Ecco che ricominciava, una risposta che aveva anche l’aria di essere più spinosa, e meditata del solito. Stava riprendendo irruenza, forza, carica, qualcosa di inatteso, un vigore mascolino, maturo, intellettuale. Chi era quella giovane fanciulla? Da dove veniva? Possibile che in realtà fosse solo la Magia del papiro? Che si fosse attivato qualche insperato meccanismo? L’imprevisto imprevedibile! Poteva avere del resto undici anni? Era semplicemente ridicolo, all’età di sessant’anni discuteva amabilmente di Magia ed etica con una giovane studentessa del I Anno. O stava diventando più sui generis del solito, o qualcosa non poteva quadrare. Cosa non andava, e cosa fare? Che destino, o papiro gli stessero parlando? C’era qualcosa dietro l’intera faccenda? Taceva, ascoltando la giovane mente all’opera, irruente, cosa era giusto? Cosa era facile? Ma perchè giusto e facile, era un mistero. Nulla era almeno in origine sbagliato, ma non stavano parlando del piano ideale, o forse sì? Chi aveva ragione, e chi torto? Ma qualcuno aveva ragione? Come convivere senza impazzire tanto a lungo con quei dubbi? Scegliere di pura ragione, era impossibile, sin lì non poteva che pioverci, ma poi tutto si complicava, speculazioni complesse, come ne sarebbe uscito? Qualcosa doveva esserci dietro, la falla c’era in ogni piano, pur perfetto che fosse. Del resto i meccanismi di difesa e discolpa erano noti ormai da almeno due secoli, il cervello automaticamente attivava difese psicologiche potenti, distorcendo la realtà dei fatti, dai piccoli dettagli, ai fatti più rilevanti. Eticamente, forse stava proprio lì il punto, si voleva fare dell’etica qualcosa che non era per sua volontà. Era l’etica oggettivamente accettabile? O forse era solo il risultato elaborato dall’uomo? Eticamente si potevano fare molte cose, realmente molte di più, ma quante erano giuste, e quante sbagliate? L’etica per prima rompeva l’equilibrio, bandendo molti, ed accettando pochi. Eppure era vero, la mente e le proprie idee erano l’ultimo dei santuari, forse il più sacro ed inviolabile. Era difficile far cambiare idea a qualcuno. Lo sapeva sin troppo bene, ma aveva una discreta esperienza al riguardo. Il Bene superiore era sempre stato una gran scusa, che obbiettare? Ecco, cosa era Bene? Cosa era Male? Avevano il diritto di fare quello che facevano, era legittimo farlo? Eticamente era tutto accettabile? Bene, e Male, Ordine e DE, chi aveva ragione? Chi era il Bene, e chi il Male? Anche lì era solo punto di vista? L’etica umana era frutto dell’uomo, come tutto il resto, eppure era pur sempre una ricerca deontica, avendo fede nell’eticità di un’azione, l’uomo ne era trascinato fuori, spettatore di uno spettacolo inaspettato. Come poteva elevarsi a Dio? La scelta dava senso ad una vita che andava vissuta. Poteva anche essere vero, Dante condannava Ulisse perchè il suo tempo lo imponeva. Ulisse da folle, era stato elevato ad eroe, era Bene? Dove sarebbero finiti? La domanda quindi si riassumeva semplicemente in cosa credere? Cosa era razionalmente accettabile, e credibile? Dov’era la risposta? Una domanda che rimbombava tra gli eoni del tempo, rinforzandosi, risucchiando forza e vigore a quanto la circondava. Un urlo disperato, dell’uomo di ogni tempo. Dove stava la Verità? Esisteva? Sorrise, quanto di meglio, e più sincero si potesse permettere. Non era forse così che si mostravano gli Dei all’imperfezione umana? Gli dei sorridevano, nella migliore delle tradizioni, l’omerica. Il sorriso era qualcosa di divino, apriva nuovi livelli di comprensione. Era una “Glee” romantica, vestigia di qualcosa ormai perduto.
Mia cara, quanti problemi! Quante domande! Mi meraviglio che riesca ad arrivare a sera. Che dire? Una bella faccenda, ma io non possiedo tutte le risposte. Penso una delle affermazioni più oneste e sincere di sessant’anni di vita, mi creda. Non possiedo tutte le risposte. Lei, mia cara, si sta avventurando per pensieri oscuri e complessi della deontica antica, e moderna, e cerca una risposta, unica e chiara. Chissà. Un gran bel mistero, esiste una risposta? Esiste questa risposta? Vede, lei inquadra giustamente il problema, i molteplici problemi, le molteplici contraddizioni che ci andiamo trascinando da qualche migliaio di anni, eppure temo sbagli nel fare le somme. Ovviamente, e purtroppo, è solo un mio punto di vista. Del resto, potrebbe benissimo anche domandarmi, con che diritto io sostenga delle lezioni di Storia, ne avrebbe tutto il diritto, ed io non avrei molto da rispondere. Vede, il problema sta proprio nel cercare di comprendere il Mondo, tutto, partendo da un sistema razionalmente puro, ed astratto, coniugandolo al resto. Perchè fare così? È naturale potrebbe dirmi. Eppure c’è un problema, perchè lei pensa e dubita così?
Noi non siamo altro che il frutto della nostra educazione, giusta o sbagliata che sia.
Il resto conta poco. Si dice spesso che le nostre scelte determinino cosa siamo veramente, giustissimo, ma in quale misura l’educazione incide su queste scelte? In quale misura gli altri ci influenzano inconsciamente? Le contraddizioni sono i punti di saldatura tra un sistema e l’altro, tra un metro e l’altro, che non possiamo eliminare. Capisce? Partiamo armati della sola logica, della nostra razionalità, esploriamo il mondo, ma nella ricerca ci imbattiamo in tutto il resto, abbracciamo l’etica, e poi la filosofia, e quanto altro? Poi, facendo le somme, i conti non tornando. Perchè?
Razionalmente non c’è nulla di sbagliato in principio, giustissimo, eppure anche lei sa benissimo cosa sia o non sia giusto, no? La sua educazione le impone queste conoscenze, salvo poi non rispettarle. Ha anche ragione nel continuare il suo discorso, dove sta la certezza? L’Uomo fa propri concetti che non capisce intimamente, solo per il gusto di farlo? O forse anche per dare senso alla propria vita, se partissimo dicendo che nulla è sbagliato, non crede cadremmo in Anarchia? Noi sposiamo più o meno giustamente l’etica, e dall’etica, il diritto. Il diritto è mero prodotto dell’uomo, nulla di più, eppure pensi alle premesse. Si presuppone che l’uomo X conosca tutte le leggi del Mondo, e venga punito per ogni infrazione. Se venissero assolti tutti coloro hanno infranto, non sapendo, cosa crede potrebbe capitare? È una soluzione necessaria. Tutti conoscono la legge, e devono rispettarla. Fine della Storia. I Mangiamorte son certi di essere nel giusto in quello che fanno, ne so qualcosa, del resto anche le forze della Luce son certe di essere nel giusto, è possibile? Del resto io non posso neanche costringerla a pensarla in un certo modo, anche questo è vero, posso farci poco, lei ha le idee, e rimangono tali. Come dice giustamente è molto probabile che gli uni siano Bene, e gli altri Male, ma è solo un calcolo della probabilità, dove sta la certezza? Lei dice che giusto e sbagliato non esistano, potrebbe darsi, ma Bene e Male sì, ma non li comprendiamo. Per evitare problemi, potremmo suicidarci raggiunta la maggior età, e risolvere malamente il problema, sbaglio? Del resto, è legittimo che facciamo quanto facciamo? È legittimo volare? O magari leggere, speculare, inventare, o credere. È legittimo? È Bene o Male? O forse questi due termini, due concetti, soffrono l’inflazione, come i nostri mercati? È forse Male copiare un compito? Come se il Male si scomodasse per un compito copiato, è verosimile? Il Male assoluto è Lucifero, Male è anche Voldemort, e Male è anche copiare. Non è forse un discorso asimmetrico? Come sostiene lei l’etica è il prodotto dell’uomo, per alcuni dell’Uomo di ogni tempo, per altri anche meno, prodotto del proprio tempo, e del proprio pensiero. Era eticamente sbagliato condannare a morte qualcuno? Sì, no, forse. Non c’è la certezza. Scegliamo ma non scegliamo, sappiamo ma non sappiamo, tutto e niente. Tutto e Niente. Tutto sembra riportare a questo. Pensi un po’, qualche tempo fa, il mondo era radicalmente diverso, avevo due genitori, un po’ come tutti, l’uno era fedele al Bene, l’altro al Male, un’apparente contraddizione, come conviverci? Ma anche, partiamo sempre dal presupposto di aver ragione, no? Lei ha bussato alla mia porta, certa di aver ragione nel chiedere il permesso, certa di meritarlo, no? Eppure ha dovuto rimettersi alla mia potestà, il tutto fa parte di un patto, no? I cittadini, liberi e democratici, rinunciano a buona parte della propria libertà, in favore di un ente superiore, lo Stato, che faccia gli interessi di tutti. È giusto? L’uomo conosce quanto crede di conoscere, e quanto decide di conoscere. Relativo, giustamente, posso sapere tutto di qualcosa? Se anche decidessi di sapere tutto di inchiostri, potrei studiare una vita, senza mai riuscire nella mia impresa. Sarebbe impossibile, così per tutto il resto. Ma dovrebbe essere forse una ragione per far nulla? Se anche so che non riuscirò mai a conoscere ogni pollice di una foresta, è forse una buona ragione per non mettervi mai piede? Se bramassi il consenso di tutti per ogni mia decisione, o scelta, crede che riuscirei mai anche solo a fare una sola cosa? Se anche decidessi di mangiare sella di capriolo, domani a cena, e scrivessi per un consulto dieci diverse lettere, crede che i miei dieci amici mi consiglierebbero tutti la stessa cosa? Quante probabilità avrei? Quindi, secondo il suo ragionamento, potrei anche morire di fame. Sbaglio? Manipolo idee e concetti per far quadrare il mio ragionamento, posso dire che sia eticamente giusto uccidere chiunque porti gli occhiali, ed abbia i capelli bianchi, sarebbe giusto? Forse sbagliato? Sarei chiamato a scegliere. Tu cosa voteresti? Faccio parte del Wizengamot, sarei chiamato ad esprimermi, che fare? Fuggire? Non lo troverei giusto, in primis perchè io stesso sarei condannato, in secundis perchè in fondo saprei essere sbagliato, o almeno ingiusto. Avrei fatto la mia scelta, in base a cosa? A quanto sono oggi, magari in quel preciso istante, sarebbe giusto?
Magari, forse sicuramente, ha ragione anche lei, la scelta è la finzione che ci imponiamo di poter ancora discernere tra Bene e Male, possiamo scegliere, pur sapendo essere falso. Scelte disperate, e folli, obbligate, son ricorrenti, dov’è la nostra libertà? Morta? Svanita?
Quanto è importante la conoscenza? Me lo dica lei. Qual è la differenza tra sapere, e non sapere? Cambia qualcosa?
Dante condanna Ulisse, ma ne siamo davvero certi? Se anche lo fossimo, diremmo che Dante è figlio del suo tempo, e fu una scelta obbligata, inizia a capire? Quanto sarebbe rilevante? Sarebbe comunque la Scelta, appunto, di Dante, non crede? Ieri Ulisse era l’Empio, oggi è l’Eroe, non è forse pericoloso anche questo? Che fare? Ulisse quindi è empio, o eroe? Qual è il valore assoluto di Ulisse uomo? Eroe del Bene, o del Male? Del resto, è proprio certa che Dante condanni Ulisse? Deve leggere tra ed oltre le righe, se anche scrivessi in una mia relazione che l’alunno X è colpevole di questo o quello, lo condannerei? O forse conterebbe più il resto? Come anche, non crede che potremmo definire anche il Purgatorio Bene, e quindi tutto tornerebbe ad essere dicotomico? Può l’Uomo credere? O forse deve credere? Allora le chiedo, cos’è il Bene?
Cos’era il bene? E quindi, logicamente, cosa derivava essere il Male? Era così importante? E Dante cosa voleva in realtà dire? Domande che trascinavano altre domande, un’infinita successione di questioni, e domande. E come la pensava lo Scriba? Ancora non lo sapeva, ma era importante?
Ah! Beata gioventù, interessante, pur non avendolo visto, e come la pensa il mio Scriba? Interessante domanda. Son proprio curioso di capirlo, non lo so ancora. Ma c’è da chiedersi se sia poi così importante, l’unicità della testimonianza è: come la pensa, o già semplicemente che uno Scriba di 4000 anni fa già si chiedesse questo? Il potere della Scelta, la rilevanza dell’etica, il ruolo del singolo, Bene e Male magari?