| Sentì la presa salda che la teneva ancorata alla realtà scivolare via dolcemente, mentre il libro passava dalle sue mani a quelle di Patrick. Lo vide sfogliare le pagine e, recuperato un filo di ragione, decise che fosse meglio lasciarlo leggicchiare il testo in pace. Qualcosa nelle sue profondità le disse che era la scelta migliore, una scintilla di lucidità le suggerì che il parere del Prefetto potesse essere per lei motivo di ragionamento. Quando ebbe terminato, le porse nuovamente il testo e Jessica l'afferrò soprappensiero. Che si fosse fatta prendere troppo la mano? Forse... Aveva elargito un parere troppo prematuro? Sospirò, l'inizio di quella stramba fiaba aveva distrutto ogni sua più rosea aspettativa, ma il parere di Patrick la fece tornare sui propri passi. Si andò a sedere con la schiena contro la parete, abbassando uno sguardo riluttante sulle pagine, determinata ad andare avanti. Decise di non dare troppo peso all'introduzione, di far poco conto a quelle premesse non molto adatte ad un pubblico di bambini innocenti e si divorò con rabbia le parole, arrivando ad una svolta. Sorrise amara, quando le sue sinapsi trasformarono le immagini visive in pensieri razionali, in parole ironiche e malinconiche. "E fu così che la morte chiamo a sé il primo fratello" Accecato dal potere, aveva commesso la piccola leggerezza di trasformarlo in vanto. Ma la morte sapeva, la Morte aveva già previsto. Non era forse risaputo che dal potere stesso derivassero invidia e rancori? Ma la morale non si accingeva a spegnersi, continuava a penetrare la storia, a fluire tra le righe, a gridare la propria condanna. Che stupida era stata, a volersi fermare all'inizio, non prevedendo che il finale avrebbe ribaltato le premesse di partenza. "E fu così che la morte chiamo a sé il secondo fratello" Malinconia, tristezza, dispiacere. I suoi lineamenti si piegarono in un'espressione di compassione, e la realtà le capitombolò addosso, assieme a tutte le sue dure verità. Una persona dipartita, è una persona persa, non c'era modo di vederla tornare indietro, a meno che non avesse essa stessa deciso di lasciare un'impronta di sé sulla terra. Codardia? Attaccamento alla vita? Paura del trapasso? Qualunque fosse il motivo a spingere un individuo a rimanere nel limbo terrestre senza appartenervi davvero, faceva in modo che il Globo fosse popolato di fantasmi. Ma la donna di cui narrava la storia era diversa, era più... UN'ombra che una traccia di sé. E le ombre non possono appartenere alla luce. Esistono grazie ad essa, ma non ne fanno intimamente parte. Sospirò, alzando gli occhi per un secondo e lasciandoli vagare per le lande oltre la finestra. Il pendolo oscillava, quasi ironico, scandendo il fluire della vita, il decorrere dell'esistenza e niente... Nemmeno l'uomo più scaltro, tanto da riuscire ad ingannare la Morte, poteva opporsi alla sua furia degenerativa. Si riappropriò della lettura, colmando con le pagine intrise di inchiostro il suo campo visivo. Il terzo fratello... Lui aveva trovato una scappatoia per prolungare la sua esistenza? Aveva forse raggiunto la tanto bramata... Svolta? Ma poteva la sua, essere considerata una vera e propria vittoria? Aveva solo posticipato la condanna, dopotutto, non aveva scampato il patibolo. *Ogni essere vivente, in quanto tale, deve morire. E' il dogma centrale dell'esistenza, conditio sine qua non la vita non potrebbe essere.* "Dopodiché saluto la Morte come una vecchia amica, e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita" mormorò infine, concludendo la lettura con tono greve. Chiuse con un tonfo il libro e lo lasciò accanto a lei, sul pavimento polveroso. Si mise a fissare un punto imprecisato della parete, assorta. Che cosa sarebbe successo al primo fratello, se non avesse fatto vanto delle sue abilità? Se non avesse spifferato ai quattro venti le incredibili prestazioni della sua bacchetta? Sarebbe rimasto in vita? "Ehy Patrick...!" chiese d'improvviso, come svegliandosi da un lungo sonno senza sogni. "Tu... TU quale dono sceglieresti?" chiese. Forse un confronto con un interlocutore avrebbe potuto chiarire quel caos di pensieri, quel turbamento emotivo che la storia le aveva causato. Di una cosa, però, era certa. Quella non era una fiaba per bambini.
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