» Il lato Oscuro della Luna , Role privata.

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>Just|Athos†
view post Posted on 22/12/2011, 00:33




"Breathe, breathe in the air,
Don't be afraid to care.
Leave but don't leave me.
Look around, choose your own ground,
For long you live and high you fly,
And smiles you'll give and tears you'll cry,
And all you touch and all you see,
Is all your life will ever be ."


Fuori nevicava ancora, e nei quaranta minuti passati nel caldo del locale, l'aria sembrava essere diventata ancora più fredda e il paesaggio ancora più anonimo, sotto quella coltre bianca che costringeva le case i lampioni e le strade ad unirsi, a raggiungere uno stato di simbiosi perfetta l'uno con l'altro. Gli unici elementi che non si uniformavano a quel candore assoluto erano gli uomini, egocentrici antagonisti di quella perfezione, e le loro tracce abbandonate sui marciapiedi, memorie dimenticate di un tratto di strada oramai passato. Due nuove imperfezioni entrarono in quel freddo ambiente, i loro occhi vennero accecati per alcuni istanti dalla luce al neon, o qualcosa di simile, del pub all'interno del quale si erano trovate fino a quel momento, ma dopo quell'attimo di esitazione la prima partì, decisa, trascinando la seconda apparentemente priva di volontà, e completamente assoggettata alla sua guida. La Neve li vide, ma non se ne preoccupò particolarmente, lasciando che i suoi fiocchi cadessero sui capelli dei due ragazzi senza la minima emozione, passivi e anonimi come solo quelle fragili creature naturali sapevano essere. Pochi passi, che andarono a sciupare maggiormente il biancore della strada, una svolta in una viuzza laterale costeggiante il pub e immersa nel buio, protetta solo in parte da una tettoia di poco sporgente, che comunque ben poco poteva contro la neve. Dieci metri, più o meno, e le due figure si fermarono. Dall'interno del pub si avvertiva ancora il sottofondo di una musica natalizia, congiunta alle grida di qualche omaccione allegro, e al fracassarsi di una sedia sul pavimento, tutti rumori che le finestrelle danti sulla vietta non potevano trattenere, un'ulteriore violenza alla pace donata dal bianco mantello dell'Inverno. Fortunatamente, ove le due figure si erano fermate non c'erano finestre, la musica diventava un sottofondo facilmente ignorabile e persino la luce si tratteneva dal disturbare. Sembrava che la neve di quel tratto di strada avesse trovato la pace, regnando incontrastata, e invece ecco che quelle due figure impreviste andarono a turbarla, sciuparono il suo manto, ruppero il suo equilibrio; la bianca signora avrebbe vinto, comunque, due ragazzetti non potevano certo danneggiarla in particolar modo, eppure quell'intrusione le diede particolarmente fastidio. Chi erano, o chi si credevano di essere quei due, per distruggere il suo candido capolavoro? Non l'avrebbe saputo mai, probabilmente, ma altrettanto probabilmente non le importava. L'Inverno è lungo, di incontri spiacevoli c'è sempre il tempo di farne, in ogni luogo, in ogni ora. Ma quello non era il momento.


Nel cielo, facendo capolino fra grosse nuvole grigie che allegramente sputavano su tutta l'allegra cittadina, la Luna apparve per una frazione di secondo, come incuriosita dai due giovani, per poi tornare a dormire, stanca e pallida, forse nemmeno troppo entusiasta di quel che aveva visto. Due giovani, due semplici giovani, le loro mani si erano appena lasciate, cosa correva fra i due? Nulla che potesse interessare al bianco astro.
Si, era decisamente meglio tornare a dormire.
Random abbassò lo sguardo da quella scena, la Luna che rapidamente usciva dal palco per inoltrarsi in quella cortina fumogena, e lo riportò verso Mya.
Mya, era stata lei a risolvere la situazione, inaspettatamente lo aveva accolto.
Forse non aveva fallito così tanto, dopotutto, nei precedenti mesi, ma oramai aveva scelto di uscire di scena, esattamente come la Luna. Non è una scelta dalla quale si può tornare indietro.
Non è una scelta dalla quale si può tornare indietro con mezza pinta di idromele in corpo, soprattutto: la voglia di parlare, di far finire quell'inutile mistero durato mesi pocchiava contro le sue labbra, contro la sua lingua, le parole parevano bruciare attendendo solo di esser buttate fuori, insieme a un bel pò di vomito.
Ma no, neanche per quello era il momento. Inclinò la testa di lato, guardò Mya e sorrise. Era evidentemente ubriaco, il suo piano stava funzionando, almeno per quanto riguardava quello. Funzionava un pò meno se si considerava il resto di ciò che era successo nel pub, ma al momento non ci interessa, possiamo tranquillamente passare oltre. Il Destino aveva fatto il suo corso, li aveva condotti lì, dove potevano sfogarsi, parlare. Entrambi avevano mille cose da dire, e il quadruplo di pensieri per la testa, ma si sarebbero dovuti chiarire, una volta per tutte, le circostanze lo confermavano. Random alzò nuovamente la testa verso il cielo, verso la Luna velata di grigio.

"E' buffo, sai."
Sorrise, emettendo al contempo un piccolo sbuffo, mentre la Luna appariva per una frazione di secondo riflessa nei suoi occhi. Riportò lo sguardo sull'occhio sano di Mya, e chiuse gli occhi per un istante, come a voler assaporare l'aria, o forse l'effetto che le sue parole avrebbero fatto.
"La Luna è calante, stasera. Presto si eclisserà, e il suo percorso sarà finito, concluso. Senza rimorsi..."
Non era semplice, malgrado la sua scelta, malgrado l'alcool, malgrado la voglia di dire tutto. Ma non poteva tirarsi indietro. Il ragazzo riaprì gli occhi grigi, fremette, poi trovò il coraggio di concludere la sua frase.
"... e noi? Noi, pure, non stiamo per concludere qualcosa?"
Sorrise debolmente. Aveva voglia di vomitare, la sensazione di avere un serpente annidato nel cervello non accennava a diminuire, e sentiva le gambe cedergli, a momenti.
Ma doveva concludere.
O meglio, dovevano concludere.
Anche se in realtà non lo sapevano.

 
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view post Posted on 23/12/2011, 19:00
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Nella cittadina di Hogsmeade tutto era silenzio, come se la candida neve che stava scendendo dal cielo, ricoprisse ogni cosa isolandola dal mondo. Un vocio confuso e ovattato giungeva da alcuni locali posti ai lati delle strade, ma nell'insieme non riusciva ad essere elemento di disturbo in quella bianca pace.
Poi d'un tratto l'idillio cessò, una porta aperta, due figure che rapide si allontanavano, quasi in fuga. I loro passi calpestavano il leggero e morbido strato di neve che aveva iniziato a ricoprire il marciapiede, lasciando dietro di loro evidenti impronte. Ma anche loro presto o tardi sarebbero scomparse, la neve sorvolava su certe piccolezze e si riprendeva ciò che era suo, con una semplicità invidiabile.
Poi le due figure svanirono dalla strada principale, svoltando in un piccolo vicolo che costeggiava il locale, e lì si fermarono. Vi era una piccola tettoia in legno che riparava loro e il patio dalla pioggia di fiocchi bianchi, salvo poi trasformarsi qualche ora dopo in una bellissima pista di pattinaggio. Ma non era ancora il momento.
La più piccola delle due figure si distaccò dall'altra e prese posto su un basso muretto che sembrava delimitare la proprietà. Terminato il muro, terminava anche la tettoia, e oltre vi era un letto di morbida neve che si stava preparando. Dalla bocca della piccola ragazzina se ne uscivano piccoli sbuffi di vapore, a intervalli regolari. Sembrava trovarli divertenti. Le sue guance erano accese d'un rosso vivo, così come il naso. Sembrava ebbra di vita.
O altro.
"La Luna è calante, stasera. Presto si eclisserà, e il suo percorso sarà finito, concluso. Senza rimorsi..."
Era la voce del ragazzo, un tono serio e pacato, come racchiudesse un intero universo in quelle poche parole. La giovane tassorosso nel frattempo aveva raccolto un mucchietto di neve dal muretto e con fare infantile se l'era schiaffato sulla fronte, tra la pelle e quella che sembrava una fasciatura di garza. Sospirò.
Il fuoco che aveva in corpo sembrò affievolirsi leggermente.
- Sarà... - accenno la ragazzina con tono dubbioso - ...ma tra due giorni lei sarà di nuovo lassù, come sempre. La stessa cosa non sembra però valere per il genere umano... -
Concluse, continuando ad improvvisare quella borsa del ghiaccio da infermeria con le sole mani, che a contatto con la gelida neve stavano iniziando a farle male. Ma non era nulla in confronto alla sensazione di refrigerio che le infondeva.
"... e noi? Noi, pure, non stiamo per concludere qualcosa?"
Un leggero silenzio scese tra i due, rotto qualche attimo dopo dalla voce della ragazzina.
- Il campionato forse? -
Rispose con furbo sorriso e astuta innocenza, come per guadagnarsi una piccola via di fuga da uno scomodo discorso. In realtà comprendeva più di quanto non volesse dare a vedere, ma qualcosa la frenava. Seguì lo sguardo del ragazzo oltre le sue spalle, e in alto, oltre la tettoia.
Si sporse all'indietro, quel tanto che le permettesse di vedere ciò che lui vedeva, ma le mani mancarono la presa sulla pietra innevata e la ragazzina scivolò all'indietro, sdraiandosi a braccia aperte sul manto bianco.
E la vide.
Tra le grigie nuvole e l'oscuro cielo, quella piccola falce di luna, che silenziosamente cercava di riprendersi la sua porzione di universo. Le nubi sembravano diradarsi, rallentando così anche l'intensità della pioggia di fiocchi. Mya socchiuse gli occhi, avvertendo la presenza di alcuni granelli ghiacciati a contatto con la guancia e le labbra. Provò ad assaggiarli.
Erano freddi ed insapori.
L'inferno stava gelando con lei.


 
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>Just|Athos†
view post Posted on 8/1/2012, 00:26




In silenzio, continuò a guardare la ragazza mentre si avvicinava al muretto e con un semplice gesto della mano raccoglieva la neve cadutavi sopra, per poi portarsela al volto, laddove l'occhio era stato offeso.
Non le aveva mai chiesto cosa fosse successo esattamente: semplicemente, le aveva consigliato di volare con più attenzione, e di continuare a tenerlo bendato... Si sarebbe forse dovuto preoccupare, chiederle come stava, magari aiutarla?


"Non voglio che svanisca, mi servirà da monito per la prossima volta...tutto qua."


Da monito...
Magari era ancora così, come quella volta negli spogliatoi, parecchie settimane prima. Mya non andava toccata, almeno questo l'aveva imparato in due anni che la conosceva. Era uno spirito libero, qualcosa di impalpabile, ma non per questo meno reale, come il vento che li avvolgeva senza che se ne rendessero conto... No, avvicinarla fisicamente probabilmente avrebbe solo peggiorato la situazione, lo capiva anche da sbronzo. Le sue parole, quelle dovevano raggiungerla, in un modo o nell'altro.
La vide sporgersi dal muretto per osservare il cielo, e cadere a terra, dall'altra parte, ma non si allarmò eccessivamente. Camminò fino a quel mucchio di pietre malmesse, vi appoggiò i gomiti e riprese a guardare il volto della ragazza, a braccia spalancate nella neve. Il Campionato?

"Forse..."
Sollevò i gomiti dal muretto e lo aggirò, fino a trovarsi di fianco alla ragazza, ma in piedi. Le rivolse un ultimo sguardo, poi seguì i suoi occhi fino al bianco astro riapparso in quel momento nel cielo.




xcmyhv

Quella falce così piccola sembrava così insignificante, così poco potente in confronto alla pienezza della luna alla metà del suo ciclo, quando splendeva in tutta la sua pienezza e illuminava quasi a giorno le vie del paesino. Eppure era lo stadio definitivo, dopo quello il buio, e un nuovo inizio.
Sarebbe successo anche a lui? Sarebbe caduto nel buio, prima di un nuovo inizio?

Sentiva i pensieri sempre più confusi e impigliati fra loro, come un gomitolo mal arrotolato che faticava a sbrigliarsi. Dov'era il capo, dove la fine? Si lasciò cadere accanto a Mya, sussultando per il leggero urto, ma non si stese come la ragazza, sebbene qualcosa gli dicesse che avrebbe dovuto farlo.
"Ti volevo parlare da un pò, Mya..."
Poche sillabe, sussurrate come se fossero segrete, poi di nuovo il silenzio.




Era un buon inizio?
Era un buon inizio.





Spostò le mani dalle ginocchia alla neve, come alla ricerca di qualcosa da fare per non rendere quella pausa imbarazzante, e piantò i polsi per qualche centimetro nella neve. Sentì subito un ondata gelida salirgli per la manica e inumidirgli il bordo della giacca, ma non reagì in alcun modo, vuoi per la tensione, vuoi per la sbornia. Si girò verso Mya, aspettandosi forse che la ragazza facesse lo stesso, sebbene sentisse che non avrebbe avuto il coraggio di guardarla negli occhi (o meglio, nell'occhio), parlandole. C'era troppa vita in quella singola pupilla scoperta, più di quanta ne potesse sopportare il suo sguardo. La luna, la luna l'avrebbe forse sostenuto? Le lanciò uno sguardo con la coda dell'occhio, giusto in tempo per vederla sparire dietro una nuova nube. Lo lasciava solo, davanti ai suoi errori.
E forse era giusto così.

 
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view post Posted on 11/1/2012, 01:18
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Le parole di lui la stavano imbrigliando, lo sentiva, camminavano tra la neve come serpenti infuocati e le sfioravano i capelli e il corpo. Come avrebbe potuto contrastarli ancora?
Semplicemente non poteva, probabilmente a causa del mix spropositato che aveva concesso al suo corpo, tra la pozione e la bevanda avvelena cervello. Sentiva che il freno che per mesi era riuscita a tenerla distaccata da quella realtà, stava per cedere.
O forse l'aveva già fatto, nel momento in cui aveva stretto la mano di lui e l'aveva trascinato fuori dal locale.
- Lo so... - disse con estrema calma.
Strana come affermazione, neanche fosse stata una divinatrice. Eppure lo sentiva, probabilmente dalla sera del falò e ogni altra volta che avevano incrociato i loro sguardi. Sempre. C'era qualcosa di non detto, qualcosa che premeva per uscire.
- Per questo ho sempre cercato una via di fuga, ero certa che quello che mi avresti detto non mi sarebbe piaciuto... -
Ma era stufa di sfuggire. Che comportamento era quello? Lei che avrebbe lottato a mani nude contro un orso si faceva fermare da una simile e stupida emotività? Anzi, già il fatto di ammetterlo la faceva apparire come una sciocca adolescente, tutta crisi e nervi tesi. Cosa che non era assolutamente.
E le era servito un intruglio magico per capirlo.

Poggiò i gomiti di forza nella neve e si sollevò, mentre gran parte della neve le era rimasta tra capelli e cappuccio di pelliccia. Anche la luna era scomparsa, inghiottita nuovamente dalle grigie nubi del cielo notturno.
Il suo sguardo tornò basso, verso la neve e le loro gambe. Con calma discostò leggermente la manica della sua giacca e prese a sciogliere la fasciatura rossa che aveva al polso sinistro, sotto il chiaro sguardo dubbioso del ragazzo.
Non era sua intenzione svelare la cicatrice, diciamo che le serviva solo un "tramite". Dopo due giri di polso il legaccio rosso penzolava per circa 30 cm dal suo braccio, lasciando al sicuro la sua ferita. Lo sporse in avanti, verso di lui, con il chiaro intento di donargli quell'appiglio "simbolico".
- Ma stasera non scapperò...perciò ti conviene parlare ora... -
Il suo sguardo non aveva nulla di dolce o di comprensivo, perchè il fatto di non aver compreso nulla di Random in tutti quei mesi la faceva imbestialire. Ed ora, era lui che avrebbe aperto il sipario e messo in scena la propria opera. Doveva scegliere la sua composizione migliore, quale maschera avrebbe indossato per quell'ultimo atto?
* ...o tacere per sempre *
Il cerchio si stava chiudendo.


Edited by ~mya~ - 11/1/2012, 09:46
 
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>Just|Athos†
view post Posted on 12/1/2012, 16:39




"...Lo so..."
"...Lo so..."
"...Lo so..."

...

Doveva immaginarlo, col senno di poi. Era impossibile che Mya fosse scappata ogni volta per semplice fastidio o antipatia: anche il signore meno generoso alla fine concede i soldi al mendicante che lo perseguita, se non per reale pietà, almeno per fastidio.
Lei no.
Continuava a scappare, ad evitare gli argomenti più spiacevoli, a dare non-risposte alle sue tacite, ma non per questo meno insistenti, domande. C'erano state molte cose non dette, altre dette ma mai capite, altre ancora fraintese, storpiate, distorte dal caso o dalla Paura.
La Paura... Paura di cosa, dopotutto? Dell'irrimediabile? Dello sconosciuto? Del buio? No, era qualcos'altro.
Paura della Verità.
Una Verità scomoda, come aveva appena detto la ragazza, una Verità fastidiosa, dolorosa, incomprensibile, imbarazzante, pesante, e con un bisogno tremendo di essere affermata. Era une bestia troppo grande per essere nascosta, il solo fatto che non parlassero esplicitamente della sua esistenza non voleva dire che effettivamente non esistesse. Era sempre stata lì, a corrodere le sbarre della sua gabbia, il Silenzio, nell'attesa di uscire...
E per quanto non ne parlassero, anche loro sapevano che esisteva. O non ne avrebbero avuto Paura. E la Paura era il lucchetto della Verità...
Sorrise.
Avevano sbagliato tutto. Aveva, sbagliato tutto. Erano bastati pochi minuti a rovinargli, e forse rovinarle, due anni interi... E adesso era il momento di rimediare tutto. Si passò la lingua sulle labbra troppo secche e si alzò in ginocchio, spingendosi sulle mani e bagnando ulteriormente le maniche della giacca, quindì fece una breve rotazione per trovarsi proprio di fronte alla ragazza. Vide la fettuccia rossa penzolante, ma ci mise qualche attimo a capire cosa realmente signficasse. Guardò nuovamente lo sguardò deciso della ragazza, sorrise stupidamente ancora una volta e si tolse la giacca buttandola dietro di se, nella neve fresca. Il pesante indumento atterrò con un tonfo sordo che il ragazzo, impegnato a slegare dalla propria spalla una benda di un colore leggermente più scuro di quella della ragazza, non sentì. Faceva freddo, terribilmente freddo, una sola maglietta non l'avrebbe di certo riparato da una polmonite cronica, ma sentiva che alzandosi per andare a riprendere la giacca avrebbe distrutto la sacralità del momento. Prese la benda e ne legò un capo al proprio polso destro, legando l'altro con un nodo a otto alla fasciatura della ragazza, per poi sbuffare divertito da quel ponte di stoffa. Si immaginò una sottile linea di energia che univa il suo polso a quello di Mya, passando per la stoffa purpurea e per il semplice nodo... Era un ponte, un ponte per le parole, per le loro sensazioni. Sentiva i pensieri annodarsi fra loro come il nodo a otto delle bende, e improvvisamente non ricordò più nulla del discorso che aveva progettato nei minuti precedenti. La scelta delle parole sarebbe stata essenziale, tuttavia in quello stato poteva ben poco, con la mente annebbiata e le labbra continuamente secche. Non potè fare altro che dire la prima cosa che gli venne in mente.

"Scusami."
E sarebbe bastato, se non avesse aspettato venticinque mesi per dirlo. Ma aveva atteso inutilmente e l'aveva fatta aspettare, non poteva di certo cavarsela in quel modo. Ma oramai la gabbia del Silenzio era andata distrutta: la Verità correva a briglia sciolta. Attese qualche attimo prima di riprendere a parlare, per riportare ordine tra le idee, tra le parole che gli si attaccavano alla lingua dopo essere fuoriuscite dal ventre della bestia.
"Scusami, perché ho atteso anche troppo per parlare, e cosa peggiore, me ne sono accorto solo un anno fa.
Dodici mesi di ritardo per capire cosa andava detto, e altri dodici mesi per capire come dirlo..."

Tirò su col naso. In realtà si aspettava di restare lucido, almeno fino a metà del discorso, ma le emozioni, impetuose, lo travolgevano, lo schiaffeggiavano, lo trasportavano a lroo discrezione nei recessi della sua mente. Vide un Random di due anni più giovane accanto ad un Gargoyle di pietra, la bacchetta puntata verso una coppia di giovani. Fra questi, un porcospino indistinto, e Mya. Strinse i denti e contrasse la mascella fino a farsi venire male alle gengive mentre abbassava lo sguardo. Ancora una volta, non ce la faceva.
"...ma alla fine ci sono arrivato, vedi?"
Sorrise amaramente, e passarono attimi di silenzio. Un osservatore esterno avrebbe pensato che Random trovava la neve ai piedi di Mya tremendamente interessante, tanto il suo sguardo era fisso su essa. Passarono attimi di silenzio, poi Random imprecò.

"Ahah... Due anni, ****... Due anni per capire quanto sono stato egoista, stupido, schifoso, bugiardo... Ahah!
Sono decisamente in ritardo, che ne dici? "

Rise di nuovo. Non capiva perché lo faceva, forse era l'alcool, forse aveva bisogno di sdrammatizzare, forse stava diventando pazzo... L'ultima delle ipotesi sembrava la più appropriata, si.
Era un pazzo. Non c'era altra spiegazione. Nessuno con un briciolo di buonsenso avrebbe continuato a farsi trascinare dalla Follia delle emozioni in quel modo. Tacque per qualche istante, sempre col volto basso, e smise di ridere. La sua voce divenne improvvisamente seria, spenta.

"Due anni... Ricordi cosa successe due anni fa, Mya? Ricordi di quel... verme, che ti si presentò davanti nel corridoio Ovest del Terzo Piano, in una mattina piovosa? L'anno era appena iniziato.
Quella persona ti insultò, sprezzante, ti cercò di inculcare nella mente delle bugie, cercò di trascinarti con se nel buio della sua vita..."

Sentiva ogni parola di quello che diceva come da dietro a un muro, sentiva quanto suonasse idiota tutto quello che diceva. Vedeva quanto facesse pena, piegato sulle ginocchia di fronte a quella ragazza, incapace di guardarle il volto. Così come era incapace di guardare in faccia alla Realtà, che lo strattonava prepotentemente.
"... si comportò così, Mya, perché non ti vedeva realmente. Percepiva che eri... speciale. Ancora non so dire come ti sentì... come ti sentii, quella mattina. Ti invidiai, questo è certo: brillavi in un modo che non mi pareva possibile, tanto ero convinto che il buio fosse l'unica via. Cieco, non capivo che non avevo niente in più di te, che il buio dentro me non era altro che vuoto, e ti assalii, come un cane randagio in cerca di cibo, cercai inutilmente di spengere la luce che proveniva da te."
Annuì, più a se stesso che a Mya, e con uno sforzo di volontà incredibile riuscì a riprendere il controllo sul proprio corpo, e alzò lo sguardo sul viso di Mya. La ragazza potè vedere chiaramente il suo sguardo tranquillo, le sue labbra costrette in un sorriso, e il ragazzo si accorse improvvisamente di star stringendo convulsamente il nodo tra le due bende. Passarono altri attimi di silenzio, e Random pensò a quanto quelle pause fossero importanti, a come permettessero a entrambi di pensare a ciò che stava dicendo. Lasciò passare ancora qualche attimo, strinse più forte il nodo, e infine proseguì.
"Dopo quel giorno passai ancora un mese in quello stato. Ero furioso, sai? Non capivo come facevi a restare impassibile alle mie parole, quando normalmente saresti dovuta crollare. Passarono esattamente ventisette giorni, li contai. Prima di addormentarmi, il ventisettesimo giorno, capii perché non mi avevi considerato, capii perché le mie parole non avevano avuto nessun effetto, su di te."
Sentì il nodo allentarsi sotto la sua stretta, ma non lo lasciò e anzi prese a stringere più forte, per evitare che quei due segmenti di benda si staccassero. Il loro valore simbolico era più che chiaro, lasciarli andare sarebbe equivalso al non dare importanza a quello che veniva detto. Era dunque implicito che fino a che l'ultima parola non si fosse spenta nell'aria, quelle due estremità sarebbero rimaste unite.
"Ero vuoto. Non ero nessuno, in pratica. Che potere potevo avere su di te, così radiosa, così... risoluta? Quella sera stessa decisi che ti avrei capito, ti avrei condizionato, e che saresti stata... mia.
Ma ancora non riuscivo a vederti, non riuscivo a capire i disegni di un quadro molto più grande
Dovetti passare un'estate a pensare, prima di capire che non solo ero stato vuoto, ma che avevo sbagliato tutto. Che fin dal primo momento avevo voluto qualcosa di te, avevo voluto la tua luce, e che non avevo capito nulla di come fare ad averla, e che grazie alla mia stupidità probabilmente non l'avrei mai neppure sfiorata, visto come ti avevo trattato. Decisi che dovevo cambiare, e a esattamente un anno dal nostro primo incontro, provai a chiederti scusa. Sto parlando del Giappone, forse l'avrai capito."

Quel minuto passato a tener testa al suo sguardo l'aveva sfiancato: i suoi occhi tornarono ad osservare prima la manica destra del giacchetto della ragazza, poi la neve. Si sentiva stranamente vuoto, ora che tutta la verità stava cominciand a defluire verso l'esterno, e si chiese cosa sarebbe rimasto, alla fine.
"Quando capii realmente il danno che avevo fatto quella mattina... Pensai di impazzire. Ero sicuro che mi odiavi, e probabilmente non ero troppo lontano dalla realtà, mh? Arrivai a farmi colpire per proteggerti, per farti capire ciò che però non avresti mai capito, se avessi continuato con stupidi gesti come quello. Mi accorsi che ogni ora che passavo a pensare capivo un pò di più su quello che era successo, e comprendevo quello che avrei dovuto fare per ricucire lo strappo dell'anno precedente. Arrivai a trascurare la scuola per continuare a pensare, poi gli incarichi di Prefetto... Fino a che non entrasti in squadra, perlomeno. Da allora non ebbi bisogno di pensare: ogni volta che ti guardavo volare era una rivelazione... Ma ancora una volta, sentivo di star osservando solo pochi pezzi di un puzzle troppo grande. Per me eri un mondo inesplorato, Mya: talvolta ti vedevo quasi amichevole, altre volte nervosa, stizzita. Capii, ancora una volta, che stavo sottovalutando quanto successo l'anno prima, che il ricordo di quella mattina sarebbe restato sempre, e comunque. Passai un anno nell'incapacità di parlarti, poi, all'inizio di quest'anno..."
Aveva la gola talmente secca che temeva di sentirsela sgretolare, come terra lasciata al sole per troppo tempo. Deglutì a vuoto e si morse il labbro inferiore, prendendosi qualche attimo di pausa. Ricominciò con un sospiro, e riportò lo sguardo sul viso di lei.
"...all'inizio di quest'anno vi fu la festa di inizio campionato. E lì cercai di redimermi, di strapparti la rabbia e l'odio per i miei gesti. Per quello mi feci colpire. Alla fine non avrei saputo dire se le cose erano migliorate o peggiorate, ma melo chiaristi tu, dopo la partita contro il Grifondoro: eravamo al "Vuoto".
E io che, dopo tutti quegli sforzi, pensavo di essere già un bel passo avanti! Ancora una volta, non avevo capito nulla, avevo sottovalutato di nuovo l'entità dei miei sbagli. A quel punto ho cominciato a chiedermi perché continuassi a insistere, cosa fosse a spingermi realmente a volere la tua luce, e in che cosa consistesse, appunto, questa luce."

Abbassò di nuovo la testa, prese fiato, e la rialzò di qualche grado, senza però rivelare tutta la propria faccia alla ragazza. Dietro di lui, la luna si rivelò di nuovo, illuminando la scena e il viso di Mya.
"Alla seconda domanda ho risposto la settimana scorsa. Volevo essere semplicemente perdonato, Mya, essere perdonato per averti trattato in quel modo, quella mattina. Per aver compromesso la mia vita, fino ad oggi, per averti insultata. Ho capito che per due anni avevo cercato solo la tua comprensione, la tua comprensione per un periodo particolarmente sbagliato della mia vita, per quel singolo errore che ha dato vita a tutto. Poco meno di un'ora fa ho capito anche che era impossibile che riuscissi ad ottenere la tua Comprensione, il tuo Perdono, fino a che non ti avessi dimostrato in maniera tangibile che è possibile cambiare, e che da quella mattina di due anni fa, ho fatto di tutto per riuscire in questo, per cambiare, per essere degno della tua Luce.

...

Ma restava ancora una domanda."

Sorrise e alzò definitivamente la faccia. Ora era un sorriso molto più calmo, totalmente differente da quello forzato di pochi minuti prima. Si sentiva liberato, leggero, privo di un peso che aveva sopportato per troppo tempo. Aveva rivelato tutto, tutto sin da quella mattina piovosa, fino all'ora prima. Eppure aveva tralasciato qualcosa. Sorrise di più nel comprenderlo, improvvisamente, piacevolmente. Era una seconda liberazione, una tale sensazione di definitivo da farlo rabbrividire (anche se poteva sempre trattarsi del freddo, che tuttavia non aveva avvertito minimamente fino a quell'istante).
"Solo un'altra domanda, e una risposta talmente ovvia da far ridere. E tutto così... non so, proprio adesso mi mancano le parole. Già... Perché ho fatto tutto questo, Mya? Ci ho pensato solamente un'ora fa.
E l'ho capito solo ora..."

Ora fu certo di tremare, e non solo per il freddo. Diede un ultimo sguardo alla luna e la trovò, simile a un sorriso nel cielo notturno, chiara come mai negli ultimi mesi. Rise, e riportò lo sguardo sulla ragazza, stringendo ancora più forte il nodo. Non poteva slacciarsi. Non proprio ora. Chiuse gli occhi e scosse la testa, sbuffando.
"Un percorso di due anni per arrivare a questo. Non fa ridere? Fin dal principio, era così ovvio che ti amassi, Mya."
Lo disse con quanta più naturalezza possibile, e sorrise di nuovo, guardandola. La luna, incontrato uno spiazzo di cielo libero dalle nuvole, parve splendere come non mai mentre l'ultima goccia di Verità cadeva dalle labbra del ragazzo. Era libero, ora.

 
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view post Posted on 13/1/2012, 23:29
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- Io ci aggiungerei IDIOTA e come descrizione è perfetta! -
Si ritrovò a scherzarci sopra con una naturalezza incredibile, mentre la sua risata cristallina si disperdeva per le silenziose vie.
Quanto aveva atteso quelle scuse? E poi...era davvero questo che voleva?
Non lo sapeva più con certezza, nè sapeva dire quando quella frustrazione fosse realmente svanita. Doveva esserci stato un momento esatto, ma per quanto si sforzasse non riusciva a visualizzarlo. Dalla litigata in sala comune? Dalla sera del falò? Dal pugno?
No, in nessuna di quelle era presente il vivo rancore che aveva avvertito sulla pelle quando si erano incontrati la prima volta. Semplicemente era svanito nel tempo, senza che lei se ne rendesse conto. Forse il fatto di crescere, di maturare, di avere una visione migliore e più completa degli individui che la circondavano.
Sì, lei era andata avanti, da quel freddo mattino, senza rendersi conto che qualcun'altro invece in quel corridoio ci era rimasto, come intrappolato.

Ascoltò in silenzio le parole di Random, piene di risentimento verso se stesso, ripiene di quella verità che per due anni si era portato dentro e che mai Mya aveva compreso. Era come tornare indietro nel tempo, ripercorrere gli avvenimenti cullati dalle note del suo racconto, ma la cosa strana era osservare il tutto da un'ottica diversa, estranea, quasi quella ragazzina seduta in terra non fosse stata realmente lei. Così piccola, forte e fragile allo stesso tempo, irrequieta ed insoddisfatta.
E tra quelle osservazioni trovavano spazio i sentimenti del ragazzo, torturato dal suo stesso cuore, che lo rendeva schiavo della colpa e del rimorso. Sì, lui era rimasto là, al fianco dell'orribile gargoyle di pietra, con la bacchetta stretta nella mano e il cappuccio sulla testa, mentre Mya se ne andava.
Sarebbe forse dovuta rimanere? Strapparlo alle stesse tenebre che sembravano possederlo? Combatterlo ancora, contrastarlo, abbattere quel muro che lui stesso si era creato? Perchè avrebbe dovuto farlo?
Si sentiva strana, ma forte della convinzione di aver percorso fino a quel momento il giusto cammino. E allora perchè le parole di Random la colpivano tanto? Una piccola parte del suo cuore tremò, trasmettendo quella vibrazione alla mano sinistra, provocando una leggera tensione del nastro a mezz'aria.
*No...*
Sentiva la tempesta arrivare, da molto lontano, come un pescatore che ritira le reti per tornare verso il porto sicuro. Lei stava preparando il suo intero corpo, ormai legato a quel vincolo. Era come se i sentimenti del ragazzo scivolassero lungo il nastro di raso rosso, per giungerle dentro ancor prima delle parole.
Lo sentiva.
*No...*
Il rifiuto totale di quelle che sapeva sarebbero state le parole della rovina.
*Non dirlo...*

-...era così ovvio che ti amassi, Mya -

Il tremore in un istante si arrestò, gli occhi sbarrati fissavano la bianca neve davanti alle sue gambe, incapaci di risollevarsi da quel punto morto. Crollò il silenzio per un tempo indefinito, finchè Mya esplose.
- Non è così...non è così... - disse scuotendo più volte la testa, a destra e sinistra. I capelli le ricadevano sulla fronte e davanti agli occhi, nascondendola alla vista di lui.
La negazione assoluta di quel sentimento, che considerava fra tutti il più misero e falso.
- E' di questo che ti sei convinto?
Quello non è amore, Amore non esiste e tu non sentirti tanto libero di pronunciare una simile eresia.-
La sua voce si fece più tagliente, severa, fredda. L'occhio destro intanto stava reagendo a quello strano flusso nervoso: la pupilla si stava allargando lentamente, nel giro di qualche minuto avrebbe invaso l'intero occhio.
Si sentiva stordita, satura di emozioni, di alcol e molto più, la testa iniziò a girarle vorticosamente. Doveva allontanarsi o la tempesta l'avrebbe presa in pieno.
Si alzò di scatto, intenzionata ad andarsene, ma quello stupido nodo da marinaio o da giovane marmotta la riportò al suo posto. E oltre.
Il suo ginocchio sinistro affondò nella neve, mentre il corpo, incapace di resistere alla gravità, crollò inevitabilmente in avanti, finendo addosso al ragazzo.
Ed eccoli lì, all'ennesimo contatto, sempre più vicini e sempre più lontani.



per chiarire...visto che qualcuno ha commentato con "Povero Random schiacciato dal peso di Mya"
Mya non cade di peso, diciamo che si appoggia ù_ù
 
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>Just|Athos†
view post Posted on 17/1/2012, 15:58




Il silenzio calò come una cappa di nebbia tra i due giovani, avvolgendoli e opprimendoli, mentre la verità faceva a pugni con i loro cervelli.
Quanto poteva durare quello stato di quiete? Poco, era evidente, lo si vedeva dallo sguardo di Mya, c'era qualcosa dentro la ragazza che stava lottando per venire fuori, e non ci avrebbe messo molto a giudicare da quello che Random aveva appena detto. Se ne era accorto un attimo troppo tardi che qualcosa non andava, che ancora una volta quella Storia non si sarebbe piegata al suo volere. E ora avrebbe dovuto sopportare le conseguenze della sua negligenza.

"Non è così...non è così..."
Aveva voglia di scuotere la testa insieme alla ragazza, anche solo per consolarsi, per dirsi che aveva fatto il possibile, che comunque aveva insistito fino alla fine, ma restò fermo, mentre il sorriso sulle sue labbra si allargava nuovamente, e passava dal pacato all'amaro. Gli faceva male la testa, aveva bisogno di andare a vomitare da qualche parte, e non pensava di riuscire a resistere ancora per molto di fronte a quel nuovo insuccesso, a quel nuovo errore. Questa volta definitivo, doveva presumere.
"E' di questo che ti sei convinto?"
"Si."
Rispose con voce rauca ma decisa, cercando disperatamente di non abbassare lo sguardo di fronte a quello che si stava rivelando un vero e proprio attacco psicologico e verbale verso il suo cervello, ormai privo di difese. Ma non avrebbe desistito, fino alla fine avrebbe continuato. Cosa poteva perdere, oramai? Poteva sempre restare nella mente di Mya come un pazzo, qualcosa da dimenticare... Ma sarebbe restato. Non a livello fisico, ma ci sarebbe comunque stato, da qualche parte, in un angolino della mente di quella ragazza, nel più recognito dei suoi ricordi. O almeno così sperava.
"Quello non è amore, Amore non esiste e tu non sentirti tanto libero di pronunciare una simile eresia."
Le parole della ragazza lo colpirono come un cazzotto nello stomaco, bloccandogli la respirazione e dandogli una fitta lancinante al cervello. I suoi occhi si aprirono di più, come spaventati, e la bocca si dischiuse in un espressione di incredulità. Ebbe giusto un attimo per chiedersi cosa stesse succedendo...
Poi il tempo si fermò.




*Cosa...?*
Era tutto così lento, così piacevolmente statico e uniforme, bianco, piatto... Mya si muoveva, a bassissima velocità, le sue mani si dirigevano rapide verso il terreno, cercando un appoggio sicuro. Non ci voleva un genio a capire a coisa servisse quell'appoggio, ancora una volta l'unica soluzione alle loro problematiche era una sola: la fuga...

*...uh uh... Non esiste? Non ci avevo neanche pensato...*
...le mani continuavano, imperterrite, il percorso verso la neve, lo sguardo di Mya si faceva più duro, più gelido, i lineamenti del suo volto si irrigidivano...
*...e pensare che ero sicuro di aver fatto tutto al meglio, questa volta. O comunque molto vicino al massimo delle mie capacità...*
...le gambe si saldavano al terreno, pronte a scattare, e tutto il corpo faceva una piccola torsione verso sinistra, preparandosi a partire verso il muretto...
*...e non avevo previsto questa evenienza? Roba da matti. Ma ci deve essere una strada, qualcosa per continuare, per uscire dalla tormenta...*
...la mano sinistra della ragazza giungeva finalmente a contatto con la neve, mentre la destra si apriva per contribuire alla rotazione...
...un piccolo strattone, uno svolazzo rosso scuro estraneo al mondo bianco nel quale si trovavano...
L'illuminazione, ancora una volta, arrivò da sola.



Il tempo riprese a scorrere normalmente, incurante di ciò che era successo in una frazione di secondo nella mente del giovane.
I pensieri, illusioni personali di ognuno di noi destinate a scomparire col tempo, non lo avrebbero di certo aiutato in quel frangente.
Ancora una volta erano l'azione, il puro agire che modificava la realtà. Quanto ci aveva messo per capirlo, anche quello.
Doveva agire, ancora una volta.
E agire, in quell'occasione, equivaleva a restare fermo.
E così avrebbe fatto.



Lo strattone, malgrado ci fosse il freddo a fare da anestetico, si fece sentire sulla pelle rigida del giovane: la sottile linea rossa, che in teoria avrebbe dovuto slegarsi definitivamente come a voler dire che non ci sarebbero stati altri incontri, fra quei due cuori, per effetto dello strattone finì per stringersi ulteriormente. Non solo: si rifiutò di strapparsi, come probabilmente Mya si sarebbe augurata, e unita alla ferma volontà del ragazzo di rimanere al suo posto finì per bloccare la ragazza a metà del suo avanzamento verso la tanto agognata libertà, per poi riportarla in direzione di Random. Quest'ultimo di certo si aspettava che Mya non riuscisse più a scappare, se non recidendo la linea di stoffa (in ogni caso un pezzo di stoffa estraneo sarebbe rimasto all'uno o all'altro, e di questo il ragazzo si sarebbe contentato), ma non addirittura che finisse per andargli addosso: sotto quel peso del tutto inatteso perse il poco equilibrio precario che aveva e rovinò sul lato destro, affondando il gomito nella neve e bagnando completamente il fianco della maglietta. Mya, a lui legata, altro non potè fare che appoggiarsi a lui, e così la caduta finì.
Un attimo di silenzio, quel che Random si concesse per tremare (il malanno oramai non glielo toglieva nessuno, anche se l'alcool l'aveva reso insensibile al freddo), quindi tossì, e guardò nuovamente la ragazza come se non l'avesse mai realmente vista prima.
Per la seconda volta in poche settimane, provò Pietà per chi gli stava davanti, ma questa volta era qualcosa di più profondo. La capiva, in quel momento.
"Mi ricordi me stesso. Due anni fa."
Digrignò i denti e abbassò lo sguardo sul suo gomito dolorante, per il fredo e per l'impatto.

"Dici che l'Amore non esiste, eh?"
Sbuffò, poi tossì. Cominciava a sentirsi veramente male, la testa sembrava scoppiargli.
"Allora dimmi..."
Riportò lo sguardo, sempre più stanco e debole, sul viso di Mya. Era già finita, peccato. Era stato bello.

"... dimmi...perché mi hai concesso di parlare, invece di scappare? Perché, sebbene sentissi che quello che avevo da dire ti avrebbe dato fastidio, hai comunque deciso di liberarmi dalla maledizione di questi mesi? E perché... perché ti danno fastidio i miei sentimenti, Mya? L'Amore esiste. Ma tu...tu non vuoi accettarlo. Rispondi a te stessa, non a me."
E così finiva. Per lei, perlomeno. Random tossì, un'ultima volta, e portò lo sguardo al nastro rosso. Era l'ultimo legame che aveva con lei. E ora stava a lei decidere che farne.




 
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view post Posted on 19/1/2012, 15:42
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Per quanto avesse perso il senso del tempo, il senso del tatto e il senso dell'umorismo, le restava l'udito e quel poco di intelletto ancora intatto. Le parole di Random suonavano tremendamente...vere.
"...invece di scappare..."
Giusto! Quella era una delle opzioni che aveva valutato fin troppe volte negli ultimi mesi, salvo poi auto-criticarsi davanti ad uno specchio nel bagno o negli spogliatoi. Quella faccia che vedeva non le piaceva più.
Occhi spenti, lineamenti tirati, cos'era quell'aria di debolezza fisica e mentale? Quella non poteva essere lei...In cosa si stava trasformando?
- Io...volevo solo contrastare quella parte di me che si oppone a tutto questo...ma non ci riesco... -
*Che stai dicendo, riprenditi!!* Quella dannata pozione e i suoi effetti catastrofici, due interi anni passati a costruire la più inespugnabile delle coperture crollava così, come un castello di carte, in bilico su un foglio di carta.
La sua piccola testa era ancora appoggiata alla spalla del ragazzo e non aveva nessuna intenzione di sollevarla da lì. Le pieghe della maglia le solleticavano il naso, e non dubitava che tempo qualche minuto l'avrebbe perfino usato come fazzoletto, data la rigida temperatura.
Ma ora c'era un'altra domanda cui rispondere. Anzi più che una domanda era una vera e propria affermazione, detta con fin troppa sicurezza dalla bocca di Random. La colpevolizzava per quel sentimento che non riusciva ad accettare, lui che non la conosceva per nulla se non per come giocava a quidditch, arrivava a farsi da messia per portarla verso la luce?
- E tu, allora? Parli di amore, ma non sai nulla di me...te lo dico io, tu hai finito per affezionarti all'idea che hai di me, tutto qua! -
Lui stesso, infatti, qualche minuto prima le aveva raccontato del processo mentale che l'aveva portato a considerarla la sua via d'uscita, la porta verso la salvezza. Per esorcizzare tutto ciò che aveva fatto e detto, e dimostrare di essere cambiato, di essere rinato.
Mya ruotò la testa, portando l'occhio sano ad osservare la candida neve, mentre il braccio sinistro sosteneva il suo peso a terra. C'era vicina, la sua verità stava venendo a galla, qualcosa che aveva negato forse più dell'amore stesso.
- Io odio...i cambiamenti... -
Prese un respiro, l'aria gelida inalata sembrò gelarle l'animo.
- So che è una cosa sciocca, perchè al mondo non c'è nulla di immutabile...ed i sentimenti umani sono la cosa più volubile che esiste nell'intero creato...perchè biasimarmi allora se decido di viverne senza? E' la mia vita in fondo... -
Strinse le dita attorno alla morbida neve, avvertendo un brivido correrle lungo tutta la spina dorsale. Stava confessando quella che in fondo era la sua maggiore debolezza, il suo tallone d'achille, ciò che avrebbe potuto distruggerla con facilità.
Ciò che in fondo era successo negli anni precedenti.
Chiuse gli occhi, ascoltando il battito nel petto del compagno, era calmo e regolare, freddo come la neve. Era lui in fondo.
- ...Forse domani tra noi ci sarà indifferenza, forse empatia, forse odio...non lo so...però per stasera... -
Si sentiva strana, come se un torpore avesse iniziato a pervaderle il corpo, iniziando dalle gambe. Avvertiva la sensazione di forte calore che le bruciava i polpacci, attraverso i jeans ormai inumiditi dalla neve che li stava ricoprendo.
Ad occhi chiusi, ancora poggiata al corpo del ragazzo, respirò delicatamente.
-...solo per stasera, posso restare così? -
Non sentiva quasi più nulla, la testa ormai si era svuotata di ogni pensiero e così forse anche il cuore. La sua voce simile a quella di una bambina dall'innocenza disarmante, restava aggrappata a quel piccolo nastro rosso.
 
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>Just|Athos†
view post Posted on 23/1/2012, 22:31




...Vuoto...

"...volevo solo..."


...Vuoto...


"...non sai nulla di me..."


...Vuoto...


"...solo per stasera..."



Si accorse con qualche secondo di ritardo che gli era stata rivolta una domanda, avvertendo come un disagio al livello della gola, e un punto di sospensione nell'aria, come se tutto stesse aspettando qualcosa...
Una risposta, probabilmente.
Annuì, appoggiando la testa sulla neve. Stava morendo di freddo, sentiva le gambe e il bacino intorpiditi, e un fischio continuo nelle orecchie. Solo la consapevolezza che quel piccolo corpo era ancora lì, disteso sopra di lui, lo spinse a non perdere i sensi. Si concentrò sul calore che Mya emanava, poi sul suo respiro, e infine, alzando lievemente la testa, su un suo capello che gli solleticava il collo. Ripose la testa sulla neve con un piccolo tonfo e guardò verso l'uscita del vialino con amarezza. La luce di un lampione gli ferì gli occhi, che chiuse immediatamente, senza poi riaprirli. Provò a sincronizzare il suo respiro con quello di Mya per qualche secondo, quindi smise di respirare per quanto gli permettessero i suoi polmoni, e infine tirò un lungo sospiro.
Era finita. Aveva recitato tutto, fino all'ultima battuta, e quando finalmente aveva abbassato la maschera...
Non c'era stato nessun applauso.
Rabbrividì, e con la coda dell'occhio guardò Mya. Era ancora lì, forse si era addormentata, forse era svenuta. Provò l'irresistibile sensazione di accarezzarla, e mosse la mano destra, legata al nastro, fino alla sua spalla. Vi appoggiò le dita ormai quasi insensibili per il freddo per qualche secondo, finché non avvertì una sensazione di disagio che lo costrinse a lasciar scivolare le dita verso la neve, di nuovo.
Se l'era immaginata diversa, quella scena, ma dopotutto non erano su un palco, lì.
Quella era la vita vera, inquantificabile e imprevedibile. Come era imprevedibile che adesso Mya fosse lì, appoggiata a lui, e non sulla via per il castello, furiosa. Per un attimo si disse che andava bene anche così, e che nulla sarebbe cambiato. Sperò quasi che il tempo si fermasse, lasciandolo libero di assaporare quel calore sulla spalla per sempre, ma sapeva come ciò fosse impossibile.
Socchiuse gli occhi, ancora una volta.
Si, andava bene così. Lui l'avrebbe amata, e lei avrebbe continuato a non capirlo. Era quello, il punto di equilibrio, o stavano per cadere nel precipizio? Decise che non gli importava, e che quel corpo appoggiatosigli alla spalla valeva tutto il freddo che provava.
E che era stanco, molto stanco.
Chiuse gli occhi, e sorrise.



 
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view post Posted on 11/2/2012, 20:02
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Il silenzio, come amico grato, si raccolse tutt'attorno a quella piccola figura.
Il calore che solitamente avvolgeva il suo corpo sembrava aver iniziato ad abbandonarla, lasciando che per prime le mani e poi i piedi diventassero quasi insensibili. Forse era un corpo vuoto, senza più nulla, un contenitore dal coperchio sollevato...e ciò che era dentro semplicemente se n'era andato.
Ma cosa c'era davvero dentro?
Questo se l'era domandato molte volte e molte volte aveva preferito richiudere il coperchio, pur di non scoprirlo.
*Se non mi alzo, muoio qui...*
Una piccola considerazione dettata dal suo spirito, che non voleva in alcun modo affievolirsi. Quella piccola fiammella le bruciava ancora nel petto, e il cuore batteva, e il sangue circolava. Lei era ancora viva, non aveva senso fermarsi.
Aveva sbagliato in passato, con Jhason, con tante persone prima di lui, ma nessuno valeva tanto quanto il suo orgoglio. Se c'erano pietre da rimettere a posto l'avrebbe fatto, se c'erano muri da buttare giù l'avrebbe fatto.
Ma fermarsi, no. Non si sarebbe fermata.
Si discostò dalla spalla del ragazzo e rotolò su un lato, tornando ad osservare il cielo. La luna andava e veniva, ma era sempre lì, misteriosa e affascinante. La ragazzina si portò le mani davanti alla bocca, cercando di riscaldarle un poco con il calore che le usciva dal corpo, ma sembrava alquanto inutile.
- Sai...fin da quando ero piccola mio padre mi ha sempre ripetuto che gli esseri umani sono come la luna, che mostra una faccia e ne nasconde un'altra... - Socchiuse gli occhi e rabbrividì riaprendoli. Ricordare, le dava la sensazione che suo padre fosse lì in quel momento. Il padre che voleva rendere fiero, il padre che era la sua vita, il fautore dei suoi maggiori ideali...lo stava forse deludendo?
- Credo me lo dicesse per mettermi in guardia dalle persone, ma non dovevo averlo compreso bene, perchè guarda, ho finito per diventare io stessa così - rise, d'un riso quasi triste e beffardo. La luna bianca, visibile, che finiva per abbindolare i passanti che ammirati la osservavano. E quella oscura, che anche se non visibile c'era sempre, volente o nolente, che restava nell'ombra e nessuno la notava. Poi qualcuno a forza di farla girare l'aveva fatta diventare una luna piena, tonda e bianca, senza che lei se ne rendesse conto. E quando costui era scomparso il buio era tornato, più fitto e negativo che mai.
- Io... - ripensò a Jhason e a tutte le persone che l'avevano ferita, a tutte quelle persone cui non l'avrebbe più permesso. - ... io...ti ho detto che non mi conosci, la verità è che non lo permetto a nessuno quindi non sentirti in colpa -
Cercò di ritrovare un briciolo di forza e si sollevò, prima sui gomiti, poi sui palmi, diventati ormai insensibili al freddo letto ghiacciato. Il viso arrossato dal freddo e la fasciatura all'occhio che ormai si era inumidita, provocandole una leggera emicrania.
Si voltò verso sinistra osservando il corpo disteso del ragazzo, ad occhi chiusi, forse si era addormentato. In quel caso le sue parole sarebbero andate al vento e forse neanche le dispiaceva, quella dannata pozione e i suoi effetti del cacchio.
Ciò non toglieva che però ora si sentiva meglio.
- Ehi..dormi? - chiese con voce innocente, prima di prendere un mucchietto di neve nel palmo della mano sinistra, ancora legata dal laccio. La sollevò sopra il volto del prefetto e sbuffò : - Maleducato -
Il palmo si aprì e la neve, morbida e friabile, finì dritta sul naso del giovane.
Mya non riuscì a trattenere una risata divertita, che pian piano crebbe fino a farla liberare da ogni singolo pensiero.
Era bello vivere senza pensieri, prendere quello che la vita offriva, senza farsi troppe domande. Essere liberi, anche da se stessi.

 
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>Just|Athos†
view post Posted on 27/2/2012, 18:30




~ Waning Moon, preparing for Empty Moon ~




Così come era arrivato improvvisamente il calore svanì, e il leggero peso sulla spalla e sul torace lasciò il posto a un senso di leggerezza talmente assoluto da risultare deprimente. La ragazza si era spostata, intuì Random con quel poco di coscienza che ancora gli rimaneva. La ascoltò parlare in silenzio, sempre ad occhi chiusi; l'unico elemento che tradiva la sua attenzione era la fronte lievemente corrucciata, non fosse stato per quella, il ragazzo si sarebbe tranquillamente potuto dire morto, tanto era pallido e immobile. Persino il tremito che gli agitava le membra era sparito. Al sentire la risata della ragazza e l'amarezza nascosta in quello che avrebbe dovuto essere un fenomeno di felicità, rilassò il viso, intuendo che toccava a lui dire qualcosa. Aprì bocca, cercando qualcosa da dire nel nulla che gli vagava in testa, ma qualcosa di freddo ed estremamente umido lo colpì nel viso, costringendolo a sussultare, mettersi di scatto a sedere, e a portare le mani al viso cercando di capire cosa l'avesse colpito. Aprì gli occhi, fortunatamente non colpiti, e vide una manciata di neve infrangersi a terra. Doveva essere stata Mya. Si girò verso di lei, appena in tempo per coglierla in una risata che lo lasciò basito. Non era amara come la precedente, anzi, il ragazzo vi percepì una felicità e un senso di liberazione che gli erano decisamente estranei. Non potè fare a meno di sorridere.
"Pensavo."
Disse a mò di scusa poggiando una mano infreddolita a terra per alzarsi. Sentì un brivido attraversargli la spina dorsale e intuì che stare tutto quel tempo disteso a terra non era stata una grande idea. Raccolse la giacca, anch'essa completamente bagnata, e la indossò inarcando la schiena. Nuovi brividi lo colpirono, e di nuovo sussultò. Gli uomini come la luna? Non era solo una frase poetica, forse. Forse era la chiave.
"Pensavo a quello che hai detto. E' un bel paragone."
Rivolse lo sguardo alla luna, come assorto. Solo uno spicchio della faccia illuminata della luna era visibile, ma aguzzando gli occhi si riusciva comunque a vederne i contorni anche nella parte oscurata. Forse era vero, gli uomini erano come la luna, lui stesso aveva finto fino a quel momento, invece di parlare chiaro sin da subito. Ed era caduto, come era prevedibile che succedesse. Aveva peccato. Aveva peccato di superbia, si era decisamente sopravvalutato.
"Tuo padre deve essere un uomo intelligente, ma forse tu davvero non l'hai compreso..."

Continuò a guardare la luna, il volto di nuovo impassibile, e inarcò lievemente la schiena avvertendo nuovamente i brividi del ghiaccio che gli calava lungo la pelle. Già, pensava di essere pronto, e invece non era nemmeno a metà del viaggio. Si era messo fretta, aveva messo fretta a Mya, e alla fine scopriva di avere ancora così tanto da capire.
"... perché tu stessa sei la prova che non c'è nulla da capire. Ed è qui che ho sbagliato, forse. Ho visto la parte di luna illuminata, e ho pensato di sapere cosa ci fosse dietro, nella parte oscura."
Mentre parlava si mosse, si voltò verso Mya e allargando le braccia fece spallucce. Ora che capiva come era caduto, accettare la caduta sembrava molto più semplice, gli errori molto più chiari. Eppure era ancora un tale ignorante...
"E fino ad adesso, nemmeno sapevo che ci fosse, una parte oscura dietro a quello che vedevo!"
*E adesso sono qui, e non so andare avanti.*
"Penso sia meglio ripartire da capo, con calma. Sempre che mi sia concesso."
Tese una mano completamente congelata verso la ragazza, come in un saluto. Il saluto che non c'era stato due anni prima, e che probabilmente non ci sarebbe mai stato. Probabilmente Mya non l'aveva seguito, sarebbe stato difficile che quella mano trovasse qualcosa da stringere. Ma dopotutto, per gli errori che aveva commesso, andava bene anche così.


 
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view post Posted on 17/3/2012, 16:12
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- Tuo padre deve essere un uomo intelligente... -
Bastarono poche parole per far sbocciare un sorriso innocente sul viso della giovanissima Tassorosso. Suo padre, con i suoi insegnamenti profondi e i suoi silenzi malinconici, in cui lei sembrava non riuscire in alcun modo ad entrare. E da lontano lo osservava, sorridendogli, sperando di raggiungerlo un giorno.
Un amore che trascendeva il sangue.
Mya si portò una mano al viso sfiorando quella piccola ruga che le si formava sulla guancia, là dove la linea delle labbra sembrava finire. In quella serata tutto ciò che solitamente era difficile diventava estremamente semplice e scontato.
Che avesse avuto senso fin dal principio? Non si era persa, semplicemente aveva continuato a camminare.
- ...ma forse tu davvero non l'hai compreso... -
Quanta probabilità aveva Random di averci preso? Tutta. Mya aveva capito ben poco di se stessa, e ancor meno del mondo. Ma andava bene comunque. Era il non vedere che la infastidiva, se avesse continuato imperterrita a camminare senza sapere il perchè, i suoi passi l'avrebbero presto portata a fondo.
Ma ora sapeva di non essere al capolinea, in verità non era nemmeno a metà strada. E la luna girava continuamente, era un moto naturale.
Non sarebbe scomparsa, qualcuno l'avrebbe vista anche nella notte più buia.
- E fino ad adesso, nemmeno sapevo che ci fosse, una parte oscura dietro a quello che vedevo! - disse il ragazzo tendendole la mano, come in segno d'aiuto o di resa, o entrambe.
Mya batté i palmi tra loro e lasciò cadere la neve che le era rimasta tra le dita. Il braccio sinistro era ancora legato dal nastro, ma con il movimento del ragazzo si era allentato ulteriormente, lasciando ormai nuda e scoperta la cicatrice. Poco male, se Random non l'aveva giudicata per le sue parole, non l'avrebbe di certo fatto per le sue cicatrici.
Sollevò la mano e afferrò con decisione quella del ragazzo in piedi davanti a lei, alzando lo sguardo e osservandolo nella sua interezza. Ormai Random era diventato una luna piena, si era scoperto, forse con troppa facilità. Aveva messo a nudo ogni sua paura, ogni suo dubbio, ogni suo errore. Ed era diventato vulnerabile. Ed era per quel motivo che Mya non si era mai concessa una simile libertà.
- Mi stai descrivendo come una persona banale Random - ammiccò divertita, mentre con il braccio destro faceva forza e si aiutava per tornare in posizione eretta, come ogni essere umano.
- Credo sia ora di andare, mi sento più umida della piovra nera e il freddo non farà che aumentare...che ne dici, torniamo al pub? I ragazzi si staranno preoccupando... -
*Ma lì dentro c'è...taci non voglio sentirti...risolverò un problema alla volta*
Si portò le mani davanti alla bocca, cercando di riscaldarle con il calore che fuoriusciva dalla sue labbra e aspettò l'eventuale assenso del compagno. Tra i due chi era in procinto di prendersi una polmonite era proprio il suo battitore.
E da buon capitano non poteva permettersi un simile errore.
 
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>Just|Athos†
view post Posted on 19/3/2012, 20:56




Il volto di Random si aprì in un sorriso di risposta a quello della ragazza mentre questa afferava il suo braccio per tirarsi in piedi. Si era aspettato, in verità, che Mya si arrabbiasse nuovamente per la sua presunzione. Era una grande affermazione, quella che aveva appena fatto, eppure aveva voluto rischiare. Forse perché sentiva che non c'era più niente da perdere? Issò la ragazza nuovamente in piedi, quindi allargò il braccio facendo sciogliere definitivamente il nodo tra i due nastri; il suo cadde a terra, quindi si piegò a raccoglierlo prima di rispondere alla ragazza facendo spallucce.
"Se anche lo sei, hai un modo tutto tuo di vivere la banalità. Per non dire che sei speciale, eh?"

Ridacchiò infilando le mani in tasca, e con esse anche la fascia incantata. All'improvviso gli venne il dubbio che avesse avuto effetto, falsando gli ultimi comportamenti della ragazza... Ma scosse la testa. Mentalmente, ovvio: non aveva mai funzionato, quell'affare maledetto, perché avrebbe dovuto mettersi a incantare la gente proprio ora? Il dubbio che Mya avesse agito sotto l'effetto di un incantesimo da lui stesso propinatole, anche se involontariamente, lo faceva rabbrividire. Non doveva essere il momento della verità, quello?
Si ricostrinse a considerarlo non funzionante, e il suo dialogo mentale finì lì.

"Credo sia ora di andare, mi sento più umida della piovra nera e il freddo non farà che aumentare...che ne dici, torniamo al pub? I ragazzi si staranno preoccupando..."
Già, era il momento di tornare alla vita di sempre, anche se quei momenti gli erano piaciuti. Ripensò con nostalgia a Mya poggiata sulla sua spalla, al suo calore. Probabilmente non l'avrebbe provato mai più...
Ma tornare dentro al bar era un'idea che non lo allettava particolarmente, specialmente per ciò che avrebbero potuto dire i suoi concasati sulla loro fuga, per quanto innocente potesse essere stata in realtà. Magari Mya avrebbe saputo spiegare tutto meglio... da sola.
Si, aveva bisogno di pensare, di riorganizzare ciò che era accaduto, di costruire le basi del suo nuovo futuro, anche se a dirsi così poteva suonare strano... Ma in fondo era proprio quello: in tutti quei mesi aveva pensato soltanto a cambiare, a Mya, alle proprie colpe e a come espiarle; e ora cosa avrebbe fatto? Aveva perso tutte le sue ambizioni e tutti i suoi desideri per cambiare, ora avrebbe dovuto ritrovarne altri? O forse avrebbe dovuto riscoprire quelli vecchi? Si, aveva decisamente bisogno di pensare.
Fece un passo indietro, piegandosi leggermente in avanti, in direzione della ragazza.

"Mi perdonerai se rifiuto, per questa volta. Penso di essermi beccato una broncopolmonite, con febbre e mal di testa post-sbronza annessi, e non penso che riuscirei a sostenere le frecciatine di Henry e Felix, là dentro. Senza contare..."
Swilord. Già, una volta quel ragazzo gli piaceva, lo aveva addirittura ammirato per la sua mente totalmente priva di vincoli, ma adesso... Adesso cosa era diventato? Era cambiato, pure lui, si era trasformato... A causa di cosa? Un altro argomento al quale avrebbe dovuto pensare.
"... Insomma, penso tornerò al castello, e andrò di filato in Infermeria, a farmi dare qualche decotto anti raffreddore. Chiedi scusa agli altri da parte mia, dì che non mi sentivo molto bene..."
Si girò, diede un ultimo sguardo alla luna, e si incamminò verso l'entrata del vicolo cieco, sempre con le mani in tasca, affondando di tanto in tanto nella neve. A due passi dalla via principale, tuttavia, si fermò, e si girò di novanta gradi verso destra, guardando la ragazza di sbieco.
"Mya... Grazie."
Per cosa? Era talmente ovvio da essere quasi banale, e al tempo stesso inpensabile. Random si voltò di nuovo, scomparve dietro l'angolo sinistro, e sparì nell'oscurità.

...




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Appoggiato alla porta-vetro di un bancone sconosciuto di una casa sconosciuta, Random decise definitivamente che quello che era accaduto non era poi così grave. Bacchetta alla mano, aveva provveduto a cancellare gli effetti residui del mal di testa e della sbornia, sebbene nulla avesse potuto contro il mal di gola che già si manifestava, rendendogli la voce roca e il respiro doloroso. Si, tutto quello che era successo doveva essere solo il trampolino di lancio verso nuovi obbiettivi... Dapprima pensò che fosse meglio dimenticare, lasciare perdere le storie sul "vero Amore", che forse davvero non esisteva, darsi completamente a nuova vita. Poi realizzò che forse non avrebbe mai dimenticato davvero. Forse...
Ma adesso sapeva di dover esserne certo, prima di agire. Nessun dubbio avrebbe dovuto attraversarlo, quando avesse deciso che i tempi erano nuovamente maturi per aprire il sipario... Per il momento si sarebbe limitato a lavorare dietro alle quinte a un nuovo, grandioso progetto.
E che progetto?
Ci avrebbe pensato poi. C'era tempo, ancora, poteva concedersi il lusso di ritenersi un "giovane di belle speranze" fino a quando non avesse trovato un vero obbiettivo. Sempre che fosse mai riuscito a trovarlo.
Sorrise.












Sentiva di dover fare qualcosa, senza sapere cosa. Era un senso di ansia misto a quello di libertà concesso dall'ignoranza: la consapevolezza di doversi sbrigare unita a quella di non avere ancora niente per cui sbrigarsi. Ad ogni modo, anche se Mya aveva il potere di cambiare straordinariamente le persone, o perlomeno l'aveva avuto, decise che la prossima volta avrebbe fatto affidamento su qualcos'altro.
Su se stesso, magari.
Rise.











¤







"...Run, rabbit, run
Dig that hole, forget the sun,
And when at last the work is done
Don't sit down, it's time to dig another one
For long you live and high you fly
But only if you ride the tide
And balanced on the biggest wave
You race toward an early grave."


















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Fine.

 
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>Just|Athos†
view post Posted on 19/3/2012, 22:34




Credits:


Con questa role la saga di Mya, durata per quasi un anno intero, finisce.
E' stato un percorso interessante, Random è cambiato, evoluto, si è raffinato di role in role fino a diventare quasi palpabile malgrado l'inettitudine di chi lo muoveva, e con lui sono cresciuto anch'io, anche se quest'ultima affermazione suona come una frase d'occasione utilizzata per far scena. E invece penso di aver imparato molto, questo percorso è stato utile anche a me per analizzarmi, per capirmi meglio, visto che in fondo Random è solo un frammento visto al microscopio del casino che c'è nella mia testa. E' stata dura cercare di estraniarsi dal personaggio proprio a causa di questo legame: ogni volta che provavo a allontanare le mie abitudini, i miei pensieri, le mie azioni da quelle di Random, lui finiva inevitabilmente per seguirsi modificandosi con me, e la stessa cosa succedeva, inspiegabilmente, quando provavo ad allontanare lui da me. Dopo mesi e mesi, ho infine trovato rifugio nella meditazione per estraniare momentaneamente le mie sensazioni e i miei pensieri mentre ruolavo, con risultati notevoli: tutti i post di questa role sono stati scritti dopo una sessione di "scissione caratteriale", così l'ha definita la mia guida, e dopotutto le variazioni di umore di Random, considerata la situazione e i lunghi tempi d'attesa tra un post e l'altro, sono state sorprendentemente stabili.
Ci tenevo a fare questi Credits, ma dopo un'attenta riflessione ho deciso di non mischiarli all'ultimo post: l'ultimo atto della saga di Random non meritava di essere infangato da un mio Off - Topic, e ora posso dichiarare con soddisfazione che Random ha proseguito fin qua da solo, senza i miei interventi che, ne ero certo, avrebbero modificato non poco la trama della Storia.
Il mio primo ringraziamento va ovviamente a Mya, che ha contribuito come co-protagonista sopportandomi per un anno intero senza tirarsi indietro: devo a lei tutti i miglioramenti fatti nel campo del role e dell'interazione col pg. Soprattutto, la ringrazio per avermi aperto gli occhi sul mondo di Random, e su quanto stavo confondendo la mia realtà con la sua; se Random è ancora vivo, e ha imparato qualcosa da questa vicenda, è sicuramente merito tuo.
Un secondo ringraziamento va a Draghinar e a Paul | San, che malgrado continuino a dire di non aver fatto nulla hanno sostanzialmente reso vero il mio sogno di poter inserire immagini del prestavolto di Random nella role. Le modifiche da loro effettuate sulle immagini sono state piccole, ma indispensabili perché queste potessero essere usate... Un grazie di cuore. La role, in realtà, prevedeva all'inizio sette immagini, ma dopo una prima prova in laboratorio mi sono accorto di come queste diventassero pesanti nella discussione, quindi ne ho ridotto il numero fino a due.
Ringrazio anche mia madre, che mi spia come utente anonimo ignara del fatto che io possa vederla, e che ha contribuito alla scissione tra me e Random, rendendomi in grado di rimediare agli errori fattimi notare da Mya. Non sono molte le persone disposte a ridursi a mie cameriere di birra e gocciole alle undici di sera.
Un ultimo ringraziamento a chi, visitando le varie role e seguendo Random e Mya nelle loro peripezie, ha notevolmente contribuito alla mia autostima da roleplayer: è anche grazie a voi se 'sta role non è stata mandata a cotolette mesi fa.
Detto questo, credo sia tempo di concludere definitivamente questo topic: anche le cose belle hanno una fine.
Che dopotutto è un nuovo inizio, nah?



Le citazioni a inizio e fine role sono di "Breathe", dei Pink Floyd. L'album dal quale ho scelto la canzone non è casuale, chi scopre perché riceve un nabuccodonosorquarto platinato edizione delux in regalo.

La canzone dell'ultimo post, invece, è "Exit Song", dei Sum41. Voci di corridoio dicono che quella è l'ultima canzone dell'ultimo album del gruppo, e nel caso tali voci fossero vere, ho voluto omaggiare il gruppo, a mio modo.

 
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