Colloquio di Lavoro, Quando la passione chiama

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Phollia
view post Posted on 6/6/2011, 18:38




Lara aveva bisogno di un lavoro per mantenersi, per rendersi indipendente e d’altronde nella vita era sempre stata costretta ad arrangiarsi. Finito gli studi a Drumstrang si era andata a cacciare in quella brutta storia, ma non era sicuramente pentita delle sue azioni. Ed ora, ora seguiva la passione, voleva fare qualcosa che l’interessasse veramente: scrivere. Andava bene scrivere qualsiasi cosa anche le previsioni del tempo se gliel’avessero chiesto, l’importante era entrare al giornale. Quella mattina, spinta da forti emozioni e da grande determinazione, si era diretta alla redazione della famosa Gazzetta del Profeta per il colloquio. L’aveva prenotato due settimane prima e quella mattina, alle otto in punto doveva recarsi lì. Aveva dovuto prendere la metro polvere ed ora stava varcando la soglia di quell’immenso edificio. Appena entrata l’ambiente le piacque subito, le pareva familiare, accogliente caldo, si sentiva già a casa. Nella stanza centrale c’erano molte scrivanie dietro le quali sedevano affaccendati molti giornalisti, dei quali gran parte erano giovani. Sorrise. Anche lei era una ragazza che sembrava più bambina che adulta. I suoi tacchi riecheggiavano tra le macchine da scrivere, tra le penne prendi appunti, tra tutti i brusii e notò che di tanto in tanto qualcuno, al suo passaggio, alzava lo sguardo dal suo lavoro e l’osservava. Incontrò una segretaria e le chiese dove doveva andare per i colloqui e questa le indicò una grande porta di legno massiccia, sulla quale c’era affissa una targhetta che recitava il nome del Direttore. Ignotus Albus E. Prevell. Nome alquanto arzigogolato, ma d’altronde da capo, uomo sicuramente grande data la sua posizione, cosa ci si poteva aspettare? Mica un nomino semplice! Lara si diede un’aggiustata al taieur nero che indossava, alzò il colletto della camicia bianca, la più neutra che aveva, controllò che la lunga treccia alla francese che aveva accuratamente fatto quella mattina fosse a posto, prese fiato, ignorò il cuore che batteva a mille e bussò.
E se il direttore non ci fosse stato? Se avesse fatto un buco nell’acqua? E ancora se avesse fallito? No, godeva di fin troppa autostima e di certo non si faceva fermare da due battiti cardiaci un po’ più frequenti del normale. Era sicura della riuscita, era o non era una donna forte, di carisma e di classe? Si lo era, quindi non doveva preoccuparsi. I pensieri di Lara si sovrapponevano, si confondevano tra sicurezza e incertezza, ma in fondo, in cuor suo era certa che se la sarebbe cavata egregiamente anche quella volta.


Ma l'articolo di prova, con le opportune modifiche lo posso pubblicare?
 
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view post Posted on 8/6/2011, 21:45
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Ecco, l'ennesima corsa. Erano ormai anni che correva tra Londra, il Castello, Casa, ed il Ministero. Come una trottola, senza pace, correva di angolo in angolo, di quel poligono infernale, poteva farvi poco, in fondo era così, ma non poteva certo dire di avere ancora l'età adatta per quelle attività, così giovanili. La voglia fortunatamente c'era, in fondo tra un borbottio ed una cupa maledizione in Assiro non demordeva, eppure la stanchezza non sembrava volerlo più lasciare. Potevano essere tutti dettagli, certo, eppure... Comparve dal nulla a pochi passi dall'entrata del basso palazzo, sede della Redazione, del Suo Giornale, l'ennesimo incarico di cui si era coraggiosamente fatto carico. I due assidui assistenti lo seguivano vigili, reggendo due pesanti valigette di pelle, stipate presumibilmente di documenti, e pergamene. Era in ritardo, ma nessuno avrebbe osato farglielo presente. Sorrise risalendo lentamente la lunga scalinata di marmo che portava al secondo piano, al suo Ufficio. Il sabato mattina si respirava una bell'aria, tranquillità e vaghezza, poca confusione, ottima per lavorare quanto meno, con metà redazione a casa, probabilmente ancora a letto. Tra gli svolazzi della lunga veste purpurea, il mantello sotto al braccio, era già arrivata, lo sentiva.
Una giovane donna attendeva, in un'ampia stanza, elegante e luminosa, davanti all'ufficio che si appropinquava ormai a raggiungere. Qualcosa gli disse che era lei. Come si chiamava? Arricciò il naso, stanco, non se lo ricordava, ne avrebbe fatto a meno. Cosa poteva mai cambiare? I due lo seguirono silenziosi verso l'ufficio, ritardo per ritardo, se la sarebbe presa con calma. Se non fosse, che era arrivato giusto in tempo, era ormai prossima a bussare, forse l'aveva già fatto, evidentemente le sue assistenti dovevano aver creduto fosse già arrivato. Atlante alla ricerca di documenti dimenticati poteva aver contribuito al malinteso. Sorrise stanco alla giovane, doveva essere lei.


Buongiorno a lei, mademoiselle.
Mi scuso per il ritardo, arrivo dal Ministero.
Sono Peverell, e questi due miei assistenti.


Sorrise allegro, sibillino e misterioso, con il suo solito tono argenteo, onirico. Le parole fluivano, quasi in metrica, con un ritmo calmo, ma martellante, con strani accenti, e sfumature di significati inaspettati. Le “R” liquide quasi a scomparire, ingoiate da vicini pretenziosi, e spavaldi. Sapeva di Magia, e lontano Nord, fresco e brillante, eppure con tracce di Normanno, che donavano aspetti imprevisti, paralleli alla pronuncia in perfetto anglosassone.


 
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Phollia
view post Posted on 11/6/2011, 14:09




Dopo pochi secondi da attesa fù attirata da un suono di passi, di voci alle sue spalle. Si girò e si ritrovò di fronte al famosto e conosciuto direttore. Era comparso in riviste, in libri e la sua immagine le era familiare; di certo, se l'avessero assunta lo sarebbe diventata ancora di più. Chissà se quel signiore un po' attempato, per non dire vecchio che sarebbe suonato male, era un capo buono e giusto o cattivo e severo. Probabilmente, come tutti gli uomini di rilievo era un po' di tutte quelle cose mescolate insieme. Notò come prima cosa, nel suo sguardo, nella sua voce, una sorta di presunzione che di certo le sarebbe piaciuta poter usare anche lei. Ma per il momento non poteva di certo permetterselo. Non poteva fiatare, quella mattina aveva uno scopo e quello doveva raggiunge, con tutti i mezzi a sua disposizione. Peverell era accompagnato da due assistenti che erano come due cani da compagnia. Avevano il fiatone e probabilmente avevano corso dietro all'arzillo uomo attempato, sempre per non dire vecchio. Il direttore le si era presentato e stranamente non capiva che accento avesse: parlava perfettamente inglese ma c'era un chè di normanno, nordico nella sua voce; altro la ragazza non ne riuscì a dedurne. Probabilmente non si ricordava il suo nome: non era percaso che con l'avanzare degli anni aveva perso un po' di memoria? Ah no di sicuro, era un vecchiettino non rimbambito di certo! Le sembrava saggio, forse per l'età e il ruolo ricoperto; le appariva con un grande filosofo greco, ma mantenne questo pensiero stretto nella mente: non voleva mica che l'autostima del nonnetto aumentasse ancora di più!

- Piacere, Lara Scelus -

Disse tendendo una mano: la stretta era fondamentale per capire che tipo di uomo o donna si aveva davanti.
 
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view post Posted on 11/6/2011, 15:06
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Doveva essere lei, certo, di certezze ve n'eran poche, ma non c'erano molte altre alternative. Chi mai si sarebbe presentato davanti al suo Ufficio il sabato mattina, senza un appuntamento, per mera coincidenza? E quanto era probabile che una tale eventualità, una tale serie di eventi, si verificasse proprio quel giorno, a quell'ora? Non credeva alle coincidenze, non vi aveva mai creduto, e non avrebbe iniziato a farlo ormai vecchio. Era del tutto inutile credere di poter iniziare a cambiare al giro di boa, l'età non aiutava certo a cambiare, e non era nemmeno nel suo carattere farlo. Erano gli altri a cambiare, ad adeguarsi, era così da una vita, e così sarebbe continuato ad essere. In fondo aveva fatto abbastanza nel corso della sua esistenza per guadagnarsi qualche diritto, era ormai tempo d'iniziare a spendere ed investire quell'immenso capitale che si era andato accumulando, nel corso degli anni.
La giovane rispose, tradiva una certa baldanza, una qualche sicurezza, abilmente sotterrata. Non era mai bene dimostrarsi troppo sicuri ad un colloquio di lavoro, non era particolarmente saggio farlo, non si poteva sapere come la controparte avesse preso la palla. Era un gioco, come molti altri, dove molto veniva messo in gioco, grandi vincite, o grandi perdite, non c'era via di mezzo.
Ciò che uno sguardo distratto aveva fiutato, il seguito l'aveva poi confermato. La giovane non era certo inglese, Scelus non poteva che venire da molto più a Sud, Londra, Parigi, Vienna, sin dove? Le rive del Mediterraneo? Che fosse poi conscia del significato che tale parola avesse non era scontato, chi aveva davanti? Lara, un nome che mirava ad attirare poco l'attenzione, la sicurezza di una Purosangue, ma non alla ricerca di attenzione, un profilo basso, modesto, che difficilmente poteva essere specchio della realtà. Non era da Purosangue, e non era nemmeno quello che il naso fiutava nell'aria. I due scomparvero nell'Ufficio, indaffarati com'erano tra carte e documenti, erano abilmente svicolati via, senza che nulla si frapponesse o li fermasse, un che di serpentesco.
Mano tesa, in attesa di quella che doveva aspettarsi fosse una stretta, più o meno strana, ma che venne rimpiazzata senza tanti giri o sproloqui, in un distinto baciamano, un leggero inchino, una presa calda delle dita del vecchio, e tutto era già passato. Sorrideva, con una certa insistenza, ed un che d'ineffabile. Stava cominciando il loro gioco.


Piacere mio, Sir Ignotus Albus Edward Peverell, omettendo qualche nome di troppo, al suo servizio.
Signorina Scelus, lei non è inglese, una piacevole variante, certo un cognome curioso, ma non nego non mi dispiaccia. Immagino abbia parlato con una delle mie segretarie, ultimamente son terribilmente occupato, tra Hogwarts, Ministero, e Profeta mi meraviglio di continuo, ma lasciamo stare.
Prego, si accomodi.


Accennò alla porta spalancata, ed all'ambiente caldo ed accogliente aldilà. Luce, legno, ed il profumo di fiori, nonchè lo scorcio di quelli che sembravano libri, e diversi quadri, e forse l'angolo di quella che poteva essere una scrivania.
Parlava tranquillo, sorridendo, e chiosando, come a trattenersi dal finire in terribili e lunghissime parentesi, che parola dopo parola tendevano le loro insidie, al proceder retto del parlare del pover'uomo. Una lotta impari, che presto o tardi avrebbero vinto.


 
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Phollia
view post Posted on 12/6/2011, 14:08




Lara era stupita, più precisamente allibita. Quando aveva steso la mano si aspettava una stretta, una qualsiasi stretta, forte o moscia che fosse, ma comunque un contatto di questo tipo; invece l'uomo, il direttore, le aveva fatto il baciamano con una certa non chalance. Era un gesto insolito e inadeguato per un semplice incontro di lavoro e al massimo sarebbe dovuta essere lei a baciare il nonneto, che ricopriva una posizione di certo più alta della sua. A cosa voleva mirare con quel gesto? Per un attimo pensò che la stesse corteggiando, ma il pensiero si volatilizzò subito sostituito da un altro sicuramente più plausibile: doveva essere un uomo alla vecchia maniera, con ancora le buone maniere radicate nel modo di fare, coerente con l'età che dimostrava. Aveva un'espressione divertita come se stesse tramando qualcosa che poi lo avrebbe fatto scompisciare dalle risate, ma ella non poteva che aspettare. Non cambiava assolutamente niente: era lì per farsi assumere alla Gazzetta, non per giocare e fare due chiacchiere.
Era chiaro che l'aveva esaminata a fondo, aveva cercato di capire ogni sua sfaccettatura, ma probabilmente non era stato abbastanza bravo a comprendere tutto. Infatti se ciò fosse avvenuto non sarebbe rimasto lì a guardarla con quella sua espressione di estrema, troppa, cordialità. Probabilmente sarebbe corso al ministero a chiamare Auror e compagnia, sempre che non l'avesse ucciso prima. I dettettagli della sua vita privata non li doveva venire a sapere per nulla al modo; era brava a recitare la sua parte, quella della giovane disoccupata in cerca di lavoro: in fondo lo era, ma aveva un piccolo, grosso, segreto che avrebbe potuto compromettere la sua carriera.


Oh ha ragione, sono nata e cresciuta a Roma. A proposito del mio cognome, se lei conosce il latino potrà facilmente tradurlo; e non si spaventi e solo un nome!

Il nonnetto era astuto, aveva anche capito che non era cresciuta in Inghilterra; beh poco male, c'era scritto anche nei suoi dati e finchè si divertiva a capire da quale parte del mondo veniva non c'era nessun pericolo. I due assistenti era sgusciati via silenziosamente e ora il direttore si era messo a parlare, parlare, parlare senza interruzione e Lara si chiese più volte quando sarebbe arrivato al punto. Intanto erano entrati nell'ufficio: all'apparenza era caldo e accogliente proprio come il proprietario e odorava di libri, di pergamene, di rotoli antichi. Ella, latinista e grecista fin da bambina, nutriva una certa curiosità per tutti quei manoscritti, ma non poteva distrarsi. Dopo essersi seduta in una poltroncina davanti alla scrivania di Peverell aveva dato un'occhiatina in giro e aveva risposto alle banali domande dell'uomo. Iniziava ad annoiarsi; quando sarebbe arrivato al sodo?



OT// Avviso che da lunedì fino a vederdì non ci sarò a causa di vacanze al mare ^^
 
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view post Posted on 24/6/2011, 23:14
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Non si era sbagliato, benchè fosse terribilmente raro che capitasse, aveva anche considerato l'eventualità, non così peregrina. In fondo, seguire il naso si era sempre dimostrato vincente, almeno il più delle volte, ma qualche sconfitta, qualche incidente di percorso era inevitabile, era scontato. La giovane era italiana, o quanto meno era nata là, l'abito poteva anche non fare il monaco, ma diceva certo molto. L'aveva sempre creduto, e si era sempre dimostrato giusto. Che affari poi la spingessero da quelle parti, a Londra, era un mistero, ma nemmeno affar suo. Doveva semplicemente appurare se il Profeta poteva permettersi di assumere una nuova piuma, ve n'era bisogno a ben vedere, ma la giovane non poteva saperlo. Era ancora in posizione di vantaggio, più o meno ampio, conduceva lui i giochi. Ancora.
La giovane entrò, la seguì, lasciando che la porta si richiudesse silenziosamente alle spalle. Una grande scrivania troneggiava sul fondo, relativamente sgombra, due poltrone, una dall'altro lato, più simile ad un trono normanno. Guadagnò la sua posizione, continuando a sorridere, prima di tornare ad osservare curioso la giovane. Una giovane cerva era stata così gentilmente accompagnata dalla Tuke nella sua riserva, solo gli dei sapevano quanto ne avesse bisogno. Il resto eran solo dettagli. Scelus, in fondo nemmeno lui poteva vantare solo luce e bellezze, non poteva pretendere nulla in tal senso dai propri dipendenti.


Prego, si accomodi.
Posso offrirle qualcosa? Le assicuro avere un'ottima riserva, mi piace curare i dettagli.
Ad ogni modo, conosco qualcosa di latino, una scelta singolare Scelus, ma se la Tuke ha voluto così, son certo avrà avuto le sue buone ragioni. Il più delle volte il nome riesce singolarmente a marcare la personalità della persona, coincidenze straordinarie, minimamente replicate dal cognome.
Allora, dritti al sodo, lei vuole un posto nella mia Redazione, perchè?


Estremamente brusca come domanda, inaspettata.
Aveva quasi spiazzato sè stesso, ma quella giovane gli piaceva.
Quale vento l'avesse spinta sino in Inghilterra?


 
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Phollia
view post Posted on 25/6/2011, 21:34




Peverell, Peverell, Peverell, quanto astuto era quel nonnetto lo sapeva solo lui! Ed era dannatamente curioso, gli si leggeva in quei suoi occhietti vispi e cercava invano di nascondere le sue malizie. Doveva essere bravo a tenere banco, a usare la lingua, era bravo nella retorica e quel giorno Lara avrebbe tenuto un profilo basso, si era già decisa sulla tecnica da adottare prima di entrare in quell'edificio e non avrebbe di certo cambiato idea in quel momento. Accavallò le gambe in quel modo trasandato, con un gesto naturale, non cercando attenzioni, solo per comodità. Se il direttore avesse inteso qualcosa di sbagliato, di inopportuno erano problemi suoi, non era di certo lì per prvocare. Era rimasto incuriosito dal suo cognome, di certo singolare sì, ma non era altro che un nome. Tradiva forse un passato oscuro, tenebroso, ma il suo interlocutore non poteva dedurre tutto ciò soltanto da una parola. Lara percepiva che era intrigato da quella storia, da quella decisione del fato e ironicamente, con il sorriso sulle labbra e le fossette che le si crearono sulle guance la ragazza disse

Beh, nomen omen!

Rise di gusto, era chiaro come il sole che era ironica. Poi, ricomponendosi e assumendo il suo miglior tono formale riprese

Oh, lei è davvero gentile, cortese, ma penso di essere a posto per questa mattina.

Alla domanda seguente, diretta, brusca, quelle che a Lara piacevano tanto, a quelle che amava farsi trovare pronta e rispondere a tono stupendo tutti, rispose facendo finta di pensare qualche secondo, ma con il discorso già pronto dalla sera precedente, stampato nella mente a caratteri maiuscoli

Amo scrivere: è la mia più grande passione e penso di possedere il giusto linguaggio e la giusta dose di audacia per produrre articoli accattivanti e leggibili da un pubblico ampio, che può comprendere varie fasce di età a senconda dell'argomento. Inoltre penso che le mie basi classiche e latine siano indispensabili per una buona retorica e per una buona grammatica di base. Amo l'informazione, amo far sapere alla gente comune ogni singolo fatto che i nostri bene amati politici vogliono nascondere. Credo fermamente che l'informazione sia una componente fondamentale per il mondo di oggi e per le sue esigenze. Voglio far parte di quelle persone che permettono a tutti di capire e comprendere anche i fatti più complessi.
Voglio essere una giornalista


Fece una pausa, diede qualche momento al direttore per pensare e poi aggiunse, pensando che soddisfare una piccola curiosità di un suo superiore potesse essere d'aiuto aggiunse

Mi trovo a Londra per mia nonna, che purtroppo non sta molto bene in questo periodo e sicuramente devo contraccambiare la gentilezza e la premura che ha avuto lei nei miei confronti. Rimarrò in città per molto tempo penso, quindi mi avrà a sua completa disposizione notte e giorno
 
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view post Posted on 2/7/2011, 11:06
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Annuì, seguendo il discorso. In fondo il nome era ormai faccenda passata, vecchia, la discussione reclamava nuova carne, il fuoco andava alimentato con nuove corpose chicche, che ne sprigionassero il reale potenziale. Non potevano permettersi di perdere troppo tempo, lui aveva i suoi affari da portare avanti, lei era certo avesse anche di meglio da fare, che non cercare di convincere un vecchio ad assumerla. Eppure erano lì ritrovati per quello, qualcosa di terribilmente banale, quasi sporco, un colloquio, ma di lavoro. Lei avrebbe fatto del suo meglio, lui del suo peggio, come tradizione reclamava.
Una faccenda tutto sommato semplice, la giovane amava scrivere, ed aveva quindi pensato al Profeta, il che non si poteva dire fosse stata una cattiva idea, eppure persisteva un drammatico problema di fondo. Quale fosse il rapporto che legasse Giornalista e Notizia? Ma ancora prima, era in grado? E per quanto la storia della nonna suonasse sincera, era poco verosimile. Cosa poteva legare il Nord ed il Sud Europa all'interno di una stessa famiglia? Una stirpe strana, espansa nei continenti dopo una qualche diaspora? Quanto era probabile? Possibile? Tutto era possibile, o quasi, soltanto un calcolo fedele delle probabilità poteva dare idee ed impressioni più vere, realistiche. Si viveva sopravvivendo di giochi, innocenti, di escamotage che potessero veicolare il pensiero, trucchi che lo rafforzassero in apparenza, sino a costruire solidi castelli di idee, e carte.
Sorrise beato alla giovane, facendosi pensoso. Apparve silenziosamente una tazza d'infuso ambrato, e fumante. Un The per iniziare la giornata...


Temo vi sia un problema, o almeno, ne intravedo qualcuno, di più grande, e più piccolo. Ma andiamo con ordine. Lei ama scrivere, e sin qui nulla di male, ma le confesserò che anch'io vengo instacabilmente preso dalla voglia di cantare nella vasca da bagno, eppure questa mia pulsione non denota affatto abilità straordinarie canore, tutt'altro. Intende? Apprezzo incredibilmente la buona cucina, ma ciò non fa di me un abile cuoco, tutt'altro, rischierei ogni volta di morire avvelenato, il che non sarebbe un gran traguardo. Pertanto pur benedicendo la sua passione, le devo chiedere se reputa di essere idonea nel farlo davvero, secondo i crismi ed i criteri che si richiedono. Non siamo una Redazione campagnola, o provinciale, e per giunta io ci metto la firma, e la faccia, tutti i giorni. Comprenderà quindi la delicatezza della faccenda.

L'informazione, un'arma estremamente preziosa, ma anche pericolosa. Ne esistevano diverse tipologie, diversi modi per diffonderla, un giornale operava determinate scelte, che consolidava nel tempo, i ripensamenti dovevano essere pochi, mirati, e coerenti. L'informazione poteva essere qualcosa di esplosivo, poteva fare più danni che altri.

Per quanto riguarda l'informazione, temo invece la faccenda sia più sottile. Mi trovo concordo con lei nell'affermare come sia importante, ed essenziale per il mondo di oggi, pur appartenendo ad un'altra epoca, ammetto molto sia cambiato. Eppure, resta un problema alla base dell'informare. Un giornale opera delle scelte, che volgarmente vengono definite linee editoriali, che nel tempo devono essere quanto più confermate, e lineari. Non possiamo permetterci il lusso di cambiare idea ogni mattina, intende? Come anche un giornalista deve capire cosa divulgare, e perchè, e cosa non pubblicare. Il potenziale distruttivo di una notizia diffusa nel momento sbagliato può andare aldilà di qualsiasi previsione. In fondo, non tutti son preparati a conoscere tutti. Intende?

Il gioco stava lì, su e giù, destra e sinistra.
Una danza, un ballo, un giro di valzer.
Inseguire quell'equilibrio, perchè il Paese non fallisse.


 
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Phollia
view post Posted on 4/7/2011, 13:29




La questione si faceva più complessa e dopo tutte quelle cerimonie si arrivava finalmente al sodo. Per un istante pensò che Peverell fosse rimbambito. Era più che ovvio: se si trovava lì, in quella stanza, per essere assunta era chiaro che si reputava all'altezza, eccome se si reputava all'altezza; anzi il suo ego immenso le diceva che non solo era abbastanza brava per essere presa, ma lo era anche per essere seconda solo al direttore. Quindi, guardando un po' allibita l'uomo che le stava davanti rispose

- Se sono qui mi reputo pronta e all'altezza di un così importante giornale. So di saper scrivere con un certo stile e, se lei avesse dei dubbi in merito può leggere questo per convincersi

Estrasse dalla borsa un blocco di pergamena, fittamente scritto e lo depose davanti a lei sulla scrivania. Era un articolo di prova, l'aveva ideato appositamente per quella occasione. Si aspettava in fatti che non l'avrebbe assunta così, senza avere una prova della sua bravura e non poteva contare di certo sulla fiducia. Magari Peverell avrebbe dato una scorsa veloce o invece una lettura più approfondita e attenta ad ogni dettaglio, ma era sicura del suo lavoro: era impeccabile, nemmeno una virgola si trovava al posto sbagliato, ottimo. Doveva ammettere però che non era il suo massimo, aveva scritto articoli migliori, più accattivanti, ma d'altronde i fatti nuovi e toccabili con mano le davano più brio.
Ascoltò le altre parole, che non condivideva in pieno


- Secondo me ogni cittadino ha il diritto di essere informato, su ogni fatto. Si può indorare la pillola, si può celare qualche particolare, ma sono convinta che fare giornalismo significhi più di tutto informare. D'altro canto non sarebbe compito mio decidere cosa mandare in stampa e cosa è da considerarsi "non adatto". Sta a lei. Penso che non ci penserà due volte a correggere un aritcolo, nel caso in cui fossi assunta, se questo fosse troppo duro e crudo. Io preferisco, sempre, scrivere la nuda verità. Ma come ho già detto, il mio capo è lei ed è libero di impormi limiti qualora ce ne fosse bisogno.-

Era soddisfatta di sè. Non avrebbe lasciato che il nonnettino la piegasse. Era disposta ad imparare, ad essere corretta, ma mai sarebbe venuta meno ai suoi ideali.
 
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view post Posted on 16/7/2011, 10:55
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La giovane era evidentemente certa di quanto ormai andasse sostenendo da più di qualche minuto, voleva il posto, era pronta a discutere per averlo, ed avevo in chiaro il fatto quasi elementare che in fin dei conti fosse sufficiente convincere proprio lui di quel fatto. Del resto, era pur vero, che un valente giornalista in più non poteva che far comodo, ed un giornalista scialbo in più non avrebbe comunque fatto molto in peggio. Era un gioco al rialzo, poteva assumere nuove leve, voleva farlo, e l'avrebbe fatto, se solo gli Dei gliene avessero data facoltà. Era una danza di giochi e sguardi, più o meno calibrati, un gioco d'intuito ed intelligenza. Un giornalista doveva aver bene in mente pochi punti, ma essenziali, sbagliare esponeva l'intera redazione a pericolose incertezze, bisognava dare notizie precise e verificabili al lettore, per non giocarselo. Un pubblico volubile.
Sorrise alla giovane, aveva capito.


Bene, mi lasci pure il suo elaborato, avrò modo di leggerlo con comodo questa sera. Quanto al resto, in tutta franchezza lei mi piace, non molti avrebbero osato un colloquio come lei ha voluto metterlo, il che mi porta a sorridere, credo tutti abbiano diritto almeno ad una possibilità, è il suo momento.
A volte narrare la verità non è il massimo che vorremmo, ma son certo avrà modo di scoprirlo lei stessa. I suoi articoli dovranno prima passare dal Comitato di Redazione, ma salvo casi particolari non vedo problemi.


Tornò ad alzarsi, allegro, allontanando la poltrona dalla scrivania.
Ormai il Dado era tratto, non restava che concludere.


Noi indaghiamo il presente, e raccontiamo le verità contingenziali, dando un taglio comprensibile ai più, deprechiamo il falso, e la menzogna.
Detto ciò, se non ha domande, l'aspetto lunedì, qui in Redazione. Quanto ai dettagli contrattuali sempre lunedì avrà modo di discuterne con una mia collaboratrice.

 
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Phollia
view post Posted on 16/7/2011, 16:38




Lara si era esposta, aveva giocato, aveva dettato le sue regole in modo chiaro, era stata sincera per quanto lo potesse essere, tralasciando volutamente alcuni particolari della sua vita passata, ma anche presente. Non si aspettava una risposta come quella, una così contorta sipiegazione, ma se non altro era direttore della Gazzetta, il più importante giornale del mondo magico. D'altronde lei non avrebbe mai mirato ad un giornaletto di provincia; sapeva che in fondo Peverell l'avrebbe presa, ma pensava di dover penare di più per il posto. Beh, tanto meglio così.

Perfetto, a Lunedì

Concluse la ragazza alzandosi. Porse la mano al vecchiettino aspettandosi che gliela strinse, sperando che gliela stringesse e non le facesse il baciamano della volta precedente. Girò i tacchi e si voltò verso la porta. Camminò con il suo solito passo, che sembrava quello di marcia ed uscì.
Era contenta, felice, soddisfatta. In cuor suo aveva sempre saputo che ce l'avrebbe fatta, ma ora, sapere che era stata assunta, averne la certezza la completava pienamente.

 
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