| Lesti, uscirono, scesero dalla Torre, ed eccoli sotto la pioggia. Si fermò un attimo, a fissare il cielo. Era così deliziosamente tendente ai tuoni. Sorrise, e con l'acqua che gli rigava il viso, procedette. Dopo poco, si rivelò alla loro vista un vicolo di Hogsmeade, dove si imbucarono. Un piccolo essere, forse un elfo domestico, che la ragazza chiamava Purity, tornò poco dopo essere scomparsa, adempiendo al comando della padrona, ossia portando al loro cospetto una ragazzina. Jeanne. Falle tutto ciò che desideri. Il suo cervello trangugiò quelle parole con tanto ardore, che gli occhi del giovane si illuminarono, e mai si sentì così libero, e così in preda all'ira. L'ira che per tanto tempo era stata costretta a rimanere chiusa dentro sé, e che finalmente poteva sfogarsi. Subito si portò in ginocchio, dietro alla ragazza. Le scostò i capelli dall'orecchio sinistro, e le sussurrò alcune parole. "Ciao Jeanne. Temo che ti farò un po' male. Nessun rancore, vero?" Con un sorriso beffardo si rialzò, e prese dalle mani della Serpeverde lo stiletto che gli porgeva. Si erse alto davanti alla giovane. *Spero tu stia ferma. O meglio di no, sarà più avvincente.* Le prese la mano sinistra, e le scoprì il braccio, fino alla spalla. Prese lo stiletto, e lo affondò nella carne della ragazzina, partendo da poco sotto l'osso della spalla. Piano, scese lungo il braccio, stando attento al zigzagare il più possibile, per infliggerle più dolore. Continuò, superandole l'incavo del gomito, e giungendo all'avambraccio. Il di lei sangue caldo iniziava a colare, sporcandogli le mani. Inalava con piacere l'odore del sangue, soprattutto se sporco. Giunse così al polso, dove si divertì a far più pressione, tranciando qualcosa che riconobbe come una vena. Vedeva la ragazza contrarsi, ma lui teneva saldamente fermo il braccio, e la mano. Superò poi il polso, e proseguì lungo la mano. Partì dal centro del di lei palmo sinistro, e passò, con lo stiletto sempre abbastanza in profondità, lungo ognuna delle dita, partendo dal pollice, finendo col mignolo. La sentiva urlare, ma non le sarebbe servito. Estrasse così lo stiletto dalle dita, e un fiotto di sangue ne fuoriuscì. Il coltello era intriso totalmente di quel rosso liquido, scuro ma incredibilmente attraente. Valerio lo guardò adorante, e subito dopo lo buttò per terra, non molto lontano da lui. Non avevano certo finito. Sentiva la ragazza gemere, piangere, ma lui ne assaporava ogni singola goccia, del di lei dolore. Puntò la bacchetta sulla striscia rossa che aveva tracciato sul braccio di Jeanne, e con un ghigno, pronunciò la formula. "Incendio." Sì. Coglieva ogni segno di terrore negli occhi della ragazza. Ciò lo appagava. Oh sì, la Serpeverde gli stava dando ciò che realmente desiderava. Sorrise ancora, e aspettò solamente di veder spuntare un fuocherello sulla lunga ferita. Aspettò di vedere la giovane urlare ancora.
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