| Sotto l'attento e vigile sguardo della Morte, si dipanava il Mistero della Vita. Non poteva esserci paradosso più manifesto, meno nascosto, contrapposizione meno violenta, sanguinaria, e divina allo stesso tempo. E in una grande commedia, degna del più grande dei commediografi, o drammaturghi, i personaggi si alternavano, pur rimanendo, di colpo di scena, in colpo di scena, sbalordimento, timore, dolore, terrore, sorpresa, gaudio, ed ancora una volta nuovo genuino sincero sbalordimento. Un'eterna sinusoide, un andamento contrastato, un susseguirsi di minimi e massimi, una volatilità voluta, studiata a tavolino, ma nascosta da sottili artefizi, ove fossero i minimi, ove i massimi, era impossibile a dirsi. Quasi a voler stoicamente determinare l'indeterminabile, inesorabilmente ci si scontrava contro uno dei tanti Principi, non meno incisivo o ininfluente di altri. Non era possibile determinare ove fosse il punto critico, il flesso di quell'unica nobile e regale equazione, il verso quale fosse, una zona grigia, ove era assai probabile imbattersi in quel punto, o una serie di stessi, praticamente impossibili da rintracciare, prima che non fossero già inesorabilmente passati. Il pubblico assisteva stranito, affascinato, ingoiato, fagocitato in un nuovo antropofagismo di ritorno, in una morsa sempre più stretta, e stringente, le vie di fuga precluse da una rassegnazione masochista nell'inseguire l'Assoluto bisogno di sapere. Capire. Una volontà atavica, una colpa, un merito, tutto e nulla, il dettaglio più e meno notevole di un'intera esistenza. Sapevano e non sapevano. Non sapevano affatto. Come avrebbero potuto? Come, perchè, quando avrebbero potuto anticipare? Sapere? Era un problema notevolissimo, erano troppo coinvolti, da non potersi più ritirare onorevolmente, come avrebbero potuto? Ritirarsi avrebbe assunto il sapore di una sconfitta, il significato di una grave perdita, orgoglio ferito, animo mortalmente colpito. Come ammetterlo? Confessarlo? Chi per primo? A chi? Quando? Come? E cosa avrebbe pensato Morte di quelle vittime? Vittime di che? Di sè stessi. Loro stessi si erano creati, plasmati, innalzati alla gloria, ed abbattuti. E tutto in un solo istante, vittime di un Caso, di un Teatro, dell'irreprensibile ed irrefrenabile sete di conoscenza. Forse anche della loro coscienza, della scienza, e di altro ancora. Ma tutto quello era e rimaneva comunque un solo fugace istante di un qualcosa di più ampio, mentre Pensiero ancora in sè stesso si fingeva, adombrava, lusingava, e carcerava, tutto era già fluito più innanzi, era mutato, era rimasto uguale, ma era cambiato, radicalmente, superficialmente, o forse nulla di tutto quello? Che succedeva? Succedeva? Che non stesse succedendo nulla? A chi spettava allora dipanare quella strana matassa, che poteva anche non essere? Ma se non era, non era necessario nemmeno occuparsene, che senso poteva avere occuparsi di qualcosa che effettivamente non era? Come giustificarsi? Il Revisore che avrebbe detto? Il Superiore? Ed il Giudice? Un costo, che andava motivato, ma come fare? Documentare il non essere, in maniera credibile, così da passarlo, spacciarlo, fingerlo e travestirlo da Essere. Perchè l'Essere poteva essere giustificato, compreso, compianto, ma non il non essere. Cosa accadeva sotto gli occhi di tutti? Accadeva? Era un tradimento, un basso e vile tradimento. Un'ingiustizia, una bassezza, uno spergiuro, un atto assimilabile alla Ubris, ma che alla fin fine non lo era, non poteva esserlo. O forse lo era? Chi era la vittima? Chi era il carnefice? L'aguzzino? C'era? O erano tutte vittime? In quanta parte, in che misura? Lo erano davvero, o si spacciavano per tali per compiangersi, e commiserarsi? Sì, no? Era importante? Erano lì, ad inseguire un'Utopia, nel pieno delle loro facoltà, a cercare un Senso, o forse il Senso di qualcosa, di tutto. Vita e Morte, riunite, in un terribile connubio, un coacervo infernale, di drammatica potenza, pronto ad esplodere, pronto al nulla, pronto a tutto. Cosa potevano rispetto ai Pesi Massimi? Rispetto al Tutto? Rispetto alle stesse idee di Essere e Non Essere? Chi poteva permettersi di esporsi? C'era qualcuno? Com'era possibile che vi fosse un elemento neutro? Chi o cosa poteva allo stesso tempo essere, e non essere? Quanto era accettabile come essenza? E se fosse stato, avrebbe solo creato un ulteriore dramma cui porre rimedio, che avrebbe roso gli animi, e le essenze. Poteva qualcosa o qualcuno allo stesso tempo non essere, e non non-essere? Una cosa per definizione doveva essere o non essere, Ipse l'aveva detto, fissato, stabilito per qualcosa che travalicava il senso stesso di Legge, di Divino. Ed in tutto quello Destino e Profezie? Come potevano convivere a loro volta? L'uno escludeva l'altro. E se non lo facevano, erano. Che in fondo la giovane avesse ragione? E se lei l'aveva, era implicito lui non l'avesse. O da punti di vista diversi, entrambi avevano ragione? Potevano averne? Qualcuno ne aveva? Perchè aveva importanza averne. O forse no? Ne aveva? L'agognato "Ho ragione", aveva un valore unico nel tempo, non soggetto a cambio o inflazione, svalutazione, operazioni strane, la ragione la si aveva, certo, la si perdeva, ma non era un processo cumulativo nel tempo, era istantaneo, puntuale. Si aveva ragione nel dato istante, o non la si aveva. Non poteva essere una via di mezzo, o forse sì? I grandi Monoliti sacri erano ormai tutti incrinati, possibile dovesse finire così? Perchè aldilà di qualsiasi ragionevole rassicurazione, se non aveva ragione, non l'aveva mai avuta. Quanto era plausibile averla avuta, ed averla immancabilmente persa? Qual era stato il costo che aveva pagato? L'aveva persa. Qualcosa di capitale, non un dettaglio, una postilla, una chiosa qualunque... eppure, l'aveva persa, senza nemmeno saperlo, senza accorgersi. Possibile? L'aveva mai avuta? Com'era possibile? Più d'un secolo a cercare qualcosa, forte di un'unica consapevolezza, che forse mai c'era stata? Che era sempre stata solo apparenza? Come sopravvivere a quell'onta? Era vero? Si era consumato un terribile tradimento, alle sue spalle, sotto al suo naso, sotto al suo tetto, senza che sospettasse nulla. Com'era possibile? Il The gli aveva rallentato il cervello? O c'era dell'altro? Era la Polisucco l'apoteosi del Tradimento? O c'era davvero dell'altro? Era stato gabbato? Impossibile. Non era razionalmente possibile. Altamente improbabile. Eppure, era davvero impossibile? Era davvero il più astuto e furbo di tutti? Forse sì, forse no. Come poterne essere certi? Era impossibile. Com'era possibile che una semplice giovane dodicenne mettesse improvvisamente in crisi un sistema collaudato, sopravvissuto agli sconvolgimenti del Mondo, di un'Era, di decine di decadi. Una giovane, poi così semplice? Che sapesse? Che già lo sapesse? Quanto credeva alle coincidenze? E com'era possibile che così giovane vedesse più lungo di lui, meglio dei Centauri? Non era possibile. Che il Tradimento ancora non fosse stato consumato? Era ancora salvo, segreto, e sicuro? Che la soluzione ancora non fosse così palesemente a suo svantaggio? O che già l'avesse in pugno? Era andato oltre? Era tornato indietro? L'aveva o non l'aveva? Che razza di rapporto era quello? Era un rapporto? O una semplice puntualità, l'ennesimo punto di equilibrio di equazioni troppo complesse per essere determinate, comprese, e risolte? Variabili o costante? Che cosa andava fatto?
"Lei ha ragione, professore."
Aveva davvero vinto? Che l'avesse davvero quella maledetta ragione? Era un'ennesima vittoria di Pirro? Si stava consumando una crisi nera, il Governo era precipitato dal suo alto Seggio, che fine aveva fatto la maggioranza? Chi lo sosteneva? Galleggiava, sperava, confidava nella Sorte. Posticipava l'inevitabile. Aveva vinto? Aveva ragione? L'avesse o non l'avesse era a quel punto più essenziale della Vita stessa. Con che coraggio era stato insignito di quell'ultimo titolo, se non si era mostrato degno dei precedenti? Se non aveva mai avuto ragione, non c'era mai stata alcuna legittimazione, se non c'era stata, se non c'era mai stata, il problema era divenuto improvvisamente apocalittico. Come uscirne? Con che faccia? Messo alla berlina? Tradito? Se era stato tradito una volta, poteva risuccedere, il che pregiudicava quanto era stato, quanto sarebbe stato, e quanto era. Il culmine del Tradimento, l'Apoteosi della vergogna. Il Castello era stato assalito nella tenebra, devastato, assalito, dato alle fiamme... Ed improvvisamente si riebbe. Non tutto era perduto! Nulla era mutato, un attimo era passato. Le fiamme ancora crepitavano, quasi a voler essere un'ancora nel silenzio. Tutto era in procinto di riprendere il corso naturale degli eventi... Una risposta. Era in debito d'una risposta. Che dire? Scoperchiare il vaso di Pandora? In fondo, il problema era palese: chi doveva risposte a chi? Sorrise, un sorriso sincero, onesto. Il Governo era salvo.
Vede, la Profezia ha sì potere in proporzione a quanto gliene viene concesso, ma la Profezia è comunque una speculazione plausibile su quanto potrebbe accadere, se una serie di eventi si verificasse, un'Analisi logica andrebbe invece a considerare ogni presumibile eventualità, conscia comunque del fatto che sia impossibile considerare ogni eventualità. Le Profezie si intrecciano, ingabbiano la nostra realtà in una morsa, siamo tutti coinvolti nel gioco, non solo il diretto interessato. E' piuttosto difficile capire a chi sia destinata una Profezia, ed ancora più difficile da comprendere quando essa si verificherà, da quanto tempo prima abbia iniziato a lavorare, e quando avrà termine, con quali influssi. Ma è comunque una porta aperta sul futuro, su uno dei futuri possibili, il che capirà bene non essere poco, prevedere ciò che potrebbe capitare, è comunque qualcosa, no? Prospettare tutti gli scenari possibili, almeno a parer mio, è un'altra faccenda, diversamente complessa, che ha però altre finalità. Le Profezie sono rivolte all'Uomo, come specie, non all'uomo come individuo, una Profezia rivolta comunque a lei, potrebbe essere messa in moto da me, dal Ministero, da un pescatore indiano, senza che lei possa saperlo, o agire contro. Se fossimo a nostra volta isole chiuse, autarchiche, perfettamente ed assolutamente indipendenti le une dalle altre, probabilmente il suo ragionamento sarebbe vero, e troverebbe applicazione. Quanto la nostra Profezia sia legata al Caso, non lo so, ma non per questo la sottovaluto, capisce? Semplicemente ho a mia volta trovato l'equilibrio, la tengo in dovuta considerazione, pur non essendone succube, pur non vivendo in funzione di essa. Capisce? Il semplice fatto che non mi piaccia, o che non la capisca, non mi costringe ad ignorarla, o ritenerla priva di alcun fondamento. Le Profezie difficilmente voglion veramente dire quello che dicono, probabilmente c'è dell'altro che sino al momento giusto le sfuggirà...
Ed ecco, che inavvertitamente, come se pilotati, guidati per mano, dalla Sorte, del tutto casualmente si erano imbattuti nel nucleo primigenito dell'intero quadro d'insieme, nel nodo portante della Legge, nella sua stessa essenza. Vi si erano schiantati, andati inavvertitamente precipitosamente a sbattere. Ormai erano lì, innanzi all'alto soglio, non potevano scappare, inventare ed accampare le più svariate delle scuse. In fondo tutto era nato solo per quello, un dettaglio, l'ennesima postilla, l'appendice di un'altra, ed un'altra ancora, in una lunghissima successione si subordinazioni, coordinate, principali, un inseguirsi pindarico, leonardesco. Sfumati che sfumavano in miriadi di diverse sfumature, sfumava l'essenza stessa dello sfumato, quasi da lasciar solo una debole traccia, un segno, quasi un monito allo spavaldo avventuriero. Erano passati di lì, qualcosa era stato, ma non era più. Scolorito, sfumato, andato perso per sempre. Ma qualcosa non poteva esserlo, quello era il problema contro cui si erano scagliate le ire dell'artista. Il Genio, che però aveva infine compreso la genialità stessa insita nella scoperta. Tutto poteva essere sfumato, salvo una cosa, la più importante di tutte. Ed era lì, che per ironia del Fato, si erano incagliati, quasi imbattuti. Il Silenzio minacciava nuovamente di occupare la scena, l'Uomo doveva spezzarne le catene, vincerne la spossatezza, era tempo di Atti eroici? Lo fosse o non lo fosse, andava tentato. Erano ad un passo dall'essenza dell'essenziale, la Chiave di Volta di tutto, ciò che era stato, e ciò che sarebbe venuto. Come tacere? Era un silenzio troppo pesante per essere sopportato, umanamente accettato, e spavaldamente sostenuto. Lo sguardo dai recessi dell'ombre si faceva più magnetico, la Morte più vicina e partecipe, le fiamme in quieta attesa, il grande respiro, prima della tempesta. Una rincorsa, il prepararsi disperato all'inevitabile? Si trattava di sputare il rospo, semplicemente.
Esattamente, signorina, credo che forse inavvertitamente abbia sfiorato il più grande dei problemi della Polisucco. La pozione è Trasformazione, muta l'aspetto, la forma, ma non l'anima. Non so se l'è capitato di imbattersi in alcuni querelle di indubbio fascino sul mutare e mutarsi dell'Anima, la Magia può molto, forse quasi tutto, ma ogni Trasformazione ha un prezzo, un pegno...
Più si vuole, più si deve pagare. Più si deve essere disposti a farlo.
La Magia vive di equilibrio, non molti lo considerano, ma non per questo non è importante, capisce? Un uso sbagliato di quella Pozione potrebbe avere effetti oltre ogni previsione, imprevedibili, terribili, non tanto sulla Forma, quanto sul resto. Vede, il fatto che i dettagli siano per l'appunto dettagli, e quindi non degni dell'attenzione del grande pubblico, per tutta una serie anche ragionevole di ragioni, non li rende automaticamente inutili, e privi d'importanza. Trafficare con strumenti potenti, e potenzialmente terribili, come la Magia, ignorandone i dettagli, e le regole più importanti, è qualcosa di estremamente pericoloso. Ignorare qualcosa, non ci difende dalle conseguenze di quanto provochiamo... Intende? Non credo Fiorenzo volesse mostrarsi superiore, credo sia più plausibile la volesse aiutare, sapendo qualcosa di diverso dallo scibile di un Uomo. Per quanto possa essere d'accordo con lei nel constatare di come questa "Fortuna" non voglia dir molto, potrebbe invece dirne. Affermare qualcosa di banale il più delle volte è idiozia, ma talvolta è anche un rafforzativo, un augurio, un modo educato per suggerire, per seminare qualcosa, che a tempo debito, magari, avrà la sua importanza. Come le dicevo, ci son già passato a mia volta...
Ci era già passato. Spossato infine tacque, mentre il Tutto tornava alla normalità. Ci era già passato, incredibile a dirsi, terribile a farsi. Il potere di una Profezia era stato risvegliato? Solo di una? Tutto era stato infine svelato? O altro covava nell'ombra? Morte sapeva. Sine dubiis.
Via, 13 mesi, 13 minuti, 13 ore...un battito di ciglia! La revisione con comodo... Non vorrà farmi fare gli straordinari?! In realtà l'originale prevedeva 5 parole per il I parlato. E ben 7 per il II, ma forse era troppo...
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