| Tornò a sorridere, il solito sorriso emblematico, misterioso. Non tradiva un certo divertimento. Le donne amano il melodramma, gli uomini il teatro, era così semplice, che semplificava in un'unica formula l'essenza del tutto. Ma in fondo perché farne una tragedia? Ognuno era libero di agire e pensare, quanto meglio ritenesse, nonché di agire. Certo, non sempre i risultati erano dei migliori, ma la corruttibilità dell'essere umano aveva i suoi strascichi ovunque, anche nei recessi più impensati, ed insondabili. Il melodramma di dover mandare avanti una scuola, ovviamente le piaceva, c'era poco da girarci intorno. Se ne lamentava, ma ne andava semplicemente ghiotta, era così evidente, da trasparire neanche sotto forma di apparizione, o rivelazione divina. In fondo trovare i grandi lavoratori era sempre interessante per certi versi, lui non poteva certo definirsi tale, aveva i suoi tempi, ed i suoi modi, non certo condivisi da molti, o tutti. Eppure che fretta c'era? Viveva tranquillo soverchiato dal lavoro, eppure era inutile tirare sui tempi. In più non viveva di solo lavoro, aveva e doveva trovare soddisfazioni, e postille da dissertare. Era umano in fin dei conti, più di quanto non volesse ammettere. La professoressa Lovegood, non poteva certo dire di conoscerla, se non di sfuggita, ben lontano dal castello, altra faccenda era la Preside, ma eran dettagli. Un valido aiuto, sorrise divertito. Certo, certo, molto da fare, molte scartoffie, eppure c'era sempre tempo per leggere anche altro. Non molti condividevano quel pensiero, ma non gli interessava, non siamo tutti uguali bastava a giustificare il tutto. La collega aveva le sue priorità, e forse Dantuccio non rientrava tra quelle. Prometteva, voleva promettere, come se in fondo fosse un affronto alla sua persona, annuì poco convinto, in fondo non era certo un male leggere Dante, v'era solo un piccolo inconveniente. Suvvia mia cara, lei se la prende troppo, non va mica bene, nuoce alla salute, la nostra futura Vicepreside non vogliamo certo sia fiaccata nel corpo, ancora prima d'iniziare, non crede? Ad ogni modo, ha frainteso, la sua idea non mi annoia, anzi, mi affascina, il modo in cui pensiamo, tradisce sempre la nostra anima, la rivela come mai potrebbero fare le semplici parole. Ogni momento, ogni attimo ha le sue priorità, mia cara, non possiamo vivere cercando di tappare i buchi, basta essere abbastanza malleabili da sapersi adeguare al mutare delle vicende dell'essere, cercando l'equilibrio. Alcuni trovano nel piacere il motivo d'essere, altri nel dovere, altri ancora non lo trovano affatto. Eppure chi è il più felice? Sarebbe inutile definire il più felice degli uomini, se questi ancora vivesse, non possiamo sapere cosa ci riservi il futuro, ed è superfluo specularne, sbaglio? Hogwarts deve andare avanti, son mille anni che va avanti, lei deve prendersi i suoi tempi. Mi lusinga che voglia improvvisamente darsi a Dante, vedo un solo impedimento, temo dovrebbe imparare l'italiano del Duecento, o quanto meno l'Italiano, lingua affascinante, forse un poco complessa. A meno che ovviamente lei non sia così lungimirante da aver già provveduto. Sorrise allegro, con rinnovato vigore, sorseggiando, e terminando la sua bevanda. Eppure la giovane donna si spinse oltre, lentamente il dibattimento si stava animando, una nuova energia animava le parole, la verbosità si faceva accesa. E non capiva, ovviamente si ostinava, difendeva di pollice in pollice ciò a cui era stata educata. Sorrise, quel sorriso mellifluo, ambiguo. Sorrise, ascoltando. Le risposte non erano mai buone come le domande, ma in fondo faceva parte del gioco, era parte di quelle fantomatiche condizioni che si accettavano pur ignorando. Ed ovviamente ormai ci aveva preso la mano, a distanza di anni le aveva accettate, facendone armi temibili. Un sorriso, che sembrava voler diventare anche più ilare, il pensiero positivistico mai gli era piaciuto, mai l'avrebbe apprezzato. In fondo era solo il parto trasforme di un pensiero nato contorto, ed utopico, ma ovviamente eran solo dettagli. La psicologia era solo l'ultima delle scienze, o almeno si spacciava per tale. La sorella strana, e fanciulla in un covo di gigantesse ormai anziane, assetate di potere. Che fossero semplici postille? Poteva anche darsi, in fondo era solo una questione di punti di vista. Che poi non concordassero era quanto meno evidente, nonché scontato, ma era solo un dettaglio in una ben più grande equazione. Che poi la filosofia, ed il filosofare parlassero del tutto e del niente era anche vero, eppure se esisteva una coerenza interna era un sistema perfetto, altrimenti solo un sofisma. La psicologia invece? Aria fritta, fumo e puzza, ma poco arrosto, bruciacchiato. Se la sarebbe presa a male, del resto punti di vista. Beh mia cara, ognuno ha un proprio modo di credere, e ritenere il giusto e l'ingiusto, che banalmente semplifichiamo nel punto di vista. Lo psicologo è un uomo, certo, ma io le stavo giusto dicendo del perché sia nata la psicologia, non discuto del pensiero genuino di uno dei suoi adepti. Non condivido molto di questa neoscienza, ma d'altronde non tutto può avere il mio plauso, non trova? Del resto, la filosofia è sostanzialmente diversa, dipende dal come se ne voglia parlare, certo, ma sono radicalmente diverse, la filosofia, o meglio i filosofi, offrono risposte, a domande universali dell'uomo, più o meno esatte, e di singoli individui. La psicologia ambirebbe invece a studiare la psiche dell'uomo, no? Son due cose sostanzialmente diverse, inutile dibattere di quale possiamo preferire, o considerare migliore. Lo psicologo ambiva di poter diventare un divinatore, eppure è stato tradito. Le sembra poco? Come del resto, potrà esistere anche una ragione dietro alla maggior parte delle azioni, e degli eventi, ma essa potrebbe essere anche così oscura da risultare essere aldilà di ogni possibile indagine, e quindi ai fini della nostra dissertazione domenicale, e giuliva potremmo dire non esistere nemmeno. Mi permetta invece di dissentire sul fatto che nessuno sia lieto nel momento del trapasso, temo sia una sciocchezza, abnorme rispetto al resto. Per una mente ben organizzata, la morte non è altro che un nuovo viaggio, una nuova esperienza. Socrate non ha tentato il suicidio in punto di morte, e come lui moltissimi altri più anonimi, semplicemente hanno accettato il fatto. Molti operano decisioni all'approssimarsi del momento, ci si prepara, ma perché disperarsi? In un buon libro si accenna al fatto di come fossimo polvere, e torneremo tutti polvere, ovviamente è un libro, che potrebbe conoscere, ma in fondo riassume perfettamente il discorso. Disperarsi dell'inevitabile ha senso? Nella nostra scuola, come altrove, è presente una minima, quasi pari a zero, di persone che hanno esitato, vinte dalla paura, o altre volontà, ma quanti fantasmi crede vi dovrebbero essere se davvero la maggior parte dei morti fosse reticente a partire un'ultima volta? Forse miliardi, se non di più. Ognuno opera scelta, è fermamente convinto di alcune cose, di altre meno, a modo suo dice il vero, o almeno quello che crede sia tale. Sorrise, ne aveva perso il conto delle volte, in fondo sembrava una cosa così normale farlo, che non se ne dava pensiero. Giocavano di vita e morte, nel più perfetto dei contorni. Una giovane fanciulla, poteva essere sua nipote, potevano essere all'ombra di una quercia, durante una lunga passeggiata, vedeva già la quercia prendere forma, e il cielo tingersi di colori sgargianti, angelici. La lunga veste mossa dal vento, la voce che si perdeva tra il verde abbacinante. Il Paradiso era qualcosa che andava oltre l'imperfettibilità umana, qualcosa che sfiorava con un dito il sublime. E Dante era stato l'unico a riuscire a catturare quell'attimo, di congiunzione tra divino ed umano. Bene, e Male. Tutto si riduceva sempre a quello. Annuì, per nulla impressionato, aspettandosi quella somma. Con calma attese che terminasse. Tombola, mia cara, il Paradiso, conosce forse qualcosa di più sublime del Paradiso dantesco? Penso sia l'apice della Storia della Letteratura, in tutte le culture che ho avuto il piacere di approfondire, e studiare, mai ho trovato qualcosa di vagamente simile. Non certo perché è aulica, ad ogni modo, non mi diverto a complicare le cose, mi creda, semplicemente mi viene spontaneo. SOn stato educato in un certo modo, molto tempo fa, quando gli uomini erano ancora diversi. Eppure, ha ragione, tutto si riduce sempre a Bene e Male, il fascino di queste due parole, il potere che le percorre. Beh, la sua risposta avrà una domanda quanto meno evidente, in fondo le ho dato la risposta entrando, forse già la conosceva, no? Ignotus Albus, due nomi, due rivelazioni, io perseguo il Bene Superiore, per arrivare a ciò non ho timore di percorrere strade secondarie, e fuori mano. Ho fatto parte molto tempo fa dell'Ordine, si chiamava in altro modo un tempo, poi cambiai schieramento inseguendo questo Bene, da qualche anno ormai sto tornando sui miei vecchi passi, quando se ne ha la possibilità, è sempre bene vagliare ogni strada. Non crede? E lei, mia cara, per cosa ha deciso in questi pochissimi anni? Anche se temo non vi siano dubbi al riguardo, gli schieramenti son due, un terzo non è mai esistito, gli Ignavi son destinati a schierarsi, gioco forza, o verrebbero schiacciati semplicemente dal peso degli altri due. E' semplice matematica. Ma mi dica, conosce Dumbledore? O forse l'Oscuro? Domandò divertito, appoggiando definitivamente la tazza ormai vuota sulla scrivania.
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