Una persona che resta dentro, una di cento., privata

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view post Posted on 18/1/2012, 21:26
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VII Anno

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~ Dopo il ballo


Percorrendo gli immensi e vuoti corridoi della scuola, i due erano ben decisi a raggiungere il villaggio di Hogsmeade, situato non molto lontano dal Castello. Quella sera si lasciarono alle spalle il ballo, e il caos che già avevano sorbito abbastanza, potendo finalmente stare da soli, cosa che il ragazzo preferiva di gran lunga. Era strano come i due si ritrovassero insieme sempre alla fine dei balli scolastici, quasi come se volessero salvare l’altro da quella festicciola adatta a coppiette superficiali.
La totalità degli studenti infatti o era li o era rimasta nella Sala Comune, forse loro erano gli unici in quanto maggiorenni ad essersi allontanati dal Castello. La strada da percorrere per arrivare al villaggio, compreso tutto il panorama circostante era ricoperta di neve, Il respiro di entrambi si poteva vedere chiaramente, anche se il freddo si percepiva molto meno rispetto alle sere precedenti.
Sopra i loro vestiti eleganti due lunghe giacche erano ben sufficienti a proteggerli. Una volta giunti, Hogsmeade appariva ai loro occhi più illuminata del solito, sembrava essere una di quelle principali vie delle metropoli Babbane, ricca di locali che con la loro luce illuminavano i lati della strada, e in alto fra una casa e l’altra lunghe decorazione che appartenevano al Natale terminato da pochi giorni.
Molti altri maghi più adulti passeggiavano per quelle vie, che a quell’ora della sera erano mete ambite per coppie che volevano dedicarsi una tranquilla e semplice passeggiata serale.
Il ragazzo aveva sotto braccio una bottiglia si spumante, rubata alla Sala da Ballo, la portava come se dovesse essere un dono per qualcuno, ma in realtà era unicamente per loro. Con l’altra mano teneva quella della ragazza ormai quasi come fosse un abitudine, cosa che tempo addietro non avrebbe fatto neanche parte della sua immaginazione, era strano come in questi momenti, in cui erano vicini, avesse bisogno di quel contatto, di sentirla più vicina rispetto a qualunque altra persona.
Se era vero che, è il tempo che si è perduto per una persona a determinare la sua importanza, quella per lei non poteva essere paragonata ad altri. “È da tanto che non venivamo qui.. insieme” disse lanciando un’occhiata alla ragazza per poi sorridere, chissà se ancora ricordava il fatto successo quasi due anni prima, il loro primo incontro, che non fu proprio dei migliori, fu per meglio dire uno scontro, in cui il ragazzo la lasciò vincere per galanteria ovviamente, niente di più.
Lui stupido ragazzo non curante delle regole, e lei acida e diligente Prefetta, da quei giorni sembrava essere cambiata molto,come se qualcosa o qualcuno la oscurava impedendogli di far uscire la bellezza che aveva dentro. Il ragazzo notò molto questo cambiamento, che gli permise anche di avvicinarla a lui, ma qual’era il suo passato? Non sapeva nulla di lei, se avesse avuto storie precedenti o quali fossero i suoi sogni le aspettative, forse prima non gli interessava niente di queste cose, la vedeva solo come una ragazza qualunque fermandosi al suo aspetto esteriore, ma adesso le cose erano cambiato, quello che provava era cambiato. Se era felice non poteva che essere sereno, se invece lei stava di merda lui stava uguale, chissà se avrebbe mai aperto gli occhi..
“Comunque ho pensato molto in questi giorni.. cioè ho pensato a te” disse correggendosi imbarazzato, non era da lui dire quelle cose, ma non poteva farne a meno..
“E mi chiedevo.. ma quel’è il passato di questa ragazza, quali sono le sue ambizioni” porse curioso lo sguardo sul suo volto, non sapeva se erano tasti delicati o no, o se aveva voglia di parlarne, sapeva solo che qualunque cosa avrebbe detto, lui era li ad ascoltarla, non sarebbe mai andato via..


Edited by ~mya~ - 26/6/2014, 23:04
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 19/1/2012, 17:00




Jessica aveva accettato di buon grado l'idea di lasciare il castello, fuggire via da quelle solite quattro mura di pietra, che per quanto estese ed enormi restavano sempre... Quattro. Era da tanto che non si godeva una scampagnata all'aria aperta, anche se detestava assolutamente il freddo e la neve, ma una boccata d'ossigeno, associata ad una salutare passeggiata non veniva mai disdegnata, nemmeno in pieno inverno.
I loro passi venivano ovattati dalla candida neve, che cominciava ad attaccarsi fastidiosamente agli abiti, facendo penetrare il fretto sotto l'ampia coltre di stoffa. Le loro impronte, forse un poco barcollanti, segnavano il loro cammino tortuoso, diretto a nessun posto in particolare. Contava solo di starsi muovendo, camminando, come in una continua fuga dalla routine... Insomma, l'importante era allontanarsi dalla folla. Le strade non erano deserte e nemmeno buie, erano accoglienti con le luci giallastre dei locali che ritagliavano quadrati di colore sull'altresì triste manto nevoso e coppie o gruppetti di persone che parlottavano allegri per le strade. Il Natale aleggiava ancora nell'aria, nonostante fosse trascorso da qualche giorno, la sua magica atmosfera non era facile da lasciarsi alle spalle. Era un attimo di pace assoluta, punteggiata dall'amore dei cari e dal calore di un bel fuoco caldo... Il solo pensare ad un bel camino scoppiettante e ad una poltrona soffice e vaporosa le fece venire freddo. Si strinse nelle spalle colta da un brivido improvviso e fu lieta che Nathan avesse spezzato il silenzio costringendola a parlare ed a produrre così energia, e quindi calore.
Rise, guardandosi i piedi. Non avrebbe mai nella vita dimenticato il loro fortuito incontro in quello stesso luogo, che aveva dato origine alla loro lunga diatriba e al loro odio reciproco, spento finalmente in riva al lago nero.
"Credo che quella storiella sia leggendaria, ormai. Non credo ci sia cristiano a Hogwarts a non esserne a conoscenza... Complimenti! Sempre a farvi riconoscere, voi Grifondoro" esclamò divertita alzando lo sguardo verso il cielo terso. Luci stellari tremolavano sopra le loro teste, a volte offuscate temporaneamente dalle nubi che si rincorrevano giocose. Ancora quel cielo, ancora quei bagliori... Il ricordo del loro ultimo momento di intimità le piombò addosso, scaldandole la pelle. Non poté non riflettere sul loro rapporto, ancora non definito, su ciò che rappresentava l'uno per l'altra e viceversa. Le loro mani giunte mostravano quel mutuo avvicinamento, avvenuto per caso, ma ormai necessario tanto quanto l'ossigeno da respirare. Jessica si rese conto di averne quasi timore. Aveva paura che se la mano di Nathan fosse scivolata via, non sarebbe più comparsa, lasciandola sola nel buio, ancora. Strinse la presa, come a volergli impedire di fuggire, inconsciamente, mentre si voltava ad osservare una vetrina decorata per le feste.
“Comunque ho pensato molto in questi giorni.. cioè ho pensato a te”
Jessica si voltò ad osservare gli occhi azzurri di Nathan, e lo fece così di botto da farsi male al collo. *Bene, mi consola di non essere stata l'unica* si ritrovò a pensare, quasi tetra. Si era chiesta più e più volte cosa provasse, cosa rappresentasse quello strambo Grifondoro per lei... Ma non aveva certo trovato pace per il suo tormento interiore. Si sentiva... Debole e indifesa. Dipendere da un'altra persona, permettere alla propria felicità di essere vincolata a Nathan... Le faceva tremare le gambe.
Fu lieta, però, che il momento delle confessioni imbarazzanti era stato saltato. L'aveva scampata, ancora una volta, ma sapeva che quell'argomento non avrebbe certo potuto rimanere sospeso a lungo. Avrebbe dovuto farci i conti, prima o poi, e mettere in luce ogni sua più recondita paura, ogni sua più ridicola debolezza... Il pensiero la fece raggelare, ma fece finta che fosse dovuto al clima invernale. Soppesò attentamente la frase, la analizzò con puntigliosità e poi scelse come rispondere, da cosa partire.
"Le mie ambizioni...? Oh, beh. Direi fare qualcosa di grande. Mi piacerebbe prendere il maggior numero di M.A.G.O. possibile, specializzarmi nel numero più elevato di materie... E poi, mettermi in gioco." fece una pausa, tornando a fissare la strada davanti a loro, il cammino ancora terso, non macchiato dalle loro ombre, non segnato dai loro destini intrecciati. Che cosa doveva spettarsi dal futuro?
"A dire il vero, mi piacerebbe fare tutto, non vorrei rinunciare a niente... E perciò non ho ancora deciso che svolta dare al mio percorso" concluse, con un sospiro.
Parlare del passato la turbava maggiormente, dover tirare fuori argomenti fino ad allora tenuti nascosti, perché era perfettamente consapevole di non poter mentire al ragazzo che aveva di fianco, di non esserne in grado. Non voleva, non voleva continuare ad indossare quella maschera di freddezza e insensibilità, quella maledetta maschera che indossava per nascondere agli altri quanto in realtà fosse.... Debole.
Decise di sorridere, e approfondire maggiormente la questione. Dove voleva arrivare, Nathan?
"Che vuoi sapere del mio passato? Hai paura che il mio armadio contenga molti scheletri?" chiese, quasi sfacciata. Sorrideva però, quel barlume di speranza di poter finalmente mettere il cuore in pace non l'aveva lasciata e guardare gli occhi di Nathan le dava sicurezza, le intimava di non smettere di crederci.
 
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view post Posted on 20/1/2012, 01:16
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Per quanto facesse freddo il fuori, la via di Hogsmeade era come se volesse riscaldarli con le sue infinite luci, donando un’atmosfera calda, viva. Intanto la loro passeggiata continuava lentamente fra una vetrina e l’altra, forse non aveva messo in conto che la ragazza potesse avere freddo, lui stava bene, stranamente fin da quando era piccolo la temperatura del suo corpo era leggermente superiore alla media, perfino di inverno la sua pelle era più calda, tanto da sentire la differenza stringendo la mano della ragazza. Lei ricordava benissimo il loro incontro, e forse per quanto giravano le voci ad Hogwarts , non vi era mago o strega che non era a conoscenza, beh lui non ne faceva certo un vanto di questo. Essere dipinto come uno che infrange le regole o che addirittura attacca una ragazza, cosa che non era assolutamente vera.. -noi Grifondoro?- ribbattè incredulo avvicinandosi alla ragazza..
-se ben ricordo una Corvonero mi ha attaccato, senza che io facessi nulla, e da bravo ragazzo non ho reagito- arrancò la sua ennesima versione dei fatti, era incredibile come potrebbero passare anche anni ma non si troverebbero mai in accordo su certe cose. Poi però il ragazzo scoppiò a ridere , incredulo di quanto non fosse cambiato durante questi mesi, o forse magari lo era, ma non se ne rendeva conto.. per lui era più semplice vedere gli altri che guardarsi dentro, e forse anche per questo vedeva in lei che qualcosa era cambiato.. si era affezionato davvero cosi tanto a quella ragazza? Dopo le continue litigate e quel momento sul lago, davvero non poteva più farne a meno.
Questa cosa da un lato gli faceva piacere, era bello quello che c’era fra loro, non si riusciva neanche a identificare.. ma da un lato gli faceva paura, lui che se ne era sempre fregato, che per quanto lo negasse era vero che le relazioni passate non contavano nulla per lui, stare con una persona un po’ per passatempo, si poteva definire uno stronzo in questo, ma lei, quella ragazza, era ormai entrata dentro di lui, come una malattia e al tempo stesso una cura. Di solito riusciva a razionalizzare bene i sentimenti, cosa alquanto difficile, non lasciava mai che quello che albergava nel cuore prendesse il sopravvento sulla mente, lasciandolo indifeso, senza alcun pensiero o sicurezza a cui aggrapparsi.
Ma se avesse perso quella ragazza, o distrutto quello che c’era fra loro, quanto sarebbe stato difficile risalire? Avrebbe rimarginato quella ferita cercando un’altra persona? Probabilmente non ci sarebbe riuscito, era quella la verità, lei non poteva essere sostituita da nessuno. Questi pensieri lo facevano arrabbiare, perché doveva essere paranoico, guardare sempre il lato peggiore che tutt’ora era solo fantasia, stava bene quando era con lei, stavano bene. Viversi il momento, viversi il meglio, senza rovinarlo con le paure, o con il “e se finisce male?” doveva fregarsene, se ci teneva davvero a lei era il momento di dimostrarglielo, vedere come andava fra loro e basta.
"Le mie ambizioni...? Oh, beh. Direi fare qualcosa di grande. Mi piacerebbe prendere il maggior numero di M.A.G.O. possibile, specializzarmi nel numero più elevato di materie... E poi, mettermi in gioco."
Adorava vederla cosi caparbia, era una dote che non molte avevano, forse non molte ragazze frequentate da lui in passato.. persone superficiali, che preferivano prendere la strada più facile, piuttosto che sgobbare e mettersi in gioco. Era il come ragionava, ad attiralo a lei come una calamita, poteva parlarci per ore senza mai annoiarsi, poteva conoscerla, frequentarla per anni, eppure quell’attrazione fisica non poteva scemare, non riusciva a vedere in lei solo un amica o una persona da mettere al livello degli altri, era più forte di lui, era come una gabbia mentale. *Mi farai impazzire lo so* pensava mentre fissava il suo viso curioso su cosa il futuro riservava per lei..
-fare tutto dici è? Io invece vorrei concentrarmi solo su una cosa, e farla davvero bene, arrivare ad essere il migliore, a superare qualunque cosa su quella strada- rispose con un sorriso portando anch’esso lo sguardo la cielo, si sarebbe impegnato al massimo, avrebbe fatto di tutto per raggiungere il suo obiettivo, dedicandogli la sua vita, solo cosi avrebbe raggiunto il suo scopo, contro tutti, contro ogni ostacolo che si sarebbe palesato davanti ai suoi occhi.
"Che vuoi sapere del mio passato? Hai paura che il mio armadio contenga molti scheletri?"
A quelle parole il ragazzo porto lo sguardo sugli occhi di lei, mentre parlava aveva un sorriso in volto, come a mascherare quel delicato tasto premuto, se lui voleva davvero farla stare bene perché gli chiedeva di ripensare al passato, perché gli dava modo di farlo risalire da quella tomba creata dalla ragazza. Era un idiota.
-sai che ti dico, non voglio sapere nulla, non mi interessa se hai uno scheletro di un dinosauro nell’armadio.. io voglio far parte del tuo presente, e.. del tuo futuro.. fanculo il passato- quasi come uno sfogo liberatorio quelle frasi uscirono dalla sua bocca, bloccò cosi la sua avanzata portandosi davanti alla ragazza, non sapeva neanche lui che cosa lo faceva parlare, forse la voglia di mettere in chiaro le cose e affrontarle per quelle che erano, senza continuare a sviare come codardi. Avrebbero attraversato entrambi un fuoco, e avevano paura di parlare di quello che provavano? Beh se non l’avesse fatto lei, era il momento che il ragazzo prendesse la parola.. rimase un breve istante a guardarla negli occhi e poi con tono serio inziò a parlare, forse con una sincerità mai usata prima d’ora..
-io... non mi è mai importato di niente e di nessuno nella mia vita, e più o meno tutti lo hanno accettato, sai è cosi, è il suo carattere.. ma poi tu... dio.. tu.. ...tu sei l’unica persona a cui io tenga veramente.. e l’unica a cui io abbia mai fatto un discorso cosi imbarazzante.. perciò.. sfortunatamente.. io ho bisogno di te- quelle parole lo presero totalmente, presero la sua testa il suo cuore, togliendogli finalmente quel nodo che lo opprimeva da quella sera nei corridoi del Castello. Quella sera che non fini come lui avrebbe davvero voluto.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 22/1/2012, 16:29




Jessica sghignazzò, ripensare al loro primo e memorabile incontro la faceva sorridere, anzi ridere di gusto, e se ne stupì, visto che fino a poco tempo fa quell'episodio particolare le creava un incredibile nervosismo. Non ribatté alle insinuazioni di Nathan che sicuramente non ricordava bene la sequenza degli avvenimenti, i quali al contrario, erano stampati in modo indelebile nel suo cervello. L'aveva considerato un affronto alla sua persona, uno sputo alle autorità, ciò che lei non poteva affatto tollerare. "Incredibile come le persone cambino così repentinamente, o forse, è meglio dire come cambi così radicalmente la percezione che uno ha dell'altro..." mormorò sorridendo, continuando a guardare a terra, la neve che si schiacciava sotto il peso dei loro passi. Il discorso si era evoluto, stavano lentamente lasciando l'appiglio sicuro del gioco, dello scherzo, per addentrarsi in considerazioni più sottili, ancora da chiarire. Le piaceva confrontarsi con lui in quel modo, veniva fuori il lato maturo di quel ragazzo, che nascondeva molto bene e molto spesso. Però, ascoltare le sue parole le creava stimolo, le permetteva di riflettere, e ciò significava che Nathan stava pizzicando la sua curiosità, l'interessava nella totalità della sua persona. Era totalmente offuscata da lui, in modo quasi malsano, e seppe già che questo l'avrebbe portata a farsi male. Perché, una volta presa coscienza di ciò che provava per lui, una volta constatato che non l'avrebbe fatto allontanare tanto facilmente, che avrebbe lottato con i denti e con le unghie per l'esclusività di quel rapporto, si rese conto che non l'avrebbe condiviso con nessuno. Le piaceva il suo modo di vedere le cose, era un tipo deciso, sicuro di sé, e mostrava quella determinazione di cui spesso lei mancava. "Ti invidio, Nathan, invidio il tuo coraggio, la tua estrema forza di volontà. Sono incredibilmente... Fragile, io. Forse è questa mia debolezza, che cerco in ogni modo di celare, a volermi spingere all'estremo delle mie possibilità" sospirò, spostando lo sguardo verso il cielo, quasi a chiedere consiglio agli astri, a cercare la sua via. Non era forse vero? Non cercava solo il modo di diventare forte, imbattibile? Cercava il modo di divenire invulnerabile, per non dover più temere nessuno, per avere la possibilità di schiacciare ogni malcapitato avesse avuto la sfrontatezza di prendersi gioco di lei. Ma perché voleva fare tutto da sola, tenersi tutto dentro? Forse adesso, adesso, aveva trovato qualcuno a cui appigliarsi, qualcuno disposto a tollerare il suo carattere difficile, a curare le sue ferite. Poteva davvero essere tutto arrivato al giro di boa? Aveva finalmente visto... La luce?
-sai che ti dico, non voglio sapere nulla, non mi interessa se hai uno scheletro di un dinosauro nell’armadio.. io voglio far parte del tuo presente, e.. del tuo futuro.. fanculo il passato-
La sfacciataggine usata poco prima, per rispondere alla domanda di Nathan, si sgretolò all'istante, spiazzata da tanta irruenza. Si voltò a fissare il volto del Grifondoro senza avere la forza di dire nulla, come se le parole le si fossero spente in gola, come se il freddo dell'inverno, di quel maledetto inverno, fosse penetrato nel suo interno, congelando il suo cervello. Non riusciva neppure a pensare, c'era solo il vuoto che le ronzava in testa, e si odiò, odiò profondamente per essere così... Incapace, così sciocca, così inetta. Perché non riusciva a metabolizzare ed esprimere ciò che provava, come stava facendo lui? Perché doveva essere così difficile?
Ma questa volta non poteva rimanere in silenzio, i suoi pensieri avevano fatto un gran chiasso per tutto quel tempo trascorso lontana da lui, dopo la serata in riva al lago, avrebbe fatto un torto persino a se stessa rimanendo esteriormente impassibile. *Avanti Jessica, parla, è la tua volta. Sii coraggiosa, almeno una volta. Non sei ignava, non sei codarda. E allora, dimostralo*
Lasciò che Nathan finisse, che l'eco delle sue parole venisse accarezzato dal soffio del vento, che le cullasse fino al suo cervello, dove lei le avrebbe metabolizzate, in cui lei avrebbe elaborato una risposta degna del ragazzo che aveva di fronte. Decise di smetterla di darsi limiti, di darsi stupidi moniti. Era il momento di lasciare fluire l'istinto, lasciare che le emozioni si impossessassero di lei e che divenissero suoni distinti, che spiegassero alla perfezione ciò che le stesse frullando in testa.
Aprì la bocca per parlare e la richiuse, fece un sospiro, si guardò fugacemente i piedi e poi fece sì che i suoi occhi si perdessero in quelli di Nathan. Avrebbero guidato loro il fluire delle sue parole.
"Ebbene. E' da tanto tempo, troppo, che non mi abbandono totalmente ad una persona, che non mi lascio avvicinare dalla minima forma umana, che fuggo ogni individuo sulla terra che voglia offrirmi compagnia, anche la più umile forma di amicizia. Penso che il mio spirito si sia inaridito, o forse è ciò che speravo... Credevo davvero di potermi annullare, di poter smettere di provare il minimo sentimento umano, in modo che nulla potesse più bruciarmi... Corrodermi al punto da farmi sentire inutile" parlava velocemente, come se non potesse più arrestare quel flusso di parole che aveva arginato fino a quel momento, come se una volta aperta una breccia, questa si stesse allargando a dismisura, fino ad impossessarsi totalmente di lei. Si fermò pochi secondi, solo per prendere fiato.
"Credevo davvero di esserci riuscita, l'indole solitaria che mi ritrovo giocava anche a mio vantaggio, in molte occasioni. Smarrirmi tra le pagine di un libro mi permetteva di evadere dal mondo, di concentrarmi solo su me stessa e smetterla di tessere relazioni futili e superficiali, destinate a decadere ed a lasciare ulteriori cicatrici dentro di me. Ma con te mi è risultato molto più difficile. Ti sei avvicinato troppo a me, hai intuito più di quanto mi aspettassi. Mi fai semplicemente stare bene, e non è una frase superficiale che spesso è utilizzata per descrivere la breve intensità di una bella serata, di una passione fugace alimentata dalle condizioni ambientali. E' qualcosa di intimamente più profondo. Quando sono con te, il resto del mondo scivola via, non penso a nient'altro che non sia il presente. Vivo ogni istante, senza preoccuparmi di tutto ciò che mi accade intorno. Mi sento finalmente... Libera." concluse, con un sorriso. Si sentiva leggera, in pace. Finalmente aveva parlato, aveva vomitato tutto ciò che le aveva corroso cervello e stomaco in quei mesi. C'era pace dentro di lei... Pace. Era come tornare a respirare liberamente dopo che un masso enorme fosse stato tolto dal petto. Una boccata di puro ossigeno. Ma non aveva ancora finito.
"E quindi, credo che lo sfortunato tra i due sia tu. Perché, purtroppo per te, Nathan, anche io ho bisogno di te" mormorò infine, voltandosi ad osservare la strada dinnanzi a loro. Si erano fermati, non stavano più camminando ma Jessica non seppe dire da quanto, era stata totalmente risucchiata dalla conversazione da smarrire la percezione di ciò che aveva intorno, dei suoi stessi gesti. Le loro mani erano ancora giunte e questa era l'unica certezza che le serviva.
 
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view post Posted on 25/1/2012, 13:44
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Ormai guardando al passato non poteva che nascere un sorriso sui loro volti, quel’incontro aveva fatto nascere un qualcosa fra di loro, anche se inizialmente era solo odio reciproco. Fra tutte le persone della scuola proprio lei doveva incontrare, un allora Prefetto, cosi caparbia a punirlo che sarebbe passata sopra a tutto e tutti. Ma ora portandosi al presente, pensò che se non l’avesse incontrata, se quel giorno non avesse infranto le regole, si sarebbe perso molte cose. Magari ora neanche erano li, neanche poteva vedere la persona che alimentava la sua felicità, una cosa sicura nella sua vita piena di dubbi. Il destino a volte aveva la sua puntualità. Sorrise ascoltando le considerazioni della ragazza, era davvero incredibile come i suoi occhi cambiarono il modo di guardarla, di guardare quello che erano insieme.
"Sono incredibilmente... Fragile, io. Forse è questa mia debolezza, che cerco in ogni modo di celare, a volermi spingere all'estremo delle mie possibilità"
Si considerava fragile e forse lo era, chi meglio di lei poteva dirlo, nessuno neanche il ragazzo poteva dire che non era cosi, ma ciò non significava che non era coraggiosa, lei faceva di tutto per migliorarsi, quasi come un’ossessione, bramare un potere per sentirsi superiore a tutti, per sentirsi protetta. E già di per se questo implicava molto coraggio e sacrificio, molti avrebbero mollato alle prime difficoltà, considerandosi limitati, vedendo quel potere come un’utopia, ma Jessica non si sarebbe mai arresa, non era da lei, e di questo il ragazzo ne era certo. Certo come che non l’avrebbe mai lasciata andare, non avrebbe permesso a nessuno di prenderla e portarla via da lui..
-Ognuno di noi cela la parte più debole di sé agli occhi degli altri, il punto sta a chi far vedere quella parte, di chi potersi finalmente fidare-
Lui aveva trovato quella persona, si fidava ciecamente di lei. Molte persone commettevano quel grande errore, di dare tutto ad un’altra persona, di credere in loro, e poi vedersi traditi, distruggendo pezzo per pezzo con quel provavano fino a quel momento, quello in cui credevano, convincendosi che non era altro che finzione, tutto quello in cui avevano investito, non era niente in realtà. Ma fra loro era diverso, e lui avrebbe rischiato, l’avrebbe fatto cento volte ancora, e se lei lo permetteva sarebbe stato lui il suo appiglio. Rafforzando quella fragilità. Gli sorrise in fine, cercando di fargli capire quel che sentiva, senza aver bisogno frasi altisonanti, le loro mani unite rappresentavano le parole non dette, quella certezza di cui avevano bisogno. Una volta fermatosi davanti ad una locanda, la cui luce avvolgeva i pochi metri di neve intorno ai due ragazzi, Nathan rivelò quel che veramente sentiva, quel che rappresentava davvero la persona avanti a se. Lei lo guardava senza dir nulla, ma i suoi occhi sembravano nutrirsi di quelle parole, a metabolizzarle per tutto il corpo, dando finalmente l’energia necessaria a rivelare i suoi sentimenti. E cosi come un fluire di emozioni anche lei affrontò di petto l’argomento, rivelando la sua diffidenza verso tutti, e la sua difficoltà ad avvicinarsi veramente a qualcuno..
"Credevo davvero di potermi annullare, di poter smettere di provare il minimo sentimento umano, in modo che nulla potesse più bruciarmi... Corrodermi al punto da farmi sentire inutile"
Quelle parole lo colpirono, perché una persona bella come lei doveva ridursi a questo? A spengere l’immensa luce di cui era dotata, solo per colpa di altri che in passato la ferirono. Aveva paura di legarsi tanto per paura di bruciarsi alla fine. Era come non vivere per paura di morire. Quello che Jessica aveva dentro non doveva essere spento, era talmente raro trovarlo che il ragazzo non poteva davvero permetterlo. Ma con te mi è risultato molto più difficile.
"Ti sei avvicinato troppo a me, hai intuito più di quanto mi aspettassi. Quando sono con te, il resto del mondo scivola via, non penso a nient'altro che non sia il presente. Vivo ogni istante, senza preoccuparmi di tutto ciò che mi accade intorno. Mi sento finalmente... Libera."
Una frase che sgretolò in un attimo i suoi fugaci pensieri, lui era già riuscito a riaccendere quella fiamma in lei, in grado di scaldarla, e di non far albergare il gelo nel suo cuore. Quelle parole non poterono che farlo sorridere, erano piene di aspettative, e di mera felicità, erano vere.
“E quindi, credo che lo sfortunato tra i due sia tu. Perché, purtroppo per te, Nathan, anche io ho bisogno di te" in fine la frase che più aveva cercato, anche inconsapevolmente, era lei la persona con cui non avrebbe sbagliato, era vicina più di chiunque altro, e non aveva paura, l’avrebbe vissuta fino in fondo senza precludersi nulla.
-Sono contento di questo, non avrei mai permesso che una persona come te potesse chiudersi, e non lo permetterò.. tu sei.. talmente speciale che forse neanche te ne rendi conto.. e non mi scapperai facilmente-
Concluse con un sorriso, forse erano solo parole, ma era quello che sentiva a generarle. Quel che Jessica aveva dentro non era un pregio comune, di cui potevano vantarsi tutti, lei era molto più della Caposcola Corvonero, o della Campionessa di Bevute , lei era.. unica, o forse l’aggettivo giusto, era speciale. Un pensiero si collegò poi alla mano sinistra che sembrava essersi congelata insieme all’ambiente, stingeva ancora in essa la bottiglia sgraffignata alla sala da ballo..
-Quasi dimenticavo.. io ho questa!-
esclamò alzando l’oggetto quasi come un trofeo, senza indugiare scartò la carta dorata che ne avvolgeva il collo, e tolse il tappo di sughero, quella strana scena era divertente, sembravano come se stessero festeggiando qualcosa, si ma cosa?? Boh al ragazzo poco importava, l’importante era che poterono finalmente bere..
-Beh spero che non ti dispiaccia attaccarti alla bottiglia- come si sarebbe trasformata di li a poco la scena? passando da un momento di serietà ad un attimo all’insegna dello champagne, ma in fondo era quello il bello fra di loro, fare qualunque cosa gli andava, sempre e ovunque.

 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 30/1/2012, 13:54




-Ognuno di noi cela la parte più debole di sé agli occhi degli altri, il punto sta a chi far vedere quella parte, di chi potersi finalmente fidare-
Jessica sorrise, si limitò al sorriso, sincero e pieno. Colmo di vita, di significato, di gioie da tempo sopite, ma che ora esplodevano in lei con furia cieca, facendola fremere, urlandole a gran voce la loro voglia di manifestarsi nel mondo fenomenologico. Jessica non le bloccò, lasciò che quella nuova energia brulicante fuoriuscisse da ogni poro, si impossessasse di lei e la facesse agire secondo i suoi istinti. Nathan aveva capito, e una persona che veramente arriva al nocciolo della questione, comprende i propri dubbi e i propri timori, non poteva che essere animata dalle migliori delle intenzioni. Si erano pericolosamente esposti, entrambi in egual misura, correvano dunque gli stessi rischi di fallimento, ma qualcosa li teneva ancorati l'uno all'altra, senza possibilità di tirarsi indietro. Avevano fatto il passo più lungo della gamba ed ora, stavano precipitando insieme nei rispettivi baratri... Che molto presto si sarebbero uniti in un unico, enorme, condotto comune. Un salto verso l'ignoto, sì, ma insieme. Era qualcosa di condiviso che rassicurava la Caposcuola, facendole scordare tutte le sue remore, facendola concentrare solo sul presente, infischiandosi del futuro.
"Ti ho scelto, perché mi piaci. Mi piaci molto, parecchio. E non stavo così bene con qualcuno da tempo immemore. Forse è proprio perché tu mi comprendi meglio, senza bisogno di parole inutili. Sai leggere i miei silenzi, la mia mimica, e arrivi a ciò che cerco di esprimere ancor prima che io stessa ne prenda consapevolezza" mormorò, ormai tutto l'imbarazzo era scivolato via, tutto quello che fino a poco prima le sembrava impossibile, difficile e inaffrontabile, ora sembrava una frivolezza, spontaneo come respirare o camminare. Ed era tutto merito di quei due occhi cerulei, che danzavano di fronte a lei, che le scaldavano l'anima. Molti potevano pensare che gli occhi di Nathan sembrassero due cubetti di ghiaccio, ma lei trovava più appropriato paragonarli alle fiamme azzurrognole che si potevano produrre con la magia. Erano ardenti, scottavano al solo contatto visivo, avvolgevano con il loro naturale calore la propria anima, arrivando dritto al cuore. Eppure erano anche unici, magici, qualcosa che non si poteva certo trovare facilmente, semplicemente guardandosi in giro. Bisognava saper esplorare, saper osservare, e allora Natura avrebbe infine premiato il curioso esploratore con un dono tanto appagante. E Jessica era felice, perché in quel momento quei due diamanti erano solo suoi. E ne avrebbe reclamato la proprietà con le unghie e con i denti.
-Sono contento di questo, non avrei mai permesso che una persona come te potesse chiudersi, e non lo permetterò.. tu sei.. talmente speciale che forse neanche te ne rendi conto.. e non mi scapperai facilmente-
Jessica rise, per nascondere l'imbarazzo. Sì, certo, con lui era tutto più semplice, ma non poteva negare che certe esclamazioni doveva ancora metabolizzarle, soprattutto quando non si sentiva esattamente come gli altri la descrivevano. Era lieta che Nathan vedesse qualcosa di più di ciò che tutti gli altri notavano in lei, che fosse davvero... Importante per qualcuno, importante non per le sue doti, non per il suo cervello, ma per l'essere un individuo. Era una delle poche persone che l'osservava, vedendola davvero. "Grazie. Grazie davvero. Lo stesso vale anche per me, sul serio." si interruppe, guardando poi fugacemente il cielo, per poi ritornare a fissare il viso del Grifondoro di fronte a lei. Non un Grifondoro qualunque, quel Grifondoro, quell'unico essere di sesso maschile a cui aveva permesso di avvicinarsi, di starle vicino, di tenderle una mano. "Non ho intenzione di scappare. E non ho nemmeno intenzione di farti andare via!" sorrise, morsicandosi il labbro inferiore. Calò un breve silenzio, che utilizzò per imprimersi a fuoco nella memoria le parole di Nathan, erano qualcosa che avrebbe conservato con cura. Aveva intenzione di nutrire quel rapporto, qualunque esso fosse, con cura e amore, ogni giorno. L'avrebbe accompagnato nella crescita, prestandogli attenzione, fino a quando quel piccolo germoglio si sarebbe tramutato in un foltissimo e sano albero. E poi il ragazzo parlò ancora, facendo presagire che il momento delle confessioni stesse giungendo al giro di boa. Jessica seguì il gesto della sua mano e si ritrovò a fissare una bottiglia di spumante, presumibilmente sottratta al ballo. Le venne da ridere, ma la cosa non la stupì, ormai aveva imparato ad aspettarsi di tutto da Nathan. "Signor Scott, ha trafugato quella dal ballo?!" chiese, fingendosi apprensiva, ma rovinando l'effetto con il sorriso. "Direi che ha fatto bene...". Le bottiglie non erano mai da disdegnare e poi lì fuori faceva freddo, molto freddo, e l'alcol non era noto per le sue proprietà termiche? Decise di non pensare al suo povero fegato, dopotutto era una festa, anche se ormai erano lontani dalla Sala da Ballo, e aveva decisamente bisogno di staccare la spina e godersi i pochi momenti tranquilli che poteva permettersi. E poi era con Nathan, il che rendeva quella bevuta estremamente significativa. "Poi mi spiegherai perchè tutti i nostri incontri finiscono per concludersi così... Sembro così tanto un'alcolizzata?" scherzò, fingendosi depressa, mentre osservava interessata Nathan aprire la bottiglia, scartando amorevolmente l'involucro dorato e facendo saltare via il tappo di sughero, che rimbalzò sulla neve candida, sprofondando nel suo pallore. L'osservò inabissarsi come una piccola imbarcazione, per poi riportare l'attenzione sulla bottiglia, l'odore di spumante si stava già diffondendo sospinto dal vento, solleticando le sue narici. Era dolce e speziato, quindi non si fece ripetere due volte l'invito di Nathan e afferrò il vetro gelato, alzandola a mo di brindisi. "Non bevo mai senza una buona ragione, quindi, dammene una" mormorò enigmatica, inclinando il capo lateralmente e aspettando una risposta. Quella serata avrebbe assunto pieghe particolari, già se lo sentiva dentro.
 
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view post Posted on 4/2/2012, 00:30
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Quanto aveva bisogno di serate come quella, come ossigeno per i suoi polmoni, sembrava non poterne più fare a meno, non poter fare a meno della persona che aveva davanti. Quella ragazza, con cui aveva sempre battibeccato, ora era li, insieme a lui, ma non per un’ennesima litigata, ma per iniziare a vivere un qualcosa, un rapporto a volerlo definire con un parola, avrebbero entrambi acceso i giorni dell’altro, di una luce generata forse solo dall’amore fra due persone. Lei vedeva in lui una persona capace di comprenderla, di vedere oltre ogni cosa, sapeva quando nascondeva un fragilità dietro ad un sorriso, o quando rideva di vera felicità avendo quella serenità negli occhi, la stessa che il ragazzo ammirava stregato. Era incredibile lo stesso rifugio lo cercava anch’esso in lei, l’unica persona in grado di farlo sentire migliore, si sentiva un Re con lei affianco. Essere importante per qualcuno era davvero una delle sensazioni più belle, saper contare totalmente su un’altra persona, anche senza starselo a dire continuamente. Era una cosa che a parere del giovane superava anche l’amicizia. A contornare quella fiducia c’era anche un immancabile attrazione fisica verso di lei, la vedeva brillare in mezzo a tutte le altre, e la forza con cui provava questo sentimento verso di lei, un po’ gli faceva paura. Era la prima volta che lo avvertiva, il non voler fargli del male, mai l’avrebbe fatto. * per farla innamorare dovevo farla ridere.. mah sarà.. ma ogni volta che lei ride, m’innamoro io* pensava dubbioso e al contempo felice, mentre la ragazza si lasciò scappare un sorriso, rivelando delle cose che gli riempivano l’anima..
"Ti ho scelto, perché mi piaci. Mi piaci molto, parecchio. E non stavo così bene con qualcuno da tempo immemore. Forse è proprio perché tu mi comprendi meglio, senza bisogno di parole inutili. Sai leggere i miei silenzi, la mia mimica, e arrivi a ciò che cerco di esprimere ancor prima che io stessa ne prenda consapevolezza”
rimase in silenzio ascoltando quelle parole, non sapeva che dire, si era reso conto che era vero quel che dicevano, che quando un ragazzo scegli una ragazza era già stato scelto prima da lei. Sorrise imbarazzato, di solito non era il tipo che si scioglieva davanti a qualcuno, ma lei aveva quello strano potere, di farlo rimanere senza parole, senza le sue uscite poco inadatte. Quel momento lo avrebbe impresso ben in mente, o forse era lui stesso a farsi un enorme spazio fra i suoi pensieri, insieme alla serata in riva al lago.. "Jessica.. io.." arrancò in qualche modo l’inizio di una risposta, cercando di fargli capire che per lui era lo stesso, quella ragazza o meglio la sua ragazza, perchè era questo che era, anche se non voleva gridarlo ai quattro venti, erano cose che preferiva tenerle per sé, per loro. Lei gli piaceva, cavolo se gli piaceva. Ogni suo lato, quanto andava su tutte le furie combattendo con una pianta, lo faceva sorridere, o quando faceva la dolce, che non era per niente parte di lei, o quando era caparbia in ogni cosa affrontasse, e quanto fosse sexy e al con tempo elegante in tutto questo. Lui vedeva solo lei, amando ogni suo lato, arrivando ad essere consapevole dei suoi difetti, non era certo d’accordo su tutto, ma quelle cose non potevano competere con tutto il bene che provava, con tutto quello che avrebbe fatto per lei.
"Non ho intenzione di scappare. E non ho nemmeno intenzione di farti andare via!"
un ultimo dardo in grado di arrestare del tutto il discorso del giovane, forse tutto quello che sentiva l’aveva già detto, e l’aveva già dimostrato a lei in particolare, quindi che altro aggiungere, si trasformò addirittura in un romantico per lei, cosa che era certo mai avrebbe fatto per una ragazza. Poi per fortuna la presenza ghiacciante della bottiglia riportò i due allo scherzo e al momento della bevuta.. "Signor Scott, ha trafugato quella dal ballo? "Direi che ha fatto bene” sorrideva con espressione furba mentre stappava quella bottiglia di spumante nuova di zecca, gli era passato davanti come un avvoltoio e no poteva certo farsela scappare, tanto il tavolo della sala ne era stracolmo, e comunque era li per essere bevuta, anche clandestinamente ad Hogsmeade. "Poi mi spiegherai perchè tutti i nostri incontri finiscono per concludersi così... Sembro così tanto un'alcolizzata?" in effetti aveva ragione, quando stavano insieme prima o poi qualche calice o burrobirra saltavano fuori, come elemento inseparabile fra i due. Rivolgendogli uno sguardo rispose dubbioso, mentre stappava la bottiglia facendo volare via il tappo di sughero per alcuni metri..
"Credimi me lo chiedo sempre anch’io.. poi scoppiò a ridere porgendo l’oggetto alla ragazza ..soltanto durante le feste" una delle sue frecciatine seguita da un occhiolino di complicità, cose che solo con lei poteva avere, i loro archi erano ben noti a tutti, le frecciatine che si erano lanciati dal loro primo incontro potevano essere scritte in un libro, per quanto fossero esilaranti e innumerevoli. Intanto l’odore dello spumante cominciò a cospargere l’aria, era inconfondibile, un odore dolce che colpiva subito i tuoi sensi, facendoti bramare quel sapore sulle labbra. Senza farselo ripetere due volte la ragazza afferrò la gelida bottiglia alzandola a mo di brindisi.
"Non bevo mai senza una buona ragione, quindi, dammene una"
una ragione, un valido motivo per scolarsi quello spumante con lui, bevanda che avrebbe riscaldato i loro corpi in quella fredda serata d’inverno.. a quella frase il giovane sorrise pregustando già quello che avrebbe detto, innanzitutto cominciò a girare intorno alla ragazza, come fece lei nella sera del lago, mentre tentava di reclutarlo nella sua presunta ciurma. E con passi lenti cercò di recitare le sue intenzioni..
"Beh facciamo così.. immaginiamo che.. da qualche parte, ci sia un Grifondoro e una Corvonero.. che, quando si videro per la prima volta si giurarono odio eterno!.. circumnavigando il corpo della giovane , si ritrovò in quell’istante a incrociare il suo sguardo, come a lanciargli una frecciatina scherzosa, per poi riprendere il suo cammino.. E poi.. il destino, puntuale come sempre.. si mise in mezzo a quei due, facendoli pian piano dubitare di quell’odio.. fino a trasformarlo del tutto.. in amore" fini l’ennesimo giro, fermandosi davanti alla ragazza e concludendo cosi il suo discorso, sarebbe stato un buon motivo? brindare a due persone del tutto sconosciute ovviamente..
"Si.. direi di brindare a questo" un ultimo sincero e scherzoso sorriso accompagnò quelle parole, un semplice "brindiamo a noi" sarebbe stato più corto e avrebbe espresso più o meno le stesse cose, ma ciò che lui odiava era essere scontato e quanto meno romantico, e quindi con quel simpatico discorso, cercò di esprimere quello che rappresentavano quei due, due anime unite..
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 9/2/2012, 22:00




Teneva alta la bottiglia, in attesa. Si aspettava una risposta convincente, magari in quel perenne bilico tra sincerità e scherzo che li caratterizzava sempre. Un sottile rincorrersi, alternato con una leggera fuga. Erano sempre lì, uno vicino all'altra eppure non erano ancora riusciti a fondersi del tutto. E questo non perché non fossero affini, anzi, lo erano fin troppo. Ma perché le loro personalità erano entrambe così dominanti da fare scherzosamente a pugni tra loro, per mantenere una piccola supremazia. Ed era quello che c'era di speciale in quei due ragazzi, che in mezzo alla neve, illuminati dalle luci aranciate dei lampioni, potevano parere esattamente identici a tutti gli altri innamorati. Eppure no, loro erano diversi. E quel diverso faceva andare fuori dagli schemi la rigorosa ragione della Caposcuola Corvonero, che era rimasta impalata con la bottiglia alta, ad osservare il moto circolare che Nathan aveva incominciato ad eseguire intorno alla sua figura. Perché le era così teneramente familiare? Perché si rivedeva in ogni gesto di lui? Sembrava di guardarsi allo specchio. Anzi, era molto meglio! Perchè era come guardare i propri pensieri, le proprie gioie, le proprie paure, ben chiari e delineati in un pensatoio scintillante. Non riusciva a smettere di sorridere. Alternava sorrisi casti e moderati, a risatine controllate, che però lasciavano fluire all'esterno tutta la gioia che le stava scaldando il corpo. Jessica non voleva farla andare via, era gelosa di quella sua felicità e non voleva assolutamente che gli altri, con i loro sguardi avidi gliela portassero via!
"Beh facciamo così.. immaginiamo che.. da qualche parte, ci sia un Grifondoro e una Corvonero.. che, quando si videro per la prima volta si giurarono odio eterno!..
Ed ecco, quello fu il momento di una risata, forse un po' troppo calorosa. Tempo addietro, in quello stesso luogo, precisamente davanti alla vetrina di una libreria, si erano scambiati parole di fuoco e incantesimi rabbiosi. Ma ora, le cose stavano cambiando, ma Jessica non volle interrompere il flusso di pensieri di Nathan, non voleva arrestare la sua voce che narrava scherzosamente la loro storia.
E poi.. il destino, puntuale come sempre.. si mise in mezzo a quei due, facendoli pian piano dubitare di quell’odio.. fino a trasformarlo del tutto.. in amore"
Era giunto il momento di uno dei suoi sorrisi moderati. Abbassò lo sguardo sulla neve candida, ormai deformata dai passi del ragazzo, che però non la deturpavano affatto, anzi! La rendevano più bella, vissuta... Era come una candida pergamena scritta con la graffite, fragile, volubile... Ma fresca. Stavano disegnando il loro futuro, solco dopo solco, pennellata dopo pennellata. E Jessica non poté che soffermarsi a rimirare quello spettacolo. Si schiarì la voce e cercò con lo sguardo la figura del Grifondoro. Cercò i suoi occhi, la sua personale ancora, i suoi due oceani di pace. Amava il blu, amava ogni sua tonalità, perché le ricordava le cose che più apprezzava al mondo: la sua amata Casata che la rendeva fiera giorno dopo giorno, sempre più; e il Mare, misterioso, impetuoso, volubile... Ma anche calmo, rassicurante, misterioso, profondo... Come lei.
"Strano il destino a volte, no? Come intreccia le vite, come mescola le carte" mormorò sorridendo. Era il suo turno di muoversi, camminare. "Sembra proprio che Hogsmeade sia il nostro personale Filo Rosso!". Sorrise, avvicinandosi al ragazzo, sempre di più, sempre più pericolosamente per lei, ma forse per entrambi. Ma dopotutto, che c'era di male? Che c'era di sbagliato? Era maggiorenne, era consapevole, era consenziente e in pace. Era tutto tremendamente calmo, perfetto, quasi irreale vista la frenesia della sua vita quotidiana, che di ordinario non aveva molto. Era tutto una frenesia, un ammasso confuso di forme e colori, senza un posto preciso, che si rincorrevano nei suoi giorni creando solo grande confusione. Ma ora aveva trovato il mezzo per sopportare tutto. Le bastava immergersi negli occhi di Nathan, sentire il suo tocco per distrarsi dal mondo, scordare tutto il resto e concentrarsi solo su se stessa e sulla persona che ora aveva davanti.
"Si.. direi di brindare a questo"
"Direi che non potevi dirlo meglio. Né darmi una motivazione maggiormente valida" sussurrò, ormai a pochi centimetri dal suo volto. Portò la bottiglia alle labbra e si lasciò avvolgere dal calore della bevanda, dal dolce sapore che presto le sarebbe rimasto sulla lingua e sperò che anche i suoi effetti si facessero sentire per tempo, in modo da renderla più disinibita, meno contenuta... E più vera. Si staccò infine dal collo della bottiglia e sorrise, lanciando uno sguardo complice a Nathan. "Però, chi non beve in compagnia..." mormorò con un ghigno, porgendogli poi la bevanda con nonchalance. Lo guardò sagace, senza allontanarsi. Si stava così bene sotto la sua ombra, sotto la sua altezza. Era come sentirsi protetti e appartenenti a qualcuno.
 
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view post Posted on 11/2/2012, 18:34
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La neve continuava a scendere lentamente, Hogsmeade come tutto il resto ne era interamente ricoperta, forse quello era davvero l’inverno più nevoso degli ultimi tempi. I due giovani erano ben protetti vicino all’enorme parete di un locanda, spezzata di tanto in tanto da grandi finestre, che permettevano alla luce dei focolari di invadere manto bianco creando un’atmosfera meno fredda. La fedele bottiglia era in mano alla ragazza, mentre il giovane camminava lentamente intorno a lei, creando ad ogni passo un cerchio sempre più definito, recitava anche un po’ timidamente quelle frasi, anche se ormai con lei aveva un rapporto di complicità che non aveva con nessuno, in grado di renderlo vero, fare tutto ciò che si sentiva, fregandosene se appariva ridicolo, ai suoi occhi non metteva alcuna maschera. Intanto il cerchio si era concluso con il fermarsi del ragazzo, le due figure vi erano all’interno con l’immancabile compagnia dello spumante.. “Strano il destino a volte, no? Come intreccia le vite, come mescola le carte" Sembra proprio che Hogsmeade sia il nostro personale Filo Rosso!" ora era lei a camminare verso di lui, a stingere sempre meno la distanza che li separava, poteva essere una cosa normale fra due persone che si vogliono bene, ma se la si analizzava bene, la vicinanza era una cosa davvero importante, permettere ad un’altra persona di stare a pochi centimetri dal tuo viso, di guardare intensamente i tuoi occhi, era una fiducia che andava conquistata. "Davvero strano.." annuì con un sorriso, mentre poteva veder chiaramente quel verde che riusciva ad attirarlo, quegli occhi erano insostenibili, doveva guardarli sempre, perdendosi ogni qualvolta. Intanto la Corvonero, avvicinando la bottiglia alla bocca assaporò il dolce gusto dello spumante, per poi porgerla nuovamente al compagno “Però, chi non beve in compagnia.." disse aspettando che il giovane terminasse la frase, lui dal canto suo non aveva altra scelta, e non ne voleva altra, di prendere quella bottiglia e assaporare quel sapore.. "O è un ladro.. o è un Tassorosso!" concluse ridendo, il detto non era proprio cosi, ma volle cambiarlo un po’, in fondo non c’erano Tassi nei paraggi. Socchiuse per un attimo gli occhi rubando un bel sorso di spumante alla bottiglia, per poi riportare il suo sguardo alla ragazza, era cosi vicina che per lui era inevitabile inclinare leggermente la testa verso il basso. Il braccio con la bottiglia era steso lungo il corpo, non sapeva come sarebbe continuata la serata, ma in quel momento il tempo sembrò fermarsi, come ogni altra cosa che il contornava, il suono prodotto dalle loro risate e dalle parole scomparve, erano in silenzio, a guardarsi l’un l’altro. Il loro respiro si poteva vedere chiaramente, quasi mischiandosi, la sua mente era quasi del tutto offuscata proiettata solamente sulla persona che aveva vicino, una sensazione simile la provò quella sera nel corridoio della scuola, ma adesso non sembrava aver parole che potessero spezzare quell’attimo imbarazzante, ma la verità era che non voleva, non voleva spezzarlo, quell’attrazione era molto più forte, la sentiva impossessarsi di lui, voleva farlo agire, farlo cadere nella tentazione, distruggendo qualsiasi controllo, qualsiasi suo freno inibitorio. A quel gesto avrebbe dato una vera importanza, quell’importanza che lo aveva frenato fino da ora, un valore che forse non aveva mai dato ad un gesto del genere. Il suo carattere e la sua voglia di vivere le situazioni fino in fondo andava contro ogni razionalità facendogli fare un ultimo passo in avanti, avvicinando il suo viso a quello di lei. Al con tempo sfiorò la sua guancia con la mano, la distanza fra le loro labbra era minima, quasi impercettibile, si bloccò per un istante come a voler sentire il suo respiro entrargli dentro, facendolo cadere totalmente nei suoi istinti, pochi attimi e le diede un bacio, si era arreso a quelle labbra, a quello che provava, era più forte di lui. L’unico modo per vincere le tentazioni, cedervi.


*Qualunque sia la via, qualunque viaggio sia, qualunque mia follia, mia follia, mia follia!*



 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 16/2/2012, 17:49




L'ostinato muoversi del proprio respiro verso il monte... Delle vertigini...


Jessica sorrise alla battuta sui Tassorosso, in altri momenti avrebbe riso e rincarato la dose, mostrando tutto il suo lato cinico e competitivo, ma in quelle circostanze sarebbe risultato incredibilmente fuori luogo. Era il silenzio che faceva da padrone, le loro risa erano solo echi lontani mangiati dal vento, trasportate verso orecchie tristi che magari avrebbero trovato conforto nel loro suono squillante e giocoso... Poteva sentire i battiti del suo cuore, uno dopo l'altro, il turbinare del sangue verso quel passaggio che si faceva sempre più stretto, mentre le valvole andavano verso a chiusura... Una fuga continua, un rincorrersi in circolo che dava vita, cullava il plasmarsi delle emozioni...

Tum-tum, Tum-tum, tum-tum


Si stavano guardando, avevano rimpicciolito le loro distanze, quella formalità che poco prima li separava era andata smarrita, mentre quel giorno sembrava segnare una intima unione destinata a compiersi sotto pigri fiocchi di neve. Forse era già tutto scritto, forse avevano deciso loro di cambiare le rispettive strade e farle congiungere nel medesimo punto, il fatto era che qualunque fosse la causa erano arrivati all'incrocio, un punto di non ritorno che avrebbe cambiato loro stessi, in ogni caso. Ancora più vicino, ora era Nathan a spostarsi, ad avvicinarsi a lei. I centimetri divenivano sempre minori, mentre Jessica poteva percepire il calore della sua pelle, del suo corpo proiettarsi nel suo spazio vitale. No, non poteva più tirarsi indietro, l'aveva fatto entrare, gli aveva dato se stessa e la sua preziosa fiducia. E c'era qualcosa di diverso però, qualcosa che rendeva quella vicinanza piacevole e non ostica, che la rendeva trepidante di annullare ogni più minima distanza... Voleva lui, voleva che quell'atto si compisse e voleva che succedesse in fretta.

Tum-tum, Tum-tum, tum-tum


Nathan alzò una mano e le sfiorò la guancia, lasciando dietro quel gesto una scia di calore, di desiderio sulla sua pelle insoddisfatta. Era così poco, ma era certamente un passo avanti... Sentì il suo cuore mancare uno di quei ritmici e regolari battiti, come se avesse fatto una piccola capriola, come se stesse sussultando di gioia e conquista... Lo stomaco vibrava, sembrava che stesse ribollendo, mandando a fuoco il circolo... Un grande calore, non dettato dall'adrenalina questa volta, anche se la sensazione era molto simile. Era di carne e la carne reagiva in tutta la sua fisicità, aspettandosi di più, cercando il modo di soddisfare gli istinti, i bisogni fisiologici che si erano manifestati in tutta la loro forza. Provava un'irresistibile, irrazionale, attrazione fisica nei confronti del ragazzo che aveva di fronte. Non c'era nulla di logico, di meditato, di studiato... Era esploso e basta, impadronendosi di lei, togliendole il controllo del suo corpo.... Chiuse gli occhi e prese una decisione. Si lasciò andare agli istinti, chiuse in un angolo remoto del cervello quel briciolo di ragione non ancora offuscata e fu come se si spense... Ora viveva di sensazioni, di vibrazioni epiteliali, che sembravano scuoterla come la musica faceva pizzicando una corda di violino.... E quando il contatto tra le loro labbra avvenne, quasi inaspettato, improvviso, ma bramato con ogni fibra del suo essere, ebbe un picco ormonale tanto elevato che giunse a livello soglia, al punto di non ritorno. Ora doveva solo fare un passo avanti e lasciarsi cadere nel vuoto... Quanto era piacevole la vertigine che si propagava in lei...

Tum-tum, Tum-tum, tum-tum


Ricambiò quel superficiale contatto con forse troppa irruenza, mettendo a nudo tutto il suo desiderio, ma non le importava, ormai era caduta, e se doveva assecondare la gravità voleva farlo bene. Le sue mani entrarono in contatto con quelle di lui, ma non le afferrarono, bensì risalirono il suo profilo percorrendo avambracci, braccia, esitando qualche secondo in più sul torace.... Si alzò in punta di piedi, per stare più vicina, per sentirsi più sua, per farsi avvolgere dalla sua aura di buon umore e scordare il resto. Il mondo non esisteva più, c'era solo lei e poco oltre il confine fisico del suo corpo c'era Nathan, ed era tutto ciò che contava in quel momento. Socchiuse le labbra, intenzionata ad approfondire quel contatto, ma non lo fece con irruenza, come all'inizio, ma con dolcezza, come a voler chiedere il permesso di mischiare i loro sapori, a stringere quasi un accordo.
Le sue palpebre erano calate sulle iridi in automatico, come a voler aiutare il suo autocontrollo a crollare, mattoncino dopo mattoncino, sotto i colpi insistenti e brutali del desiderio.
 
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view post Posted on 20/2/2012, 17:24
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Il gelido freddo della sera era quasi divenuto inesistente, i loro respiri si erano uniti, e il desiderio che cominciava ad avvolgerli scaturiva calore nei loro corpi, facendo cresce la voglia di aversi, di impossessarsi delle emozioni più intime dell’altro. Era quello l’inizio della passione, un volere quasi incontrollato, improvviso sul nascere, e lento nel suo persistere. Un bacio, uno di quelli veri, passionali, un unico atto in grado di distruggere quelle mura della razionalità e del controllo, lasciando che gli istinti e che la voglia prendano il sopravvento. Era la prima volta che desiderava cosi tanto una persona, che quel bacio arrivato forse nel momento giusto lo feceva cadere in un vuoto dove l’unico appiglio erano quelle labbra. Doveva assaggiarle, sentirle lottare con le proprie, fino a morderle debolmente. Il suo cuore batteva cosi frenetico che il suono riusciva a raggiungere la sua mente, confondendogli i sensi, al contatto con la bocca della ragazza socchiuse gli occhi, istintivamente, era una sensazione di dolce e calore, sentire la sua voglia mischiarsi con la propria, diventando come droga per i suoi ormoni, più ne aveva e più ne aveva bisogno. Era quella la differenza fra un bacio nato dalla passione, da una voglia di avere l’altro totalmente suo, che da un bacio senza sapore. Non c'era davvero paragone alcuno. La ragazza ricambiò con irruenza il contatto, segno che anche lei non aspettava altro che perdersi in quelle sensazioni, lo sfiorare delle braccia fino a risalire al petto, non furono altro che benzina su un rogo, pochi attimi e quell’ultimo briciolo di controllo svanì, seppellito dalla passione e da un’attrazione fisica insostenibile per la sua mente. Il toccarsi divenne più morbido e lento, lo cercava, le sue labbra bramavano un suo permesso per averlo, lui era un uomo forse troppo passionale, da continuare quel contatto con un'irruenza maggiore, a fargli capire che era suo e di nessun’altra. Le sue mani cercarono di fondersi nei capelli di lei, facendo sentire l’ostinata voglia di quel contatto, di non voler smettere quello scambio di respiri, come adrenalina nel suo sangue. Un susseguirsi di baci invase progressivamente i due animi, creando un rincorrersi di desideri, a ogni lento morso del labbro inferiore si univa un passo in avanti del ragazzo, senza alcuna costrizione, voleva muovere i loro corpi fino a far toccare la schiena della ragazza alla fredda pietra del muro. Ma ora non era il suo cervello a comandare il corpo, era la ragazza ad attirarlo in lei, ad avere quel contatto sempre più forte, possessivo. Sfiorandone il corpo con la mano giunse fino a quella della ragazza, facendo incrociare le loro dita, lentamente posava le labbra sul suo collo con baci dolci e leggeri, fino a tornare a incrociare i loro sguardi, il suo viso era in grado di scaldare il corpo del ragazzo come mai prima d'ora, quegli occhi l’avrebbero incatenato a lei. Non c’era più nient’altro ormai, voleva unicamente quella ragazza, l’unica persona capace di donargli quelle sensazioni, di farlo perdere in un mare di esaltazioni. Quell’irruenza nel baciarla era parte di lui, una parte incontrollabile, lui era cosi per quei tipi di baci, che finalmente nacquero con la persona che più aveva dentro, capace di sfiorargli il cuore con un respiro.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 23/3/2012, 15:42




Contatto chiamava contatto, pelle chiamava pelle, occhi chiamavano occhi, labbra chiamavano labbra, il tutto sotto il controllo del solo desiderio. Era esploso con la potenza di una Supernova nell'infinito universo, accecando con la propria luce ogni cosa, nascondendo alla vista altro che non fosse luce stessa. Era abbagliata da lui, ne dipendeva, era la prima volta che qualcosa di così intensamente forte la catturava al punto da farle smarrire ogni briciolo di ragione. Esistevano solo le sue mani, i suoi baci che divennero meno irruenti e si propagarono su ogni centimetro di pelle che riusciva a raggiungere, lasciando scie di fuoco bollenti che non facevano altro che mandarla maggiormente in estasi. La carne è carne, dopotutto, si disse, e anche lei ne sentiva tutta l'esigenza. Era quasi dolorosa quella morsa allo stomaco che non chiedeva altro che contatto fisico, sempre più intimo e profondo. Nemmeno si era accorta di stare indietreggiando, se ne rese conto solo quando le sue spalle toccarono la fredda pietra. Allora emise un gemito di sorpresa, e si perse a guardare le iridi del ragazzo che l'aveva letteralmente inchiodata a quella parete. Sorrise mordendosi il labbro inferiore, le sue iridi smeraldine emanavano ondate di malizia, mai si era sentita tanto brulicante di vita... Sentiva che poteva esplodere per il sovraccarico emotivo, ma almeno sarebbe morta felice. Le dita di Nathan si intrecciarono con le sue, abbassò il capo ad osservare quell'unione, rappresentazione materiale di ciò che a livello psichico e fisico era avvenuto già. Un sospiro le uscì dalla bocca, un anelito quasi doloroso che attenuò la morsa della bramosia. Quanto sarebbe durato? In quanto tempo si sarebbe spento tutto ciò? Quanto ne avrebbe sofferto? Un velo di malinconia calò sulle sue iridi, teneva volontariamente il capo basso, voleva impedire a Nathan di leggere ciò che si stava imprimendo sui suoi lineamenti. Paura? Non semplice paura... Era terrore, terrore di smarrire una delle poche persone per cui si era resa conto, valeva la pena di combattere. Fece salire i palmi delle sue mani lungo le braccia del ragazzo di fronte a sé e ripercorse la strada al contrario, congiungendo nuovamente le loro dita. No, non voleva pensarci! Non era certo quello il momento più opportuno, no? Valeva la pena viverlo fino a quando sarebbe durato. Alzò lo sguardo verso il ragazzo e si impossessò nuovamente delle sue labbra, forse con troppa violenza, dettata dalla paura di smarrire ogni cosa, e si aggrappò alle sue braccia con forza, come se avesse paura che potesse volatilizzarsi tra le sue dita, lasciando solo briciole e delusione. No, non l'avrebbe permesso, avrebbe lottato per tenersi ciò che si era faticosamente conquistato.
 
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view post Posted on 2/7/2012, 22:55
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A volte sono le persone a trovare noi, e per quanto ci sforziamo di respingerle riescono a entrare comunque
nella nostra vita, finché non ci accorgiamo di quanto abbiamo bisogno di loro.


Voleva significare questo innamorarsi? stare bene con una persona talmente tanto da considerarla vitale, di associargli gran parte della propria felicità, del proprio ossigeno. Era la prima volta che provava un sentimento del genere per una persona, lui che in realtà non gli era mai interessato di niente e nessuno, lasciava a metà ogni cosa che iniziava, si.. poteva essere socievole e conoscere molte persone, ma quei rapporti erano superficiali, quante vere amicizie poteva contare? quel suo carattere era sempre stato e sarà la sua rovina. Durante i quattro anni trascorsi ad Hogwarts non legò mai veramente con nessuna, evitando a priori il rapporto di amicizia, che secondo lui non poteva coesistere con la differenza di sesso, specialmente se c'era una forte attrazione fisica. Ecco, forse era quello il punto, la convinzione del giovane, era il fisico. Ma non solo, era il sorriso, gli occhi, e le smorfie, quelli facevano la differenza. Forse la sua era una realtà errata, ma la sola psicologia, la sola intesa mentale non avrebbe mai oltrepassato la passione fisica, lui era cosi, avrebbe sempre scelto la seconda parte. Fin quando non si trovò a possederle entrambe, quelle caratteristiche incorporate nella ragazza che aveva davanti ai suoi occhi, in lei vedeva tutto, tutto ciò che si potesse desiderare in una donna, e si chiedeva cosa aveva fatto di cosi bello per meritarsela, lui che di certo non era un modello di bravo ragazzo. Nascondeva in se un terribile segreto, da non molto tempo la sua vita si tinse di oscuro, assumendo quasi due facce, due personalità. Studente e Seguace. Intraprese la via per giungere fino agli occhi dell'Oscuro Signore, ma il suo obiettivo doveva esser ancora raggiunto, poteva definirsi un Apprendista. Così giovane e determinato da aver già ucciso un Auror, aveva commesso un omicidio, tutto per quel potere, per quel fascino e curiosità che lo attraevano in quel mondo. Gli era stato espressamente vietato di dire a chiunque chi lui fosse, e ciò che presto avrebbe dovuto fare. Se la sua identità sarebbe stata scoperta, rischiava di perdere la vita. Il suo sguardo era proiettato unicamente sul volto della ragazza, su quelle iridi verdi, a cui non poteva mentire, era più forte di lui, un gioco che non poteva vincere. Odiava le bugie, Dio se le odiava, dirle e riceverle, le considerava la rottura della fiducia, e inevitabilmente di qualunque rapporto, sia di amicizia che d'amore. E ora? andare contro i suoi pensieri? non potendo condividere quel segreto con la persona che amava, ma d'altronde tutti avevano dei segreti, chissà se anche Jessica aveva delle cose non dette.. *io ti amo.. ed è proprio per questo che non posso essere egoista con te* avrebbe rischiato per lei, solo una cosa continuava a tenerlo incatenato, lo sguardo che avrebbe ricevuto. Una volta detta la verità Jessica come l'avrebbe visto? l'avrebbe persa, e di certo preferiva struggersi dentro, voltando le spalle a ciò a cui credeva, piuttosto che vederla fra le braccia d'un altro. Vedere quegli occhi odiarlo. E quella frase che presto avrebbe pronunciato, uscì dalle sue labbra con forza e convinzione, non sapeva se era il momento giusto, sbagliato o che altro, sapeva solo che doveva dirla, bastava solo una volta, e lei doveva sentirla. Te lo prometto, non farò mai niente che possa ferirti.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 26/7/2012, 22:02




L'interminabile silenzio, punteggiato solo da sospiri abbandonati al vento e i rumori di sottofondo che caratterizzavano High street, venne interrotto da Nathan. Sembrava quasi che il tempo si fosse congelato assieme al sottosuolo e all'aria circostante, invasa dai fiocchi di neve candidi che stavano ricoprendo ogni cosa. Anche la sua voce si era ghiacciata, si rese conto che le parole faticavano ad uscire, grattavano sulle pareti dell'esofago come se fossero puntine. Gli effetti collaterali del prolungato silenzio. Sorrise tra sé, osservando il manto candido deturpato dalle loro impronte e si schiarì la gola. "Anche perché te ne pentiresti amaramente, sai?" mormorò, con un misto di giocosità e sarcasmo. Una frase dai molteplici significati, interpretabile in altrettanti modi. Ma lei non aggiunse altro, voleva dare al suo interlocutore libero sfogo, farlo arrovellare su quel che avrebbe potuto significare. Di nuovo cadde il silenzio, era come un vecchio amico ormai affezionato alla loro causa, una costante nei loro momenti di confidenza. Il silenzio serviva a far metabolizzare gli atti compiuti, le parole dette e quelle celate, gli sguardi carichi di significato e i sorridi spontanei e sinceri. Era come la ciliegina sulla torta, che rendeva speciali quegli attimi, che rendeva loro possibile consolidarli nella memoria a lungo termine. L'indomani sarebbero andati a ripescarli come da un bacile di pietra, li avrebbero riguardati e goduti, provando sentimenti affini al giorno in cui erano stati vissuti.
Alzò lo sguardo e lo fece vagare per il viottolo illuminato da chiazze aranciate, portando le sue pupille ad allargarsi oltremodo per scrutare all'interno dell'oscurità infondo alla strada. Un gatto era appena saltato via da un bidone della spazzatura e si stava arrampicando sopra un muretto di cinta, per poi farsi cadere nel giardino dall'altro lato. Si incupì, pensierosa. "Ti ringrazio" disse. Aveva deciso di aggiungere un pizzico di serietà al loro dialogo. Decisamente insolito. "Ricambierò nei limite del possibile. Nei miei limiti. Sono una persona imprevedibile ed instabile... Diciamo che farò in modo di equilibrarmi" per Nathan anche il solo tentativo ne valeva davvero la pena. Aveva come il sentore che avrebbe portato qualcosa di nuovo e positivo per la sua vita... Le stava restituendo la voglia di lottare e di emergere, di affermarsi nel mondo. Aveva qualcosa da difendere e custodire, da alimentare e nutrire nel tentativo di costruire qualcosa i grande. Volse lo sguardo e lo incatenò in quello di Nathan, le parve quasi di vedere riflesse nelle iridi del ragazzo le fiamme della sua determinazione, due brulicanti incendi che conferivano forza e passione ai suoi occhi verdi. "Ci metterò tutta me stessa! Ti prego solo... Non andartene".
Non era proprio brava con le parole, sperava solo che Nathan lo fosse di più nel comprenderla. Sperava di aver comunicato tutto, il tempo delle confidenze era ormai concluso, almeno da parte sue. Potevano tornare a godersi la nottata, punteggiata da coriandoli bianchi e luci colorate. Si poteva quasi udire il canto di uomini allegri, forse anche sbronzi, provenire da un'osteria poco lontana e lo scampanellio di una porta che si apriva e chiudeva. Era un paesaggio quasi fiabesco, era un peccato perderselo.
 
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view post Posted on 28/7/2012, 13:04
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VII Anno

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Do you know what your fate is?
And are you trying to shake it?
You’re doing your best and
Your best look
You’re praying that you make it
You’re a lonely soul
Cause you won’t let go
Of anything you hold.


Ed eccoli li, di nuovo insieme, solo loro due, con il mondo a fargli da contorno. Dopo tutto, fin da quando si incontrarono quel pomeriggio nel giardino di Hogwarts, qualcosa lì legò, odio, rabbia, amore, erano ogni cosa insieme, ogni emozione, all’inizio celata e poi con il passere dei mesi amplificata dai loro caratteri. Non era stato per niente facile, ogni cosa sembrava essere andata contro di loro, ma al ragazzo non importava, alla fine era lui a stare con lei in quel momento, era stato lui ad essere scelto. Perché in fin dei conti ognuno di noi aspira a quel rapporto, quell’essere scelti, avere accanto una persona che davvero voleva te e nessun altro. Jessica lo faceva sentire in quel modo, come una persona che non poteva essere sostituita da un giorno all'altro, una persona unica. Lui avrebbe fatto di tutto per lei, considerandola la sua priorità, e forse per colpa del suo stupido carattere, doveva finire per rovinare tutto, come sempre, forse non era semplicemente fatto per quel genere di rapporto. Vedere avanti a se quel viso, che era l’unica cosa che riusciva ad andare oltre la sua corazza, oltre il suo menefreghismo verso gli altri, l’unica cosa che riusciva a incatenarlo in un vincolo di speranze, a renderlo migliore. “Probabilmente...” rispose pensiero accarezzando con un dito quella guancia che attimi prima aveva baciato cosi, in modo passionale, come se aver rivelato quanto provasse per lei non fosse stato abbastanza, lui doveva rivelare ancora la parte peggiore di sé, e se non poteva essere sincero con lei con chi altro poteva farlo, avrebbe messo di nuovo alla prova la sua ragazza, come se fino a quel momento non avesse mai dimostrato la sua forza, il quanto ci tenesse, e come con fiducia e ostinatezza andasse contro tutte le voci sul giovane. Dai minuti successivi il sangue del ragazzo gelava dopo ogni parola, dopo ogni singola parola, e a quell’incredibile voglia della ragazza di viversi, di mescolare le loro vite, e amarsi.. e continuare a farlo fino al punto di farsi del male. Lui poteva dire di conoscerla, di sapere le sfumature del suo carattere, una donna cosi avventata e verace, nel prendere ogni situazione di petto, a tratti scorbutica e altezzosa da far pensare al prossimo che non fosse una persona gentile, ma in realtà era solo brava a nascondere la sua dolcezza, una ragazza in grado di donare tutta se stessa alla sola persona che amava. Ed ora quei loro sguardi incrociati non facevo altro che aumentare il battito del suo cuore, aveva paura, paura di se stesso, di quanto potesse rovinasi con le proprie mani.

..Non andartene..
..Non andartene..
..Non andartene..


quelle ultime frasi risuonarono nella sua mente, martellandola, nel vano tentativo di cancellare quei pensieri insinuatosi come una malattia, quei pensieri che erano lì, in bilico, in un varco fra il restare celati e l’essere rivelati. Un sospiro, e un’espressione che sperava tanto potesse comunicare senza bisogno di muovere le labbra, le sopracciglie leggermente crucciate nel cercare di concentrarsi e di immergersi totalmente nelle iridi che aveva di fronte. Cercava forse una redenzione, una speranza che le cose non sarebbero andate come immaginava, ma piuttosto come sperava. Di solito quando desideri intensamente una cosa, la vita fa in modo che non ti accada mai, come a volerti ricordare che non puoi realmente cambiare il tuo destino, ma puoi solo immaginare di farlo, e per quanto tenti di lottare sai che non riuscirai mai a fregarla. Perché la vita è cosi, a tratti una vera stronza. Ora, in quel momento, fece un passo verso di lei, l’ultimo passo che poteva commettere.. “Ma non voglio mentirti, non posso farlo... voleva farlo, voleva dirglielo, ma ogni cosa era li pronto a fermarlo, compresa la paura, sapeva a cosa andava in contro rivelando il suo segreto, l’avrebbero cercato, con l’intento di ucciderlo, e sarebbe dovuto scappare e scappare, per sempre. Possono delle parole cambiare totalmente la tua vita? Pochi attimi e l’avrebbe scoperto, avrebbe impresso nella sua pelle la reale forza delle parole. ”Jessica io sono.. un apprendista dei Mangiamorte” Indomabile coraggio? O totale pazzia e masochismo? Ma in fondo che aveva fatto, aveva solo detto la verità alla persone che amava, mostrando ogni lato della sua vita, quella che era davvero la sua vita, oltre l’essere un semplice studente di Hogwarts. Avrebbe potuto starsene zitto, come avrebbe fatto chiunque, tenere il segreto come i Mangiamorte avevano intimato, e continuare così, due vite, una da diciottenne qualunque che era amato da una ragazza stupenda, e l’altra da Mangiamorte che aveva già ucciso un Auror. Ma lui non era così, lui non era tutti quanti, per quanto volesse essere cattivo, con lei voleva essere solo Nathan, solo il punto di riferimento che cercava nella sua vita. Una delle cose peggiori era che loro due non avevano mai toccato quell’argomento, lui non poteva immaginare cosa pensasse lei al riguardo, vagava nella totale oscurità, spinto solamente dall’insana passione che aveva per quella ragazza, aggrappandosi con tutte le forze unicamente al sentimento che lo legava, l’amore. Per quanta magia potesse esistere nel loro mondo, non c’era un incantesimo in grado di riavvolgere il tempo, quelle parole erano giunte sino a lei, e come avrebbe reagito, era per il ragazzo una domanda senza risposta, sperava solo di non perderla, di non dover perdere anche lei. Avrebbe lottato ancora insieme a lui, loro due contro tutto, o si sarebbe tirata indietro, di fronte a una sfida impossibile.

 
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