Alla ricerca del permesso, Parte seconda

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view post Posted on 17/6/2010, 15:11
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Semper Fidelis

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Un non mi piace.
Ricevere un no uguagliava prendersi una botta nello stomaco per me, ma forse era sempre meglio cercare di aggrare l'ostacolo, prima di abbatterlo.
E così feci.
Non appena sentii un "no" dalla mia stessa capocasa, si fa per dire, che mi diressi verso il professore di storia, che speravo fosse più benevolo.
Insomma, la capocasa non aveva pensato su quanti punti avrei potuto togliere alla casata per cercare di raggiungere il mio scopo...

Dopo essermi avvicinato alla porta, bussai 3 volte in atessa di risposta.
 
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view post Posted on 17/6/2010, 16:24
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Lavorava di buona lena, alle prese con un codice papiraceo indubbiamente antico, che non osava nemmeno sfiorare con i guanti di seta bianca, che gli coprivano le sottili, e bianche mani. La lunga veste da camera zaffirea, coperta in parte di polvere, aveva ampie maniche, alla moda orientale, arrotolate sin oltre i gomiti, l’intero piano della scrivania era ricoperto da appunti, vergati con una calligrafia inclinata, e corsiva, agile e slanciata. Il mago curvo sul codice, lo studiava attento ad ogni particolare, passando di simbolo in simbolo, con metodica attenzione, salvo tornare spesso in cima alla pagina, forse in cerca di conferme. Era sera, da un pezzo era passata la cena, una serata tranquilla, Minerva assopita sul trespolo aveva smesso di interessarsi a lui già una buon’ora prima. Non si era mai entusiasmata troppo per il geroglifico, ma era comprensibile. Qualcosa di inaspettato lo interruppe improvvisamente, bussavano alla porta? Un altro esame? Si era dimenticato? Che fosse successo qualcosa? Dopo un attimo di silenzioso panico, tornò a piegarsi sul codice. <Avanti, prego.> Rispose alla silenziosa richiesta, domandandosi chi potesse essere. Una gran bella domanda, in fondo. Ogni volta che aveva da fare, era la volta buona dello scocciatore di turno, che fosse una maledizione? Che qualcuno avesse fatto il malocchio?
 
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view post Posted on 17/6/2010, 18:49
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Non ci pensai due volte ad aprire la porta ed entrare all'interno dell'ufficio. Dapprima uno sguardo ai addobi dell'ufficio stesso. Avevo gusto, dovevo ammetterlo... specie per la sua età.
Una volta aperta la porta e data un'occhiata in giro, salutai il professore con una voce bassa e rauca, come se fosse successo qualcosa.
Buongiorno... professore, vorrei parlarle.
Allora sarei rimasto in attesa di una sua diponibilità.

 
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view post Posted on 17/6/2010, 22:44
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Ecco, un individuo di poche parole, un Corvonero senza dubbio, che faceva il più delle volte parlare di sé. Aveva anche già una mezza idea del perché fosse lì, non certo per discutere del tempo. Mai nessuno aveva tempo di parlare delle piccolezze, almeno credute tali, ed in una maniera o nell’altra si parlava sempre e solo di futilità. Era la filosofia imperante, ormai. Parlare di futilità, spacciandole per grandi missioni a vantaggio del pianeta. Era lì da un anno, e già ne aveva sentite per almeno dieci. I giovani avevano doti ai più sconosciute. Un inizio in sordina, vorrei parlarle, magnifico. Semplicemente splendido. < Buonasera Mr. Shinretsu, qual buon vento l’ha portata sino alla mia porta? Prego, si accomodi, spero nulla di grave. Posso offrirle qualcosa da bere? > Domandò, facendo scomparire il mare di carte con un gesto fluido della mano. Salvare il salvabile, finchè v’era tempo, era categorico.
 
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view post Posted on 18/6/2010, 14:13
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Con un cenno della mano alquanto semplice e privo di qualsiasi significato oltre al quale era destinato, feci cenno di non voler nulla da bere. Anche se il gesto fu da me gradito in sé, non avevo tempo per simili futilità. Ma mi sedetti, per non sembrare scortese. Dapprima cercai di guardare il professore ed essere diretto, in modo da spiegargli subito il vero perché della mia permanenza in quel luogo, e del pezzo di carta che tanto desideravo. Altro non aveva importanza.
Nono, nulla di grave. Certo.
Poi seguì una pausa, piccola, in cui cercai di trovare nel miglior modo le parole da usare col professore, ma poi ci ripensai e decisi di essere semplicemente me stesso.
Ordunque prof., sono venuto per chiederle il permesso di accedere al reparto proibito della Biblioteca.
Una grattatina dietro al mio capo.
Giusto per imparare un paio d'incantesimi e tagliare il tempo.

 
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view post Posted on 18/6/2010, 16:58
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Ecco, per l'appunto, ennesimo giovane alla ricerca di ebrezze. Possibile dovesse essere sempre così? Certo, più diretto di così forse non era possibile neanche pensarlo. Rimase stupito, e sorpreso, una richiesta quanto meno scontata, ma forse era il modo ad averlo stupito. Nessun giro vorticoso di parole, nessun discorso, nessuna scusante. Un'eccezione. Oltretutto era un Corvonero, perchè era giunto proprio da lui, la collega era presente al castello, l'aveva incontrata solo poche ore prima. Per non accennare al "paio d'incantesimi", ovviamente il fatto che fosse proibito, non riusciva proprio ad entrare in testa a nessuno. Eppure era una faccenda così scontata...
Beh, e perchè vorrebbe recarsi proprio lì? La biblioteca è molto grande, enorme, e lei vuole proprio andare in uno stanzino? Non vorrà farmi credere di aver già letto tutto il resto, giusto? Vede, in fondo è per la sua sicurezza che è proibito, sono ottocent'anni che le cose vanno così, sono custoditi incanti terribili, che forse alla sua tenera età non dovrebbe nemmeno conoscere. Non trova? Ad ogni modo, cosa vorrebbe apprendere? E perchè non ha chiesto alla professoressa Dalton? Domandò posando la piuma sul legno della scrivania. Cose dell'altro mondo...
 
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view post Posted on 18/6/2010, 17:36
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Professoressa Dalton? Lei? Proprio lei?
Il mio viso mutò tra il critico e il divertito. Non amavo giri di parole. Una capocasa a cui non importavano i punti. Stranezze. Perché infondo, quel che mi serviva me lo sarei comunque preso, come sempre, anche se il piano "B", richiedeva più problemi.
Già fatto. Mi ha permesso imparare 2 incantesimi, che ho già imparato. Ma non basta...
Fuori di tasca tirai un foglietto. Sul foglietto una scritta in nero, probabilmente un incantesimo. L'iuncantesimo che avevo visto eseguire dai più grandi e che volevo imparare.
"Stupeficium"... avrebbe letto il professore se avesse preso in mano il foglio.
Voglio solo imparare un incantesimo. E' scritto lì. Lei mi da il permesso per imparare quell'incanto ed è finita...
Infondo l'incanto che volevo imparare era conosciuto dalla maggior parte dei ragazzi esperti in duelli. Non potevo non conoscerlo. Era scontata la conoscenza di questo da parte mia.
Feci quei occhietti dolci, tipo "tipregotipregotipregotipregotiprego", in attesa di una firma che poteva evitarmi un oceano di seccature.

 
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view post Posted on 19/6/2010, 10:09
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Ecco, bene, andato e ricevuto un No, aveva pensato bene di chiedere alla porta accanto. Ovviamente non vedeva la logica di quella faccenda, se era no da una parte, perchè dall'altra si dovevano magicamente aprire le porte? Prese il foglio, lo lesse velocemente, e lo appoggiò sulla scrivania. Una firma, quante pene per una firma. Non si era mai venduto per poco, anzi, sempre forse per troppo. Ma era un Peverell, andavano così le cose. Un solo incantesimo, uno Stupeficium non era la fine del mondo volendo anche vedere in maniera assoluta, benchè poi ne avesse appena appresi molti altri. La Dalton aveva seguito sin dall'inizio la faccenda, perchè scavalcarla?
Beh, capisco, lei vorrebbe prendere dimistichezza con lo Stupeficium, perchè? Esistono molti altri incantesimi non proibiti, ma forse anche più efficaci. In più se la sua Capocasa le ha negato di recarsi nuovamente lì, avrà a vuto le sue buone ragioni, non trova? Come le ho detto sono incantesimi pericolosi, dovrebbe tenersene ben alla larga. Ma è libero di provare a convincermi del contrario, perchè proprio lo Stupeficium? Domande precise, misurate, martellanti, era preciso per natura, e fiscale quel tanto che bastava ad averlo messo lì come docente.
 
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view post Posted on 19/6/2010, 12:39
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Domande. Domande alle quali la risposta era preparata ore prima. Domande, a cui le risposte erano fisse nella mia mente, imparate a memoria.
Non esistono incanti come lo Schiantesimo... Pensi alla sua bellezza e naturalezza. La potenza in un singolo incanto. pensi al fascino di questo incanto. E poi... sa come, devo stare alla pari coi miei avversari. Devo imparare e allenarmi costantemente per seguire una Via.
Cercai di spiegarli i miei motivi. Poi tornai sulla Dalton.
Non conosco i motivi della mia Capocasa, ma voglio soltanto convincermi i motivi li abbia avuti...

 
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view post Posted on 19/6/2010, 22:30
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Sorrise divertito, non esistevano incanti come lo schiantesimo, almeno per quei dieci minuti, sino a quando non fosse uscito, poi si sarebbe ripresentato, tessendo elogi dell'incanto di turno. Sapeva bene come andavano quelle cose, esperienze di tutta una vita, sufficienti anche per capire le giovani menti. Credevano sempre di essere i più furbi del gioco, sbagliavano. Avversari, la passione per il duello, inutile perdita di tempo, avversari, nemici, anche se ignorava cosa fossero. Che soffrisse di protagonismo? Ma se la sua capocasa aveva detto no, serviva un compromesso. Sorrise, prima di riprendere.
Capisco, mi ha quasi convinto, le dirò. Il che non è mai stato facile, ad ogni modo io devo tenere in considerazione anche quello che mi ha detto. Lo Stupeficium poi, le confesserò, non mi ha mai attirato, un mezzuccio volgare, più di scena forse. Ma ha già imparato degli incantesimi, e questo ha spinto la professoressa Dalton, la sua Direttrice, a negarle un ulteriore permesso. A breve ci saranno le vacanze estive, torni da me a settembre, e le darò il permesso. Per il momento penso sia stato a sufficienza in quel reparto. E le consiglio anche di pensare meno ai duelli, per quello avrà sempre tempo, lei al momento è qui per studiare, faccia la sua parte per Corvonero, e son certo che tra me e la Dalton la faremo entrare dove vorrebbe oggi. Intende? Domandò infine, poggiando il foglietto di pergamena, in cima ad una delle pile ordinati di compiti ai lati della scrivania.
 
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view post Posted on 20/6/2010, 10:40
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Okey.
Sorrisi, non era la giornata giusta. L'ostacolo non poteva essere aggirato, ergo doveva venire scavalcato o abbattuto. Era così che funzionavano le cose in quel mondo. Se una cosa non te la davano, dovevi essere tu ad andartela a prendere.
M'alzai dalla sedia.
La ringrazio per il suo prezioso tempo.
Quindi me ne uscii dal suo ufficio.
 
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10 replies since 17/6/2010, 15:11   96 views
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