Era un sacco di tempo che non uscivo, che restavo chiusa nel Dormitorio femminile. Avevo trascurato amici, lezioni ed anche la mia gatta, Nessie. E ciò mi dispiaceva particolarmente. In quel periodo dovetti lottare contro me stessa, per accantonare quella parte schiva e timida che mi caratterizzava. Probabilmente vi ero riuscita, anzi ne ero convinta.
Dunque, decisi di uscire - dal Dormitorio. Mi ritrovai a camminare per i corridoi del castello, su per le scale e ancora giù. In luoghi oscurati e spogli ed in luoghi in cui il sole si mostrava in tutta la sua imponenza. Mi affidai al castello. Non ero psicologicamente pronta - che cosa impegnativa - per andare in giardino, o nei pressi del lago. Le scale mi facevano salire, poi scendere, poi salire. *Almeno loro si divertono*, pensai. Era consolante almeno quello. Ad un certo punto, tra il terzo ed il quarto piano, mi sedetti su un gradino. Di lì i miei pensieri cominciarono a vagare. Inutile mentire a me stessa. E così una goccia d'acqua cominciò a rigarmi il volto, fino a cadere sul marmo del gradino. Luccicava ed emanava diverse gradazioni di colore a seconda della luce. Era un arcobaleno in miniatura. Mi guardai attorno. Le pareti erano ricolme di quadri. Dentro questi ultimi vi erano tanti maghi. Chi giocava a scacchi; chi ballava; chi si guardava intorno, triste e solo; chi invece discuteva ancora su avvenimenti accaduti chissà quanti anni addietro. *Passare una vita in un quadro, mah*. Mi chiedevo come facessero. Io non ce l'avrei mai fatta. Io, che amavo il sole, il calore e la vita. Ero cambiata, sì, ero cresciuta. Nonostante ciò, i miei sentimenti, le mie "convinzioni" erano sempre le stesse. Almeno quelle.
Delle voci catturarono la mia attenzione. Le scale erano stranamente ferme da qualche minuto. *Siete troppo intelligenti, voi scale*. A parer mio, il Castello era vivo, pullulante di vita. Agiva e reagiva, come un essere vivente.
Tuttavia, prima di avvicinarmi alla fonte di quelle voci, mi guardai. Quella mattina non avevo dato molto peso a ciò che avevo indossato. Avevo i capelli sciolti ed abbastanza ricci-spettinati, una t-shirt gialla con delle frasi della canzone "Vox Populi" - una canzone babbana che adoravo - un po' scollata, dei jeans chiari, un paio di Superga gialle e dei bracciali ad entrambi i polsi. Nonostante non avessi prestato molto attenzione al mio vestiario quella mattina, ero soddisfatta: ero presentabile.
Mi avvicinai, passo dopo passo, con andatura lenta e sicura. Non si poteva dire di me che ero una "nuova". C'erano due ragazzi. Uno, anzi una sembrava una novella, poiché era spaesata. L'altro, invece, era di spalle. Dedussi che sicuramente era lì per aiutarla. Giunta ad una distanza di un paio di metri da loro, parlai, sorridendo e mostrando i miei denti perfetti e bianchi.
Salve giovani.
Serve aiuto?
Inclinai leggermente la testa verso sinistra, ed i miei morbidi capelli cedettero alla forza di gravità, inclinandosi verso la medesima direzione. Solo allora notai gli occhi della ragazza: uno verde ed un altro azzurro. Era impressionante. Sgranai i miei di occhi, stupita. Molto probabilmente, la fanciulla se ne accorse.