| Avevano tergiversato per tempo sufficiente, l'aveva fatto in abbondanza negli ultimi diciassette Anni, era ormai tempo di vuotare il sacco. La questione era allo stesso tempo terribilmente complessa, e banalmente semplicissima, aveva agito su mandato specifico di chi avrebbe voluto il meglio per il proprio figlio, ma che probabilmente aveva più volte traviato. Non erano questioni discutibili su carte, affidate ad altri, dovevano essere questioni affrontate di persona, faccia a faccia, ma non era stato possibile, non per sua esclusiva colpa. I tempi erano stati ponderati, poche settimane all'incontro, ma era successo qualcosa che aveva sconvolto l'esistenza di una famiglia, l'aveva minata nelle sue stesse fondamenta di sangue. Un solo virgulto era rimasto, un giovanissimo ragazzo, in cerca di una guida, separava un grande e nobile casato dalla distruzione, dall'oblio, e tale missione era stata affidata a qualcuno di inaspettato, imprevedibile. Un Peverell, l'ultimo del suo casato, a sua volta, decadi già avanti negli anni, era stato chiamato ad occuparsi del giovane, dei suoi interessi, degli interessi del casato, messo alle strette, sull'orlo del baratro. Erano passati anni, da quella sera, eppure il ricordo era ancora vivido, fulgente, più volte ripercorso, ed era tempo di chiarire anche quella questione. Perchè sempre lui? Perchè? Quanti ruoli aveva vestito? Quante persone aveva usato, per i fini più diversi? Quante ancora avrebbero avuto quella sorte? Era inevitabile che così succedesse, era destino. Quanti fili aveva intrecciato? Quante sorti, quanti destini mutati? Troncati? A quante commedie aveva preso parte? Un'unica tragedia, non ancora conclusa, ed aveva sempre vestito i panni del personaggio tragico, il comico non gli calzava così bene, qualche battuta, nulla di più... Si voltò, avvicinandosi alla scrivania, il giovane si era seduto, ma evitò di imitarlo, tergiversò, sospirò, prima di sedersi a sua volta. Abbassò le mani, osservando il giovane attraverso le lenti cariche del rossore dei braceri del caminetto.
Signor Krocker, è giunto il momento di dirle quello che avrei dovuto dirle diversi anni fa... Chiedo solo un po' di pazienza, e tutto sarà chiaro, quando avrò terminato. Vede, lei deve capire che ci separano diverse decine di anni, le devo una spiegazione...
Il Mistero s'infittiva, era o non era la prima volta che s'incontravano? Mancava ancora un tassello essenziale, che una certa reticenza ancora occultava.
Diciassette Anni fa, come immagino saprà, il potere dell'Oscurità era molto più terribile e potente di quanto non lo sia oggi. Voldemort stava ancora cavalcando la prima ondata di entusiasmo, decine di Maghi, e non solo, si univano giorno dopo giorno al suo esercito, la guerra era inevitabile, come potevano convivere in un solo Paese due entità simil statali? L'ascesa al potere di Voldemort sembrava inevitabile a molti, la via elettorale sembrava la più scontata, le masse l'avrebbero sostenuto, era ancora tutto confuso, di chiaro solo l'entusiasmo. E poi qualcosa cambiò, le prime morti, i primi attacchi, le manie alle stirpi Purosangue, pressioni sul Ministero perchè lasciasse correre. Erano giorni terribili, il nostro Paese era preda ad un'endemica confusione, capisce? Io allora ero in Oriente, ad assolvere ai miei compiti, a fare gli interessi della Corona, del Ministero, ad evitare che la situazione si aggravasse anche lontano dalle nostre frontiere. Già l'Europa era percorsa da nuovi entusiasmi, andava evitato ad ogni costo che il tutto si diffondesse troppo, fuori dall'Europa. L'Impero ancora reggeva, nonostante le gabole di Londra, tutto reggeva ancora.
Che centrasse tutto quello? Quell'uomo si era dato a rimembranze di tempi estinti, senza senso apparente. Perchè? Non si conoscevano nemmeno, o forse sì? Edited by Ignotus Albus E. Peverell - 18/4/2011, 11:19
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