili da sapersi adeguare al mutare delle vicende dell'essere, cercando l'equilibrio. Alcuni trovano nel piacere il motivo d'essere, altri nel dovere, altri ancora non lo trovano affatto. Eppure chi è il più felice? Sarebbe inutile definire il più felice degli uomini, se questi ancora vivesse, non possiamo sapere cosa ci riservi il futuro, ed è superfluo specularne, sbaglio? Hogwarts deve andare avanti, son mille anni che va avanti, lei deve prendersi i suoi tempi. Mi lusinga che voglia improvvisamente darsi a Dante, vedo un solo impedimento, temo dovrebbe imparare l'italiano del Duecento, o quanto meno l'Italiano, lingua affascinante, forse un poco complessa. A meno che ovviamente lei non sia così lungimirante da aver già provveduto. Sorrise allegro, con rinnovato vigore, sorseggiando, e terminando la sua bevanda. Eppure la giovane donna si spinse oltre, lentamente il dibattimento si stava animando, una nuova energia animava le parole, la verbosità si faceva accesa. E non capiva, ovviamente si ostinava, difendeva di pollice in pollice ciò a cui era stata educata. Sorrise, quel sorriso mellifluo, ambiguo. Sorrise, ascoltando. Le risposte non erano mai buone come le domande, ma in fondo faceva parte del gioco, era parte di quelle fantomatiche condizioni che si accettavano pur ignorando. Ed ovviamente ormai ci aveva preso la mano, a distanza di anni le aveva accettate, facendone armi temibili. Un sorriso, che sembrava voler diventare anche più ilare, il pensiero positivistico mai gli era piaciuto, mai l'avrebbe apprezzato. In fondo era solo il parto trasforme di un pensiero nato contorto, ed utopico, ma ovviamente eran solo dettagli. La psicologia era solo l'ultima delle scienze, o almeno si spacciava per tale. La sorella strana, e fanciulla in un covo di gigantesse ormai anziane, assetate di potere. Che fossero semplici postille? Poteva anche darsi, in fondo era solo una questione di punti di vista. Che poi non concordassero era quanto meno evidente, nonché scontato, ma era solo un dettaglio in una ben più grande equazione. Che poi la filosofia, ed il filosofare parlassero del tutto e del niente era anche vero, eppure se esisteva una coerenza interna era un sistema perfetto, altrimenti solo un sofisma. La psicologia invece? Aria fritta, fumo e puzza, ma poco arrosto, bruciacchiato. Se la sarebbe presa a male, del resto punti di vista. Beh mia cara, ognuno ha un proprio modo di credere, e ritenere il giusto e l'ingiusto, che banalmente semplifichiamo nel punto di vista. Lo psicologo è un uomo, certo, ma io le stavo giusto dicendo del perché sia nata la psicologia, non discuto del pensiero genuino di uno dei suoi adepti. Non condivido molto di questa neoscienza, ma d'altronde non tutto può avere il mio plauso, non trova? Del resto, la filosofia è sostanzialmente diversa, dipende dal come se ne voglia parlare, certo, ma sono radicalmente diverse, la filosofia, o meglio i filosofi, offrono risposte, a domande universali dell'uomo, più o meno esatte, e di singoli individui. La psicologia ambirebbe invece a studiare la psiche dell'uomo, no? Son due cose sostanzialmente diverse, inutile dibattere di quale possiamo preferire, o considerare migliore. Lo psicologo ambiva di poter diventare un divinatore, eppure è stato tradito. Le sembra poco? Come del resto, potrà esistere anche una ragione dietro alla maggior parte delle azioni, e degli eventi, ma essa potrebbe essere anche così oscura da risultare essere aldilà di ogni possibile indagine, e quindi ai fini della nostra dissertazione domenicale, e giuliva potremmo dire non esistere nemmeno. Mi permetta invece di dissentire sul fatto che nessuno sia lieto nel momento del trapasso, temo sia una sciocchezza, abnorme rispetto al resto. Per una mente ben organizzata, la morte non è altro che un nuovo viaggio, una nuova esperienza. Socrate non ha tentato il suicidio in punto di morte, e come lui moltissimi altri più anonimi, semplicemente hanno accettato il fatto. Molti operano decisioni all'approssimarsi del momento, ci si prepara, ma perché disperarsi? In un buon libro si accenna al fatto di come fossimo polvere, e torneremo tutti polvere, ovviamente è un libro, che potrebbe conoscere, ma in fondo riassume perfettamente il discorso. Disperarsi dell'inevitabile ha senso? Nella nostra scuola, come altrove, è presente una minima, quasi pari a zero, di persone che hanno esitato, vinte dalla paura, o altre volontà, ma quanti fantasmi crede vi dovrebbero essere se davvero la maggior parte dei morti fosse reticente a partire un'ultima volta? Forse miliardi, se non di più. Ognuno opera scelta, è fermamente convinto di alcune cose, di altre meno, a modo suo dice il vero, o almeno quello che crede sia tale. Sorrise, ne aveva perso il conto delle volte, in fondo sembrava una cosa così normale farlo, che non se ne dava pensiero. Giocavano di vita e morte, nel più perfetto dei contorni. Una giovane fanciulla, poteva essere sua nipote, potevano essere all'ombra di una quercia, durante una lunga passeggiata, vedeva già la quercia prendere forma, e il cielo tingersi di colori sgargianti, angelici. La lunga veste mossa dal vento, la voce che si perdeva tra il verde abbacinante. Il Paradiso era qualcosa che andava oltre l'imperfettibilità umana, qualcosa che sfiorava con un dito il sublime. E Dante era stato l'unico a riuscire a catturare quell'attimo, di congiunzione tra divino ed umano. Bene, e Male. Tutto si riduceva sempre a quello. Annuì, per nulla impressionato, aspettandosi quella somma. Con calma attese che terminasse. Tombola, mia cara, il Paradiso, conosce forse qualcosa di più sublime del Paradiso dantesco? Penso sia l'apice della Storia della Letteratura, in tutte le culture che ho avuto il piacere di approfondire, e studiare, mai ho trovato qualcosa di vagamente simile. Non certo perché è aulica, ad ogni modo, non mi diverto a complicare le cose, mi creda, semplicemente mi viene spontaneo. SOn stato educato in un certo modo, molto tempo fa, quando gli uomini erano ancora diversi. Eppure, ha ragione, tutto si riduce sempre a Bene e Male, il fascino di queste due parole, il potere che le percorre. Beh, la sua risposta avrà una domanda quanto meno evidente, in fondo le ho dato la risposta entrando, forse già la conosceva, no? Ignotus Albus, due nomi, due rivelazioni, io perseguo il Bene Superiore, per arrivare a ciò non ho timore di percorrere strade secondarie, e fuori mano. Ho fatto parte molto tempo fa dell'Ordine, si chiamava in altro modo un tempo, poi cambiai schieramento inseguendo questo Bene, da qualche anno ormai sto tornando sui miei vecchi passi, quando se ne ha la possibilità, è sempre bene vagliare ogni strada. Non crede? E lei, mia cara, per cosa ha deciso in questi pochissimi anni? Anche se temo non vi siano dubbi al riguardo, gli schieramenti son due, un terzo non è mai esistito, gli Ignavi son destinati a schierarsi, gioco forza, o verrebbero schiacciati semplicemente dal peso degli altri due. E' semplice matematica. Ma mi dica, conosce Dumbledore? O forse l'Oscuro? Domandò divertito, appoggiando definitivamente la tazza ormai vuota sulla scrivania.
 
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view post Posted on 3/9/2010, 21:35
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Se la stava prendendo troppo? Sollevò un sopracciglio, considerando per un istante le parole del collega. Forse aveva ragione...ma era più forte di lei. Forse, però, avrebbe dovuto seguire l'esempio del signor Peverell o come diamine si chiamava e rispondergli a tono, senza alterarsi troppo. Si sistemò meglio sulla sedia, sorbendo la sua tazza di thè, terminandola, prendendosi quei due minuti che le occorrevano per interirorizzare le parole dell'uomo e trovare una risposta adatta. Si preoccupava della sua salute? Ma che caro! Ne era davvero commossa! Restò in silenzio finchè l'uomo non smise di parlare, anche se dovette trattenersi più di una volta dal dargli del perditempo. Certo, lui poteva permettersi di prendersela comoda, era stato appena assunto e Camille non c'era. Inoltre era il più anziano, nessuno avrebbe potuto dirgli nulla. Trattenne un sospiro, sperando che non le giungessero gufi che lamentavano le lungaggini del docente di Storia, non avrebbe saputo come comportarsi, altrimenti. Un gufo planò accanto a lei, distogliendola per un attimo dai suoi pensieri: era di Camille, le comunicava che, anche se non poteva parlarne direttamente con lei, era stato deciso dal consiglio dei docenti che la nuova vicepreside fosse lei. Le ricordava inoltre l'appuntamento a Grimmauld Place. E come avrebbe potuto dimenticarlo? Sospirò, bruciando il pezzetto di carta con un incanto non verbale, quindi diede qualcosa al gufo per rifocillarsi e lo osservò andarsene. Tornò a posare lo sguardo sul collega, che avevafinito di parlare, almeno per il momento
-Oh, non si preoccupi, Albus, non mi sfiancherà così poco. Piuttosto, sono curiosa: stando alle sue parole, dal mio modo di pensare lei potrebbe rivelare la mia anima? E mi dica, cos'ha capito della mia anima, basandosi sul mio modo di pensare? Ad ogni modo, ha ragione: ognuno di noi trova la sua ragione d'essere in cose diverse, come suppongo sia normale, essendo noi tutte persone differenti e non cloni l'uno dell'altro. Il più felice degli uomini? Mi sembra una domanda assurda, come del resto lo sono la maggior parte di quelle che si pone la filosofia....domande auliche e impegnative, solo per il piacere di discutere. Non si preoccupi per me, comunque, io mi prenderò i miei tempi e lei, suppongo, si prenderà i suoi...purchè questi siano tempi ragionevoli. Per quanto riguarda Dante...dovrei imparare litaliano? E perchè mai? Mi risulta che la Divina Commedia sia statatradotta in più lingue, nel corso di tutti questi anni.. se non erro, la prima traduzione inglese risale a poco meno di duecento anni fa. Posso tranquillamente andare al Brithish Museum e chiedere in libreria se ne hanno una copia. In fondo, anche il nostro meno conosciuto Pride and Prejudice ha più o meno gli stessi anni ed è tutt'ora in circolazione-
L'uomo continuava il suo discorso, sostenendo le sue argomentazioni, paragonando per l'ennesima volta la filosofia alla psicologia nel tentativo di far apparire quest'ultima una materia inutile e i suoi adepti degli sciocchi idealisti. Non aveva ancora capito che con lei perdeva il suo tempo: lei pensava le stesse identiche cose riguardo la filosofia e di certo non avrebbe cambiato il suo pensiero eprchè glielo veniva a dire un vecchietto appena conosciuto, per quanto colto potesse essere. Aveva già peccato di superbia una volta, e sembrava destinato a farlo uan seconda, con quell'atteggiamento supponente che proprio non riusciva a sopportare. Lo lasciò parlare, lasciando vgare lo sguardo intorno alla stanza, attendnedo che lo sproloquio giungesse a conclusione. Una volta che l'uomo decise di riprendere fiato, decise di dire la sua
-Su questo sono d'accordo, è normale che non si possa apprezzare tutto incodizionatamente, come lo è d'altronde, sostenere le propie idee. Ad esempio, non sono del tutto d'accordo con la definizione che lei da di "filosofia"...vero che i filosofi si pongono domande universali...ma le risposte che essi danno sono prettamente personali e non suffragate da null'altro che le loro personali convinzioni. Ciò appare evidente nel momento in cui due filosofi danno due risposte differenti allo stesso interrogativo. Concordo che la filosofia sia profondamente diversa dalla psicologia, ma mi trovo a dover dissentire sulla questione "divinatore": gli psicologi non hanno la pretesa di possedere verità universali. Essi stessi procedono per prove ed errori e possono essere alle voltefallaci. Hanno studiato per analizzare la mente delle persone e poterle poi aiutare, contrariamente ad un divinatore la cui "scienza" è assolutamente inesatta e oggett di nessuno studio. Non si impara a diventare un divinatore, lo si è o non lo si è, si possono al massimo imparare a distinguere i vari tipi di divinazione. Ho capito di quale libro parla, si riferisce alla Bibbia, vero? "...fino al giorno in cui tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto. Polvere sei ed in polvere tornerai". Prepararsi all'inevitabile...molti ci hanno provato, ma non si è mai veramente pronti a lasciare la propria vita terrena. Socrate ha dovuto accettare la sua morte, ma anche lui, prima di morire compì un ultimo tentativo: provò a salvare la sua vita, pagando una somma che, ai giorni nostri risulterebbe quantomeno ridicola. Poi, quando la sua porposta fu rifuutata, si rassegnò alla morte...ma preferì il suicidio all'uccisione da parte di altri, non volendo mostrarsi debole. Non possiamo inoltre sapere se lui abbiamo o meno cambiato idea nei suoi ulimi istanti: non c'eravamo e anche se l'avesse fatto dubito che Platone, il più affezionato dei suoi discepoli, l'avrebbe trascritto.-
Lasciò perdere il resto del discorso o non avrebbe più smesso di parlare. In compenso si compiacque di aver azzeccato la cantica. Non conosceva granchè bene la Divina Commedia e il fatto di averci azzeccato nonostante tutto non poteva che farle piacere. Di nuovo si ripromise di passare in biblioteca alla prima occasione disponibile. Perseguiva il Bene Superiore, comeProbabile, ma non poteva palesare questo suo pensiero. Ora però dove quei santoni che spesso si sentivano dire alla televisione babbana, aveva fatto parte dell'Ordine, poi, a quanto le era parso di capire, era passato ad altre vie più oscure...mangiamorte, forse? Probabile, ma Caroline decise di tenere per sè questo pensiero, limitandosi a rispondere alla sua domanda
-Dumbledore.... o l'Oscuro? Non so con chi creda di avere a che fare, Albus, ma qualunque sia stata la mia scelta, non ho mai conosciuto alcuno dei due, tantomeno ho idea di chi sia Dumbledore. Comuqnue sia, ha ragione...io ho compiuto la mia scelta...e ho scelto di appoggiare il bene-
Questo poteva dirlo senza problemi, non era un segreto il suo allineamento: doveva solo stare attenta a non esporsi troppo e a non nominare l'Ordine prima del tempo, prima di capire da che parte, realmente stesse l'altro
 
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view post Posted on 4/9/2010, 17:36
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Tornò a sorridere, allegro, aveva scelto bene la porta dove bussare. In fondo ormai era terribilmente difficile concludere una qualche discussione minimamente interessante, con qualcuno. I tempi erano cambiati, le persone erano cambiate, tutto mutava, e lui restava ancora di un tempo ormai passato, reticente ad andarsene del tutto, ma ormai sbiadito. Una discussione interessante, eppur pericolosa, nulla era come poteva apparire, e giocavano di illusioni, consci o meno che ne fossero. Eran dettagli? Un gufo giunse, e se ne dipartì, in un silenzio dimesso, carico di quell’ansia che portava l’atto a diventar potenza. Era molto giovane, terribilmente giovane, eppure sembrava ignorarlo, quasi nasconderlo, dimenticandolo in un pertugio oscuro, celato alla luce. E le piaceva il suo ruolo, lottava per la sopravvivenza, in una vita che non doveva essere stata neanche poi così semplice, eppure ciò che le dava forza, i silenzi, non potevano essere rivelati. Era una Mezzosangue, senza dubbio, un rapporto complesso con i genitori, di cui almeno uno non apparteneva a quel mondo. Difendeva pollice per pollice quanto a cui credeva, non poteva farne a meno, un istinto irrefrenabile, uno scomodo compagno di giochi, e non sapeva mentire. Glielo leggeva negli occhi. Era molto impegnata, eppure godeva nell’esserlo, se anche non lo fosse stata, avrebbe fatto in modo di esserlo, senza se ne sentiva perduta. Un passo falso, e si sarebbe aperto il baratro, chi l’avrebbe tirata fuori? Quale sarebbe stata la difficoltà di farlo? Una fanciulla, troppo giovane, e forse troppo in molte altre cose. Non le piaceva la filosofia, perchè era estremamente ignorante a riguardo, nulla di più semplice, come d’altronde, lui, non si era mai occupato di psicologia, che reputava un insulto alle scienze. Non erano cloni gli uni degli altri. Eppure in molti tentavano di esserlo. I tempi cambiavano. Eppure, inorridì, inerme assistette alla smorfia grottesca che gli travolse la serenità espressiva, un Dante tradotto, era un dato tradito, pugnalato, ucciso, assassinato. Quale infamia? Quale tracotanza? Ci mise il suo tempo per riaversi.

Mia cara, non si discute a cuor leggero di anime, son cose che dovremmo lasciare ad altri, porta sempre a conclusioni spiacevoli. Ho fatto le mie deduzioni, vere o false che siano, ma preferisco che restino tali, senza conferme o smentite. Piuttosto, son d’accordo con voi, in questi tempi contrastati, ormai le individualità lottano strenuamente per sopravvivere, restano pochi pescatori in grado di salvarle, tutti estremamente indaffarati. A lei non piace la filosofia, a me non ha mai attirato la psicologia, temo che entrambe le nostre posizioni siano condotte e corroborate dall’ignoranza, non sarà bello a dirsi, ma temo sia vero. Come del resto temo che affrontare Dante, tradotto anche dal migliore dei traduttori, sia un atto estremo di Tracotanza verso il divino, verso ciò che di più sacro la nostra civiltà possa ancora vantare. Dante è Dante, come avrebbe affermato Aristotele, ma temo che sia io, sia lei, avremo modo, magari tra qualche anno, quando tornerà l’Eirene, di ridiscuterne.

Sorrise, prima o poi sarebbe tornata la pace, si sarebbe riguadagnata una nuova Età dell’Oro, solo allora si sarebbe tornati nei giardini, e nei parchi, a discutere di Bene e Male, tra un banchetto, ed una festa. Si sistemò la lunga veste, che scivolava lentamente sul tessuto della comoda poltrona, la seta come l’acqua tendeva a sgusciare sempre, e comunque. Eppure la piacevolezza che dava sulla pelle, non aveva pari. Come avrebbe fatto senza la seta? Quanto erano stati i Cinesi di un tempo, e quanto erano diventati? Ironia del fato.

Vede, a mio modo me la sono sempre intesa di buon grado con molti dei filosofi, a differenza di altri. Ho imparato ad amarli, e rispettarli, un po’ come i libri, se mi comprende. Io penso di poter tranquillamente ritenere un filosofo, un eroe moderno, a suo modo, non so se ha presente il David di Michelangelo, ma il principio è lo stesso. Davanti ad un problema universale, il filosofo si affida a quanto di più potente e grandioso possa accedere, fidandosi, la filosofia è l’atto estremo della mente dell’uomo, la Metafisica. Un filosofo risponde, in base alle proprie convinzioni, ad un problema universale, conscio di non poter mai arrivare al punto. Compie la migliore delle azioni, la più sublime, si affida all’intelletto, al Lògos. Una tensione che si crea tra divino ed umano. Punti di vista mia cara, per una mente ben organizzata nulla è impossibile, personalmente se Thanatos venisse a bussare alla mia porta domani mattina, la accoglierei come una vecchia amica, nonostante possa ancora dare tanto per la salvezza del nostro mondo. A noi è data la possibilità di fare il meglio, nel tempo che ci viene concesso, nessuno può compiere l’impossibile, quindi inutile ostinarsi. Non crede? Lei è terribilmente giovane, il suo più grande pregio, ma anche difetto. Allo stesso modo io son vecchio, il mio più grande pregio, ma difetto al contempo. Socrate, Platone, sono simboli, esempi, nulla di dice che sia vero o meno quanto scritto, eppure cambia la vita di molti, forse anche a torto. Il nostro stesso essere, è un atto di fede in qualcosa. Non crede?

Sorrise, tranquillo, pacato, come il tono, che si disperdeva nell’aere, sentiva il profumo dell’erba bagnata del Nord, il vento tra i capelli della Scozia. Eppure tutto sarebbe finito. Era inevitabile, vivevano un’epoca di cambiamento, di mutamento, tutto era incerto, ed indefinito. Dove stava la certezza? Su cosa fare affidamento, di chi fidarsi? Loro lottavano per la salvezza del loro mondo, altri per la sua distruzione. E la differenza era tutta e solo lì. Ovviamente non li conosceva, era giovane, avrebbe mai saldato quel debito? In fondo quale fosse stata la sua scelta, era ormai agli occhi di tutti.

Vede, se prendiamo la massima di Bacone, come vera, allora la realtà assume una piega inaspettata, Sapere è Potere, mia cara? Dumbledore, l’Oscuro, i grandi Maghi del nostro tempo sono solo gli ultimi eroi di una grande tradizione, si passano il testimone da migliaia di anni, e così sempre sarà. A noi sta semplicemente la scelta di da che parte stare. Molti combattono, e lottano per la salvezza del nostro Mondo, del Mondo della Vita, noi ci opponiamo al Male, per vie traverse, originali, forse incomprese, insondate, eppure a nostro modo lottiamo contro le Ombre. Altri lottano per la morte, per la distruzione di un Mondo che mai compresero appieno, che mai riuscirono ad amare. E penso che la sublimità della dicotomia tra Bene e Male sia tutta qui, banale, e semplice. Sin da bambini veniamo condotti lungo un sentiero, il momento chiave della nostra intera esistenza, attorno al quale tutto gira, è il bivio. Lì tutto viene deciso, una scelta sostanziale, ma semplice, frutto di un lungo allenamento: Bene o Male? In fondo ogni nostra azione, ogni nostro pensiero si riassume in questa nostra intima decisione.

Tacque, allegro eppur terribilmente serio, un misto tra gaiezza, e serietà. Parole salde, parole di ferro, decise, eppur elastiche, malleabili, come era nella sua natura, nel suo essere.

Ci ergiamo tutti a giudici di tutto e tutti, quando poi in realtà, in quelle circostanze veramente importanti, siamo soli, giudici unicamente di noi stessi. Guidati dalla Provvidenza, se così vogliamo chiamarla. Ognuno ha i propri modi di agire, e porsi, che solo lui stesso, e non sempre del tutto, conosce, e valuta. Non so se ha letto la mia intervista a Dumbledore, eppure ho avuto l’opportunità di cambiare più volte partito, prima Bene, poi Male, per quante volte? Immagino anche come possa pensarla, no? Non è certo un mistero. Eppure per quanto mi riguarda non vi vedo ambiguità, o conflitti, inseguivo, inseguo tutt’ora il Bene, quell’idea platonica di Bene, prendo le vie che ritengo mi possano condurre colà. Perchè crede sia tornato ad Hogwarts? La Provvidenza mi ha dato l’opportunità, l’ho colta. Hogwarts è la nostra fortezza, qui si combatterà la battaglia del nostro tempo, son venuto a presidiare la posizione, a prender posto. Quando sarà tempo, tornerò a fare la mia parte.

Era calato il silenzio, quel raro e volubile amico, che da tanto tempo si accostava troppo spesso alla morte. In attesa che la giovine, insperata conversatrice, tornasse a replicare, prese a rimboccarsi con pacata lentezza le ampie maniche della veste, lasciando affiorare il candore della sottoveste.

 
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