Doveva essere lei, certo, di certezze ve n'eran poche, ma non c'erano molte altre alternative. Chi mai si sarebbe presentato davanti al suo Ufficio il sabato mattina, senza un appuntamento, per mera coincidenza? E quanto era probabile che una tale eventualità, una tale serie di eventi, si verificasse proprio quel giorno, a quell'ora? Non credeva alle coincidenze, non vi aveva mai creduto, e non avrebbe iniziato a farlo ormai vecchio. Era del tutto inutile credere di poter iniziare a cambiare al giro di boa, l'età non aiutava certo a cambiare, e non era nemmeno nel suo carattere farlo. Erano gli altri a cambiare, ad adeguarsi, era così da una vita, e così sarebbe continuato ad essere. In fondo aveva fatto abbastanza nel corso della sua esistenza per guadagnarsi qualche diritto, era ormai tempo d'iniziare a spendere ed investire quell'immenso capitale che si era andato accumulando, nel corso degli anni.
La giovane rispose, tradiva una certa baldanza, una qualche sicurezza, abilmente sotterrata. Non era mai bene dimostrarsi troppo sicuri ad un colloquio di lavoro, non era particolarmente saggio farlo, non si poteva sapere come la controparte avesse preso la palla. Era un gioco, come molti altri, dove molto veniva messo in gioco, grandi vincite, o grandi perdite, non c'era via di mezzo.
Ciò che uno sguardo distratto aveva fiutato, il seguito l'aveva poi confermato. La giovane non era certo inglese, Scelus non poteva che venire da molto più a Sud, Londra, Parigi, Vienna, sin dove? Le rive del Mediterraneo? Che fosse poi conscia del significato che tale parola avesse non era scontato, chi aveva davanti? Lara, un nome che mirava ad attirare poco l'attenzione, la sicurezza di una Purosangue, ma non alla ricerca di attenzione, un profilo basso, modesto, che difficilmente poteva essere specchio della realtà. Non era da Purosangue, e non era nemmeno quello che il naso fiutava nell'aria. I due scomparvero nell'Ufficio, indaffarati com'erano tra carte e documenti, erano abilmente svicolati via, senza che nulla si frapponesse o li fermasse, un che di serpentesco.
Mano tesa, in attesa di quella che doveva aspettarsi fosse una stretta, più o meno strana, ma che venne rimpiazzata senza tanti giri o sproloqui, in un distinto baciamano, un leggero inchino, una presa calda delle dita del vecchio, e tutto era già passato. Sorrideva, con una certa insistenza, ed un che d'ineffabile. Stava cominciando il loro gioco.
Piacere mio, Sir Ignotus Albus Edward Peverell, omettendo qualche nome di troppo, al suo servizio.
Signorina Scelus, lei non è inglese, una piacevole variante, certo un cognome curioso, ma non nego non mi dispiaccia. Immagino abbia parlato con una delle mie segretarie, ultimamente son terribilmente occupato, tra Hogwarts, Ministero, e Profeta mi meraviglio di continuo, ma lasciamo stare.
Prego, si accomodi.
Accennò alla porta spalancata, ed all'ambiente caldo ed accogliente aldilà. Luce, legno, ed il profumo di fiori, nonchè lo scorcio di quelli che sembravano libri, e diversi quadri, e forse l'angolo di quella che poteva essere una scrivania.
Parlava tranquillo, sorridendo, e chiosando, come a trattenersi dal finire in terribili e lunghissime parentesi, che parola dopo parola tendevano le loro insidie, al proceder retto del parlare del pover'uomo. Una lotta impari, che presto o tardi avrebbero vinto.