Per quanto la faccenda fosse e volesse essere terribilmente seria, tutto stava andando al proprio posto, i pezzi sempre più chiari e comprensibili del rompicapo si andavano intersecando, ricomponendo, nulla era andato perduto, solo trasformato. In realtà il problema, il punto essenziale era proprio nella reticenza dimostrata nel voler affrontare la verità, per quanto non potesse e dovesse suonar molto bene, la questione era quanto di più materiale, ed imminente, non inseguivano un qualche Bene Superiore, forse non fingevano nemmeno di volerlo tanto fare. Semplicemente era così, la conoscenza era ancora ben lungi dall'essere scalfitta, il problema era lì, ora, in quel momento. Non domani, o ieri, e non era nemmeno un qualcosa di intellettualmente oppressivo, era qualcosa di emotivo, sentimentale, caldo e freddo, dolce ed amaro. Essere finiti a Tassorosso, poteva in fondo dimostrarsi una maledizione? E da chi non andare se non dal Capocasa? Il problema era alla base, al Cappello, forse prima, la giovane aveva già scelto in cuor suo, o almeno ne era stata così convinta, che il Cappello si era semplicemente divertito a rovinare la festa, aveva battuto un colpo, urlando al mondo chi in realtà detenesse ancora il vero Potere, quel lontano parente dell'antico Potere di Ban, germanico e carolingio. Il Cappello comandava, ancor più del Preside, ed all'inizio di ogni anno era chiamato ad esercitare il suo diritto di veto, vita o morte su chiunque varcasse la sacra soglia del tempio. Eppure prima di conoscere, e capire, era necessario apprezzare, senza l'accettazione non vi sarebbe mai stato un sincero seguito, il processo si sarebbe interrotto, tranciato brutalmente dalla mano impietosa della sorte. Era destino che finisse così? O qualcosa poteva essere fatto?
Che in fondo il problema venisse da ancora prima, che fosse alla radice stessa dell'essere della giovane? Che fosse semplice mancata autostima? Per quanto sottovalutato spesso, in lungo ed in largo, Hogwarts non era così immediato che divenisse alla stessa velocità per tutti, quello che infine si mostrava essere realmente. Hogwarts era una nuova dimensione, nuove regole, un microcosmo, una parentesi felice, fiabesca. Era quanto di più vicino e simile all'Antico Apprendistato, sette erano gli Anni, un caso? Tutto si imperniava lì, il passo era lungo, dispendioso, se vissuto realmente. Certo, si potevano anche passare sette anni a guardare gli alberi, e le pietre, molto sarebbe cambiato, ma poco sarebbe importato. In fondo anche quella era una scelta. Come anche non era detto che tutto fosse così chiaro, e semplice. Il Cappello decideva, sentenziava, non diceva, qualcosa di più che definitivo, ma inargomentato, materia inerte, sibillina, perchè, o perchè no non era certo dato saperlo. Era semplicemente così, prendere, o prendere ancora. Il Cappello istituiva il primo contratto magico, unico, vero, e potente che avrebbe accompagnato l'Apprendista per la sua intera esistenza. Le tradizioni erano cambiate, i tempi anche, ma il significato restava immutato, solo sepolto da anni di fandonie, e chiacchiere.
Si sentiva davvero uno scarto?
Lentamente si stava diffondendo un insistente, e delicato sapore di The nell'aria. Sapeva di spezie, di Oriente, un aroma curioso, piacevole all'olfatto, insistente, ma aggraziato. Pesco, cannella, miele? Possibile? Foglie affumicate, o stufate, ben stagionate, ormai ridotte in polvere, strette nella morsa del piccolo galleggiante d'argento, all'interno della teiera. Si poteva immaginare il colorarsi lento ma inesorabile dell'acqua calda, ma non troppo, un liquido tra l'arancio, ed il rossastro, presumibilmente. Era tempo? Tempo di The?
Con pochi movimenti esperti, e precisi, versò una prima tazza di The, la più vicina alla giovane, ed una seconda, dall'altro lato, poco distante. Due mezze tazze, non troppo grandi, delicate, di ceramica blu e bianca, le volute delle nuvole, quasi aliti di Zefiro, ed il ramo di un ciliegio, in fiore. Minuscole sfumature rosate, i petali trascinati dal vento. Una tazzina da The, una Storia, l'Oriente aveva qualcosa di misterioso ed intrigante, insito nella sua stessa esistenza.
Sorrise, tornando a cercare lo sguardo della giovane, smarrita nella nebbia.
Mia cara signorina, il The è servito, e penso possa aiutare...
Quanto alla faccenda, benchè complessa, la soluzione non è poi così intangibile, e lontana. Però è essenziale prima accettare, e poi iniziare a capire, senza l'una, l'altra risulterà essere inutile, quasi di troppo. Come voler insegnare ad un cavallo a volare, lo ritiene possibile? Prima il cavallo sarà convinto di essere un cavallo, prima inizierà realmente a vivere...
Per certi versi, dovrebbe iniziare a pensare di dover ascoltare di meno in certi frangenti, ed a parlare di più in altri, se capisce cosa intendo. I testi non dicono tutto, spesso l'essenziale è invisibile agli occhi, dovrebbe leggere meno, o dare meno peso a quanto sente credendo che in realtà non ne abbia. Ma anche per questo non è ancora tempo...
Vede, in realtà il Cappello non mette mai nulla sul piano più banale per cui potrebbe essere interpretato, è un'entità magica di primaria importanza, ed estremo valore, è l'aquilifero di quello che fu un nuovo modo di vivere, e comprendere la Magia, a suo tempo, che ancora oggi vive. In realtà è quanto noi decidiamo di fare della nostra esistenza, a fare il più delle volte la differenza, siamo liberi di scegliere, il Cappello è chiamato a volte a confermare le nostre scelte, altre a rivelarne di vere, spezzando la tenebra che sino ad allora ci aveva ammaliato, ed annebbiato i sensi.
Il Cappello Parlante crea un contratto magico vincolante nel momento stesso dello Smistamento, un tempo anche un'altra importante cerimonia era rimandata a dopo lo Smistamento, per motivi che può facilmente comprendere, ha una mezza idea di cosa stia parlando?
Del resto, per comprendere a fondo l'unicità di quanto sia stato creato, e plasmato dal nulla un millennio fa, in queste terre, andrebbero comprese le varie nature delle relazioni umane, oltre alle leggende, i Fondatori erano persone, che diedero però luce ad un sodalizio unico nella Storia della Magia! E magari ha anche già compreso il perchè?
Il gioco era iniziato, quando sarebbe finito?
La fenice a tratti seguiva la conversazione, per altri sbadigliava sommessamente, dopo tanti anni doveva averne piene le piume anche lei. Eppure era ancora lì, una relazione più profonda, e di significato di quanto non fosse lecito aspettarsi. Non c'era mai nulla di facile...